Iperplasia prostatica benigna e ruolo della nuova molecola ... - Simg
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<strong>Iperplasia</strong> <strong>prostatica</strong> <strong>benigna</strong> e <strong>ruolo</strong> <strong>della</strong> <strong>nuova</strong> <strong>molecola</strong> alfa-litica, silodosina 11<br />
la sintomatologia disurica. Sebbene tutti gli α-litici in commercio<br />
appartenenti alla famiglia delle quinazoline inclusi alfuzosina,<br />
doxazosina, prazosina e terazosina abbiano una scarsa selettività<br />
per i recettori del tipo α1a, si è osservato come tamsulosina sia<br />
moderatamente selettiva per i recettori α1a rispetto agli α1b (di<br />
circa 10-15 volte), con un’affinità intermedia per i recettori α1d 8 .<br />
A differenza degli altri antagonisti dei recettori α-adrenergici, silodosina<br />
si è dimostrata altamente selettiva per i recettori di tipo α1a<br />
rispetto agli adrenocettori di tipo α1b e α1d 9 10 .<br />
Quindi silodosina non solo possiede una selettività superiore per<br />
i recettori α1a rispetto agli α1b (maggiore di 100 volte), ma è<br />
anche più selettiva per i recettori α1a rispetto agli α1d (di circa<br />
50 volte). Durante l’iniezione endovenosa di silodosina nei ratti, il<br />
farmaco ha dimostrato un legame specifico di lunga durata nei<br />
tessuti che esprimevano recettori α1a come i vasi deferenti e la<br />
prostata, mentre si è osservata un’affinità molto inferiore rispetto<br />
a prazosina verso quei tessuti che esprimono recettori di tipo α1b<br />
e α1d come l’aorta, la milza e il fegato, il che conferma biochimicamente<br />
in vivo la selettività di silodosina 11 12 . Sono presenti in<br />
letteratura ulteriori studi volti a dimostrare l’uroselettività di silodosina<br />
in vivo. Uno di questi studi ha valutato, in ratti anestetizzati,<br />
l’effetto di silodosina e degli altri α-litici sulla pressione intrauretrale<br />
e su quella sanguigna dopo iniezione di fenilefrina 13 . In questo<br />
modello silodosina ha dimostrato una uroselettività superiore<br />
rispetto agli altri α-litici, inclusa tamsulosina.<br />
Silodosina è attualmente approvata per il trattamento dei pazienti<br />
affetti da ipertrofia <strong>prostatica</strong> <strong>benigna</strong> negli USA, in Giappone e in<br />
Europa. Un primo studio di 6 settimane controllato con placebo,<br />
volto a trovare il dosaggio ottimale, ha dimostrato un miglioramento<br />
nel punteggio dei sintomi dell’AUA nettamente superiore<br />
nei pazienti trattati con silodosina 8 mg in singola dose giornaliera<br />
(SD) (-6,8 ± 5,8; n = 90), rispetto a 4 mg SD (-5,7 ± 5,5;<br />
n = 88) o placebo (-4,0 ± 5,5; n = 86) 14 . Sulla base di questi<br />
risultati sono stati effettuati tre importanti studi randomizzati, in<br />
doppio cieco, di fase III, in cui è stata somministrata silodosina 8<br />
mg SD in più di 800 pazienti 15 . Due di essi erano studi condotti<br />
negli USA volti a valutare la superiorità di silodosina rispetto a<br />
placebo, mentre un terzo studio è stato effettuato in Europa per<br />
valutare la superiorità di silodosina rispetto a placebo e la sua non<br />
inferiorità rispetto a tamsulosina (0,4 mg SD). I criteri di inclusione<br />
principali erano identici per i tre studi e consistevano in un<br />
International Prostate Symptom Score (IPSS) o AUA total symptom<br />
score ≥ 13, in un flusso urinario massimo (Qmax) di 4-15 ml/s con<br />
un volume svuotato minimo ≥ 125 ml. I tre studi clinici avevano<br />
anche il medesimo endpoint primario: le variazioni nel punteggio<br />
IPSS totale rispetto al basale. Sono stati considerati anche alcuni<br />
endpoint secondari come i valori IPSS riferiti ai sintomi ostruttivi e<br />
irritativi, oltre alle variazioni nel Qmax e il tasso di pazienti responsivi<br />
(effettuato solo nello studio europeo e definito come il tasso di<br />
pazienti in cui si è osservata una diminuzione ≥ 25% nel punteggio<br />
IPSS totale rispetto al basale). Silodosina si è dimostrata nettamente<br />
superiore rispetto a placebo nelle variazioni del punteggio<br />
IPSS rispetto al basale in tutti e tre gli studi (tutte le p < 0,001).<br />
Rivista <strong>della</strong> Società Italiana di Medicina Generale<br />
La differenza media nel punteggio IPSS totale era sempre statisticamente<br />
significativa rispetto a placebo, variando tra -2,3 e<br />
-2,9 15 . Anche prendendo in considerazione i punteggi relativi ai<br />
sintomi irritativi e ostruttivi, i risultati erano simili. La riduzione<br />
(vs. placebo) nel punteggio dei sintomi irritativi ammontava a -0,9<br />
(95% intervallo di confidenza [CI]; -1,4, -0,4) e -1,0 (95% CI;<br />
-1,5, -0,6) nei due studi americani (entrambe le p < 0,001) 16<br />
e -0,7 (95% CI; -1,1, -0,2) nello studio europeo (p = 0,002) 17 ;<br />
la riduzione nel punteggio inerente la sintomatologia ostruttiva<br />
rispetto a placebo era pari a -1,9 (95% CI; -2,6, -1,2) e -1,8<br />
(95% CI; -2,5, -1,1) nei due studi americani e -1,7 (95% CI; -2,2,<br />
-1,1) nello studio europeo (tutte le p < 0,001). Anche il tasso di<br />
pazienti responsivi era nettamente superiore nel gruppo trattato<br />
con silodosina rispetto a quello trattato con placebo: il 52,8 e il<br />
53,6% dei pazienti rispondeva a silodosina contro il 31,6 e 32,8%<br />
dei pazienti responsivi a placebo nei due studi americani (per<br />
entrambe le differenze p < 0,0001). Nello studio europeo, il tasso<br />
di pazienti responsivi era pari al 68% tra quelli trattati con silodosina<br />
rispetto al 53% di quelli trattati con placebo (p < 0,001) 17 .<br />
Nello studio europeo silodosina è risultata superiore, sebbene in<br />
modo non significativo, anche rispetto a tamsulosina nel ridurre<br />
il punteggio IPSS totale, così come quello inerente i sintomi di<br />
riempimento (-0,7 vs. -0,6) e di svuotamento (-1,7 vs. -1,4) 17 .<br />
Va ricordato che lo studio è stato progettato per dimostrare la<br />
superiorità vs. placebo e la non inferiorità rispetto a tamsulosina;<br />
in assenza di paragoni preliminari diretti, la superiorità su tamsulosina<br />
non era tra gli obiettivi di questo studio. Tuttavia, tutti i dati<br />
raccolti sembrano far propendere per una maggiore efficacia di<br />
silodosina rispetto a tamsulosina. Le misurazioni del Qmax dopo<br />
la prima somministrazione negli studi americani hanno dimostrato<br />
un’efficacia di azione di silodosina già dopo 2-6 ore dall’assunzione,<br />
e le misurazioni del punteggio IPSS durante la prima<br />
settimana di trattamento diventavano statisticamente significative<br />
rispetto al basale già dopo 3-4 giorni 16 . Per valutare l’efficacia di<br />
silodosina a lungo termine, 661 pazienti americani e 500 europei<br />
sono entrati in una fase a lungo termine, in aperto, di ulteriori<br />
40 settimane. Nei pazienti precedentemente sottoposti a placebo<br />
è stata osservata una maggiore diminuzione nel punteggio IPSS<br />
totale (-4,5 ± 6,7) rispetto ai pazienti precedentemente trattati<br />
con silodosina, che hanno comunque continuato a percepire lo<br />
stesso beneficio anche a lungo termine (-1,6 ± 6,0) 18 . È stata<br />
inoltre valutata la percentuale di pazienti che hanno riferito un<br />
miglioramento contemporaneo dei tre sintomi più fastidiosi (svuotamento<br />
incompleto, frequenza minzionale e nicturia). Questi sintomi<br />
possono essere visti come correlati tra loro. La sensazione di<br />
svuotamento incompleto indica che solo una scarsa percentuale<br />
del volume urinario viene espulsa; di conseguenza il paziente è<br />
obbligato a urinare più spesso per svuotare la vescica durante<br />
il giorno (frequenza) e durante la notte (nicturia). I risultati non<br />
sono stati differenti neanche in base alla gravità <strong>della</strong> sintomatologia.<br />
Silodosina era significativamente più efficace rispetto a<br />
placebo in tutti e tre gli studi nel ridurre i sintomi sia di lieve sia<br />
di grave entità (p < 0,001). Anche tamsulosina si è dimostrata