Identificazione tecniche costruttive 1 - Comune di Castelvecchio ...
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INDICE<br />
Ambito <strong>di</strong>sciplinare del progetto ............................................................................................. 2<br />
1 INTRODUZIONE ............................................................................................................ 3<br />
1.1 CENNI STORICI ...................................................................................................... 3<br />
2 CARATTERI URBANISTICI E ARCHITETTONICI .......................................................... 6<br />
3 TIPI DI MURATURE ....................................................................................................... 9<br />
4 PARTICOLARI COSTRUTTIVI ..................................................................................... 16<br />
5 TIPI DI ORIZZONTAMENTI .......................................................................................... 23<br />
5.1 Volte ...................................................................................................................... 23<br />
5.2 Solaio in legno ....................................................................................................... 25<br />
5.3 Solaio in putrelle e voltine ...................................................................................... 27<br />
6 LE COPERTURE .......................................................................................................... 28
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Ambito <strong>di</strong>sciplinare del progetto<br />
“Gli interventi sulle strutture, volti a ridurre la vulnerabilità sismica degli e<strong>di</strong>fici storici, sono da<br />
valutarsi nel quadro generale della conservazione della costruzione.” La scelta della strategia<br />
e della tecnica d’intervento, nonché l’urgenza <strong>di</strong> attuarlo, <strong>di</strong>pendono dai risultati della<br />
precedente fase <strong>di</strong> valutazione e <strong>di</strong> conoscenza dell’e<strong>di</strong>ficio. La valutazione della sicurezza<br />
e una chiara comprensione della struttura complessiva del bene architettonico e del suo<br />
stato <strong>di</strong> conservazione devono essere alla base delle decisioni e delle scelte degli interventi.<br />
Pertanto la scelta delle <strong>tecniche</strong> <strong>di</strong> intervento dovrà essere valutata caso per caso, dando<br />
preferenza a quelle meno invasive e maggiormente compatibili anche con i criteri della<br />
conservazione, tenendo conto dei requisiti <strong>di</strong> sicurezza e durabilità. “Gli interventi dovranno,<br />
per quanto possibile, rispettare la concezione e le <strong>tecniche</strong> originarie della struttura, nonché<br />
le trasformazioni significative avvenute nel corso del tempo sul manufatto.” 1<br />
La necessità <strong>di</strong> registrare la storia costruttiva delle murature ha portato alla nascita <strong>di</strong> un<br />
ambito <strong>di</strong> ricerca, l’Archeologia dell’Architettura, i cui obbiettivi principali sono<br />
l’interpretazione del manufatto architettonico attraverso la determinazione delle fasi<br />
<strong>costruttive</strong> e la caratterizzazione delle <strong>tecniche</strong> e<strong>di</strong>lizie. E’ un metodo che si avvale da una<br />
parte dello stu<strong>di</strong>o dell’e<strong>di</strong>ficio, delle sue fasi <strong>costruttive</strong>, <strong>di</strong> tutti gli interventi praticati nel corso<br />
della sua utilizzazione, dall’altra dello stu<strong>di</strong>o delle <strong>tecniche</strong> e<strong>di</strong>lizie e dei materiali utilizzati. 2<br />
In tal modo si mette in relazione il singolo manufatto con il territorio in cui è inserito.<br />
1 Linee guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale, luglio 2006, pp. 36-37<br />
2 I principi fondamentali dell’Archeologia dell’Architettura sono esposti in alcuni testi base della <strong>di</strong>sciplina:<br />
Brogiolo, Mannoni, Parenti, Francovich et al.<br />
2
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
TECNICHE COSTRUTTIVE RICORRENTI<br />
1 INTRODUZIONE<br />
Il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio, in Provincia de L’Aquila, è situato sulle pen<strong>di</strong>ci<br />
meri<strong>di</strong>onali del Gran Sasso d’Italia a circa 30 km dal capoluogo abruzzese, all’interno del<br />
parco naturale del Gran Sasso e Monti della Laga.<br />
Grazie alla sua posizione geografica, arroccata sulla sommità <strong>di</strong> un’altura, il borgo domina<br />
verso nord-est la piana <strong>di</strong> Ofena e Navelli e a sud-ovest un’area riccamente costituita da<br />
boschi e pascoli.<br />
La morfologia del territorio e la matura geologica del se<strong>di</strong>me hanno indubbiamente inciso<br />
sullo sviluppo urbanistico ed economico del paese e hanno notevolmente influenzato le<br />
<strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> locali. Il processo generativo del paese, così come lo possiamo<br />
ammirare ai nostri occhi, è il frutto del susseguirsi <strong>di</strong> interventi antropici che nel corso dei<br />
secoli hanno plasmato il territorio in modo da renderlo ospitale e idoneo alla permanenza<br />
umana. Inoltre, l’elevata sismicità dell’area, nota fin dai tempi antichi, ha costantemente<br />
influito sulle modalità inse<strong>di</strong>ative del paese.<br />
<strong>Castelvecchio</strong> Calvisio, come molti dei borghi appenninici abruzzesi, “fino all’annessione al<br />
Regno (1860) furono castelli chiusi, al <strong>di</strong> fuori dei quali era inibito e pericoloso inse<strong>di</strong>arsi. In<br />
genere si tratta <strong>di</strong> centri in pen<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> centri sommitali alla cui periferia le case formano una<br />
massa protetta e compatta a guisa <strong>di</strong> muraglia” 3 . La conformazione <strong>di</strong> borgo me<strong>di</strong>evale, cinto<br />
da mura <strong>di</strong>fensive, è ancora riconoscibile nello sviluppo planimetrico ovoidale del centro<br />
storico ma è certo che l’origine del paese si possa collocare in un periodo precedente.<br />
1.1 CENNI STORICI<br />
<strong>Castelvecchio</strong> Calvisio ha origini sicuramente molto antiche. La sua forma urbana molto<br />
probabilmente ha origini romane e non è escluso che lo stesso sito fosse in precedenza<br />
occupato da una cinta fortificata <strong>di</strong> origine italica.<br />
Da antico “pagus” fortificato, probabilmente noto come Villa Calvisia 4 , nel XII secolo subì il<br />
processo <strong>di</strong> “incastellamento” per il quale si trasformò in “castrum” 5 .<br />
E’ così che <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio <strong>di</strong>venta un borgo fortificato ossia “una struttura urbana<br />
composta da un recinto murario all’interno del quale era organizzato l’e<strong>di</strong>ficato” 6 .<br />
Durante il periodo me<strong>di</strong>evale il paese passa sotto il controllo <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse famiglie nobiliari, tra<br />
le quali da ricordare gli Acquaviva e i conti <strong>di</strong> Celano.<br />
3 Ortolani M., “La casa rurale negli Abruzzi”, Olschki E<strong>di</strong>tore, Firenze, 1961<br />
4 Dalla Corografia dell'Antinori emergono fatti <strong>di</strong> importanza fondamentale per la ricostruzione delle origini del<br />
paese e del suo nome: infatti, l'autore parla <strong>di</strong> "Calvisia" un "podere" lontano da Carapelle costituito dall'insieme<br />
delle case <strong>di</strong> servi e coloni, e forse è proprio da Calvisia che deriva la o<strong>di</strong>erna denominazione <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong><br />
Calvisio e da ciò prende valore l'ipotesi della sua esistenza fin dai tempi dei Romani.<br />
5 L’Incastellamento è un fenomeno inse<strong>di</strong>ativo presente anche in altre zone d’Italia durante il quale si assiste ad<br />
un progressivo arroccamento dei centri abitati e quin<strong>di</strong> ad una inversione <strong>di</strong> tendenza rispetto al periodo romano<br />
in cui l’intensificarsi delle reti viarie aveva incrementato le relazioni e gli scambi tra gli inse<strong>di</strong>amenti.<br />
Concretamente si assisteva alla costruzione <strong>di</strong> vere e proprie strutture <strong>di</strong>fensive, in alcuni casi composte solo da<br />
una torre in altri da veri e propri inse<strong>di</strong>amenti fortificati, provviste <strong>di</strong> cinte murarie.<br />
6 AA.VV., Le tra<strong>di</strong>zioni del costruire della casa in pietra: materiali <strong>tecniche</strong>, modelli e sperimentazioni, GTE,<br />
L’Aquila, 2009<br />
3
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Con precisione non sappiamo cosa sia successo nei secoli XIV e XV ma sicuramente un<br />
avvenimento tale che ha portato all'attuale configurazione urbanistica e ad una costruzione<br />
dell'e<strong>di</strong>ficato molto concentrata nel tempo: a testimonianza <strong>di</strong> ciò, vi sono tutti gli elementi<br />
lapidei erratici presenti nelle murature <strong>di</strong> fondazione che permettono <strong>di</strong> datare le costruzioni<br />
alla fine del XIV secolo, e il fatto che gli stessi siano <strong>di</strong>stribuiti in modo uniforme in tutto<br />
l'e<strong>di</strong>ficato presuppone la contemporaneità della realizzazione del Borgo.<br />
Dopo che nel 1423 Braccio da Montone, uno dei più famosi capitani <strong>di</strong> ventura dell’epoca,<br />
saccheggiò e <strong>di</strong>strusse il paese e dopo il terremoto del 1461 che causò ulteriori danni, per<br />
<strong>Castelvecchio</strong> giunse il periodo <strong>di</strong> massimo splendore. E’ alla fine del XV secolo che<br />
<strong>Castelvecchio</strong> attraversò il periodo <strong>di</strong> massimo splendore e assume la forma urbana che<br />
ancora oggi possiamo ammirare: dopo che il territorio della baronia <strong>di</strong> Carapelle passò alla<br />
famiglia Piccolomini venne promossa la totale ricostruzione del paese attraverso la quale<br />
venne assunta la conformazione attuale. A questo periodo risale la costruzione della chiesa<br />
<strong>di</strong> San Giovanni Battista 7 , ricavata sui se<strong>di</strong>mi <strong>di</strong> un precedente palazzetto fortificato 8 posto a<br />
sud del borgo e l’ampliamento verso sud-ovest che oltre a comprendere la già citata chiesa<br />
<strong>di</strong> San Giovanni, comprendeva probabilmente altre costruzioni tra cui la porta su via della<br />
Chiesa, della quale attualmente restano solo uno stipite ed un concio d'imposta dell' arco<br />
addossati alla muratura <strong>di</strong> un fabbricato.<br />
Nel 1501 il paese entrò a far parte del contado Aquilano e ciò significò l'apertura <strong>di</strong> nuovi<br />
mercati per la ven<strong>di</strong>ta della lana e dello zafferano, mercati ampliati ancor <strong>di</strong> più con l'avvento,<br />
nel 1566, della Signoria illuminata dei Me<strong>di</strong>ci.<br />
Dopo un secolo segnato da espansioni interne alle mura, consistenti principalmente in<br />
ampliamenti e sopraelevazioni degli e<strong>di</strong>fici esistenti; nel 1703, a seguito del terremoto che<br />
<strong>di</strong>strusse l’Aquila, si registra un interessante ampliamento in <strong>di</strong>rezione sud: si tratta <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici<br />
rurali ad uso stalle e fienili ricavati sfruttando gli sgrottamenti naturali che si aprivano lungo il<br />
pen<strong>di</strong>o stesso per avere stalle più capienti.<br />
Il tessuto e<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong> questo rione perde completamente l'or<strong>di</strong>ne del Centro Storico e si<br />
posiziona in modo <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nato; i fabbricati sono <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni e si sviluppano<br />
solitamente su un unico vano per due-tre livelli.<br />
Il tipo <strong>di</strong> architettura <strong>di</strong> questi fabbricati è molto povero e gli elementi strutturali in essi<br />
presenti sono costituiti da muri in pietrame irregolare, volte in pietra grossolanamente<br />
squadrata costruite con <strong>tecniche</strong> molto ru<strong>di</strong>mentali e coperture ad unica falda rivolta verso<br />
sud, gli elementi d’arredo sono rappresentati da grossi stipiti non sempre ben squadrati e<br />
sempre privi <strong>di</strong> modanature, le finestre e le porte hanno <strong>di</strong>mensioni piuttosto contenute.<br />
7 La chiesa venne eretta come parrocchiale in sostituzione alla preesistente chiesa <strong>di</strong> San Cipriano che, non<br />
essendo vicina al centro abitato risultava <strong>di</strong>fficile da raggiungere<br />
8 La precedente destinazione dell'e<strong>di</strong>ficio è testimoniata dalle feritoie ancora visibili in facciata, dalla torre in pietra<br />
squadrata che si innalza al centro dell'unica navata, dalla forma stessa della chiesa piuttosto irregolare e con due<br />
navate asimmetriche ed infine dalla merlatura, purtroppo abbattuta negli anni cinquanta; <strong>di</strong> quest'ultima rimane<br />
come testimonianza un unico merlo sulla sommità del muro <strong>di</strong> sud-ovest.<br />
4
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Figura 1 Schema dell’evoluzione del centro storico <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio<br />
Nel XVIII secolo, dopo l’annessione al regno delle due Sicilie, avvenuta nel 1743, si hanno<br />
interventi significativi anche all'interno del Centro Storico e quasi sicuramente comportano la<br />
chiusura <strong>di</strong> almeno due "vicoli'' in corrispondenza dei palazzi più importanti: Palazzo del<br />
Capitano a Nord-Ovest e Palazzo Visioni ad Est.<br />
La lettura <strong>di</strong> alcuni elementi d'arredo (stipiti ed architravi <strong>di</strong> porte e finestre) confermano gli<br />
interventi in tal senso in questo secolo.<br />
Nel XIX secolo c'è l'espansione definitiva del Borgo lungo la strada principale che collega il<br />
paese a S.Pio delle Camere, verso ovest, e a Calascio verso est con fabbricati <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfacente qualità architettonica ad uso prevalentemente residenziale.<br />
Non mancano alcuni elementi originali come, ad esempio, le decorazioni in facciata,<br />
vagamente liberty, sul fabbricato prospicente Piazza Torre Maggiore; oppure gli affreschi<br />
floreali presenti su volte, a pa<strong>di</strong>glione o a vela su pennacchi, insieme a notevoli camini che si<br />
trovano nel palazzo Corsi-Pucci e nel già menzionato palazzo Visioni.<br />
Dopo l’acquisizione dell’autonomia dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Carapelle, 1906, a <strong>Castelvecchio</strong> si<br />
registrano alcuni significativi interventi <strong>di</strong> carattere pubblico quali:<br />
- l’ ampliamento della piccola piazza davanti la Chiesa Parrocchiale;<br />
- la costruzione del Palazzo Comunale, appena fuori l’antico Centro Storico verso sud;<br />
- la costruzione della piccola Piazza alberata (Piazza Principe Umberto ), perfettamente<br />
triangolare, costruita negli anni venti in occasione della prima fornitura <strong>di</strong> acqua potabile<br />
proveniente dalle sorgenti del Gran Sasso; condotta realizzata in consorzio con S.Stefano <strong>di</strong><br />
Sessanio e Carapelle Calvisio;<br />
- sempre agli anni ’20 risale la costruzione delle così dette "casette" lungo il viale d'ingresso<br />
al paese, per chi proviene dall' Aquila; costruite in seguito al terremoto del 1915 utilizzando i<br />
criteri antisismici conosciuti all’epoca;<br />
- negli anni ’50 viene realizzato l’e<strong>di</strong>ficio scolastico e la scuola materna.<br />
Questi sono tutti interventi che interessano esclusivamente il territorio fuori dal centro storico<br />
e che spesso , non presentando i caratteri costruttivi tra<strong>di</strong>zionali, si mal inseriscono nel<br />
paesaggio urbano.<br />
Negli ultimi anni il paese ha subito un costante abbandono e conta circa duecento abitanti<br />
inse<strong>di</strong>ati per lo più al <strong>di</strong> fuori della cinta muraria.<br />
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
2 CARATTERI URBANISTICI E ARCHITETTONICI<br />
Dell’antica struttura urbana <strong>Castelvecchio</strong> conserva ancora l’impianto cardo-decumanico che<br />
sottolinea l’unitarietà dell’intervento, inoltre non è raro osservare lapi<strong>di</strong> ed epigrafi <strong>di</strong> origine<br />
romana o massi <strong>di</strong> pietra squadrata utilizzati come materiale <strong>di</strong> reimpiego proveniente da<br />
probabili fortificazioni preesistenti. Di particolare interesse è la corrispondenza tra le<br />
murature delle chiese che si trovano fuori dal centro storico (San Cipriano e San Vittorino) e<br />
quelle che si riscontrano nei primi livelli delle cellule abitative interne alle mura che hanno<br />
mantenuto pressoché inalterato il loro aspetto nel corso dei secoli: sono paramenti costituiti<br />
da conci <strong>di</strong> piccole e me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni parzialmente squadrati e a ricorsi orizzontali e “mette<br />
in risalto come le <strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> murarie siano state trasferite dal contado all’interno del<br />
borgo” 9 .<br />
Il recinto fortificato che caratterizza il nucleo centrale <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> è <strong>di</strong> forma ellittica e<br />
presenta case-mura sorte a ridosso della cinta muraria me<strong>di</strong>evale la cui forma è stata dettata<br />
dalla morfologia del colle <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong>, <strong>di</strong> cui il borgo segue le naturali pendenze.<br />
La struttura urbanistica del centro storico presenta un sistema viario cardo-decumanico ed è<br />
attraversata al centro da un asse viario principale, via Borghi Archi Romani, orientato da N-W<br />
a S-E, dal quale si <strong>di</strong>ramano perpen<strong>di</strong>colarmente sette traverse da un lato e otto dall' altro.<br />
<strong>Castelvecchio</strong> risulta pertanto <strong>di</strong>viso dalle strade in porzioni geometriche collegate soltanto<br />
dalla presenza <strong>di</strong> archi e passaggi tra i vari aggregati.<br />
Figura 2: Schema della struttura urbanistica <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio<br />
Gli accessi al borgo me<strong>di</strong>evale avvenivano attraverso quattro porte ancora esistenti: ad ovest<br />
la Porta <strong>di</strong> Torre Maggiore consente l’ingresso in via Borghi Archi Romani, a nord-ovest la<br />
Porta del Ponte Levatoio, a sud la Porta <strong>di</strong> San Martino che oggi,a causa dei successivi<br />
ampliamenti del borgo, è in posizione interna alla cinta muraria e infine, sempre a sud, una<br />
quarta porta <strong>di</strong> cui oggi resta solo uno stipite. Probabilmente c’era anche una quinta porta a<br />
nord est che immetteva in via Borghi Archi Romani, <strong>di</strong> cui rimangono alcune tracce all’interno<br />
<strong>di</strong> Palazzo Visioni. Delle vecchie fortificazioni rimangono alcuni elementi quali la Torre <strong>di</strong><br />
9 L. Zordan, op.cit.<br />
6
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Guar<strong>di</strong>a che si affaccia in via delle Sentinelle, la parte <strong>di</strong> muratura esterna del Palazzo del<br />
Capitano e la parete sud della Chiesa <strong>di</strong> San Giovanni realizzata in grossi blocchi <strong>di</strong> pietra.<br />
Il tipo e<strong>di</strong>lizio caratterizzante il centro storico è costituito principalmente da aggregati formati<br />
da una doppia fila <strong>di</strong> case a schiera che si affacciano sulle vie perpen<strong>di</strong>colari all’asse viario<br />
principale, via Borghi Archi Romani; tra le due schiere vi è uno spazio riempito <strong>di</strong> pietrame, la<br />
“rua”, avente la funzione sia <strong>di</strong> “giunto tecnico” per evitare il martellamento tra murature<br />
contigue in caso <strong>di</strong> evento sismico, sia <strong>di</strong> canale per lo scolo delle acque piovane.<br />
Figura 3: In<strong>di</strong>viduazione degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> matrice me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Castelvecchi Calvisio<br />
Dall’analisi del sistema tipologico-costruttivo degli e<strong>di</strong>fici si evince come la tipologia base<br />
delle varie unità fosse definita da una <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> tipo monoaffaccio sviluppata in alzato<br />
su tre piani e solo in alcuni casi si arriva anche a quattro; a livello <strong>di</strong>stributivo sono costituiti<br />
da un locale principale e da uno secondario <strong>di</strong>sposto al <strong>di</strong> sotto dello stesso. Nel tempo<br />
operazioni <strong>di</strong> ampliamento,ricostruzione e ristrutturazione, dovute ad incrementi demografici<br />
o a eventi tellurici spesso <strong>di</strong> elevata magnitudo, hanno con<strong>di</strong>zionato l’evoluzione del tipo<br />
e<strong>di</strong>lizio originario stratificandosi sulla storia del borgo, è proprio a causa <strong>di</strong> questi eventi che<br />
sono stati introdotti quali rime<strong>di</strong> costruttivi innovativi alcuni elementi architettonici <strong>di</strong>venuti poi<br />
fortemente caratterizzanti per il borgo: gli archi e i profferli 10 .<br />
A <strong>Castelvecchio</strong> si <strong>di</strong>stinguono due tipologie <strong>di</strong> profferli: quelli che poggiano su volta<br />
rampante in muratura e quelli realizzati in muratura su barbacani lapidei a forma <strong>di</strong> “ala<br />
d’uccello. Essi sono costituiti da una prima rampa <strong>di</strong> scale molto più stretta rispetto alle<br />
rampe dei livelli superiori, per sfruttare maggiormente lo spazio delle vie e consentire<br />
l’apertura <strong>di</strong> botteghe e il passaggio <strong>di</strong> mezzi da soma.<br />
Per quanto riguarda l'elemento fortemente caratterizzante degli archi, questi soprattutto in via<br />
Borghi Archi Romani formavano originariamente una specie <strong>di</strong> galleria <strong>di</strong> cui oggi restano<br />
visibili solo alcuni tratti. Gli archi avevano la duplice funzione <strong>di</strong> creare uno spazio riparato<br />
lungo le vie <strong>di</strong> collegamento al piano terra, in modo da rendere vivibili e fruibili gli spazi<br />
all’aperto, e <strong>di</strong> collegare gli isolati ai livelli superiori.<br />
Gli interventi che nel tempo hanno coinvolto gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio hanno<br />
influenzato anche il sistema costruttivo dell’intero borgo che nel tempo si è mo<strong>di</strong>ficato per<br />
rispondere al meglio alle esigenze dell’abitare, agli standard <strong>di</strong> comfort che venivano via via<br />
richiesti e al progresso tecnologico.<br />
10 Il profferlo è un elemento tipico dell'architettura civile del Me<strong>di</strong>o Evo.E’ costituito da una scala a una sola rampa<br />
che corre lungo la facciata dell'e<strong>di</strong>ficio, in cima alla quale vi è una piccola loggia che precede la porta d’ ingresso<br />
dell'abitazione. Al <strong>di</strong> sotto della scala, si apre un mezzo arco che racchiude l'accesso all'ambiente <strong>di</strong> pian terreno.<br />
7
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
L’intervento <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> manufatti storici presuppone, quin<strong>di</strong>, una scrupolosa analisi<br />
finalizzata alla conoscenza della loro composizione sotto ogni punto <strong>di</strong> vista, da quello<br />
strutturale all’utilizzo dei materiali. La conseguenza <strong>di</strong> questa metodologia <strong>di</strong> lavoro è<br />
l’acquisizione delle <strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> e <strong>di</strong> lavorazione razionali e locali, che consente al<br />
progettista sia <strong>di</strong> rintracciare gli elementi originari, che <strong>di</strong> operare le scelte più consone e<br />
congrue all’interno del processo <strong>di</strong> recupero.<br />
Con l’obiettivo ultimo della logica del “minimo intervento” a carattere conservativo, è<br />
necessario quin<strong>di</strong> aver assorbito una profonda conoscenza dei materiali utilizzati con i quali<br />
si è chiamati ad interagire, partendo dal loro comportamento all’interno della struttura fino ad<br />
arrivare ad un’ipotetica sostituzione con elementi compatibili con le preesistenze. I materiali<br />
che sono stati principalmente utilizzati durante il corso dei secoli (anche in base alla<br />
<strong>di</strong>sponibilità e reperibilità) <strong>di</strong> questi, sono essenzialmente tre:<br />
• pietra, in genere <strong>di</strong> origine calcarea e ricca <strong>di</strong> quarzo poiché estratta dalle cave poste<br />
nelle vicinanze;<br />
• legno;<br />
• ferro.<br />
La pietra è stata utilizzata soprattutto nella costruzione dei muri portanti esterni e <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong><br />
spina; il legno per la creazioni <strong>di</strong> solaio piani e architravi; il ferro veniva utilizzato sia come<br />
utile presi<strong>di</strong>o antisismico (basti pensare alle numerose catene o tiranti che caratterizzano la<br />
maggior parte degli e<strong>di</strong>fici del comune), che come elemento portante nella creazione <strong>di</strong> solai.<br />
- Metodologia <strong>di</strong> analisi e obiettivi:<br />
L’obiettivo fondamentale è la conservazione <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici storici in muratura appartenenti<br />
al tessuto urbano Abruzzese, danneggiati e non dal terremoto del 6 aprile 2009.<br />
Poiché la riparazione e conservazione <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio non può prescindere dalla<br />
rivitalizzazione e dal riutilizzo del centro storico, altro scopo sarà quello <strong>di</strong> verificare le<br />
strategie finora adottate e suggerire interventi compatibili in zona sismica allo scopo<br />
<strong>di</strong> formulare eventuali proposte innovative.<br />
Di seguito verranno descritte le <strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> principali che sono state rilevate<br />
all’interno del comune <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio, facendo una <strong>di</strong>stinzione tra le tipologie <strong>di</strong><br />
murature e le tipologie <strong>di</strong> orizzontamenti.<br />
8
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
3 TIPI DI MURATURE<br />
I tipi <strong>di</strong> muratura ricorrenti nei centri storici della zona omogenea 4 sono accomunati dall’uso<br />
<strong>di</strong> pietra che, in base alla forma ed alle <strong>di</strong>mensioni degli elementi lapidei, nonché alla<br />
modalità <strong>di</strong> posa in opera, può <strong>di</strong>fferenziarsi in:<br />
• muratura in pietra squadrata <strong>di</strong>sposta a ricorsi orizzontali con malta a base <strong>di</strong> calce;<br />
• muratura <strong>di</strong> pietrame e malta a base <strong>di</strong> calce;<br />
• muratura <strong>di</strong> pietre irregolarmente squadrate e malta a base <strong>di</strong> calce;<br />
• muratura <strong>di</strong> pietrame con corsi <strong>di</strong> mattoni e malta a base <strong>di</strong> calce<br />
In base agli esempi osservati <strong>di</strong>rettamente (e<strong>di</strong>fici allo stato <strong>di</strong> rudere e scassi nelle murature<br />
provocati dal sisma o dall’abbandono) e in base alle osservazioni riscontrate dalle ricerche <strong>di</strong><br />
archivio possiamo definire che in tutti i tipi <strong>di</strong> muratura si riscontra la stesso modalità <strong>di</strong><br />
costituzione del muro che consta <strong>di</strong> due paramenti più o meno legati da <strong>di</strong>àtoni e semi<strong>di</strong>atoni<br />
al cui interno è sempre presente un nucleo <strong>di</strong> pietrame <strong>di</strong> riempimento e malta. La pietra<br />
utilizzata nella costruzione dei paramenti è <strong>di</strong> tipo calcareo, poiché era possibile reperirla in<br />
loco a quote relativamente basse e comode per l’estrazione; tale pietra si presentava facile<br />
alla lavorazione ed idonea alla presa con calce.<br />
Una particolare attenzione deve essere posta sulla muratura perimetrale della Chiesa <strong>di</strong> San<br />
Giovanni, nella facciata e in parte del fronte laterale è costituita da un paramento murario<br />
faccia a vista in pietra squadrata e levigata costituente un tempo la cinta muraria me<strong>di</strong>evale.<br />
All’interno della cinta muraria si riscontra una omogeneità dei materiali costruttivi utilizzati e<br />
delle <strong>tecniche</strong> applicate: i paramenti murari sono stati realizzati con blocchi <strong>di</strong> pietra<br />
irregolare e giunti <strong>di</strong> malta bastarda e presentano dei cantonali in blocchi <strong>di</strong> pietra squadrata<br />
La sezione dei setti murari si restringe con l’altezza variando dai 70-80 cm della base fino a<br />
50-60 cm ai livelli superiori.<br />
Vi è da sottolineare che nel comune <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio le murature presentano una<br />
chiara stratigrafia dovuta, come abbiamo già ripetuto al susseguirsi <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong><br />
sopraelevazione. L’impianto murario base si legge in maniera chiara nel primo or<strong>di</strong>ne delle<br />
murature perimetrali degli e<strong>di</strong>fici dove il paramento murario è costituito da conci in pietra<br />
calcarea <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>sposti su ricorsi orizzontali e continui; interventi autonomi,<br />
invece, si <strong>di</strong>stinguono negli or<strong>di</strong>ni superiori dove spesso i paramenti presentano una tecnica<br />
<strong>di</strong> posa <strong>di</strong>fferente caratterizzata dall’impiego <strong>di</strong> conci irregolari posati su ricorsi <strong>di</strong>scontinui e<br />
non perfettamente orizzontali.<br />
La <strong>di</strong>fferenza tra il primo or<strong>di</strong>ne e quello superiore si riscontra anche nell’attenzione e<br />
accuratezza dei particolari costruttivi: se nel primo or<strong>di</strong>ne, infatti, sono ben evidenti<br />
ammorsature risolte senza soluzione <strong>di</strong> continuità lungo i corsi murari dei setti con uso <strong>di</strong><br />
blocchi in pietra squadrata in corrispondenza degli angoli in modo da realizzare dei cantonali<br />
a regola d’arte, in quello successivo i paramenti non presentano quasi mai ammorsature con<br />
i setti trasversali e ciò è determinato non solo dal fatto che non vi è contemporaneità <strong>di</strong><br />
realizzazione ma anche dalla particolare tipologia conclusiva dei setti trasversali che<br />
prevedevano una testata a conci squadrati <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni che sono quin<strong>di</strong> presenti a<br />
vista sulle facciate. “Dal punto <strong>di</strong> vista costruttivo, questa tecnica che si basa nel concludere i<br />
9
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
setti trasversali con una sorta <strong>di</strong> pilastro, elude il principio della scatola muraria, che invece si<br />
fonda nell’ammorsare in maniera efficace i setti ortogonali” 11 .<br />
Un ulteriore mo<strong>di</strong>fica delle <strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> dei paramenti murari viene attuata in seguito<br />
al terremoto del 1703: probabilmente i notevoli danni riportati nelle murature hanno suggerito<br />
la necessità <strong>di</strong> regolarizzare dei paramenti notevolmente irregolari caratterizzati da<br />
insufficienti prestazioni nei confronti delle azioni sismiche. Vengono così inseriti nelle<br />
murature ricorsi orizzontali in mattoni o zeppe in laterizio per regolarizzare ed<br />
omogeneizzare la superficie muraria; anche un uso sistematico <strong>di</strong> ricorsi in mattone a<br />
<strong>di</strong>stanza costante <strong>di</strong> 80-100 cm viene eseguito solo nell’800. Il mattone è spesso utilizzato<br />
anche all’interno delle cellule abitative per costituire partizioni interne ad una sola testa sulle<br />
quali poggiano solitamente le volte il foglio.<br />
11 L.Zordan, op. cit.<br />
10
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 1 Muratura <strong>di</strong> pietra squadrata <strong>di</strong>sposta a corsi orizzontali<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
Immagine<br />
I paramenti sono costituiti da conci lavorati <strong>di</strong> pietra calcarea. La tessitura<br />
muraria regolare presenta corsi orizzontali <strong>di</strong> altezze <strong>di</strong>verse ed un buon<br />
sfalsamento dei giunti verticali. Vi è presenza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong>sposti<br />
ortogonalmente al piano della muratura (<strong>di</strong>atoni).<br />
La sezione presenta una <strong>di</strong>mensione variabile tra i 50 / 90 cm, composta<br />
da elementi <strong>di</strong> pietra calcarea squadrata <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni variabili e altezza<br />
me<strong>di</strong>amente pari a 20 cm.<br />
11
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 2 Muratura <strong>di</strong> pietrame e malta<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
La muratura in pietrame e malta bastarda è quella maggiormente <strong>di</strong>ffusa<br />
nell’e<strong>di</strong>lizia dei centri antichi minori ed è realizata impiegando pietre <strong>di</strong><br />
varia pezzatura legate da malta <strong>di</strong> calce, <strong>di</strong>sposte a ricorsi irregolari. In<br />
sezione si presenta con doppio paramento e nucleo interno <strong>di</strong> riempitura<br />
costituito da scaglie o pietrame e malta <strong>di</strong> calce. Spesso vi sono deli<br />
elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori, <strong>di</strong>sposti in modo trasversali con funzione<br />
<strong>di</strong> datoni. Il paramento esterno presenta elementi destinati alla<br />
rinzeppatura <strong>di</strong> quelli più gran<strong>di</strong> ed è raramente intonacato. Il paramento<br />
interno invece, realizzato con elementi meno regolari, risulta sempre<br />
rifinito ad intonaco.<br />
La sezione presenta una <strong>di</strong>mensione variabile tra i 50 / 90 cm, composta<br />
da elementi <strong>di</strong> pietra calcarea <strong>di</strong> circa 20 / 25 cm <strong>di</strong> lunghezza e 10 / 15<br />
cm <strong>di</strong> larghezza; l’altezza <strong>di</strong> tali elementi si aggira intorno ai 10 cm.<br />
12
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Immagine<br />
13
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 3 Muratura <strong>di</strong> pietrame con corsi <strong>di</strong> mattoni<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
Questa tipologia <strong>di</strong> muratura, <strong>di</strong> realizzazione recente, vede la<br />
compresenza <strong>di</strong> pietrame (legato con malta a costruire due paramenti) e<br />
<strong>di</strong> laterizi a formare ripianamenti (ricorsi orizzontali) che consentono <strong>di</strong><br />
regolarizzare il paramento. A volte al posto <strong>di</strong> veri e proprio corsi in<br />
mattoni possono essere presenti solo delle zeppe in laterizio. Il nucleo è<br />
sempre realizzato utilizzando pietre più piccole e frammenti <strong>di</strong> materiale<br />
<strong>di</strong>verso.<br />
La sezione presenta una <strong>di</strong>mensione variabile tra i 40 / 70 cm, composta<br />
da orizzontamenti in mattoni <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione standard.<br />
14
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Immagine<br />
15
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
4 PARTICOLARI COSTRUTTIVI<br />
Attraverso l’analisi dei particolari costruttivi, la verifica della qualità dei materiali utilizzati e<br />
della cura con cui essi sono stati eseguiti, si evidenziano delle <strong>di</strong>stinzioni all’interno del<br />
territorio comunale derivate dalle <strong>di</strong>verse fasi evolutive del borgo. Come già accennato nel<br />
paragrafo dell’analisi storia, il borgo <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong>, nel XVIII secolo si espande verso sud,<br />
al <strong>di</strong> fuori della cinta muraria, seguendo le curve <strong>di</strong> livello imposte dal naturale andamento dl<br />
terreno. Si vengono così a creare due rioni, uno corrispondente al nucleo originario, costituito<br />
da e<strong>di</strong>fici ad uso residenziale che, pur con mo<strong>di</strong>fiche avvenute nel corso dei secoli, mantiene<br />
<strong>di</strong>stinguibili i caratteri costruttivi originari e quello esterno alle mura, costituito principalmente<br />
da e<strong>di</strong>fici ad uso rurale che si contrad<strong>di</strong>stingue per una povertà architettonica e spesso per<br />
l’uso <strong>di</strong> <strong>tecniche</strong> <strong>costruttive</strong> ru<strong>di</strong>mentali.<br />
In questi e<strong>di</strong>fici, quin<strong>di</strong>, raramente si riscontra presenta <strong>di</strong> cantonali a regola d’arte o speroni<br />
o ammorsamenti tra unità contigue.<br />
Nelle tavole che seguono sono stati presi in esame alcuni particolari costruttivi che rientrano<br />
nel panorama e<strong>di</strong>lizio del comune, riscontrati principalmente nel panorama e<strong>di</strong>lizio interno<br />
alla cinta muraria; le <strong>tecniche</strong> <strong>di</strong> quest’area sono caratterizzate dalla semplicità <strong>di</strong> esecuzione<br />
e dell’utilizzo degli stessi materiali con cui venivano realizzate le strutture portanti degli<br />
e<strong>di</strong>fici.<br />
16
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 4 Cantonale<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
L’e<strong>di</strong>ficazione del cantonale è eseguita utilizzando grossi blocchi <strong>di</strong> pietra<br />
(conci) ai quali è posta un’attenzione particolare relativamente alla scelta<br />
degli elementi e alla loro posa in opera. Tali conci sono sempre squadrati<br />
e hanno finitura superficiale a scalpello in modo che le faccie a vista<br />
siano sempre levigate; sono <strong>di</strong>sposti tra loro ortogonalmente all’incrocio<br />
dei due muri realizzando un’efficace ammorsatura e conseguentemente<br />
irrigidendo questa delicata parte <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio. La muratura, in prossimità<br />
dell’angolata, evidenzia quin<strong>di</strong> una maggior cura soprattutto nel<br />
paramento esterno.<br />
I blocchi <strong>di</strong> pietra utilizzati per i cantonali hanno <strong>di</strong>mensione variabile,<br />
generalmente sono comunque molto grossi e ben squadrati,<br />
principlamente il lato maggiore ha una lughezza che varia dai 45 ai 60<br />
cm, ma a volte può arrivare anhce a 80 cm.<br />
17
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Immagine<br />
18
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 5 Basamento <strong>di</strong> una casa muro<br />
Schema<br />
19
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
Immagine<br />
Alla base delle case-muro, che si sviluppano a ridosso della cinta muraria<br />
seguendo l’andamento ellittico del borgo, si trovano gran<strong>di</strong> masse murarie<br />
a scopo per lo più <strong>di</strong>fensivo. Sono costituite da robusti elementi lapidei,<br />
prevalenti per <strong>di</strong>mensioni rispetto agli altri. <strong>di</strong>sposti in strati or<strong>di</strong>nati e che<br />
si rastremano verso l’alto in contrasto con il pen<strong>di</strong>o. Questi corsi poderosi,<br />
le cui pietre sono legate da un sottile strato <strong>di</strong> malta <strong>di</strong> calce molto dura,<br />
costituiscono i ripiani regolari al <strong>di</strong> sopra dei quali il muro continua ad<br />
essere e<strong>di</strong>ficato. In questa porzione <strong>di</strong> muro non vi erano aperture, se<br />
non piccole finestre spesso riparate da possenti inferiate, ciò perché<br />
dovevano assolvere una funzione <strong>di</strong>fensiva.<br />
Sono costituiti da pietre <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni abbastanza regolari e <strong>di</strong> forma<br />
piuttosto squadrata. Raggiunta un altezza in genere non più <strong>di</strong> 3-4 metri il<br />
probilo del basamento recupera la pepen<strong>di</strong>colarità e si raccorda al muro<br />
perimetrale dell’e<strong>di</strong>ficio.<br />
20
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 6 Aggetto<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
La tecnica dell’aggetto viene utilizzata in aniera <strong>di</strong>ffusa per risolvere<br />
l’ammorsamento dei profferli alle murature estrne delle unità abitative. In<br />
questi casi il profilo della muratura sporge rispetto alla normale<br />
appiombatura. La tecnica <strong>di</strong> esecuzione della parte aggettante tiene<br />
conto dell’inserimento <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> lunghezza maggiore rispetto agli altri;<br />
in genere sul blocco inferiore si poggia un secondo blocco <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />
maggiori su cui poi è appoggiata la scala. Tale elemento viene chiamato<br />
anche barbacane e per la sua conformazione ricorda un’ala <strong>di</strong> uccello.<br />
Ciò permetteva alla pare inferiore el muro <strong>di</strong> essere arretrata rispetto al<br />
filo muro superiore e quin<strong>di</strong> no influiva sulla larghezza delle strade già <strong>di</strong><br />
per se limitata<br />
Generalmente vi è un rientro <strong>di</strong> circa 20 / 25 cm. Il primo blocco con<br />
funzione <strong>di</strong> mensola presenta una lunghezza <strong>di</strong> circa 60 cm, una<br />
larghezza <strong>di</strong> 20 cm ed un’altezza tra gli 8 e i 10 cm.<br />
21
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Immagine<br />
22
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
5 TIPI DI ORIZZONTAMENTI<br />
Effettuando i sopralluoghi all’interno <strong>di</strong> alcuni e<strong>di</strong>fici 12 è stata notata la presenza <strong>di</strong> alcune<br />
tipologie <strong>di</strong> solai che si ripetono in tutto il borgo ed è opportuno pensare che risultino essere<br />
orizzontamenti caratteristici del luogo. Tali tipologie, che vengono successivamente descritte,<br />
sono le seguenti:<br />
• solaio in volte <strong>di</strong> mattoni in foglio;<br />
• solaio in legno;<br />
• solaio in putrelle e voltine.<br />
5.1 Volte<br />
Nel tessuto e<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong> Calvisio, la ripartizione orizzontale tra il piano terra ed il<br />
primo piano avviene spesso me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> volte; le tipologie rilevate sono<br />
principalmente tre: le più antiche sono realizzate utilizzando la pietra (si <strong>di</strong>stinguono quelle<br />
realizzate <strong>di</strong>rettamente all’interno della roccia e quelle con conci in pietra), quelle più recenti<br />
sono in mattoni in laterizio principalmente <strong>di</strong>sposti in foglio.<br />
Tale tecnica, con l’evoluzione tipologica e costruttiva degli organismi e<strong>di</strong>lizi è stata trasferita<br />
anche nelle case ad arco e nei profferli <strong>di</strong> accesso al primo piano.<br />
“Volte del tipo monostrato <strong>di</strong> mattoni <strong>di</strong>sposti in foglio sono inserite negli organismi e<strong>di</strong>lizi <strong>di</strong><br />
<strong>Castelvecchio</strong> Calvisio in sostituzione dei solai in legno 13 . Questi elementi sono realizzati<br />
in<strong>di</strong>pendentemente per essere portanti o <strong>di</strong> controsoffitto” 14 . Tali volte possono essere sia a<br />
botte, ad arco ribassato o a tutto sesto, che a pa<strong>di</strong>glione (quest’ultima tipologia risulta essere<br />
più elegante).<br />
La posa in opera avveniva senza l’ausilio <strong>di</strong> centinature lignee e quin<strong>di</strong> da un lato era più<br />
veloce da realizzare, dall’altro necessitava <strong>di</strong> buone maestranze in quanto la tenuta<br />
<strong>di</strong>pendeva dall’esatto sfasamento dei giunti e dalla qualità della malta solitamente a base <strong>di</strong><br />
gesso. Sull’estradosso, infine, veniva posato un rinfianco <strong>di</strong> materiale arido costipato che<br />
contribuiva alla resistenza totale del sistema così composto.<br />
L’ammorsamento con la muratura d’ambito avveniva attraverso la realizzazione <strong>di</strong> una<br />
traccia all’altezza dell’imposta della volta. Tale traccia veniva realizzata prioprio come<br />
rime<strong>di</strong>o costruttivo a seguito della sostituzione dei solai lignei con quelli voltati<br />
12<br />
E’ stato possibile effettuare il sopralluogo all’interno degli e<strong>di</strong>fici appartenenti all’area pilota scelta per il piano <strong>di</strong><br />
ricostruzione<br />
13<br />
Crolli dovuti a terremoti o verificatisi a seguito <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> hanno spesso incentivato, soprattutto nel XVIII secolo<br />
tali interventi <strong>di</strong> sostituzione<br />
14 A. Zordan, op. cit.<br />
23
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Scheda 7 Volte in foglio<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
Immagine<br />
Le volte in foglio sono caratterizzate da mattoni <strong>di</strong> laterizio accostati l’uno<br />
all’altro con giunti sfalsati. Sopra allo strato <strong>di</strong> mattoni è generalmente<br />
collocato un massetto oltre il quale trova sistemazione il pavimento.<br />
Sull’estradosso, infine, veniva posato un rinfianco <strong>di</strong> materiale arido<br />
costipato che contribuiva alla resistenza totale del sistema così composto<br />
La <strong>di</strong>mensione standard <strong>di</strong> un mattone utilizzato in queste volte è <strong>di</strong><br />
26x12x4,5 cm. Lo spessore rilevato delle volte nel loro punto più stretto è<br />
<strong>di</strong> circa 15 cm.<br />
24
FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
5.2 Solaio in legno<br />
I solai in legno sono molto <strong>di</strong>ffusi all’interno delle cellule abitative <strong>di</strong> <strong>Castelvecchio</strong>, sia per la<br />
facile reperibilità della materia prima, sia per il peso contenuto che tali strutture hanno. La<br />
tipologia più <strong>di</strong>ffusa è a doppia or<strong>di</strong>tura con le travi principali poggianti sulle pareti trasversali:<br />
tale sistema permetteva un uso limitato delle travi portanti principali e l’impiego <strong>di</strong> travi<br />
secondarie, comunque <strong>di</strong> più facile manovrabilità e produzione. Lo strato <strong>di</strong> ripartizione è<br />
generalmente un tavolato su cui viene spesso posato uno strato <strong>di</strong> finitura in battuto <strong>di</strong> detriti<br />
o mattonato.<br />
Scheda 8 Solai in legno<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
VISTA ASSONOMETRICA<br />
I solai in legno sono costituiti da una doppia or<strong>di</strong>tura: quella portane<br />
appoggia sulle pareti trasversali, quella secondaria poggiante sulle travi<br />
portanti sostiene un tavolato ligneo dell spessore <strong>di</strong> qualche cm. Il livello<br />
<strong>di</strong> finitura degli elementi lignei è proporzionato all’importanza che le unità<br />
e<strong>di</strong>lizie avevano: spesso, quin<strong>di</strong> vi è una parziale rifinitura tra trave e<br />
travetto ma solo per ottimizzarne l’appoggio, spesso non vi è nemmeno<br />
un cuscino <strong>di</strong> ripartizione nella sede d’appoggio della trave ma il legno<br />
poggia <strong>di</strong>rettamente sulla muratura, raramente venivano utilizzati degli<br />
elementi lapidei come mensole. Il tavolato non risulta selezionato in<br />
quanto presenta caratteristiche e <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>somogenee. Gli elementi<br />
sono legati tra loro attraverso chiodature <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>verse a seconda<br />
si tratti <strong>di</strong> collegamenti tra trave principale e secondaria o tra trave e<br />
tavolato<br />
Le travi (generalmente <strong>di</strong> castagno) sorreggono un tavolato dello<br />
spessore <strong>di</strong> 3 o 4 cm. L’oritura principale è realizzata con elementi a<br />
sezione pressochè regolare <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro 35-40 cm (non <strong>di</strong> rado però si<br />
vedono veri e propri tronchi <strong>di</strong> albero con <strong>di</strong>ramazioni e non modellati),<br />
quella secondaria presenta <strong>di</strong>ametri inferiori, circa 15-20 cm.<br />
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Immagine<br />
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
5.3 Solaio in putrelle e voltine<br />
La presenza <strong>di</strong> solai <strong>di</strong> voltine in laterizio con or<strong>di</strong>tura portante in putrelle d’acciaio è legata<br />
alla pratica <strong>di</strong>ffusa a partire dalla fine del XIX secolo; queste vengono appoggiate ai muri<br />
portanti secondo la luce più corta del vano. Questa tipologia <strong>di</strong> solaio si ripresenta svariate<br />
volte all’interno degli e<strong>di</strong>fici, probabilmente a causa <strong>di</strong> restauri che sono stati effettuati negli<br />
ultimi decenni.<br />
Scheda 9 Solai in putrelle e voltine<br />
Schema<br />
Caratteristiche<br />
Dimensioni<br />
Immagine<br />
Caratterizzati dalla presenza delle putrelle come elemento portante del<br />
solaio, sulle ali <strong>di</strong> queste vengono appoggiati in successione e in foglio i<br />
laterizi, a formare brevi archi dalla freccia molto contenuta. Sulla struttura<br />
così composta si getta il massetto che supera <strong>di</strong> poco le fasce superiori<br />
delle travi; la cappa <strong>di</strong> malta leggera e il pavimento concludono l’opera.<br />
Gli archi formati dalle voltine hanno una freccia in genere pari ad 1/10<br />
dell’interasse tra le putrelle che non supera mai il metro.<br />
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FASE PRELIMINARE: CASTELVECCHIO CALVISIO Tecniche <strong>costruttive</strong> ricorrenti<br />
Come per le volte, l’uso dei mattoni in foglio permette <strong>di</strong> economizzare il materiale. Tale<br />
tecnica, però, richiede notevole competenza nella realizzazione, per questo nel tempo è<br />
stato privilegiato l’uso <strong>di</strong> tavelloni in laterizio <strong>di</strong> più facile reperibilità e più economici.<br />
6 LE COPERTURE<br />
Le coperture in genere sono <strong>di</strong> tipo non spingenti a doppia or<strong>di</strong>tura: in analogia a quanto<br />
veniva attuato per i solai interme<strong>di</strong> venivano posate le travature portanti ai paramenti<br />
trasversali e a queste si appoggiavano le travi secondarie. Tale elemento costruttivo, in<br />
realtà, con il passare dei secoli ha subito notevoli mo<strong>di</strong>fiche e spesso gli elementi<br />
architettonici originari non sono più riconoscibili.<br />
Le tipologie <strong>di</strong> copertura più <strong>di</strong>ffuse sono la conformazione a “leggio”, utilizzata<br />
principalmente nei casi delle schiere accoppiate 15 e a “capanna” per gli e<strong>di</strong>fici singoli.<br />
L’utilizzo <strong>di</strong> capriate è molto limitato, solo in alcune cellule abitative <strong>di</strong> testata vi sono degli<br />
elementi lignei che fungono da tiranti.<br />
Gli elementi della struttura lignea principale sono solitamente due per ogni cellula abitativa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ametro circa 30-35 cm e sono appoggiati sulle pareti trasversali (concluse a timpano) ad un<br />
interasse <strong>di</strong> circa 1,50 metri. Sull’or<strong>di</strong>tura principale è posta la secondaria a interasse <strong>di</strong> circa<br />
70 cm e su questa il tavolato <strong>di</strong> ripartizione che sostiene il manto <strong>di</strong> copertura.<br />
Particolare è il sistema <strong>di</strong> deflusso delle acque che viene risolto con la realizzazione <strong>di</strong> una<br />
gronda in muratura ricavata nello spessore della muratura o in alcuni casi posata in aggetto<br />
su mensole lapidee <strong>di</strong>sposte con una pendenza verso il tubo <strong>di</strong> innesto <strong>di</strong>scendente.<br />
15 Questa tipologia <strong>di</strong> copertura permette uno scolo puntuale delle acque in modo che non si creino ristagni e <strong>di</strong><br />
conseguenza infiltrazioni d’umi<strong>di</strong>tà.<br />
28