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MATTEO BOATO, 2006 - <strong>2010</strong><br />
Case, facciate, porte e finestre ubriache in una grammatica dell’immaginazione che<br />
si scalda della memoria di presenze, affetti, narrazioni; centri storici come materia<br />
vivente che si rispecchia nelle carezze di corpi fluttuanti, graffiti nelle concrezioni<br />
del colore; ciuffi di campanili in fantasticate prospettive a volo d’uccello tra<br />
fazzoletti di tetti e campi arati.<br />
Architettonica nei soggetti come nella regola compositiva, la pittura di <strong>Matteo</strong><br />
<strong>Boato</strong> si scopre a suo agio tra le arcate e la pietra lavorata di Casa de Gentili.<br />
La cronaca di cinque anni di ricerche si sfoglia in cento opere che si organizzano<br />
naturalmente in sequenze, tra persistenze iconografiche e amore di geometria. Una<br />
ormai piena maturità d’artista, difatti, ha dato rigore alle intuizioni di <strong>Boato</strong> sulla<br />
serialità caratteristica della visione contemporanea. Il risultato è un diario di<br />
relazioni ritmiche e strutturali che si sviluppano con coerenza, tela dopo tela,<br />
secondo il procedimento dell’improvvisazione e della variazione musicale.<br />
Continua così l’impegno di sempre sulle architetture storiche e le piazze come<br />
organismi e monumenti di intimità domestica e di relazione. La vita che pulsa sotto<br />
la pelle delle “Case danzanti”, con il contrappunto della presenza-assenza<br />
della figura umana, invita ad uno sguardo responsabile verso quella fragile<br />
armonia di storia e ambiente troppo spesso insidiata dalle ruspe e dal cemento.<br />
Ma la produzione di <strong>Boato</strong> respinge ogni tentazione illustrativa strumentando<br />
con consapevolezza crescente un autonomo universo figurativo. Ne fanno parte<br />
le griglie e i lirismi dei “cieli di campi” e le altre concentrate visioni di “Terra ed<br />
Acqua”. Dopo aver abituato il suo pubblico alla forza espressionista del colore,<br />
raggrumato in bioccoli e incrostazioni, <strong>Boato</strong> recentemente ha sperimentato anche<br />
soluzioni meno materiche, che trattengono l’esuberanza della tinta a favore del<br />
segno grafico, o di nuove e più tenui armonie. Ne sono testimonianza i sospesi<br />
notturni della serie “Plenilunio”, accanto ai paesaggi urbani in bianco/nero che<br />
consegnano gli spessori cromatici alle sole figure umane.<br />
La ricerca compositiva si estende anche ai silenzi sottili tra le opere che si<br />
strutturano in coppie e polittici, moltiplicando le possibilità combinatorie<br />
dell’alfabeto visivo di <strong>Matteo</strong>. Un analogo principio informa i 13 lavori dedicati<br />
alla dinamica segreta della relazione di coppia. È la danza a dettare la forma<br />
della serie “Insogno”, che indaga l’alterità e l’incontro nella giostra erotica dei<br />
corpi e della mente. L’ars amatoria di <strong>Boato</strong> porta nel quadro anche la parola<br />
scritta, associando l’atlante degli abbracci e delle fughe degli amanti con le<br />
schegge di frasi rubate, sottratte al flusso del tempo. Da ultimo l’inventario<br />
poetico dell’artista si arricchisce delle immagini scarabocchiate e esuberanti delle<br />
figlie Matilda e Beatrice, ritagliate a risparmio nelle stesure solide del colore. Ed<br />
è proprio strizzando l’occhio alla creatività libera e spontanea dell’arte infantile<br />
K A T I A M A L A T E S T A I T A L I A N O<br />
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