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Illustrare il wabi sabi in termini<br />
fisici è come spiegare il gusto di un<br />
pezzo di cioccolato dalla sua forma<br />
e colore a qualcuno che non l’ha mai<br />
assaggiato. Per vedere la sua vera essenza<br />
uno deve valutare oltre l’apparenza,<br />
uno deve guardare oltre.<br />
Wabi e sabi sono parole<br />
per descrivere i sentimenti, non per<br />
l’aspetto fisico degli oggetti. E‘ un<br />
modo per calarsi nella natura attraverso<br />
le piccole cose. E‘ uno dei modi<br />
di “percepire” la natura, di “percepire”<br />
la bellezza.<br />
La caratteristica originale<br />
del wabi si basa sulla solitudine,<br />
sul distacco dalla società vissuta<br />
dall’eremita, suggerendo nel pensiero<br />
popolare miseria ed una triste desolazione.<br />
Solo dal XIV secolo in Giappone<br />
sono state attribuite qualità<br />
positive al Wabi e quindi applicate.<br />
L’isolamento cercato e la povertà<br />
volontaria dell’eremita e dell’asceta<br />
vengono considerati un’occasione di<br />
ricchezza spirituale.<br />
Infatti, wabi indica letteralmente<br />
la povertà, ma non quella riferita<br />
alla mancanza di beni materiali,<br />
ma alla non dipendenza da beni materiali.<br />
Wabi è una rinuncia dei beni<br />
materiale che supera la ricchezza<br />
materiale. Wabi è la semplicità che si<br />
è scrollato di dosso i beni materiali al<br />
fine di un rapporto diretto con la natura<br />
e la realtà.<br />
Questa assenza di dipendenza<br />
permette anche di liberarsi dall’orpello,<br />
dallo sfarzo. Wabi è l’appagamento<br />
sereno con le semplici cose.<br />
Precorre l’applicazione dei<br />
principi estetici applicati ad oggetti e<br />
alle arti, cioè all’essere Sabi. La vita<br />
dell’eremita venne ad essere chiamata<br />
in Giappone: wabizumai, sostanzialmente<br />
“la vita di wabi”, una vita<br />
di solitudine e semplicità.<br />
Sabi come l’espressione di<br />
valori estetici è costruita sui principi<br />
metafisici e spirituali dello Zen. Sabi<br />
indica i processi naturali prodotti su<br />
oggetti che sono imperfetti, modesti,<br />
e sfuggenti. Gli oggetti riflettono<br />
un flusso universale di “provenienti<br />
da” e “ritorno a”.<br />
Il poeta giapponese Basho<br />
trasformato in wabizumai ha vissuto<br />
in poesia il sabi, e la malinconia della<br />
natura è diventata una sorta di<br />
nostalgia per l’assoluto. I principi di<br />
progettazione di Sabi sono state applicate<br />
nell’ambito delle espressioni<br />
culturali giapponesi, compresi giardini,<br />
la poesia, la ceramica, i bonsai la<br />
calligrafia, cerimonia del tè, ikebana,<br />
tiro con l’arco, musica e teatro.<br />
Il termine incarna una sensibilità<br />
estetica e raffinata che era<br />
molto evidente nell’arte antica giapponese<br />
e cinese e nella letteratura.<br />
I giapponesi e i cinesi non sono nati<br />
con questa sensibilità estetica. Loro<br />
l’hanno sviluppata attraverso lo studio<br />
della letteratura classica, dello<br />
shodo e specialmente della poesia.<br />
Consideriamo questo haiku<br />
famoso: ”Mentre mangio i Cachi,<br />
sento la campana del Tempio“.<br />
Questa poesia rappresenta bene la<br />
sensazione di WABI SABI, esprime<br />
con questa forma di pochissime parole,<br />
in tutto diciassette sillabe, una<br />
sensazione molto forte. In questo<br />
caso il Tempio è quello di Nara, antica<br />
città, già capitale del Giappone prima<br />
di Kyoto, e rappresenta tutti i Templi<br />
giapponesi nei quali la campana suona<br />
di sera, verso il tramonto. Il suo<br />
suono è molto malinconico, nel completo<br />
silenzio esalta la sensazione di<br />
wabi e sabi.<br />
La funzione del frutto del<br />
Caco è quella di evidenziare che la<br />
stagione è l’autunno. La poesia quindi<br />
esprime questa scena: l’ambiente<br />
è un po’ buio, una persona anziana,<br />
Percepire il Wabi-Sabi<br />
- Antonio Acampora -89