gioventù evangelica - Chiesa Battista di Cagliari
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quello che viene prestato da altri.<br />
Se questo è il senso comune, è evidente<br />
che gli scambi <strong>di</strong> tempo alla<br />
pari devono essere sostenuti da<br />
forti iniziative culturali” (da http://<br />
www.comune.fi.it/servizi_pubblici/<br />
spazi/firenzebanc.htm, link consultato<br />
07/12/2011).<br />
Questi modelli che spesso sentiamo<br />
definire come alternativi,<br />
possono davvero considerarsi tali?<br />
o non si tratta piuttosto <strong>di</strong> un tentativo<br />
<strong>di</strong> riappropriarsi del proprio<br />
in Africa centrale/occidentale si usa<br />
spesso <strong>di</strong>re “è andato in cerca <strong>di</strong> cibo”<br />
tempo, <strong>di</strong> fare dono <strong>di</strong> un qualche<br />
cosa che ci appartiene senza alcuna<br />
me<strong>di</strong>azione sia essa anche in forma<br />
<strong>di</strong> “bene <strong>di</strong> scambio”? Il tempo che<br />
de<strong>di</strong>chiamo all’altro, la riflessione<br />
che ci porta a considerare il nostro<br />
tempo, con le nostre capacità da<br />
mettere a <strong>di</strong>sposizione dell’altro o<br />
dell’altra, viene “messo a frutto” attraverso<br />
lo scambio <strong>di</strong> relazioni, che<br />
vengono in questo modo valorizzate<br />
nel senso che per noi acquistano<br />
e aumentano valore, ma senza una<br />
“gerarchia” (vale <strong>di</strong> più un’ora <strong>di</strong> ripetizioni<br />
al bimbo oppure un’ora<br />
passata a riparare orli ai pantaloni<br />
o a fare la spesa per chi è impossibilitato<br />
a muoversi?).<br />
In molte culture che definiamo<br />
come in via <strong>di</strong> sviluppo, come ad<br />
esempio in Africa centrale o occidentale,<br />
si usa spesso <strong>di</strong>re “è andato<br />
a cercare il cibo”, che potremmo tradurre<br />
a seconda dei casi: è andato<br />
al mercato a comprare qualcosa da<br />
mangiare, è andato a cercare lavoro<br />
per la giornata, è andato nei campi<br />
o a caccia, o a pesca per cercare<br />
qualcosa da mangiare.<br />
Una questione<br />
linguistica, forse,<br />
una questione<br />
<strong>di</strong> “pudore”, ma comunque<br />
il riconoscimento <strong>di</strong> come<br />
il tempo/lavoro venga quantificato<br />
in maniera <strong>di</strong>fferente: possiamo <strong>di</strong>re<br />
che anche i bisogni siano minori in<br />
maniera proporzionale?<br />
mettere in <strong>di</strong>scussione<br />
la gestione del denaro<br />
pubblico<br />
Riappropriarsi <strong>di</strong> una consapevolezza<br />
che spesso siamo costretti<br />
a ibernare, per poter far fronte alle<br />
varie incombenze cui non possia-<br />
26<br />
mo sottrarci, ci permette <strong>di</strong> cercare<br />
<strong>di</strong> riappropriarci del valore del nostro<br />
tempo, delle nostre competenze<br />
acquisite, <strong>di</strong> quello che possiamo<br />
dare e in cambio <strong>di</strong> cosa. Abbiamo<br />
assistito negli ultimi mesi alla crescita<br />
e all’aumento <strong>di</strong> manifestazioni,<br />
<strong>di</strong> atti, <strong>di</strong> prese <strong>di</strong> coscienza, <strong>di</strong><br />
tentativi <strong>di</strong> riappropriarsi del potere<br />
<strong>di</strong> proposta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo della gestione<br />
della cosa pubblica.<br />
A partire dal movimento <strong>di</strong> base<br />
che ha reso possibile lo svolgimento<br />
dei referendum sui temi <strong>di</strong> interesse<br />
pubblico (giustizia, acqua, nucleare),<br />
passando per le proteste a garanzia<br />
del <strong>di</strong>ritto allo stu<strong>di</strong>o in istituti pubblici<br />
(scuole o università), fino ai più<br />
recenti tentativi <strong>di</strong> influenzare e organizzare<br />
l’opinione pubblica sulla<br />
gestione delle risorse (questioni<br />
ambientali, <strong>di</strong>ritto al lavoro…), potremmo<br />
<strong>di</strong>re che assistiamo a un<br />
processo <strong>di</strong> risveglio e <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong><br />
rimettere in <strong>di</strong>scussione i criteri e i<br />
principi adottati per la gestione del<br />
denaro pubblico, per poter usufruire<br />
<strong>di</strong> una maggior autonomia della gestione<br />
del (poco) tempo privato.<br />
Sarà interessante vedere se questo<br />
movimento <strong>di</strong> idee riuscirà a<br />
ra<strong>di</strong>carsi e portare ad una maggiore<br />
consapevolezza e ad un cambiamento<br />
delle strutture sociali nelle<br />
quali viviamo. Con questo non si<br />
intende certo negare il valore del<br />
denaro come valore <strong>di</strong> scambio, ma<br />
promuovere una consapevolezza<br />
della necessità <strong>di</strong> ripensare il proprio<br />
rapporto con il denaro, il proprio<br />
rapporto con il tempo, <strong>di</strong> riflettere<br />
su quanto si è <strong>di</strong>sposti a mettersi in<br />
gioco (pagare?) nel quoti<strong>di</strong>ano che<br />
necessariamente ci mette in relazione<br />
con l’altro e con l’altra, anche nel<br />
caso fortunato <strong>di</strong> chi può permettersi<br />
<strong>di</strong> non avere preoccupazioni<br />
sull’acquisizione del denaro necessario<br />
ai propri bisogni.<br />
* Laura Casorio, valdese, è segretaria<br />
esecutiva per i progetti e gli scambi<br />
<strong>di</strong> persone della Cevaa (Comunità<br />
<strong>di</strong> chiese in missione) a Montpellier<br />
(Francia).