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fLa aggio<br />
storia del<br />
<strong>Patriarca</strong> I parte<br />
di Armando Dal Col<br />
La storia di questo faggio ebbe inizio nel 1970<br />
quando lo vidi piuttosto sofferente fra le rocce; il mio<br />
pensiero fu quello di “soccorrerlo”, cercando di rinvigorirlo<br />
sul posto praticando una consistente potatura sulla<br />
parte aerea della pianta, tagliando nel contempo dei rovi<br />
e rami di altri arbusti vicini per procurargli luce e una<br />
maggiore ventilazione. Lo seguiremo anno dopo anno<br />
attraverso le numerose immagini che lo hanno visto protagonista<br />
salendo ai vertici mondiali.<br />
Questo è il famoso Faggio<br />
“<strong>Patriarca</strong>”, pluripremiato<br />
in Giappone dalla Nippon<br />
<strong>Bonsai</strong> Association<br />
(NBA), pubblicato la prima volta nella<br />
rivista ufficiale giapponese “BONSAI<br />
SHUNJU” nel 1982 insieme all’autore,<br />
spiegandone la breve storia.<br />
Era stato ripresentato nella<br />
nuova veste nel 1986 in Giappone<br />
all’ “INTERNATIONAL BONSAI AND<br />
SUISEKI EXIBITION” che annualmente<br />
la N B A organizza, classificatosi al<br />
Primo posto fra tutti i concorrenti internazionali<br />
che avevano partecipato<br />
al concorso.<br />
Il Faggio proviene dalla provincia<br />
di Belluno dov’era cresciuto in<br />
mezzo a dei grossi massi, le cui condizioni<br />
di vita erano ridotte al limite<br />
estremo della sopravvivenza.<br />
Fu anche oggetto di “poligono<br />
di tiro”, poiché veniva attaccato<br />
dai cacciatori che sparavano sugli<br />
uccelli che si posavano sulle fronde<br />
dell’arbusto (il tronco verso l’apice<br />
della pianta era semi putrefatto a<br />
causa dei numerosi pallini da carabina<br />
che si erano conficcati nel legno).<br />
La storia del faggio patriarca - I parte<br />
52 - Armando Dal Col -<br />
I rovi avevano avvolto il faggio,<br />
e così pure i muschi a causa della<br />
compattezza delle branche che impedivano<br />
il passaggio della luce.<br />
Le poche fronde ricche di fogliame,<br />
erano regolarmente mangiate<br />
dai caprioli o da altri erbivori, ma<br />
questo contribuiva a creare una ramificazione<br />
più compatta! La miniaturizzazione<br />
del fogliame, infatti, era<br />
collegata alla “potatura” annuale dei<br />
giovani germogli primaverili che erano<br />
mangiati avidamente dai caprioli
e dalle mucche.<br />
Il faggio fu scoperto nel 1970;<br />
è stato potato drasticamente sul luogo<br />
di crescita per ridurne le dimensioni,<br />
ripulito dalle infestanti, nutrito<br />
per cinque anni sul luogo e, successivamente,<br />
espiantato dopo aver constatato<br />
una sua incredibile ripresa<br />
vegetativa.<br />
L’espianto è avvenuto nella<br />
primavera del 1975. In tale epoca, è<br />
stato possibile determinarne l’età attraverso<br />
gli anelli di crescita annuali,<br />
ricavati dalla porzione radiale della<br />
grossa radice fittonante tagliata che<br />
affondava di lato. Con molte difficoltà<br />
è stato possibile evidenziare ben<br />
duecento anelli!<br />
Fortuna volle che sotto la<br />
base del tronco ci fosse una roccia<br />
piatta che faceva da “vaso” per la<br />
pianta, e così, nel corso dei decenni,<br />
si erano formate delle preziose radici<br />
sottili sotto la base del tronco, proprio<br />
a causa del costante accumulo<br />
delle foglie secche trasformatesi in<br />
prezioso humus, il quale ha favorito<br />
il formarsi di imponenti radici secondarie,<br />
creando un bel Nebari.<br />
Il faggio, nel corso degli anni<br />
ha subìto diversi interventi: è stato ripulito,<br />
potato, scalpellato, innestato,<br />
legato con il filo e con i tiranti; ora è<br />
ritornato in vita, anzi alla vita stessa,<br />
conquistando la dignità di albero<br />
entrando a buon diritto nella storia<br />
dei grandi capolavori dei <strong>Bonsai</strong> occidentali.<br />
La storia del faggio patriarca - I parte<br />
- Armando Dal Col -53
1. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” fotografato nella<br />
primavera del 1982. La forma del faggio,<br />
se pur imponente nella sua compattezza,<br />
dovrà affrontare ancora molti interventi<br />
per migliorare il suo aspetto nel percorso<br />
<strong>Bonsai</strong>. Dal conteggio degli anelli di crescita<br />
annuale avvenuto nel 1975 all’epoca<br />
dell’espianto, il numero complessivo risultava<br />
di ben duecento anelli, e così nel 1982<br />
il Faggio ha compiuto la veneranda età di<br />
207 anni!<br />
2. Il Faggio com’era nell’ambiente naturale.<br />
Il Faggio come si trovava in natura<br />
all’epoca della scoperta nel 1970. Vedendolo,<br />
mai avrei immaginato la grande<br />
evoluzione che avrebbe avuto dopo essere<br />
stato espiantato. Osservai molto attentamente<br />
quella massa arbustiva. Le sue<br />
dimensioni erano abbastanza contenute<br />
poiché in altezza arrivava sui 150 centimetri<br />
circa; qualche ramo si espandeva sui<br />
200/250 centimetri di larghezza. Anteriormente,<br />
il faggio presentava un gran numero<br />
di rami robusti che avevano la tendenza<br />
a verticalizzarsi, mentre sul lato posteriore,<br />
invece, una grossa roccia aveva ostacolato<br />
lo sviluppo vegetativo, cosicché le<br />
branche presenti crescevano verso l’alto<br />
alla ricerca della luce. Questo particolare<br />
mi aveva creato delle difficoltà nel posizionare<br />
i rami, i quali dovevano orientarsi più<br />
o meno orizzontalmente secondo la logica<br />
bonsai.<br />
3. Il Faggio visto nella primavera del 1982<br />
dopo la grande esplosione dei nuovi germogli.<br />
4. La breve storia del Faggio con l’autore<br />
pubblicata nel 1982 sulla rivista ufficiale<br />
del Giappone “<strong>Bonsai</strong> Shunju” della Nippon<br />
<strong>Bonsai</strong> Association (NBA). La direzione<br />
della prestigiosa rivista della NBA a<br />
diffusione mondiale, ha voluto dedicarmi<br />
uno spazio sulla rivista, a testimonianza<br />
del crescente interesse del <strong>Bonsai</strong> amatoriale<br />
in Italia.<br />
5. Il Faggio visto nell’autunno del 1982.<br />
L’incessante ritmo delle stagioni ci fa partecipi<br />
del cambio dei colori che una caducifoglia<br />
come il faggio ci regala.<br />
6. Marzo 1983, il Faggio visto dopo la caduta<br />
delle foglie. Il faggio è una pianta<br />
decidua, per cui a fine inverno ci offre una<br />
immagine molto suggestiva ammirandolo<br />
senza fogliame. La forma è ancora molto<br />
ampia, e la zona apicale del tronco deve<br />
essere risanata e snellita.<br />
7. Cavità del faggio risanate da numerosi<br />
pallini di carabbina.<br />
1<br />
2<br />
4<br />
6<br />
3<br />
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7<br />
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13<br />
9 10<br />
8. Vistose cavità risanate verso la zona<br />
apicale del tronco del faggio. Dopo aver<br />
tolto con sgorbie e scalpelli la parte di<br />
legno imputridita causata dai numerosi<br />
pallini di carabina e dai muschi, avevo<br />
spalmato della cera d’api per proteggere le<br />
ferite dagli attacchi funginei patogeni.<br />
9. Primo piano di una cavità risanata.<br />
Dopo aver tolto il legno putrido con sgorbie<br />
e frese, le cavità sono state trattate<br />
con fitofarmaci e successivamente protette<br />
con la cera d’api.<br />
10. Innesto per approssimazione tra due<br />
grosse branche. Quanti anni saranno stati<br />
necessari per formare questa saldatura<br />
naturale?<br />
11. Innesti sul faggio con la varietà “Tricolor”.<br />
Il faggio era diventato sempre più<br />
vigoroso, così tentai con successo di innestare<br />
un paio di rametti con la varietà<br />
“Tricolor” dal colore rosso rosato con sfumature<br />
bianche.<br />
12. Alcuni tiranti per abbassare le branche<br />
del faggio. Con dei tiranti di tessuto resistente<br />
ho potuto abbassare le estremità<br />
delle branche, facilitando il passaggio della<br />
luce.<br />
13. Il Faggio <strong>Patriarca</strong> con l’innesto riuscito.<br />
Il Faggio incomincia ad assumere una<br />
forma leggermente triangolare secondo i<br />
canoni della filosofia giapponese.<br />
14. Il Faggio è stato temporaneamente<br />
interrato a causa di un incidente accadutogli.<br />
Infatti, appena fotografato il supporto<br />
aveva ceduto trascinando la pianta<br />
per terra. Il bordo del vaso aveva protetto<br />
i rami della pianta, ma non il contenitore.<br />
Ho dovuto interrare subito il faggio per<br />
non correre dei rischi poiché era appena<br />
entrato in vegetazione. Ho applicato un<br />
frangivento per proteggere parzialmente<br />
la pianta.<br />
15. Anno 1985, son passati per il faggio i<br />
primi dieci anni di percorso <strong>Bonsai</strong>. L’estate<br />
del 1985 ci presenta un’altra immagine<br />
del faggio nella lenta trasformazione<br />
verso la perfezione. Il rinvaso del faggio<br />
era stato fatto in primavera a causa della<br />
rottura accidentale del vaso; ma questo<br />
vaso è solo provvisorio poiché non è molto<br />
adatto alle dimensioni della pianta.<br />
16. Primo piano del Nebari del Faggio patriarca.<br />
Il vaso non è adatto poiché risulta<br />
essere troppo piccolo, pur tuttavia il faggio<br />
non sembra risentirne per la scarsità di<br />
terriccio a disposizione dell’apparato radicale.<br />
17. Le “cinque” stagioni del Faggio Patriar-
ca. Il faggio (a livello di <strong>Bonsai</strong>), fa parte<br />
di quel ristretto gruppo di caducifoglie che<br />
trattiene più a lungo le foglie sulla pianta,<br />
infatti,in talune piante molto compatte le<br />
foglie resistono fino alla fine di febbraio o<br />
più prima di cadere completamente. L’albero<br />
spoglio evidenzia la struttura della<br />
ramificazione, e ci offre l’opportunità di<br />
verificarne meglio gli interventi correttivi<br />
futuri.<br />
18. Il Faggio “<strong>Patriarca</strong>” ai vertici della<br />
classifica mondiale. Il Faggio nel 1986<br />
presentato al concorso mondiale, aveva<br />
raggiunto una forma triangolare molto<br />
“accattivante” e probabilmente poco conforme<br />
alla naturale forma dei vecchi faggi<br />
isolati. E’ stato comunque molto apprezzato<br />
al Concorso Internazionale in Giappone,<br />
salendo ai vertici della classifica mondiale,<br />
ed io ebbi l’onore di ricevere dalla Nippon<br />
<strong>Bonsai</strong> Association uno speciale diploma<br />
di merito per la creazione del Faggio.<br />
19. Aprile 1986, le gemme setose “pulsano”<br />
di vita, e già le prime foglioline appaiono.<br />
E’ uno spettacolo emozionante, poiché<br />
in pochi giorni l’albero si coprirà di una miriade<br />
di tenere foglioline. Il faggio è stato<br />
rinvasato un mese prima in questo pregevole<br />
vaso artigianale Tokoname giapponese,<br />
appositamente costruito da un vecchio<br />
maestro vasaio, il quale aveva usato una<br />
tecnica antica ormai in disuso per la cottura<br />
del vaso, come quella del controllo del<br />
raffreddamento con il fuoco d’erba che gli<br />
ha conferito un aspetto “vetrificato”.<br />
20. Maggio 1987, il Faggio è letteralmente<br />
“esploso”, coprendosi di una miriade di<br />
tenere foglioline. La primavera è già alle<br />
spalle, e il faggio prosegue il suo percorso<br />
evolutivo.<br />
21. Luglio 1990,mia moglie Haina posa di<br />
fianco al Faggio patriarca. L’estate è già<br />
arrivata, ma il verde fogliame non ha sofferto<br />
per le alte temperature verificatesi.<br />
22. Agosto 1993, il Faggio <strong>Patriarca</strong> è sempre<br />
più imponente.<br />
23. Novembre 1995, il Faggio ha una veste<br />
dorata. Sono trascorsi già vent’anni<br />
dall’epoca dell’espianto del faggio in natura<br />
e, vedendo la foto iniziale mai avrei<br />
pensato di portarlo ad una simile perfezione.<br />
Grazie per le emozioni che mi dai mio<br />
caro amico <strong>Patriarca</strong>!<br />
24. Dicembre 1996, il Faggio a riposo invernale.<br />
Per affrontare il rigore del freddo<br />
invernale, preferisco interrare il faggio con<br />
il suo prezioso vaso in un letto di foglie le<br />
quali assicurano protezione e umidità co-<br />
La storia del faggio patriarca - I parte<br />
56 - Armando Dal Col -<br />
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30. Aprile 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong> si è risvegliato con un<br />
fogliame dalle sfumature rosate, che emozione! Che abbia<br />
voluto premiarmi per la ricorrenza dei venti anni del Grande<br />
Premio del 1986 che ha avuto in Giappone? Quest’anno<br />
poi, inizia il suo quarto decennio del percorso <strong>Bonsai</strong> e se<br />
ci sarà sempre qualcuno che gli presterà le necessarie cure<br />
potrà essere ammirato ancora per diverse generazioni. Ripercorrendo<br />
a ritroso il suo percorso iniziale, difficilmente<br />
si poteva ipotizzare un così straordinario risultato, il quale<br />
lo ha visto protagonista entrando nella storia del <strong>Bonsai</strong>.<br />
Questo è stato possibile grazie alla mia costante dedizione<br />
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stante alle radici. Ma attenzione! Le<br />
foglie da utilizzare devono provenire<br />
da alberi sani, poiché nel caso contrario<br />
cederebbero eventuali fitopatie<br />
sulle radici della pianta provocando il<br />
pericoloso “male del colletto”.<br />
25. Marzo 2002, l’apparato radicale<br />
del Faggio <strong>Patriarca</strong> messo a nudo per<br />
l’ennesima volta. Erano trascorsi sette<br />
anni dall’ultimo rinvaso, ma non potevo<br />
attendere oltre, poiché c’erano due<br />
tre rami che mostravano evidenti segni<br />
di “stanchezza”.<br />
26. Ennesimo rinvaso del Faggio <strong>Patriarca</strong>.<br />
Primavera 2002, il Faggio è<br />
stato rinvasato e rimesso nel suo pregevole<br />
vaso Tokoname artigianale giapponese.<br />
Haina si appresta a terminare<br />
il rinvaso, conficcando il terriccio negli<br />
spazi vuoti con l’ausilio dei bastoncini.<br />
27. Primavera 2005, il risveglio del<br />
Faggio <strong>Patriarca</strong> suscita sempre un’immensa<br />
emozione. Sono trascorsi nel<br />
frattempo trent’anni di coltivazione<br />
nel suo percorso <strong>Bonsai</strong> (più cinque<br />
anni sul luogo di crescita), e ad ogni primavera<br />
c’è sempre una certa apprensione<br />
nell’attesa di vederlo rivegetare. I<br />
trent’anni trascorsi dal suo espianto dal<br />
luogo in natura sono un ricordo lontano<br />
per il Faggio, poiché il suo percorso evolutivo<br />
nella veste di <strong>Bonsai</strong> l’ha affrontato<br />
con nuovo vigore, ma soprattutto<br />
consapevole di aver acquisito rispetto e<br />
dignità nel mondo degli Alberi.<br />
28. Febbraio 2006, il Faggio <strong>Patriarca</strong><br />
coperto di neve. Un altro decennio è appena<br />
trascorso e ne inizia un quarto. Ed<br />
è così che il Faggio <strong>Patriarca</strong> festeggia<br />
nel 2006 la veneranda età di 231 anni!<br />
29. Il Faggio ammirato dal lato opposto.<br />
Il posto d’onore nell’area del giardino<br />
è stato riservato al Faggio che lo<br />
fa apparire come un trofeo, orgoglioso<br />
di aver raggiunto i massimi livelli in<br />
campo internazionale.<br />
ininterrotta se ho potuto raggiungere simili risultati, grazie<br />
anche –e soprattutto- al prezioso aiuto di mia moglie Haina<br />
divenuta mia discepola per il suo intenso amore per la<br />
natura, uniti poi ad una mia continua sperimentazione su<br />
moltissime specie di piante, maturando delle tecniche bonsaistiche<br />
innovative, alcune delle quali sono state prese<br />
in prestito e “copiate” da molti bonsaisti sia nazionali che<br />
internazionali, desiderosi anch’essi di ottenere splendidi risultati.<br />
31. Aprile 2006, i coniugi Armando e Haina Dal Col posano<br />
compiaciuti di fianco al Faggio <strong>Patriarca</strong>.
A lezione di suiseki<br />
Liberamente tratto da:<br />
Stile e Gusto<br />
Circa la valutazione delle rocce, nell’apprezzamento “raffinato” e “volgare” (popolare)<br />
di Mr.Wangyigao, master nell’apprezzamento del suiseki, raccolto nel fiume Yangtze in Cina<br />
a cura di Luciana Queirolo e Ben Li<br />
Il valore delle pietre soddisfa l’esigenza<br />
spirituale delle persone<br />
ed i valori spirituali e culturali<br />
dell’arte, al pari delle opere d’arte<br />
dell’uomo.<br />
Opere d’arte suddivise tra<br />
gusti raffinati e gusti popolari, non vi<br />
sono punti di stile superiore o inferiore:<br />
sono il riflesso della cultura artistica<br />
del creatore.<br />
Sotto il personale condizionamento<br />
di una pietra meravigliosa,<br />
suddivisa in gusti raffinati e popolari,<br />
ci sono superiori o inferiori punti di<br />
stile per assaporare il gusto e la rifles-<br />
Stile e Gusto 58 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />
sione del giudizio.<br />
L’Apprezzamento delle pietre,<br />
della scultura, della calligrafia<br />
e della pittura è l’apprezzamento<br />
di eleganti lavori d’arte e di attività<br />
culturali, che hanno regole estetiche<br />
comuni, hanno un proprio autonomo<br />
linguaggio artistico, sono in grado<br />
anche di usarsi reciprocamente come<br />
riferimento, ma non possono essere<br />
copiate meccanicamente ed applicate<br />
servilmente.<br />
La loro differenza principale<br />
sta nella soglia di sensibilità che può<br />
essere molto alta oppure molto bassa,<br />
a prescindere dall’apprezzamento<br />
delle rocce da parte di esperti e<br />
studiosi, rispetto alla gente comune<br />
o gente ignorante che possa partecipare.<br />
Tutti i partner possono, in larga<br />
misura, partecipare; ragionevolmente,<br />
può essere definita come eleganza<br />
notevolmente “volgare”.<br />
Essa gode dell’idea della<br />
pietra,ma il fascino suscitato dal<br />
shangshi può anche mostrare estrema<br />
differenziazione. Ya-Bo (eleganti<br />
e volgari) sono impressionanti<br />
pietre di considerevole eleganza sia<br />
antiche che moderne; fondono allineandolo<br />
il magnifico interesse per<br />
la natura a comprendere il significato<br />
artistico, percepito attraverso la<br />
meditazione sulla filosofia della vita;<br />
di volgare, nient’altro che una buona<br />
gente sconosciuta che insegue lo<br />
sconosciuto pericolo al fine di ottenere<br />
un profitto meraviglioso come<br />
obiettivo finale.<br />
La conoscenza di Calligrafia,<br />
Pittura, Scultura ed altri artefatti<br />
umani appartiene alla cultura d’élite,<br />
e si è sempre realizzata all’interno<br />
di gruppi sociali d’élite. Dopo più di<br />
5000 anni di graduale sviluppo, si ha il<br />
sostegno sistematico teorico dell’apprezzamento<br />
artistico, si ha il supporto<br />
di una ricerca professionale e<br />
didattica delle istituzioni ( università<br />
etc), ci sono critici d’arte Jiangshan<br />
(esperti del territorio), e molto prima,<br />
l’impegno nel promuovere la<br />
divulgazione dell’arte ed il patrimonio<br />
del Tai Jiang (contea a sud-ovest<br />
di Guizhou). Di conseguenza, un artista<br />
al medesimo tempo Elegante
e Volgare (Popolare), spesso facilmente<br />
ottiene il consenso della comunità<br />
Yi Xingcheng.<br />
Riconosciuti dalle tradizioni<br />
classiche tramandate, le loro capacità<br />
artistiche e di espressione artistica<br />
sono molto qualificate; radicate profondamente<br />
nell’arte, ma anche ricche<br />
di originalità artistica, hanno una<br />
individualità intensa, con divario tra<br />
opere apparentemente normali, di<br />
dimensione meravigliosa, ma sfuggente<br />
(Uygur) (gli Uiguri oggi vivono<br />
principalmente nella Regione Autonoma<br />
del Xinjiang).<br />
I dipinti di Bai Qi Shi, ad esempio,<br />
possono sembrare semplici, ma<br />
è principalmente per l’applicazione di<br />
tecniche, che le sue opere sono piene<br />
di innocenza, e l’innocenza infantile,<br />
naturale, cordiale, e quindi elegante,<br />
è d’elite.<br />
Un altro esempio è Huang<br />
Binhong, contando su una forte competenza<br />
nelle linee di calligrafia, dal<br />
nero, denso, spesso contenuto di inchiostro<br />
pesante di parole forma lo<br />
stile vigoroso delle sue opere, i suoi<br />
quadri non hanno molti colori luminosi,<br />
non adula sui generis, così è elegante.<br />
...<br />
La pietra meravigliosa diventa<br />
un articolo del collezionista<br />
emergente. Il suo valore è sradicato<br />
dall’importanza estetica unica<br />
della forma come apparenza esterna,<br />
che divenne naturalmente nel<br />
tempo.<br />
Ma le bella pietra è lo speciale<br />
prodotto naturale in funzione<br />
dell’ambiente, il suo meccanismo di<br />
formazione e l’aspetto morfologico<br />
non ha una forma fissa e l’aspetto<br />
di un solo modello, non vi è un tema<br />
prestabilito, non vi è alcun limite naturale<br />
(Tai Mei). Il cosiddetto “Gente<br />
differente ha differenti punti di vista”<br />
chiunque sappia apprezzare, conosce<br />
la comprensione attraverso il proprio<br />
addestramento di conoscenza.<br />
A causa dell’irregolarità della<br />
partecipazione della sua comunità;<br />
perché è molto difficile avere<br />
l’opportunità di lasciare ogni Shi<br />
Stile e Gusto<br />
- Luciana Queirolo e Ben Li -59
A lezione di suiseki<br />
Zhongji, lasciare la società nella stessa<br />
piattaforma di valutazione, perché<br />
il sistema difetta nel godere dell’istruzione<br />
di orientamento teorico (Shang<br />
Dan) di cui stiamo discutendo a causa<br />
di una formazione di accumulo a<br />
lungo termine di esperienze sociali e<br />
congiuntamente per seguire le norme<br />
che disciplinano i principi sociali<br />
e di seguito, a causa che l’idea dei<br />
conoscitori professionisti delle pietre<br />
meravigliose è originale nella concezione;<br />
infinitamente varie, rispettivamente<br />
strette ed all’estremità,<br />
queste realtà rifiutano di accettarsi<br />
reciprocamente.<br />
Alla valutazione delle meravigliose<br />
pietre “eleganti e volgari”,<br />
anche di tutti i generi, è preferita la<br />
pietra popolare, che per la società<br />
vale per piantare; è, naturalmente, la<br />
mescolanza di gente buona e gente<br />
“difettosa” (Longshehunza ); bene e<br />
male è difficile da distinguere.<br />
Chi ha goduto concretamente<br />
nella pratica del shangshi, ha<br />
goduto di tutto il corpo della pietra<br />
al fine di decidere di scegliere la meravigliosa<br />
pietra che ha suscitato il<br />
suo interesse ed ha inoltre deciso di<br />
concentrare il suo livello di apprezzamento<br />
per la Shangshi determinando<br />
differenze interessanti tra gusto raffinato<br />
e volgare.<br />
Le Shangshi (pietre meravigliose)<br />
mostrano una varietà di immagini<br />
fisiche che possono essere<br />
indubbiamente sconosciute, ma è<br />
solamente agli iniziati che l’apprezzamento<br />
approfondito riflette ciò<br />
che pensa il vettore.<br />
Le Shangshi sono il prodotto<br />
della Natura, della complessità<br />
dei suoi relativi cambiamenti, della<br />
connotazione di grandezza, di copiose<br />
manifestazioni, di difficile visione<br />
d’insieme. Ma, soltanto quando una<br />
prominente caratteristica individuale<br />
che rappresenta il prodotto di alta<br />
qualità, nello stile della sua scuola, è<br />
presente, l’oggetto è una rappresentazione<br />
classica.<br />
Le necessità di godere di ogni<br />
parte della pietra attraverso profondi<br />
studi e auto-coltivazione, l’energia<br />
(Yi) l’attenzione e l’impegno che vi<br />
si concentrano, solo allora si può<br />
esplorare per afferrare la conoscenza<br />
Stile e Gusto 60 - Luciana Queirolo e Ben Li -<br />
di lei; occorre apprezzare l’intero con<br />
la realizzazione dell’insieme e non<br />
indipendentemente, scopri allora il<br />
suo toccante punto luminescente,<br />
prosegui sulla tua ricerca per creare,<br />
l’atmosfera affettiva è alta.<br />
Non è un modello fisso, una<br />
semplice norma, come ad esempio in<br />
gioielleria di oro e di argento, con le<br />
sterline da spendere, contando sulla<br />
risorsa finanziaria per chiamare 斤<br />
(Jin) Due spendono, vale a dire, la banalità<br />
può essere alta.<br />
Molte persone si fermano<br />
alla rappresentazione della Shangshi<br />
cercano novità facendo il semplice<br />
confronto con immagini fisiche (Butsuzo),<br />
amano parlare di “What is it<br />
like”; “Questa cosa è niente, questa<br />
cosa è tutto”; riconosce Shi Zhong,<br />
l’illuminazione individuale, riconosce<br />
il tema, la chiara connotazione,<br />
riconosce l’incarnazione, chiara<br />
performance, rimanda sul “leggere”<br />
è negligente nel “godere”; non<br />
guarda alla individualità unica della<br />
Shangshi, non guarda alla connotazione<br />
energetica della Shangshi, non<br />
guarda la forza espressiva dell’arte<br />
delle Shangshi, manca di opinione<br />
individuale, in mancanza di un pensiero<br />
indipendente, si approvvigiona<br />
all’umore generale della società per<br />
godere (Shi Zhe);<br />
forse viola le regole dell’estetica artistica:<br />
è perplesso nei dettagli, non<br />
può vedere l’insieme, indulge nelle<br />
stranezze, non vede l’opinione pubblica,<br />
infatuato dal “fiato del tesoro”,<br />
mette in mostra la ricchezza e l’onore,<br />
dai quali gode l’idea di imbarcarsi<br />
la pietra, l’avvertimento nel selezionare<br />
la Shangshi fu veramente difficile<br />
da dire per l’altezzosità.<br />
Pur tuttavia, il generale umore<br />
della società così va, si diffonde<br />
ampiamente, permette di godere la<br />
pietra in modo giusto e sbagliato sino<br />
ad essere confuso, difficile distinguere<br />
i gusti raffinati e popolari.<br />
“Volgare” corrisponde ad “elegantemente”,<br />
molte cose, le cose di strato<br />
superficiale, le cose popolari. “Volgare”<br />
sta seguendo il gregge ed il<br />
plagio, non già una interpretazione<br />
auto.creativa e di pensiero, e sempre<br />
con la testa degli altri dietro alle<br />
cose.<br />
Poiché gode dell’insieme della<br />
pietra e non possiede la realizzazione<br />
del difetto, la testa nella sabbia<br />
e non sapendo, andando soddisfatto<br />
di se stesso, va essendo arrogante e<br />
presuntuoso.<br />
Gode della notizia del possesso<br />
della pietra che è la ruota e la<br />
sincronizzazione sociale; anche se un<br />
po’ non piace, al momento immaturo
ma a rotazione in avanti tutta, certamente<br />
sarà maturo, alla fine.<br />
Shangshi come portatrici<br />
della cultura del tempo, una volta<br />
che abbiano rispecchiato lo stile di<br />
uno status personale, abbiano inoltre<br />
attirato gli sguardi sullo stile<br />
dell’umano spirito, il loro personale<br />
status elegante volgare, finalmente<br />
potrà passare attraverso l’attenzione<br />
storica, esaminato attentamente<br />
come punto di riferimento. Si potrebbero<br />
trovare le Shangshi che nella<br />
storia si sono distinte, sono sicura-<br />
mente quelle che hanno esse stesse<br />
l’artistica e culturale connotazione,<br />
ci trasmettono che il tempo gode<br />
dell’idea della pietra tramandata, registrando<br />
il momento di godere della<br />
pietra, per sviluppare il percorso delle<br />
Shangshi come cosa preziosa.<br />
Mr.Wangyigao è un famoso collezionista che gode di enorme popolarità nella raccolta delle pietre<br />
del Yangtze River. Ingegnere strutturale, così come Direttore Generale della Sichuan Yibing<br />
Jiujia Trade Company, Presidente del Consiglio di Sichuan Yibing Jiuqiang Real Estate Development<br />
Company.<br />
Colleziona opere d’arte antica cinese, pittura storica, porcellane appartenenti alle dinastie Song<br />
e Yuan. Il signor Wang ama la Natura e la sua propensione lo portò a raccogliere rare pietre naturali<br />
del fiume Yangtze. La sua raccolta ha superato i 200 pezzi di pietre rare e di oltre 100 pezzi<br />
di porcellana delle dinastie Tang, Song, Yuan, Min, Qin. Il suo cavallo per la raccolta si chiama:<br />
Zhiweizhai.<br />
Stile e Gusto<br />
- Luciana Queirolo e Ben Li -61
Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />
di Roberto Raspanti<br />
e Carlo Scafuri<br />
Il Pa d r e<br />
storia di un cipresso<br />
Il cipresso è un’essenza che mi ha sempre suscitato<br />
un sentimento di grande ammirazione, sia per<br />
il senso di austerità che trasmette, sia per la sua<br />
simbologia, così fortemente legata al concetto<br />
di resurrezione. Questi elementi, uniti alla forma<br />
svettante verso il cielo, fanno di quest’albero il guardiano<br />
per antonomasia di chiese e cimiteri.<br />
I cipressi di Arles dipinti da Van Gogh (foto 1),<br />
o quelli di Bolgheri resi immortali da Carducci, riconducono<br />
ad un immaginario denso di significati di un<br />
albero longevo e mitico.<br />
Pur avendo colonizzato gran parte dell’areale<br />
italiano, ed in special modo della Toscana, trovare<br />
piante di cipresso educabili a bonsai non è facilissimo.<br />
Il Padre. Storia di un cipresso<br />
62 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />
Soltanto nel corso di anni sono riuscito ad<br />
avere dei materiali degni di nota con caratteristiche<br />
interessanti per farne dei bonsai di pregio. Uno<br />
di questi è “il padre”, un cipresso così chiamato in<br />
omaggio a mio padre che me lo segnalò al ritorno<br />
da un’escursione in montagna. La raccolta di questo<br />
araki avvenne alla fine degli anni novanta; pur non<br />
avendo grandi capacità e conoscenze bonsaistiche,<br />
mi resi conto immediatamente dell’enorme potenziale<br />
di questo materiale. L’albero presentava caratteristiche<br />
che mai avevo riscontrato su altri cipressi<br />
che avevo osservato. Visitando diverse cipressete,<br />
avevo potuto apprendere come i cipressi si deversifichino<br />
tra loro per crescita e qualità del fogliame, così
Roberto Raspanti - Curriculum Professionale<br />
come per la corteccia e il portamento della chioma.<br />
Ciononostante tutti i cipressi hanno una caratteristica<br />
che li accomuna tutti: la forza. Sono dotati di una<br />
grande energia e vigoria vegetativa, caratteristiche<br />
queste che se ben canalizzate, permettono di ottenere<br />
in breve tempo delle chiome molto mature<br />
e rifinite. “Il padre” aveva una magnifica corteccia,<br />
dalla texture scurissima, molto spessa e magnificamente<br />
fessurata. Era inoltre dotato di un portamento<br />
molto inusuale per un cipresso: un’enorme chioma<br />
sviluppata in orizzontale, quasi fosse un ginepro<br />
da giardino, e poi un movimento avvitato del tronco,<br />
probabilmente determinato da eventi meccanici<br />
difficilmente attribuibili a fattori come neve, frane o<br />
Dal 1997 ferquenta regolarmente la scuola<br />
“<strong>Bonsai</strong> creativo Europe School” ottenendo<br />
nel 2001 la qualifica di “istruttore di 3° livello”.<br />
Si interessa di realizzazioni di piccoli<br />
spazi verdi, con riferimenti specifici circa il<br />
giardinaggio orientale, la realizzazione di<br />
giardini acquatici e di laghetti per koi.<br />
Novembre 1997: 3° class. nel concorso “bonsai<br />
creativo” svolto a Frosinone.<br />
Novembre 1998: 3°class. nel concorso “bonsai<br />
creativo” svolto a Latina.<br />
Settembre 2000: Cura la progettazione e la<br />
realizzazione dello spazio espositivo dell’associazione<br />
“Pistoia <strong>Bonsai</strong>” alla Biennale del<br />
fiore di Pescia (medaglia d’oro come migliore<br />
spazio espositivo presentato da amatori).<br />
Settembre 2002: Cura la progettazione e la<br />
realizzazione dello spazio espositivo del “Coordinamento dei <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong>s della Toscana” alla Biennale del fiore di<br />
Pescia ( medaglia d’oro come migliore spazio espositivo presentato da amatori).<br />
Maggio 2001 : Un allestimento bonsai dal titolo “tra i rami soffiano venti antichi” vince il premio di” miglior Tokonoma”<br />
a Roma presso l’Orto Botanico.<br />
Giugno 2002 : A S. Sofia (FO), vince la selezione nazionale “Talento italiano 2002”. Tale affermazione lo candida<br />
come il bonsaista rappresentante l’Italia nel Concorso “Talento Europeo 2003” che si svolgerà a Maggio nella Repubblica<br />
Ceca, nell’ambito del congresso Europeo del <strong>Bonsai</strong> (EBA).<br />
Ottobre 2002: Viene invitato in qualità di dimostratore alla manifestazione bonsai So-Saku tenutasi a Roma.<br />
Diversi articoli vengono pubblicati su bonsaitalia. Numerosi articoli sono stati pubblicati in internet e all’interno<br />
del “Notiziario del coordinamento bonsai clubs della Toscana”.<br />
Aprile 2003: In occasione del Congresso Nazionale UBI, tenutosi a Fermo, vince il premio IBS per il bonsai (Istruttori<br />
bonsai & suiseki).<br />
Maggio 2003: In occasione della mostra del Coordinamento <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> della Toscana, svoltasi a Pisa una sua<br />
pianta vince il premio “Miglior <strong>Bonsai</strong>”. La stessa pianta si aggiudica inoltre il premio “Memorial Elio Boni” , quale<br />
miglior pianta autoctona presente in mostra.<br />
Giugno 2003 :In occasione del congresso EBA tenutosi a Jihlava (Repubblica Ceca) risulta il vincitore del concorso<br />
“new talent contest” , il più ambito premio per i giovani bonsaisti emergenti, al quale partecipano i rappresentanti<br />
di tutte le associazioni nazionali europee.<br />
Settembre 2003: Entra a far parte del Collegio Nazionale Istruttori <strong>Bonsai</strong> e Suiseki (I.B.S.)<br />
Ottobre 2003: Viene invitato quale dimostratore alla seconda edizione della mostra So-Saku tenutasi a Roma.<br />
Dicembre 2003: Riceve l’attestato di “arte e mestiere” presso la <strong>Bonsai</strong> Creativo Europe School.<br />
Maggio 2004: Con la lavorazione di un cipresso si aggiudica il prestigioso trofeo “arcobonsai” riservato agli istruttori.<br />
Maggio 2005: Dimostratore Congresso EBA Arco di Trento<br />
Ottobre 2005: Menzione di merito So-Saku Roma (buxus)<br />
Ottobre 2006: Vincitore trofeo So-Saku Demo Award Roma (cupressus)<br />
Novembre 2006: Premio presidente UBI <strong>Napoli</strong> (cupressus)<br />
Febbraio 2007: Menzione di merito Congresso UBI Fermo (cupressus)<br />
Settembre 2007: Giudice unico mostra bonsai centro italia Foligno - giudice unico per il bonsai 10° coordinamento<br />
Emilia Romagna e S. Marino (Cesena)<br />
Settembre 2008: Espositore e dimostratore BCI-IBS Congress St. Vincent (Olea oleaster & demo cupressus)<br />
Settembre 2009: Menzione di merito per il bonsai categoria istruttori Giareda R. Emilia (pinus silvestris)<br />
Settembre 2009: Secondo classificato demo istruttori a confronto Giareda R. Emilia (juniperus sabina)<br />
o quant’altro. Osservai che era l’unico in quella zona<br />
ad avere un portamento simile. L’ipotesi più plausibile<br />
della sua strana crescita è che dipendesse dalla<br />
deflagrazione di qualche ordigno bellico lanciato durante<br />
la seconda guerra mondiale. Ad avvalorare tale<br />
ipotesi, il ritrovamento a pochi metri dallo scavo, di<br />
una scheggia di bomba, sulla quale tuttora prospera<br />
un kusamono di sassifraga.<br />
Ricordo ancora tutta l’operazione di raccolta.<br />
Lo prelevammo con una enorme zolla che dovemmo<br />
necessariamente alleggerire stesso sul luogo di raccolta;<br />
tale operazione ci permise di scoprire un apparato<br />
radicale già ben formato. Una volta a casa lo invasammo<br />
in un grosso mastello nero (foto 2 - il vaso nero<br />
Il Padre. Storia di un cipresso<br />
- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -63
Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />
garantisce un riscaldamento più rapido rispetto agli<br />
altri, in virtù del fatto che il nero non riflette le radiazioni<br />
luminose, e quindi si può ottenere una migliore<br />
emissione di nuove radici) utilizzando come substrato<br />
solo pomice dalla grana grossolana. Ritengo che<br />
la pomice sia un materiale idoneo per l’attecchimento<br />
e la corretta coltivazione dei cipressi; esso garantisce<br />
caratteristiche ottimali in fatto di leggerezza,<br />
drenaggio, ed ossigenazione delle radici.<br />
“Il padre”, oltre a dover superare lo shock<br />
della raccolta, aveva bisogno di produrre abbondante<br />
vegetazione. La granulometria usata assicurava<br />
proprio questa rapida crescita di cui ero alla ricerca.<br />
Il primo step di lavoro, a due anni dalla raccolta,<br />
fu assai poco stressante: un alleggerimento<br />
generale della vegetazione, il posizionamento di un<br />
vecchio ramo discendente e l’abbozzo delle porzioni<br />
di legna secca derivanti dalla potatura di un grosso<br />
ramo (foto 3).<br />
Ricordo che il cipresso può essere lavorato<br />
in diversi periodi dell’anno; tutto dipende dalla tipologia<br />
degli interventi che andremo ad operare. Per<br />
quelli di una certa importanza - come prime significative<br />
impostazioni o piegature su tratti particolarmente<br />
ostici - è preferibile attendere il periodo di<br />
stasi vegetativa invernale (dicembre e gennaio). Per<br />
Il Padre. Storia di un cipresso<br />
64 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />
2 3<br />
1
interventi meno importanti -<br />
come una semplice filatura con<br />
conseguente modellatura - si può<br />
operare sia in primavera che autunno.<br />
E’ anche possibile filare<br />
e modellare nel mese di agosto,<br />
purché non si debbano fare grosse<br />
torsioni. Il mese di giugno, invece,<br />
è l’ideale per praticare incisioni<br />
sulla corteccia utili a raccordare<br />
jin e shari: in questo mese la linfa<br />
scorre copiosa ed i calli cicatriziali<br />
si sviluppano in poco tempo.<br />
Per tutto il periodo dell’attecchimento,<br />
ho seguito un protocollo<br />
di coltivazione preciso e<br />
rigoroso, che mi ha permesso di<br />
rinforzare adeguatamente “il padre”,<br />
e di fargli produrre una vegetazione<br />
più che abbondante (foto<br />
4). Preparare in modo coscienzioso<br />
i materiali necessari ad una prima<br />
impostazione è paragonabile<br />
al lavoro di allenatore che prepara<br />
un atleta per un grande appuntamento:<br />
nulla viene lasciato al<br />
caso, tutto viene programmato<br />
fin nei minimi particolari!<br />
La scelta oculata del substrato<br />
di coltivazione, ha permesso<br />
di effettuare una massiccia<br />
concimazione organica per tutta<br />
la stagione di crescita, il tutto coadiuvato<br />
da una esposizione ottimale,<br />
e dall’applicazione di acidi<br />
umici e di concimi fogliari addizionati<br />
a microelementi. In questo<br />
modo, oltre alla produzione di<br />
un’incredibile massa vegetativa,<br />
è stato raggiunto il massimo vigore<br />
dell’esemplare che ha scongiurato,<br />
tra l’altro, l’insorgenza di<br />
patologie derivanti da funghi e da<br />
micidiali tracheomicosi. L’elevato<br />
vigore raggiunto dalla pianta viene<br />
testimoniato dalle minuscole<br />
gocce di resina cristallizzate tra<br />
le scaglie delle squame. Tale fenomeno<br />
viene talvolta scambiato<br />
per un attacco di cocciniglia, ma in<br />
realtà è la dimostrazione dell’ottimo<br />
lavoro svolto finora.<br />
Con l’aiuto dell’amico -<br />
maestro Sandro Segneri, iniziam-<br />
mo ad analizzare il cipresso nel suo<br />
insieme; ne scegliemmo il fronte<br />
e pianificammo gli interventi da<br />
fare. Passammo alla potatura di<br />
tutta la vegetazione superflua per<br />
il disegno finale, per poi legare e<br />
modellare minuziosamente tutte<br />
le branche utili (foto 5). Il padre rispose<br />
bene a queste prime operazioni,<br />
ed a distanza di un solo anno<br />
fu possibile eseguire il rinvaso nel<br />
primo vaso bonsai (foto 6, 7).<br />
Il nebari si presentava<br />
con molte buone radici radiali al<br />
tronco, e quelle poche fittonanti<br />
vennero prontamente rimosse,<br />
permettendo così di utilizzare un<br />
vaso non troppo profondo. Superata<br />
brillantemente anche questa<br />
fase delicata e critica, mi concentrai<br />
sulla sua corretta coltivazio-<br />
4 5<br />
6 7<br />
ne, cercando di fargli raggiungere<br />
quanto prima il vigore ottimale.<br />
E’ trascorso un altro anno, è<br />
il 2005, ed “il padre” appare estremamente<br />
forte e vigoroso, con vegetazione<br />
bella densa e suddivisa.<br />
Si riprende la modellatura dell’albero,<br />
questa volta mirata a far<br />
emergere tutte le particolarità ed i<br />
suoi pregi; la legna secca dovrà essere<br />
rifinita ad hoc, la vegetazione<br />
sfoltita e riordinata per applicare<br />
la filatura (foto 8-15). Il cipresso<br />
ha un legno molto ricco di resina<br />
e dall’inconfondibile odore. Con la<br />
tecnica dello strappo, si riescono<br />
(in special modo a legno fresco)<br />
a realizzare interessanti opere di<br />
jinning; si sfibra manualmente il<br />
legno, un po’ per volta, seguendo<br />
e scoprendo nuovi fasci tirando<br />
Il Padre. Storia di un cipresso<br />
- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -65
8<br />
9<br />
10<br />
11
12<br />
13<br />
14<br />
15
Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo school<br />
fuori il movimento e l’evolvere del<br />
tempo inciso nella pianta. Successivamente<br />
si può passare il fuoco<br />
sulla legna secca che, oltre a eliminare<br />
tutti i pelucchi, leviga, invecchia<br />
e indurisce il legno. Sono<br />
tutti lavori questi, che oltre ad evidenziare<br />
i punti di pregio, permettono<br />
di entrare ancor più in sintonia<br />
con l’albero. Durante queste<br />
fasi si possono notare nuovi particolari<br />
e punti di interesse. Tali<br />
operazioni sono particolarmente<br />
emozionanti e gratificanti per un<br />
bonsaista: l’albero finalmente inizia<br />
a prendere quella forma desiderata<br />
e immaginata per anni... finalmente<br />
il bonsai si materializza,<br />
ma tanto, tanto più bello di quanto<br />
avevo immaginato.<br />
16<br />
17 18<br />
19 20<br />
Il Padre. Storia di un cipresso<br />
68 - Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -<br />
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Il Padre. Storia di un cipresso<br />
- Roberto Raspanti, Carlo Scafuri -69
25<br />
23 24<br />
E’ il 2006, il cipresso è pronto per la terza ed<br />
ultima modellatura (foto 16-30). Quando si inizia a filare<br />
una così ragguardevole pianta quasi si rimpiange<br />
d’aver fatto il bonsaista, ma la meticolosità e la<br />
lunga filatura ci permettono di apprezzare, rivalutare<br />
e di entrare ancor più in intimità con l’albero, di<br />
rinforzare con esso un legame che dura da anni, e di<br />
finalizzare nuovamente tutto il lavoro nell’espressione<br />
artistica raffigurante un albero in miniatura.
27<br />
29<br />
26<br />
28<br />
30
L’opinione di...<br />
Al f r e d o S A l A c c i o n e<br />
www.bonsailab.it<br />
L’ occasione della <strong>Bonsai</strong> Competition ci consente, questo mese, di<br />
raccogliere l’opinione di un giovane bonsaista di Milano, di recente<br />
nominato istruttore IBS.<br />
Il bonsai, sin da piccolo, lo ha scelto. Lui ha fatto del bonsai una sua<br />
scelta di vita. Un amante delle montagne, delle sfide, ma sempre disponibile<br />
e attento verso chi comincia la propria bonsai-do.<br />
Non vi anticipo altro, e vi lascio in compagnia delle parole di Alfredo.<br />
Buona lettura,<br />
Pietro Strada<br />
Alfredo Salaccione<br />
72 - Pietro Strada -<br />
intervista a cura di Pietro Strada
Ciao Alfredo, dal tuo sito<br />
leggo che la passione per i bonsai nasce<br />
a 13 anni, in uno storico negozio<br />
di Milano. Lì i tuoi genitori ti regalarono<br />
un libro e un piccolo acero. Poi<br />
varie esperienze, come autodidatta,<br />
fino al 1999, anno dell’incontro con<br />
Salvatore Liporace. Dopo un periodo<br />
di perfezionamento sotto la guida di<br />
Donato Danisi e Patrizia Cappellaro,<br />
tre anni intensi presso lo Studio Botanico,<br />
dove maturi una bella esperienza<br />
a fianco di Liporace, contribuendo<br />
attivamente alla cura, alla<br />
ristrutturazione e alla realizzazione<br />
di moltissimi bonsai. Dal 2005 intraprendi<br />
la tua carriera professionale,<br />
iniziando a collaborare con Oltre il<br />
Verde, centro bonsai di Cernusco sul<br />
Naviglio (MI) http://www.oltreilverde.com,<br />
presso il quale tieni lezioni<br />
di tecnica per il bonsaiclub Amici del<br />
Verde. Nel 2006 hai vinto il concorso<br />
per il talento Italiano, rappresentando<br />
l’Italia al congresso Eba ad<br />
Ostenda, ed hai realizzato il tuo sito<br />
web (www.bonsailab.it). Nel 2007<br />
hai organizzato la prima edizione<br />
della Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> Competition.<br />
In questi anni hai presentato e<br />
preparato diverse piante per mostre<br />
regionali, nazionali ed internazionali.<br />
Sei stato inoltre invitato per<br />
dimostrazioni in Italia e in diversi<br />
paesi europei.<br />
Beh.. innanzitutto un ringraziamento<br />
per la disponibilità che hai riservato<br />
a B&S M in questi due giorni che ti<br />
hanno visto molto impegnato per la<br />
<strong>Bonsai</strong> Competition. A nome della<br />
redazione i complimenti e gli auguri<br />
per la tua crescita professionale....a<br />
proposito, notizia freschissima, a<br />
Settembre 2009 sei stato nominato<br />
istruttore IBS! Cosa ha significato<br />
per te ?<br />
Sin dai tempi dello Studio<br />
Botanico, quando ho cominciato a<br />
frequentare persone come Patrizia<br />
Cappellaro, Donato Danisi e lo stesso<br />
Salvatore Liporace, mi sono reso<br />
conto che, lavorare con degli istruttori,<br />
confrontarmi con loro, era uno<br />
passo praticamente obbligatorio per<br />
migliorare il mio percorso. In seguito<br />
a queste considerazioni la scelta<br />
di diventare istruttore è diventata<br />
praticamente un mio obiettivo. Ogni<br />
anno preparavo la documentazione,<br />
ma poi per un motivo o per l’altro non<br />
la consideravo mai sufficiente, sino a<br />
che ci sono riuscito. L’esame IBS è<br />
stato un esame in piena regola, non<br />
è stata una formalità. Ed è una cosa<br />
che mi è piaciuta molto, un valore<br />
positivo sia per il mio lavoro, sia per<br />
quello dell’IBS.<br />
Sono contento di essere entrato<br />
nell’IBS, di far parte di questo<br />
gruppo.<br />
Il tema di questi due giorni<br />
è ovviamente la seconda edizione<br />
della “Oltre il Verde <strong>Bonsai</strong> competition”,<br />
manifestazione organizzata<br />
da te assieme ai responsabili di Oltre<br />
il Verde (ricordiamo che la BC è una<br />
manifestazione alla quale possono<br />
partecipare solo bonsai di amatori/<br />
collezionisti, ed è riservata a bonsaisti<br />
non professionisti). Ci puoi illustrare<br />
le differenze rispetto all’edizione<br />
della manifestazione 2007 ?<br />
Innanzitutto abbiamo ridotto<br />
il numero delle piante e di conseguenza<br />
degli espositori. Nel 2007 abbiamo<br />
avuto 92 partecipanti, e questo aveva<br />
creato diversi problemi logistici e organizzativi,<br />
il più evidente di tutti la<br />
gestione degli spazi espositivi. Probabilmente,<br />
quando è nata questa<br />
idea della <strong>Bonsai</strong> Competition, siamo<br />
andati a stimolare molti amatori che<br />
non avevano mai partecipato ad una<br />
mostra, e quindi la risposta all’iniziativa<br />
è stata, da un certo punto di<br />
vista, superiore alle aspettative, costringendoci<br />
ad esporre le piante in<br />
spazi ristretti.<br />
Quanti partecipanti avete<br />
previsto per questa edizione?<br />
Proprio per evitare i piccoli<br />
disagi che si sono verificati nella prima<br />
edizione abbiamo deciso di ridurre<br />
il numero degli espositori a 65, un<br />
numero che corrisponde alla reale<br />
disponibilità della serra, appunto per<br />
poter dare uno spazio più degno ad<br />
ognuno degli espositori.<br />
Questa scelta ha comportato<br />
anche una selezione dal punto di<br />
vista qualitativo?<br />
L’idea della manifestazione è<br />
e rimane sempre quella di poter dare<br />
una possibilità a tutti di partecipare<br />
e poter esporre la propria pianta.<br />
Chiaramente, dato anche il forte miglioramento<br />
qualitativo delle piante<br />
lavorate dagli amatori, alcuni criteri<br />
di selezione sono stati applicati.<br />
Ci sono differenze anche nelle<br />
attività di supporto alla mostra?<br />
Sì, c’è stato un forte impegno<br />
da parte nostra per cercare di migliorare<br />
le attività a contorno della mostra,<br />
cercando di creare, con proposte<br />
culturali all’interno del vivaio, un<br />
percorso di stimolo o quantomeno di<br />
curiosità, verso il mondo del bonsai<br />
o più in generale della cultura orientale,<br />
anche per persone non addette<br />
ai lavori. Abbiamo quindi ospitato<br />
una mostra di francobolli dedicati al<br />
bonsai, una esposizione di shitakusa<br />
e kusamono curata da Gianpaolo<br />
Scoglio e una dimostrazione di<br />
qwan ki do. Oltre naturalmente alle<br />
lavorazioni di Sandro Segneri e Nicola<br />
Crivelli.<br />
Alfredo Salaccione<br />
- Pietro Strada -73
L’opinione di...<br />
Come si è presentata la distribuzione<br />
geografica dei partecipanti?<br />
E’ molto legata all’area in cui<br />
operate tu e Oltre il Verde oppure<br />
l’interesse per questa manifestazione<br />
si è dimostrato più esteso?<br />
Direi che l’interesse per la<br />
manifestazione è andato al di là delle<br />
nostre aree di influenza, si sono<br />
presentati espositori provenienti dal<br />
Piemonte, dal Veneto, dalla Liguria,<br />
dall’Emilia e dalla Svizzera.<br />
E come valuti il livello medio<br />
delle piante presentate ? Quali a tuo<br />
parere le essenze preferite?<br />
Posso dire che a distanza di<br />
due anni il livello medio delle piante<br />
presentate e della competenza degli<br />
amatori è sicuramente cresciuto, per<br />
quanto riguarda le essenze quest’anno<br />
c’è stata una netta prevalenza di<br />
ginepri, per la versatilità dell’essenza.<br />
Però, dato il periodo, non sono<br />
mancate le latifoglie. In termini percentuali<br />
direi un 60% per le conifere<br />
e 40% per le latifoglie.<br />
Come hai trovato lo spirito<br />
dei partecipanti?<br />
Direi in linea con lo spirito<br />
della manifestazione. Lo definirei<br />
uno spirito olimpico. Qui le persone<br />
possono ritrovare il gusto di partecipare<br />
e di esporre, di mettersi in gioco<br />
senza un livello d’ansia eccessivo<br />
mantenendo comunque la consapevolezza<br />
di quello che vanno a fare.<br />
Confermo però quanto detto prima,<br />
il livello medio delle piante presentate<br />
si è alzato, come si è alzato il livello<br />
della presentazione delle stesse.<br />
Alfredo Salaccione<br />
74 - Pietro Strada -<br />
Per esempio nel 2007 arrivavano<br />
piante senza tavolino, quest’anno la<br />
cura dell’esposizione e dei particolari,<br />
come piante di compagnia e muschiatura<br />
è stata maggiore.<br />
Avete dovuto respingere<br />
qualche iscrizione per non ottemperanza<br />
alle regole della manifestazione?<br />
Oppure tutta la fase preparatoria<br />
si è svolta regolarmente ?<br />
No, tutto si è svolto regolarmente<br />
e non ci sono stati problemi.<br />
Questa formula che avete<br />
ideato, ovvero il fatto di far partecipare<br />
solo bonsai di proprietà di amatori/collezionisti<br />
come è stata accolta<br />
dai partecipanti e dai colleghi?<br />
I colleghi hanno accolto senza<br />
problemi l’iniziativa, non ci sono<br />
stati assolutamente difficoltà. Per<br />
quanto riguarda i partecipanti, oltre<br />
all’entusiasmo, soprattutto nella prima<br />
edizione, ci sono state alcune polemiche.<br />
Ritengo quindi giusto chiarire<br />
un concetto di fondo legato al regolamento<br />
della manifestazione. Questa<br />
formula non vieta il fatto che la pianta<br />
possa essere lavorata con l’aiuto<br />
di un istruttore o di un club, perché<br />
questo sarebbe negare la realtà del<br />
bonsai in Italia. A parte l’impossibilità<br />
materiale di effettuare dei controlli di<br />
merito, lo spirito con il quale Sergio<br />
Della Torre (uno dei due fratelli responsabili<br />
della Oltre il Verde n.d.r.)<br />
ha voluto organizzare la manifestazione<br />
è proprio<br />
il poter<br />
riconoscere,<br />
con i premi<br />
della BC,<br />
l’impegno di<br />
chi fa bonsai<br />
per passione,<br />
investendo<br />
tempo, spesso<br />
“rubato”<br />
alla famiglia, e<br />
soldi (piante,<br />
vasi, attrezzi<br />
ecc.).<br />
La formula ha favorito una<br />
maggior partecipazione? A tuo parere<br />
i partecipanti si sono sentiti più<br />
tutelati rispetto ad altre manifestazioni<br />
dove la presenza mista, di<br />
istruttori ed amatori, forse consentiva<br />
una competizione meno equilibrata.<br />
In parte sì, conosco amatori<br />
che negli anni si sono allontanati da<br />
alcune competizioni a causa di questo.<br />
Penso che sia molto importante<br />
dare maggiore spazio e risalto al<br />
bonsaisimo amatoriale. Poi va valutato<br />
anche il problema del periodo<br />
in cui si svolge la mostra, la sovrapposizione<br />
con altre iniziative e il fatto<br />
che le persone non possono essere<br />
dappertutto, quindi decidono dove<br />
è più opportuno andare, anche in<br />
base a criteri economici….visti i tempi.<br />
L’edizione precedente si era svolta<br />
in Novembre, e non c’erano altre<br />
mostre in quel periodo, difatti stiamo<br />
valutando, per la prossima edizione,<br />
di riproporre la BC a Novembre.<br />
Vista in prospettiva futura,<br />
ritieni che il fatto di dividere in maniera<br />
chiara i ruoli (dell’amatore/<br />
collezionista e dell’istruttore/professionista)<br />
all’interno delle manifestazioni<br />
bonsaistiche possa migliorare<br />
il successo e la credibilità di<br />
queste manifestazioni?<br />
Penso che sarà un passo<br />
necessario. Nel senso che ci sono<br />
amatori e collezionisti che lavorano<br />
benissimo. Il discorso è che un pro-
fessionista, proprio perché tale, ha a<br />
disposizione piante e materiali di partenza<br />
in quantità e qualità superiori a<br />
quelle che un amatore può permettersi.<br />
Col tempo sarà quindi necessario<br />
arrivare a manifestazioni con<br />
categorie separate, come comunque<br />
avviene già in alcune competizioni.<br />
Torniarmo a parlare di te.<br />
Ho visto che tra le tue passioni ci<br />
sono l’arrampicata e in generale la<br />
montagna. Riesci ancora a ritagliare<br />
del tempo per te stesso per coltivare<br />
queste passioni oppure il bonsai è<br />
sempre più presente nella tua vita?<br />
Fortunatamente riesco ancora<br />
a ritagliarmi del tempo libero,<br />
anche se questo mestiere ci obbliga<br />
spesso a lavorare durante il Sabato<br />
e la Domenica. Tornando alla domanda,<br />
l’arrampicata l’ho un po’ abbandonata,<br />
ci vado poco, principalmente<br />
perché richiede un allenamento intenso<br />
e costante, mentre la montagna<br />
continua a piacermi molto, e ci<br />
vado spesso, per fare camminate.<br />
Tra i tuoi lavori ho visto ottimi<br />
risultati da essenze considerate<br />
più umili rispetto ad altre. Se interpreto<br />
bene il tuo pensiero mi sembra<br />
un messaggio importante, lavorare<br />
con pazienza e umiltà cercando di<br />
cogliere il meglio da tutti i materiali<br />
disponibili. E’ corretto ?<br />
Il mio pensiero è questo. Il<br />
bonsai, come tutte le passioni legate<br />
al collezionismo, può richiedere costi<br />
d’investimento molto elevati. La mia<br />
scelta, per non scoraggiare ad esempio<br />
le persone che iniziano, e si spaventano<br />
di fronte ai prezzi delle piante,<br />
è di spiegare loro che è possibile<br />
far bonsai di livello medio o comunque<br />
discreto, utilizzando materiali<br />
potenzialmente validi ma dal costo<br />
abbordabile. Certo, poi le persone<br />
devono sforzarsi da sole, imparare a<br />
cercare il materiale, riconoscerlo, saperlo<br />
valutare, allenare l’occhio.<br />
In pratica riapplico quello che<br />
capitava a me agli inizi, a tredici anni<br />
di soldi non ne giravano tanti e scar-<br />
pinavo per vivai alla ricerca di materiale<br />
per fare esperienza. Più in generale,<br />
il bonsai si può fare a diversi<br />
livelli, e ognuno di questi livelli ha un<br />
proprio valore, una propria dignità,<br />
e ritorna determinate soddisfazioni<br />
a fronte delle proprie aspettative e<br />
capacità. Applico gli stessi concetti<br />
anche nel club, sino a quando non<br />
vedo che le persone hanno acquisito<br />
le competenze e le capacità tecniche<br />
necessarie sconsiglio loro l’acquisto<br />
di yamadori, dirottandoli su materiali<br />
più adeguati al loro livello di esperienza.<br />
Hai accennato nella risposta<br />
precedente al club che segui per la<br />
formazione e la didattica (bonsaiclub<br />
Amici del Verde www.bonsaiclubamicidelverde.it).<br />
Ti va di raccontarci<br />
qualcosa delle attività del<br />
club?<br />
Mi occupo delle lezioni del<br />
<strong>Bonsai</strong><strong>Club</strong> Amici del Verde da ormai<br />
quattro anni. E’ un club eterogeneo<br />
nel senso che l’età dei soci è<br />
molto variabile ed anche il livello di<br />
esperienza. Incito e stimolo tutti a<br />
lavorare e sperimentare il più possibile,<br />
perché secondo me nel bonsai la<br />
pratica e la condivisione delle espe-<br />
rienze sono due fattori molto molto<br />
importanti. Inoltre svolgiamo anche<br />
un lavoro più teorico, finalizzato<br />
alla progettazione e all’estetica, con<br />
l’obiettivo di sviluppare fantasia ed<br />
immaginazione. E’ un bel gruppo e<br />
mi diverto molto con loro!<br />
Quali sono le tue essenze<br />
preferite?<br />
Io mi trovo bene con i pini.<br />
In particolare con i mughi e i silvestri.<br />
Dei mughi mi piace la lavorazione<br />
del secco, che è quasi paragonabile<br />
a quella dei ginepri. E poi<br />
penso, soprattutto per i mughi, di<br />
aver compreso bene i loro meccanismi<br />
di funzionamento. Inoltre, il<br />
mugo è una pianta tipica da roccia,<br />
cresce nei posti più sofferti e solitari,<br />
creando spesso dei bonsai naturali.<br />
In queste scelte entrano in<br />
gioco anche altri fattori, come la<br />
passione per la montagna e per l’arrampicata,<br />
e quindi il fatto di poter<br />
osservare nel tempo queste essenze<br />
nei loro ambienti naturali, che mi ha<br />
permesso di sviluppare un’affinità<br />
e una sensibilità verso queste piante<br />
e di subirne l’irresistibile fascino.<br />
Ti affezioni alle piante che<br />
Alfredo Salaccione<br />
- Pietro Strada -75
L’opinione di...<br />
lavori, riesci ancora ad emozionarti,<br />
nonostante il bonsai sia per te un lavoro?<br />
...sì, mi affeziono tremendamente.<br />
(Accenna un sorriso. In<br />
laboratorio ci sono due piante splendide,<br />
“Spirito dormiente” e ”Notte<br />
d’Estate”, si avvicina a loro, inizia<br />
a raccontare... intervistare concede<br />
qualche privilegio).<br />
I tuoi progetti per l’anno<br />
prossimo?<br />
Penso di ritornare a fare un<br />
viaggio in Giappone. L’ultima volta ci<br />
sono stato nel 2006. Sarà un viaggio<br />
di lavoro, per la Oltre il Verde, dove<br />
sicuramente macineremo centinaia<br />
di km. per visitare i giardini dei maestri,<br />
però sono esperienze, perché<br />
oltre alla parte commerciale puoi acquisire<br />
tantissime altre informazioni.<br />
In un periodo di crisi, non<br />
solo economica ma anche di mancanza<br />
di valori, come quello che<br />
stiamo attraversando, scegliere di<br />
vivere solo con il bonsai sicuramente<br />
non è una scelta facile. Se tu potessi<br />
tornare indietro nel tempo rifaresti<br />
le stesse scelte, oppure … ?<br />
SI, rifarei le stesse scelte. Sin<br />
da ragazzino la vita stessa mi ha spinto<br />
verso il <strong>Bonsai</strong>, facendomi incontrare<br />
le persone giuste al momento<br />
opportuno, e permettendomi di far<br />
diventare un hobby una professione.<br />
L’unico rimpianto che ho è quello di<br />
non essermi iscritto subito a un club,<br />
ma aver perso alcuni anni da autodidatta.<br />
Mi sono serviti comunque, per<br />
la coltivazione e per altre cose, ma se<br />
mi fossi iscritto prima a un club avrei<br />
probabilmente guadagnato anni di<br />
tecnica. Secondo me l’associazionismo<br />
è importantissimo, a tutti livelli,<br />
perchè ti consente di andare avanti<br />
più velocemente, di confrontarti e di<br />
migliorarti.<br />
Hai avuto modo di visionare<br />
il nostro magazine on-line? Cosa ne<br />
pensi? Credi che una rivista elettronica<br />
e gratuita possa essere utile<br />
Alfredo Salaccione<br />
76 - Pietro Strada -<br />
nel mondo del bonsai ?<br />
Mi piace, la sfoglio volentieri<br />
ogni mese perché trovo sempre<br />
articoli diversi, anche di personaggi<br />
famosi. La trovo completa, perché<br />
spazia su moltissimi temi, dalla fitopatologia,<br />
all’estetica, dai giardini<br />
giapponesi alle lavorazioni e così via.<br />
E poi è innegabile la comodità di Internet,<br />
il magazine non occupa spazio<br />
in libreria e posso riprenderlo in<br />
qualsiasi momento. Sì, trovo che sia<br />
davvero utile e ben fatta.<br />
Termina qui questa intervista<br />
con Alfredo Salaccione, grazie<br />
ancora per la tua disponibilità e per<br />
il tuo lavoro nel mondo del bonsai,<br />
prima di chiudere vuoi fare un saluto<br />
ai nostri lettori?<br />
Saluto tutti i lettori del Magazine,<br />
e spero di vederli e conoscerli<br />
alla prossima edizione della <strong>Bonsai</strong><br />
Competition, che si terrà nel 2011, o<br />
in occasione di altre mostre.<br />
Un mio personale suggerimento,<br />
cercate di partecipare a<br />
quante più mostre riuscite, guardate<br />
più che potete foto, cataloghi, arricchite<br />
il vostro bagaglio di immagini,<br />
vi aiuterà per prendere ispirazione<br />
durante il vostro lavoro.
Lo stile<br />
dei<br />
Letterati<br />
di Antonio Ricchiari<br />
Il termine giapponese è bunjinji,<br />
che è la traduzione del termine<br />
cinese wenjen, il nome dei dotti<br />
maestri d’arte cinesi. La rappresentazione<br />
degli alberi raffigurati nei<br />
loro dipinti è stata la fonte che ha<br />
ispirato questo raffinatissimo stile.<br />
Lo stile dei Letterati vuole<br />
rappresentare ciò che si osserva<br />
in circostanze particolari in natura:<br />
quando un albero nasce e si sviluppa<br />
su una spiaggia, quindi in presenza di<br />
fattori atmosferici come vento, acqua<br />
salmastra, rialzi termici etc. oppure<br />
quando un albero ha vissuto flagellato<br />
da rigide condizioni atmosferiche<br />
o ambientali o è dovuto sopravvivere<br />
fra altri alberi, quindi la vegetazione<br />
della parte inferiore è morta.<br />
Credo che il Literati sia l’essenza<br />
dell’estetica nippo-cinese e per<br />
questo merita particolare attenzione<br />
e studio e la sua realizzazione pratica<br />
è difficoltosa e richiede una preparazione<br />
ed uno studio di alto livello.<br />
E’ bene ricordare a questo<br />
punto che i concetti di estetica giapponese<br />
non hanno nulla a che vedere<br />
con quelli studiati dagli occidentali<br />
e nel detta glio sarà argomento in<br />
A scuola di estetica
A scuola di estetica<br />
orientale: leggeva poemi classici,<br />
studiava e perfezionava la calligrafia,<br />
ascoltava musica koto, suonava,<br />
componeva in versi e dipingeva seguendo<br />
attentamente il Manuale di<br />
pittura del giardino dei semi di senape,<br />
una specie di Vangelo per i pittori<br />
litterati. Malgrado il suo estremo<br />
impegno intellettuale, trovava<br />
il tempo, nei momenti di riposo, di<br />
bere l’immancabile tè osservando<br />
ed ammirando un <strong>Bonsai</strong> Literati<br />
che abbelliva il tokonoma.<br />
Con il passare degli anni<br />
si assiste allora ad un progressivo<br />
cambiamento anche concettuale<br />
dello stile che la tradizione ha riportato<br />
diviso in tre fasi:<br />
- la prima, iniziale, dove il termine<br />
Litterato si riferiva a “<strong>Bonsai</strong> apprezzati<br />
da letterati”, quindi apprezzati<br />
dai pensatori ed aristocratici<br />
Lo stile dei Letterati<br />
78 - Antonio Ricchiari -
dell’epoca;<br />
- la seconda fase era quella dove i<br />
Litterati erano “<strong>Bonsai</strong> di coloro che<br />
avevano i gusti dei letterati”;<br />
- infine l’ultima fase inizia dal secondo<br />
conflitto mondiale (1939) dove<br />
purtroppo il concetto dello Stile Literati<br />
subisce una certa sminuizione e<br />
dove il suo significato ed il concetto<br />
stesso risente dell’era nella quale viviamo.<br />
La definizione sommaria<br />
dell’ultima fase forse ci fa capire perché<br />
tanti amanti del bonsai e della<br />
natura non riescono ad apprezzare<br />
questo Stile, non ne condivide o, ancora<br />
peggio, non ne capisce la struttura,<br />
la forma, non lo trova “albero”<br />
perché purtroppo il concetto di “albericità”<br />
essendo standardizzato o<br />
canonizzato in una certa maniera, e<br />
quindi rientrando in certi schemi ben<br />
delimitati, viene interpretato a senso<br />
unico.<br />
Ragione per cui il fusto alto<br />
e spoglio, proteso ed inclinato in un<br />
gioco di equilibrio, l’apparente assenza<br />
di staticità etc. vengono intesi e<br />
tradotti come fattori negativi per cui<br />
il bonsai viene visto come albero con<br />
poca grazia, spoglio, strano proprio<br />
perché non rientra negli Stili che siamo<br />
abituati a vedere. O, perlomeno,<br />
di solito siamo o ci hanno abituati a<br />
vedere piante spesso discutibili e per<br />
la forma e per la tecnica, figuriamoci<br />
poi quanto ne corre ad accettare e<br />
capire un <strong>Bonsai</strong> Literati.<br />
Avendo trattato i riferimenti<br />
storici e passando all’essenza bonsai<br />
diciamo che questo è lo stile che lo<br />
rappresenta meglio di tutti poiché ne<br />
estrinseca la ricerca del vuoto, l’essenzialità<br />
dello Zen attraverso la linea<br />
del tronco e ‘estrema raffinatezza<br />
dell’andamento e delle palcature. Il<br />
bonsai di bunjin non si impone all’occhio<br />
dell’osservatore, lo asseconda<br />
con il suo tronco esile ed agile ma al<br />
contempo vetusto, elegante nel suo<br />
andamento quasi sempre azzardato.<br />
La vegetazione, molto discreta, mai<br />
preponderante, si sviluppa su pochissimi<br />
rami, lasciando spazio all’essenzialità<br />
della linea del tronco. Bisogna<br />
tenere conto di due elementi fondamentali<br />
per impostare un Literati:<br />
- la linea del tronco che costituisce il pun-<br />
to focale di maggiore interesse;<br />
- l’equilibrio dato dal posizionamento dei<br />
rami e di conseguenza;<br />
-l’equilibrio dato dalle masse vegetative.<br />
Particolare cura va posta<br />
all’andamento del tronco che darà<br />
slancio alla silhouette del bonsai, che<br />
apparirà sbilanciato, proteso verso<br />
l’alto con una serie di curve che potrebbero<br />
sembrare assurde ma che<br />
andranno a bilanciarsi con le poche<br />
impalcature dei rami e con la scarsa<br />
vegetazione di questi. Anche la massa<br />
che la vegetazione va a determinare<br />
dovrà essere ben calibrata per determinare<br />
un giusto peso visivo. Un’altra<br />
regola importante è quella di un<br />
controllo costante della vegetazione:<br />
quindi non esitate a procedere a drastiche<br />
potature o, nel caso di conifere,<br />
alla riduzione degli aghi. Quindi,<br />
mai come in questo caso, giuocano<br />
un ruolo determinante la fantasia e la<br />
bravura del bonsaista che, in un precario<br />
equilibrio di masse e direzioni<br />
di forza, andrà a comporre una pianta<br />
che dovrà risultare all’osservatore<br />
come un gioco di abilità della natura.<br />
Si possono creare varie silhouette,<br />
anche con più tronchi e questi<br />
possono anche avere una rigida<br />
verticalità che richiama lo stile Eretto<br />
Formale oppure curve di 90 gradi<br />
che creano movimenti di spazi pieni e<br />
vuoti o addirittura Literati impostati<br />
negli stili Cascata o Semicascata.<br />
Per completare l’effetto di<br />
questo Stile è quasi obbligatorio fare<br />
ricorso a jin che ritroviamo con abbondanza<br />
più che in ogni altro Stile<br />
ed anche qui vi è un riscontro preciso:<br />
alberi di siffatta forma che in natura<br />
sono cresciuti in zone impervie,<br />
in anfratti o dirupi sono soggetti ad<br />
ogni tipo di evento naturale, non ultime<br />
frane e smottamenti che spezzano<br />
rami, danneggiano la corteccia<br />
provocando di conseguenza vistose<br />
cicatrici. Anche la creazione di shari,<br />
specialmente per le conifere, trova la<br />
stessa giustificazione di cui sopra.<br />
Da dove iniziare? - La scelta del materiale<br />
di partenza è vario: si può iniziare<br />
dal seme, con il solito problema<br />
“tempo” che in questo caso non è poi<br />
così avvilente poiché non sono necessari<br />
dei tronchi molto robusti ma<br />
con il grande vantaggio di potere impostare<br />
il tronco esattamente come<br />
si vuole e così pure i rami.<br />
Nei vivai si possono trovare<br />
delle piante spesso scartate per il<br />
loro aspetto, per i pochi rami, per il<br />
tronco spoglio che invece si presterà<br />
benissimo al nostro scopo oppure<br />
salvare anche dei bonsai che hanno<br />
subito patologie che hanno danneggiato<br />
parte della pianta o che hanno<br />
subito fatti traumatici come la rottura<br />
di qualche ramo e trasformarli in<br />
un interessante Literati. E poi non dimentichiamo<br />
la grande risorsa della<br />
natura che ci offre sicuramente piante<br />
sofferte che, con opportuni interventi,<br />
diverranno ottimi <strong>Bonsai</strong>.<br />
Anche se nella maggior parte<br />
dei casi abbiamo potuto ammirare<br />
esemplari di conifere impostate<br />
in questo Stile, si possono scegliere<br />
senza alcun problema anche piante<br />
decidue come il biancospino, il cotoneaster<br />
etc.<br />
In linea di massima, la pianta<br />
che ci occorre deve essere naturalmente<br />
bene in salute, vigorosa, con<br />
almeno 3 o 5 rami sul tronco (se sono<br />
più numerosi ci permetteranno una<br />
selezione più ampia) che, con opportune<br />
potature, svilupperanno la ramificazione<br />
secondaria che, attenzione,<br />
non dovrà essere esagerata.<br />
Particolare attenzione, al<br />
momento del rinvaso, va riservata<br />
all’apparato radicale che dovrà essere<br />
ricco e privo di grosse radici per<br />
le dimensioni molto contenute del<br />
vaso che andrà ad ospitare il <strong>Bonsai</strong>:<br />
per questo motivo bisognerà abbondare<br />
di sabbia o materiale simile<br />
Lo stile dei Letterati<br />
- Antonio Ricchiari -79
A scuola di estetica<br />
Lo stile dei Letterati<br />
80 - Antonio Ricchiari -<br />
nella composizione della miscela, scegliendo<br />
per questo componente una<br />
granulometria grossa.<br />
Una caratteristica dei rami del<br />
Literati è la loro inclinazione che tende<br />
spesso esageratamente verso il basso e<br />
per questo è più agevole lavorare giovani<br />
rami o, se ci si trova in presenza di<br />
sezioni grosse, usare la solita tecnica di<br />
cui abbiamo già parlato, e cioè asportare<br />
un triangolo di legno nella parte<br />
interna della curva per permettere<br />
l’inclinazione. Le parti che andranno a<br />
combaciare si salderanno non lasciando<br />
nessun segnale evidente.<br />
La potatura di mantenimento<br />
deve essere continua ed il controllo e<br />
l’eliminazione di succhioni o nuove crescite<br />
indispensabile perché non si alteri<br />
la silhouette della pianta.<br />
Il vaso è anch’esso molto discreto,<br />
con una forma elegante e delicata.<br />
Si selezioneranno vasi bassi rotondi per<br />
valorizzare ed esaltare ancora di più il<br />
particolare andamento della pianta e<br />
dalla linea sobria: questa linearità non<br />
disturberà l’insieme del bonsai.
Carpinus turczaninowii, 63 cm<br />
foto tratta dal catalogo Kokufu n°77<br />
L’essenza del mese
L’essenza del mese<br />
- Ca r p i n u s b e t u l u s -<br />
Il carpino comune ha solchi e striature sulla corteccia<br />
grigia molto simili al faggio. Le foglie sono ovali<br />
allungate, di un bel verde brillante e in autunno diventano<br />
giallo-brune. Sopporta il taglio in qualsiasi stagione e<br />
vegeta bene in tutti i tipi di terreno ed in tutti i climi compreso<br />
quelli molto freddi. E’ una pianta molto facile (da<br />
coltivare e gli errori che si possono fare con la potatura, si<br />
riescono correggere in breve tempo perché possiede una<br />
vegetazione abbondante ed una ramificazione molto fitta.<br />
- Ca r p i n u s laxiflora -<br />
Il carpino rosso è un carpino a foglie piccole di colore<br />
rosso il tronco ha una corteccia liscia e di colore grigio-marrone<br />
chiaro. Produce amenti molto interessanti<br />
in autunno.<br />
- Ca r p i n u s t u r C z a n i n o w i i -<br />
Il carpino della Corea ha foglie verdi molto piccole,<br />
rami sottili ed una buona ramificazione. In autunno<br />
l’albero si colora di un bel rosso-arancio grazie alla colorazione<br />
delle foglie.<br />
- selezione d e l m at e r i a l e d i pa rt e n z a -<br />
Le specie di carpini reperibili in Italia, sia spontanei<br />
sia coltivati nei vivai, sono il carpino bianco (Carpinus<br />
betulus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) ed il carpinello<br />
(C. orientalìs) un ibrido con le foglie più piccole dei nostri,<br />
mentre le varietà più esotiche giapponesi (C.japonica<br />
e C.laxiflora), russe (C.tschonoski) e coreane si trovano<br />
occasionalmente presso i centri bonsai. Spesso, se non se<br />
ne conosce l’origine, l’accertamento della varietà di carpini<br />
fatti bonsai resta puramente formale poiché è molto<br />
difficile notarne le differenze.<br />
Il carattere più sicuro è infatti la diversità di forma dell’infiorescenza<br />
femminile, che ben raramente si arriva a vedere<br />
in soggetti coltivati in miniatura, anche se vecchi.<br />
Considerando che il Carpino (conosciuto nelle<br />
nostre latitudini anche come Betullino o Faggio bianco) è<br />
un materiale molto impiegato nelle composizioni di giardini,<br />
non è difficile trovare piante in vivaio o centri di giardinaggio.<br />
Molto diffuso anche in natura, il Carpino è una<br />
delle piante più facili da raccogliere, poiché il suo apparato<br />
radicale si compone di molte radici fini e, tranne che in<br />
terreni molto rocciosi, non emette radici eccessivamente<br />
grosse. Dato che sopporta perfettamente la potatura delle<br />
radici, non è necessario avere il ceppo troppo grande.<br />
L’epoca di recupero più adatta è l’autunno-inverno, proprio<br />
quando le sue foglie sono passate dal rosso al marrone<br />
ed hanno cominciato a cadere. Si tratta di piante a sviluppo<br />
generalmente rapido, il cui legno divenuto maturo<br />
assume una rigidità e durezza considerevoli (tanto che in<br />
inglese il carpino è chiamato ironwood o “legno di ferro”):<br />
conviene perciò lavorarle partendo da materiale ancora<br />
giovane e flessibile, oppure da soggetti già così ben costruiti<br />
da non doverne modificare la struttura di base.<br />
Un’altra possibilità, che sfrutta la tendenza a<br />
produrre abbondanti germogli un po’ ovunque sul legno<br />
vecchio (intervenendo a pianta “ carica di zucchero”), è di<br />
conservare soltanto la parte basale di un tronco interessante<br />
e di creargli di nuovo e completamente la struttura,<br />
usando la ramificazione neoformata, più facile da far<br />
crescere secondo il proprio desiderio. Il soggetto dovrà<br />
ovviamente essere coltivato, per quel paio di stagioni necessarie<br />
a dargli le giuste proporzioni, in piena terra o in<br />
un contenitore sufficientemente grande, lasciando che i<br />
rami destinati a diventare le branche principali si allunghino<br />
prima di accorciarli, affinché i loro diametri si accordino<br />
con le dimensioni del vecchio tronco sottostante.<br />
- pr o pa g a z i o n e p e r s e m e -<br />
Si può seminare appena raccolto il seme in autunno<br />
però questo germina a maggio, come quello seminato<br />
in febbraio (previa stratificazione).<br />
- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a -<br />
Va eseguita in primavera, al momento della potatura<br />
utilizzando i rami tagliati. Si privano della parte<br />
apicale e togliendo un po’ di corteccia nella parte basale,<br />
vanno cosparse di ormoni radicali e piantate in terriccio<br />
formato da sabbia e torba in parti uguali. Il contenitore<br />
con le talee va tenuto all’ombra<br />
- pr o pa g a z i o n e p e r ta l e a l e g n o s a<br />
e semilegnosa -<br />
Va da effettuare dalla fine della primavera fine<br />
metà estate.<br />
Il giardino giapponese: scenografia rappresentata in piccoli spazi<br />
82 - Gian Luigi Enny -
Il melogranoII parte<br />
di Elisabetta Ruo<br />
- fi o r i d i ba C h -<br />
Centaury è il rimedio per le persone “zerbino”,<br />
per chi non sa dire di no; per coloro che si lasciano sottomettere,<br />
che hanno difficoltà a difendersi, che sono sempre<br />
gentili e disponibili nei confronti degli altri e finiscono<br />
per assumere più carico di quanto possano sostenere<br />
trascurando se stessi. Il rimedio rafforza la volontà, la determinazione<br />
e la risolutezza personale donando, inoltre,<br />
vitalità, energia e capacità di esprimere il proprio punto<br />
di vista.<br />
La qualità positiva che CENTAURY evoca è la VO-<br />
LONTA’. Il colore che esprime la volontà è il ROSSO ME-<br />
LOGRANO. Il ROSSO MELOGRANO è la tonalità di rosso<br />
più equilibrata. La tinta è composta da rosso sfumato con<br />
nero e stemperato con giallo. La lieve sfumatura di nero<br />
Non tutti sanno che...
Non tutti sanno che...<br />
In Italia si conoscono le cultivar: Dente di Cavallo,<br />
Neirana, Profeta Partanna, Selinunte, Ragana e Racalmuto,<br />
tutte agro-dolci o dolci, adatte per il consumo fresco.<br />
- pr o d u z i o n i -<br />
I frutti di melograno hanno proprietà astringenti<br />
e diuretiche; vengono generalmente consumati freschi e<br />
sono molto spesso usati per preparare bibite ghiacciate<br />
(“sherbet”, “sorbet”, “granatina”); in alcuni Paesi i frutti<br />
sono usati per la decorazione di macedonie servite in apposite<br />
coppe. La pianta è di grande effetto ornamentale<br />
specialmente gli esemplari con branche e tronchi contorti.<br />
Tanto il P. granatum, con frutti eduli, quanto il P. nana,<br />
a taglia ridotta e con frutti non commestibili, vengono<br />
utilizzati in parchi e giardini come piante singole o a gruppi,<br />
e soprattutto per realizzare siepi e bordure. Per i bonsai<br />
in genere si utilizza la ormai nota Punica granatum.<br />
- Cu r i o s i t à -<br />
Nelle arti decorative il simbolo della melagrana<br />
è molto ricorrente, come nel caso dell’arte del tessuto e<br />
nell’arte della ceramica.<br />
Usata spesso come simbolo di fratellanza e unione,<br />
a oriente come in occidente, la melagrana è un simbolo<br />
di fertilità, fecondità e prosperità, simboli che ben si<br />
adattano all’immagine e alla struttura della melagrana.<br />
Fin dai tempi antichi quest’albero ha ispirato diverse<br />
leggende, all’interno di varie culture e tradizioni, come<br />
quella che dice che il suo succo sia il sangue del dio Dioniso,<br />
dio greco che rappresentava quell’energia naturale<br />
che, per effetto del calore e dell’umidità, portava i frutti<br />
delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come<br />
una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i<br />
doni che la natura stessa offriva: tra questi, l’agiatezza, la<br />
cultura, l’ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia<br />
tendeva a scomparire durante l’inverno, l’immaginazione<br />
degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso<br />
sofferente e perseguitato. Proprio in suo onore la dea<br />
dell’amore Afrodite lo piantò sulla terra.<br />
Il melograno e’ un albero leggendario di antica<br />
tradizione, sinonimo da millenni della fertilita’ per tutte<br />
le culture che si sono lasciate sedurre dai suoi frutti, ricchi<br />
di semi di accattivante colore rosso, espressione dell’esuberanza<br />
della vita. In epoca cristiana divenne l’allegoria<br />
della Chiesa che accoglieva a se i fedeli. Non a caso i pittori<br />
dei secoli XV e XVI mettevano spesso una melagrana<br />
nella mano di Gesù Bambino, alludendo alla nuova vita<br />
donata da Cristo all’umanità.<br />
Nell’arte copta si incontra l’albero del melograno<br />
come simbolo di resurrezione. Le sue radici affondano fin<br />
nell’antica Grecia dove questa pianta era sacra a Giunone<br />
(moglie di Giove) e a Venere (dea dell’amore). Le spose<br />
romane usavano intrecciare tra i capelli rami di melograno<br />
come simbolo di ricchezza e fertilità .<br />
Il melograno - II parte<br />
84 - Elisabetta Ruo -<br />
Esemplare in formazione di<br />
Punica granatum var. Rosea plena<br />
Coll. Carlo Scafuri<br />
Nella tradizione asiatica il frutto aperto rappresenta<br />
abbondanza e buon augurio. Il notevole<br />
numero dei suoi grani ha ispirato numerose leggende:<br />
in Vietnam la melagrana si apre in due con<br />
l’augurio di avere cento bambini, le spose turche la<br />
lanciano a terra perchè si dice che avranno tanti figli<br />
quanti sono i chicchi che usciranno dal frutto spaccato.<br />
In Dalmazia invece la tradizione vuole che lo sposo trasferisca<br />
dal giardino del suocero al suo, una pianta di melograno.<br />
Di origine indiana e’ la credenza che il succo di<br />
questo frutto combatta la sterilità. Ancora oggi fra le popolazioni<br />
asiatiche il frutto aperto della Melagrana simboleggia<br />
l’abbondanza e il buon augurio e in Africa la buccia<br />
del frutto viene utilizzata per conciare il cuoio, mentre<br />
dalla buccia essiccata si estrae un colorante giallo, ritrovato<br />
anche in alcune tombe egizie. In presenza di ferro<br />
essa da’ una tinta nera adatta per farne inchiostro, anche<br />
i fiori possono servire per preparare un inchiostro rosso.<br />
Il frutto oltre a essere un insolito dessert, e’ il protagonista<br />
di golose gelatine, bevande dissetanti, granite,<br />
marmellate. Il succo di melagrana e’ adoperato in cucina<br />
nella preparazione dei dolci ma anche della carne.<br />
- de C o z i o n e C o n t r o la t e n i a -<br />
Far bollire 750 ml di acqua con 70 grammi di corteccia<br />
di radici finchè l’acqua non si riduce di un terzo.<br />
Dopo un giorno di dieta, la decozione va somministrata<br />
in tre volte a digiuno con tre ore d’intervallo. Due ore<br />
dopo l’ultima dose si fa seguire un purgante.<br />
Per le proprietà antinfiammatorie, antiossidanti<br />
ed anticancerogene il Melograno è stato scelto come<br />
simbolo della medicina nel corso del Festival del Millennio<br />
della Medicina (Millenial Festival of Medicine), tenutosi<br />
nell’anno 2000 nel Regno Unito.
- Ce n n i s to r i C i -<br />
Già nell’antichità questa pianta era tenuta<br />
in grande considerazione per le sue proprietà benefiche;<br />
lo stesso Ippocrate ne esaltava le preziose<br />
virtù, che hanno trovato conferme sia negli usi<br />
tradizionali che nelle moderne ricerche scientifiche.<br />
È citata più volte nella Bibbia come uno dei frutti<br />
della terra promessa: questo testimonierebbe che gli<br />
ebrei la conoscevano e ne consumavano i frutti, anche<br />
sotto forma di succo, già in tempi assai remoti. Nell’antico<br />
Egitto era nota e ritenuta pianta medicinale per le sue<br />
proprietà terapeutiche e vermifughe, ed era inoltre utilizzata<br />
nelle cerimonie funebri. Le melagrane sono state<br />
raffigurate nelle tombe egizie del 2500 a.C., sono state<br />
nominate nelle iscrizioni di Tutmosi I (1547 a.C.), simboli<br />
del frutto del melograno sono stati ritrovati nella tomba<br />
di Ramses IV (1145 a.C.). Persefone fu condannata agli inferi<br />
per aver mangiato sette chicchi di melagrana.<br />
- op e r e d’a rt e -<br />
Plinio il Vecchio lo chiamava Malum Punicum:<br />
una chiara allusione ad una sua probabile origine Fenicia.<br />
Nel corso del 1400 la melagrana è rappresentata in numerosissime<br />
opere d’arte, nella pittura, nella scultura e<br />
nelle arti decorative.<br />
Per la pittura: “La Madonna della Melagrana” del<br />
Botticelli conservata alla galleria degli Uffizi di Firenze; la<br />
“Madonna della Melagrana” o “Madonna Dreyfus” di Leonardo<br />
da Vinci, conservata alla National Gallery of Art<br />
di Washington; “Madonna della Melagrana” di Raffaello<br />
Sanzio conservato all’Albertina Museum di Vienna. Per<br />
la scultura: “Madonna della Melagrana” di Jacopo della<br />
Quercia, scultura in marmo bianco conservata al museo<br />
della cattedrale di Ferrara.<br />
- le t t e r at u r a -<br />
“L’albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde<br />
melograno da’ bei vermigli fior…” cantava Giosuè Carducci<br />
nel suo poema “Pianto Antico”. Mai frutto ha ispirato artisti,<br />
miti e leggende come il melograno, da sempre è stato<br />
un albero legato alla simbologia alle religioni, e ha saputo<br />
essere un aiuto all’uomo con le sue virtù farmacologiche.<br />
- in Cu C i n a e in mediCina -<br />
Al momento di acquistare una melagrana, occorre<br />
fare attenzione che la buccia sia priva di macchie e di<br />
spaccature, che potrebbero favorire l’infiltrazione di muffe<br />
e batteri. Il colore della buccia deve essere rosso con<br />
sfumature gialle. È sempre consigliabile evitare l’acquisto<br />
dei frutti acerbi, poiché la melagrana è un frutto che matura<br />
esclusivamente sull’albero. Dopo l’acquisto la mela-<br />
grana si conserva in un luogo fresco e asciutto per 7-10<br />
giorni.<br />
La cucina medievale faceva largo uso dei chicchi<br />
della melagrana, mentre nella cucina moderna i chicchi<br />
vengono frequentemente usati solo per scopo decorativo.<br />
Il lento scomparire dalla cucina è dovuto probabilmente<br />
alla difficoltà nel mondarlo e a causa dei numerosi<br />
semi che potrebbero risultare fastidiosi durante il consumo.<br />
Il succo di melagrana è di facile reperibilità e alcuni<br />
paesi è una bevanda piuttosto diffusa. Le cucine orientali<br />
- come quella persiana e libanese - fanno largo uso della<br />
melagrana nelle loro pietanze.<br />
Con il succo di melagrana si prepara una bevanda<br />
dissetante chiamata granatina. L’infuso dei grani macinati<br />
è un purificatore per l’intestino. Si ritiene che 50ml di<br />
succo al giorno aiutino a combattere il colesterolo e l’arteriosclerosi.<br />
Da uno studio svolto dall’ Università Americana<br />
del Wisconsin, emerge che alcuni componenti presenti<br />
nel succo di melagrana possono contrastare lo sviluppo<br />
del tumore alla prostata o prevenirne la comparsa.<br />
La melagrana vanta proprietà antiossidanti, contiene<br />
cioè delle sostanze in grado di proteggere le nostre<br />
cellule dai radicali liberi, prevenendo od ostacolando la<br />
formazione di alterazioni cellulari, pertanto previene la<br />
nascita e lo sviluppo di tumori. Un altro studio a livello<br />
universitario condotto in Israele, riconosce alla melagrana<br />
la proprietà di combattere le malattie cardiovascolari,<br />
tenendo sotto controllo il livello di colesterolo.<br />
Il frutto del melograno, oltre ad essere usato<br />
come decorazione nei dolci, serve per preparare gelatine,<br />
marmellate, sciroppi, bibite dissetanti e granite. con il<br />
succo inoltre si possono preparare ottime salse da servire<br />
con la carne.<br />
Ricetta della gelatina<br />
Ingredienti: Melograno, zucchero, scorza di arancia grattugiata.<br />
Preparazione: Scegliete delle melograne mature, tagliatele<br />
e separate per bene i semi dalla pellicola bianca che<br />
non và utilizzata. Mettete i semini in un setaccio e premete<br />
bene per ottenere la maggiore quantità di succo.<br />
Pesate il succo, unitevi uguale peso di zucchero, scorza<br />
d’arancia grattugiata e mettete quindi sul fuoco. Portate<br />
a bollitura e lasciate poi cuocere a fuoco vivace fino<br />
a quando versando una goccia su un piatto si rapprenderà<br />
velocemente. Togliere dal fuoco, mettere nei vasi e<br />
coprire. Invasatela ancora calda fino ad 1 cm dal bordo<br />
del vaso, e mettete il coperchio ermetico. A questo punto<br />
capovolgete il vasetto per 5 minuti in modo che la marmellata<br />
ancora bollente impregni l’interno del coperchio.<br />
Si effettua così una specie di autosterilizzazione.<br />
- Co n C l u s i o n i -<br />
Per descriverne esattamente le proprietà bisognerebbe<br />
entrare nel tecnico, ma una cosa è lampante:<br />
un essenza magari apparentemente meno interessante<br />
come il melograno cela tanti segreti quanti i suoi chicchi.<br />
Il melograno - II parte<br />
- Elisabetta Ruo -85
Note di coltivazione<br />
1<br />
Il lavoro che qui per la prima volta presento, è frutto<br />
di una ricerca sulle fasi di micorrizzazione applicate<br />
ad esemplari bonsai. L’intero lavoro, durato due anni,<br />
è tra i più evoluti tra le pratiche agronomiche ad oggi<br />
conosciute negli ambiti bonsaistici. Le micorrize utilizzate<br />
per questo lavoro sono in formulato liquido, ma questo<br />
non esclude l’utilizzo anche di formulati polvirulenti.<br />
I ceppi fungini inoculati sono polivalenti e tale pratica è<br />
stata eseguita anche su specie della macchia mediterranea,<br />
cupressacee e pinacee, ottenendo risultati in termini<br />
vegetazionali sorprendenti.<br />
Le materie prime utilizzate nella pratica sono state:<br />
- Acidi Umici<br />
- Acqua Distillata<br />
- Luogo caldo-umido in penombra/scarsissima illumina-<br />
zione<br />
- Temperature medie giornaliere superiori ai 10 °C (periodo<br />
primaverile).<br />
Il composto per l’attivazione è stato così preparato:<br />
- In una vaschetta molto più larga che profonda, si inseriscono<br />
circa 5 lt d’acqua distillata, in cui viene disciolta la<br />
dose equivalente di Acidi Umici.<br />
L’uso delle<br />
MICORRIZE<br />
nella coltivazione<br />
BONSAI<br />
II parte<br />
di Luca Bragazzi<br />
- Nella soluzione ottenuta, si discioglie la polvere o il liquido<br />
micorrizzante (a seconda del formulato commerciale acquistato)<br />
e dopo mescolazione e agitatura leggera e accurata,<br />
si pone il tutto in luogo chiuso, con °t e umidità relativa<br />
elevate, rispettando una condizione di luce molto scarsa o<br />
penombra.<br />
- Dopo circa 24 ore, nel composto può essere aggiunto dello<br />
sfagno opportunamente sfaldato e separato nei suoi filamenti,<br />
che rimarrà in ammollo per altre 24 ore.<br />
L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />
86 - Luca Bragazzi -<br />
2
L’applicazione durante le fasi di concimazione:<br />
Dopo aver applicato i concimi secondo le regole dei professionisti<br />
giapponesi, (applicazione normale o intensiva)<br />
l’applicazione dello sfagno micorrizzato sugli stessi<br />
cilindretti, darà luogo ai processi di micorrizzazione in<br />
maniera più completa ed efficace, riducendo i tempi di<br />
instaurazione del processo simbionte che, nella fattispecie,<br />
sono definiti nell’ordine delle tre settimane, anziché<br />
cinque. Le micorrize contenute nello sfagno, già attivate<br />
dalla presenza di Acidi Umici nella vaschetta di innesco,<br />
possono svilupparsi più velocemente, grazie anche alla<br />
presenza di concime solido organico, che ha lo scopo di<br />
fornire alimento per lo sviluppo delle ife miceliari (Foto 1).<br />
Estensione delle ife miceliari agli strati limitrofi di substrato:<br />
Una volta sulla superficie del substrato, le ife miceliari<br />
presenti negli spazi limitrofi al concime, formano una<br />
rete fitta e solida, capace di reggere a sé il terreno tutt’intorno<br />
al cilindro che non si disfa neanche dopo il sollevamento<br />
del cilindretto stesso (Foto 2). Lo sviluppo di tali<br />
ife ha luogo in tempi molto ristretti, ovvero in circa una<br />
settimana, e, dopo circa due settimane e mezzo i cilindri<br />
si presentano completamente aggrediti dalle micorrize e<br />
da altri funghi della decomposizione (Foto 3). Questa condizione,<br />
rende possibile l’utilizzo del processo di simbiosi<br />
per le radici in tempi molto brevi, aumentando i benefici<br />
che le radici traggono dai rapporti con tali funghi. Dopo<br />
circa tre settimane, i cilindri si presentano completamente<br />
ricoperti di funghi della decomposizione, e ridotti nel<br />
loro contenuto di nutrienti.<br />
Tempi di crescita:<br />
I settimana: contaminazione del suolo e delle radici/inizio<br />
della simbiosi.<br />
II settimana: sviluppo micelio esterno con trattenimento<br />
di parti di substrato.<br />
III settimana: sviluppo ottimale micorrizazione.<br />
Osservazioni:<br />
- Riduzione dei tempi di raggiungimento dell’Optimum di<br />
micorrizazione.<br />
- Stimolo dell’attività decompositrice della microflora e<br />
microfauna terricola.<br />
-Miglioramento della cessione dei nutrienti.<br />
L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II parte<br />
- Luca Bragazzi -87<br />
3
Tecniche bonsai<br />
percepire il<br />
Wabi-Sabi di<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
88 - Antonio Acampora -<br />
Antonio Acampora<br />
Cercherò di illustrare in maniera chiara tutto<br />
quello che ho compreso e percepito sul wabi e<br />
sabi dal Maestro H. Suzuki anche se, con esempi<br />
concreti si rischia di diventare un po’ banali.<br />
Questi principi estetici una volta acquisiti influenzano<br />
fortemente il modo di intendere il bonsai e lavorare gli alberi.<br />
Voglio perciò con questo scritto, condividere con voi<br />
questa fonte inesauribile d’inspirazione... e di dubbio.<br />
Che cosa è wabi sabi? Se facciamo questa domanda<br />
ad un giapponese ci sarà probabilmente un lungo<br />
silenzio. Perché per i giapponesi il sabi e wabi non è legato<br />
rigidamente ad un elenco di caratteristiche fisiche.<br />
Piuttosto, è una coscienza estetica profonda che trascende<br />
l’aspetto. Può essere sentito ma raramente può essere<br />
verbalizzato, molto meno definito.
Illustrare il wabi sabi in termini<br />
fisici è come spiegare il gusto di un<br />
pezzo di cioccolato dalla sua forma<br />
e colore a qualcuno che non l’ha mai<br />
assaggiato. Per vedere la sua vera essenza<br />
uno deve valutare oltre l’apparenza,<br />
uno deve guardare oltre.<br />
Wabi e sabi sono parole<br />
per descrivere i sentimenti, non per<br />
l’aspetto fisico degli oggetti. E‘ un<br />
modo per calarsi nella natura attraverso<br />
le piccole cose. E‘ uno dei modi<br />
di “percepire” la natura, di “percepire”<br />
la bellezza.<br />
La caratteristica originale<br />
del wabi si basa sulla solitudine,<br />
sul distacco dalla società vissuta<br />
dall’eremita, suggerendo nel pensiero<br />
popolare miseria ed una triste desolazione.<br />
Solo dal XIV secolo in Giappone<br />
sono state attribuite qualità<br />
positive al Wabi e quindi applicate.<br />
L’isolamento cercato e la povertà<br />
volontaria dell’eremita e dell’asceta<br />
vengono considerati un’occasione di<br />
ricchezza spirituale.<br />
Infatti, wabi indica letteralmente<br />
la povertà, ma non quella riferita<br />
alla mancanza di beni materiali,<br />
ma alla non dipendenza da beni materiali.<br />
Wabi è una rinuncia dei beni<br />
materiale che supera la ricchezza<br />
materiale. Wabi è la semplicità che si<br />
è scrollato di dosso i beni materiali al<br />
fine di un rapporto diretto con la natura<br />
e la realtà.<br />
Questa assenza di dipendenza<br />
permette anche di liberarsi dall’orpello,<br />
dallo sfarzo. Wabi è l’appagamento<br />
sereno con le semplici cose.<br />
Precorre l’applicazione dei<br />
principi estetici applicati ad oggetti e<br />
alle arti, cioè all’essere Sabi. La vita<br />
dell’eremita venne ad essere chiamata<br />
in Giappone: wabizumai, sostanzialmente<br />
“la vita di wabi”, una vita<br />
di solitudine e semplicità.<br />
Sabi come l’espressione di<br />
valori estetici è costruita sui principi<br />
metafisici e spirituali dello Zen. Sabi<br />
indica i processi naturali prodotti su<br />
oggetti che sono imperfetti, modesti,<br />
e sfuggenti. Gli oggetti riflettono<br />
un flusso universale di “provenienti<br />
da” e “ritorno a”.<br />
Il poeta giapponese Basho<br />
trasformato in wabizumai ha vissuto<br />
in poesia il sabi, e la malinconia della<br />
natura è diventata una sorta di<br />
nostalgia per l’assoluto. I principi di<br />
progettazione di Sabi sono state applicate<br />
nell’ambito delle espressioni<br />
culturali giapponesi, compresi giardini,<br />
la poesia, la ceramica, i bonsai la<br />
calligrafia, cerimonia del tè, ikebana,<br />
tiro con l’arco, musica e teatro.<br />
Il termine incarna una sensibilità<br />
estetica e raffinata che era<br />
molto evidente nell’arte antica giapponese<br />
e cinese e nella letteratura.<br />
I giapponesi e i cinesi non sono nati<br />
con questa sensibilità estetica. Loro<br />
l’hanno sviluppata attraverso lo studio<br />
della letteratura classica, dello<br />
shodo e specialmente della poesia.<br />
Consideriamo questo haiku<br />
famoso: ”Mentre mangio i Cachi,<br />
sento la campana del Tempio“.<br />
Questa poesia rappresenta bene la<br />
sensazione di WABI SABI, esprime<br />
con questa forma di pochissime parole,<br />
in tutto diciassette sillabe, una<br />
sensazione molto forte. In questo<br />
caso il Tempio è quello di Nara, antica<br />
città, già capitale del Giappone prima<br />
di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi<br />
giapponesi nei quali la campana suona<br />
di sera, verso il tramonto. Il suo<br />
suono è molto malinconico, nel completo<br />
silenzio esalta la sensazione di<br />
wabi e sabi.<br />
La funzione del frutto del<br />
Caco è quella di evidenziare che la<br />
stagione è l’autunno. La poesia quindi<br />
esprime questa scena: l’ambiente<br />
è un po’ buio, una persona anziana,<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
- Antonio Acampora -89
Tecniche bonsai<br />
verso sera, sta mangiando un Caco, è autunno, in lontananza,<br />
nell’aria umida, si sente vibrare il suono della campana<br />
che proviene dal Tempio. Tutto è vetusto, o meglio, antico.<br />
Questi versi richiamano una coscienza estetica profondamente<br />
personale, una miscela agrodolce della solitudine<br />
e della serenità, un senso di scoramento che fornisce<br />
un appoggio per liberarsi dagli intralci delle cose materiali.<br />
Questo è quello che s’intende per wabi sabi.<br />
Da questo esempio possiamo capire, che sono molti<br />
i fattori che determinano questa sensazione: la stagione,<br />
il momento della giornata, l’ambiente, la forma il colore, il<br />
proprio sentimento. Quando tutto ciò si fonde, allora si può<br />
veramente “sentire” WABI SABI.<br />
Per quanto riguarda la stagione, questa non deve<br />
dare sensazioni troppo violente o forti. Il periodo migliore<br />
è la fine dell’autunno, non è più caldo, le foglie diventano<br />
rosse e il sentimento che proviamo assomiglia un po’ alla<br />
malinconia, all’abbattimento.<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
90 - Antonio Acampora -
In questo stato d’animo è<br />
facile entrare nell’atmosfera di wabi<br />
sabi. L’ora del giorno è data dall’intensità<br />
della luce del sole, wabi sabi<br />
si avverte un attimo prima che il sole<br />
cali completamente, quando si vede<br />
ancora qualcosa: delle ombre. In quel<br />
momento percepiamo una sensazione<br />
di tristezza, mestizia. Per quanto<br />
riguarda l’ambiente, non deve essere<br />
nuovo, lucido ma vecchio, opaco,<br />
antico. Una capanna in montagna,<br />
una cascina vecchia su un altopiano,<br />
l’interno di una casa antica, sono tutte<br />
condizioni che favoriscono wabi<br />
e sabi. È una sensazione quindi che<br />
non permane. Dovremmo sforzarci<br />
di provare a percepirla questa sensazione<br />
e non arrivare a conoscerla<br />
attraverso la ragione.<br />
Chiaramente, questa coscienza<br />
estetica non è riservata solo<br />
agli asiatici. Basta guardare le immagini<br />
delle sedie vuote del fotografo<br />
Andre Kertesz, o il cortile centrale<br />
nella casa in Abiquiu di Georgia O’Keeffe<br />
(pittrice statunitense) per riconoscere<br />
una consapevolezza estetica<br />
simile. Il Sabi-Wabi non è uno stile<br />
definito dall’aspetto superficiale. È<br />
un ideale estetico, uno stato quieto<br />
e sensibile della mente, raggiungibile<br />
imparando a vedere l’impercettibile,<br />
togliendo via quello che non è necessario.<br />
Vediamo adesso questa<br />
sensazione trasferita al BONSAI. Si<br />
inizierà a percepire qualcosa soltanto<br />
quando, con gli anni, il vaso e la<br />
pianta saranno diventate tutt’uno<br />
e sarà cresciuto il muschio. Quindi il<br />
bonsai non deve essere stato impostato<br />
di recente ma deve aver subito<br />
molti anni di mochikomi. Essere interessante<br />
dai piccoli dettagli, spesso<br />
ignorati, inaccessibili alla prima occhiata.<br />
La vecchiaia del bonsai non è<br />
solo la sua età effettiva, ma, soprat-<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
- Antonio Acampora -91
Tecniche bonsai<br />
tutto, va ricercata nell’aspetto di albero<br />
maturo, che è evidente frutto<br />
di un’attenta coltivazione (mochikomi):<br />
la corteccia deve essere molto<br />
vecchia, incisa profondamente, gli<br />
aghi molto compatti perché con gli<br />
anni diventano più corti e più folti,<br />
anche il nebari deve dare la sensazione<br />
del tempo passato coperto<br />
di vecchi muschi e licheni dalle<br />
sfumature delicate di grigio verde.<br />
La pianta deve essere molto<br />
raffinata, ed esprimere dolcezza e<br />
calore, semplicità, purezza, la rimozione<br />
di ogni artificio inutile. Le ramificazioni<br />
dei rami molto fitti, con movimenti<br />
che testimoniano di anni ed<br />
anni di lavoro. Il colore del vaso deve<br />
avere una patina di vecchio con delle<br />
imperfezioni dello smalto su un vaso<br />
antico. Il Wabi del nostro bonsai passa<br />
dalle storie che i nostri alberi dicono.<br />
L’esposizione deve focalizzarsi<br />
solo su un oggetto raffinato<br />
ed essenziale ed isolare lo spazio da<br />
tutto il resto. Niente deve disturbare<br />
la concentrazione. Per i giapponesi<br />
questo ambiente può essere il Tokonoma.<br />
Il Tokonoma è realizzato<br />
all’interno, in tre stagioni: non in<br />
estate perché è troppo caldo.<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
92 - Antonio Acampora -<br />
Infatti, anche la temperatura<br />
è importante così come l’illuminazione<br />
che deve essere sempre<br />
bassa. Quando ci sono tutte queste<br />
condizioni il <strong>Bonsai</strong> provoca la<br />
sensazione di Wabi Sabi, impossibile<br />
in un ambiente troppo luminoso,<br />
troppo freddo, troppo caldo,<br />
troppo appariscente, stravagante.<br />
Essi esprimono entrambi un<br />
entrare in contatto con l’anima del<br />
la natura attraverso le piccole cose,<br />
il sentirne la bellezza nel profondo<br />
fino a provare una sorta di tristezza<br />
malinconica. Si può dire che wabi è<br />
suscitato da sobrietà, frugalità, umiltà,<br />
da tutto ciò che non è eccessivo o<br />
estremo, dall’utilizzo delicato ed elegante<br />
di materiali semplici, poveri,<br />
grezzi; sabi è tutto questo, però legato<br />
anche allo scorrere del tempo:<br />
è il muschio che ricopre le rocce, il<br />
senso di antico, polveroso, non nuovo<br />
o lucido ma opaco, ricco di storia<br />
e prestigio, è il fascino delle cose<br />
vecchie che pur arrugginite o rotte si<br />
mantengono ancora bene, eleganti,<br />
maestose.<br />
Tutto ciò, va visto come<br />
un’opportunità per riappropriarci dei<br />
ritmi e dei valori veri della vita, che<br />
possiamo ritrovare solo nell’avvicinarci<br />
in modo umile alla natura.
il fa g g i o<br />
ii pa rt e<br />
di Carlo Oddone<br />
L’angolo di Oddone
L’angolo di Oddone<br />
Il faggio - II parte<br />
94 - Carlo Oddone -<br />
1<br />
2<br />
3<br />
4<br />
po tat u r a a n C h e d r a s t i C a,<br />
p u r C h é generalizzata<br />
Molti amatori hanno l’impressione che il faggio produca una<br />
sola cacciata per stagione e non reagisca quindi alle ci mature. Tale convinzione<br />
è dovuta forse al fatto che i soggetti osservati potreb bero non<br />
esser stati fertilizzati a suffi cienza, oppure che solo pochi rami, e magari<br />
quelli in basso, siano stati taglia ti. In tali circostanze o anche quando<br />
si cima in estate molto avanzata, può dav vero verificarsi che non compaiano<br />
nuo vi germogli, ma la pianta risponde ugual mente producendo<br />
delle gemme che si apriranno la primavera successiva.<br />
Molte piante inoltre, e tra queste il faggio, presentano delle<br />
gemme pronte, cioè completamente evolute, solo alla base delle due<br />
o tre foglie prossime all’estremità di ogni ramo, mentre le al tre più indietro<br />
sono tanto immature da non essere neppure visibili (fig. 2). Se<br />
si accorciano molto i rami, anche questa potrebbe essere una ragione<br />
della man cata risposta. Vale la pena quindi di ricordare la ne cessità di<br />
potare lasciando all’estremità dei rami delle gemme a pari sviluppo.<br />
no n p r o p r i o u n a d e f o g l i a z i o n e<br />
Molti soggetti promettenti hanno una vegetazione fitta, malauguratamente<br />
però solo all’estremità di rami eccessivamente lunghi<br />
e nudi. A questo inconveniente si può ovviare con una corretta potatura<br />
al momento del prelievo dal terreno, ma pochi amatori hanno in genere<br />
il coraggio di eseguirla sufficientemente drastica, e solo dopo qualche<br />
tempo si rendono conto della gravità del difetto. Il rimedio consiste allora<br />
nel fertilizzare bene il soggetto così raccolto durante la primavera<br />
e l’estate e poi, all’inizio dell’autunno, simulare ciò farebbe una capra,<br />
ossia asportare tutta quanta la vegetazione che non sia completamente<br />
lignificata: gemme, foglie e rametti dell’annata.<br />
Se la pianta è vigorosa e ben nutrita si può contare, per la primavera<br />
successiva, su di una vera e propria esplosione di piccole gemme<br />
ovunque sul legno vecchio. Questo consente di accorciare tutti i rami e<br />
godere di una nuova vegetazione, che per il fatto stesso di essere così<br />
fitta, sarà anche minuta. Si tratta veramente di un recupe ro estetico del<br />
bonsai (fig. 3).<br />
Come nella maggior parte delle pian te, anche nel faggio i rami alti vegetano<br />
più vigorosi, ed è per rendere più unifor me lo sviluppo che torna<br />
utile rallentar ne la crescita riducendo a un terzo il lembo delle loro foglie,<br />
senza cimarli se non dopo un paio di settimane (fig. 4).<br />
ap p l i C a z i o n e d e l filo, m o lta C a u t e l a<br />
n e l l’u s o<br />
Si sa che l’educazione col filo, con gli inevitabili traumi ai vasi<br />
linfatici, rallen ta la circolazione nei rami trattati. Tale fenomeno spesso<br />
provoca come s’è det to il risentimento dell’albero, col rischio che le parti<br />
coinvolte possano morire.<br />
Un trucco per rendere l’operazione meno pericolosa in questo senso è<br />
di ri durre adeguatamente la dimensione del le foglie sugli altri rami: ral-
allentando an che qui il flusso linfatico il computer non avverte<br />
la disparità e non si hanno guai.<br />
fertilizzazione: p r i m a i g i oVa n i<br />
Per la concimazione conviene distin guere i soggetti in formazione<br />
dagli esemplari adulti. Quelli che devono an cora<br />
crescere possono essere fertilizzati subito all’inizio della<br />
stagione vegetati va: faranno grandi foglie e vigorose cacciate.<br />
Ai bonsai maturi dì cui invece si preferisce tenere<br />
controllate le dimen sioni il concime va somministrato tardi,<br />
quando i germogli si sono già allungati quasi completamente:<br />
il ritardo serve ad evitare che la vegetazione sia<br />
troppo esuberante e aiuta a far restare le foglie piccole e<br />
gli internodi corti.<br />
pr e V e n z i o n e e C u r a delle m a l at t i e<br />
Dipendendo strettamente dalla simbiosi con<br />
la micorriza, un bonsai di faggio col tivato in vaso in un<br />
terriccio troppo com patto, divenuto asfittico o surriscaldato<br />
da una lunga esposizione al sole estivo potrebbe<br />
esser privato della utile flora batterica, e le sue radici<br />
non essere in gra do di assorbire normalmente l’acqua e<br />
tutti i sali minerali necessari. Anche un eccessivo abbassamento<br />
della tempera tura durante l’inverno può essere<br />
dan noso per le piante coltivate in contenito re. Ecco<br />
perché talvolta si possono ma nifestare disturbi anche<br />
gravi, sotto for ma di sviluppo irregolare della nuova vegetazione,<br />
comparsa di malattie fungine o di carenze.<br />
Data la rapidità con cui inizialmente cre scono queste<br />
partì della chioma, una ca renza di ferro o magnesio, che<br />
riduce l’effi cacia della fotosintesi, può far raggiun gere in-<br />
Per gentile concessione della Crespi Editori<br />
fatti alle sue pallide foglie una grandezza spropositata.<br />
Magnesio e ferro possono essere som ministrati anche<br />
per via fogliare: la faci le correzione della carenza del primo<br />
elemento restituisce un sano colore verde in pochi giorni,<br />
mentre per ripristinare il contenuto in ferro della pianta occorre<br />
spesso anche più di due settimane. Solfato di magnesio<br />
e chelati di ferro non si possono miscelare in una unica<br />
applicazione. Nonostante il loro aspetto coriaceo, le foglie<br />
del faggio sono sensibili all’azione irritante di molte sostanze<br />
chimiche e di questo bisogna preoccuparsi nelle zone soggette<br />
a piogge acide. La Cecidomia è un insetto che causa la<br />
comparsa di galle acuminate sulla chioma, dove ha punto per<br />
deporre le uova. Tali foglie vanno allontana e distrutte.<br />
Afidi e cocciniglia infestano talvolta questa essenza e la difesa<br />
consiste nei consueti interventi di asportazione manuale o<br />
applicazione di insetticidi specifici, con una certa cautela nelle<br />
dosi. Altre evenienze patologiche sono generalmente rare.<br />
Rispetto al gelo il faggio è relativamente vulnerabile in giovane<br />
età, ma una certa protezione zone a clima assai rigido può<br />
esse vantaggiosa per i soggetti maturi allo scopo di difendere<br />
soprattutto le radici e la loro micorriza quando il freddo arriva<br />
precocemente.<br />
Il faggio - II parte<br />
- Carlo Oddone -95
Vita da <strong>Club</strong><br />
As s o c i a z i o n e<br />
Cu lt u r a l e<br />
Ro m a<br />
Bo n s a i<br />
di Laura Monni<br />
L’Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> nasce<br />
nel 1998 e di essa fanno parte cultori<br />
ed amatori dell’arte bonsai. L’impostazione<br />
data è ricca anche di sani principi filosofici.<br />
Tutti noi ci prefiggiamo l’obiettivo di divulgare tra giovani<br />
e meno giovani il rispetto della natura in primo luogo, di<br />
insegnare nozioni di botanica e di fisiologia delle piante,<br />
oltre ovviamente le tecniche bonsai.<br />
L’Associazione culturale “Roma <strong>Bonsai</strong>” dal 2004<br />
è ospitata all’interno della “Città dei Ragazzi” ed usufruisce<br />
di un ambiente molto spazioso dove si tengono gli<br />
incontri ed ha anche uno spazio dove è stato realizzato<br />
un piccolo giardino per bonsai con un laghetto (foto 1, 2,<br />
3, 4).<br />
La “Città dei ragazzi”, per chi non la conoscesse,<br />
fu fondata nell’immediato dopoguerra da Mons. John Patrick<br />
Carroll-Abbing, per ospitare i giovani orfani di guerra.<br />
In base all’art. 3 dello Statuto, l’Opera si propone di “(…)<br />
provvedere all’assistenza, all’educazione sociale e professionale<br />
dei ragazzi” privi di un valido supporto familiare<br />
ed esposti a rischi di devianza. Lo strumento pedagogico<br />
che caratterizza questa realtà fin dalla sua fondazione è<br />
l’Autogoverno, che regolamenta la vita comunitaria.<br />
Lo scorso anno Eraldo Affinati, ha scritto un libro<br />
sulla Città, molto appassionato e molto commovente.<br />
Lo scrittore insegna alla Città dei Ragazzi di Roma che<br />
oggi è abitata da giovani protagonisti delle nuove rotte<br />
Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />
96 - Laura Monni -<br />
1<br />
2<br />
3<br />
dell’immigrazione clandestina che attraversano Afghanistan,<br />
Iran, Turchia, Grecia per arrivare in condizioni inumane<br />
in Italia e che per puro e fortuito caso si trovano a<br />
vivere parte della loro giovane vita a Roma.<br />
Durante l’anno per due volte al mese ci riuniamo<br />
nella nostra sede e lavoriamo insieme, una volta seguiti<br />
dai nostri istruttori, nell’altra invece si svolgono anche diverse<br />
attività.<br />
Vi sono dei seminari molto istruttivi, come quello<br />
sui suiseki, ce ne sarà uno sull’allestimento del tokonoma.<br />
Inoltre vi sono delle dimostrazioni pratiche tenute<br />
dai vari istruttori con vari tipi di lavorazione: bonsai su<br />
pietra, tecniche di impostazioni dei vari stili, lavorazione<br />
del secco, rinvasi, etc.
5<br />
Una volta all’anno si svolge<br />
il “Concorso tra i soci” che consiste<br />
in questo: ciascuno di noi porta una<br />
pianta di vivaio oppure un prebonsai<br />
già in parte impostato e lo lavora nel<br />
tempo concesso per il concorso.<br />
Partecipiamo suddivisi in<br />
tre categorie: Avanzata, Base ed<br />
Elementare. La prima per quelli che<br />
sono da più tempo iscritti, la seconda<br />
per quelli iscritti da più di un anno e la<br />
terza per gli iscritti nell’ultimo anno.<br />
Si ricrea così, in piccolo, il clima<br />
di un vero concorso con tanto di<br />
votazioni e premi per i più votati.<br />
Bene, nonostante il clima<br />
amichevole che c’è in tutte le occasioni<br />
di incontro, un pò di emozione<br />
la proviamo tutti ed in particolare i più<br />
inesperti si sentono sotto esame, ma<br />
con una buona possibilità di accrescimento<br />
delle nostre conoscenze!<br />
Il primo weekend di maggio<br />
organizziamo la Mostra di Primavera<br />
nella suggestiva ambientazione<br />
dell’Orto Botanico di Roma, ormai divenuta<br />
tradizione.<br />
Allestita in concomitanza<br />
della “Festa della Primavera” organizzata<br />
dall’Orto Botanico, viene frequentata<br />
da un pubblico molto vario.<br />
E’ una idea molto innovativa dare la<br />
Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong><br />
- Laura Monni -97<br />
6<br />
4
7<br />
>> Vita da <strong>Club</strong><br />
possibilità a tutti di accedere ad una<br />
Mostra <strong>Bonsai</strong>, mentre, quasi sempre,<br />
tali mostre sono riservate ad un<br />
pubblico selezionato ed appartenente<br />
all’ambiente del bonsai. Anche il<br />
Concorso tra i partecipanti e la cerimonia<br />
della premiazione sono aperti<br />
a chiunque voglia assistere (Foto 6).<br />
Inoltre i soci dell’Associazione,<br />
che assistono i visitatori e rispondono<br />
alle più disparate domande,<br />
offrono la possibilità di votare per il<br />
“<strong>Bonsai</strong> preferito dal pubblico” con<br />
la partecipazione all’estrazione finale<br />
di un bonsai, in genere, offerto da un<br />
Vivaio.<br />
Durante la Mostra grande<br />
successo hanno le dimostrazioni dei<br />
maestri di altri club, il pubblico interviene<br />
sempre numeroso e rimane<br />
a seguire il lavoro per alcune ore.<br />
Quest’anno ci sono state anche delle<br />
dimostrazioni in work shop, a cui<br />
hanno partecipato alcuni soci giovani<br />
che hanno realizzato con successo<br />
dei bei lavori, attirando l’attenzione<br />
anche in questo caso di molto pubblico<br />
(Foto 7).<br />
Per alcuni anni abbiamo<br />
ospitato il “So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award”,<br />
organizzato con la Scuola di <strong>Bonsai</strong><br />
Creativo di Sandro Segneri.<br />
La manifestazione, che si teneva<br />
presso la nostra sede, ha sempre<br />
avuto molto successo, con una larga<br />
partecipazione di pubblico proveniente<br />
da tutta Italia. Dal 2008 organizziamo<br />
la “Mostra d’autunno”, nel<br />
mese di ottobre, a cui partecipano le<br />
Associazioni del Centro Italia e maestri<br />
provenienti da tutta la penisola, e<br />
in questa occasione viene aperto anche<br />
un mercatino molto interessante<br />
e che sta avendo molto successo. Gli<br />
stands presenti offrono molti articoli<br />
tra cui attrezzature varie, terricci, vasi anche artigianali e molto apprezzati, e naturalmente<br />
prebonsai di ottimo livello. Anche in questa occasione si svolgono delle<br />
dimostrazioni di maestri ad alto livello (Foto 8), veramente molto istruttivi per tutti,<br />
iscritti e non. Una recente iniziativa, richiestaci, ci ha portato ad utilizzare uno<br />
spazio in un centro commerciale della capitale, dove abbiamo allestito una piccola<br />
mostra con qualche esemplare bonsai. Ed inoltre per due giorni i soci si sono esibiti<br />
in dimostrazioni di tecnica bonsai di fronte alle persone che venivano a fare una<br />
passeggiata nel centro commerciale o a fare la spesa. Abbiamo suscitato la curiosità<br />
di persone di tutte le età dai bambini agli anziani, che si sono fermati con noi a<br />
parlare ed a fare domande.<br />
E’ stata un’esperienza interessantissima e molto divertente ed è in programma<br />
ripeterla in altri centri commerciali (Foto 9). Riteniamo che sia un ottimo<br />
modo per far conoscere l’arte bonsai sul territorio con immediatezza, e visto che<br />
la città di Roma ha una enorme estensione, bisogna lavorare anche in modo capillare.<br />
Non è facile gestire tante attività e conservare la stima e<br />
l’affetto di tanti iscritti, ormai abbiamo superato la cinquantina,<br />
ed accontentare le richieste degli istruttori.<br />
Abbiamo anche scelto di organizzare momenti di aggregazione<br />
e quindi durante la giornata di lavoro all’Associazione<br />
viene preparato anche il pranzo per tutti i presenti. Inoltre una<br />
volta l’anno, prima di salutarci per la pausa estiva, andiamo tutti<br />
a fare una gita in montagna a per stare insieme in mezzo alla<br />
natura. Lo spirito è quello amichevole e goliardico in molte occasioni,<br />
come è giusto che sia in un ambiente formato da molti<br />
giovani. Quello che ho capito, in questi anni di frequentazione,<br />
è che la peculiarità dell’Associazione culturale Roma <strong>Bonsai</strong> è<br />
proprio la semplicità ed il mantenimento della impostazione<br />
culturale che gli fu data fin dall’inizio.<br />
8<br />
9
Introduzione alla cultura<br />
giapponese<br />
Hisayasu Nakagawa<br />
Bruno Mondadori<br />
€ 11,50 - 128 p. - 2006<br />
Il Giappone visto da vicino
Il Giappone visto da vicino<br />
l’e s s e n z a della c e r a m I c a<br />
giapponese<br />
a cura di Antonio Ricchiari<br />
Negli ultimi anni il numero di amatori della<br />
ceramica raku è cresciuto in tutto il<br />
mondo, ma non tutti conoscono la storia<br />
di questa particolare tecnica di cottura e<br />
di manipolazione della ceramica introdotta verso il<br />
1600 in Giappone e giunta fino ad oggi; pochissimi<br />
sanno che Raku è il cognome della famiglia che da<br />
oltre 400 anni tramanda ininterrottamente la tradizione<br />
di questa arte e ancora più ridotto è il numero<br />
di persone che ha avuto occasione di vedere personalmente<br />
questi capolavori.<br />
La ceramica e le sue tecniche si perde nella<br />
notte dei tempi; trascurando i Paesi di ampie e più<br />
antiche tradizioni, fra i popoli asiatici sono i cinesi<br />
che hanno portato la ceramica più in alto. in Cina si<br />
trovano già sotto la dinastia Shang (1766-1123 a.C.)<br />
ceramiche lavorate a mano presentanti forme che<br />
richiamano quelle dell’arte dei panieri e dei recipienti<br />
naturali. Sotto la dinastia Chou (1122-294 a.C.) il<br />
tornio comincia a far concorrenza alla lavorazione a<br />
mano. Sotto la dinastia Han la ceramica si sviluppa<br />
riccamente e diventa molto variata.<br />
D’altronde, appena ci si allontana dal centro<br />
L’essenza della ceramica giapponese<br />
100- Antonio Ricchiari -<br />
cinese, la ceramica diventa più primitiva nei suoi<br />
procedimenti e nei suoi prodotti. Il Giappone è da ricollegarsi<br />
alla Cina per la bontà dei suoi prodotti.<br />
La quasi totalità dei vasi usati per ospitare i<br />
bonsai (suiban) ebbero origine in Cina ed in Giappone,<br />
alcuni in Corea, Formosa e nell’Asia del Sud; altri<br />
ancora vennero poi costruiti in Olanda e nel Portogallo<br />
e poi esportati in Giappone.<br />
I cinesi iniziarono a fare vasi di porcellana<br />
durante la dinastia Sung (420-479), la dinastia Yuan<br />
(1260-1368) e la dinastia Ming (1369-1644); queste<br />
porcellane erano dei manufatti artistici straordinari<br />
ed erano gelosamente custoditi come pezzi antichi,<br />
per cui i vasi non potevano essere utilizzati per le<br />
piante. Durante l’era di Yamato (538) il Buddismo si<br />
diffuse dalla Cina in Giappone e con esso te antiche<br />
terraglia; in seguito molti sacerdoti e pellegrini che si<br />
trovarono a visitare la Cina, cominciarono ad esportare<br />
e diffondere in Giappone l’arte della lavorazione<br />
di questa ceramica.<br />
Durante il periodo Kamakura (1192-1319)<br />
molti buddisti fondarono diverse sette; tra i loro lavori<br />
ci hanno lasciato un rotolo di pergamena che<br />
mostra un gruppo di piante composto da alberi ed<br />
erba in un vaso basso: questo è considerato l’inizio
del periodo Muromachi (1333-1573) il bonsai inizia<br />
a cambiare poiché vengono eliminate le rocce e rimane<br />
soltanto la pianta spesso sistemata in cassette<br />
di legno poiché i vasi di ceramica sono ancora scarsi<br />
poiché sono importati dalla Cina. Soltanto l’incremento<br />
della produzione nazionale di tali vasi sia di<br />
ceramica che di porcellana nel periodo Edo (1603-<br />
1868) favorisce la più ampia diffusione del bonsai.<br />
La creazione della ceramica Raku è stata introdotta<br />
da Chojiro durante il periodo Momoyama<br />
(1573-1615) ed egli rappresenta la prima generazione<br />
di questa famiglia. Allora la ceramica smaltata a<br />
vetro tricromata (san cai) basata sulle tecniche provenienti<br />
dalla regione cinese del Fujian era prodotta<br />
a Kyoto; un documento scritto ci dà notizia che<br />
il padre di Chojiro, Ameya, di origine cinese fosse<br />
colui il quale introdotto le tecniche della ceramica<br />
smaltata della Cina, sebbene non fosse rimasta nessuna<br />
delle sue opere a testimoniarlo. Questi oggetti<br />
giapponesi san cai non erano però chiamati Raku e<br />
fu solo dopo che Chojiro conobbe il maestro del tè<br />
Sen no Riku (1522-1591) ed iniziò a creare delle tazze<br />
per il chanoyu (la cerimonia del tè), che gli aggetti<br />
Raku ebbero sviluppo. Si può dire che la creazione di<br />
un’unica tazza per la cerimonia del tè segna l’origine<br />
della ceramica Raku. Le tazze da tè create da Chojiro<br />
erano inizialmente chiamate ima-yaki (“oggetti<br />
di adesso”), che significa oggetti prodotti nel tempo<br />
presente; in seguito furono chiamati juraku-yaki,<br />
(cotto juraku) probabilmente dal Governatore del<br />
tempo, Toyotomi Hideyoshi (1537-1598). Il termine<br />
Raku deriva da Jurakudai, il nome di un palazzo, uno<br />
dei grandi simboli di quel tempo, costruito da Hideyoshi;<br />
in seguito Raku divenne il nome della famiglia<br />
che produceva questi oggetti e questo è l’unico<br />
caso di un nome di famiglia diventato sinonimo di<br />
una produzione di ceramica attraverso la storia. Tra<br />
l’altro, ci sono poche famiglie dedite alla produzione<br />
di ceramiche che si sono succedute ininterrottamente<br />
come la famiglia Raku. L’utilizzo esclusivo delle<br />
smaltature monocrome crea un’estetica unica che<br />
mira all’eliminazione del movimento, della decorazione<br />
e della variazione della forma.<br />
In questo la ceramica Raku riflette, rispetto<br />
agli altri tipi di ceramica, gli ideali di wabicha, la forma<br />
della cerimonia del tè basata sull’estetica wabi,<br />
sostenuta da Sen no Rikyu. Il punto focale della filosofia<br />
di wabicha erano le nozioni di “nothingness”<br />
(non essere) derivato dal Buddhismo e il “isness”<br />
(essere) del Taoismo. La ceramica Raku è modellata<br />
a mano invece che al tornio, e questo particolare la<br />
rende molto diversa dagli altri tipi di ceramica giapponese.<br />
La lavorazione manuale aumenta la possibilità<br />
del modellato e permette allo spirito dell’artista<br />
di esprimersi attraverso le opere compiute con particolare<br />
chiarezza ed intimità.<br />
Chojiro, attraverso la sua negazione del movimento,<br />
della decorazione e della variazione della<br />
forma, andò oltre i confini dell’espressione individualistica<br />
ed elevò la tazza per il tè ad una manifestazione<br />
di spiritualità astratta. Da 400 anni e per 15<br />
generazioni la famiglia Raku ha mantenuto una tradizione<br />
unica della ceramica, 400 anni di ritualità nei<br />
quali la produzione limitata delle tazze per il tè ha<br />
rappresentato il punto focale di una continua ricerca<br />
nel campo della tradizione. Questi artisti sono razionalmente<br />
consapevoli nel produrre queste opere<br />
(tazze, vasi per i fiori hanaire, recipienti per l’acqua<br />
fredda mizusashi, contenitori d’incenso kôgô, etc.)<br />
e tale consapevolezza che non appartiene alle generazioni<br />
passate, cresce in modo evidente nel loro<br />
approccio creativo.<br />
L’essenza del che-no-yu dunque è quella di<br />
offrire una tazza di tè e gustarla; alcuni maestri di<br />
questa cerimonia ampliarono questo atto, semplicissimo<br />
nella sua essenza, ad un campo molto vasto<br />
che spazia dall’architettura, all’arte dei giardini, alla<br />
calligrafia, alla pittura, cercando attraverso queste<br />
arti di approfondire il valore intrinseco della vita, il<br />
senso religioso e la filosofia. Ed il bonsai rientra certamente<br />
in questa ricerca.<br />
L’essenza della ceramica giapponese<br />
- Antonio Ricchiari -101
Axel’s World<br />
“Il rapporto tra allievo e maestro deve<br />
essere vivo come lo era in epoca feudale giapponese<br />
e talmente stretto che l’allievo deve<br />
accettare sempre l’ opinione del maestro per<br />
cui se il discepolo vede una cosa bianca, ma<br />
il suo maestro dice che è nera, l’allievo deve<br />
accettarlo. Solo in questo modo si riesce a<br />
crescere spiritualmente, affrontando veramente<br />
il giusto spirito del fare bonsai.<br />
”<br />
L’essenza della ceramica giapponese<br />
102- Antonio Ricchiari -<br />
Il va l o r e<br />
dell’insegnamento<br />
di Axel Vigino<br />
Questo è ciò che<br />
scrive in merito al<br />
rapporto allievo/<br />
istruttore uno dei<br />
più grandi Maestri di arte<br />
bonsai al mondo, il grandissimo<br />
Masahiko Kimura.<br />
Per molte persone che<br />
coltivano e praticano l’arte<br />
del bonsai, il rapporto tra
maestro e allievo è una<br />
delle cose più importanti,<br />
infatti Kimura dice che se<br />
non si presta piena attenzione<br />
alle parole del proprio<br />
maestro, in ogni disciplina<br />
- dallo sport alla musica,<br />
dalla scuola al tirocinio<br />
l’apprendimento è minimo<br />
e nei peggiori casi viene<br />
sostituito da una nota di<br />
diffidenza.<br />
Infatti chi non dà mai<br />
ascolto agli insegnamenti<br />
di qualcuno la cui conoscenza<br />
è superiore alla<br />
propria sarà sicuramente<br />
guardato come un immaturo.<br />
Naturalmente tutto<br />
ciò richiede una grande<br />
elasticità mentale, soprattutto<br />
nelle occasioni in cui<br />
tu credi di sapere qualcosa<br />
di molto importante e pensi<br />
che dicendola al tuo mae-<br />
stro egli si stupisca, mentre<br />
appena hai finito di dirlo lui<br />
già ti corregge e tu, arrabbiato<br />
e deluso, rimani con<br />
un’idea sbagliata, ma con<br />
la consapevolezza (in molti<br />
casi minima) del tuo errore,<br />
e purtroppo c’è il rischio<br />
che entrambi perdano la fiducia<br />
reciproca.<br />
Io nel mio piccolo<br />
penso che bisogna credere<br />
in se stessi e nel proprio<br />
Maestro fino a formare un<br />
tutt’uno.<br />
Continuo a pensare<br />
di aver avuto una grande<br />
fortuna nell’aver trovato,<br />
qui in Occidente, sulla mia<br />
via, un maestro di vita. Infatti,<br />
a differenza del Giappone,<br />
dove ognuno può<br />
contare per la propria crescita<br />
sull’appoggio di una<br />
colta e saggia persona,<br />
in Europa l’insegnamento<br />
di questi valori è più unico<br />
che raro e i bambini devono<br />
accontentarsi dell’insegnamento,<br />
in molti casi<br />
superficiale e insufficiente,<br />
degli assistenti scolastici. I<br />
genitori a volte non hanno<br />
la possibilità di seguire i figli<br />
perché impegnati con il<br />
lavoro e a volte alcuni non<br />
sono in grado di assumersi<br />
questa responsabilità, delegando<br />
questa fase d’insegnamento<br />
ad altri strumenti<br />
poco educativi o non<br />
orientatati alla vera realtà<br />
delle cose (televisione, videogiochi,<br />
ecc.).<br />
Spero che tanti bambini abbiano<br />
la mia fortuna e incontrino<br />
un Maestro lungo<br />
la loro strada o che lo trovino<br />
prendendo per mano il<br />
loro papà.<br />
L’essenza della ceramica giapponese<br />
- Antonio Ricchiari -103
Che insetto è?<br />
Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />
tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus mugus<br />
di Luca Bragazzi<br />
Spostando il discorso sul genere Pinus,<br />
vediamo le manifestazioni che<br />
su questa specie mostrano la presenza<br />
ed azione dei funghi associati<br />
alla tracheomicosi. Purtroppo, anche in<br />
questo caso, come per il Juniperus Rigida il<br />
fungo è in latenza già<br />
in natura e si manifesta<br />
in maniera molto<br />
aggressiva già nelle<br />
fasi in post-raccolta o<br />
post-rinvaso.<br />
I sintomi su Pinus<br />
Mugus, sono evidenti<br />
sugli aghi vecchi e<br />
vengono manifestati<br />
con delle bandature<br />
gialle trasversali ben<br />
evidenti (Foto 1).<br />
Fin quando la manifestazione è limitata<br />
alle sole bandature, significa che<br />
l’esemplare è in salute e riesce a contrastare<br />
a livello fisiologico con barriere biochimiche.<br />
Nel momento in cui, operazioni bonsaistiche<br />
invadenti interrompono lo status di vigore<br />
dell’esemplare, i sintomi si presentano come<br />
molto più evidenti e molto pericolosi per la<br />
salute stessa dell’esemplare portandolo nei<br />
casi più gravi a morte, anche in tempi molto<br />
ristretti; dieci – quindici giorni (Foto 2, 3).<br />
L’operazione bonsaistica più pericolosa,<br />
II parte<br />
è indubbiamente il taglio degli aghi. Dal 2006<br />
circa, la presenza e la manifestazione di tali<br />
patologie è in continuo incremento con aumento<br />
dell’aggressività dei funghi associati<br />
alla tracheomicosi, in base a questo monitoraggio<br />
sul territorio nazionale italiano, è oggi<br />
assolutamente sconsigliabile effettuare il taglio<br />
degli aghi, per evitare che il fungo acceleri<br />
la sua azione deleteria (Foto 4-5).<br />
Non solo il Pinus Mugus ne è affetto,<br />
ma anche altre specie quali Thumbergii, Sylvestris,<br />
Nigra, Pentaphylla e Densiflora ne<br />
manifestano i sintomi (Foto 6-7).<br />
<strong>Bonsai</strong>sticamente parlando, non è auspicabile<br />
che questo fungo riesca a svolgere<br />
la sua azione deleteria, bisogna perciò prestare<br />
molta attenzione a due pratiche che ad<br />
oggi risultano essere la migliore soluzione per<br />
il loro controllo: PREVENZIONE FITOSANI-<br />
TARIA e CONCIMAZIONE. La prima serve a<br />
mantenere innocuo il fungo, la seconda ad<br />
irrobustire la pianta nei suoi confronti.<br />
La prevenzione la si dovrà attuare con<br />
fungicidi sistemici a base di Metalaxyl alternati<br />
a fungicidi di copertura a base di Rame<br />
Idrossido in grado di rallentare e rendere innocua<br />
questa patologia, che non risulta essere<br />
debellabile.<br />
Gli interventi saranno attuati soprattutto<br />
in primavera-inizio estate, fine estateinizio<br />
autunno ogni 20-25gg, evitando giorna-<br />
104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />
su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -
nate calde, piovose, presenza<br />
di vento e qualsiasi condizione<br />
che ostacoli l’applicazione<br />
del prodotto, l’ideale sarà<br />
l’applicazione serale.<br />
La concimazione attuata<br />
con concimi organici nei<br />
periodi primaverile-autunnale<br />
renderà la struttura vegetale<br />
più robusta sia dal punto<br />
di vista morfologico che fisiologico.<br />
Utilissime ai processi<br />
fisiologici saranno le applicazioni<br />
di microelementi.<br />
Per piante importate e<br />
stressate, conviene un’esposizione<br />
a mezz’ombra per una<br />
ventina di giorni, con applicazioni<br />
ogni 15gg per due mesi<br />
di fitostimolanti, e parallelamente,<br />
delle applicazioni settimanali<br />
per un mese con dei<br />
bioattivatori del suolo a base<br />
di acidi umici per ripristinare<br />
subito la piena funzionalità<br />
radicale.<br />
L’esposizione in pieno<br />
sole dev’essere graduale.<br />
6 7<br />
2 3<br />
4 5<br />
Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di tracheomicosi<br />
su Juniperus Spp. e Pinus mugus - II parte - Luca Bragazzi -105<br />
1
Sommario Generale<br />
2009<br />
<br />
<br />
<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia
Dal mondo del <strong>Bonsai</strong> & Suiseki<br />
n. 1 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - I di G. L. Enny<br />
n. 1 - pag. 03 “Il messaggero” di D. Schifano<br />
n. 2 - pag. 01 “Giardini giapponesi” - II di G. L. Enny<br />
n. 2 - pag. 04 “E sopra le nuvole... un mondo” di S. Bassi<br />
n. 3 - pag. 01 “Giardini giapponesi” III di G. L. Enny<br />
n. 3 - pag. 03 “Alla ricerca dei suiseki in fiumi e torrenti” di A. Attinà<br />
n. 4 - pag. 01 “Giardini giapponesi” IV di G. L. Enny<br />
n. 4 - pag. 03 “Painting stones” di C. Gori<br />
n. 4 - pag. 05 “Si fa presto a dire sassi” di D. Schifano<br />
n. 4 - pag. 07 “A proposito di Shiatsu” di M. Baruffaldi<br />
n. 5 - pag. 01 “Il giardino Zen” I parte di G. L. Enny<br />
n. 5 - pag. 03 “Metamorfosi” di S. Bassi<br />
n. 5 - pag. 05 “Le terapie olistiche” di G. Terlizzi<br />
n. 6 - pag. 01 “Il giardino Zen - II parte” di G. L. Enny<br />
n. 6 - pag. 04 “La base fa la differenza” di S. Bassi<br />
n. 6 - pag. 08 “Le terapie olistiche - II parte” di G. Terlizzi<br />
n. 6 - pag. 10 “Vuto ‘ndare in Giappon?” di M. Tarozzo<br />
n. 7/8 - pag. 01 “Progettare il giardino giapponese - I” di G. L. Enny<br />
n. 7/8 - pag. 03 “Non solo suiseki” di C. M. Galli<br />
n. 7/8 - pag. 07 “BCI Artist, photographer, writer Award 2009” di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 08 “Lo Zen e l’acquario” di C. Scafuri<br />
n. 9 - pag.06 Il furto più odioso! di D. Abbattista<br />
n. 9 - pag.08 I meridiani di G. Terlizzi<br />
n. 9 - pag.10 Cosa sapere prima di progettare il proprio giardino<br />
giapponese - II di G. L. Enny<br />
n. 9 - pag. 14 Qualche pensiero sull’Haiku di M. Beggio<br />
n. 9 - pag. 18 Storia di una pietra di D. Schifano<br />
n. 9 - pag. 23 Forse non tutti sanno che il ginepro... di E. Ruo<br />
n. 10 - pag. 06 Il giardino Zen - riflessioni - di G. L. Enny<br />
n. 10 - pag. 10 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano di D. Abbattista<br />
n. 10 - pag. 17 Inchiostro, misterioso specchio di D. di Perna<br />
n. 10 - pag. 22 Le pietre vive di M. e A. Schenone di L. Queirolo<br />
n. 10 - pag. 26 Il giardino di Bruno Beltrame di L. Bragazzi<br />
n. 11- pag. 06 Il giardino giapponese. Scenografia paesaggistica<br />
rappresentata in piccolo spazi di G. L. Enny<br />
n. 11 - pag. 10 La crisi, la scuola e il sogno di F. Santini<br />
n. 11 - pag. 14 Il giardino di Giovanni Genotti di A. Defina<br />
n. 12 - pag. 06 Le piante usate nei giardini giapponesi di G. L. Enny<br />
n. 12 - pag. 10 Oltre il bonsai, la misura di un uomo: Gianni Picella di A. Ricchiari<br />
n. 12 - pag. 13 Una passione: i suiseki di C. Nuti<br />
n. 12 - pag. 16 Il giardino di Roberto Raspanti di C. Scafuri<br />
>> <strong>Bonsai</strong>-do: pratica e sapere<br />
n. 11 - pag. 20 SHU HA RI - i livelli della via di M. Bandera<br />
>> Mostre ed Eventi<br />
n. 1 - pag. 06 Sakka Ten Autumn Trees di A. Zamboni<br />
n. 2 - pag. 06 Coordinamento <strong>Bonsai</strong>sti Siciliani di F. La Rosa<br />
n. 2 - pag. 07 I° trofeo per principianti NBC di L. Del Fico<br />
n. 3 - pag. 05 Nasce la Med <strong>Bonsai</strong> di G. Monteleone<br />
n. 3 - pag. 09 Noelandres Trophydi H. Vleugels<br />
n. 4 - pag. 09 La mia UBI 2009di G. Monteleone<br />
n. 4 - pag. 11 Festa di Primavera di S. Guerra<br />
n. 5 - pag. 07 <strong>Bonsai</strong>Zone Exhibition ‘09 di C. De Bari<br />
n. 5 - pag. 10 III Congresso di Rivalta di S. Guerra<br />
n. 5 - pag. 11 Brindisi <strong>Bonsai</strong> di P. Di Giulio<br />
n. 6 - pag. 13 Arco<strong>Bonsai</strong> 2009 di A. Meriggioli<br />
n. 6 - pag. 15 Mostra di Primavera di D. Abbattista<br />
n. 6 - pag. 17 Carignano Fiori & Vini di A. Defina<br />
n. 7/8 - pag. 10 Nationale <strong>Bonsai</strong> e Suiseki Show di E. Ferrari<br />
n. 7/8 - pag. 15 XI Mostra Naz. <strong>Bonsai</strong> e Suiseki di D. Abbattista, D. Schifano<br />
n. 9 - pag. 28 Mostra <strong>Bonsai</strong> Centro Italia - Foligno di L. Bragazzi<br />
n. 10 - pag. 34 XII Congresso A.I.A.S. di L. Queirolo<br />
n. 10 - pag. 40 IX So-Saku <strong>Bonsai</strong> Award<br />
XIV Congresso IBS di D. Rubertelli, C. Scafuri<br />
n. 11 - pag. 24 Congresso NBSKE di E. Rossi<br />
n. 11 - pag. 28 Festival del bonsai di Imperia di G. Pezzone<br />
n. 11 - pag. 31 Una giornata come le altre di M. Tarozzo<br />
n. 12 - pag. 22 Oltre il Verde - <strong>Bonsai</strong> Competition 2 di P. Strada<br />
n. 12 - pag. 25 Premio Genova 2009 Comunicato stampa<br />
n. 12 - pag. 26 <strong>Bonsai</strong> & Friends di M. Tarozzo<br />
>> Dalle pagine di <strong>Bonsai</strong>&News<br />
n. 10 - Pag. 48 Un facile boschetto su lastra di N. Kajiwara<br />
n. 11 - Pag. 35 Da pianta a bonsai di M. Takahashi<br />
n. 12 - Pag. 34 Arriva l’inverno: cosa fare? di S. Hiramatsu<br />
>> In libreria<br />
n. 1 - pag. 08 <strong>Bonsai</strong> - Tecniche e segreti di coltivazione di C. Scafuri<br />
n. 2 - pag. 09 “Wabi-Sabi” di A. Ricchiari<br />
n. 2 - pag. 09 Bon-Sai di A. Ricchiari<br />
n. 3 - pag. 11 Il <strong>Bonsai</strong> dalla A allo Zen di A. Ricchiari<br />
n. 3 - pag. 11 <strong>Bonsai</strong> d’avanguardia di M. Bandera<br />
n. 4 - pag. 12 Tecniche bonsai. Vol. I e II di A. Ricchiari<br />
n. 5 - pag. 13 <strong>Bonsai</strong>. Il Bosco: la natura in miniatura di A. Ricchiari<br />
n. 5 - pag. 13 La pienezza del nulla di A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong>. L’arte di coltivare alberi in miniatura di A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 19 Lo spirito dell’arte giapponese di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 19 Sentieri bonsai di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 19 <strong>Bonsai</strong> - corso base di C. Scafuri<br />
n. 9 - pag. 32 <strong>Bonsai</strong> & News di A. Ricchiari<br />
n. 10 - pag. 52 Masahiko Kimura di A. Ricchiari<br />
n. 11 - Pag. 38 Man Lung Penjing di A. Ricchiari<br />
n. 12 - Pag. 38 ”<strong>Bonsai</strong>” - Gianfranco Giorgio di A. Ricchiari<br />
>> <strong>Bonsai</strong> ’cult’<br />
n. 1 - pag. 09 “Alcuni punti fermi di A. Ricchiari, G. Genotti<br />
n. 2 - pag. 10 “Gli stili bonsai di G. Genotti<br />
n. 3 - pag. 12 “Amare il bonsai di A. Ricchiari<br />
n. 4 - pag. 13 “Estetica o quintessenza del bonsai? di A.Dal Col<br />
n. 4 - pag. 14 “Valutazione di un bonsai in mostra di G. Genotti<br />
n. 5 - pag. 14 “Le dimostrazioni di G. Genotti<br />
n. 5 - pag. 16 “L’etica ed il bonsai di A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 20 “Figura e ruolo del Maestro bonsai tra oriente<br />
ed occidente di A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 22 “Un giudizio sui giudici... di G. Genotti<br />
n. 7/8 - pag. 20 “Lo stile. Dettagli di bellezza di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 22 “La raccolta in natura di G. Genotti<br />
n. 9 - pag. 35 Associazioni ed associazionismo.<br />
Un tema sempre attuale di G. Genotti<br />
n. 9 - pag. 38 <strong>Bonsai</strong> e arte. Un dibattito aperto da sempre di A. Ricchiari<br />
n. 10 - pag. 53 Quando i riconoscimenti sono d’obbligo di A. Ricchiari<br />
n. 11 - pag. 39 Il Buddhismo Zen di A. Ricchiari<br />
n. 12 - pag. 39 Metodica di giudizio per la valutazione<br />
di un bonsai di G. Genotti<br />
n. 12 - pag. 40 Il fascino delle conifere di A. Ricchiari<br />
>> La mia esperienza<br />
n. 1 - pag. 11 La mia favoletta di A. Defina<br />
n. 1 - pag. 13 Tra il dire e il fare... di D. Rubertelli<br />
n. 2 - pag. 11 Ricottura del filo di rame di S. Guerra<br />
n. 2 - pag. 12 Cipresso toscano inclinato di S. Biagi<br />
n. 3 - pag. 13 Bosco di faggi su pietra di N. Crivelli<br />
n. 3 - pag. 15 Percorso evolutivo di un acero campestre - I di A. Dal Col
n. 4 - pag. 15 L’occasione del fare, I parte di V. Cannizzo<br />
n. 4 - pag. 16 Costruzione di un tavolino di S. Guerra<br />
n. 4 - pag. 18 Percorso evolutivo di un acero campestre, II di A. Dal Col<br />
n. 5 - pag. 18 L’occasione del fare - II parte di V. Cannizzo<br />
n. 5 - pag. 20 Rinvasiamo un ficus di D. Rubertelli<br />
n. 5 - pag. 22 Percorso evolutivo di un acero campestre, III di A. Dal Col<br />
n. 6 - pag. 24 Alcuni appunti sulla defogliazione di A. Meriggioli<br />
n. 6 - pag. 26 Realizzazione di un ishizuki di C. M. Galli<br />
n. 6 - pag. 29 Percorso evolutivo di un acero campestre, IV di A. Dal Col<br />
n. 7/8 - pag. 24 The magic tree di A. Dal Col<br />
n. 7/8 - pag. 27 Il battesimo sul campo di D. Dabringhausen<br />
n. 7/8 - pag. 30 Il biancospino dedicato a mio padre di G. La Susa<br />
n. 7/8 - pag. 33 La nostra demo ad Arco di Trento di F. Springolo, M. Tarozzo<br />
n. 7/8 - pag. 37 Realizzazione di un ishizuki - II di C. M. Galli<br />
n. 7/8 - pag. 40 Un week-end a Metz di N. Crivelli<br />
n. 9 - pag. 40 Il brutto anatroccolo di F. Santini<br />
n. 9 - pag. 45 Il cipresso chiamato Mustafà di G. Pappalardo e A. Ricchiari<br />
n. 9 - pag. 52 Innestiamo un ginepro di A. Meriggioli<br />
n. 10 - pag. 56 Una lavorazione alla Med<strong>Bonsai</strong> di C. Fragomena<br />
n. 10 - pag. 62 The fairy Queen di R. Cicciarello<br />
n. 10 - pag. 70 Juniperus oxycedrus di S. Biagi<br />
n. 11 - pag. 42 Lavorazione e restyling di un vecchio<br />
olivastro yamadori di P. Fugali<br />
n. 11 - pag. 45 Cedro “il solitario” di G. Messina<br />
n. 11 - pag. 49 Tecnica del taglio degli aghi e delle candele sul pino nero<br />
e sul pino silvestre di A. Dal Col<br />
n. 12 - pag. 41 Il mio amico Olmo di G. L. Enny<br />
n. 12 - pag. 44 ...toscano come me! di S. Biagi<br />
n. 12 - pag. 52 Il Faggio <strong>Patriarca</strong> - I di A. Dal Col<br />
>> A lezione di suiseki<br />
n. 1 - pag. 15 Quanto grande di L. Queirolo<br />
n. 2 - pag. 14 Introduzione al suiseki di L. Queirolo<br />
n. 3 - pag. 19 Sabbiatura: soluzione da scartare? di L. Queirolo<br />
n. 4 - pag. 21 Esposizione di una pietra in un vassoio di L. Queirolo<br />
n. 5 - pag. 24 Arenarie di L. Queirolo<br />
n. 6 - pag. 32 Suiban, doban & sabbia & acqua… di L. Queirolo<br />
n. 7/8 - pag. 44 Il ma attorno ad una pietra di L. Queirolo<br />
n. 9 - pag. 55 Evoluzione personale nell’arte di osservare<br />
le pietre: “la storia siamo noi!” di L. Queirolo<br />
n. 9 - pag. 60 L’arte del Suiseki di F. G. Rivera<br />
n. 10 - pag. 74 Furyu di L. Queirolo<br />
n. 10 - pag. 76 La pietra viva: lo spirito della pietra di L. Queirolo<br />
n. 11 - pag. 54 Colore & Disegno & Forma &..: i Gioielli<br />
Figurati del pianeta Gaia di L. Queirolo e G. De Vita<br />
n. 12 - pag. 58 “Stile e gusto” di L. Queirolo e B. Li<br />
>> Noi... di <strong>Bonsai</strong> Creativo School<br />
n. 10 - Pag 78 The american job: Hurricane,<br />
San José Juniper di S. Segneri, D. Abbattista, 10<br />
n. 11 - Pag. 64 Da Anaconda a Kenshin. La lunga storia di un prezioso<br />
Juniper Chinensis (var. Formosana) di L. Bragazzi, S. Segneri<br />
n. 12 - pag. 62 “Il padre”. Storia di cipresso di R. Raspanti, C. Scafuri<br />
>> L’opinione di...<br />
n. 4 - pag. 26 “Sandro Segneri” di G. Monteleone<br />
n. 5 - pag. 29 “Donato Danisi” di G. Monteleone<br />
n. 6 - pag. 38 “Gianfranco Giorgi” di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 49 “Giorgio Castagneri” di G. Monteleone<br />
n. 9 - pag. 62 Edoardo Rossi di G. Monteleone<br />
n. 10 - pag. 88 Carlo Oddone di A. Ricchiari<br />
n. 11 - pag. 74 Stefano Frisoni di G. Monteleone<br />
n. 12 - pag. 72 Alfredo Salaccione di P. Strada<br />
>> A scuola di estetica<br />
n. 1 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - I di A. Ricchiari<br />
n. 2 - pag. 18 Note sull’estetica dei bonsai - II di A. Ricchiari<br />
n. 3 - pag. 23 Note sull’estetica dei bonsai III di A. Ricchiari<br />
n. 4 - pag. 30 Lo studio degli stili di base come ricerca ed<br />
interpretazione estetica di A. Ricchiari<br />
n. 5 - pag. 32 L’estetica dell’eretto formale di A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 40 Lo stile inclinato di A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 52 Lo stile a cascata di A. Ricchiari<br />
n. 9 - Pag. 67 Lo stile a semicascata di A. Ricchiari<br />
n. 10 - Pag. 91 Il boschetto - I di A. Ricchiari<br />
n. 11 - Pag. 91 Il boschetto - II di A. Ricchiari<br />
n. 12 - Pag. 77 Lo stile del Letterato di A. Ricchiari<br />
>> L’essenza del mese<br />
n. 1 - pag. 19 Acero tridente di A. Acampora, A. Ricchiari, P. Strada<br />
n. 2 - pag. 21 Olivo di A. Ricchiari<br />
n. 3 - pag. 28 Bougainvillea di A. Ricchiari<br />
n. 4 - pag. 33 Sughera di A. Ricchiari<br />
n. 5 - pag. 35 Azalea – I di R. Smiderle<br />
n. 6 - pag. 43 Azalea - II di R. Smiderle<br />
n. 7/8 - pag. 56 Azalea - III di R. Smiderle<br />
n. 9 - pag. 70 Il ficus - I di A. Acampora<br />
n. 10 - pag. 94 Il ficus - II di A. Acampora<br />
n. 11 - pag. 84 Il rosmarino di A. Acampora<br />
n. 12 - pag. 81 Il carpino - I di A. Acampora<br />
>> Non tutti sanno che...<br />
n. 10 - Pag. 100 Il pino silvestre di E. Ruo<br />
n. 11 - Pag. 87 Il melograno - I di E. Ruo<br />
n. 12 - Pag. 83 Il melograno - II di E. Ruo<br />
>> Note di coltivazione<br />
n. 1 - pag. 24 I concimi chimici di L. Bragazzi<br />
n. 2 - pag. 24 I concimi organici di L. Bragazzi<br />
n. 3 - pag. 31 I concimi organici - evoluzioni tecniche - I di L. Bragazzi<br />
n. 4 - pag. 36 I concimi organici -evoluzioni tecniche - II di L. Bragazzi<br />
n. 5 - pag. 37 I micro-elementi di L. Bragazzi<br />
n. 6 - pag. 46 I biostimolanti - I di L. Bragazzi<br />
n. 7/8 - pag. 60 I biostimolanti - II di L. Bragazzi<br />
n. 9 - pag. 73 La defogliazione - I di Luca Bragazzi<br />
n. 10 - pag. 104 La defogliazione - II di L. Bragazzi<br />
n. 11 - pag. 90 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - I di L. Bragazzi<br />
n. 12 - pag. 86 L’uso delle micorrize nella coltivazione bonsai - II di L. Bragazzi<br />
>> Tecniche bonsai<br />
n. 1 - pag. 25 Applicazione del filo di A. Acampora<br />
n. 2 - pag. 25 I terricci di A. Acampora, P. Strada<br />
n. 3 - pag. 32 Il rinvaso di A. Acampora<br />
n. 4 - pag. 37 La pizzicatura di A. Acampora<br />
n. 5 - pag. 38 La potatura delle caducifoglie di G. Genotti - A. Ricchiari<br />
n. 6 - pag. 47 Il tambahoo di A. Acampora<br />
n. 7/8 - pag. 61 La legna secca di A. Acampora<br />
n. 9 - pag. 76 La scelta del vaso - I di Antonio Acampora<br />
n. 10 - pag. 106 La scelta del vaso - II di A. Acampora<br />
n. 11 - pag. 92 Come fare shitakusa di A. Acampora<br />
n. 12 - pag. 88 Percepire il Wabi-Sabi di A. Acampora<br />
>> L’angolo di Oddone<br />
n. 9 - Pag. 78 Il ginepro di C. Oddone<br />
n. 10 - Pag. 112 L’acero di C. Oddone<br />
n. 11 - Pag. 95 Il faggio - I di C. Oddone<br />
n. 12 - Pag. 93 Il faggio - II di C. Oddone
Vita da club<br />
n. 1 - pag. 30 <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di A. Acampora<br />
n. 2 - pag. 30 <strong>Bonsai</strong>sieme di A. Defina<br />
n. 3 - pag. 35 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Messina di R. Cicciarello<br />
n. 4 - pag. 39 Arbores <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di A. Gesualdi<br />
n. 4 - pag. 40 Progettobonsai di V. Cannizzo<br />
n. 5 - pag. 40 <strong>Bonsai</strong>Zone di C. De Bari<br />
n. 6 - pag. 49 Oltre il verde-<strong>Bonsai</strong>Gymnasium di M. Tarozzo<br />
n. 7/8 - pag. 65 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> Castelli Romani di C. Cofani<br />
n. 7/8 - pag. 67 <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di Lorena di L. Pepe<br />
n. 9 - pag. 84 Drynemetum <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> ONLUS di G. Pezzoni<br />
n. 10 - pag. 120 Gruppo <strong>Bonsai</strong>sti Medio Valdarno<br />
- Sez. “Renzo Santini” di F. Santini<br />
n. 11 - pag. 98 II° Trofeo <strong>Napoli</strong> <strong>Bonsai</strong> <strong>Club</strong> di C. Scafuri<br />
n. 12 - pag. 96 Associazione Culturale Roma <strong>Bonsai</strong> di L. Monni<br />
>> Il Giappone visto da vicino<br />
n. 6 - pag. 51 La Katana: una delle vie orientali - A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 68 Il Giappone: l’impero dei gesti - A. Ricchiari<br />
n. 7/8 - pag. 70 Nel Giappone delle donne” - A. L. Somma<br />
n. 7/8 - pag. 70 Novelle orientali” - A. L. Somma<br />
n. 9 - pag. 86 L’estetica nella cerimonia del tè di A. Ricchiari<br />
n. 9 - pag. 90 Libro d’ombra - Tanizaki Junichiro di Anna Lisa Somma<br />
n. 10 - pag. 124 Dolcezza e rimpianti di A. L. Somma<br />
n. 10 - pag. 125 Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo di A. Ricchiari<br />
n. 11 - pag. 100 La casa della luce sepolta nell’oscurità di A. L. Somma<br />
n. 11 - pag. 101 Lo stile. Dettegli di Bellezza di A. Ricchiari<br />
n. 12 - pag. 99 Alla scoperta dei sentiri che conducono<br />
in Giappone di A. L. Somma<br />
n. 12 - Pag. 100 L’essenza della ceramica giapponese di A. Ricchiari<br />
>> Axel’s World<br />
n. 11 - Pag. 104 <strong>Bonsai</strong> a 11 anni: una grande passione di A. Vigino<br />
n. 12 - Pag. 102 Il valore dell’insegnamento di A. Vigino<br />
>> Che insetto è?<br />
n. 1 - pag. 32 Patologia vegetale - I di L. Bragazzi<br />
n. 2 - pag. 31 Patologia vegetale - II di L. Bragazzi<br />
n. 3 - pag. 36 Patologia vegetale - III di L. Bragazzi<br />
n. 4 - pag. 41 Patologia vegetale - IV di L. Bragazzi<br />
n. 5 - pag. 41 Patologia vegetale - V di L. Bragazzi<br />
n. 6 - pag. 55 Patologia vegetale - VI di L. Bragazzi<br />
n. 7/8 - pag. 71 Patologia vegetale - VII di L. Bragazzi<br />
n. 9 - pag. 91 Danni da stress ambientali – I di L. Bragazzi<br />
n. 10 - pag. 129 Danni da stress ambientali - II di L. Bragazzi<br />
n. 11 - pag. 106 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />
tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - I di L. Bragazzi<br />
n. 12 - pag. 104 Simbiosi tra funghi endotrofici responsabili di<br />
tracheomicosi su Juniperus Spp. e Pinus Mugus - II di L. Bragazzi
<strong>Bonsai</strong> Creativo School - Accademia<br />
Anno I - n.12<br />
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<strong>Bonsai</strong>&Suiseki<br />
magazine<br />
Dicembre 2009