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7) La Battaglia di Canne - Comune di San Bartolomeo in Galdo

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Diodoro Siculo, Dionisio <strong>di</strong> Alicarnasso, Pomponio Mela, Pl<strong>in</strong>io, Appiano, tanto per<br />

citare alcuni autori classici, possiamo tutti <strong>in</strong>ventarci una bella storia.<br />

Un “Molise punico”? In verità, prima che i coloni fenici fondassero la città <strong>di</strong><br />

Cartag<strong>in</strong>e (f<strong>in</strong>e sec. IX a. C.), le donne che abitavano la piana <strong>di</strong> Bojano utilizzavano<br />

dal X-IX sec. a.C. una fibula ad arco serpeggiante (tipo <strong>di</strong> arco sviluppatosi<br />

soprattutto nell’Italia centrale), le <strong>in</strong>numerevoli tazze-att<strong>in</strong>gitoio, le coppe a<br />

semicerchi penduli, le placche decorative, i pendagli, i boccali, etc. Quelle donne<br />

facevano parte della tribù dei <strong>San</strong>niti Pentri, una popolazione <strong>di</strong> stirpe sab<strong>in</strong>a, giunti<br />

nella nostra attuale regione <strong>in</strong>torno al sec, IX a.C. (sic). Scrivevano e parlavano <strong>in</strong><br />

osco, una l<strong>in</strong>gua comune con i consangu<strong>in</strong>ei Piceni, Peligni Marruc<strong>in</strong>i, Marsi, Aequi,<br />

Vest<strong>in</strong>i, Carec<strong>in</strong>i, Frentani. Avevano una propria cultura e la loro orig<strong>in</strong>aria arte, il<br />

più delle volte, subiva gli impulsi delle maestranze greche presenti nelle colonie<br />

campane ed apule. Con la conquista romana il lat<strong>in</strong>o <strong>di</strong>venne la loro l<strong>in</strong>gua ufficiale e<br />

l’arte si adeguò a quella dei conquistatori. Quanto abbia potuto <strong>in</strong>fluire la presenza<br />

dei Cartag<strong>in</strong>esi nella nostra attuale regione?<br />

A parte alcune rapide scorrerie, la Storia ricorda la loro permanenza a Gerione<br />

(Casacalenda?), “Al pr<strong>in</strong>cipio <strong>di</strong> quell’estate” (Pl<strong>in</strong>io, 217 a.C.) e che si protrasse “per<br />

tutto l’<strong>in</strong>verno” (217 a. C.) e la “primavera seguente” (Polibio, 216 a. C.): rimasero<br />

nelle nostre contrade poco più <strong>di</strong> otto mesi: <strong>in</strong> così breve lasso <strong>di</strong> tempo quei ru<strong>di</strong><br />

soldati cartag<strong>in</strong>esi e i loro mercenari <strong>di</strong> altre nazionalità, avrebbero potuto <strong>in</strong>fluire<br />

sulla l<strong>in</strong>gua dei sanniti pentri-frentani e mo<strong>di</strong>ficare dalle ra<strong>di</strong>ci la loro civiltà, la loro<br />

cultura, la toponomastica dei luoghi ed erigere anche dei monumenti? Siamo seri!<br />

L’unico scopo <strong>di</strong> quella <strong>in</strong>vasione era <strong>di</strong> abbattere il potere romano e solo dopo una<br />

completa occupazione dell’Italia avrebbero potuto imporre la loro l<strong>in</strong>gua, la loro<br />

civiltà. È imperdonabile anche l’errore <strong>di</strong> mettere <strong>in</strong> relazione il monastero <strong>di</strong> <strong>San</strong><br />

V<strong>in</strong>cenzo al Volturno con la città <strong>di</strong> Marmoreas: il primo fu fondato da tre monaci<br />

longobar<strong>di</strong> all’<strong>in</strong>izio del VIII sec. d.C., nel territorio dei Pentri; la seconda era una<br />

città degli Irp<strong>in</strong>i, popolo alleato <strong>di</strong> Annibale, conquistata dal console Marcello<br />

nell’anno 210 a.C. Fuori luogo è ritenere che il nome Molise derivi dalla l<strong>in</strong>gua<br />

punica! <strong>La</strong> denom<strong>in</strong>azione della nostra attuale regione apparve per la prima volta<br />

nell’anno 1142, quando il re Ruggiero II nell’assemblea <strong>di</strong> Silva Marca riorganizzò il<br />

suo regno. Molise derivò dal “cognom<strong>in</strong>e” della famiglia comitale normanna titolare<br />

della contea <strong>di</strong> Bojano. Tutto il resto è solo fantasia!››.<br />

b) 3 novembre 2008, dal quoti<strong>di</strong>ano <strong>in</strong>ternazionale Un mondo <strong>di</strong> Italiani, titolo: <strong>La</strong><br />

battaglia <strong>di</strong> <strong>Canne</strong> e il “Molise punico”; le bufale storiche <strong>di</strong> Oreste Gentile:<br />

‹‹In merito alla presentazione del volume “Molise Punico III” e alle affermazioni del<br />

suo autore, mi preme far conoscere ai vostri lettori anche il parere <strong>di</strong> chi, come il<br />

sottoscritto, si <strong>in</strong>teressa della storia della nostra regione. Già <strong>in</strong> altre occasioni ho<br />

sostenuto che la cultura punica (solo 8 mesi la presenza a Gerione dei Cartag<strong>in</strong>esi e<br />

dei mercenari <strong>di</strong> altre nazionalità nel territorio frentano a conf<strong>in</strong>e con il territorio<br />

pentro e quello dei Dauni) non abbia potuto <strong>in</strong>fluenzare la millenaria cultura italica,<br />

né la cultura lat<strong>in</strong>o-romana che i Pentri, loro malgrado, stavano acquisendo.<br />

Desta stupore l’affermazione: “Non è dato sapere con certezza quanti furono i<br />

cartag<strong>in</strong>esi <strong>di</strong>spersi e feriti che non seguirono Annibale nel dopo <strong>Canne</strong>”. Quando mai<br />

un esercito v<strong>in</strong>citore fa “<strong>di</strong>sperdere” e abbandona i propri uom<strong>in</strong>i feriti dopo una<br />

strepitosa vittoria? Annibale e il suo esercito non erano v<strong>in</strong>citori? Perché alcuni<br />

uom<strong>in</strong>i avrebbero dovuto <strong>di</strong>sperdersi e quelli feriti essere abbandonati tra gente (i<br />

<strong>San</strong>niti-Pentri) ostile e desiderosa <strong>di</strong> vendetta? <strong>La</strong> prima cosa che fanno gli uom<strong>in</strong>i <strong>di</strong><br />

un esercito v<strong>in</strong>citore è <strong>di</strong> aver cura dei feriti e non ritrovarsi decimati nei successivi<br />

scontri, ma soprattutto, sia i sani che i feriti, “bramano” <strong>di</strong>videre il ricco bott<strong>in</strong>o che è<br />

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