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Il complesso nuragico di Palmavera - Sardegna Cultura

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traumatici, documentata da materiali o strutture. Ceramiche <strong>di</strong> età<br />

repubblicana ed imperiale sono state rinvenute nei nuraghi Bullittas,<br />

<strong>Palmavera</strong>, Sa Lattara, Santu Pedru, Santa Imbenia, Risola, etc., in<br />

grotte naturali (Grotta Dasterru, Grotta <strong>di</strong> Nettuno, Grotta Verde,<br />

Grotta delle Brocche rotte, Grotta dell’Anfora), oppure in domus de<br />

janas riutilizzate (Montiglio de Sas Fadas) o ancora in villaggi nuragici<br />

privi <strong>di</strong> nuraghe (La Cunetta).<br />

In prossimità del nuraghe Paula Tolta sono state <strong>di</strong> recente in<strong>di</strong>viduate<br />

strutture murarie e due cisterne in opera cementizia, riferibili<br />

ad una fattoria che presenta due fasi e<strong>di</strong>lizie <strong>di</strong>stinte, inquadrabili fra<br />

il II-IV ed il VI sec. d.C.<br />

Sono forse <strong>di</strong> età romana le strutture segnalate in località S. Lussorio,<br />

mentre a una piccola villa si riferiscono con ogni probabilità le<br />

rovine in<strong>di</strong>viduate in località Lunafras.<br />

Di maggiore rilievo risultano i resti della ben nota villa <strong>di</strong> Santa<br />

Imbenia: gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> età romana e tardo antica si estendono per alcuni<br />

ettari e sono ora in gran parte interrati.<br />

Le strutture oggi visibili sono costituite dal corpo centrale <strong>di</strong> una<br />

vasta villa rustico-balneare, in opera cementizia e laterizia che si raccorda<br />

ad un impianto termale con vani <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa ampiezza che conservano<br />

pavimenti in mosaico bicolore e policromo, a motivi geometrici<br />

e figurati, e pareti con affreschi lineari policromi o con stucchi a<br />

motivi floreali, geometrici e a figure umane.<br />

Vani rettangolari, <strong>di</strong>sposti verso Sud, lungo la linea <strong>di</strong> costa, dovevano<br />

essere a<strong>di</strong>biti a magazzini. Altre strutture, e<strong>di</strong>ficate non lontano<br />

dalla linea <strong>di</strong> costa, risultano oggi sommerse dal mare.<br />

Nel 1867 lo Spano segnalava in una località imprecisata <strong>di</strong> Alghero<br />

– che si ha ragione <strong>di</strong> credere fosse Santa Imbenia – il ritrovamento<br />

<strong>di</strong> tombe molto ricche, con pavimento in mosaico e corredo <strong>di</strong> collane,<br />

orecchini e anelli d’oro, orecchini d’argento, tazze vitree, statuette,<br />

lampade e piatti <strong>di</strong> terracotta, fra i quali uno con l’iscrizione<br />

Crispini, spade <strong>di</strong> bronzo e ferro, una moneta <strong>di</strong> Settimo Severo.<br />

Nella necropoli <strong>di</strong> Santa Imbenia si trovarono urne cinerarie,<br />

tombe alla cappuccina, sia con fiancate in tufo e coperte da embrici<br />

<strong>di</strong>sposti orizzontalmente, sia del tipo più semplice a sezione triangolare,<br />

cioè con lo scheletro ricoperto da due file <strong>di</strong> embrici <strong>di</strong>sposti a<br />

doppio spiovente.<br />

Sepolture <strong>di</strong> età romana sono venute alla luce sulla spiaggia e nel-<br />

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