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n. 16 - Il Diario di Castrovillari

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ILDIARIODICASTROVILLARIILDIARIODICASTROVILLARIIL pagina 13 DIARIODICASTROVILLARIILDIARIO Anno 5 n. <strong>16</strong><br />

Civita/I luoghi della memoria e della identità territoriale<br />

In occasione dell’approvazione del progetto<br />

<strong>di</strong> qualificazione e fruizione del<br />

patrimonio culturale - denominato<br />

“Ecomuseo del Paesaggio della Valle del<br />

Raganello. Partecipare al Patrimonio”, finanziato<br />

con fon<strong>di</strong> POR, l’amministrazione<br />

comunale <strong>di</strong> Civita, informano il sindaco<br />

Vittorio Blois e l’assessore alla Cultura e<br />

Turismo, Stefania Emmanuele, ha organizzato<br />

per vener<strong>di</strong> 4 Maggio prossimo, un<br />

convegno <strong>di</strong> presentazione dello stesso.<br />

<strong>Il</strong> progetto ha l’obiettivo <strong>di</strong> coinvolgere i<br />

comuni dell’area della Valle del Raganello<br />

(Civita, Frascineto, Francavilla, Cerchiara<br />

<strong>di</strong> Calabria, S. Lorenzo Bellizzi) in un percorso<br />

<strong>di</strong> qualificazione e valorizzazione<br />

delle vocazioni del territorio, volto alla<br />

istituzione <strong>di</strong> un ecomuseo. Si inizia alle<br />

ore 10.00 al Castello <strong>di</strong> Kruja. <strong>Il</strong> programma<br />

prevede in mattinata, coor<strong>di</strong>nati<br />

dal dr. Francesco Fusca , ispettore del<br />

Ministero della Pubblica Istruzione, il<br />

saluto del sindaco <strong>di</strong> Civita, Vittorio<br />

Blois, e gli interventi <strong>di</strong> Sandro Principe,<br />

assessore regionale alla Cultura, e <strong>di</strong><br />

Nicola Adamo, vicepresidente con delega<br />

al Turismo e ai Beni Culturali della<br />

Regione Calabria. A seguire le relazioni<br />

dei docenti dell’UNICAL, prof.Vito Teti,<br />

del Centro <strong>di</strong> Antropologie e Letterature<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo (Luoghi, non più luoghi,<br />

non ancora luoghi), del prof. Franco Rossi,<br />

del Dipartimento <strong>di</strong> Pianificazione<br />

Territoriale (<strong>Il</strong> paesaggio intorno a noi: consapevolezza,<br />

educazione, responsabilità),<br />

della prof.ssa Stefania Mancuso, della<br />

facoltà <strong>di</strong> Scienze turistiche<br />

CIVITA. Ispirata alla gioia <strong>di</strong> vivere e a<br />

momenti <strong>di</strong> allegria, quella dei fuochi è<br />

una tra<strong>di</strong>zione fortemente ra<strong>di</strong>cata nelle<br />

comunità arbëreshe. I primi tre giorni <strong>di</strong><br />

maggio nella nostra piccola comunità,<br />

appena le ombre avvolgono la quieta vallata<br />

del Raganello, dai tre rioni si innalzano<br />

magiche fiamme che bruciano il lentisco,<br />

“dushku” in arbëresh. Pianta che<br />

cresce in abbondanza nella nostra zona,<br />

possiede un liquido che prende fuoco<br />

facilmente e provoca un piacevole effetto<br />

scoppiettante e fiamme molto alte. I<br />

falò, rappresentano per la comunità civitese<br />

un rito, una tra<strong>di</strong>zione ra<strong>di</strong>cata che<br />

da più <strong>di</strong> 500 anni si tramanda <strong>di</strong> generazione<br />

in generazione. Spesso ci si è chiesti<br />

come mai si accendono i falò nel<br />

mese <strong>di</strong> maggio solo a Civita e per tre<br />

giorni consecutivi, mentre nelle altre<br />

comunità arbëreshe, <strong>di</strong> solito, vengono<br />

accesi per onorare il santo patrono. C’è<br />

chi <strong>di</strong>ce per onorare la primavera che<br />

arriva, chi invece <strong>di</strong>ce che Skanderbeg<br />

usasse i fuochi come segnali <strong>di</strong> fumo<br />

quando combatteva contro i Turchi, altri<br />

<strong>di</strong>cono invece che quando gli albanesi<br />

giunsero nel nostro paese per poter coltivare<br />

i campi dovettero bruciare il lentisco,<br />

altri ancora per riscaldarsi, poiché<br />

non avevano case in cui stare.<br />

Qualunque sia la spiegazione si sa che,<br />

fin dalla notte dei tempi, le feste del<br />

fuoco sono feste del fuoco nuovo, rito <strong>di</strong><br />

Presentazione del Progetto Pilota: “Ecomuseo del Paesaggio della Valle<br />

del Raganello. Partecipare al Patrimonio”. Al Castello <strong>di</strong> Kruja anche<br />

la mostra fotografica “Pollino Photographies Guy Jaumotte”<br />

(Valorizzazione e turismo culturale), del dr.<br />

Florindo Rubbettino, E<strong>di</strong>tore, Presidente<br />

Giovani Impren<strong>di</strong>tori Confindustria<br />

Calabria. Dopo un breve Coffee Break ,<br />

alletato dall’intrattenimento musicale <strong>di</strong><br />

rapso<strong>di</strong>e arbëreshe con i “Fratelli<br />

Rovitti”, si aprirà la seconda sessione con<br />

gli interventi del dr. Vincenzo Santoro<br />

dell’Ufficio Istruzione, Cultura e<br />

Università dell’ANCI (Identità, memoria,<br />

territorio: pratiche per uno sviluppo sostenibile),<br />

del dr. Maurizio Maggi dell’IRES<br />

(Istituto <strong>di</strong> Ricerche Economico-Sociali)<br />

Piemonte (Musei e Nuova Museologia:<br />

esperienze in Italia).Concluderà i lavori la<br />

dr.ssa Maria Stefania Emmanuele, curatrice<br />

del Progetto e assessore alla<br />

Cultura e al Turismo del Comune <strong>di</strong><br />

I falò <strong>di</strong> maggio “kaminezit”<br />

Si rinnova nei primi tre giorni <strong>di</strong> maggio, una tra<strong>di</strong>zione lunga più <strong>di</strong> 500 anni<br />

rinnovamento, purificazione, rigenerazione.<br />

I falò <strong>di</strong> maggio conservano tutti<br />

gli elementi che caratterizzano una festa:<br />

socialità, ritualità, partecipazione attiva<br />

del popolo. Intorno ai falò si danza e si<br />

canta, si forma la famosa vallja, a cui partecipano<br />

uomini donne e bambini. Alle<br />

due estremità si pongono i Kapurall che<br />

tengono in mano un ramo <strong>di</strong> lentisco.La<br />

vallja intona il verso per onorare chi ha<br />

allestito il falò <strong>di</strong>videndosi in due parti: la<br />

prima stu<strong>di</strong>a volta per volta le parole da<br />

cantare, con un ritmo che non cambia da<br />

secoli, l’altra canta ciò che sente. Le<br />

parole e le strofe che si cantano si compongono<br />

al momento. E’ proprio in questa<br />

occasione, che, fino a pochi anni<br />

ad<strong>di</strong>etro, apparvero i primi poeti estem-<br />

poranei, che nel corso degli anni, sono<br />

riusciti a creare dei versi che seppur<br />

nella loro semplicità, hanno saputo<br />

esprimere i momenti più importanti<br />

della storia paesana e del periodo storico<br />

in cui vissero.Quando il verso da<br />

intonare è pronto, la vallja si muove visitando<br />

tutti i falò e facendo cerchio<br />

intorno ad essi, scherza e intona canti <strong>di</strong><br />

augurio o <strong>di</strong> satira sul falò. Quando la<br />

legna è terminata, ognuno torna a casa<br />

portando un po’ <strong>di</strong> cenere per augurio. I<br />

falò <strong>di</strong> maggio nella comunità civitese<br />

ogni anno <strong>di</strong>ventano occasione <strong>di</strong> rievocazione<br />

della memoria storica e della<br />

propria appartenenza etnica.<br />

Flavia D’Agostino<br />

Sportello Linguistico Comune<br />

Totò: da falegname mancato a marionetta<br />

Finì al macero come una vecchia marionetta in <strong>di</strong>suso. Ebbe il<br />

tempo <strong>di</strong> accorgersi, osservando le nuvole, della bellezza del<br />

creato. Questa è la fine del principe Antonio De Curtis, in arte<br />

Totò. È la fine scritta da Pierpaolo Pasolini in “Che cosa sono<br />

le nuvole” film del 1967 e che vide l’ultima apparizione del<br />

principe della risata, con il ruolo <strong>di</strong> Jago, sul<br />

grande schermo. <strong>Il</strong> 15 aprile del 1967 stroncato<br />

da tre infarti consecutivi, muore. E’ morto<br />

Totò? Ne siamo certi? Eppure durante l’anno<br />

lo ve<strong>di</strong>amo sorridere e muoversi buffamente<br />

tra i “liberi” palinsesti televisivi, riproposto<br />

dalle più importanti compagnie teatrali <strong>di</strong><br />

tutto il mondo, cantato e decantato da tutti si<br />

insinua nella nostra quoti<strong>di</strong>anità. In una delle<br />

sue ultime interviste con modestia si espresse:<br />

«…noi attori siamo solo ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> chiacchiere,<br />

un falegname vale certo più <strong>di</strong> noi, almeno il<br />

tavolino che fabbrica, resta nel tempo, dopo <strong>di</strong> lui,<br />

noi attori se abbiamo successo, duriamo massimo una generazione».<br />

Ecco allora chi è Totò! Un falegname mancato, una marionetta<br />

<strong>di</strong> legno buttata al macero. Ma Lui, come il buon Pasolini,<br />

portatore sano <strong>di</strong> una italiana malinconica drammaticità, continua<br />

a vivere nei nostri cuori e nelle nostre menti. Uomini<br />

o caporali non ha importanza, e i 40 anni dalla sua<br />

morte ci scivolano via tra i lucchetti <strong>di</strong> Ponte Miglio<br />

e musical logorati dalle infinite repliche, ma nella sua<br />

amata Napoli c’è chi vuole ricordarlo in modo semplice<br />

e sobrio come i tre “scugnizzi” del rione Sanità,<br />

dove lui è nato, i quali hanno voluto omaggiarlo<br />

interpretandone le poesie più importanti <strong>di</strong>nanzi alla<br />

cappella e<strong>di</strong>ficata nel recinto degli Uomini <strong>Il</strong>lustri del<br />

cimitero <strong>di</strong> Poggioreale. Si addormenta Napoli e la<br />

giornata che ricorda la morte del suo principe giunge<br />

al termine. Domani è un altro giorno, simile agli<br />

altri, ma per tutti noi, è un giorno in più senza Totò.<br />

Angelo e Carlo Pellicano<br />

Civita (Progetto Pilota: L’ecomuseo del<br />

Paesaggio della Valle del Raganello.<br />

Partecipare al Patrimonio). Ecomusei,<br />

sostenibilità, ambiente, economia, cultura,<br />

queste le parole chiave del convegno.<br />

Intento dell’incontro è far emergere la<br />

trama culturale che unisce gli elementi<br />

tipici del territorio - ambientali, paesaggistici,<br />

architettonici, storici, economici, linguistici,<br />

religiosi, folclorici, enogastronomici<br />

- che occorre conoscere sia per<br />

consolidare l’identità locale sia come<br />

premessa per un’azione efficace che<br />

metta il patrimonio culturale locale al<br />

centro dello sviluppo, per dare vita a un<br />

“ecomuseo”. Con questo termine si in<strong>di</strong>ca<br />

un accordo non scritto con il quale<br />

una comunità – istituzioni e citta<strong>di</strong>ni - si<br />

impegna a prendersi cura <strong>di</strong> un territorio,<br />

utilizzando il proprio patrimonio culturale<br />

per aumentarne il valore. Sono<br />

oltre sessanta sparsi per tutta Italia e<br />

raccontano il rapporto tra l’uomo e il<br />

territorio: gli Ecomusei, espressione della<br />

cultura <strong>di</strong> un territorio hanno come<br />

principale riferimento la comunità dove<br />

esse nascono. Questa è la strada che<br />

Civita intende seguire affinché possano<br />

essere agevolate iniziative atte a tutelare<br />

e la valorizzare la memoria storica, la<br />

cultura materiale e il modo in cui le attività<br />

umane e l’inse<strong>di</strong>amento tra<strong>di</strong>zionale<br />

hanno caratterizzato la formazione e<br />

l’evoluzione del paesaggio della Valle del<br />

Raganello, proponendosi, altresì, come<br />

base per la definizione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong><br />

identità a scala locale e regionale. In questa<br />

prospettiva l’Ecomuseo può efficacemente<br />

esercitare un’influenza nei confronti<br />

delle altre politiche in<strong>di</strong>rizzandole<br />

verso forme <strong>di</strong> sviluppo che producono<br />

patrimonio anziché consumarlo. Tale<br />

approccio permetterebbe un salto <strong>di</strong><br />

qualità e un possibile sentiero <strong>di</strong> crescita<br />

fra i limiti della memoria nostalgica da un<br />

lato e i pericoli della mercificazione del<br />

patrimonio culturale dall’altro. Perché<br />

ciò avvenga è peraltro importante che<br />

l’Ecomuseo <strong>di</strong>venti una realtà riconosciuta<br />

e autorevole dal punto <strong>di</strong> vista culturale,<br />

capace <strong>di</strong> porsi come punto <strong>di</strong> riferimento<br />

locale nella valorizzazione del<br />

patrimonio territoriale. In questo contesto,<br />

il convegno si propone <strong>di</strong> presentare<br />

il progetto pilota <strong>di</strong> un Ecomuseo del<br />

Paesaggio della Valle del Raganello<br />

ponendo in relazione i presupposti teorici<br />

e la concreta azione educativa e formativa<br />

e confrontando riflessioni ed<br />

esperienze provenienti dal mondo dell’università,<br />

della scuola, degli enti locali,<br />

delle ONG.<br />

Per l’occasione, concessa dalla Provincia<br />

<strong>di</strong> Potenza, dal 4 al 20 maggio, si svolgerà,<br />

sempre presso il Castello <strong>di</strong> Kruja, la<br />

mostra fotografica “Pollino<br />

Photographies Guy Jaumotte”.<br />

“Fottuti” per la rassegna<br />

“No<strong>di</strong> 2007”<br />

Promossa da Aprustum, in collaborazione con<br />

TeatroNet, promuove la nuova drammaturgia italiana<br />

Secondo appuntamento al Caffè Teatro del Pianto e del Riso per la rassegna teatrale<br />

“No<strong>di</strong> 2007 - intralci <strong>di</strong> drammaturgie” promossa ed organizzata dall’associazione<br />

culturale Aprustum, con il patrocinio del MiBAC, dell’assessorato cultura<br />

e istruzione della Regione Calabria, dell’assessorato mercato del lavoro e politiche<br />

giovanili della Provincia <strong>di</strong> Cosenza. La rassegna, sotto la <strong>di</strong>rezione artistica<br />

<strong>di</strong> Casimiro Gatto, giunta alla sua seconda e<strong>di</strong>zione, ha preso vita grazie alla collaborazione<br />

<strong>di</strong> Aprustum con TeatroNet, circuito <strong>di</strong> teatri friulani, e segna un ulteriore<br />

passo in avanti del grande investimento culturale e sociale che Aprustum sta<br />

facendo sul territorio. Martedì 24, con replica mercoledì 25 aprile, il Teatrino del<br />

Rifo <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, ha presentato “Fottuti” <strong>di</strong> e con Giorgio Monte e Manuel Buttus,<br />

regia <strong>di</strong> Giorgio Monte. Ben ha fatto chi non si è lasciato ingannare dal titolo: il<br />

testo è tutto fuorché un florilegio <strong>di</strong> parolacce. L’unica parola televisiva è quella<br />

del titolo, che è stata pronunciata dagli attori alla fine del testo, proprio per manifestare,<br />

in un impeto <strong>di</strong> amarezza e smarrimento, la profonda <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> proporre<br />

cultura.Testo comico, ironico, <strong>di</strong>ssacrante. Irriverente in primis proprio contro<br />

il mondo del teatro e le sue servitù. Lo spettacolo, in giro da tre anni, mette a<br />

nudo le vite <strong>di</strong> due attori: Giorgio Monte (nei panni <strong>di</strong> un capocomico senza speranze<br />

e talento) e Manuel Buttus (sognatore e attore per caso), due attori che<br />

“beckettianamente” salgono su un palcoscenico con l’ultima sigaretta del condannato<br />

a morte, in attesa <strong>di</strong> un finale che da tragico <strong>di</strong>venta tragicomico. Un <strong>di</strong>alogo<br />

che ha come reale protagonista la parola, in grado <strong>di</strong> provocare, suggerire, ma<br />

anche ferire più <strong>di</strong> ogni arma e <strong>di</strong> ogni “mala parola”.“No<strong>di</strong> 2007” continua, il 13<br />

maggio con lo spettacolo del Centro Me<strong>di</strong>terraneo delle Arti, “L’innaffiatore del<br />

cervello <strong>di</strong> Passannante”, <strong>di</strong> e con Ulderico Pesce. Balzato in questi giorni agli<br />

onori della cronaca su tutte le maggiori testate nazionali, narra la storia <strong>di</strong><br />

Giovanni Passannante, l’anarchico che nel 1878 attentò alla vita <strong>di</strong> Umberto I <strong>di</strong><br />

Savoia. Con un coltellino, proveniente da un paese lucano chiamato Salvia, il giovane<br />

Passannante cercò <strong>di</strong> uccidere il sovrano <strong>di</strong> casa Savoia. Fu catturato e rinchiuso<br />

in una cella sull’isola d’Elba, i famigliari furono internati nel manicomio <strong>di</strong><br />

Aversa. Passannante rimase isolato per do<strong>di</strong>ci anni, anni dopo <strong>di</strong> che fu trasferito<br />

in un manicomio criminale. Morì nel 1910 ed il cranio e il cervello furono esposti<br />

nel Museo criminologico <strong>di</strong> Roma dove ancora oggi possono essere ammirati<br />

pagando due euro. <strong>Il</strong> paese che gli <strong>di</strong>ede i natali fu ribattezzato, per vendetta,<br />

Savoia. Ulderico Pesce, non nuovo a battaglie <strong>di</strong> carattere sociale, con il suo<br />

coraggioso spettacolo si sta battendo per far tornare i poveri resti <strong>di</strong> Passannante<br />

nel paese <strong>di</strong> origine. Chiudono la rassegna teatrale, il 19 maggio, l’Associazione<br />

Mamau & Spazioteatro che presentano mattanza in “Cantu da Passioni”. Lo spettacolo<br />

vuole essere un omaggio all’arte e alte tra<strong>di</strong>zioni polari <strong>di</strong> un’area geograficamente<br />

fondamentale per la comprensione <strong>di</strong> una cultura. Una raccolta <strong>di</strong> poesie,<br />

testi e canzoni capace <strong>di</strong> valorizzare e rinvigorire il patrimonio storico e culturale<br />

<strong>di</strong> un popolo, quello calabrese, la cui storia secolare ha ispirato gran<strong>di</strong> artisti.<br />

Lo spettacolo è stato ispirato da uno dei testi più interessanti della tra<strong>di</strong>zione<br />

popolare sulle ultime ore terrene <strong>di</strong> Gesù “ U rivoggiu da Passioni”.All’interno<br />

della rassegna teatrale anche tre serate de<strong>di</strong>cate al genio <strong>di</strong> Carmelo Bene: si inizia<br />

il 4 maggio con la proiezione <strong>di</strong> “E<strong>di</strong>po Re” <strong>di</strong> Pier Paolo Pasolini e <strong>di</strong><br />

“Hermitage”, scritto e <strong>di</strong>retto da Carmelo Bene. <strong>Il</strong> 5 maggio sarà la volta <strong>di</strong><br />

“Nostra signora dei turchi”, da lui interpretato e <strong>di</strong>retto nel 1968. Si conclude l’11<br />

maggio con “Carmelo Bene e la voce dei Canti”, dai Canti <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong>, trasmesso<br />

su Rai Due in sette puntate nel 1998.<br />

Domenico Donato

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