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Patriarca - Napoli Bonsai Club

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fLa aggio<br />

storia del<br />

<strong>Patriarca</strong> I parte<br />

di Armando Dal Col<br />

La storia di questo faggio ebbe inizio nel 1970<br />

quando lo vidi piuttosto sofferente fra le rocce; il mio<br />

pensiero fu quello di “soccorrerlo”, cercando di rinvigorirlo<br />

sul posto praticando una consistente potatura sulla<br />

parte aerea della pianta, tagliando nel contempo dei rovi<br />

e rami di altri arbusti vicini per procurargli luce e una<br />

maggiore ventilazione. Lo seguiremo anno dopo anno<br />

attraverso le numerose immagini che lo hanno visto protagonista<br />

salendo ai vertici mondiali.<br />

Questo è il famoso Faggio<br />

“<strong>Patriarca</strong>”, pluripremiato<br />

in Giappone dalla Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association<br />

(NBA), pubblicato la prima volta nella<br />

rivista ufficiale giapponese “BONSAI<br />

SHUNJU” nel 1982 insieme all’autore,<br />

spiegandone la breve storia.<br />

Era stato ripresentato nella<br />

nuova veste nel 1986 in Giappone<br />

all’ “INTERNATIONAL BONSAI AND<br />

SUISEKI EXIBITION” che annualmente<br />

la N B A organizza, classificatosi al<br />

Primo posto fra tutti i concorrenti internazionali<br />

che avevano partecipato<br />

al concorso.<br />

Il Faggio proviene dalla provincia<br />

di Belluno dov’era cresciuto in<br />

mezzo a dei grossi massi, le cui condizioni<br />

di vita erano ridotte al limite<br />

estremo della sopravvivenza.<br />

Fu anche oggetto di “poligono<br />

di tiro”, poiché veniva attaccato<br />

dai cacciatori che sparavano sugli<br />

uccelli che si posavano sulle fronde<br />

dell’arbusto (il tronco verso l’apice<br />

della pianta era semi putrefatto a<br />

causa dei numerosi pallini da carabina<br />

che si erano conficcati nel legno).<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

52 - Armando Dal Col -<br />

I rovi avevano avvolto il faggio,<br />

e così pure i muschi a causa della<br />

compattezza delle branche che impedivano<br />

il passaggio della luce.<br />

Le poche fronde ricche di fogliame,<br />

erano regolarmente mangiate<br />

dai caprioli o da altri erbivori, ma<br />

questo contribuiva a creare una ramificazione<br />

più compatta! La miniaturizzazione<br />

del fogliame, infatti, era<br />

collegata alla “potatura” annuale dei<br />

giovani germogli primaverili che erano<br />

mangiati avidamente dai caprioli


e dalle mucche.<br />

Il faggio fu scoperto nel 1970;<br />

è stato potato drasticamente sul luogo<br />

di crescita per ridurne le dimensioni,<br />

ripulito dalle infestanti, nutrito<br />

per cinque anni sul luogo e, successivamente,<br />

espiantato dopo aver constatato<br />

una sua incredibile ripresa<br />

vegetativa.<br />

L’espianto è avvenuto nella<br />

primavera del 1975. In tale epoca, è<br />

stato possibile determinarne l’età attraverso<br />

gli anelli di crescita annuali,<br />

ricavati dalla porzione radiale della<br />

grossa radice fittonante tagliata che<br />

affondava di lato. Con molte difficoltà<br />

è stato possibile evidenziare ben<br />

duecento anelli!<br />

Fortuna volle che sotto la<br />

base del tronco ci fosse una roccia<br />

piatta che faceva da “vaso” per la<br />

pianta, e così, nel corso dei decenni,<br />

si erano formate delle preziose radici<br />

sottili sotto la base del tronco, proprio<br />

a causa del costante accumulo<br />

delle foglie secche trasformatesi in<br />

prezioso humus, il quale ha favorito<br />

il formarsi di imponenti radici secondarie,<br />

creando un bel Nebari.<br />

Il faggio, nel corso degli anni<br />

ha subìto diversi interventi: è stato ripulito,<br />

potato, scalpellato, innestato,<br />

legato con il filo e con i tiranti; ora è<br />

ritornato in vita, anzi alla vita stessa,<br />

conquistando la dignità di albero<br />

entrando a buon diritto nella storia<br />

dei grandi capolavori dei <strong>Bonsai</strong> occidentali.<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

- Armando Dal Col -53


1. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” fotografato nella<br />

primavera del 1982. La forma del faggio,<br />

se pur imponente nella sua compattezza,<br />

dovrà affrontare ancora molti interventi<br />

per migliorare il suo aspetto nel percorso<br />

<strong>Bonsai</strong>. Dal conteggio degli anelli di crescita<br />

annuale avvenuto nel 1975 all’epoca<br />

dell’espianto, il numero complessivo risultava<br />

di ben duecento anelli, e così nel 1982<br />

il Faggio ha compiuto la veneranda età di<br />

207 anni!<br />

2. Il Faggio com’era nell’ambiente naturale.<br />

Il Faggio come si trovava in natura<br />

all’epoca della scoperta nel 1970. Vedendolo,<br />

mai avrei immaginato la grande<br />

evoluzione che avrebbe avuto dopo essere<br />

stato espiantato. Osservai molto attentamente<br />

quella massa arbustiva. Le sue<br />

dimensioni erano abbastanza contenute<br />

poiché in altezza arrivava sui 150 centimetri<br />

circa; qualche ramo si espandeva sui<br />

200/250 centimetri di larghezza. Anteriormente,<br />

il faggio presentava un gran numero<br />

di rami robusti che avevano la tendenza<br />

a verticalizzarsi, mentre sul lato posteriore,<br />

invece, una grossa roccia aveva ostacolato<br />

lo sviluppo vegetativo, cosicché le<br />

branche presenti crescevano verso l’alto<br />

alla ricerca della luce. Questo particolare<br />

mi aveva creato delle difficoltà nel posizionare<br />

i rami, i quali dovevano orientarsi più<br />

o meno orizzontalmente secondo la logica<br />

bonsai.<br />

3. Il Faggio visto nella primavera del 1982<br />

dopo la grande esplosione dei nuovi germogli.<br />

4. La breve storia del Faggio con l’autore<br />

pubblicata nel 1982 sulla rivista ufficiale<br />

del Giappone “<strong>Bonsai</strong> Shunju” della Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association (NBA). La direzione<br />

della prestigiosa rivista della NBA a<br />

diffusione mondiale, ha voluto dedicarmi<br />

uno spazio sulla rivista, a testimonianza<br />

del crescente interesse del <strong>Bonsai</strong> amatoriale<br />

in Italia.<br />

5. Il Faggio visto nell’autunno del 1982.<br />

L’incessante ritmo delle stagioni ci fa partecipi<br />

del cambio dei colori che una caducifoglia<br />

come il faggio ci regala.<br />

6. Marzo 1983, il Faggio visto dopo la caduta<br />

delle foglie. Il faggio è una pianta<br />

decidua, per cui a fine inverno ci offre una<br />

immagine molto suggestiva ammirandolo<br />

senza fogliame. La forma è ancora molto<br />

ampia, e la zona apicale del tronco deve<br />

essere risanata e snellita.<br />

7. Cavità del faggio risanate da numerosi<br />

pallini di carabbina.<br />

1<br />

2<br />

4<br />

6<br />

3<br />

5<br />

7<br />

8


11<br />

12<br />

13<br />

9 10<br />

8. Vistose cavità risanate verso la zona<br />

apicale del tronco del faggio. Dopo aver<br />

tolto con sgorbie e scalpelli la parte di<br />

legno imputridita causata dai numerosi<br />

pallini di carabina e dai muschi, avevo<br />

spalmato della cera d’api per proteggere le<br />

ferite dagli attacchi funginei patogeni.<br />

9. Primo piano di una cavità risanata.<br />

Dopo aver tolto il legno putrido con sgorbie<br />

e frese, le cavità sono state trattate<br />

con fitofarmaci e successivamente protette<br />

con la cera d’api.<br />

10. Innesto per approssimazione tra due<br />

grosse branche. Quanti anni saranno stati<br />

necessari per formare questa saldatura<br />

naturale?<br />

11. Innesti sul faggio con la varietà “Tricolor”.<br />

Il faggio era diventato sempre più<br />

vigoroso, così tentai con successo di innestare<br />

un paio di rametti con la varietà<br />

“Tricolor” dal colore rosso rosato con sfumature<br />

bianche.<br />

12. Alcuni tiranti per abbassare le branche<br />

del faggio. Con dei tiranti di tessuto resistente<br />

ho potuto abbassare le estremità<br />

delle branche, facilitando il passaggio della<br />

luce.<br />

13. Il Faggio <strong>Patriarca</strong> con l’innesto riuscito.<br />

Il Faggio incomincia ad assumere una<br />

forma leggermente triangolare secondo i<br />

canoni della filosofia giapponese.<br />

14. Il Faggio è stato temporaneamente<br />

interrato a causa di un incidente accadutogli.<br />

Infatti, appena fotografato il supporto<br />

aveva ceduto trascinando la pianta<br />

per terra. Il bordo del vaso aveva protetto<br />

i rami della pianta, ma non il contenitore.<br />

Ho dovuto interrare subito il faggio per<br />

non correre dei rischi poiché era appena<br />

entrato in vegetazione. Ho applicato un<br />

frangivento per proteggere parzialmente<br />

la pianta.<br />

15. Anno 1985, son passati per il faggio i<br />

primi dieci anni di percorso <strong>Bonsai</strong>. L’estate<br />

del 1985 ci presenta un’altra immagine<br />

del faggio nella lenta trasformazione<br />

verso la perfezione. Il rinvaso del faggio<br />

era stato fatto in primavera a causa della<br />

rottura accidentale del vaso; ma questo<br />

vaso è solo provvisorio poiché non è molto<br />

adatto alle dimensioni della pianta.<br />

16. Primo piano del Nebari del Faggio patriarca.<br />

Il vaso non è adatto poiché risulta<br />

essere troppo piccolo, pur tuttavia il faggio<br />

non sembra risentirne per la scarsità di<br />

terriccio a disposizione dell’apparato radicale.<br />

17. Le “cinque” stagioni del Faggio Patriar-


ca. Il faggio (a livello di <strong>Bonsai</strong>), fa parte<br />

di quel ristretto gruppo di caducifoglie che<br />

trattiene più a lungo le foglie sulla pianta,<br />

infatti,in talune piante molto compatte le<br />

foglie resistono fino alla fine di febbraio o<br />

più prima di cadere completamente. L’albero<br />

spoglio evidenzia la struttura della<br />

ramificazione, e ci offre l’opportunità di<br />

verificarne meglio gli interventi correttivi<br />

futuri.<br />

18. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” ai vertici della<br />

classifica mondiale. Il Faggio nel 1986<br />

presentato al concorso mondiale, aveva<br />

raggiunto una forma triangolare molto<br />

“accattivante” e probabilmente poco conforme<br />

alla naturale forma dei vecchi faggi<br />

isolati. E’ stato comunque molto apprezzato<br />

al Concorso Internazionale in Giappone,<br />

salendo ai vertici della classifica mondiale,<br />

ed io ebbi l’onore di ricevere dalla Nippon<br />

<strong>Bonsai</strong> Association uno speciale diploma<br />

di merito per la creazione del Faggio.<br />

19. Aprile 1986, le gemme setose “pulsano”<br />

di vita, e già le prime foglioline appaiono.<br />

E’ uno spettacolo emozionante, poiché<br />

in pochi giorni l’albero si coprirà di una miriade<br />

di tenere foglioline. Il faggio è stato<br />

rinvasato un mese prima in questo pregevole<br />

vaso artigianale Tokoname giapponese,<br />

appositamente costruito da un vecchio<br />

maestro vasaio, il quale aveva usato una<br />

tecnica antica ormai in disuso per la cottura<br />

del vaso, come quella del controllo del<br />

raffreddamento con il fuoco d’erba che gli<br />

ha conferito un aspetto “vetrificato”.<br />

20. Maggio 1987, il Faggio è letteralmente<br />

“esploso”, coprendosi di una miriade di<br />

tenere foglioline. La primavera è già alle<br />

spalle, e il faggio prosegue il suo percorso<br />

evolutivo.<br />

21. Luglio 1990,mia moglie Haina posa di<br />

fianco al Faggio patriarca. L’estate è già<br />

arrivata, ma il verde fogliame non ha sofferto<br />

per le alte temperature verificatesi.<br />

22. Agosto 1993, il Faggio <strong>Patriarca</strong> è sempre<br />

più imponente.<br />

23. Novembre 1995, il Faggio ha una veste<br />

dorata. Sono trascorsi già vent’anni<br />

dall’epoca dell’espianto del faggio in natura<br />

e, vedendo la foto iniziale mai avrei<br />

pensato di portarlo ad una simile perfezione.<br />

Grazie per le emozioni che mi dai mio<br />

caro amico <strong>Patriarca</strong>!<br />

24. Dicembre 1996, il Faggio a riposo invernale.<br />

Per affrontare il rigore del freddo<br />

invernale, preferisco interrare il faggio con<br />

il suo prezioso vaso in un letto di foglie le<br />

quali assicurano protezione e umidità co-<br />

La storia del faggio patriarca - I parte<br />

56 - Armando Dal Col -<br />

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30. Aprile 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong> si è risvegliato con un<br />

fogliame dalle sfumature rosate, che emozione! Che abbia<br />

voluto premiarmi per la ricorrenza dei venti anni del Grande<br />

Premio del 1986 che ha avuto in Giappone? Quest’anno<br />

poi, inizia il suo quarto decennio del percorso <strong>Bonsai</strong> e se<br />

ci sarà sempre qualcuno che gli presterà le necessarie cure<br />

potrà essere ammirato ancora per diverse generazioni. Ripercorrendo<br />

a ritroso il suo percorso iniziale, difficilmente<br />

si poteva ipotizzare un così straordinario risultato, il quale<br />

lo ha visto protagonista entrando nella storia del <strong>Bonsai</strong>.<br />

Questo è stato possibile grazie alla mia costante dedizione<br />

31<br />

stante alle radici. Ma attenzione! Le<br />

foglie da utilizzare devono provenire<br />

da alberi sani, poiché nel caso contrario<br />

cederebbero eventuali fitopatie<br />

sulle radici della pianta provocando il<br />

pericoloso “male del colletto”.<br />

25. Marzo 2002, l’apparato radicale<br />

del Faggio <strong>Patriarca</strong> messo a nudo per<br />

l’ennesima volta. Erano trascorsi sette<br />

anni dall’ultimo rinvaso, ma non potevo<br />

attendere oltre, poiché c’erano due<br />

tre rami che mostravano evidenti segni<br />

di “stanchezza”.<br />

26. Ennesimo rinvaso del Faggio <strong>Patriarca</strong>.<br />

Primavera 2002, il Faggio è<br />

stato rinvasato e rimesso nel suo pregevole<br />

vaso Tokoname artigianale giapponese.<br />

Haina si appresta a terminare<br />

il rinvaso, conficcando il terriccio negli<br />

spazi vuoti con l’ausilio dei bastoncini.<br />

27. Primavera 2005, il risveglio del<br />

Faggio <strong>Patriarca</strong> suscita sempre un’immensa<br />

emozione. Sono trascorsi nel<br />

frattempo trent’anni di coltivazione<br />

nel suo percorso <strong>Bonsai</strong> (più cinque<br />

anni sul luogo di crescita), e ad ogni primavera<br />

c’è sempre una certa apprensione<br />

nell’attesa di vederlo rivegetare. I<br />

trent’anni trascorsi dal suo espianto dal<br />

luogo in natura sono un ricordo lontano<br />

per il Faggio, poiché il suo percorso evolutivo<br />

nella veste di <strong>Bonsai</strong> l’ha affrontato<br />

con nuovo vigore, ma soprattutto<br />

consapevole di aver acquisito rispetto e<br />

dignità nel mondo degli Alberi.<br />

28. Febbraio 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong><br />

coperto di neve. Un altro decennio è appena<br />

trascorso e ne inizia un quarto. Ed<br />

è così che il Faggio <strong>Patriarca</strong> festeggia<br />

nel 2006 la veneranda età di 231 anni!<br />

29. Il Faggio ammirato dal lato opposto.<br />

Il posto d’onore nell’area del giardino<br />

è stato riservato al Faggio che lo<br />

fa apparire come un trofeo, orgoglioso<br />

di aver raggiunto i massimi livelli in<br />

campo internazionale.<br />

ininterrotta se ho potuto raggiungere simili risultati, grazie<br />

anche –e soprattutto- al prezioso aiuto di mia moglie Haina<br />

divenuta mia discepola per il suo intenso amore per la<br />

natura, uniti poi ad una mia continua sperimentazione su<br />

moltissime specie di piante, maturando delle tecniche bonsaistiche<br />

innovative, alcune delle quali sono state prese<br />

in prestito e “copiate” da molti bonsaisti sia nazionali che<br />

internazionali, desiderosi anch’essi di ottenere splendidi risultati.<br />

31. Aprile 2006, i coniugi Armando e Haina Dal Col posano<br />

compiaciuti di fianco al Faggio <strong>Patriarca</strong>.


A lezione di suiseki<br />

Liberamente tratto da:<br />

Stile e Gusto<br />

Circa la valutazione delle rocce, nell’apprezzamento “raffinato” e “volgare” (popolare)<br />

di Mr.Wangyigao, master nell’apprezzamento del suiseki, raccolto nel fiume Yangtze in Cina<br />

a cura di Luciana Queirolo e Ben Li<br />

Il valore delle pietre soddisfa l’esigenza<br />

spirituale delle persone<br />

ed i valori spirituali e culturali<br />

dell’arte, al pari delle opere d’arte<br />

dell’uomo.<br />

Opere d’arte suddivise tra<br />

gusti raffinati e gusti popolari, non vi<br />

sono punti di stile superiore o inferiore:<br />

sono il riflesso della cultura artistica<br />

del creatore.<br />

Sotto il personale condizionamento<br />

di una pietra meravigliosa,<br />

suddivisa in gusti raffinati e popolari,<br />

ci sono superiori o inferiori punti di<br />

stile per assaporare il gusto e la rifles-<br />

Stile e Gusto 58 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />

sione del giudizio.<br />

L’Apprezzamento delle pietre,<br />

della scultura, della calligrafia<br />

e della pittura è l’apprezzamento<br />

di eleganti lavori d’arte e di attività<br />

culturali, che hanno regole estetiche<br />

comuni, hanno un proprio autonomo<br />

linguaggio artistico, sono in grado<br />

anche di usarsi reciprocamente come<br />

riferimento, ma non possono essere<br />

copiate meccanicamente ed applicate<br />

servilmente.<br />

La loro differenza principale<br />

sta nella soglia di sensibilità che può<br />

essere molto alta oppure molto bassa,<br />

a prescindere dall’apprezzamento<br />

delle rocce da parte di esperti e<br />

studiosi, rispetto alla gente comune<br />

o gente ignorante che possa partecipare.<br />

Tutti i partner possono, in larga<br />

misura, partecipare; ragionevolmente,<br />

può essere definita come eleganza<br />

notevolmente “volgare”.<br />

Essa gode dell’idea della<br />

pietra,ma il fascino suscitato dal<br />

shangshi può anche mostrare estrema<br />

differenziazione. Ya-Bo (eleganti<br />

e volgari) sono impressionanti<br />

pietre di considerevole eleganza sia<br />

antiche che moderne; fondono allineandolo<br />

il magnifico interesse per<br />

la natura a comprendere il significato<br />

artistico, percepito attraverso la<br />

meditazione sulla filosofia della vita;<br />

di volgare, nient’altro che una buona<br />

gente sconosciuta che insegue lo<br />

sconosciuto pericolo al fine di ottenere<br />

un profitto meraviglioso come<br />

obiettivo finale.<br />

La conoscenza di Calligrafia,<br />

Pittura, Scultura ed altri artefatti<br />

umani appartiene alla cultura d’élite,<br />

e si è sempre realizzata all’interno<br />

di gruppi sociali d’élite. Dopo più di<br />

5000 anni di graduale sviluppo, si ha il<br />

sostegno sistematico teorico dell’apprezzamento<br />

artistico, si ha il supporto<br />

di una ricerca professionale e<br />

didattica delle istituzioni ( università<br />

etc), ci sono critici d’arte Jiangshan<br />

(esperti del territorio), e molto prima,<br />

l’impegno nel promuovere la<br />

divulgazione dell’arte ed il patrimonio<br />

del Tai Jiang (contea a sud-ovest<br />

di Guizhou). Di conseguenza, un artista<br />

al medesimo tempo Elegante


e Volgare (Popolare), spesso facilmente<br />

ottiene il consenso della comunità<br />

Yi Xingcheng.<br />

Riconosciuti dalle tradizioni<br />

classiche tramandate, le loro capacità<br />

artistiche e di espressione artistica<br />

sono molto qualificate; radicate profondamente<br />

nell’arte, ma anche ricche<br />

di originalità artistica, hanno una<br />

individualità intensa, con divario tra<br />

opere apparentemente normali, di<br />

dimensione meravigliosa, ma sfuggente<br />

(Uygur) (gli Uiguri oggi vivono<br />

principalmente nella Regione Autonoma<br />

del Xinjiang).<br />

I dipinti di Bai Qi Shi, ad esempio,<br />

possono sembrare semplici, ma<br />

è principalmente per l’applicazione di<br />

tecniche, che le sue opere sono piene<br />

di innocenza, e l’innocenza infantile,<br />

naturale, cordiale, e quindi elegante,<br />

è d’elite.<br />

Un altro esempio è Huang<br />

Binhong, contando su una forte competenza<br />

nelle linee di calligrafia, dal<br />

nero, denso, spesso contenuto di inchiostro<br />

pesante di parole forma lo<br />

stile vigoroso delle sue opere, i suoi<br />

quadri non hanno molti colori luminosi,<br />

non adula sui generis, così è elegante.<br />

...<br />

La pietra meravigliosa diventa<br />

un articolo del collezionista<br />

emergente. Il suo valore è sradicato<br />

dall’importanza estetica unica<br />

della forma come apparenza esterna,<br />

che divenne naturalmente nel<br />

tempo.<br />

Ma le bella pietra è lo speciale<br />

prodotto naturale in funzione<br />

dell’ambiente, il suo meccanismo di<br />

formazione e l’aspetto morfologico<br />

non ha una forma fissa e l’aspetto<br />

di un solo modello, non vi è un tema<br />

prestabilito, non vi è alcun limite naturale<br />

(Tai Mei). Il cosiddetto “Gente<br />

differente ha differenti punti di vista”<br />

chiunque sappia apprezzare, conosce<br />

la comprensione attraverso il proprio<br />

addestramento di conoscenza.<br />

A causa dell’irregolarità della<br />

partecipazione della sua comunità;<br />

perché è molto difficile avere<br />

l’opportunità di lasciare ogni Shi<br />

Stile e Gusto<br />

- Luciana Queirolo e Ben Li -59


A lezione di suiseki<br />

Zhongji, lasciare la società nella stessa<br />

piattaforma di valutazione, perché<br />

il sistema difetta nel godere dell’istruzione<br />

di orientamento teorico (Shang<br />

Dan) di cui stiamo discutendo a causa<br />

di una formazione di accumulo a<br />

lungo termine di esperienze sociali e<br />

congiuntamente per seguire le norme<br />

che disciplinano i principi sociali<br />

e di seguito, a causa che l’idea dei<br />

conoscitori professionisti delle pietre<br />

meravigliose è originale nella concezione;<br />

infinitamente varie, rispettivamente<br />

strette ed all’estremità,<br />

queste realtà rifiutano di accettarsi<br />

reciprocamente.<br />

Alla valutazione delle meravigliose<br />

pietre “eleganti e volgari”,<br />

anche di tutti i generi, è preferita la<br />

pietra popolare, che per la società<br />

vale per piantare; è, naturalmente, la<br />

mescolanza di gente buona e gente<br />

“difettosa” (Longshehunza ); bene e<br />

male è difficile da distinguere.<br />

Chi ha goduto concretamente<br />

nella pratica del shangshi, ha<br />

goduto di tutto il corpo della pietra<br />

al fine di decidere di scegliere la meravigliosa<br />

pietra che ha suscitato il<br />

suo interesse ed ha inoltre deciso di<br />

concentrare il suo livello di apprezzamento<br />

per la Shangshi determinando<br />

differenze interessanti tra gusto raffinato<br />

e volgare.<br />

Le Shangshi (pietre meravigliose)<br />

mostrano una varietà di immagini<br />

fisiche che possono essere<br />

indubbiamente sconosciute, ma è<br />

solamente agli iniziati che l’apprezzamento<br />

approfondito riflette ciò<br />

che pensa il vettore.<br />

Le Shangshi sono il prodotto<br />

della Natura, della complessità<br />

dei suoi relativi cambiamenti, della<br />

connotazione di grandezza, di copiose<br />

manifestazioni, di difficile visione<br />

d’insieme. Ma, soltanto quando una<br />

prominente caratteristica individuale<br />

che rappresenta il prodotto di alta<br />

qualità, nello stile della sua scuola, è<br />

presente, l’oggetto è una rappresentazione<br />

classica.<br />

Le necessità di godere di ogni<br />

parte della pietra attraverso profondi<br />

studi e auto-coltivazione, l’energia<br />

(Yi) l’attenzione e l’impegno che vi<br />

si concentrano, solo allora si può<br />

esplorare per afferrare la conoscenza<br />

Stile e Gusto 60 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />

di lei; occorre apprezzare l’intero con<br />

la realizzazione dell’insieme e non<br />

indipendentemente, scopri allora il<br />

suo toccante punto luminescente,<br />

prosegui sulla tua ricerca per creare,<br />

l’atmosfera affettiva è alta.<br />

Non è un modello fisso, una<br />

semplice norma, come ad esempio in<br />

gioielleria di oro e di argento, con le<br />

sterline da spendere, contando sulla<br />

risorsa finanziaria per chiamare 斤<br />

(Jin) Due spendono, vale a dire, la banalità<br />

può essere alta.<br />

Molte persone si fermano<br />

alla rappresentazione della Shangshi<br />

cercano novità facendo il semplice<br />

confronto con immagini fisiche (Butsuzo),<br />

amano parlare di “What is it<br />

like”; “Questa cosa è niente, questa<br />

cosa è tutto”; riconosce Shi Zhong,<br />

l’illuminazione individuale, riconosce<br />

il tema, la chiara connotazione,<br />

riconosce l’incarnazione, chiara<br />

performance, rimanda sul “leggere”<br />

è negligente nel “godere”; non<br />

guarda alla individualità unica della<br />

Shangshi, non guarda alla connotazione<br />

energetica della Shangshi, non<br />

guarda la forza espressiva dell’arte<br />

delle Shangshi, manca di opinione<br />

individuale, in mancanza di un pensiero<br />

indipendente, si approvvigiona<br />

all’umore generale della società per<br />

godere (Shi Zhe);<br />

forse viola le regole dell’estetica artistica:<br />

è perplesso nei dettagli, non<br />

può vedere l’insieme, indulge nelle<br />

stranezze, non vede l’opinione pubblica,<br />

infatuato dal “fiato del tesoro”,<br />

mette in mostra la ricchezza e l’onore,<br />

dai quali gode l’idea di imbarcarsi<br />

la pietra, l’avvertimento nel selezionare<br />

la Shangshi fu veramente difficile<br />

da dire per l’altezzosità.<br />

Pur tuttavia, il generale umore<br />

della società così va, si diffonde<br />

ampiamente, permette di godere la<br />

pietra in modo giusto e sbagliato sino<br />

ad essere confuso, difficile distinguere<br />

i gusti raffinati e popolari.<br />

“Volgare” corrisponde ad “elegantemente”,<br />

molte cose, le cose di strato<br />

superficiale, le cose popolari. “Volgare”<br />

sta seguendo il gregge ed il<br />

plagio, non già una interpretazione<br />

auto.creativa e di pensiero, e sempre<br />

con la testa degli altri dietro alle<br />

cose.<br />

Poiché gode dell’insieme della<br />

pietra e non possiede la realizzazione<br />

del difetto, la testa nella sabbia<br />

e non sapendo, andando soddisfatto<br />

di se stesso, va essendo arrogante e<br />

presuntuoso.<br />

Gode della notizia del possesso<br />

della pietra che è la ruota e la<br />

sincronizzazione sociale; anche se un<br />

po’ non piace, al momento immaturo


ma a rotazione in avanti tutta, certamente<br />

sarà maturo, alla fine.<br />

Shangshi come portatrici<br />

della cultura del tempo, una volta<br />

che abbiano rispecchiato lo stile di<br />

uno status personale, abbiano inoltre<br />

attirato gli sguardi sullo stile<br />

dell’umano spirito, il loro personale<br />

status elegante volgare, finalmente<br />

potrà passare attraverso l’attenzione<br />

storica, esaminato attentamente<br />

come punto di riferimento. Si potrebbero<br />

trovare le Shangshi che nella<br />

storia si sono distinte, sono sicura-<br />

mente quelle che hanno esse stesse<br />

l’artistica e culturale connotazione,<br />

ci trasmettono che il tempo gode<br />

dell’idea della pietra tramandata, registrando<br />

il momento di godere della<br />

pietra, per sviluppare il percorso delle<br />

Shangshi come cosa preziosa.<br />

Mr.Wangyigao è un famoso collezionista che gode di enorme popolarità nella raccolta delle pietre<br />

del Yangtze River. Ingegnere strutturale, così come Direttore Generale della Sichuan Yibing<br />

Jiujia Trade Company, Presidente del Consiglio di Sichuan Yibing Jiuqiang Real Estate Development<br />

Company.<br />

Colleziona opere d’arte antica cinese, pittura storica, porcellane appartenenti alle dinastie Song<br />

e Yuan. Il signor Wang ama la Natura e la sua propensione lo portò a raccogliere rare pietre naturali<br />

del fiume Yangtze. La sua raccolta ha superato i 200 pezzi di pietre rare e di oltre 100 pezzi<br />

di porcellana delle dinastie Tang, Song, Yuan, Min, Qin. Il suo cavallo per la raccolta si chiama:<br />

Zhiweizhai.<br />

Stile e Gusto<br />

- Luciana Queirolo e Ben Li -61


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

di Roberto Raspanti<br />

e Carlo Scafuri<br />

Il Pa d r e<br />

storia di un cipresso<br />

Il cipresso è un’essenza che mi ha sempre suscitato<br />

un sentimento di grande ammirazione, sia per<br />

il senso di austerità che trasmette, sia per la sua<br />

simbologia, così fortemente legata al concetto<br />

di resurrezione. Questi elementi, uniti alla forma<br />

svettante verso il cielo, fanno di quest’albero il guardiano<br />

per antonomasia di chiese e cimiteri.<br />

I cipressi di Arles dipinti da Van Gogh (foto 1),<br />

o quelli di Bolgheri resi immortali da Carducci, riconducono<br />

ad un immaginario denso di significati di un<br />

albero longevo e mitico.<br />

Pur avendo colonizzato gran parte dell’areale<br />

italiano, ed in special modo della Toscana, trovare<br />

piante di cipresso educabili a bonsai non è facilissimo.<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

62 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

Soltanto nel corso di anni sono riuscito ad<br />

avere dei materiali degni di nota con caratteristiche<br />

interessanti per farne dei bonsai di pregio. Uno<br />

di questi è “il padre”, un cipresso così chiamato in<br />

omaggio a mio padre che me lo segnalò al ritorno<br />

da un’escursione in montagna. La raccolta di questo<br />

araki avvenne alla fine degli anni novanta; pur non<br />

avendo grandi capacità e conoscenze bonsaistiche,<br />

mi resi conto immediatamente dell’enorme potenziale<br />

di questo materiale. L’albero presentava caratteristiche<br />

che mai avevo riscontrato su altri cipressi<br />

che avevo osservato. Visitando diverse cipressete,<br />

avevo potuto apprendere come i cipressi si deversifichino<br />

tra loro per crescita e qualità del fogliame, così


Roberto Raspanti - Curriculum Professionale<br />

come per la corteccia e il portamento della chioma.<br />

Ciononostante tutti i cipressi hanno una caratteristica<br />

che li accomuna tutti: la forza. Sono dotati di una<br />

grande energia e vigoria vegetativa, caratteristiche<br />

queste che se ben canalizzate, permettono di ottenere<br />

in breve tempo delle chiome molto mature<br />

e rifinite. “Il padre” aveva una magnifica corteccia,<br />

dalla texture scurissima, molto spessa e magnificamente<br />

fessurata. Era inoltre dotato di un portamento<br />

molto inusuale per un cipresso: un’enorme chioma<br />

sviluppata in orizzontale, quasi fosse un ginepro<br />

da giardino, e poi un movimento avvitato del tronco,<br />

probabilmente determinato da eventi meccanici<br />

difficilmente attribuibili a fattori come neve, frane o<br />

Dal 1997 ferquenta regolarmente la scuola<br />

“<strong>Bonsai</strong> creativo Europe School” ottenendo<br />

nel 2001 la qualifica di “istruttore di 3° livello”.<br />

Si interessa di realizzazioni di piccoli<br />

spazi verdi, con riferimenti specifici circa il<br />

giardinaggio orientale, la realizzazione di<br />

giardini acquatici e di laghetti per koi.<br />

Novembre 1997: 3° class. nel concorso “bonsai<br />

creativo” svolto a Frosinone.<br />

Novembre 1998: 3°class. nel concorso “bonsai<br />

creativo” svolto a Latina.<br />

Settembre 2000: Cura la progettazione e la<br />

realizzazione dello spazio espositivo dell’associazione<br />

“Pistoia <strong>Bonsai</strong>” alla Biennale del<br />

fiore di Pescia (medaglia d’oro come migliore<br />

spazio espositivo presentato da amatori).<br />

Settembre 2002: Cura la progettazione e la<br />

realizzazione dello spazio espositivo del “Coordinamento dei <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong>s della Toscana” alla Biennale del fiore di<br />

Pescia ( medaglia d’oro come migliore spazio espositivo presentato da amatori).<br />

Maggio 2001 : Un allestimento bonsai dal titolo “tra i rami soffiano venti antichi” vince il premio di” miglior Tokonoma”<br />

a Roma presso l’Orto Botanico.<br />

Giugno 2002 : A S. Sofia (FO), vince la selezione nazionale “Talento italiano 2002”. Tale affermazione lo candida<br />

come il bonsaista rappresentante l’Italia nel Concorso “Talento Europeo 2003” che si svolgerà a Maggio nella Repubblica<br />

Ceca, nell’ambito del congresso Europeo del <strong>Bonsai</strong> (EBA).<br />

Ottobre 2002: Viene invitato in qualità di dimostratore alla manifestazione bonsai So-Saku tenutasi a Roma.<br />

Diversi articoli vengono pubblicati su bonsaitalia. Numerosi articoli sono stati pubblicati in internet e all’interno<br />

del “Notiziario del coordinamento bonsai clubs della Toscana”.<br />

Aprile 2003: In occasione del Congresso Nazionale UBI, tenutosi a Fermo, vince il premio IBS per il bonsai (Istruttori<br />

bonsai & suiseki).<br />

Maggio 2003: In occasione della mostra del Coordinamento <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> della Toscana, svoltasi a Pisa una sua<br />

pianta vince il premio “Miglior <strong>Bonsai</strong>”. La stessa pianta si aggiudica inoltre il premio “Memorial Elio Boni” , quale<br />

miglior pianta autoctona presente in mostra.<br />

Giugno 2003 :In occasione del congresso EBA tenutosi a Jihlava (Repubblica Ceca) risulta il vincitore del concorso<br />

“new talent contest” , il più ambito premio per i giovani bonsaisti emergenti, al quale partecipano i rappresentanti<br />

di tutte le associazioni nazionali europee.<br />

Settembre 2003: Entra a far parte del Collegio Nazionale Istruttori <strong>Bonsai</strong> e Suiseki (I.B.S.)<br />

Ottobre 2003: Viene invitato quale dimostratore alla seconda edizione della mostra So-Saku tenutasi a Roma.<br />

Dicembre 2003: Riceve l’attestato di “arte e mestiere” presso la <strong>Bonsai</strong> Creativo Europe School.<br />

Maggio 2004: Con la lavorazione di un cipresso si aggiudica il prestigioso trofeo “arcobonsai” riservato agli istruttori.<br />

Maggio 2005: Dimostratore Congresso EBA Arco di Trento<br />

Ottobre 2005: Menzione di merito So-Saku Roma (buxus)<br />

Ottobre 2006: Vincitore trofeo So-Saku Demo Award Roma (cupressus)<br />

Novembre 2006: Premio presidente UBI <strong>Napoli</strong> (cupressus)<br />

Febbraio 2007: Menzione di merito Congresso UBI Fermo (cupressus)<br />

Settembre 2007: Giudice unico mostra bonsai centro italia Foligno - giudice unico per il bonsai 10° coordinamento<br />

Emilia Romagna e S. Marino (Cesena)<br />

Settembre 2008: Espositore e dimostratore BCI-IBS Congress St. Vincent (Olea oleaster & demo cupressus)<br />

Settembre 2009: Menzione di merito per il bonsai categoria istruttori Giareda R. Emilia (pinus silvestris)<br />

Settembre 2009: Secondo classificato demo istruttori a confronto Giareda R. Emilia (juniperus sabina)<br />

o quant’altro. Osservai che era l’unico in quella zona<br />

ad avere un portamento simile. L’ipotesi più plausibile<br />

della sua strana crescita è che dipendesse dalla<br />

deflagrazione di qualche ordigno bellico lanciato durante<br />

la seconda guerra mondiale. Ad avvalorare tale<br />

ipotesi, il ritrovamento a pochi metri dallo scavo, di<br />

una scheggia di bomba, sulla quale tuttora prospera<br />

un kusamono di sassifraga.<br />

Ricordo ancora tutta l’operazione di raccolta.<br />

Lo prelevammo con una enorme zolla che dovemmo<br />

necessariamente alleggerire stesso sul luogo di raccolta;<br />

tale operazione ci permise di scoprire un apparato<br />

radicale già ben formato. Una volta a casa lo invasammo<br />

in un grosso mastello nero (foto 2 - il vaso nero<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -63


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

garantisce un riscaldamento più rapido rispetto agli<br />

altri, in virtù del fatto che il nero non riflette le radiazioni<br />

luminose, e quindi si può ottenere una migliore<br />

emissione di nuove radici) utilizzando come substrato<br />

solo pomice dalla grana grossolana. Ritengo che<br />

la pomice sia un materiale idoneo per l’attecchimento<br />

e la corretta coltivazione dei cipressi; esso garantisce<br />

caratteristiche ottimali in fatto di leggerezza,<br />

drenaggio, ed ossigenazione delle radici.<br />

“Il padre”, oltre a dover superare lo shock<br />

della raccolta, aveva bisogno di produrre abbondante<br />

vegetazione. La granulometria usata assicurava<br />

proprio questa rapida crescita di cui ero alla ricerca.<br />

Il primo step di lavoro, a due anni dalla raccolta,<br />

fu assai poco stressante: un alleggerimento<br />

generale della vegetazione, il posizionamento di un<br />

vecchio ramo discendente e l’abbozzo delle porzioni<br />

di legna secca derivanti dalla potatura di un grosso<br />

ramo (foto 3).<br />

Ricordo che il cipresso può essere lavorato<br />

in diversi periodi dell’anno; tutto dipende dalla tipologia<br />

degli interventi che andremo ad operare. Per<br />

quelli di una certa importanza - come prime significative<br />

impostazioni o piegature su tratti particolarmente<br />

ostici - è preferibile attendere il periodo di<br />

stasi vegetativa invernale (dicembre e gennaio). Per<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

64 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

2 3<br />

1


interventi meno importanti -<br />

come una semplice filatura con<br />

conseguente modellatura - si può<br />

operare sia in primavera che autunno.<br />

E’ anche possibile filare<br />

e modellare nel mese di agosto,<br />

purché non si debbano fare grosse<br />

torsioni. Il mese di giugno, invece,<br />

è l’ideale per praticare incisioni<br />

sulla corteccia utili a raccordare<br />

jin e shari: in questo mese la linfa<br />

scorre copiosa ed i calli cicatriziali<br />

si sviluppano in poco tempo.<br />

Per tutto il periodo dell’attecchimento,<br />

ho seguito un protocollo<br />

di coltivazione preciso e<br />

rigoroso, che mi ha permesso di<br />

rinforzare adeguatamente “il padre”,<br />

e di fargli produrre una vegetazione<br />

più che abbondante (foto<br />

4). Preparare in modo coscienzioso<br />

i materiali necessari ad una prima<br />

impostazione è paragonabile<br />

al lavoro di allenatore che prepara<br />

un atleta per un grande appuntamento:<br />

nulla viene lasciato al<br />

caso, tutto viene programmato<br />

fin nei minimi particolari!<br />

La scelta oculata del substrato<br />

di coltivazione, ha permesso<br />

di effettuare una massiccia<br />

concimazione organica per tutta<br />

la stagione di crescita, il tutto coadiuvato<br />

da una esposizione ottimale,<br />

e dall’applicazione di acidi<br />

umici e di concimi fogliari addizionati<br />

a microelementi. In questo<br />

modo, oltre alla produzione di<br />

un’incredibile massa vegetativa,<br />

è stato raggiunto il massimo vigore<br />

dell’esemplare che ha scongiurato,<br />

tra l’altro, l’insorgenza di<br />

patologie derivanti da funghi e da<br />

micidiali tracheomicosi. L’elevato<br />

vigore raggiunto dalla pianta viene<br />

testimoniato dalle minuscole<br />

gocce di resina cristallizzate tra<br />

le scaglie delle squame. Tale fenomeno<br />

viene talvolta scambiato<br />

per un attacco di cocciniglia, ma in<br />

realtà è la dimostrazione dell’ottimo<br />

lavoro svolto finora.<br />

Con l’aiuto dell’amico -<br />

maestro Sandro Segneri, iniziam-<br />

mo ad analizzare il cipresso nel suo<br />

insieme; ne scegliemmo il fronte<br />

e pianificammo gli interventi da<br />

fare. Passammo alla potatura di<br />

tutta la vegetazione superflua per<br />

il disegno finale, per poi legare e<br />

modellare minuziosamente tutte<br />

le branche utili (foto 5). Il padre rispose<br />

bene a queste prime operazioni,<br />

ed a distanza di un solo anno<br />

fu possibile eseguire il rinvaso nel<br />

primo vaso bonsai (foto 6, 7).<br />

Il nebari si presentava<br />

con molte buone radici radiali al<br />

tronco, e quelle poche fittonanti<br />

vennero prontamente rimosse,<br />

permettendo così di utilizzare un<br />

vaso non troppo profondo. Superata<br />

brillantemente anche questa<br />

fase delicata e critica, mi concentrai<br />

sulla sua corretta coltivazio-<br />

4 5<br />

6 7<br />

ne, cercando di fargli raggiungere<br />

quanto prima il vigore ottimale.<br />

E’ trascorso un altro anno, è<br />

il 2005, ed “il padre” appare estremamente<br />

forte e vigoroso, con vegetazione<br />

bella densa e suddivisa.<br />

Si riprende la modellatura dell’albero,<br />

questa volta mirata a far<br />

emergere tutte le particolarità ed i<br />

suoi pregi; la legna secca dovrà essere<br />

rifinita ad hoc, la vegetazione<br />

sfoltita e riordinata per applicare<br />

la filatura (foto 8-15). Il cipresso<br />

ha un legno molto ricco di resina<br />

e dall’inconfondibile odore. Con la<br />

tecnica dello strappo, si riescono<br />

(in special modo a legno fresco)<br />

a realizzare interessanti opere di<br />

jinning; si sfibra manualmente il<br />

legno, un po’ per volta, seguendo<br />

e scoprendo nuovi fasci tirando<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -65


8<br />

9<br />

10<br />

11


12<br />

13<br />

14<br />

15


Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />

fuori il movimento e l’evolvere del<br />

tempo inciso nella pianta. Successivamente<br />

si può passare il fuoco<br />

sulla legna secca che, oltre a eliminare<br />

tutti i pelucchi, leviga, invecchia<br />

e indurisce il legno. Sono<br />

tutti lavori questi, che oltre ad evidenziare<br />

i punti di pregio, permettono<br />

di entrare ancor più in sintonia<br />

con l’albero. Durante queste<br />

fasi si possono notare nuovi particolari<br />

e punti di interesse. Tali<br />

operazioni sono particolarmente<br />

emozionanti e gratificanti per un<br />

bonsaista: l’albero finalmente inizia<br />

a prendere quella forma desiderata<br />

e immaginata per anni... finalmente<br />

il bonsai si materializza,<br />

ma tanto, tanto più bello di quanto<br />

avevo immaginato.<br />

16<br />

17 18<br />

19 20<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

68 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />

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22<br />

Il Padre. Storia di un cipresso<br />

- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -69


25<br />

23 24<br />

E’ il 2006, il cipresso è pronto per la terza ed<br />

ultima modellatura (foto 16-30). Quando si inizia a filare<br />

una così ragguardevole pianta quasi si rimpiange<br />

d’aver fatto il bonsaista, ma la meticolosità e la<br />

lunga filatura ci permettono di apprezzare, rivalutare<br />

e di entrare ancor più in intimità con l’albero, di<br />

rinforzare con esso un legame che dura da anni, e di<br />

finalizzare nuovamente tutto il lavoro nell’espressione<br />

artistica raffigurante un albero in miniatura.


27<br />

29<br />

26<br />

28<br />

30


L’opinione di...<br />

Al f r e d o S A l A c c i o n e<br />

www.bonsailab.it<br />

L’ occasione della <strong>Bonsai</strong> Competition ci consente, questo mese, di<br />

raccogliere l’opinione di un giovane bonsaista di Milano, di recente<br />

nominato istruttore IBS.<br />

Il bonsai, sin da piccolo, lo ha scelto. Lui ha fatto del bonsai una sua<br />

scelta di vita. Un amante delle montagne, delle sfide, ma sempre disponibile<br />

e attento verso chi comincia la propria bonsai-do.<br />

Non vi anticipo altro, e vi lascio in compagnia delle parole di Alfredo.<br />

Buona lettura,<br />

Pietro Strada<br />

Alfredo Salaccione<br />

72 - Pietro Strada -<br />

intervista a cura di Pietro Strada


Ciao Alfredo, dal tuo sito<br />

leggo che la passione per i bonsai nasce<br />

a 13 anni, in uno storico negozio<br />

di Milano. Lì i tuoi genitori ti regalarono<br />

un libro e un piccolo acero. Poi<br />

varie esperienze, come autodidatta,<br />

fino al 1999, anno dell’incontro con<br />

Salvatore Liporace. Dopo un periodo<br />

di perfezionamento sotto la guida di<br />

Donato Danisi e Patrizia Cappellaro,<br />

tre anni intensi presso lo Studio Botanico,<br />

dove maturi una bella esperienza<br />

a fianco di Liporace, contribuendo<br />

attivamente alla cura, alla<br />

ristrutturazione e alla realizzazione<br />

di moltissimi bonsai. Dal 2005 intraprendi<br />

la tua carriera professionale,<br />

iniziando a collaborare con Oltre il<br />

Verde, centro bonsai di Cernusco sul<br />

Naviglio (MI) http://www.oltreilverde.com,<br />

presso il quale tieni lezioni<br />

di tecnica per il bonsaiclub Amici del<br />

Verde. Nel 2006 hai vinto il concorso<br />

per il talento Italiano, rappresentando<br />

l’Italia al congresso Eba ad<br />

Ostenda, ed hai realizzato il tuo sito<br />

web (www.bonsailab.it). Nel 2007<br />

hai organizzato la prima edizione<br />

della Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> Competition.<br />

In questi anni hai presentato e<br />

preparato diverse piante per mostre<br />

regionali, nazionali ed internazionali.<br />

Sei stato inoltre invitato per<br />

dimostrazioni in Italia e in diversi<br />

paesi europei.<br />

Beh.. innanzitutto un ringraziamento<br />

per la disponibilità che hai riservato<br />

a B&S M in questi due giorni che ti<br />

hanno visto molto impegnato per la<br />

<strong>Bonsai</strong> Competition. A nome della<br />

redazione i complimenti e gli auguri<br />

per la tua crescita professionale....a<br />

proposito, notizia freschissima, a<br />

Settembre 2009 sei stato nominato<br />

istruttore IBS! Cosa ha significato<br />

per te ?<br />

Sin dai tempi dello Studio<br />

Botanico, quando ho cominciato a<br />

frequentare persone come Patrizia<br />

Cappellaro, Donato Danisi e lo stesso<br />

Salvatore Liporace, mi sono reso<br />

conto che, lavorare con degli istruttori,<br />

confrontarmi con loro, era uno<br />

passo praticamente obbligatorio per<br />

migliorare il mio percorso. In seguito<br />

a queste considerazioni la scelta<br />

di diventare istruttore è diventata<br />

praticamente un mio obiettivo. Ogni<br />

anno preparavo la documentazione,<br />

ma poi per un motivo o per l’altro non<br />

la consideravo mai sufficiente, sino a<br />

che ci sono riuscito. L’esame IBS è<br />

stato un esame in piena regola, non<br />

è stata una formalità. Ed è una cosa<br />

che mi è piaciuta molto, un valore<br />

positivo sia per il mio lavoro, sia per<br />

quello dell’IBS.<br />

Sono contento di essere entrato<br />

nell’IBS, di far parte di questo<br />

gruppo.<br />

Il tema di questi due giorni<br />

è ovviamente la seconda edizione<br />

della “Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> competition”,<br />

manifestazione organizzata<br />

da te assieme ai responsabili di Oltre<br />

il Verde (ricordiamo che la BC è una<br />

manifestazione alla quale possono<br />

partecipare solo bonsai di amatori/<br />

collezionisti, ed è riservata a bonsaisti<br />

non professionisti). Ci puoi illustrare<br />

le differenze rispetto all’edizione<br />

della manifestazione 2007 ?<br />

Innanzitutto abbiamo ridotto<br />

il numero delle piante e di conseguenza<br />

degli espositori. Nel 2007 abbiamo<br />

avuto 92 partecipanti, e questo aveva<br />

creato diversi problemi logistici e organizzativi,<br />

il più evidente di tutti la<br />

gestione degli spazi espositivi. Probabilmente,<br />

quando è nata questa<br />

idea della <strong>Bonsai</strong> Competition, siamo<br />

andati a stimolare molti amatori che<br />

non avevano mai partecipato ad una<br />

mostra, e quindi la risposta all’iniziativa<br />

è stata, da un certo punto di<br />

vista, superiore alle aspettative, costringendoci<br />

ad esporre le piante in<br />

spazi ristretti.<br />

Quanti partecipanti avete<br />

previsto per questa edizione?<br />

Proprio per evitare i piccoli<br />

disagi che si sono verificati nella prima<br />

edizione abbiamo deciso di ridurre<br />

il numero degli espositori a 65, un<br />

numero che corrisponde alla reale<br />

disponibilità della serra, appunto per<br />

poter dare uno spazio più degno ad<br />

ognuno degli espositori.<br />

Questa scelta ha comportato<br />

anche una selezione dal punto di<br />

vista qualitativo?<br />

L’idea della manifestazione è<br />

e rimane sempre quella di poter dare<br />

una possibilità a tutti di partecipare<br />

e poter esporre la propria pianta.<br />

Chiaramente, dato anche il forte miglioramento<br />

qualitativo delle piante<br />

lavorate dagli amatori, alcuni criteri<br />

di selezione sono stati applicati.<br />

Ci sono differenze anche nelle<br />

attività di supporto alla mostra?<br />

Sì, c’è stato un forte impegno<br />

da parte nostra per cercare di migliorare<br />

le attività a contorno della mostra,<br />

cercando di creare, con proposte<br />

culturali all’interno del vivaio, un<br />

percorso di stimolo o quantomeno di<br />

curiosità, verso il mondo del bonsai<br />

o più in generale della cultura orientale,<br />

anche per persone non addette<br />

ai lavori. Abbiamo quindi ospitato<br />

una mostra di francobolli dedicati al<br />

bonsai, una esposizione di shitakusa<br />

e kusamono curata da Gianpaolo<br />

Scoglio e una dimostrazione di<br />

qwan ki do. Oltre naturalmente alle<br />

lavorazioni di Sandro Segneri e Nicola<br />

Crivelli.<br />

Alfredo Salaccione<br />

- Pietro Strada -73


L’opinione di...<br />

Come si è presentata la distribuzione<br />

geografica dei partecipanti?<br />

E’ molto legata all’area in cui<br />

operate tu e Oltre il Verde oppure<br />

l’interesse per questa manifestazione<br />

si è dimostrato più esteso?<br />

Direi che l’interesse per la<br />

manifestazione è andato al di là delle<br />

nostre aree di influenza, si sono<br />

presentati espositori provenienti dal<br />

Piemonte, dal Veneto, dalla Liguria,<br />

dall’Emilia e dalla Svizzera.<br />

E come valuti il livello medio<br />

delle piante presentate ? Quali a tuo<br />

parere le essenze preferite?<br />

Posso dire che a distanza di<br />

due anni il livello medio delle piante<br />

presentate e della competenza degli<br />

amatori è sicuramente cresciuto, per<br />

quanto riguarda le essenze quest’anno<br />

c’è stata una netta prevalenza di<br />

ginepri, per la versatilità dell’essenza.<br />

Però, dato il periodo, non sono<br />

mancate le latifoglie. In termini percentuali<br />

direi un 60% per le conifere<br />

e 40% per le latifoglie.<br />

Come hai trovato lo spirito<br />

dei partecipanti?<br />

Direi in linea con lo spirito<br />

della manifestazione. Lo definirei<br />

uno spirito olimpico. Qui le persone<br />

possono ritrovare il gusto di partecipare<br />

e di esporre, di mettersi in gioco<br />

senza un livello d’ansia eccessivo<br />

mantenendo comunque la consapevolezza<br />

di quello che vanno a fare.<br />

Confermo però quanto detto prima,<br />

il livello medio delle piante presentate<br />

si è alzato, come si è alzato il livello<br />

della presentazione delle stesse.<br />

Alfredo Salaccione<br />

74 - Pietro Strada -<br />

Per esempio nel 2007 arrivavano<br />

piante senza tavolino, quest’anno la<br />

cura dell’esposizione e dei particolari,<br />

come piante di compagnia e muschiatura<br />

è stata maggiore.<br />

Avete dovuto respingere<br />

qualche iscrizione per non ottemperanza<br />

alle regole della manifestazione?<br />

Oppure tutta la fase preparatoria<br />

si è svolta regolarmente ?<br />

No, tutto si è svolto regolarmente<br />

e non ci sono stati problemi.<br />

Questa formula che avete<br />

ideato, ovvero il fatto di far partecipare<br />

solo bonsai di proprietà di amatori/collezionisti<br />

come è stata accolta<br />

dai partecipanti e dai colleghi?<br />

I colleghi hanno accolto senza<br />

problemi l’iniziativa, non ci sono<br />

stati assolutamente difficoltà. Per<br />

quanto riguarda i partecipanti, oltre<br />

all’entusiasmo, soprattutto nella prima<br />

edizione, ci sono state alcune polemiche.<br />

Ritengo quindi giusto chiarire<br />

un concetto di fondo legato al regolamento<br />

della manifestazione. Questa<br />

formula non vieta il fatto che la pianta<br />

possa essere lavorata con l’aiuto<br />

di un istruttore o di un club, perché<br />

questo sarebbe negare la realtà del<br />

bonsai in Italia. A parte l’impossibilità<br />

materiale di effettuare dei controlli di<br />

merito, lo spirito con il quale Sergio<br />

Della Torre (uno dei due fratelli responsabili<br />

della Oltre il Verde n.d.r.)<br />

ha voluto organizzare la manifestazione<br />

è proprio<br />

il poter<br />

riconoscere,<br />

con i premi<br />

della BC,<br />

l’impegno di<br />

chi fa bonsai<br />

per passione,<br />

investendo<br />

tempo, spesso<br />

“rubato”<br />

alla famiglia, e<br />

soldi (piante,<br />

vasi, attrezzi<br />

ecc.).<br />

La formula ha favorito una<br />

maggior partecipazione? A tuo parere<br />

i partecipanti si sono sentiti più<br />

tutelati rispetto ad altre manifestazioni<br />

dove la presenza mista, di<br />

istruttori ed amatori, forse consentiva<br />

una competizione meno equilibrata.<br />

In parte sì, conosco amatori<br />

che negli anni si sono allontanati da<br />

alcune competizioni a causa di questo.<br />

Penso che sia molto importante<br />

dare maggiore spazio e risalto al<br />

bonsaisimo amatoriale. Poi va valutato<br />

anche il problema del periodo<br />

in cui si svolge la mostra, la sovrapposizione<br />

con altre iniziative e il fatto<br />

che le persone non possono essere<br />

dappertutto, quindi decidono dove<br />

è più opportuno andare, anche in<br />

base a criteri economici….visti i tempi.<br />

L’edizione precedente si era svolta<br />

in Novembre, e non c’erano altre<br />

mostre in quel periodo, difatti stiamo<br />

valutando, per la prossima edizione,<br />

di riproporre la BC a Novembre.<br />

Vista in prospettiva futura,<br />

ritieni che il fatto di dividere in maniera<br />

chiara i ruoli (dell’amatore/<br />

collezionista e dell’istruttore/professionista)<br />

all’interno delle manifestazioni<br />

bonsaistiche possa migliorare<br />

il successo e la credibilità di<br />

queste manifestazioni?<br />

Penso che sarà un passo<br />

necessario. Nel senso che ci sono<br />

amatori e collezionisti che lavorano<br />

benissimo. Il discorso è che un pro-


fessionista, proprio perché tale, ha a<br />

disposizione piante e materiali di partenza<br />

in quantità e qualità superiori a<br />

quelle che un amatore può permettersi.<br />

Col tempo sarà quindi necessario<br />

arrivare a manifestazioni con<br />

categorie separate, come comunque<br />

avviene già in alcune competizioni.<br />

Torniarmo a parlare di te.<br />

Ho visto che tra le tue passioni ci<br />

sono l’arrampicata e in generale la<br />

montagna. Riesci ancora a ritagliare<br />

del tempo per te stesso per coltivare<br />

queste passioni oppure il bonsai è<br />

sempre più presente nella tua vita?<br />

Fortunatamente riesco ancora<br />

a ritagliarmi del tempo libero,<br />

anche se questo mestiere ci obbliga<br />

spesso a lavorare durante il Sabato<br />

e la Domenica. Tornando alla domanda,<br />

l’arrampicata l’ho un po’ abbandonata,<br />

ci vado poco, principalmente<br />

perché richiede un allenamento intenso<br />

e costante, mentre la montagna<br />

continua a piacermi molto, e ci<br />

vado spesso, per fare camminate.<br />

Tra i tuoi lavori ho visto ottimi<br />

risultati da essenze considerate<br />

più umili rispetto ad altre. Se interpreto<br />

bene il tuo pensiero mi sembra<br />

un messaggio importante, lavorare<br />

con pazienza e umiltà cercando di<br />

cogliere il meglio da tutti i materiali<br />

disponibili. E’ corretto ?<br />

Il mio pensiero è questo. Il<br />

bonsai, come tutte le passioni legate<br />

al collezionismo, può richiedere costi<br />

d’investimento molto elevati. La mia<br />

scelta, per non scoraggiare ad esempio<br />

le persone che iniziano, e si spaventano<br />

di fronte ai prezzi delle piante,<br />

è di spiegare loro che è possibile<br />

far bonsai di livello medio o comunque<br />

discreto, utilizzando materiali<br />

potenzialmente validi ma dal costo<br />

abbordabile. Certo, poi le persone<br />

devono sforzarsi da sole, imparare a<br />

cercare il materiale, riconoscerlo, saperlo<br />

valutare, allenare l’occhio.<br />

In pratica riapplico quello che<br />

capitava a me agli inizi, a tredici anni<br />

di soldi non ne giravano tanti e scar-<br />

pinavo per vivai alla ricerca di materiale<br />

per fare esperienza. Più in generale,<br />

il bonsai si può fare a diversi<br />

livelli, e ognuno di questi livelli ha un<br />

proprio valore, una propria dignità,<br />

e ritorna determinate soddisfazioni<br />

a fronte delle proprie aspettative e<br />

capacità. Applico gli stessi concetti<br />

anche nel club, sino a quando non<br />

vedo che le persone hanno acquisito<br />

le competenze e le capacità tecniche<br />

necessarie sconsiglio loro l’acquisto<br />

di yamadori, dirottandoli su materiali<br />

più adeguati al loro livello di esperienza.<br />

Hai accennato nella risposta<br />

precedente al club che segui per la<br />

formazione e la didattica (bonsaiclub<br />

Amici del Verde www.bonsaiclubamicidelverde.it).<br />

Ti va di raccontarci<br />

qualcosa delle attività del<br />

club?<br />

Mi occupo delle lezioni del<br />

<strong>Bonsai</strong><strong>Club</strong> Amici del Verde da ormai<br />

quattro anni. E’ un club eterogeneo<br />

nel senso che l’età dei soci è<br />

molto variabile ed anche il livello di<br />

esperienza. Incito e stimolo tutti a<br />

lavorare e sperimentare il più possibile,<br />

perché secondo me nel bonsai la<br />

pratica e la condivisione delle espe-<br />

rienze sono due fattori molto molto<br />

importanti. Inoltre svolgiamo anche<br />

un lavoro più teorico, finalizzato<br />

alla progettazione e all’estetica, con<br />

l’obiettivo di sviluppare fantasia ed<br />

immaginazione. E’ un bel gruppo e<br />

mi diverto molto con loro!<br />

Quali sono le tue essenze<br />

preferite?<br />

Io mi trovo bene con i pini.<br />

In particolare con i mughi e i silvestri.<br />

Dei mughi mi piace la lavorazione<br />

del secco, che è quasi paragonabile<br />

a quella dei ginepri. E poi<br />

penso, soprattutto per i mughi, di<br />

aver compreso bene i loro meccanismi<br />

di funzionamento. Inoltre, il<br />

mugo è una pianta tipica da roccia,<br />

cresce nei posti più sofferti e solitari,<br />

creando spesso dei bonsai naturali.<br />

In queste scelte entrano in<br />

gioco anche altri fattori, come la<br />

passione per la montagna e per l’arrampicata,<br />

e quindi il fatto di poter<br />

osservare nel tempo queste essenze<br />

nei loro ambienti naturali, che mi ha<br />

permesso di sviluppare un’affinità<br />

e una sensibilità verso queste piante<br />

e di subirne l’irresistibile fascino.<br />

Ti affezioni alle piante che<br />

Alfredo Salaccione<br />

- Pietro Strada -75


L’opinione di...<br />

lavori, riesci ancora ad emozionarti,<br />

nonostante il bonsai sia per te un lavoro?<br />

...sì, mi affeziono tremendamente.<br />

(Accenna un sorriso. In<br />

laboratorio ci sono due piante splendide,<br />

“Spirito dormiente” e ”Notte<br />

d’Estate”, si avvicina a loro, inizia<br />

a raccontare... intervistare concede<br />

qualche privilegio).<br />

I tuoi progetti per l’anno<br />

prossimo?<br />

Penso di ritornare a fare un<br />

viaggio in Giappone. L’ultima volta ci<br />

sono stato nel 2006. Sarà un viaggio<br />

di lavoro, per la Oltre il Verde, dove<br />

sicuramente macineremo centinaia<br />

di km. per visitare i giardini dei maestri,<br />

però sono esperienze, perché<br />

oltre alla parte commerciale puoi acquisire<br />

tantissime altre informazioni.<br />

In un periodo di crisi, non<br />

solo economica ma anche di mancanza<br />

di valori, come quello che<br />

stiamo attraversando, scegliere di<br />

vivere solo con il bonsai sicuramente<br />

non è una scelta facile. Se tu potessi<br />

tornare indietro nel tempo rifaresti<br />

le stesse scelte, oppure … ?<br />

SI, rifarei le stesse scelte. Sin<br />

da ragazzino la vita stessa mi ha spinto<br />

verso il <strong>Bonsai</strong>, facendomi incontrare<br />

le persone giuste al momento<br />

opportuno, e permettendomi di far<br />

diventare un hobby una professione.<br />

L’unico rimpianto che ho è quello di<br />

non essermi iscritto subito a un club,<br />

ma aver perso alcuni anni da autodidatta.<br />

Mi sono serviti comunque, per<br />

la coltivazione e per altre cose, ma se<br />

mi fossi iscritto prima a un club avrei<br />

probabilmente guadagnato anni di<br />

tecnica. Secondo me l’associazionismo<br />

è importantissimo, a tutti livelli,<br />

perchè ti consente di andare avanti<br />

più velocemente, di confrontarti e di<br />

migliorarti.<br />

Hai avuto modo di visionare<br />

il nostro magazine on-line? Cosa ne<br />

pensi? Credi che una rivista elettronica<br />

e gratuita possa essere utile<br />

Alfredo Salaccione<br />

76 - Pietro Strada -<br />

nel mondo del bonsai ?<br />

Mi piace, la sfoglio volentieri<br />

ogni mese perché trovo sempre<br />

articoli diversi, anche di personaggi<br />

famosi. La trovo completa, perché<br />

spazia su moltissimi temi, dalla fitopatologia,<br />

all’estetica, dai giardini<br />

giapponesi alle lavorazioni e così via.<br />

E poi è innegabile la comodità di Internet,<br />

il magazine non occupa spazio<br />

in libreria e posso riprenderlo in<br />

qualsiasi momento. Sì, trovo che sia<br />

davvero utile e ben fatta.<br />

Termina qui questa intervista<br />

con Alfredo Salaccione, grazie<br />

ancora per la tua disponibilità e per<br />

il tuo lavoro nel mondo del bonsai,<br />

prima di chiudere vuoi fare un saluto<br />

ai nostri lettori?<br />

Saluto tutti i lettori del Magazine,<br />

e spero di vederli e conoscerli<br />

alla prossima edizione della <strong>Bonsai</strong><br />

Competition, che si terrà nel 2011, o<br />

in occasione di altre mostre.<br />

Un mio personale suggerimento,<br />

cercate di partecipare a<br />

quante più mostre riuscite, guardate<br />

più che potete foto, cataloghi, arricchite<br />

il vostro bagaglio di immagini,<br />

vi aiuterà per prendere ispirazione<br />

durante il vostro lavoro.


Lo stile<br />

dei<br />

Letterati<br />

di Antonio Ricchiari<br />

Il termine giapponese è bunjinji,<br />

che è la traduzione del termine<br />

cinese wenjen, il nome dei dotti<br />

maestri d’arte cinesi. La rappresentazione<br />

degli alberi raffigurati nei<br />

loro dipinti è stata la fonte che ha<br />

ispirato questo raffinatissimo stile.<br />

Lo stile dei Letterati vuole<br />

rappresentare ciò che si osserva<br />

in circostanze particolari in natura:<br />

quando un albero nasce e si sviluppa<br />

su una spiaggia, quindi in presenza di<br />

fattori atmosferici come vento, acqua<br />

salmastra, rialzi termici etc. oppure<br />

quando un albero ha vissuto flagellato<br />

da rigide condizioni atmosferiche<br />

o ambientali o è dovuto sopravvivere<br />

fra altri alberi, quindi la vegetazione<br />

della parte inferiore è morta.<br />

Credo che il Literati sia l’essenza<br />

dell’estetica nippo-cinese e per<br />

questo merita particolare attenzione<br />

e studio e la sua realizzazione pratica<br />

è difficoltosa e richiede una preparazione<br />

ed uno studio di alto livello.<br />

E’ bene ricordare a questo<br />

punto che i concetti di estetica giapponese<br />

non hanno nulla a che vedere<br />

con quelli studiati dagli occidentali<br />

e nel detta glio sarà argomento in<br />

A scuola di estetica


A scuola di estetica<br />

orientale: leggeva poemi classici,<br />

studiava e perfezionava la calligrafia,<br />

ascoltava musica koto, suonava,<br />

componeva in versi e dipingeva seguendo<br />

attentamente il Manuale di<br />

pittura del giardino dei semi di senape,<br />

una specie di Vangelo per i pittori<br />

litterati. Malgrado il suo estremo<br />

impegno intellettuale, trovava<br />

il tempo, nei momenti di riposo, di<br />

bere l’immancabile tè osservando<br />

ed ammirando un <strong>Bonsai</strong> Literati<br />

che abbelliva il tokonoma.<br />

Con il passare degli anni<br />

si assiste allora ad un progressivo<br />

cambiamento anche concettuale<br />

dello stile che la tradizione ha riportato<br />

diviso in tre fasi:<br />

- la prima, iniziale, dove il termine<br />

Litterato si riferiva a “<strong>Bonsai</strong> apprezzati<br />

da letterati”, quindi apprezzati<br />

dai pensatori ed aristocratici<br />

Lo stile dei Letterati<br />

78 - Antonio Ricchiari -


dell’epoca;<br />

- la seconda fase era quella dove i<br />

Litterati erano “<strong>Bonsai</strong> di coloro che<br />

avevano i gusti dei letterati”;<br />

- infine l’ultima fase inizia dal secondo<br />

conflitto mondiale (1939) dove<br />

purtroppo il concetto dello Stile Literati<br />

subisce una certa sminuizione e<br />

dove il suo significato ed il concetto<br />

stesso risente dell’era nella quale viviamo.<br />

La definizione sommaria<br />

dell’ultima fase forse ci fa capire perché<br />

tanti amanti del bonsai e della<br />

natura non riescono ad apprezzare<br />

questo Stile, non ne condivide o, ancora<br />

peggio, non ne capisce la struttura,<br />

la forma, non lo trova “albero”<br />

perché purtroppo il concetto di “albericità”<br />

essendo standardizzato o<br />

canonizzato in una certa maniera, e<br />

quindi rientrando in certi schemi ben<br />

delimitati, viene interpretato a senso<br />

unico.<br />

Ragione per cui il fusto alto<br />

e spoglio, proteso ed inclinato in un<br />

gioco di equilibrio, l’apparente assenza<br />

di staticità etc. vengono intesi e<br />

tradotti come fattori negativi per cui<br />

il bonsai viene visto come albero con<br />

poca grazia, spoglio, strano proprio<br />

perché non rientra negli Stili che siamo<br />

abituati a vedere. O, perlomeno,<br />

di solito siamo o ci hanno abituati a<br />

vedere piante spesso discutibili e per<br />

la forma e per la tecnica, figuriamoci<br />

poi quanto ne corre ad accettare e<br />

capire un <strong>Bonsai</strong> Literati.<br />

Avendo trattato i riferimenti<br />

storici e passando all’essenza bonsai<br />

diciamo che questo è lo stile che lo<br />

rappresenta meglio di tutti poiché ne<br />

estrinseca la ricerca del vuoto, l’essenzialità<br />

dello Zen attraverso la linea<br />

del tronco e ‘estrema raffinatezza<br />

dell’andamento e delle palcature. Il<br />

bonsai di bunjin non si impone all’occhio<br />

dell’osservatore, lo asseconda<br />

con il suo tronco esile ed agile ma al<br />

contempo vetusto, elegante nel suo<br />

andamento quasi sempre azzardato.<br />

La vegetazione, molto discreta, mai<br />

preponderante, si sviluppa su pochissimi<br />

rami, lasciando spazio all’essenzialità<br />

della linea del tronco. Bisogna<br />

tenere conto di due elementi fondamentali<br />

per impostare un Literati:<br />

- la linea del tronco che costituisce il pun-<br />

to focale di maggiore interesse;<br />

- l’equilibrio dato dal posizionamento dei<br />

rami e di conseguenza;<br />

-l’equilibrio dato dalle masse vegetative.<br />

Particolare cura va posta<br />

all’andamento del tronco che darà<br />

slancio alla silhouette del bonsai, che<br />

apparirà sbilanciato, proteso verso<br />

l’alto con una serie di curve che potrebbero<br />

sembrare assurde ma che<br />

andranno a bilanciarsi con le poche<br />

impalcature dei rami e con la scarsa<br />

vegetazione di questi. Anche la massa<br />

che la vegetazione va a determinare<br />

dovrà essere ben calibrata per determinare<br />

un giusto peso visivo. Un’altra<br />

regola importante è quella di un<br />

controllo costante della vegetazione:<br />

quindi non esitate a procedere a drastiche<br />

potature o, nel caso di conifere,<br />

alla riduzione degli aghi. Quindi,<br />

mai come in questo caso, giuocano<br />

un ruolo determinante la fantasia e la<br />

bravura del bonsaista che, in un precario<br />

equilibrio di masse e direzioni<br />

di forza, andrà a comporre una pianta<br />

che dovrà risultare all’osservatore<br />

come un gioco di abilità della natura.<br />

Si possono creare varie silhouette,<br />

anche con più tronchi e questi<br />

possono anche avere una rigida<br />

verticalità che richiama lo stile Eretto<br />

Formale oppure curve di 90 gradi<br />

che creano movimenti di spazi pieni e<br />

vuoti o addirittura Literati impostati<br />

negli stili Cascata o Semicascata.<br />

Per completare l’effetto di<br />

questo Stile è quasi obbligatorio fare<br />

ricorso a jin che ritroviamo con abbondanza<br />

più che in ogni altro Stile<br />

ed anche qui vi è un riscontro preciso:<br />

alberi di siffatta forma che in natura<br />

sono cresciuti in zone impervie,<br />

in anfratti o dirupi sono soggetti ad<br />

ogni tipo di evento naturale, non ultime<br />

frane e smottamenti che spezzano<br />

rami, danneggiano la corteccia<br />

provocando di conseguenza vistose<br />

cicatrici. Anche la creazione di shari,<br />

specialmente per le conifere, trova la<br />

stessa giustificazione di cui sopra.<br />

Da dove iniziare? - La scelta del materiale<br />

di partenza è vario: si può iniziare<br />

dal seme, con il solito problema<br />

“tempo” che in questo caso non è poi<br />

così avvilente poiché non sono necessari<br />

dei tronchi molto robusti ma<br />

con il grande vantaggio di potere impostare<br />

il tronco esattamente come<br />

si vuole e così pure i rami.<br />

Nei vivai si possono trovare<br />

delle piante spesso scartate per il<br />

loro aspetto, per i pochi rami, per il<br />

tronco spoglio che invece si presterà<br />

benissimo al nostro scopo oppure<br />

salvare anche dei bonsai che hanno<br />

subito patologie che hanno danneggiato<br />

parte della pianta o che hanno<br />

subito fatti traumatici come la rottura<br />

di qualche ramo e trasformarli in<br />

un interessante Literati. E poi non dimentichiamo<br />

la grande risorsa della<br />

natura che ci offre sicuramente piante<br />

sofferte che, con opportuni interventi,<br />

diverranno ottimi <strong>Bonsai</strong>.<br />

Anche se nella maggior parte<br />

dei casi abbiamo potuto ammirare<br />

esemplari di conifere impostate<br />

in questo Stile, si possono scegliere<br />

senza alcun problema anche piante<br />

decidue come il biancospino, il cotoneaster<br />

etc.<br />

In linea di massima, la pianta<br />

che ci occorre deve essere naturalmente<br />

bene in salute, vigorosa, con<br />

almeno 3 o 5 rami sul tronco (se sono<br />

più numerosi ci permetteranno una<br />

selezione più ampia) che, con opportune<br />

potature, svilupperanno la ramificazione<br />

secondaria che, attenzione,<br />

non dovrà essere esagerata.<br />

Particolare attenzione, al<br />

momento del rinvaso, va riservata<br />

all’apparato radicale che dovrà essere<br />

ricco e privo di grosse radici per<br />

le dimensioni molto contenute del<br />

vaso che andrà ad ospitare il <strong>Bonsai</strong>:<br />

per questo motivo bisognerà abbondare<br />

di sabbia o materiale simile<br />

Lo stile dei Letterati<br />

- Antonio Ricchiari -79


A scuola di estetica<br />

Lo stile dei Letterati<br />

80 - Antonio Ricchiari -<br />

nella composizione della miscela, scegliendo<br />

per questo componente una<br />

granulometria grossa.<br />

Una caratteristica dei rami del<br />

Literati è la loro inclinazione che tende<br />

spesso esageratamente verso il basso e<br />

per questo è più agevole lavorare giovani<br />

rami o, se ci si trova in presenza di<br />

sezioni grosse, usare la solita tecnica di<br />

cui abbiamo già parlato, e cioè asportare<br />

un triangolo di legno nella parte<br />

interna della curva per permettere<br />

l’inclinazione. Le parti che andranno a<br />

combaciare si salderanno non lasciando<br />

nessun segnale evidente.<br />

La potatura di mantenimento<br />

deve essere continua ed il controllo e<br />

l’eliminazione di succhioni o nuove crescite<br />

indispensabile perché non si alteri<br />

la silhouette della pianta.<br />

Il vaso è anch’esso molto discreto,<br />

con una forma elegante e delicata.<br />

Si selezioneranno vasi bassi rotondi per<br />

valorizzare ed esaltare ancora di più il<br />

particolare andamento della pianta e<br />

dalla linea sobria: questa linearità non<br />

disturberà l’insieme del bonsai.


Carpinus turczaninowii, 63 cm<br />

foto tratta dal catalogo Kokufu n°77<br />

L’essenza del mese


L’essenza del mese<br />

- Ca r p i n u s b e t u l u s -<br />

Il carpino comune ha solchi e striature sulla corteccia<br />

grigia molto simili al faggio. Le foglie sono ovali<br />

allungate, di un bel verde brillante e in autunno diventano<br />

giallo-brune. Sopporta il taglio in qualsiasi stagione e<br />

vegeta bene in tutti i tipi di terreno ed in tutti i climi compreso<br />

quelli molto freddi. E’ una pianta molto facile (da<br />

coltivare e gli errori che si possono fare con la potatura, si<br />

riescono correggere in breve tempo perché possiede una<br />

vegetazione abbondante ed una ramificazione molto fitta.<br />

- Ca r p i n u s laxiflora -<br />

Il carpino rosso è un carpino a foglie piccole di colore<br />

rosso il tronco ha una corteccia liscia e di colore grigio-marrone<br />

chiaro. Produce amenti molto interessanti<br />

in autunno.<br />

- Ca r p i n u s t u r C z a n i n o w i i -<br />

Il carpino della Corea ha foglie verdi molto piccole,<br />

rami sottili ed una buona ramificazione. In autunno<br />

l’albero si colora di un bel rosso-arancio grazie alla colorazione<br />

delle foglie.<br />

- selezione d e l m at e r i a l e d i pa rt e n z a -<br />

Le specie di carpini reperibili in Italia, sia spontanei<br />

sia coltivati nei vivai, sono il carpino bianco (Carpinus<br />

betulus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed il carpinello<br />

(C. orientalìs) un ibrido con le foglie più piccole dei nostri,<br />

mentre le varietà più esotiche giapponesi (C.japonica<br />

e C.laxiflora), russe (C.tschonoski) e coreane si trovano<br />

occasionalmente presso i centri bonsai. Spesso, se non se<br />

ne conosce l’origine, l’accertamento della varietà di carpini<br />

fatti bonsai resta puramente formale poiché è molto<br />

difficile notarne le differenze.<br />

Il carattere più sicuro è infatti la diversità di forma dell’infiorescenza<br />

femminile, che ben raramente si arriva a vedere<br />

in soggetti coltivati in miniatura, anche se vecchi.<br />

Considerando che il Carpino (conosciuto nelle<br />

nostre latitudini anche come Betullino o Faggio bianco) è<br />

un materiale molto impiegato nelle composizioni di giardini,<br />

non è difficile trovare piante in vivaio o centri di giardinaggio.<br />

Molto diffuso anche in natura, il Carpino è una<br />

delle piante più facili da raccogliere, poiché il suo apparato<br />

radicale si compone di molte radici fini e, tranne che in<br />

terreni molto rocciosi, non emette radici eccessivamente<br />

grosse. Dato che sopporta perfettamente la potatura delle<br />

radici, non è necessario avere il ceppo troppo grande.<br />

L’epoca di recupero più adatta è l’autunno-inverno, proprio<br />

quando le sue foglie sono passate dal rosso al marrone<br />

ed hanno cominciato a cadere. Si tratta di piante a sviluppo<br />

generalmente rapido, il cui legno divenuto maturo<br />

assume una rigidità e durezza considerevoli (tanto che in<br />

inglese il carpino è chiamato ironwood o “legno di ferro”):<br />

conviene perciò lavorarle partendo da materiale ancora<br />

giovane e flessibile, oppure da soggetti già così ben costruiti<br />

da non doverne modificare la struttura di base.<br />

Un’altra possibilità, che sfrutta la tendenza a<br />

produrre abbondanti germogli un po’ ovunque sul legno<br />

vecchio (intervenendo a pianta “ carica di zucchero”), è di<br />

conservare soltanto la parte basale di un tronco interessante<br />

e di creargli di nuovo e completamente la struttura,<br />

usando la ramificazione neoformata, più facile da far<br />

crescere secondo il proprio desiderio. Il soggetto dovrà<br />

ovviamente essere coltivato, per quel paio di stagioni necessarie<br />

a dargli le giuste proporzioni, in piena terra o in<br />

un contenitore sufficientemente grande, lasciando che i<br />

rami destinati a diventare le branche principali si allunghino<br />

prima di accorciarli, affinché i loro diametri si accordino<br />

con le dimensioni del vecchio tronco sottostante.<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r s e m e -<br />

Si può seminare appena raccolto il seme in autunno<br />

però questo germina a maggio, come quello seminato<br />

in febbraio (previa stratificazione).<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a -<br />

Va eseguita in primavera, al momento della potatura<br />

utilizzando i rami tagliati. Si privano della parte<br />

apicale e togliendo un po’ di corteccia nella parte basale,<br />

vanno cosparse di ormoni radicali e piantate in terriccio<br />

formato da sabbia e torba in parti uguali. Il contenitore<br />

con le talee va tenuto all’ombra<br />

- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a l e g n o s a<br />

e semilegnosa -<br />

Va da effettuare dalla fine della primavera fine<br />

metà estate.<br />

Il giardino giapponese: scenografia rappresentata in piccoli spazi<br />

82 - Gian Luigi Enny -


Il melogranoII parte<br />

di Elisabetta Ruo<br />

- fi o r i d i ba C h -<br />

Centaury è il rimedio per le persone “zerbino”,<br />

per chi non sa dire di no; per coloro che si lasciano sottomettere,<br />

che hanno difficoltà a difendersi, che sono sempre<br />

gentili e disponibili nei confronti degli altri e finiscono<br />

per assumere più carico di quanto possano sostenere<br />

trascurando se stessi. Il rimedio rafforza la volontà, la determinazione<br />

e la risolutezza personale donando, inoltre,<br />

vitalità, energia e capacità di esprimere il proprio punto<br />

di vista.<br />

La qualità positiva che CENTAURY evoca è la VO-<br />

LONTA’. Il colore che esprime la volontà è il ROSSO ME-<br />

LOGRANO. Il ROSSO MELOGRANO è la tonalità di rosso<br />

più equilibrata. La tinta è composta da rosso sfumato con<br />

nero e stemperato con giallo. La lieve sfumatura di nero<br />

Non tutti sanno che...


Non tutti sanno che...<br />

In Italia si conoscono le cultivar: Dente di Cavallo,<br />

Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto,<br />

tutte agro-dolci o dolci, adatte per il consumo fresco.<br />

- pr o d u z i o n i -<br />

I frutti di melograno hanno proprietà astringenti<br />

e diuretiche; vengono generalmente consumati freschi e<br />

sono molto spesso usati per preparare bibite ghiacciate<br />

(“sherbet”, “sorbet”, “granatina”); in alcuni Paesi i frutti<br />

sono usati per la decorazione di macedonie servite in apposite<br />

coppe. La pianta è di grande effetto ornamentale<br />

specialmente gli esemplari con branche e tronchi contorti.<br />

Tanto il P. granatum, con frutti eduli, quanto il P. nana,<br />

a taglia ridotta e con frutti non commestibili, vengono<br />

utilizzati in parchi e giardini come piante singole o a gruppi,<br />

e soprattutto per realizzare siepi e bordure. Per i bonsai<br />

in genere si utilizza la ormai nota Punica granatum.<br />

- Cu r i o s i t à -<br />

Nelle arti decorative il simbolo della melagrana<br />

è molto ricorrente, come nel caso dell’arte del tessuto e<br />

nell’arte della ceramica.<br />

Usata spesso come simbolo di fratellanza e unione,<br />

a oriente come in occidente, la melagrana è un simbolo<br />

di fertilità, fecondità e prosperità, simboli che ben si<br />

adattano all’immagine e alla struttura della melagrana.<br />

Fin dai tempi antichi quest’albero ha ispirato diverse<br />

leggende, all’interno di varie culture e tradizioni, come<br />

quella che dice che il suo succo sia il sangue del dio Dioniso,<br />

dio greco che rappresentava quell’energia naturale<br />

che, per effetto del calore e dell’umidità, portava i frutti<br />

delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come<br />

una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i<br />

doni che la natura stessa offriva: tra questi, l’agiatezza, la<br />

cultura, l’ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia<br />

tendeva a scomparire durante l’inverno, l’immaginazione<br />

degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso<br />

sofferente e perseguitato. Proprio in suo onore la dea<br />

dell’amore Afrodite lo piantò sulla terra.<br />

Il melograno e’ un albero leggendario di antica<br />

tradizione, sinonimo da millenni della fertilita’ per tutte<br />

le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi<br />

di semi di accattivante colore rosso, espressione dell’esuberanza<br />

della vita. In epoca cristiana divenne l’allegoria<br />

della Chiesa che accoglieva a se i fedeli. Non a caso i pittori<br />

dei secoli XV e XVI mettevano spesso una melagrana<br />

nella mano di Gesù Bambino, alludendo alla nuova vita<br />

donata da Cristo all’umanità.<br />

Nell’arte copta si incontra l’albero del melograno<br />

come simbolo di resurrezione. Le sue radici affondano fin<br />

nell’antica Grecia dove questa pianta era sacra a Giunone<br />

(moglie di Giove) e a Venere (dea dell’amore). Le spose<br />

romane usavano intrecciare tra i capelli rami di melograno<br />

come simbolo di ricchezza e fertilità .<br />

Il melograno - II parte<br />

84 - Elisabetta Ruo -<br />

Esemplare in formazione di<br />

Punica granatum var. Rosea plena<br />

Coll. Carlo Scafuri<br />

Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta<br />

abbondanza e buon augurio. Il notevole<br />

numero dei suoi grani ha ispirato numerose leggende:<br />

in Vietnam la melagrana si apre in due con<br />

l’augurio di avere cento bambini, le spose turche la<br />

lanciano a terra perchè si dice che avranno tanti figli<br />

quanti sono i chicchi che usciranno dal frutto spaccato.<br />

In Dalmazia invece la tradizione vuole che lo sposo trasferisca<br />

dal giardino del suocero al suo, una pianta di melograno.<br />

Di origine indiana e’ la credenza che il succo di<br />

questo frutto combatta la sterilità. Ancora oggi fra le popolazioni<br />

asiatiche il frutto aperto della Melagrana simboleggia<br />

l’abbondanza e il buon augurio e in Africa la buccia<br />

del frutto viene utilizzata per conciare il cuoio, mentre<br />

dalla buccia essiccata si estrae un colorante giallo, ritrovato<br />

anche in alcune tombe egizie. In presenza di ferro<br />

essa da’ una tinta nera adatta per farne inchiostro, anche<br />

i fiori possono servire per preparare un inchiostro rosso.<br />

Il frutto oltre a essere un insolito dessert, e’ il protagonista<br />

di golose gelatine, bevande dissetanti, granite,<br />

marmellate. Il succo di melagrana e’ adoperato in cucina<br />

nella preparazione dei dolci ma anche della carne.<br />

- de C o z i o n e C o n t r o la t e n i a -<br />

Far bollire 750 ml di acqua con 70 grammi di corteccia<br />

di radici finchè l’acqua non si riduce di un terzo.<br />

Dopo un giorno di dieta, la decozione va somministrata<br />

in tre volte a digiuno con tre ore d’intervallo. Due ore<br />

dopo l’ultima dose si fa seguire un purgante.<br />

Per le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti<br />

ed anticancerogene il Melograno è stato scelto come<br />

simbolo della medicina nel corso del Festival del Millennio<br />

della Medicina (Millenial Festival of Medicine), tenutosi<br />

nell’anno 2000 nel Regno Unito.


- Ce n n i s to r i C i -<br />

Già nell’antichità questa pianta era tenuta<br />

in grande considerazione per le sue proprietà benefiche;<br />

lo stesso Ippocrate ne esaltava le preziose<br />

virtù, che hanno trovato conferme sia negli usi<br />

tradizionali che nelle moderne ricerche scientifiche.<br />

È citata più volte nella Bibbia come uno dei frutti<br />

della terra promessa: questo testimonierebbe che gli<br />

ebrei la conoscevano e ne consumavano i frutti, anche<br />

sotto forma di succo, già in tempi assai remoti. Nell’antico<br />

Egitto era nota e ritenuta pianta medicinale per le sue<br />

proprietà terapeutiche e vermifughe, ed era inoltre utilizzata<br />

nelle cerimonie funebri. Le melagrane sono state<br />

raffigurate nelle tombe egizie del 2500 a.C., sono state<br />

nominate nelle iscrizioni di Tutmosi I (1547 a.C.), simboli<br />

del frutto del melograno sono stati ritrovati nella tomba<br />

di Ramses IV (1145 a.C.). Persefone fu condannata agli inferi<br />

per aver mangiato sette chicchi di melagrana.<br />

- op e r e d’a rt e -<br />

Plinio il Vecchio lo chiamava Malum Punicum:<br />

una chiara allusione ad una sua probabile origine Fenicia.<br />

Nel corso del 1400 la melagrana è rappresentata in numerosissime<br />

opere d’arte, nella pittura, nella scultura e<br />

nelle arti decorative.<br />

Per la pittura: “La Madonna della Melagrana” del<br />

Botticelli conservata alla galleria degli Uffizi di Firenze; la<br />

“Madonna della Melagrana” o “Madonna Dreyfus” di Leonardo<br />

da Vinci, conservata alla National Gallery of Art<br />

di Washington; “Madonna della Melagrana” di Raffaello<br />

Sanzio conservato all’Albertina Museum di Vienna. Per<br />

la scultura: “Madonna della Melagrana” di Jacopo della<br />

Quercia, scultura in marmo bianco conservata al museo<br />

della cattedrale di Ferrara.<br />

- le t t e r at u r a -<br />

“L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde<br />

melograno da’ bei vermigli fior…” cantava Giosuè Carducci<br />

nel suo poema “Pianto Antico”. Mai frutto ha ispirato artisti,<br />

miti e leggende come il melograno, da sempre è stato<br />

un albero legato alla simbologia alle religioni, e ha saputo<br />

essere un aiuto all’uomo con le sue virtù farmacologiche.<br />

- in Cu C i n a e in mediCina -<br />

Al momento di acquistare una melagrana, occorre<br />

fare attenzione che la buccia sia priva di macchie e di<br />

spaccature, che potrebbero favorire l’infiltrazione di muffe<br />

e batteri. Il colore della buccia deve essere rosso con<br />

sfumature gialle. È sempre consigliabile evitare l’acquisto<br />

dei frutti acerbi, poiché la melagrana è un frutto che matura<br />

esclusivamente sull’albero. Dopo l’acquisto la mela-<br />

grana si conserva in un luogo fresco e asciutto per 7-10<br />

giorni.<br />

La cucina medievale faceva largo uso dei chicchi<br />

della melagrana, mentre nella cucina moderna i chicchi<br />

vengono frequentemente usati solo per scopo decorativo.<br />

Il lento scomparire dalla cucina è dovuto probabilmente<br />

alla difficoltà nel mondarlo e a causa dei numerosi<br />

semi che potrebbero risultare fastidiosi durante il consumo.<br />

Il succo di melagrana è di facile reperibilità e alcuni<br />

paesi è una bevanda piuttosto diffusa. Le cucine orientali<br />

- come quella persiana e libanese - fanno largo uso della<br />

melagrana nelle loro pietanze.<br />

Con il succo di melagrana si prepara una bevanda<br />

dissetante chiamata granatina. L’infuso dei grani macinati<br />

è un purificatore per l’intestino. Si ritiene che 50ml di<br />

succo al giorno aiutino a combattere il colesterolo e l’arteriosclerosi.<br />

Da uno studio svolto dall’ Università Americana<br />

del Wisconsin, emerge che alcuni componenti presenti<br />

nel succo di melagrana possono contrastare lo sviluppo<br />

del tumore alla prostata o prevenirne la comparsa.<br />

La melagrana vanta proprietà antiossidanti, contiene<br />

cioè delle sostanze in grado di proteggere le nostre<br />

cellule dai radicali liberi, prevenendo od ostacolando la<br />

formazione di alterazioni cellulari, pertanto previene la<br />

nascita e lo sviluppo di tumori. Un altro studio a livello<br />

universitario condotto in Israele, riconosce alla melagrana<br />

la proprietà di combattere le malattie cardiovascolari,<br />

tenendo sotto controllo il livello di colesterolo.<br />

Il frutto del melograno, oltre ad essere usato<br />

come decorazione nei dolci, serve per preparare gelatine,<br />

marmellate, sciroppi, bibite dissetanti e granite. con il<br />

succo inoltre si possono preparare ottime salse da servire<br />

con la carne.<br />

Ricetta della gelatina<br />

Ingredienti: Melograno, zucchero, scorza di arancia grattugiata.<br />

Preparazione: Scegliete delle melograne mature, tagliatele<br />

e separate per bene i semi dalla pellicola bianca che<br />

non và utilizzata. Mettete i semini in un setaccio e premete<br />

bene per ottenere la maggiore quantità di succo.<br />

Pesate il succo, unitevi uguale peso di zucchero, scorza<br />

d’arancia grattugiata e mettete quindi sul fuoco. Portate<br />

a bollitura e lasciate poi cuocere a fuoco vivace fino<br />

a quando versando una goccia su un piatto si rapprenderà<br />

velocemente. Togliere dal fuoco, mettere nei vasi e<br />

coprire. Invasatela ancora calda fino ad 1 cm dal bordo<br />

del vaso, e mettete il coperchio ermetico. A questo punto<br />

capovolgete il vasetto per 5 minuti in modo che la marmellata<br />

ancora bollente impregni l’interno del coperchio.<br />

Si effettua così una specie di autosterilizzazione.<br />

- Co n C l u s i o n i -<br />

Per descriverne esattamente le proprietà bisognerebbe<br />

entrare nel tecnico, ma una cosa è lampante:<br />

un essenza magari apparentemente meno interessante<br />

come il melograno cela tanti segreti quanti i suoi chicchi.<br />

Il melograno - II parte<br />

- Elisabetta Ruo -85


Note di coltivazione<br />

1<br />

Il lavoro che qui per la prima volta presento, è frutto<br />

di una ricerca sulle fasi di micorrizzazione applicate<br />

ad esemplari bonsai. L’intero lavoro, durato due anni,<br />

è tra i più evoluti tra le pratiche agronomiche ad oggi<br />

conosciute negli ambiti bonsaistici. Le micorrize utilizzate<br />

per questo lavoro sono in formulato liquido, ma questo<br />

non esclude l’utilizzo anche di formulati polvirulenti.<br />

I ceppi fungini inoculati sono polivalenti e tale pratica è<br />

stata eseguita anche su specie della macchia mediterranea,<br />

cupressacee e pinacee, ottenendo risultati in termini<br />

vegetazionali sorprendenti.<br />

Le materie prime utilizzate nella pratica sono state:<br />

- Acidi Umici<br />

- Acqua Distillata<br />

- Luogo caldo-umido in penombra/scarsissima illumina-<br />

zione<br />

- Temperature medie giornaliere superiori ai 10 °C (periodo<br />

primaverile).<br />

Il composto per l’attivazione è stato così preparato:<br />

- In una vaschetta molto più larga che profonda, si inseriscono<br />

circa 5 lt d’acqua distillata, in cui viene disciolta la<br />

dose equivalente di Acidi Umici.<br />

L’uso delle<br />

MICORRIZE<br />

nella coltivazione<br />

BONSAI<br />

II parte<br />

di Luca Bragazzi<br />

- Nella soluzione ottenuta, si discioglie la polvere o il liquido<br />

micorrizzante (a seconda del formulato commerciale acquistato)<br />

e dopo mescolazione e agitatura leggera e accurata,<br />

si pone il tutto in luogo chiuso, con °t e umidità relativa<br />

elevate, rispettando una condizione di luce molto scarsa o<br />

penombra.<br />

- Dopo circa 24 ore, nel composto può essere aggiunto dello<br />

sfagno opportunamente sfaldato e separato nei suoi filamenti,<br />

che rimarrà in ammollo per altre 24 ore.<br />

L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />

86 - Luca Bragazzi -<br />

2


L’applicazione durante le fasi di concimazione:<br />

Dopo aver applicato i concimi secondo le regole dei professionisti<br />

giapponesi, (applicazione normale o intensiva)<br />

l’applicazione dello sfagno micorrizzato sugli stessi<br />

cilindretti, darà luogo ai processi di micorrizzazione in<br />

maniera più completa ed efficace, riducendo i tempi di<br />

instaurazione del processo simbionte che, nella fattispecie,<br />

sono definiti nell’ordine delle tre settimane, anziché<br />

cinque. Le micorrize contenute nello sfagno, già attivate<br />

dalla presenza di Acidi Umici nella vaschetta di innesco,<br />

possono svilupparsi più velocemente, grazie anche alla<br />

presenza di concime solido organico, che ha lo scopo di<br />

fornire alimento per lo sviluppo delle ife miceliari (Foto 1).<br />

Estensione delle ife miceliari agli strati limitrofi di substrato:<br />

Una volta sulla superficie del substrato, le ife miceliari<br />

presenti negli spazi limitrofi al concime, formano una<br />

rete fitta e solida, capace di reggere a sé il terreno tutt’intorno<br />

al cilindro che non si disfa neanche dopo il sollevamento<br />

del cilindretto stesso (Foto 2). Lo sviluppo di tali<br />

ife ha luogo in tempi molto ristretti, ovvero in circa una<br />

settimana, e, dopo circa due settimane e mezzo i cilindri<br />

si presentano completamente aggrediti dalle micorrize e<br />

da altri funghi della decomposizione (Foto 3). Questa condizione,<br />

rende possibile l’utilizzo del processo di simbiosi<br />

per le radici in tempi molto brevi, aumentando i benefici<br />

che le radici traggono dai rapporti con tali funghi. Dopo<br />

circa tre settimane, i cilindri si presentano completamente<br />

ricoperti di funghi della decomposizione, e ridotti nel<br />

loro contenuto di nutrienti.<br />

Tempi di crescita:<br />

I settimana: contaminazione del suolo e delle radici/inizio<br />

della simbiosi.<br />

II settimana: sviluppo micelio esterno con trattenimento<br />

di parti di substrato.<br />

III settimana: sviluppo ottimale micorrizazione.<br />

Osservazioni:<br />

- Riduzione dei tempi di raggiungimento dell’Optimum di<br />

micorrizazione.<br />

- Stimolo dell’attività decompositrice della microflora e<br />

microfauna terricola.<br />

-Miglioramento della cessione dei nutrienti.<br />

L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />

- Luca Bragazzi -87<br />

3


Tecniche bonsai<br />

percepire il<br />

Wabi-Sabi di<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

88 - Antonio Acampora -<br />

Antonio Acampora<br />

Cercherò di illustrare in maniera chiara tutto<br />

quello che ho compreso e percepito sul wabi e<br />

sabi dal Maestro H. Suzuki anche se, con esempi<br />

concreti si rischia di diventare un po’ banali.<br />

Questi principi estetici una volta acquisiti influenzano<br />

fortemente il modo di intendere il bonsai e lavorare gli alberi.<br />

Voglio perciò con questo scritto, condividere con voi<br />

questa fonte inesauribile d’inspirazione... e di dubbio.<br />

Che cosa è wabi sabi? Se facciamo questa domanda<br />

ad un giapponese ci sarà probabilmente un lungo<br />

silenzio. Perché per i giapponesi il sabi e wabi non è legato<br />

rigidamente ad un elenco di caratteristiche fisiche.<br />

Piuttosto, è una coscienza estetica profonda che trascende<br />

l’aspetto. Può essere sentito ma raramente può essere<br />

verbalizzato, molto meno definito.


Illustrare il wabi sabi in termini<br />

fisici è come spiegare il gusto di un<br />

pezzo di cioccolato dalla sua forma<br />

e colore a qualcuno che non l’ha mai<br />

assaggiato. Per vedere la sua vera essenza<br />

uno deve valutare oltre l’apparenza,<br />

uno deve guardare oltre.<br />

Wabi e sabi sono parole<br />

per descrivere i sentimenti, non per<br />

l’aspetto fisico degli oggetti. E‘ un<br />

modo per calarsi nella natura attraverso<br />

le piccole cose. E‘ uno dei modi<br />

di “percepire” la natura, di “percepire”<br />

la bellezza.<br />

La caratteristica originale<br />

del wabi si basa sulla solitudine,<br />

sul distacco dalla società vissuta<br />

dall’eremita, suggerendo nel pensiero<br />

popolare miseria ed una triste desolazione.<br />

Solo dal XIV secolo in Giappone<br />

sono state attribuite qualità<br />

positive al Wabi e quindi applicate.<br />

L’isolamento cercato e la povertà<br />

volontaria dell’eremita e dell’asceta<br />

vengono considerati un’occasione di<br />

ricchezza spirituale.<br />

Infatti, wabi indica letteralmente<br />

la povertà, ma non quella riferita<br />

alla mancanza di beni materiali,<br />

ma alla non dipendenza da beni materiali.<br />

Wabi è una rinuncia dei beni<br />

materiale che supera la ricchezza<br />

materiale. Wabi è la semplicità che si<br />

è scrollato di dosso i beni materiali al<br />

fine di un rapporto diretto con la natura<br />

e la realtà.<br />

Questa assenza di dipendenza<br />

permette anche di liberarsi dall’orpello,<br />

dallo sfarzo. Wabi è l’appagamento<br />

sereno con le semplici cose.<br />

Precorre l’applicazione dei<br />

principi estetici applicati ad oggetti e<br />

alle arti, cioè all’essere Sabi. La vita<br />

dell’eremita venne ad essere chiamata<br />

in Giappone: wabizumai, sostanzialmente<br />

“la vita di wabi”, una vita<br />

di solitudine e semplicità.<br />

Sabi come l’espressione di<br />

valori estetici è costruita sui principi<br />

metafisici e spirituali dello Zen. Sabi<br />

indica i processi naturali prodotti su<br />

oggetti che sono imperfetti, modesti,<br />

e sfuggenti. Gli oggetti riflettono<br />

un flusso universale di “provenienti<br />

da” e “ritorno a”.<br />

Il poeta giapponese Basho<br />

trasformato in wabizumai ha vissuto<br />

in poesia il sabi, e la malinconia della<br />

natura è diventata una sorta di<br />

nostalgia per l’assoluto. I principi di<br />

progettazione di Sabi sono state applicate<br />

nell’ambito delle espressioni<br />

culturali giapponesi, compresi giardini,<br />

la poesia, la ceramica, i bonsai la<br />

calligrafia, cerimonia del tè, ikebana,<br />

tiro con l’arco, musica e teatro.<br />

Il termine incarna una sensibilità<br />

estetica e raffinata che era<br />

molto evidente nell’arte antica giapponese<br />

e cinese e nella letteratura.<br />

I giapponesi e i cinesi non sono nati<br />

con questa sensibilità estetica. Loro<br />

l’hanno sviluppata attraverso lo studio<br />

della letteratura classica, dello<br />

shodo e specialmente della poesia.<br />

Consideriamo questo haiku<br />

famoso: ”Mentre mangio i Cachi,<br />

sento la campana del Tempio“.<br />

Questa poesia rappresenta bene la<br />

sensazione di WABI SABI, esprime<br />

con questa forma di pochissime parole,<br />

in tutto diciassette sillabe, una<br />

sensazione molto forte. In questo<br />

caso il Tempio è quello di Nara, antica<br />

città, già capitale del Giappone prima<br />

di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi<br />

giapponesi nei quali la campana suona<br />

di sera, verso il tramonto. Il suo<br />

suono è molto malinconico, nel completo<br />

silenzio esalta la sensazione di<br />

wabi e sabi.<br />

La funzione del frutto del<br />

Caco è quella di evidenziare che la<br />

stagione è l’autunno. La poesia quindi<br />

esprime questa scena: l’ambiente<br />

è un po’ buio, una persona anziana,<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

- Antonio Acampora -89


Tecniche bonsai<br />

verso sera, sta mangiando un Caco, è autunno, in lontananza,<br />

nell’aria umida, si sente vibrare il suono della campana<br />

che proviene dal Tempio. Tutto è vetusto, o meglio, antico.<br />

Questi versi richiamano una coscienza estetica profondamente<br />

personale, una miscela agrodolce della solitudine<br />

e della serenità, un senso di scoramento che fornisce<br />

un appoggio per liberarsi dagli intralci delle cose materiali.<br />

Questo è quello che s’intende per wabi sabi.<br />

Da questo esempio possiamo capire, che sono molti<br />

i fattori che determinano questa sensazione: la stagione,<br />

il momento della giornata, l’ambiente, la forma il colore, il<br />

proprio sentimento. Quando tutto ciò si fonde, allora si può<br />

veramente “sentire” WABI SABI.<br />

Per quanto riguarda la stagione, questa non deve<br />

dare sensazioni troppo violente o forti. Il periodo migliore<br />

è la fine dell’autunno, non è più caldo, le foglie diventano<br />

rosse e il sentimento che proviamo assomiglia un po’ alla<br />

malinconia, all’abbattimento.<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

90 - Antonio Acampora -


In questo stato d’animo è<br />

facile entrare nell’atmosfera di wabi<br />

sabi. L’ora del giorno è data dall’intensità<br />

della luce del sole, wabi sabi<br />

si avverte un attimo prima che il sole<br />

cali completamente, quando si vede<br />

ancora qualcosa: delle ombre. In quel<br />

momento percepiamo una sensazione<br />

di tristezza, mestizia. Per quanto<br />

riguarda l’ambiente, non deve essere<br />

nuovo, lucido ma vecchio, opaco,<br />

antico. Una capanna in montagna,<br />

una cascina vecchia su un altopiano,<br />

l’interno di una casa antica, sono tutte<br />

condizioni che favoriscono wabi<br />

e sabi. È una sensazione quindi che<br />

non permane. Dovremmo sforzarci<br />

di provare a percepirla questa sensazione<br />

e non arrivare a conoscerla<br />

attraverso la ragione.<br />

Chiaramente, questa coscienza<br />

estetica non è riservata solo<br />

agli asiatici. Basta guardare le immagini<br />

delle sedie vuote del fotografo<br />

Andre Kertesz, o il cortile centrale<br />

nella casa in Abiquiu di Georgia O’Keeffe<br />

(pittrice statunitense) per riconoscere<br />

una consapevolezza estetica<br />

simile. Il Sabi-Wabi non è uno stile<br />

definito dall’aspetto superficiale. È<br />

un ideale estetico, uno stato quieto<br />

e sensibile della mente, raggiungibile<br />

imparando a vedere l’impercettibile,<br />

togliendo via quello che non è necessario.<br />

Vediamo adesso questa<br />

sensazione trasferita al BONSAI. Si<br />

inizierà a percepire qualcosa soltanto<br />

quando, con gli anni, il vaso e la<br />

pianta saranno diventate tutt’uno<br />

e sarà cresciuto il muschio. Quindi il<br />

bonsai non deve essere stato impostato<br />

di recente ma deve aver subito<br />

molti anni di mochikomi. Essere interessante<br />

dai piccoli dettagli, spesso<br />

ignorati, inaccessibili alla prima occhiata.<br />

La vecchiaia del bonsai non è<br />

solo la sua età effettiva, ma, soprat-<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

- Antonio Acampora -91


Tecniche bonsai<br />

tutto, va ricercata nell’aspetto di albero<br />

maturo, che è evidente frutto<br />

di un’attenta coltivazione (mochikomi):<br />

la corteccia deve essere molto<br />

vecchia, incisa profondamente, gli<br />

aghi molto compatti perché con gli<br />

anni diventano più corti e più folti,<br />

anche il nebari deve dare la sensazione<br />

del tempo passato coperto<br />

di vecchi muschi e licheni dalle<br />

sfumature delicate di grigio verde.<br />

La pianta deve essere molto<br />

raffinata, ed esprimere dolcezza e<br />

calore, semplicità, purezza, la rimozione<br />

di ogni artificio inutile. Le ramificazioni<br />

dei rami molto fitti, con movimenti<br />

che testimoniano di anni ed<br />

anni di lavoro. Il colore del vaso deve<br />

avere una patina di vecchio con delle<br />

imperfezioni dello smalto su un vaso<br />

antico. Il Wabi del nostro bonsai passa<br />

dalle storie che i nostri alberi dicono.<br />

L’esposizione deve focalizzarsi<br />

solo su un oggetto raffinato<br />

ed essenziale ed isolare lo spazio da<br />

tutto il resto. Niente deve disturbare<br />

la concentrazione. Per i giapponesi<br />

questo ambiente può essere il Tokonoma.<br />

Il Tokonoma è realizzato<br />

all’interno, in tre stagioni: non in<br />

estate perché è troppo caldo.<br />

Percepire il Wabi-Sabi<br />

92 - Antonio Acampora -<br />

Infatti, anche la temperatura<br />

è importante così come l’illuminazione<br />

che deve essere sempre<br />

bassa. Quando ci sono tutte queste<br />

condizioni il <strong>Bonsai</strong> provoca la<br />

sensazione di Wabi Sabi, impossibile<br />

in un ambiente troppo luminoso,<br />

troppo freddo, troppo caldo,<br />

troppo appariscente, stravagante.<br />

Essi esprimono entrambi un<br />

entrare in contatto con l’anima del<br />

la natura attraverso le piccole cose,<br />

il sentirne la bellezza nel profondo<br />

fino a provare una sorta di tristezza<br />

malinconica. Si può dire che wabi è<br />

suscitato da sobrietà, frugalità, umiltà,<br />

da tutto ciò che non è eccessivo o<br />

estremo, dall’utilizzo delicato ed elegante<br />

di materiali semplici, poveri,<br />

grezzi; sabi è tutto questo, però legato<br />

anche allo scorrere del tempo:<br />

è il muschio che ricopre le rocce, il<br />

senso di antico, polveroso, non nuovo<br />

o lucido ma opaco, ricco di storia<br />

e prestigio, è il fascino delle cose<br />

vecchie che pur arrugginite o rotte si<br />

mantengono ancora bene, eleganti,<br />

maestose.<br />

Tutto ciò, va visto come<br />

un’opportunità per riappropriarci dei<br />

ritmi e dei valori veri della vita, che<br />

possiamo ritrovare solo nell’avvicinarci<br />

in modo umile alla natura.


il fa g g i o<br />

ii pa rt e<br />

di Carlo Oddone<br />

L’angolo di Oddone


L’angolo di Oddone<br />

Il faggio - II parte<br />

94 - Carlo Oddone -<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

po tat u r a a n C h e d r a s t i C a,<br />

p u r C h é generalizzata<br />

Molti amatori hanno l’impressione che il faggio produca una<br />

sola cacciata per stagione e non reagisca quindi alle ci mature. Tale convinzione<br />

è dovuta forse al fatto che i soggetti osservati potreb bero non<br />

esser stati fertilizzati a suffi cienza, oppure che solo pochi rami, e magari<br />

quelli in basso, siano stati taglia ti. In tali circostanze o anche quando<br />

si cima in estate molto avanzata, può dav vero verificarsi che non compaiano<br />

nuo vi germogli, ma la pianta risponde ugual mente producendo<br />

delle gemme che si apriranno la primavera successiva.<br />

Molte piante inoltre, e tra queste il faggio, presentano delle<br />

gemme pronte, cioè completamente evolute, solo alla base delle due<br />

o tre foglie prossime all’estremità di ogni ramo, mentre le al tre più indietro<br />

sono tanto immature da non essere neppure visibili (fig. 2). Se<br />

si accorciano molto i rami, anche questa potrebbe essere una ragione<br />

della man cata risposta. Vale la pena quindi di ricordare la ne cessità di<br />

potare lasciando all’estremità dei rami delle gemme a pari sviluppo.<br />

no n p r o p r i o u n a d e f o g l i a z i o n e<br />

Molti soggetti promettenti hanno una vegetazione fitta, malauguratamente<br />

però solo all’estremità di rami eccessivamente lunghi<br />

e nudi. A questo inconveniente si può ovviare con una corretta potatura<br />

al momento del prelievo dal terreno, ma pochi amatori hanno in genere<br />

il coraggio di eseguirla sufficientemente drastica, e solo dopo qualche<br />

tempo si rendono conto della gravità del difetto. Il rimedio consiste allora<br />

nel fertilizzare bene il soggetto così raccolto durante la primavera<br />

e l’estate e poi, all’inizio dell’autunno, simulare ciò farebbe una capra,<br />

ossia asportare tutta quanta la vegetazione che non sia completamente<br />

lignificata: gemme, foglie e rametti dell’annata.<br />

Se la pianta è vigorosa e ben nutrita si può contare, per la primavera<br />

successiva, su di una vera e propria esplosione di piccole gemme<br />

ovunque sul legno vecchio. Questo consente di accorciare tutti i rami e<br />

godere di una nuova vegetazione, che per il fatto stesso di essere così<br />

fitta, sarà anche minuta. Si tratta veramente di un recupe ro estetico del<br />

bonsai (fig. 3).<br />

Come nella maggior parte delle pian te, anche nel faggio i rami alti vegetano<br />

più vigorosi, ed è per rendere più unifor me lo sviluppo che torna<br />

utile rallentar ne la crescita riducendo a un terzo il lembo delle loro foglie,<br />

senza cimarli se non dopo un paio di settimane (fig. 4).<br />

ap p l i C a z i o n e d e l filo, m o lta C a u t e l a<br />

n e l l’u s o<br />

Si sa che l’educazione col filo, con gli inevitabili traumi ai vasi<br />

linfatici, rallen ta la circolazione nei rami trattati. Tale fenomeno spesso<br />

provoca come s’è det to il risentimento dell’albero, col rischio che le parti<br />

coinvolte possano morire.<br />

Un trucco per rendere l’operazione meno pericolosa in questo senso è<br />

di ri durre adeguatamente la dimensione del le foglie sugli altri rami: ral-


allentando an che qui il flusso linfatico il computer non avverte<br />

la disparità e non si hanno guai.<br />

fertilizzazione: p r i m a i g i oVa n i<br />

Per la concimazione conviene distin guere i soggetti in formazione<br />

dagli esemplari adulti. Quelli che devono an cora<br />

crescere possono essere fertilizzati subito all’inizio della<br />

stagione vegetati va: faranno grandi foglie e vigorose cacciate.<br />

Ai bonsai maturi dì cui invece si preferisce tenere<br />

controllate le dimen sioni il concime va somministrato tardi,<br />

quando i germogli si sono già allungati quasi completamente:<br />

il ritardo serve ad evitare che la vegetazione sia<br />

troppo esuberante e aiuta a far restare le foglie piccole e<br />

gli internodi corti.<br />

pr e V e n z i o n e e C u r a delle m a l at t i e<br />

Dipendendo strettamente dalla simbiosi con<br />

la micorriza, un bonsai di faggio col tivato in vaso in un<br />

terriccio troppo com patto, divenuto asfittico o surriscaldato<br />

da una lunga esposizione al sole estivo potrebbe<br />

esser privato della utile flora batterica, e le sue radici<br />

non essere in gra do di assorbire normalmente l’acqua e<br />

tutti i sali minerali necessari. Anche un eccessivo abbassamento<br />

della tempera tura durante l’inverno può essere<br />

dan noso per le piante coltivate in contenito re. Ecco<br />

perché talvolta si possono ma nifestare disturbi anche<br />

gravi, sotto for ma di sviluppo irregolare della nuova vegetazione,<br />

comparsa di malattie fungine o di carenze.<br />

Data la rapidità con cui inizialmente cre scono queste<br />

partì della chioma, una ca renza di ferro o magnesio, che<br />

riduce l’effi cacia della fotosintesi, può far raggiun gere in-<br />

Per gentile concessione della Crespi Editori<br />

fatti alle sue pallide foglie una grandezza spropositata.<br />

Magnesio e ferro possono essere som ministrati anche<br />

per via fogliare: la faci le correzione della carenza del primo<br />

elemento restituisce un sano colore verde in pochi giorni,<br />

mentre per ripristinare il contenuto in ferro della pianta occorre<br />

spesso anche più di due settimane. Solfato di magnesio<br />

e chelati di ferro non si possono miscelare in una unica<br />

applicazione. Nonostante il loro aspetto coriaceo, le foglie<br />

del faggio sono sensibili all’azione irritante di molte sostanze<br />

chimiche e di questo bisogna preoccuparsi nelle zone soggette<br />

a piogge acide. La Cecidomia è un insetto che causa la<br />

comparsa di galle acuminate sulla chioma, dove ha punto per<br />

deporre le uova. Tali foglie vanno allontana e distrutte.<br />

Afidi e cocciniglia infestano talvolta questa essenza e la difesa<br />

consiste nei consueti interventi di asportazione manuale o<br />

applicazione di insetticidi specifici, con una certa cautela nelle<br />

dosi. Altre evenienze patologiche sono generalmente rare.<br />

Rispetto al gelo il faggio è relativamente vulnerabile in giovane<br />

età, ma una certa protezione zone a clima assai rigido può<br />

esse vantaggiosa per i soggetti maturi allo scopo di difendere<br />

soprattutto le radici e la loro micorriza quando il freddo arriva<br />

precocemente.<br />

Il faggio - II parte<br />

- Carlo Oddone -95


Vita da <strong>Club</strong><br />

As s o c i a z i o n e<br />

Cu lt u r a l e<br />

Ro m a<br />

Bo n s a i<br />

di Laura Monni<br />

L’Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> nasce<br />

nel 1998 e di essa fanno parte cultori<br />

ed amatori dell’arte bonsai. L’impostazione<br />

data è ricca anche di sani principi filosofici.<br />

Tutti noi ci prefiggiamo l’obiettivo di divulgare tra giovani<br />

e meno giovani il rispetto della natura in primo luogo, di<br />

insegnare nozioni di botanica e di fisiologia delle piante,<br />

oltre ovviamente le tecniche bonsai.<br />

L’Associazione culturale “Roma <strong>Bonsai</strong>” dal 2004<br />

è ospitata all’interno della “Città dei Ragazzi” ed usufruisce<br />

di un ambiente molto spazioso dove si tengono gli<br />

incontri ed ha anche uno spazio dove è stato realizzato<br />

un piccolo giardino per bonsai con un laghetto (foto 1, 2,<br />

3, 4).<br />

La “Città dei ragazzi”, per chi non la conoscesse,<br />

fu fondata nell’immediato dopoguerra da Mons. John Patrick<br />

Carroll-Abbing, per ospitare i giovani orfani di guerra.<br />

In base all’art. 3 dello Statuto, l’Opera si propone di “(…)<br />

provvedere all’assistenza, all’educazione sociale e professionale<br />

dei ragazzi” privi di un valido supporto familiare<br />

ed esposti a rischi di devianza. Lo strumento pedagogico<br />

che caratterizza questa realtà fin dalla sua fondazione è<br />

l’Autogoverno, che regolamenta la vita comunitaria.<br />

Lo scorso anno Eraldo Affinati, ha scritto un libro<br />

sulla Città, molto appassionato e molto commovente.<br />

Lo scrittore insegna alla Città dei Ragazzi di Roma che<br />

oggi è abitata da giovani protagonisti delle nuove rotte<br />

Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />

96 - Laura Monni -<br />

1<br />

2<br />

3<br />

dell’immigrazione clandestina che attraversano Afghanistan,<br />

Iran, Turchia, Grecia per arrivare in condizioni inumane<br />

in Italia e che per puro e fortuito caso si trovano a<br />

vivere parte della loro giovane vita a Roma.<br />

Durante l’anno per due volte al mese ci riuniamo<br />

nella nostra sede e lavoriamo insieme, una volta seguiti<br />

dai nostri istruttori, nell’altra invece si svolgono anche diverse<br />

attività.<br />

Vi sono dei seminari molto istruttivi, come quello<br />

sui suiseki, ce ne sarà uno sull’allestimento del tokonoma.<br />

Inoltre vi sono delle dimostrazioni pratiche tenute<br />

dai vari istruttori con vari tipi di lavorazione: bonsai su<br />

pietra, tecniche di impostazioni dei vari stili, lavorazione<br />

del secco, rinvasi, etc.


5<br />

Una volta all’anno si svolge<br />

il “Concorso tra i soci” che consiste<br />

in questo: ciascuno di noi porta una<br />

pianta di vivaio oppure un prebonsai<br />

già in parte impostato e lo lavora nel<br />

tempo concesso per il concorso.<br />

Partecipiamo suddivisi in<br />

tre categorie: Avanzata, Base ed<br />

Elementare. La prima per quelli che<br />

sono da più tempo iscritti, la seconda<br />

per quelli iscritti da più di un anno e la<br />

terza per gli iscritti nell’ultimo anno.<br />

Si ricrea così, in piccolo, il clima<br />

di un vero concorso con tanto di<br />

votazioni e premi per i più votati.<br />

Bene, nonostante il clima<br />

amichevole che c’è in tutte le occasioni<br />

di incontro, un pò di emozione<br />

la proviamo tutti ed in particolare i più<br />

inesperti si sentono sotto esame, ma<br />

con una buona possibilità di accrescimento<br />

delle nostre conoscenze!<br />

Il primo weekend di maggio<br />

organizziamo la Mostra di Primavera<br />

nella suggestiva ambientazione<br />

dell’Orto Botanico di Roma, ormai divenuta<br />

tradizione.<br />

Allestita in concomitanza<br />

della “Festa della Primavera” organizzata<br />

dall’Orto Botanico, viene frequentata<br />

da un pubblico molto vario.<br />

E’ una idea molto innovativa dare la<br />

Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />

- Laura Monni -97<br />

6<br />

4


7<br />

>> Vita da <strong>Club</strong><br />

possibilità a tutti di accedere ad una<br />

Mostra <strong>Bonsai</strong>, mentre, quasi sempre,<br />

tali mostre sono riservate ad un<br />

pubblico selezionato ed appartenente<br />

all’ambiente del bonsai. Anche il<br />

Concorso tra i partecipanti e la cerimonia<br />

della premiazione sono aperti<br />

a chiunque voglia assistere (Foto 6).<br />

Inoltre i soci dell’Associazione,<br />

che assistono i visitatori e rispondono<br />

alle più disparate domande,<br />

offrono la possibilità di votare per il<br />

“<strong>Bonsai</strong> preferito dal pubblico” con<br />

la partecipazione all’estrazione finale<br />

di un bonsai, in genere, offerto da un<br />

Vivaio.<br />

Durante la Mostra grande<br />

successo hanno le dimostrazioni dei<br />

maestri di altri club, il pubblico interviene<br />

sempre numeroso e rimane<br />

a seguire il lavoro per alcune ore.<br />

Quest’anno ci sono state anche delle<br />

dimostrazioni in work shop, a cui<br />

hanno partecipato alcuni soci giovani<br />

che hanno realizzato con successo<br />

dei bei lavori, attirando l’attenzione<br />

anche in questo caso di molto pubblico<br />

(Foto 7).<br />

Per alcuni anni abbiamo<br />

ospitato il “So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award”,<br />

organizzato con la Scuola di <strong>Bonsai</strong><br />

Creativo di Sandro Segneri.<br />

La manifestazione, che si teneva<br />

presso la nostra sede, ha sempre<br />

avuto molto successo, con una larga<br />

partecipazione di pubblico proveniente<br />

da tutta Italia. Dal 2008 organizziamo<br />

la “Mostra d’autunno”, nel<br />

mese di ottobre, a cui partecipano le<br />

Associazioni del Centro Italia e maestri<br />

provenienti da tutta la penisola, e<br />

in questa occasione viene aperto anche<br />

un mercatino molto interessante<br />

e che sta avendo molto successo. Gli<br />

stands presenti offrono molti articoli<br />

tra cui attrezzature varie, terricci, vasi anche artigianali e molto apprezzati, e naturalmente<br />

prebonsai di ottimo livello. Anche in questa occasione si svolgono delle<br />

dimostrazioni di maestri ad alto livello (Foto 8), veramente molto istruttivi per tutti,<br />

iscritti e non. Una recente iniziativa, richiestaci, ci ha portato ad utilizzare uno<br />

spazio in un centro commerciale della capitale, dove abbiamo allestito una piccola<br />

mostra con qualche esemplare bonsai. Ed inoltre per due giorni i soci si sono esibiti<br />

in dimostrazioni di tecnica bonsai di fronte alle persone che venivano a fare una<br />

passeggiata nel centro commerciale o a fare la spesa. Abbiamo suscitato la curiosità<br />

di persone di tutte le età dai bambini agli anziani, che si sono fermati con noi a<br />

parlare ed a fare domande.<br />

E’ stata un’esperienza interessantissima e molto divertente ed è in programma<br />

ripeterla in altri centri commerciali (Foto 9). Riteniamo che sia un ottimo<br />

modo per far conoscere l’arte bonsai sul territorio con immediatezza, e visto che<br />

la città di Roma ha una enorme estensione, bisogna lavorare anche in modo capillare.<br />

Non è facile gestire tante attività e conservare la stima e<br />

l’affetto di tanti iscritti, ormai abbiamo superato la cinquantina,<br />

ed accontentare le richieste degli istruttori.<br />

Abbiamo anche scelto di organizzare momenti di aggregazione<br />

e quindi durante la giornata di lavoro all’Associazione<br />

viene preparato anche il pranzo per tutti i presenti. Inoltre una<br />

volta l’anno, prima di salutarci per la pausa estiva, andiamo tutti<br />

a fare una gita in montagna a per stare insieme in mezzo alla<br />

natura. Lo spirito è quello amichevole e goliardico in molte occasioni,<br />

come è giusto che sia in un ambiente formato da molti<br />

giovani. Quello che ho capito, in questi anni di frequentazione,<br />

è che la peculiarità dell’Associazione culturale Roma <strong>Bonsai</strong> è<br />

proprio la semplicità ed il mantenimento della impostazione<br />

culturale che gli fu data fin dall’inizio.<br />

8<br />

9


Introduzione alla cultura<br />

giapponese<br />

Hisayasu Nakagawa<br />

Bruno Mondadori<br />

€ 11,50 - 128 p. - 2006<br />

Il Giappone visto da vicino


Il Giappone visto da vicino<br />

l’e s s e n z a della c e r a m I c a<br />

giapponese<br />

a cura di Antonio Ricchiari<br />

Negli ultimi anni il numero di amatori della<br />

ceramica raku è cresciuto in tutto il<br />

mondo, ma non tutti conoscono la storia<br />

di questa particolare tecnica di cottura e<br />

di manipolazione della ceramica introdotta verso il<br />

1600 in Giappone e giunta fino ad oggi; pochissimi<br />

sanno che Raku è il cognome della famiglia che da<br />

oltre 400 anni tramanda ininterrottamente la tradizione<br />

di questa arte e ancora più ridotto è il numero<br />

di persone che ha avuto occasione di vedere personalmente<br />

questi capolavori.<br />

La ceramica e le sue tecniche si perde nella<br />

notte dei tempi; trascurando i Paesi di ampie e più<br />

antiche tradizioni, fra i popoli asiatici sono i cinesi<br />

che hanno portato la ceramica più in alto. in Cina si<br />

trovano già sotto la dinastia Shang (1766-1123 a.C.)<br />

ceramiche lavorate a mano presentanti forme che<br />

richiamano quelle dell’arte dei panieri e dei recipienti<br />

naturali. Sotto la dinastia Chou (1122-294 a.C.) il<br />

tornio comincia a far concorrenza alla lavorazione a<br />

mano. Sotto la dinastia Han la ceramica si sviluppa<br />

riccamente e diventa molto variata.<br />

D’altronde, appena ci si allontana dal centro<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

100- Antonio Ricchiari -<br />

cinese, la ceramica diventa più primitiva nei suoi<br />

procedimenti e nei suoi prodotti. Il Giappone è da ricollegarsi<br />

alla Cina per la bontà dei suoi prodotti.<br />

La quasi totalità dei vasi usati per ospitare i<br />

bonsai (suiban) ebbero origine in Cina ed in Giappone,<br />

alcuni in Corea, Formosa e nell’Asia del Sud; altri<br />

ancora vennero poi costruiti in Olanda e nel Portogallo<br />

e poi esportati in Giappone.<br />

I cinesi iniziarono a fare vasi di porcellana<br />

durante la dinastia Sung (420-479), la dinastia Yuan<br />

(1260-1368) e la dinastia Ming (1369-1644); queste<br />

porcellane erano dei manufatti artistici straordinari<br />

ed erano gelosamente custoditi come pezzi antichi,<br />

per cui i vasi non potevano essere utilizzati per le<br />

piante. Durante l’era di Yamato (538) il Buddismo si<br />

diffuse dalla Cina in Giappone e con esso te antiche<br />

terraglia; in seguito molti sacerdoti e pellegrini che si<br />

trovarono a visitare la Cina, cominciarono ad esportare<br />

e diffondere in Giappone l’arte della lavorazione<br />

di questa ceramica.<br />

Durante il periodo Kamakura (1192-1319)<br />

molti buddisti fondarono diverse sette; tra i loro lavori<br />

ci hanno lasciato un rotolo di pergamena che<br />

mostra un gruppo di piante composto da alberi ed<br />

erba in un vaso basso: questo è considerato l’inizio


del periodo Muromachi (1333-1573) il bonsai inizia<br />

a cambiare poiché vengono eliminate le rocce e rimane<br />

soltanto la pianta spesso sistemata in cassette<br />

di legno poiché i vasi di ceramica sono ancora scarsi<br />

poiché sono importati dalla Cina. Soltanto l’incremento<br />

della produzione nazionale di tali vasi sia di<br />

ceramica che di porcellana nel periodo Edo (1603-<br />

1868) favorisce la più ampia diffusione del bonsai.<br />

La creazione della ceramica Raku è stata introdotta<br />

da Chojiro durante il periodo Momoyama<br />

(1573-1615) ed egli rappresenta la prima generazione<br />

di questa famiglia. Allora la ceramica smaltata a<br />

vetro tricromata (san cai) basata sulle tecniche provenienti<br />

dalla regione cinese del Fujian era prodotta<br />

a Kyoto; un documento scritto ci dà notizia che<br />

il padre di Chojiro, Ameya, di origine cinese fosse<br />

colui il quale introdotto le tecniche della ceramica<br />

smaltata della Cina, sebbene non fosse rimasta nessuna<br />

delle sue opere a testimoniarlo. Questi oggetti<br />

giapponesi san cai non erano però chiamati Raku e<br />

fu solo dopo che Chojiro conobbe il maestro del tè<br />

Sen no Riku (1522-1591) ed iniziò a creare delle tazze<br />

per il chanoyu (la cerimonia del tè), che gli aggetti<br />

Raku ebbero sviluppo. Si può dire che la creazione di<br />

un’unica tazza per la cerimonia del tè segna l’origine<br />

della ceramica Raku. Le tazze da tè create da Chojiro<br />

erano inizialmente chiamate ima-yaki (“oggetti<br />

di adesso”), che significa oggetti prodotti nel tempo<br />

presente; in seguito furono chiamati juraku-yaki,<br />

(cotto juraku) probabilmente dal Governatore del<br />

tempo, Toyotomi Hideyoshi (1537-1598). Il termine<br />

Raku deriva da Jurakudai, il nome di un palazzo, uno<br />

dei grandi simboli di quel tempo, costruito da Hideyoshi;<br />

in seguito Raku divenne il nome della famiglia<br />

che produceva questi oggetti e questo è l’unico<br />

caso di un nome di famiglia diventato sinonimo di<br />

una produzione di ceramica attraverso la storia. Tra<br />

l’altro, ci sono poche famiglie dedite alla produzione<br />

di ceramiche che si sono succedute ininterrottamente<br />

come la famiglia Raku. L’utilizzo esclusivo delle<br />

smaltature monocrome crea un’estetica unica che<br />

mira all’eliminazione del movimento, della decorazione<br />

e della variazione della forma.<br />

In questo la ceramica Raku riflette, rispetto<br />

agli altri tipi di ceramica, gli ideali di wabicha, la forma<br />

della cerimonia del tè basata sull’estetica wabi,<br />

sostenuta da Sen no Rikyu. Il punto focale della filosofia<br />

di wabicha erano le nozioni di “nothingness”<br />

(non essere) derivato dal Buddhismo e il “isness”<br />

(essere) del Taoismo. La ceramica Raku è modellata<br />

a mano invece che al tornio, e questo particolare la<br />

rende molto diversa dagli altri tipi di ceramica giapponese.<br />

La lavorazione manuale aumenta la possibilità<br />

del modellato e permette allo spirito dell’artista<br />

di esprimersi attraverso le opere compiute con particolare<br />

chiarezza ed intimità.<br />

Chojiro, attraverso la sua negazione del movimento,<br />

della decorazione e della variazione della<br />

forma, andò oltre i confini dell’espressione individualistica<br />

ed elevò la tazza per il tè ad una manifestazione<br />

di spiritualità astratta. Da 400 anni e per 15<br />

generazioni la famiglia Raku ha mantenuto una tradizione<br />

unica della ceramica, 400 anni di ritualità nei<br />

quali la produzione limitata delle tazze per il tè ha<br />

rappresentato il punto focale di una continua ricerca<br />

nel campo della tradizione. Questi artisti sono razionalmente<br />

consapevoli nel produrre queste opere<br />

(tazze, vasi per i fiori hanaire, recipienti per l’acqua<br />

fredda mizusashi, contenitori d’incenso kôgô, etc.)<br />

e tale consapevolezza che non appartiene alle generazioni<br />

passate, cresce in modo evidente nel loro<br />

approccio creativo.<br />

L’essenza del che-no-yu dunque è quella di<br />

offrire una tazza di tè e gustarla; alcuni maestri di<br />

questa cerimonia ampliarono questo atto, semplicissimo<br />

nella sua essenza, ad un campo molto vasto<br />

che spazia dall’architettura, all’arte dei giardini, alla<br />

calligrafia, alla pittura, cercando attraverso queste<br />

arti di approfondire il valore intrinseco della vita, il<br />

senso religioso e la filosofia. Ed il bonsai rientra certamente<br />

in questa ricerca.<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

- Antonio Ricchiari -101


Axel’s World<br />

“Il rapporto tra allievo e maestro deve<br />

essere vivo come lo era in epoca feudale giapponese<br />

e talmente stretto che l’allievo deve<br />

accettare sempre l’ opinione del maestro per<br />

cui se il discepolo vede una cosa bianca, ma<br />

il suo maestro dice che è nera, l’allievo deve<br />

accettarlo. Solo in questo modo si riesce a<br />

crescere spiritualmente, affrontando veramente<br />

il giusto spirito del fare bonsai.<br />

”<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

102- Antonio Ricchiari -<br />

Il va l o r e<br />

dell’insegnamento<br />

di Axel Vigino<br />

Questo è ciò che<br />

scrive in merito al<br />

rapporto allievo/<br />

istruttore uno dei<br />

più grandi Maestri di arte<br />

bonsai al mondo, il grandissimo<br />

Masahiko Kimura.<br />

Per molte persone che<br />

coltivano e praticano l’arte<br />

del bonsai, il rapporto tra


maestro e allievo è una<br />

delle cose più importanti,<br />

infatti Kimura dice che se<br />

non si presta piena attenzione<br />

alle parole del proprio<br />

maestro, in ogni disciplina<br />

- dallo sport alla musica,<br />

dalla scuola al tirocinio<br />

l’apprendimento è minimo<br />

e nei peggiori casi viene<br />

sostituito da una nota di<br />

diffidenza.<br />

Infatti chi non dà mai<br />

ascolto agli insegnamenti<br />

di qualcuno la cui conoscenza<br />

è superiore alla<br />

propria sarà sicuramente<br />

guardato come un immaturo.<br />

Naturalmente tutto<br />

ciò richiede una grande<br />

elasticità mentale, soprattutto<br />

nelle occasioni in cui<br />

tu credi di sapere qualcosa<br />

di molto importante e pensi<br />

che dicendola al tuo mae-<br />

stro egli si stupisca, mentre<br />

appena hai finito di dirlo lui<br />

già ti corregge e tu, arrabbiato<br />

e deluso, rimani con<br />

un’idea sbagliata, ma con<br />

la consapevolezza (in molti<br />

casi minima) del tuo errore,<br />

e purtroppo c’è il rischio<br />

che entrambi perdano la fiducia<br />

reciproca.<br />

Io nel mio piccolo<br />

penso che bisogna credere<br />

in se stessi e nel proprio<br />

Maestro fino a formare un<br />

tutt’uno.<br />

Continuo a pensare<br />

di aver avuto una grande<br />

fortuna nell’aver trovato,<br />

qui in Occidente, sulla mia<br />

via, un maestro di vita. Infatti,<br />

a differenza del Giappone,<br />

dove ognuno può<br />

contare per la propria crescita<br />

sull’appoggio di una<br />

colta e saggia persona,<br />

in Europa l’insegnamento<br />

di questi valori è più unico<br />

che raro e i bambini devono<br />

accontentarsi dell’insegnamento,<br />

in molti casi<br />

superficiale e insufficiente,<br />

degli assistenti scolastici. I<br />

genitori a volte non hanno<br />

la possibilità di seguire i figli<br />

perché impegnati con il<br />

lavoro e a volte alcuni non<br />

sono in grado di assumersi<br />

questa responsabilità, delegando<br />

questa fase d’insegnamento<br />

ad altri strumenti<br />

poco educativi o non<br />

orientatati alla vera realtà<br />

delle cose (televisione, videogiochi,<br />

ecc.).<br />

Spero che tanti bambini abbiano<br />

la mia fortuna e incontrino<br />

un Maestro lungo<br />

la loro strada o che lo trovino<br />

prendendo per mano il<br />

loro papà.<br />

L’essenza della ceramica giapponese<br />

- Antonio Ricchiari -103


Che insetto è?<br />

Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus mugus<br />

di Luca Bragazzi<br />

Spostando il discorso sul genere Pinus,<br />

vediamo le manifestazioni che<br />

su questa specie mostrano la presenza<br />

ed azione dei funghi associati<br />

alla tracheomicosi. Purtroppo, anche in<br />

questo caso, come per il Juniperus Rigida il<br />

fungo è in latenza già<br />

in natura e si manifesta<br />

in maniera molto<br />

aggressiva già nelle<br />

fasi in post-raccolta o<br />

post-rinvaso.<br />

I sintomi su Pinus<br />

Mugus, sono evidenti<br />

sugli aghi vecchi e<br />

vengono manifestati<br />

con delle bandature<br />

gialle trasversali ben<br />

evidenti (Foto 1).<br />

Fin quando la manifestazione è limitata<br />

alle sole bandature, significa che<br />

l’esemplare è in salute e riesce a contrastare<br />

a livello fisiologico con barriere biochimiche.<br />

Nel momento in cui, operazioni bonsaistiche<br />

invadenti interrompono lo status di vigore<br />

dell’esemplare, i sintomi si presentano come<br />

molto più evidenti e molto pericolosi per la<br />

salute stessa dell’esemplare portandolo nei<br />

casi più gravi a morte, anche in tempi molto<br />

ristretti; dieci – quindici giorni (Foto 2, 3).<br />

L’operazione bonsaistica più pericolosa,<br />

II parte<br />

è indubbiamente il taglio degli aghi. Dal 2006<br />

circa, la presenza e la manifestazione di tali<br />

patologie è in continuo incremento con aumento<br />

dell’aggressività dei funghi associati<br />

alla tracheomicosi, in base a questo monitoraggio<br />

sul territorio nazionale italiano, è oggi<br />

assolutamente sconsigliabile effettuare il taglio<br />

degli aghi, per evitare che il fungo acceleri<br />

la sua azione deleteria (Foto 4-5).<br />

Non solo il Pinus Mugus ne è affetto,<br />

ma anche altre specie quali Thumbergii, Sylvestris,<br />

Nigra, Pentaphylla e Densiflora ne<br />

manifestano i sintomi (Foto 6-7).<br />

<strong>Bonsai</strong>sticamente parlando, non è auspicabile<br />

che questo fungo riesca a svolgere<br />

la sua azione deleteria, bisogna perciò prestare<br />

molta attenzione a due pratiche che ad<br />

oggi risultano essere la migliore soluzione per<br />

il loro controllo: PREVENZIONE FITOSANI-<br />

TARIA e CONCIMAZIONE. La prima serve a<br />

mantenere innocuo il fungo, la seconda ad<br />

irrobustire la pianta nei suoi confronti.<br />

La prevenzione la si dovrà attuare con<br />

fungicidi sistemici a base di Metalaxyl alternati<br />

a fungicidi di copertura a base di Rame<br />

Idrossido in grado di rallentare e rendere innocua<br />

questa patologia, che non risulta essere<br />

debellabile.<br />

Gli interventi saranno attuati soprattutto<br />

in primavera-inizio estate, fine estateinizio<br />

autunno ogni 20-25gg, evitando giorna-<br />

104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />

su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -


nate calde, piovose, presenza<br />

di vento e qualsiasi condizione<br />

che ostacoli l’applicazione<br />

del prodotto, l’ideale sarà<br />

l’applicazione serale.<br />

La concimazione attuata<br />

con concimi organici nei<br />

periodi primaverile-autunnale<br />

renderà la struttura vegetale<br />

più robusta sia dal punto<br />

di vista morfologico che fisiologico.<br />

Utilissime ai processi<br />

fisiologici saranno le applicazioni<br />

di microelementi.<br />

Per piante importate e<br />

stressate, conviene un’esposizione<br />

a mezz’ombra per una<br />

ventina di giorni, con applicazioni<br />

ogni 15gg per due mesi<br />

di fitostimolanti, e parallelamente,<br />

delle applicazioni settimanali<br />

per un mese con dei<br />

bioattivatori del suolo a base<br />

di acidi umici per ripristinare<br />

subito la piena funzionalità<br />

radicale.<br />

L’esposizione in pieno<br />

sole dev’essere graduale.<br />

6 7<br />

2 3<br />

4 5<br />

Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />

su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -105<br />

1


Sommario Generale<br />

2009<br />

<br />

<br />

<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia


Dal mondo del <strong>Bonsai</strong> & Suiseki<br />

n. 1 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - I di G. L. Enny<br />

n. 1 - pag. 03 “Il messaggero” di D. Schifano<br />

n. 2 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - II di G. L. Enny<br />

n. 2 - pag. 04 “E sopra le nuvole... un mondo” di S. Bassi<br />

n. 3 - pag. 01 “Giardini giapponesi” III di G. L. Enny<br />

n. 3 - pag. 03 “Alla ricerca dei suiseki in fiumi e torrenti” di A. Attinà<br />

n. 4 - pag. 01 “Giardini giapponesi” IV di G. L. Enny<br />

n. 4 - pag. 03 “Painting stones” di C. Gori<br />

n. 4 - pag. 05 “Si fa presto a dire sassi” di D. Schifano<br />

n. 4 - pag. 07 “A proposito di Shiatsu” di M. Baruffaldi<br />

n. 5 - pag. 01 “Il giardino Zen” I parte di G. L. Enny<br />

n. 5 - pag. 03 “Metamorfosi” di S. Bassi<br />

n. 5 - pag. 05 “Le terapie olistiche” di G. Terlizzi<br />

n. 6 - pag. 01 “Il giardino Zen - II parte” di G. L. Enny<br />

n. 6 - pag. 04 “La base fa la differenza” di S. Bassi<br />

n. 6 - pag. 08 “Le terapie olistiche - II parte” di G. Terlizzi<br />

n. 6 - pag. 10 “Vuto ‘ndare in Giappon?” di M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 01 “Progettare il giardino giapponese - I” di G. L. Enny<br />

n. 7/8 - pag. 03 “Non solo suiseki” di C. M. Galli<br />

n. 7/8 - pag. 07 “BCI Artist, photographer, writer Award 2009” di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 08 “Lo Zen e l’acquario” di C. Scafuri<br />

n. 9 - pag.06 Il furto più odioso! di D. Abbattista<br />

n. 9 - pag.08 I meridiani di G. Terlizzi<br />

n. 9 - pag.10 Cosa sapere prima di progettare il proprio giardino<br />

giapponese - II di G. L. Enny<br />

n. 9 - pag. 14 Qualche pensiero sull’Haiku di M. Beggio<br />

n. 9 - pag. 18 Storia di una pietra di D. Schifano<br />

n. 9 - pag. 23 Forse non tutti sanno che il ginepro... di E. Ruo<br />

n. 10 - pag. 06 Il giardino Zen - riflessioni - di G. L. Enny<br />

n. 10 - pag. 10 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano di D. Abbattista<br />

n. 10 - pag. 17 Inchiostro, misterioso specchio di D. di Perna<br />

n. 10 - pag. 22 Le pietre vive di M. e A. Schenone di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 26 Il giardino di Bruno Beltrame di L. Bragazzi<br />

n. 11- pag. 06 Il giardino giapponese. Scenografia paesaggistica<br />

rappresentata in piccolo spazi di G. L. Enny<br />

n. 11 - pag. 10 La crisi, la scuola e il sogno di F. Santini<br />

n. 11 - pag. 14 Il giardino di Giovanni Genotti di A. Defina<br />

n. 12 - pag. 06 Le piante usate nei giardini giapponesi di G. L. Enny<br />

n. 12 - pag. 10 Oltre il bonsai, la misura di un uomo: Gianni Picella di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 13 Una passione: i suiseki di C. Nuti<br />

n. 12 - pag. 16 Il giardino di Roberto Raspanti di C. Scafuri<br />

>> <strong>Bonsai</strong>-do: pratica e sapere<br />

n. 11 - pag. 20 SHU HA RI - i livelli della via di M. Bandera<br />

>> Mostre ed Eventi<br />

n. 1 - pag. 06 Sakka Ten Autumn Trees di A. Zamboni<br />

n. 2 - pag. 06 Coordinamento <strong>Bonsai</strong>sti Siciliani di F. La Rosa<br />

n. 2 - pag. 07 I° trofeo per principianti NBC di L. Del Fico<br />

n. 3 - pag. 05 Nasce la Med <strong>Bonsai</strong> di G. Monteleone<br />

n. 3 - pag. 09 Noelandres Trophydi H. Vleugels<br />

n. 4 - pag. 09 La mia UBI 2009di G. Monteleone<br />

n. 4 - pag. 11 Festa di Primavera di S. Guerra<br />

n. 5 - pag. 07 <strong>Bonsai</strong>Zone Exhibition ‘09 di C. De Bari<br />

n. 5 - pag. 10 III Congresso di Rivalta di S. Guerra<br />

n. 5 - pag. 11 Brindisi <strong>Bonsai</strong> di P. Di Giulio<br />

n. 6 - pag. 13 Arco<strong>Bonsai</strong> 2009 di A. Meriggioli<br />

n. 6 - pag. 15 Mostra di Primavera di D. Abbattista<br />

n. 6 - pag. 17 Carignano Fiori & Vini di A. Defina<br />

n. 7/8 - pag. 10 Nationale <strong>Bonsai</strong> e Suiseki Show di E. Ferrari<br />

n. 7/8 - pag. 15 XI Mostra Naz. <strong>Bonsai</strong> e Suiseki di D. Abbattista, D. Schifano<br />

n. 9 - pag. 28 Mostra <strong>Bonsai</strong> Centro Italia - Foligno di L. Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 34 XII Congresso A.I.A.S. di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 40 IX So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award<br />

XIV Congresso IBS di D. Rubertelli, C. Scafuri<br />

n. 11 - pag. 24 Congresso NBSKE di E. Rossi<br />

n. 11 - pag. 28 Festival del bonsai di Imperia di G. Pezzone<br />

n. 11 - pag. 31 Una giornata come le altre di M. Tarozzo<br />

n. 12 - pag. 22 Oltre il Verde - <strong>Bonsai</strong> Competition 2 di P. Strada<br />

n. 12 - pag. 25 Premio Genova 2009 Comunicato stampa<br />

n. 12 - pag. 26 <strong>Bonsai</strong> & Friends di M. Tarozzo<br />

>> Dalle pagine di <strong>Bonsai</strong>&News<br />

n. 10 - Pag. 48 Un facile boschetto su lastra di N. Kajiwara<br />

n. 11 - Pag. 35 Da pianta a bonsai di M. Takahashi<br />

n. 12 - Pag. 34 Arriva l’inverno: cosa fare? di S. Hiramatsu<br />

>> In libreria<br />

n. 1 - pag. 08 <strong>Bonsai</strong> - Tecniche e segreti di coltivazione di C. Scafuri<br />

n. 2 - pag. 09 “Wabi-Sabi” di A. Ricchiari<br />

n. 2 - pag. 09 Bon-Sai di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 11 Il <strong>Bonsai</strong> dalla A allo Zen di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 11 <strong>Bonsai</strong> d’avanguardia di M. Bandera<br />

n. 4 - pag. 12 Tecniche bonsai. Vol. I e II di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 13 <strong>Bonsai</strong>. Il Bosco: la natura in miniatura di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 13 La pienezza del nulla di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong>. L’arte di coltivare alberi in miniatura di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 19 Lo spirito dell’arte giapponese di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 19 Sentieri bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong> - corso base di C. Scafuri<br />

n. 9 - pag. 32 <strong>Bonsai</strong> & News di A. Ricchiari<br />

n. 10 - pag. 52 Masahiko Kimura di A. Ricchiari<br />

n. 11 - Pag. 38 Man Lung Penjing di A. Ricchiari<br />

n. 12 - Pag. 38 ”<strong>Bonsai</strong>” - Gianfranco Giorgio di A. Ricchiari<br />

>> <strong>Bonsai</strong> ’cult’<br />

n. 1 - pag. 09 “Alcuni punti fermi di A. Ricchiari, G. Genotti<br />

n. 2 - pag. 10 “Gli stili bonsai di G. Genotti<br />

n. 3 - pag. 12 “Amare il bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 13 “Estetica o quintessenza del bonsai? di A.Dal Col<br />

n. 4 - pag. 14 “Valutazione di un bonsai in mostra di G. Genotti<br />

n. 5 - pag. 14 “Le dimostrazioni di G. Genotti<br />

n. 5 - pag. 16 “L’etica ed il bonsai di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 20 “Figura e ruolo del Maestro bonsai tra oriente<br />

ed occidente di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 22 “Un giudizio sui giudici... di G. Genotti<br />

n. 7/8 - pag. 20 “Lo stile. Dettagli di bellezza di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 22 “La raccolta in natura di G. Genotti<br />

n. 9 - pag. 35 Associazioni ed associazionismo.<br />

Un tema sempre attuale di G. Genotti<br />

n. 9 - pag. 38 <strong>Bonsai</strong> e arte. Un dibattito aperto da sempre di A. Ricchiari<br />

n. 10 - pag. 53 Quando i riconoscimenti sono d’obbligo di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 39 Il Buddhismo Zen di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 39 Metodica di giudizio per la valutazione<br />

di un bonsai di G. Genotti<br />

n. 12 - pag. 40 Il fascino delle conifere di A. Ricchiari<br />

>> La mia esperienza<br />

n. 1 - pag. 11 La mia favoletta di A. Defina<br />

n. 1 - pag. 13 Tra il dire e il fare... di D. Rubertelli<br />

n. 2 - pag. 11 Ricottura del filo di rame di S. Guerra<br />

n. 2 - pag. 12 Cipresso toscano inclinato di S. Biagi<br />

n. 3 - pag. 13 Bosco di faggi su pietra di N. Crivelli<br />

n. 3 - pag. 15 Percorso evolutivo di un acero campestre - I di A. Dal Col


n. 4 - pag. 15 L’occasione del fare, I parte di V. Cannizzo<br />

n. 4 - pag. 16 Costruzione di un tavolino di S. Guerra<br />

n. 4 - pag. 18 Percorso evolutivo di un acero campestre, II di A. Dal Col<br />

n. 5 - pag. 18 L’occasione del fare - II parte di V. Cannizzo<br />

n. 5 - pag. 20 Rinvasiamo un ficus di D. Rubertelli<br />

n. 5 - pag. 22 Percorso evolutivo di un acero campestre, III di A. Dal Col<br />

n. 6 - pag. 24 Alcuni appunti sulla defogliazione di A. Meriggioli<br />

n. 6 - pag. 26 Realizzazione di un ishizuki di C. M. Galli<br />

n. 6 - pag. 29 Percorso evolutivo di un acero campestre, IV di A. Dal Col<br />

n. 7/8 - pag. 24 The magic tree di A. Dal Col<br />

n. 7/8 - pag. 27 Il battesimo sul campo di D. Dabringhausen<br />

n. 7/8 - pag. 30 Il biancospino dedicato a mio padre di G. La Susa<br />

n. 7/8 - pag. 33 La nostra demo ad Arco di Trento di F. Springolo, M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 37 Realizzazione di un ishizuki - II di C. M. Galli<br />

n. 7/8 - pag. 40 Un week-end a Metz di N. Crivelli<br />

n. 9 - pag. 40 Il brutto anatroccolo di F. Santini<br />

n. 9 - pag. 45 Il cipresso chiamato Mustafà di G. Pappalardo e A. Ricchiari<br />

n. 9 - pag. 52 Innestiamo un ginepro di A. Meriggioli<br />

n. 10 - pag. 56 Una lavorazione alla Med<strong>Bonsai</strong> di C. Fragomena<br />

n. 10 - pag. 62 The fairy Queen di R. Cicciarello<br />

n. 10 - pag. 70 Juniperus oxycedrus di S. Biagi<br />

n. 11 - pag. 42 Lavorazione e restyling di un vecchio<br />

olivastro yamadori di P. Fugali<br />

n. 11 - pag. 45 Cedro “il solitario” di G. Messina<br />

n. 11 - pag. 49 Tecnica del taglio degli aghi e delle candele sul pino nero<br />

e sul pino silvestre di A. Dal Col<br />

n. 12 - pag. 41 Il mio amico Olmo di G. L. Enny<br />

n. 12 - pag. 44 ...toscano come me! di S. Biagi<br />

n. 12 - pag. 52 Il Faggio <strong>Patriarca</strong> - I di A. Dal Col<br />

>> A lezione di suiseki<br />

n. 1 - pag. 15 Quanto grande di L. Queirolo<br />

n. 2 - pag. 14 Introduzione al suiseki di L. Queirolo<br />

n. 3 - pag. 19 Sabbiatura: soluzione da scartare? di L. Queirolo<br />

n. 4 - pag. 21 Esposizione di una pietra in un vassoio di L. Queirolo<br />

n. 5 - pag. 24 Arenarie di L. Queirolo<br />

n. 6 - pag. 32 Suiban, doban & sabbia & acqua… di L. Queirolo<br />

n. 7/8 - pag. 44 Il ma attorno ad una pietra di L. Queirolo<br />

n. 9 - pag. 55 Evoluzione personale nell’arte di osservare<br />

le pietre: “la storia siamo noi!” di L. Queirolo<br />

n. 9 - pag. 60 L’arte del Suiseki di F. G. Rivera<br />

n. 10 - pag. 74 Furyu di L. Queirolo<br />

n. 10 - pag. 76 La pietra viva: lo spirito della pietra di L. Queirolo<br />

n. 11 - pag. 54 Colore & Disegno & Forma &..: i Gioielli<br />

Figurati del pianeta Gaia di L. Queirolo e G. De Vita<br />

n. 12 - pag. 58 “Stile e gusto” di L. Queirolo e B. Li<br />

>> Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo School<br />

n. 10 - Pag 78 The american job: Hurricane,<br />

San José Juniper di S. Segneri, D. Abbattista, 10<br />

n. 11 - Pag. 64 Da Anaconda a Kenshin. La lunga storia di un prezioso<br />

Juniper Chinensis (var. Formosana) di L. Bragazzi, S. Segneri<br />

n. 12 - pag. 62 “Il padre”. Storia di cipresso di R. Raspanti, C. Scafuri<br />

>> L’opinione di...<br />

n. 4 - pag. 26 “Sandro Segneri” di G. Monteleone<br />

n. 5 - pag. 29 “Donato Danisi” di G. Monteleone<br />

n. 6 - pag. 38 “Gianfranco Giorgi” di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 49 “Giorgio Castagneri” di G. Monteleone<br />

n. 9 - pag. 62 Edoardo Rossi di G. Monteleone<br />

n. 10 - pag. 88 Carlo Oddone di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 74 Stefano Frisoni di G. Monteleone<br />

n. 12 - pag. 72 Alfredo Salaccione di P. Strada<br />

>> A scuola di estetica<br />

n. 1 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - I di A. Ricchiari<br />

n. 2 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - II di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 23 Note sull’estetica dei bonsai III di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 30 Lo studio degli stili di base come ricerca ed<br />

interpretazione estetica di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 32 L’estetica dell’eretto formale di A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 40 Lo stile inclinato di A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 52 Lo stile a cascata di A. Ricchiari<br />

n. 9 - Pag. 67 Lo stile a semicascata di A. Ricchiari<br />

n. 10 - Pag. 91 Il boschetto - I di A. Ricchiari<br />

n. 11 - Pag. 91 Il boschetto - II di A. Ricchiari<br />

n. 12 - Pag. 77 Lo stile del Letterato di A. Ricchiari<br />

>> L’essenza del mese<br />

n. 1 - pag. 19 Acero tridente di A. Acampora, A. Ricchiari, P. Strada<br />

n. 2 - pag. 21 Olivo di A. Ricchiari<br />

n. 3 - pag. 28 Bougainvillea di A. Ricchiari<br />

n. 4 - pag. 33 Sughera di A. Ricchiari<br />

n. 5 - pag. 35 Azalea – I di R. Smiderle<br />

n. 6 - pag. 43 Azalea - II di R. Smiderle<br />

n. 7/8 - pag. 56 Azalea - III di R. Smiderle<br />

n. 9 - pag. 70 Il ficus - I di A. Acampora<br />

n. 10 - pag. 94 Il ficus - II di A. Acampora<br />

n. 11 - pag. 84 Il rosmarino di A. Acampora<br />

n. 12 - pag. 81 Il carpino - I di A. Acampora<br />

>> Non tutti sanno che...<br />

n. 10 - Pag. 100 Il pino silvestre di E. Ruo<br />

n. 11 - Pag. 87 Il melograno - I di E. Ruo<br />

n. 12 - Pag. 83 Il melograno - II di E. Ruo<br />

>> Note di coltivazione<br />

n. 1 - pag. 24 I concimi chimici di L. Bragazzi<br />

n. 2 - pag. 24 I concimi organici di L. Bragazzi<br />

n. 3 - pag. 31 I concimi organici - evoluzioni tecniche - I di L. Bragazzi<br />

n. 4 - pag. 36 I concimi organici -evoluzioni tecniche - II di L. Bragazzi<br />

n. 5 - pag. 37 I micro-elementi di L. Bragazzi<br />

n. 6 - pag. 46 I biostimolanti - I di L. Bragazzi<br />

n. 7/8 - pag. 60 I biostimolanti - II di L. Bragazzi<br />

n. 9 - pag. 73 La defogliazione - I di Luca Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 104 La defogliazione - II di L. Bragazzi<br />

n. 11 - pag. 90 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - I di L. Bragazzi<br />

n. 12 - pag. 86 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II di L. Bragazzi<br />

>> Tecniche bonsai<br />

n. 1 - pag. 25 Applicazione del filo di A. Acampora<br />

n. 2 - pag. 25 I terricci di A. Acampora, P. Strada<br />

n. 3 - pag. 32 Il rinvaso di A. Acampora<br />

n. 4 - pag. 37 La pizzicatura di A. Acampora<br />

n. 5 - pag. 38 La potatura delle caducifoglie di G. Genotti - A. Ricchiari<br />

n. 6 - pag. 47 Il tambahoo di A. Acampora<br />

n. 7/8 - pag. 61 La legna secca di A. Acampora<br />

n. 9 - pag. 76 La scelta del vaso - I di Antonio Acampora<br />

n. 10 - pag. 106 La scelta del vaso - II di A. Acampora<br />

n. 11 - pag. 92 Come fare shitakusa di A. Acampora<br />

n. 12 - pag. 88 Percepire il Wabi-Sabi di A. Acampora<br />

>> L’angolo di Oddone<br />

n. 9 - Pag. 78 Il ginepro di C. Oddone<br />

n. 10 - Pag. 112 L’acero di C. Oddone<br />

n. 11 - Pag. 95 Il faggio - I di C. Oddone<br />

n. 12 - Pag. 93 Il faggio - II di C. Oddone


Vita da club<br />

n. 1 - pag. 30 <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di A. Acampora<br />

n. 2 - pag. 30 <strong>Bonsai</strong>sieme di A. Defina<br />

n. 3 - pag. 35 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Messina di R. Cicciarello<br />

n. 4 - pag. 39 Arbores <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di A. Gesualdi<br />

n. 4 - pag. 40 Progettobonsai di V. Cannizzo<br />

n. 5 - pag. 40 <strong>Bonsai</strong>Zone di C. De Bari<br />

n. 6 - pag. 49 Oltre il verde-<strong>Bonsai</strong>Gymnasium di M. Tarozzo<br />

n. 7/8 - pag. 65 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Castelli Romani di C. Cofani<br />

n. 7/8 - pag. 67 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di Lorena di L. Pepe<br />

n. 9 - pag. 84 Drynemetum <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di G. Pezzoni<br />

n. 10 - pag. 120 Gruppo <strong>Bonsai</strong>sti Medio Valdarno<br />

- Sez. “Renzo Santini” di F. Santini<br />

n. 11 - pag. 98 II° Trofeo <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di C. Scafuri<br />

n. 12 - pag. 96 Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> di L. Monni<br />

>> Il Giappone visto da vicino<br />

n. 6 - pag. 51 La Katana: una delle vie orientali - A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 68 Il Giappone: l’impero dei gesti - A. Ricchiari<br />

n. 7/8 - pag. 70 Nel Giappone delle donne” - A. L. Somma<br />

n. 7/8 - pag. 70 Novelle orientali” - A. L. Somma<br />

n. 9 - pag. 86 L’estetica nella cerimonia del tè di A. Ricchiari<br />

n. 9 - pag. 90 Libro d’ombra - Tanizaki Junichiro di Anna Lisa Somma<br />

n. 10 - pag. 124 Dolcezza e rimpianti di A. L. Somma<br />

n. 10 - pag. 125 Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo di A. Ricchiari<br />

n. 11 - pag. 100 La casa della luce sepolta nell’oscurità di A. L. Somma<br />

n. 11 - pag. 101 Lo stile. Dettegli di Bellezza di A. Ricchiari<br />

n. 12 - pag. 99 Alla scoperta dei sentiri che conducono<br />

in Giappone di A. L. Somma<br />

n. 12 - Pag. 100 L’essenza della ceramica giapponese di A. Ricchiari<br />

>> Axel’s World<br />

n. 11 - Pag. 104 <strong>Bonsai</strong> a 11 anni: una grande passione di A. Vigino<br />

n. 12 - Pag. 102 Il valore dell’insegnamento di A. Vigino<br />

>> Che insetto è?<br />

n. 1 - pag. 32 Patologia vegetale - I di L. Bragazzi<br />

n. 2 - pag. 31 Patologia vegetale - II di L. Bragazzi<br />

n. 3 - pag. 36 Patologia vegetale - III di L. Bragazzi<br />

n. 4 - pag. 41 Patologia vegetale - IV di L. Bragazzi<br />

n. 5 - pag. 41 Patologia vegetale - V di L. Bragazzi<br />

n. 6 - pag. 55 Patologia vegetale - VI di L. Bragazzi<br />

n. 7/8 - pag. 71 Patologia vegetale - VII di L. Bragazzi<br />

n. 9 - pag. 91 Danni da stress ambientali – I di L. Bragazzi<br />

n. 10 - pag. 129 Danni da stress ambientali - II di L. Bragazzi<br />

n. 11 - pag. 106 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - I di L. Bragazzi<br />

n. 12 - pag. 104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />

tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - II di L. Bragazzi


<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia<br />

Anno I - n.12<br />

<br />

<br />

<strong>Bonsai</strong>&Suiseki<br />

magazine<br />

Dicembre 2009

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