LEZIONI ANTIDROGA - Mondiversi ONLUS
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4 RACCONTI BREVI<br />
Don Abbondio passeggia nervosamente<br />
lungo il corridoio sotto un<br />
cappellaccio che gli nasconde il<br />
volto rotondo come un pallone.<br />
Sbuffa e biascica frasi un po’ enigmatiche:<br />
“E questo matrimonio non<br />
si può fare perché quel delinquente<br />
ha deciso così, e l’altro matrimonio<br />
non si può fare, perché… è un accidente<br />
qualsiasi e…io che c’entro,<br />
che c’entro io…”. Le mani dietro la<br />
schiena, basso, e gonfio come una<br />
botte di vino, il prete non si ferma<br />
un istante. Da una stanza buia, con<br />
un coltellaccio che usa come stuzzicadenti,<br />
il mafiosetto da quattro soldi<br />
guarda torvo Cappuccetto rosso<br />
che se ne sta seduta in un angolo<br />
con un muso lungo un chilometro<br />
mentre è immersa in pensieri lontani.<br />
Un tonfo secco, ad un tratto,<br />
scuote quei grandi locali: un grosso<br />
cane precipita paurosamente da uno<br />
di quegli scaffali e piomba a terra<br />
emettendo un pietoso lamento. Corre<br />
verso la povera bestia un preoccupato<br />
Pinocchio, deciso a confortarlo<br />
dalla terribile caduta ma Zanna<br />
bianca, terrorizzata da quel lungo<br />
naso rosso come un pomodoro,<br />
riesce a raccogliere le poche forze e<br />
a nascondersi sotto la pancia dell’orso<br />
Winnie the Pooh che, in quel<br />
momento, confabula vivacemente<br />
con il collega Tigro.<br />
Intanto lungo le pareti appare un<br />
elegante topo da scrivania, un intellettuale<br />
tutto d’un pezzo, con un fascio<br />
di giornali sotto il braccio e un<br />
notebook in mano. Parla animatamente<br />
al telefonino, pavoneggiandosi<br />
tra i presenti: “Questa storia<br />
deve finire! Preparo un editoriale<br />
per il mio giornale. Qui faccio succedere<br />
un quarantotto, smetterò la<br />
mia campagna giornalistica solo<br />
quando questo strazio sarà finito.”<br />
Ad assecondarlo una grintosa Tea.<br />
Con una candela in mano si fa<br />
largo nella confusione generale una<br />
brillante Biancaneve, splendente<br />
come non mai, ma dal volto bianco<br />
cenere, di chi non vede il sole da<br />
chi sa quanto tempo. S’incontra con<br />
la dolce, piccola Dorrit e si abbracciano:<br />
“Abitiamo da tanto tempo<br />
così vicino, ma non abbiamo mai<br />
avuto il piacere di incontrarci”, dice<br />
Biancaneve e Dorrit risponde: “È<br />
vero. Ci hanno depositati come<br />
cose inutili tra questi quattro muri e<br />
non abbiamo più voglia neanche di<br />
scambiarci qualche notizia tra noi.<br />
Siamo proprio mummificate.” Intanto,<br />
baldanzosa, avanza, con passo<br />
deciso, stretta in una vorticosa<br />
minigonna, Cloe, che prende sottobraccio<br />
le ragazze e le conduce nella<br />
stanza vicina, dove trovano la<br />
principessa sirena, Lucia, che canta<br />
con la Sirenetta, amica prediletta di<br />
Andersen.<br />
Una freccia sibila nell’aria e si<br />
conficca in un angolo di finestra<br />
chiusa da un pezzo. È Robin Hood<br />
che scavalca, quattro, cinque ripiani<br />
e viene giù deciso a far parte attiva-<br />
CI LASCI USCIRE, BELLA SIGNORA<br />
mente della comitiva: “Sono da<br />
troppo tempo in letargo e ho voglia<br />
di muovermi un po’. I miei amici<br />
hanno ancora bisogno di me”. Il<br />
caos sveglia la Bella addormentata<br />
nel bosco, che non si rende conto<br />
in quale foresta si trova, cerca<br />
sconsolatamente il cavaliere coraggioso<br />
dei suoi sogni che, in verità,<br />
ha paura del bosco di sera e preferisce<br />
viaggiare verso il centro della<br />
terra.<br />
Intanto anche la bella Colomba,<br />
che è stata rapita da orchi cattivi,<br />
ritorna, dopo una lunga prigionia,<br />
mano nella mano della sua adorabile<br />
nonna, e stanca di starsene muta<br />
nell’angolo più nascosto dell’ultima<br />
mensola, decide di mescolarsi<br />
tra la folla, che riempie sempre più<br />
i corridoi degli ampi locali, e comunicare<br />
la sua triste avventura.<br />
In questa notte d’inferno, la baraonda<br />
non ha fine. Il romantico<br />
partigiano Johnny si trova a cavallo<br />
di Moby Dick; Amir, ora adulto e<br />
vaccinato, invecchia, chiuso nei<br />
suoi amari rimorsi, desidera raccontare<br />
al mondo la sua odissea e<br />
quella dell’amico tradito, Hassan, il<br />
GIOVANNI PISTOIA<br />
PH. LUCA POLICASTRI<br />
ragazzo che amava gli aquiloni.<br />
Anche Garibaldi, da troppo tempo<br />
abbracciato alla sua eroina, intende<br />
mettere su un rinnovato esercito di<br />
garibaldini e non sa, però, quali colori<br />
dovrà avere la sua nuova camicia:<br />
il rosso non è più di moda, il<br />
nero ricorda brutti momenti, il verde<br />
è contro i suoi ideali. Il colore<br />
bianco? Si sporca, ahimè, facilmente.<br />
Intanto è pronto a dar battaglia<br />
in questa notte indiavolata.<br />
Dagli angoli più riposti e dal<br />
sottoscale, che sembra proprio un<br />
lungo cunicolo, escono timorosamente<br />
i tanti miserabili di Hugo, a<br />
ricordare a tutti che l’abbrutimento<br />
dell’uomo non ha fine. Ma a piantarsi<br />
davanti al portone d’ingresso<br />
di quei locali, situati nel grande<br />
edificio che guarda sonnolente la<br />
luna, la bella Dulcinea, e con lei<br />
l’ingegnoso Don Chisciotte della<br />
Mancia e il suo fedele scudiere<br />
Sancio Panza, armati con lance<br />
spuntate e scudi, in coraggiosa attesa.<br />
Quando la Professoressa Rosa<br />
Rosetta apre, il mattino seguente,<br />
la porta della Biblioteca, della quale<br />
è Responsabile, rimane impietrita.<br />
Muta. Atterrita. Sconvolta. Davanti<br />
a lei, la signora Dulcinea, la lancia<br />
di Don Chisciotte e, poi, tutti quei<br />
personaggi, che affollano, taciturni, i<br />
lunghi corridoi e i locali della biblioteca.<br />
Libri per terra in gran disordine,<br />
fogli svolazzanti. Scaffali semivuoti<br />
e tanti personaggi di storie,<br />
racconti, favole, cartoni animati<br />
usciti magicamente da quelle pagine<br />
per riempire le stanze divenute piccole<br />
e gremite.<br />
La Professoressa, ferma sull’uscio<br />
con le chiavi e la borsetta in<br />
mano, è una statua di cera. Cosa<br />
succederà? C’è un silenzio angosciante.<br />
Tutti gli sguardi sono per la<br />
Responsabile, e lei trova la forza di<br />
emettere un grido spaventoso. L’unica<br />
reazione dopo secondi, minuti interminabili<br />
di immobilismo totale.<br />
Cosa fare? Si gira su se stessa, pronta<br />
a correre il più lontano possibile<br />
da quella visione paradossale e agghiacciante.<br />
Ma la paura è tanta, e le<br />
gambe fanno cric e crac.<br />
“Non avere paura - dice una voce<br />
gentile -. Siamo solo personaggi di<br />
carta, amici di piccoli e adulti. In verità,<br />
vorremmo essere amici di tutti,<br />
invece siamo costretti da tanto tempo<br />
a restare chiusi in questi depositi<br />
polverosi, a invecchiare di noia. Ci<br />
lasci uscire, bella signora. Vogliamo<br />
incontrare i nostri amici, che, anche<br />
se non lo sanno, ci aspettano. Hanno<br />
bisogno di noi, e noi di loro. Qui<br />
non viene nessuno da tanto tempo.<br />
Molti non hanno voglia di incontrarci,<br />
altri non sanno neppure della nostra<br />
esistenza. Non siamo nati per<br />
fare le statuine, bella signora.”<br />
Detto ciò, come per incanto, i vari<br />
personaggi ritornano nelle loro pagine.<br />
La Responsabile apre tutte le finestre,<br />
anche quelle chiuse con chiavistelli<br />
coperti di ruggine. Avvia un<br />
lungo, sorridente chiacchiericcio con<br />
i protagonisti di carta, scusandosi<br />
per averli sempre ignorati. Un comportamento,<br />
lo riconosce sinceramente,<br />
molto grave, particolarmente<br />
per il suo ruolo.<br />
Da quel grande edificio, fino a<br />
qualche giorno prima solitario e silenzioso,<br />
ogni giorno, personaggi di<br />
varie età, di colori, lingue ed epoche<br />
diverse, vestiti a nuovo, disinvolti<br />
come non mai, escono ora seri, ora<br />
spensierati, ora allegri e mattacchioni<br />
e, portando sottobraccio piccoli e<br />
adulti, se ne vanno per la città a<br />
scambiarsi emozioni, confidenze e<br />
conoscenze.<br />
Nei locali delle varie biblioteche<br />
cittadine, non è raro sentire bibliotecari<br />
e lettori dialogare, a volte, anche<br />
calorosamente, con stralunati signori,<br />
animali parlanti, eroi veri e di<br />
fantasia, filosofi e romanzieri. I cronisti,<br />
normalmente impegnati a occuparsi<br />
di altro, si interrogano, ora,<br />
su che cosa sia davvero successo in<br />
quella notte degli imbrogli.