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POVERTÀ E DISUGUAGLIANZA A MILANO - Camera di Commercio ...

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<strong>POVERTÀ</strong> E <strong>DISUGUAGLIANZA</strong> A <strong>MILANO</strong><br />

Nuovi equilibri, nuove <strong>di</strong>suguaglianze, nuove povertà.<br />

Milano è sempre stata una delle città più <strong>di</strong>namiche d’Italia. Centro economico e<br />

finanziario d’eccellenza, ha subito profon<strong>di</strong> cambiamenti riconducibili al declino<br />

dell’industria manifatturiera e allo spostamento verso un’economia <strong>di</strong> servizi. Le<br />

trasformazioni in atto all’interno della sua struttura economica e sociale, che hanno avuto<br />

e procedono ancora al passo rapido dei tempi globalizzati, riflettono la collocazione <strong>di</strong><br />

prim’or<strong>di</strong>ne che la città va assumendo all’interno del sistema economico globale, ma<br />

lasciano scoperti i no<strong>di</strong> che tutte le gran<strong>di</strong> metropoli devono affrontare e risolvere, dalla<br />

destrutturazione del tessuto sociale, alle <strong>di</strong>stanze culturali che crescono, ai legami sociali<br />

che si allentano, alla <strong>di</strong>ffusione delle situazioni <strong>di</strong> fragilità, al ra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> spinte<br />

dualistiche, all’aumento delle <strong>di</strong>suguaglianze e della povertà.<br />

Se, in generale, in molte città italiane ed europee la povertà ha una forte<br />

connotazione strutturale, legata alle sfavorevoli con<strong>di</strong>zioni del mercato del lavoro, a<br />

Milano tale fenomeno è attribuibile a meccanismi <strong>di</strong>fferenti.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista occupazionale, infatti, si è assistito negli anni ad una<br />

<strong>di</strong>minuzione del tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione e ad un parallelo aumento del tasso <strong>di</strong> attività<br />

femminile. Altrove, quin<strong>di</strong>, vanno ricercati i fattori che, contribuendo alla graduale<br />

<strong>di</strong>sgregazione dell’organizzazione sociale tipica della città industriale, hanno fornito lo<br />

spazio per il ra<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> organizzazione della vita quoti<strong>di</strong>ana in cui, tra le<br />

pieghe <strong>di</strong> un più <strong>di</strong>ffuso benessere e una maggiore libertà nelle scelte in<strong>di</strong>viduali e<br />

familiari, si intravede una maggiore vulnerabilità e dove la povertà è riconducibile, più<br />

che alla <strong>di</strong>fficoltà a trovare un’occupazione, a quella a conciliare gli impegni lavorativi con<br />

le esigenze familiari.<br />

Se ci si sofferma sulla questione demografica della città, appare evidente la sua<br />

<strong>di</strong>namica recessiva, compensata solo in parte dai flussi migratori provenienti dai paesi<br />

dell’est europeo e da quelli extraeuropei. Se poi si interseca questo processo con il<br />

progressivo invecchiamento della popolazione milanese e con i bassi tassi <strong>di</strong> natalità<br />

(tenuti in crescita in gran parte dalla popolazione immigrata), vengono in luce gli effetti<br />

che questa <strong>di</strong>namica ha dal punto <strong>di</strong> vista sociale: aumenta il numero dei nuclei familiari<br />

composti da una sola persona - spesso anziani e con red<strong>di</strong>ti modesti; <strong>di</strong>minuisce la<br />

popolazione giovane; aumenta lo squilibrio tra richiesta <strong>di</strong> cura per minori e anziani e<br />

offerta <strong>di</strong> cura da parte della famiglia (per via della ridotta numerosità delle giovani<br />

generazioni, della maggiore mobilità richiesta loro dai nuovi modelli lavorativi e per la<br />

maggiore occupazione femminile); cresce la popolazione economicamente più debole<br />

(monogenitori, anziani, immigrati) e il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> chi, in una delle città più ricche d’Italia,<br />

fatica a sostenerne le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> consumo.<br />

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