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POVERTÀ E DISUGUAGLIANZA A MILANO - Camera di Commercio ...

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<strong>POVERTÀ</strong> E <strong>DISUGUAGLIANZA</strong> A <strong>MILANO</strong><br />

<strong>di</strong> Silvia Carino e Lorena Scarcello<br />

UFFICIO INDICI DI MERCATO E STATISTICA<br />

giugno 2009


<strong>POVERTÀ</strong> E <strong>DISUGUAGLIANZA</strong> A <strong>MILANO</strong><br />

Nuovi equilibri, nuove <strong>di</strong>suguaglianze, nuove povertà.<br />

Milano è sempre stata una delle città più <strong>di</strong>namiche d’Italia. Centro economico e<br />

finanziario d’eccellenza, ha subito profon<strong>di</strong> cambiamenti riconducibili al declino<br />

dell’industria manifatturiera e allo spostamento verso un’economia <strong>di</strong> servizi. Le<br />

trasformazioni in atto all’interno della sua struttura economica e sociale, che hanno avuto<br />

e procedono ancora al passo rapido dei tempi globalizzati, riflettono la collocazione <strong>di</strong><br />

prim’or<strong>di</strong>ne che la città va assumendo all’interno del sistema economico globale, ma<br />

lasciano scoperti i no<strong>di</strong> che tutte le gran<strong>di</strong> metropoli devono affrontare e risolvere, dalla<br />

destrutturazione del tessuto sociale, alle <strong>di</strong>stanze culturali che crescono, ai legami sociali<br />

che si allentano, alla <strong>di</strong>ffusione delle situazioni <strong>di</strong> fragilità, al ra<strong>di</strong>camento <strong>di</strong> spinte<br />

dualistiche, all’aumento delle <strong>di</strong>suguaglianze e della povertà.<br />

Se, in generale, in molte città italiane ed europee la povertà ha una forte<br />

connotazione strutturale, legata alle sfavorevoli con<strong>di</strong>zioni del mercato del lavoro, a<br />

Milano tale fenomeno è attribuibile a meccanismi <strong>di</strong>fferenti.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista occupazionale, infatti, si è assistito negli anni ad una<br />

<strong>di</strong>minuzione del tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione e ad un parallelo aumento del tasso <strong>di</strong> attività<br />

femminile. Altrove, quin<strong>di</strong>, vanno ricercati i fattori che, contribuendo alla graduale<br />

<strong>di</strong>sgregazione dell’organizzazione sociale tipica della città industriale, hanno fornito lo<br />

spazio per il ra<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> organizzazione della vita quoti<strong>di</strong>ana in cui, tra le<br />

pieghe <strong>di</strong> un più <strong>di</strong>ffuso benessere e una maggiore libertà nelle scelte in<strong>di</strong>viduali e<br />

familiari, si intravede una maggiore vulnerabilità e dove la povertà è riconducibile, più<br />

che alla <strong>di</strong>fficoltà a trovare un’occupazione, a quella a conciliare gli impegni lavorativi con<br />

le esigenze familiari.<br />

Se ci si sofferma sulla questione demografica della città, appare evidente la sua<br />

<strong>di</strong>namica recessiva, compensata solo in parte dai flussi migratori provenienti dai paesi<br />

dell’est europeo e da quelli extraeuropei. Se poi si interseca questo processo con il<br />

progressivo invecchiamento della popolazione milanese e con i bassi tassi <strong>di</strong> natalità<br />

(tenuti in crescita in gran parte dalla popolazione immigrata), vengono in luce gli effetti<br />

che questa <strong>di</strong>namica ha dal punto <strong>di</strong> vista sociale: aumenta il numero dei nuclei familiari<br />

composti da una sola persona - spesso anziani e con red<strong>di</strong>ti modesti; <strong>di</strong>minuisce la<br />

popolazione giovane; aumenta lo squilibrio tra richiesta <strong>di</strong> cura per minori e anziani e<br />

offerta <strong>di</strong> cura da parte della famiglia (per via della ridotta numerosità delle giovani<br />

generazioni, della maggiore mobilità richiesta loro dai nuovi modelli lavorativi e per la<br />

maggiore occupazione femminile); cresce la popolazione economicamente più debole<br />

(monogenitori, anziani, immigrati) e il <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> chi, in una delle città più ricche d’Italia,<br />

fatica a sostenerne le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> consumo.<br />

2


Un altro elemento <strong>di</strong> estrema rilevanza riguarda la <strong>di</strong>ffusione del lavoro atipico, che<br />

colpisce maggiormente, anche se ormai non esclusivamente, le fasce più giovani della<br />

popolazione. Il lavoro precario e flessibile rende <strong>di</strong>fficile per le giovani coppie<br />

programmare una vita insieme: aumentano infatti i LAT (Living Apart and Together),<br />

ossia le persone legate da una relazione <strong>di</strong> coppia che non abitano insieme.<br />

Anche la questione abitativa rappresenta un punto cruciale: secondo il settimo<br />

Rapporto della Caritas ambrosiana 1, una delle principali cause <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e che<br />

contribuisce all’impoverimento delle famiglie riguarda la casa. Il problema principale è<br />

costituito dalla mancanza <strong>di</strong> case in affitto e <strong>di</strong> alloggi per le fasce più deboli della<br />

popolazione (anziani, giovani coppie, famiglie monored<strong>di</strong>to, giovani lavoratori che<br />

provengono da altre città del Paese, immigrati), e dai costi <strong>di</strong> locazione che pesano<br />

considerevolmente sul bilancio familiare (in me<strong>di</strong>a 500 euro mensili).<br />

Pur volendo abbozzare una geografia della povertà milanese, il risultato non è del<br />

tutto imme<strong>di</strong>ato: se è vero che con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> maggiore <strong>di</strong>sagio economico e sociale sono<br />

riscontrabili più frequentemente nei quartieri più lontani dal centro - caratterizzati da una<br />

minore accessibilità ai servizi, un maggior degrado urbano e ambientale, una maggiore<br />

microcriminalità - la realtà meneghina si presenta complessa, con micro-aree ad alta<br />

intensità <strong>di</strong> povertà e <strong>di</strong>sagio localizzate un po’ ovunque nella città: da un lato, infatti, i<br />

ceti me<strong>di</strong> e me<strong>di</strong>o-alti tendono ad occupare quartieri o zone della città <strong>di</strong> status sociale e<br />

valore fon<strong>di</strong>ario basso; contemporaneamente si formano micro-ghetti anche nelle zone più<br />

centrali, che si affiancano e alternano ad aree <strong>di</strong> relativo benessere.<br />

Definizione <strong>di</strong> povertà<br />

La povertà corrisponde ad una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> vulnerabilità economico sociale in<br />

ragione della quale un in<strong>di</strong>viduo può accedere in modo limitato a beni essenziali e primari<br />

o a beni e servizi sociali d’importanza vitale e costituisce la principale causa, ma non<br />

l'unica, <strong>di</strong> esclusione sociale o emarginazione. Dal momento che il termine “povertà” può<br />

assumere molteplici significati ed essere impiegato con <strong>di</strong>verse accezioni2, è opportuno, ai<br />

fini della nostra analisi, <strong>di</strong>stinguere quantomeno tra i concetti <strong>di</strong> povertà assoluta e<br />

relativa, poiché dalla scelta del tipo <strong>di</strong> approccio derivano risultati <strong>di</strong>versi.<br />

Quando si parla <strong>di</strong> povertà assoluta si fa riferimento alla mancanza <strong>di</strong> risorse per il<br />

consumo <strong>di</strong> un certo insieme <strong>di</strong> beni e servizi atti a sod<strong>di</strong>sfare le necessità essenziali. Si<br />

definiscono povere le famiglie che <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una quantità <strong>di</strong> risorse inferiori ad un<br />

limite stabilito. Nel fissare tale limite si tiene conto delle esigenze minime per sostenere le<br />

spese <strong>di</strong> vitto, alloggio, abbigliamento, affitto dell’abitazione in relazione alla<br />

composizione del nucleo familiare. In questo modo si definiscono le soglie <strong>di</strong> povertà<br />

variabili secondo la <strong>di</strong>mensione dei nuclei familiari.<br />

1 Caritas Ambrosiana, 7^ Rapporto sulle povertà nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Milano, Milano, 2008.<br />

2 G. Rovati (a cura <strong>di</strong>), Le <strong>di</strong>mensioni della povertà: strumenti <strong>di</strong> misura e politiche, Carocci, Roma, 2006<br />

3


L’essere in povertà <strong>di</strong>pende, però, non solo dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita materiali del<br />

singolo, ma anche dal livello generale <strong>di</strong> benessere della collettività nella quale vive: la<br />

povertà è quin<strong>di</strong> un fenomeno socialmente con<strong>di</strong>zionato e quando nella sua definizione si<br />

tiene conto dell’evoluzione delle norme e dei costumi sociali <strong>di</strong> una collettività si parla <strong>di</strong><br />

povertà relativa. In questo caso, per stu<strong>di</strong>are il fenomeno occorre in<strong>di</strong>viduare un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

posizione (me<strong>di</strong>a, me<strong>di</strong>ana 3 ) al <strong>di</strong> sotto del quale si posizionano coloro che sono<br />

considerati poveri relativamente. In questo caso la povertà è intesa come uno stato <strong>di</strong><br />

esistenza peggiore dello standard della comunità a cui l’in<strong>di</strong>viduo o la famiglia<br />

appartengono e quin<strong>di</strong> viene considerato povero relativamente chi, pur <strong>di</strong>sponendo <strong>di</strong><br />

mezzi <strong>di</strong> sussistenza fondamentali, non è in grado <strong>di</strong> mantenere/sostenere il livello<br />

generale <strong>di</strong> benessere della collettività nella quale vive.<br />

Il concetto <strong>di</strong> povertà relativa è strettamente legato con quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza: si<br />

è poveri se si sta in basso nella <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to. Per cogliere il legame tra povertà<br />

e <strong>di</strong>suguaglianza si considerino due esempi: in un caso, gran parte della popolazione non<br />

riesce a sod<strong>di</strong>sfare quelli che sono i bisogni <strong>di</strong> base, ma lo standard <strong>di</strong> vita è con<strong>di</strong>viso da<br />

tutti gli abitanti; nell’altro caso, la maggior parte delle persone conduce una vita <strong>di</strong>gnitosa<br />

riuscendo a sod<strong>di</strong>sfare i bisogni essenziali, ma c’è <strong>di</strong>stanza tra chi consuma tanto e chi<br />

consuma poco. Nel primo caso, dove tutti sono poveri in senso assoluto, nessuno lo è in<br />

senso relativo, non essendoci <strong>di</strong>suguaglianza. Nel secondo caso, pur non essendoci<br />

povertà in senso assoluto poiché i bisogni essenziali sono sod<strong>di</strong>sfatti, c’è povertà relativa. 4 ,<br />

e questa, come vedremo più avanti, sembrerebbe essere la situazione che caratterizza la<br />

realtà milanese<br />

La misura della povertà relativa<br />

Le stime annuali sul fenomeno della povertà relativa in Italia effettuate dall’Istituto<br />

Nazionale <strong>di</strong> Statistica si basano in maniera prevalente sul confronto tra le spese me<strong>di</strong>e<br />

mensili per consumi delle famiglie rilevate nel corso dell’Indagine annuale sui consumi delle<br />

famiglie italiane. Dal momento che però i dati Istat si fermano al dettaglio regionale, in<br />

questa analisi si fa riferimento a particolari elaborazioni effettuate sui dati raccolti nel<br />

corso della 2^ Indagine sui consumi delle famiglie nel comune <strong>di</strong> Milano 5 , realizzata tra il 2007<br />

e il 2008 da <strong>Camera</strong> <strong>di</strong> <strong>Commercio</strong> e Comune <strong>di</strong> Milano con il supporto scientifico della<br />

società Questlab srl, per offrire un dettaglio informativo che arrivasse alla scala urbana sul<br />

tema dei consumi, che presenta rilevanti <strong>di</strong>fferenziazioni territoriali, impossibili da<br />

cogliere tramite l’Indagine annuale Istat.<br />

3 La me<strong>di</strong>ana è <strong>di</strong>versamente sensibile rispetto alla me<strong>di</strong>a ai red<strong>di</strong>ti molto elevati e alle oscillazioni campionarie: pochi red<strong>di</strong>ti<br />

estremamente elevati possono innalzare significativamente il red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o, che però può non essere rappresentativo dell’effettivo<br />

livello me<strong>di</strong>o delle con<strong>di</strong>zioni economiche della popolazione; la me<strong>di</strong>ana invece in<strong>di</strong>ca il livello <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to che <strong>di</strong>vide le famiglie in due<br />

metà uguali: l’una con red<strong>di</strong>ti superiori o uguali alla me<strong>di</strong>ana, l’altra con red<strong>di</strong>ti inferiori.<br />

4 La misura della povertà assoluta, Meto<strong>di</strong> e norme n. 39, ISTAT, Roma, maggio 2009, pag 14.<br />

5<br />

E’ possibile scaricare il rapporto Indagine sui consumi delle famiglie nel comune <strong>di</strong> Milano – Rilevazione 2007/2008 sul sito<br />

www.milano.consumi.info.<br />

4


La stima dell’incidenza della povertà relativa viene effettuata sulla base <strong>di</strong> una<br />

soglia convenzionale che in<strong>di</strong>vidua il valore <strong>di</strong> spesa per consumi al <strong>di</strong> sotto del quale una<br />

famiglia viene definita "povera" in termini relativi: in base a tale criterio viene considerata<br />

povera relativamente ogni famiglia <strong>di</strong> due persone il cui consumo è inferiore al consumo<br />

me<strong>di</strong>o pro capite. 6<br />

Per il 2007 7, l’Istat calcola che questa soglia per una famiglia <strong>di</strong> due componenti sia<br />

pari a 986,35 euro al mese, l´1,6% in più rispetto al valore dell’anno precedente. Sulla base<br />

della stessa, unica per il territorio nazionale, vengono identificate come povere l’11,1%<br />

delle famiglie italiane residenti, il 5,5% <strong>di</strong> quelle del Nord ed il 4,8% <strong>di</strong> quelle lombarde.<br />

Seguendo la metodologia Istat, per Milano è stata calcolata una soglia <strong>di</strong> povertà<br />

per una famiglia <strong>di</strong> due componenti pari a 1.398 euro mensili, in relazione alla quale<br />

l’incidenza della povertà relativa risulta essere circa il 17,3% (in termini assoluti si<br />

tratterebbe <strong>di</strong> circa 108.000 famiglie e <strong>di</strong> 225.000 in<strong>di</strong>vidui 8 ). Questo risultato, confrontato<br />

anche con il fatto che, se si utilizza la soglia Istat, la percentuale <strong>di</strong> famiglie milanesi che<br />

risulta essere sotto la soglia <strong>di</strong> povertà è pari a circa il 7,8%, sembra a prima vista<br />

controintuitivo. Appare quasi paradossale che nella città più ricca d’Italia si registri una<br />

<strong>di</strong>ffusione della povertà relativa superiore al dato nazionale; tuttavia, focalizzando il<br />

metodo con il quale viene calcolata la soglia, rileva che, proprio per il fatto che a Milano le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e i livelli <strong>di</strong> consumo sono relativamente più elevati <strong>di</strong> quanto si registri<br />

per l’intero territorio nazionale, la stessa assume valori più alti.<br />

La percentuale non trascurabile <strong>di</strong> famiglie milanesi al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong><br />

povertà non rappresenta però una novità. 9 La chiave <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong> questo apparente<br />

paradosso sarebbe proprio nella maggior variabilità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita presenti<br />

all’interno <strong>di</strong> un territorio urbano vasto e, pertanto, articolato come quello milanese. Un<br />

territorio dove sono presenti molte famiglie caratterizzate da una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> consumi<br />

mensili assai elevata ma anche una quantità non in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> famiglie con consumi<br />

6 La soglia <strong>di</strong> povertà relativa, nota come International Standard of Poverty Line (ISPL) e che per una famiglia <strong>di</strong> due componenti è<br />

pari alla spesa me<strong>di</strong>a procapite del paese, si ottiene sommando tutti i consumi registrati per ogni famiglia e successivamente <strong>di</strong>videndo<br />

questa somma per il numero totale dei componenti complessivi <strong>di</strong> tutte le famiglie. Il nucleo <strong>di</strong> riferimento è la famiglia <strong>di</strong> due<br />

componenti; per le famiglie che presentano un numero <strong>di</strong> componenti <strong>di</strong>verso si utilizza un insieme <strong>di</strong> coefficienti <strong>di</strong> correzione per<br />

ricalibrare la soglia, <strong>di</strong> cui un esempio è la cosiddetta scala <strong>di</strong> equivalenza Carbonaro. Si ipotizza cioè che l’ammontare monetario<br />

necessario al conseguimento <strong>di</strong> un determinato benessere vari al variare della <strong>di</strong>mensione familiare, in misura meno che proporzionale<br />

rispetto al numero <strong>di</strong> componenti. Considerando una famiglia formata da un unico componente, la soglia è fissata al 60% della spesa<br />

me<strong>di</strong>a procapite.<br />

Ampiezza famiglie Coefficienti<br />

1 0.60<br />

2 1.00<br />

3 1.33<br />

4 1.63<br />

5 1.90<br />

6 2.16<br />

7 o più 2.40<br />

Fonte: Istat<br />

7 ISTAT, La povertà relativa in Italia nel 2007 – Statistiche in breve, novembre 2008<br />

8 In base ai dati del Comune <strong>di</strong> Milano la popolazione al 2007 è composta da 1.298.196 in<strong>di</strong>vidui e 625.885 famiglie.<br />

9 Benassi D., Biorcio R., La povertà a Milano: alcuni risultati <strong>di</strong> una survey, Università <strong>di</strong> Pavia, 2003. Nel loro stu<strong>di</strong>o raggiungevano risultati<br />

analoghi ai nostri e commentavano che “l’apparente paradosso per cui nella città più ricca d’Italia risulta esservi una <strong>di</strong>ffusione della povertà<br />

superiore alla me<strong>di</strong>a nazionale si spiega con la logica <strong>di</strong> determinazione della soglia <strong>di</strong> povertà relativa [..]. Un elevato livello dei red<strong>di</strong>ti, insieme ad<br />

una significativa <strong>di</strong>suguaglianza nella <strong>di</strong>stribuzione degli stessi, determina una maggiore <strong>di</strong>ffusione della povertà relativa”.<br />

5


me<strong>di</strong>o-bassi o molto bassi, cioè famiglie che possono essere classificate come “a rischio <strong>di</strong><br />

povertà”. Oltre a questi elementi, si rileva inoltre come possa sussistere una relazione<br />

<strong>di</strong>retta fra livello della soglia e percentuale <strong>di</strong> popolazione che sta al <strong>di</strong> sotto della stessa:<br />

più alto è il livello (e questo succede a Milano) maggiore sarà la probabilità <strong>di</strong> trovare<br />

famiglie al <strong>di</strong> sotto della soglia. Si tratta <strong>di</strong> una affermazione intuitiva, ma che può essere<br />

<strong>di</strong>mostrabile statisticamente.<br />

Tramite l’elaborazione <strong>di</strong> soglie aggiuntive <strong>di</strong> povertà, corrispondenti<br />

rispettivamente all’80%, e al 120% della soglia milanese, è possibile in<strong>di</strong>viduare <strong>di</strong>versi<br />

gruppi <strong>di</strong> famiglie, <strong>di</strong>stinti in base alla <strong>di</strong>stanza della loro spesa me<strong>di</strong>a mensile dalla linea<br />

<strong>di</strong> povertà: dalla loro <strong>di</strong>stribuzione emerge ulteriormente la variabilità delle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

vita che caratterizza il territorio milanese che porta a “quantificare” le famiglie sicuramente<br />

povere, quelle appena povere, le famiglie a rischio povertà e le famiglie sicuramente non povere<br />

(Graf. 1).<br />

Grafico 1. Famiglie milanesi povere e non povere sulla base <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse linee <strong>di</strong> povertà. Anno 2007/2008<br />

(composizione percentuale)<br />

Non povere (82,7)<br />

Povere (17,3)<br />

Sicuramente non povere<br />

(75,2)<br />

Linea al 120% (1677 euro)<br />

Linea standard (1398 euro)<br />

Linea all'80% (1118 euro)<br />

Sicuramente povere (10,9)<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

Partendo dal fatto che il 17,3% <strong>di</strong> famiglie milanesi, sulla base <strong>di</strong> quanto in<strong>di</strong>cato<br />

sopra, vengono considerate relativamente povere perché hanno a propria <strong>di</strong>sposizione<br />

una capacità <strong>di</strong> spesa mensile inferiore a quella in<strong>di</strong>viduata come soglia <strong>di</strong> povertà, il<br />

10,9% del totale delle famiglie milanesi presenta livelli <strong>di</strong> spesa me<strong>di</strong>a mensile ancora più<br />

bassi, e precisamente inferiori a 1.118 euro mensili, che corrispondono alla linea standard<br />

<strong>di</strong> povertà ridotta del -20%. Il 6,3% delle famiglie riesce a sostenere una spesa me<strong>di</strong>a<br />

mensile per consumi maggiore <strong>di</strong> 1.118 euro, ma non tanto da superare la soglia <strong>di</strong><br />

povertà. Il 7,7% del totale delle famiglie milanesi non povere riesce ad arrivare ad una<br />

spesa me<strong>di</strong>a mensile <strong>di</strong> 1.677 euro (pari al + 20% <strong>di</strong> quella standard), ma, manifestando<br />

7,7<br />

6,3<br />

6


una capacità <strong>di</strong> spesa molto prossima alla soglia, sopporta fortemente il rischio <strong>di</strong> cadere<br />

in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> povertà. Le famiglie che possono essere considerate sicuramente non<br />

povere sono il 75,2% e sono quelle che presentano profili <strong>di</strong> spesa mensile superiori a<br />

1.677euro.<br />

Certo è che, come evidenziano i dati, il confine tra famiglia povera e famiglia a<br />

basso red<strong>di</strong>to è abbastanza sfumato e che, nonostante le classificazioni statistiche, è<br />

<strong>di</strong>fficile tracciare una vera linea <strong>di</strong> confine tra queste categorie <strong>di</strong> famiglie: al <strong>di</strong> là degli<br />

stu<strong>di</strong> 10 , è lo stesso senso comune che impone <strong>di</strong> riflettere sul fatto che poche decine <strong>di</strong> euro<br />

sono in grado <strong>di</strong> riportare la famiglia, in precedenza considerata povera, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

relativa “tranquillità economica” e viceversa.<br />

Le caratteristiche delle famiglie povere<br />

La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà relativa varia in relazione alle caratteristiche del nucleo<br />

familiare e della persona <strong>di</strong> riferimento (Tabella 1 e Graf. 2). Le famiglie più numerose, pur<br />

essendo <strong>di</strong> meno, sono quelle in cui la stessa ha la maggiore incidenza: tra queste (con 5 o<br />

+ componenti) almeno 1 su 3 (38%) risulta infatti al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> povertà relativa.<br />

Tassi <strong>di</strong> povertà inferiori si osservano al decrescere della <strong>di</strong>mensione familiare: per quelle<br />

formate da 2 a 4 componenti, in me<strong>di</strong>a 1 su 5 si trova al <strong>di</strong> sotto della soglia relativa,<br />

mentre tra quelle unipersonali solo 1 su 8 risulta povera (11,6%).<br />

Inoltre, considerando che la spesa mensile me<strong>di</strong>a delle famiglie milanesi al <strong>di</strong> sotto<br />

della soglia <strong>di</strong> povertà relativa corrisponde soltanto al 34,1% della spesa me<strong>di</strong>a delle<br />

famiglie al <strong>di</strong> sopra della soglia, nel caso delle famiglie numerose, come per quelle formate<br />

da due componenti, si registrano le <strong>di</strong>stanze più ampie rispetto alla me<strong>di</strong>a dei consumi<br />

delle famiglie al <strong>di</strong> sopra della soglia.<br />

Tab. 1 - Famiglie milanesi al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> povertà relativa per numero <strong>di</strong> componenti e<br />

incidenza della povertà relativa, anno 2007/2008 - valori %.<br />

Nr. Componenti Famiglie povere<br />

Incidenza della<br />

povertà relativa<br />

Spesa me<strong>di</strong>a<br />

fam povere/non povere<br />

1 24,6% 11,6% 28,4%<br />

2 38,1% 18,5% 27,5%<br />

3 21,3% 22,0% 36,4%<br />

4 10,4% 20,3% 35,7%<br />

5+ 5,6% 38,0% 27,1%<br />

Totale 100% 17,2% 34,1%<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

10<br />

Caritas Italiana e Fondazione «E. Zancan», Ripartire dai poveri. Rapporto 2008 su povertà ed esclusione sociale in Italia, Il Mulino, Ottobre<br />

2008<br />

7


Graf. 2 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie milanesi per tipologia <strong>di</strong> famiglia e numero<br />

<strong>di</strong> componenti, anno 2007/2008.<br />

5+<br />

4<br />

3<br />

2<br />

1<br />

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000<br />

Spesa me<strong>di</strong>a mensile familiare<br />

totale famiglie famiglie povere<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

Il dualismo economico e sociale presente nella città, che si intravede nella<br />

<strong>di</strong>stinzione tra chi consuma molto e chi consuma poco, trova riscontro nella classificazione<br />

per età della persona <strong>di</strong> riferimento e nella <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>ffusione della povertà relativa<br />

(Tabella 2 e Graf. 3). Questa trova un’incidenza massima nelle famiglie “giovani” (con<br />

persona <strong>di</strong> riferimento fino a 49 anni) si fa più contenuta tra le famiglie adulte (50-64 anni),<br />

per risalire tra quelle con persona <strong>di</strong> riferimento con oltre 65 anni. Le famiglie anziane<br />

presentano la maggiore <strong>di</strong>stanza rispetto alla capacità me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> consumo delle famiglie<br />

analoghe al <strong>di</strong> sopra della soglia <strong>di</strong> povertà. Se quin<strong>di</strong> la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà è legata al<br />

ciclo <strong>di</strong> vita della famiglia e alla partecipazione dei componenti al mercato del lavoro<br />

(essa presenta un tipico andamento a U, alta quando si hanno in famiglia bambini piccoli,<br />

bassa quando il capofamiglia raggiunge l’apice della carriera lavorativa e i figli escono <strong>di</strong><br />

casa, aumenta tra i pensionati), tra i dati si palesa in generale la <strong>di</strong>fficoltà degli anziani a<br />

far fronte alla ridotta capacità red<strong>di</strong>tuale, che spesso si incrocia con la maggiore<br />

vulnerabilità dei giovani che, faticando a trovare una effettiva in<strong>di</strong>pendenza economica o<br />

una stabilità lavorativa, rimangono per lungo tempo “a carico” della famiglia d’origine. E’<br />

anche probabile che, dal momento che i dati fanno riferimento alla capacità <strong>di</strong> consumo e<br />

non del red<strong>di</strong>to, l’incidenza della povertà tra gli anziani possa essere sovrastimata;<br />

tuttavia è anche vero che sono molti gli anziani che hanno tenori <strong>di</strong> vita molto bassi, e che<br />

la temporaneità dei contratti <strong>di</strong> lavoro non solo in ingresso, ma per perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> tempo<br />

prolungato, riduce l'orizzonte temporale dei progetti in<strong>di</strong>viduali e familiari e sovraccarica<br />

la solidarietà familiare.<br />

8


Tab. 2 - Famiglie milanesi al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> povertà relativa per classe <strong>di</strong> età della persona <strong>di</strong><br />

riferimento e incidenza della povertà relativa, anno 2007/2008 - valori %.<br />

Classi <strong>di</strong> età Famiglie povere<br />

Incidenza della povertà Spesa me<strong>di</strong>a<br />

relativa fam povere/non povere<br />

fino 34 anni 9,5% 20,4% 37,5%<br />

35-49 anni 30,4% 20,5% 37,6%<br />

50-64 anni 15,5% 11,2% 39,2%<br />

65+ anni 44,5% 18,0% 29,5%<br />

Totale 100% 17,2% 34,1%<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

Graf 3 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie milanesi per tipologia <strong>di</strong> famiglia e classe d'età,<br />

anno 2007/2008.<br />

65+ anni<br />

50-64 anni<br />

35-49 anni<br />

fino 34 anni<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà è anche legata alla partecipazione al mercato del lavoro<br />

della persona <strong>di</strong> riferimento, alla con<strong>di</strong>zione e alla sua posizione professionale (Tabella 3 e<br />

Graf. 4). Chi sopporta un minor rischio <strong>di</strong> cadere in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> povertà sono le famiglie<br />

<strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori e liberi professionisti e quelle <strong>di</strong> <strong>di</strong>rigenti, <strong>di</strong>rettivi e quadri. Se anche per<br />

impiegati e interme<strong>di</strong> questo si mantiene entro limiti contenuti, il rischio aumenta<br />

sensibilmente sia per i lavoratori in proprio (artigiani, commercianti, ecc..) che per i<br />

pensionati. Assume infine <strong>di</strong>mensioni considerevoli sia per gli operai, soci <strong>di</strong> cooperative e<br />

appren<strong>di</strong>sti che per coloro che si trovano in una con<strong>di</strong>zione non professionale 11, influendo<br />

presumibilmente non poco sulla vulnerabilità economico-sociale delle loro strutture<br />

familiari. Per queste categorie professionali si registra la minor <strong>di</strong>stanza tra la spesa me<strong>di</strong>a<br />

delle famiglie povere rispetto alla spesa me<strong>di</strong>a delle famiglie non povere: visto il labile<br />

confine che separa le famiglie che vivono un <strong>di</strong>sagio economico da quelle che ne sono<br />

considerate esenti, ma classificate a rischio povertà, si può ipotizzare il prevalere <strong>di</strong> analoghi<br />

modelli e abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> consumo, e quin<strong>di</strong> una minor <strong>di</strong>suguaglianza <strong>di</strong>ffusa. Per<br />

concludere, le famiglie povere che registrano la maggiore <strong>di</strong>varicazione rispetto alla me<strong>di</strong>a<br />

11 Disoccupati, casalinghe, inabili al lavoro, altra con<strong>di</strong>zione.<br />

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500<br />

Spesa me<strong>di</strong>a mensile familiare<br />

totale famiglie famiglie povere<br />

9


dei consumi delle famiglie al <strong>di</strong> sopra della soglia sono quelle con persona <strong>di</strong> riferimento<br />

ritirata dal lavoro, le quali spendono il 31,1 % della spesa me<strong>di</strong>a delle famiglie <strong>di</strong><br />

pensionati non poveri.<br />

Tab. 3 - Famiglie milanesi al <strong>di</strong> sotto della soglia <strong>di</strong> povertà relativa per con<strong>di</strong>zione professionale della<br />

persona <strong>di</strong> riferimento e incidenza della povertà relativa, anno 2007/2008 - valori %.<br />

Con<strong>di</strong>zione professionale Famiglie povere<br />

Incidenza della povertà<br />

relativa<br />

Spesa me<strong>di</strong>a<br />

fam povere/non povere<br />

Impren<strong>di</strong>tori e lib. Profess. 1,4% 2,6% 40,1%<br />

Lavoratori in proprio 5,5% 15,7% 32,5%<br />

Dirigenti, <strong>di</strong>rettivi e quadri 0,6% 1,4% 45,6%<br />

Impiegati/Interme<strong>di</strong> 7,1% 8,6% 49,8%<br />

Operai, appr, soci coop. 30,4% 45,6% 53,5%<br />

Ritirati dal lavoro 46,9% 16,9% 31,1%<br />

Non professionale/Co.co. 8,0% 45,1% 61,9%<br />

Totale 100% 17,2% 34,1%<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

Graf. 4 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie milanesi per tipologia <strong>di</strong> famiglia e con<strong>di</strong>zione<br />

professionale, anno 2007.<br />

Non professionale/Co.co.<br />

Ritirati dal lavoro<br />

Operai, appr, soci coop.<br />

Impiegati/Interme<strong>di</strong><br />

Dirigenti, <strong>di</strong>rettivi e quadri<br />

Lav. in proprio<br />

Impren<strong>di</strong>tori e lib. professionisti<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

La <strong>di</strong>stribuzione dei consumi<br />

0 1.000 2.000 3.000 4.000 5.000<br />

Spesa me<strong>di</strong>a mensile familiare<br />

totale famiglie famiglie povere<br />

Si è gia detto che la povertà relativa è un fenomeno strettamente legato alla<br />

<strong>di</strong>suguaglianza nella <strong>di</strong>stribuzione dei consumi: maggiore è la <strong>di</strong>stanza tra le classi <strong>di</strong><br />

consumo più alte e quelle più basse, maggiore sarà la quota <strong>di</strong> persone che risulta<br />

relativamente povera. Nella nostra analisi il punto <strong>di</strong> partenza per le successive<br />

considerazioni è costituito dal risultato primario della 2^ Indagine sui consumi delle famiglie<br />

nel comune <strong>di</strong> Milano, secondo la quale a Milano la spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie è<br />

pari a 2.875 euro; al netto delle spese per il mutuo essa rappresenta il 13% in più rispetto<br />

ai consumi me<strong>di</strong> dell’Italia (2.480 euro) rilevati da Istat per il 2007.<br />

10


I consumi delle famiglie rappresentano una variabile economica utilizzata come<br />

proxy del benessere economico delle stesse e del loro red<strong>di</strong>to, per cui, analizzandone la<br />

capacità <strong>di</strong> spesa al variare <strong>di</strong> alcune caratteristiche, come l’età del capofamiglia, la sua<br />

con<strong>di</strong>zione professionale o la composizione (sia numerica che anagrafica) della famiglia<br />

stessa, saltano in evidenza alcune considerazioni che qui brevemente si richiamano: 1. la<br />

spesa me<strong>di</strong>a mensile aumenta in ragione della numerosità familiare ma in modo meno che<br />

proporzionale, dovuto alle economie <strong>di</strong> scala che si realizzano; 2. il ciclo <strong>di</strong> entrata,<br />

permanenza e uscita dal mercato del lavoro - che coincide in gran parte con l’evoluzione<br />

del ciclo <strong>di</strong> vita della famiglia - con<strong>di</strong>ziona l’ammontare dei consumi familiari; 3.<br />

particolarmente stretto è il legame tra il livello e il tipo <strong>di</strong> consumi praticati dalla famiglia e<br />

la con<strong>di</strong>zione e la posizione professionale; 4. la presenza <strong>di</strong> figli nella famiglia fa crescere<br />

l’ammontare dei consumi familiari caratterizzandone il paniere <strong>di</strong> spesa con beni e servizi<br />

tipici (es. istruzione); 5. nella famiglia composta da un’unica persona così come in quella<br />

monogenitore è fortemente compressa la capacità <strong>di</strong> effettuare spese che non siano<br />

essenziali.<br />

Tab. 3 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie milanesi per con<strong>di</strong>zione professionale. Anno 2007- 2008,<br />

valori assoluti e %<br />

Con<strong>di</strong>zione professionale<br />

Composizione %<br />

delle famiglie<br />

Spesa me<strong>di</strong>a<br />

% <strong>di</strong>ff. rispetto al<br />

consumo me<strong>di</strong>o<br />

Impren<strong>di</strong>tori e lib. Professionisti 9,7% 4.395 56,8%<br />

Lavoratori in proprio 6,0% 2.534 -9,6%<br />

Dirigenti, <strong>di</strong>rettivi e quadri 7,7% 4.044 44,3%<br />

Impiegati/Interme<strong>di</strong> 14,3% 2.718 -3,1%<br />

Operai, appren<strong>di</strong>sti, soci coop. 11,5% 1.801 -35,8%<br />

Ritirati dal lavoro 47,7% 2.684 -4,3%<br />

Altra con<strong>di</strong>zione non professionale** 3,1% 1.270 -54,7%<br />

Totale 100% 2.803*<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

* valore della spesa me<strong>di</strong>a al netto del mutuo.<br />

** <strong>di</strong>soccupati, casalinghe, inabili al lavoro, altra con<strong>di</strong>zione.<br />

Richiamate queste risultanze, e partendo dall’analisi della spesa me<strong>di</strong>a mensile<br />

delle famiglie milanesi in relazione alla appartenenza professionale (Tab. 3), viene subito<br />

in luce la netta <strong>di</strong>stinzione tra quelle che spendono molto <strong>di</strong> più della me<strong>di</strong>a e quelle che<br />

spendono molto <strong>di</strong> meno, chiaro segno della polarizzazione dei consumi che caratterizza<br />

la realtà meneghina.<br />

Le famiglie con una capacità <strong>di</strong> spesa superiore alla me<strong>di</strong>a rappresentano il 17,4% e<br />

sono per lo più con persona <strong>di</strong> riferimento impren<strong>di</strong>tore e libero professionista (9,7%),<br />

<strong>di</strong>rigente e quadri (7,7%), le quali spendono rispettivamente il 56,8% e il 44,3% in più; al<br />

contrario le famiglie con p.r. che lavora in proprio, quelle con p.r. impiegato, operaio,<br />

ritirato dal lavoro e appartenente ad altra con<strong>di</strong>zione professionale, che costituiscono il<br />

restante 82,6%, manifestano una capacità <strong>di</strong> consumo inferiore ai livelli <strong>di</strong> spesa me<strong>di</strong>; il<br />

contesto peggiore è quello al quale devono far fronte le famiglie <strong>di</strong> coloro che<br />

appartengono ad una con<strong>di</strong>zione non professionale, per le quali la spesa risulta ridotta del<br />

54,7% rispetto a quella me<strong>di</strong>a. Per fare degli esempi più puntuali, impren<strong>di</strong>tori e liberi<br />

professionisti spendono me<strong>di</strong>amente quasi una volta e mezza in più degli operai, il 73%<br />

11


in più dei lavoratori in proprio, il 64% in più dei pensionati e oltre due volte e mezza in<br />

più <strong>di</strong> coloro che si trovano in una con<strong>di</strong>zione non professionale.<br />

Classi <strong>di</strong> consumo totale<br />

Tab. 4 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile delle famiglie milanesi per classe <strong>di</strong> consumo e con<strong>di</strong>zione professionale<br />

della persona <strong>di</strong> riferimento. Anno 2007/2008. valori %<br />

< 500<br />

euro/mese<br />

Impren<strong>di</strong>tori e<br />

lib. prof.<br />

N.<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Lav. in proprio<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Dirigenti,<br />

<strong>di</strong>rettivi e<br />

quadri<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Impiegati/<br />

Interme<strong>di</strong><br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Operai, appr,<br />

soci coop.<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Ritirati dal<br />

lavoro<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Non<br />

professionale/<br />

Co.co.<br />

Tot.<br />

Consumi N.<br />

Totale<br />

Tot.<br />

Consumi<br />

- - - - - - - - - - 2,9% 0,4% - - 1,4% 0,2%<br />

500-999 4,0% 0,9% 12,5% 3,3% - - 1,8% 0,6% 21,1% 9,6% 9,5% 2,8% 28,7% 18,1% 9,2% 2,7%<br />

1000-1499 1,2% 0,3% 10,7% 5,9% 19,8% 7,2% 3,2% 1,3% 32,3% 21,6% 13,5% 6,5% 60,1% 59,3% 14,8% 6,7%<br />

1500-1999 8,0% 3,5% 16,7% 10,8% 1,3% 0,6% 40,3% 27,2% 15,0% 14,0% 14,8% 9,5% - 0,0% 16,4% 10,3%<br />

2000-2499 11,6% 5,8% 15,9% 14,2% 10,2% 5,8% 8,6% 7,0% 12,2% 15,4% 17,0% 14,1% 10,4% 18,1% 13,9% 11,1%<br />

2500-2999 6,5% 3,9% 15,6% 17,4% 6,2% 4,2% 16,4% 16,6% 7,4% 11,1% 9,1% 9,3% - 0,0% 9,6% 9,4%<br />

3000-3499 18,1% 13,5% 7,5% 9,6% 17,3% 13,5% 6,3% 7,4% 4,2% 8,1% 8,4% 10,2% - 0,0% 8,9% 10,3%<br />

3500-3999 9,5% 8,1% 7,8% 11,4% 11,5% 11,0% 10,7% 14,4% 3,0% 6,2% 5,1% 7,0% - 0,0% 6,6% 8,7%<br />

4000+ 41,1% 64,0% 13,3% 27,5% 33,7% 57,8% 12,6% 25,5% 4,8% 14,0% 19,6% 40,1% 0,8% 4,5% 19,1% 40,5%<br />

Totale 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100% 100%<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

La spesa me<strong>di</strong>a mensile per classe <strong>di</strong> consumo e con<strong>di</strong>zione professionale (Tabella<br />

4) ci <strong>di</strong>ce che nella fascia a minor consumo (inferiore ai 1500 euro) ricade il 25,4% delle<br />

famiglie milanesi che assorbono il 9,6% dei consumi totali. Sul fronte opposto, le famiglie a<br />

più elevata intensità <strong>di</strong> consumo (superiore ai 3500 euro) concentrano da sole il 49,2%<br />

della spesa totale, un’incidenza quasi doppia rispetto a quella occupata in termini <strong>di</strong><br />

numero <strong>di</strong> famiglie (le sole famiglie che spendono in me<strong>di</strong>a dai 4000 euro in su, e che<br />

rappresentano il 19% del totale, consumano da sole il 40% circa del totale consumi). Tra<br />

questi estremi si collocano le famiglie che hanno profili <strong>di</strong> spesa interme<strong>di</strong> (tra 1500 e 3500<br />

euro) il cui peso sul totale famiglie (48,8%) è abbastanza prossimo a quello sul totale<br />

consumi (41,1%).<br />

Dalla tabella appare anche evidente come l’appartenere ad una determinata “classe<br />

sociale” sia strettamente correlato all’appartenere ad una determinata “classe <strong>di</strong><br />

consumo”. Le famiglie con p.r. operaio e in altra con<strong>di</strong>zione professionale, rappresentanti<br />

famiglie a basso status socio-professionale, tendono a concentrarsi nelle classi <strong>di</strong> consumo<br />

basse o me<strong>di</strong>o-basse; chi invece appartiene ad uno status socio-professionale più elevato<br />

(impren<strong>di</strong>tori-liberi professionisti, <strong>di</strong>rigenti, impiegati) gode <strong>di</strong> un regime <strong>di</strong> spesa più<br />

alto; nella fascia interme<strong>di</strong>a si collocano le famiglie con p.r. lavoratori in proprio, impiegati<br />

e ritirati dal lavoro.<br />

12


A livello generale, nei bilanci delle famiglie le voci che hanno il peso più rilevante<br />

sono quelle relative ad abitazione ed energia, beni alimentari, trasporti e comunicazioni.<br />

È però vero che la composizione dei consumi varia a seconda della <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>sponibilità<br />

economica (all’aumentare del red<strong>di</strong>to la quota delle spese familiari destinata a spese<br />

alimentari <strong>di</strong>minuisce) e propensione al consumo: gran parte del budget delle famiglie<br />

meno abbienti è assorbito dalle spese incomprimibili (alimentari, abitazione, utenze),<br />

mentre quelle a più alto benessere, quin<strong>di</strong> con una capacità <strong>di</strong> consumo maggiore,<br />

spendono maggiormente per acquistare beni e servizi come mobili, elettrodomestici e<br />

servizi per la casa, tempo libero e cultura, altri beni e servizi (vacanze, pasti e<br />

consumazioni fuori casa, onorari, ecc.).<br />

Più nello specifico (Tabella 5), per le famiglie a più elevato status socioprofessionale<br />

(impren<strong>di</strong>tori, <strong>di</strong>rigenti) le principali voci <strong>di</strong> spesa sono abitazione ed<br />

energia, trasporti e comunicazioni, altri beni e servizi (che comprendono vacanze e tempo<br />

libero, cura della persona e assicurazione vita e malattia). I lavoratori in proprio e gli<br />

impiegati si attestano su una tipologia <strong>di</strong> consumi me<strong>di</strong>a. Per operai, ritirati dal lavoro e<br />

persone in altra con<strong>di</strong>zione non professionale le spese relative ad abitazione ed energia e<br />

quelle alimentari risultano preponderanti. Tra questi, i ritirati dal lavoro sono coloro che<br />

spendono <strong>di</strong> più in sanità, mentre gli appartenenti ad altra con<strong>di</strong>zione professionale sono<br />

i principali “consumatori” <strong>di</strong> istruzione e tempo libero.<br />

L’incidenza della spesa per consumi non alimentari è più accentuata tra le famiglie<br />

“benestanti” e proprio nella <strong>di</strong>versa <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> queste è possibile intravedere profili<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza.<br />

Tab. 5 - Spesa me<strong>di</strong>a mensile per consumi delle famiglie milanesi per capitolo <strong>di</strong> spesa e con<strong>di</strong>zione<br />

professionale della persona <strong>di</strong> riferimento. Anno 2007/2008. valori %<br />

Con<strong>di</strong>zione<br />

professionale del capo<br />

famiglia<br />

Impren<strong>di</strong>tori e lib.<br />

professionisti<br />

Alimentari Abbigliamento<br />

Abitazione<br />

/Energia<br />

Capitoli <strong>di</strong> spesa<br />

Arredamenti<br />

Sanità<br />

Trasporti<br />

Tempo<br />

e<br />

libero e<br />

comunica-<br />

istruzione<br />

zioni<br />

Altri beni<br />

e servizi<br />

11,1% 5,5% 37,3% 7,1% 4,7% 11,3% 7,5% 15,5%<br />

Lav. in proprio 16,9% 4,5% 36,2% 3,1% 5,7% 13,1% 5,2% 15,3%<br />

Dirigenti, <strong>di</strong>rettivi e quadri 11,2% 5,2% 34,0% 5,2% 5,3% 16,7% 8,3% 14,0%<br />

Impiegati/Interme<strong>di</strong> 15,2% 5,1% 34,8% 4,3% 7,3% 13,2% 5,4% 14,6%<br />

Operai, apprend., soci coop. 22,0% 4,9% 35,9% 4,1% 3,4% 13,6% 4,3% 11,8%<br />

Ritirati dal lavoro 17,1% 3,1% 39,8% 3,7% 6,1% 15,6% 4,0% 10,5%<br />

Non professionale/Co.co. 23,5% 5,1% 45,5% 2,6% 4,6% 4,8% 7,5% 6,4%<br />

Totale 15,8% 4,2% 37,7% 4,5% 5,7% 14,3% 5,3% 12,5%<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

13


Prendendo in esame la curva <strong>di</strong> Lorenz 13 calcolata per il totale delle famiglie<br />

milanesi (Graf. 5) e determinando l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> Gini, ne emerge un valore<br />

pari a 0,381653. Nella maggior parte delle nazioni europee tale in<strong>di</strong>ce presenta valori<br />

compresi tra 0,24 e 0,36 e per l’Italia l’ISTAT 14 , relativamente all’anno 2006, calcola un<br />

valore pari a 0,328 15 .<br />

Graf. 5 - Curva <strong>di</strong> Lorenz calcolata per il totale delle famiglie milanesi<br />

Consumo me<strong>di</strong>o=<br />

11.128 euro mensili<br />

Consumo me<strong>di</strong>o=<br />

6.059 euro mensili<br />

Consumo me<strong>di</strong>o=<br />

3.986 euro mensili<br />

Consumo me<strong>di</strong>o=<br />

2.550 euro mensili<br />

Consumo me<strong>di</strong>o=<br />

1.290 euro mensili<br />

Curva <strong>di</strong> Lorenz (totale spese)<br />

Linea <strong>di</strong> perfetta uguaglianza<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

0<br />

%<br />

5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 10<br />

% % % % % % % % % % % % % % % % % % % 0<br />

202 famiglie 202 famiglie 202 famiglie 121 81 %<br />

famiglie famiglie<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

La curva <strong>di</strong> concentrazione dei consumi (alla quale sono stati abbinati i livelli <strong>di</strong><br />

spesa me<strong>di</strong> per i <strong>di</strong>versi percentili) mostra come il 10% delle famiglie milanesi, quelle<br />

meno ricche per come è costruita la curva, abbia una capacità <strong>di</strong> spesa pari al 2% del totale<br />

spese per un consumo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 891 euro; come il 25% delle famiglie (le meno abbienti)<br />

abbia un livello <strong>di</strong> consumo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> circa 1.300 euro per un ammontare delle spese<br />

complessivo minore del 10%; il 50% delle famiglie non raggiunga il 25% delle spese, con<br />

un consumo me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 2.550 euro mensili; il 75% delle famiglie abbia a propria<br />

<strong>di</strong>sposizione un consumo che è intorno alla metà <strong>di</strong> quello totale ed una capacità <strong>di</strong><br />

12 Secondo la teoria <strong>di</strong> Engel all’aumentare del red<strong>di</strong>to la quota destinata a spese alimentari <strong>di</strong>minuisce .<br />

13 La curva <strong>di</strong> Lorenz dà informazioni sul grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza presente in una data <strong>di</strong>stribuzione; nel nostro caso essa misura<br />

sull’asse delle ascisse la quota cumulata <strong>di</strong> famiglie, or<strong>di</strong>nate dalla più povera alla più ricca, e sull’asse delle or<strong>di</strong>nate le corrispondenti<br />

quote cumulate <strong>di</strong> spesa. La retta inclinata a 45° rappresenta la situazione <strong>di</strong> perfetta uguaglianza (il 10% delle famiglie possiede il 10%<br />

del consumo, il 20% ne possiede il 20% e così via…). Quando c’è <strong>di</strong>suguaglianza, ossia ad esempio quando il 10% delle famiglie può<br />

accedere a meno del 10% dei consumi, la curva <strong>di</strong> Lorenz giace sotto la bisettrice e, man mano che se ne <strong>di</strong>scosta, la <strong>di</strong>suguaglianza<br />

aumenta, fino ad arrivare al caso limite <strong>di</strong> perfetta concentrazione dove consuma un unico in<strong>di</strong>viduo. L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini dà<br />

un’interpretazione della curva, essendo ottenuto dal rapporto tra l‘area compresa tra la bisettrice e la curva <strong>di</strong> Lorenz e l’area totale<br />

sottesa alla retta inclinata a 45°. L’in<strong>di</strong>ce varia da 0, nel caso <strong>di</strong> equi<strong>di</strong>stribuzione, ossia quando tutte le famiglie presentano lo stesso<br />

livello <strong>di</strong> consumo, a 1, nel caso <strong>di</strong> perfetta concentrazione, quando il consumo è riconducibile ad una sola famiglia.<br />

14 ISTAT, I consumi delle famiglie – anno 2006, luglio 2008<br />

15 La Banca d’Italia nella sua indagine biennale I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2006 (del gennaio 2008) ha calcolato un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

concentrazione <strong>di</strong> Gini misurato sui red<strong>di</strong>ti familiari pari a 0,34, e misurato sui red<strong>di</strong>ti equivalenti pari a 0,323.<br />

14


consumo me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 3.986 euro. Sud<strong>di</strong>videndo l'ultimo "quarto" <strong>di</strong> famiglie (cioè il 25% con<br />

consumi più elevati) in due classi: i "ricchi" (dal 75° al 90° percentile) e i "super-ricchi" (cioè<br />

l'ultimo 10% della <strong>di</strong>stribuzione), si ha che questi ultimi realizzano un po’ meno del 30%<br />

della spesa totale, con un consumo me<strong>di</strong>o superiore agli 11.000 euro mensili. (Graf. 5).<br />

Nel grafico successivo (Graf. 6), relativo alla concentrazione dei consumi delle<br />

famiglie <strong>di</strong>stinguendo tra le spese alimentari e quelle non alimentari, è evidente che<br />

questa, e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>suguaglianza, sia maggiore per le spese non alimentari, rispetto a<br />

quelle alimentari. L’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini corrispondente varia da 0,308286, calcolato per le spese<br />

alimentari, a 0,417445, relativo alle spese non alimentari.<br />

Graf. 6 - Curva <strong>di</strong> Lorenz calcolata per il totale delle famiglie milanesi: confronto tra spese alimentari e<br />

non alimentari<br />

Percentuale delle spese<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Percentuale delle famiglie (o r d in at e in or<strong>di</strong>ne screscente <strong>di</strong><br />

ricchezza)<br />

Curva <strong>di</strong> Lorenz (sp ese alimentari) Curva <strong>di</strong> Lorenz (sp ese non alimentari)<br />

Linea <strong>di</strong> perfetta uguaglianza<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

Analogamente, poiché nella determinazione della soglia <strong>di</strong> povertà relativa assume<br />

una rilevanza notevole il fatto <strong>di</strong> includere o meno le spese per l’affitto, e tenendo conto<br />

<strong>di</strong> quanto nel nostro Paese sia <strong>di</strong>ffusa la proprietà dell’abitazione principale, nell’ultimo<br />

grafico (Graf. 7) sono rappresentate la curva <strong>di</strong> concentrazione della spesa per consumi<br />

delle famiglie includendo la spesa d’affitto, sia figurativo 16 che reale, e la curva della spesa<br />

16 L’affitto figurativo è il costo che deve essere imputato a coloro che occupano l’abitazione <strong>di</strong> cui sono proprietari ed equivale a quello<br />

che tali famiglie sosterebbero affittando ai prezzi vigenti sul mercato immobiliare un’unità abitativa equivalente, in termini <strong>di</strong><br />

caratteristiche, a quella in cui vivono . Istat, Distribuzione del red<strong>di</strong>to e con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita in Italia - Anni 2006/2007 – Statistiche in breve,<br />

<strong>di</strong>cembre 2008, pag. 22<br />

15


per consumi al netto delle spese d’affitto. Si suppone che, a parità <strong>di</strong> livello <strong>di</strong> spesa per<br />

consumi, una famiglia proprietaria dell’abitazione abbia uno standard <strong>di</strong> vita superiore ad<br />

un’altra famiglia che, con lo stesso importo, deve sostenere anche le spese per l’affitto. Il<br />

fatto <strong>di</strong> escludere questa componente, infatti, determina un aumento della <strong>di</strong>suguaglianza<br />

nella <strong>di</strong>stribuzione della spesa per consumi, indotto da una crescita della spesa <strong>di</strong>sponibile<br />

decisamente più accentuata per le famiglie proprietarie <strong>di</strong> immobili, che a parità <strong>di</strong> livelli<br />

<strong>di</strong> spesa per consumi hanno una capacità <strong>di</strong> spesa superiore rispetto a quella delle famiglie<br />

che, con lo stesso importo, devono sostenere anche le spese <strong>di</strong> affitto 16 .<br />

La curva <strong>di</strong> Lorenz relativa alle spese per consumi al netto del fitto è situata al <strong>di</strong><br />

sotto <strong>di</strong> quella calcolata per le spese totali; l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Gini varia da 0,381653 calcolato per il<br />

totale spese, a 0,412154 al netto delle spese per l’affitto.<br />

Graf. 7 - Curva <strong>di</strong> Lorenz calcolata per il totale delle famiglie milanesi: confronto tra spese totali e al netto<br />

delle spese d’affitto.<br />

Percentuale delle spese<br />

100%<br />

90%<br />

80%<br />

70%<br />

60%<br />

50%<br />

40%<br />

30%<br />

20%<br />

10%<br />

0%<br />

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%<br />

Percentuale delle famiglie (o r d in a t e in or<strong>di</strong>ne crescente <strong>di</strong><br />

ricchezza)<br />

Curva <strong>di</strong> Lorenz (al netto delle spese per l'affitto)<br />

Curva <strong>di</strong> Lorenz (totale spese)<br />

Linea <strong>di</strong> perfetta uguaglianza<br />

Fonte: Indagine sui consumi delle famiglie nel Comune <strong>di</strong> Milano, anno 2007/2008 - Elaborazioni Questlab srl<br />

16<br />

Commissione <strong>di</strong> indagine sull’esclusione sociale (2006), Rapporto sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale – Anno 2005, pag. 60<br />

e seguenti.<br />

16


Bibliografia<br />

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esclusione sociale in Italia, Il Mulino, Ottobre 2008<br />

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2001<br />

Commissione <strong>di</strong> indagine sull’esclusione sociale, Rapporto sulle politiche contro la povertà e<br />

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<strong>di</strong>cembre 2008.<br />

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Milano, 2005<br />

17

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