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LA FABBRICA DEL SALE - VideoLeonforte

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“Sapore di sale” in un angolo a me caro di Leonforte, sale che condiva i<br />

giorni della fanciullezza e le prime ansie dell’adolescenza.<br />

La “fabbrica del sale” sorgeva in uno stabile di adeguate dimensioni a<br />

pianta rettangolare ubicato in via Capuana, angolo via Torretta; esso si<br />

componeva di due stanzoni, uno adibito a mulino, l’altro a laboratorio per<br />

l’insaccamento.<br />

Titolare del salificio era<br />

don Antonino Milazzotto che<br />

lo dirigeva, fungeva da camionista<br />

il suo primogenito Salvatore,<br />

un altro figlio, Emanuele,<br />

era addetto al mulino,<br />

mentre Giovanni, il terzogenito,<br />

si occupava del confezionamento<br />

del prodotto.<br />

Queste attribuzioni di compiti<br />

erano più che altro sulla<br />

carta perché quando c’era da<br />

lavorare,ognuno si sbracciava<br />

e dava il meglio di sé.<br />

Il salgemma lavorato nell’azienda<br />

Milazzotto proveniva<br />

dal giacimento di Racalmuto,<br />

quello di Leonforte sito in<br />

contrada Gessi si era esaurito<br />

da qualche tempo.<br />

Una volta prelevato, il salgemma<br />

giungeva a Leonforte<br />

grazie ad un camion con rimorchio<br />

condotto da Salvatore Milazzotto.<br />

Le masse saline sotto<br />

forma di grosse pietre di colore<br />

grigio venivano depositate nel<br />

locale di via Capuana in attesa<br />

<strong>LA</strong> <strong>FABBRICA</strong> <strong>DEL</strong> <strong>SALE</strong><br />

L’edificio di via Capuana dov’era ubicata la fabbrica del sale<br />

di essere macinate e ridotte in polvere per poi essere insacchettate e distribuite<br />

in tutta la provincia di Enna.<br />

La “fabbrica del sale”di Antonino Milazzotto aprì i battenti nel 1948 in via<br />

Resistenza, ma dopo qualche anno venne trasferita in via Capuana. Nel 1966<br />

venne venduta a Filippo Caviglia, che la chiuse dopo un anno e da allora<br />

nessuno più a Leonforte si è avventurato in tale attività. Oggi in provincia di<br />

Enna esiste un solo “salificio” e si trova a Catenuova che acquistò i macchinari<br />

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di quello di Leonforte. Il ciclo di lavorazione del sale prevedeva queste fasi:<br />

rottura del sale in pezzi più piccoli, macinamento (fino al 1955 venne usato il<br />

mulino a macine e poi il più moderno mulino a martello) e insacchettamento.<br />

Allora (1960) il sale in Sicilia costava a 10 lire al chilo, una somma modesta<br />

in confronto a quanto costava in Continente e per questo gli emigranti, allora<br />

numerosi, prima di partire ne facevano incetta nelle loro valige di cartone.<br />

La “fabbrica del sale”, soprattutto per la zona dove essa sorgeva, rappresentò<br />

qualcosa di più che una semplice attività produttiva: essa costituì un<br />

punto di aggregazione per tanti ragazzi del quartiere, in quei tempi molto<br />

vivace.<br />

Essi provenivano dai quartieri più degradati del paese,si erano trasferiti da<br />

poco in via Torretta, nelle case popolari, erano figli di povera gente e la scuola<br />

per loro era un dovere troppo gravoso per poterlo rispettare.<br />

Quando non giocavano al<br />

calcio, passavano le giornate<br />

per la strada o nelle<br />

campagne limitrofe, a caccia<br />

di passeri o di lucertole o<br />

a darsi battaglia contro i ragazzi<br />

di altri quartieri.<br />

I ragazzi di via Torretta<br />

(Pino “Tajano”, Gasparino<br />

Proto, Vincenzo La Scala,<br />

Signorello Lo Pumo, Salvatore<br />

Muratore e tanti altri)<br />

erano i tipici ragazzi di<br />

periferia, con le fionde<br />

sempre in mano, che vivevano<br />

tra i cespugli e le<br />

“timpe” della Torretta, bravi<br />

a giocare con le pietre e<br />

col pallone tra i piedi, che<br />

“Sapore di sale”... e di gioventù negli anni ‘60: Franco Foranna,<br />

Beniamino Leonforte, sac. don Angelo Signorelli, sac. don Antonino<br />

La Giglia, il compianto Tanino Gervasi , il compianto Tanino Maria,<br />

Gino Maria, Melo Calderone, Uccio Rindone<br />

facevano disperare le madri<br />

e infuriare i padri a sera<br />

quando tornavano a casa<br />

dal lavoro.<br />

Ma le giornate erano<br />

tutte uguali e molto lunghe e le dividevano tra le scorribande campagnole e il<br />

campo sportivo, a correre dietro una palla di gomma, e proprio grazie al gioco<br />

del calcio fecero amicizia con Giovanni Milazzotto e intrapresero a frequentare<br />

il salificio e, quando c’era fretta di consegnare il sale, tutti davano una mano a<br />

impacchettarlo il più presto possibile. Il tutto si svolgeva in un clima di gioco<br />

e di goliardia e quindi l’aiuto spesso si concludeva con il gettarsi il sale<br />

addosso come i coriandoli a carnevale e questo induceva don Antonino<br />

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LEONFORTE SCONOSCIUTA E DIMENTICATA


<strong>LA</strong> <strong>FABBRICA</strong> <strong>DEL</strong> <strong>SALE</strong><br />

Milazzotto, tipo non certo gioviale e scherzoso, a buttarli fuori in malo modo,<br />

ma dopo qualche giorno ritornavano tranquilli come se nulla fosse accaduto.<br />

La “fabbrica del sale”, una delle tante industrie dismesse di Leonforte, non<br />

ha niente di monumentale, anzi è un locale anonimo oggi adibito a garage, ma<br />

andava ricordata: essa dava vitalità ad un quartiere che oggi appare il fantasma<br />

di quello che fu.<br />

La formazione delle “Furie gialle” che nell’agosto 1967 disputò la finale per non arrivare ultima nel 1°<br />

torneo Città di Leonforte. Alcuni di loro “aiutavano” i Milazzotto nel salificio.<br />

In piedi da sinistra Giacomo Vicino, Giovanni Milazzotto, il compianto Pino Rindone, Michele D’Angelo,<br />

Uccio Rindone, Paolo Mineo, Melo Pontorno (arbitro), Francesco Valenti, Enzo Barbera, Gino Vicino,<br />

Angelo Rindone, Gianni Ribulotta, Filippo Romano, Gino Copia, Carlo Salamone<br />

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