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Protocollo diagnosi Monilinia fructicola.pdf - Strateco

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A cura di: Luca Riccioni, Maria Teresa Valente, Enzo Marinelli<br />

Vers. n.1 del 6 febbraio 2013<br />

<strong>Protocollo</strong> diagnostico<br />

per<br />

<strong>Monilinia</strong> <strong>fructicola</strong>


Agente causale<br />

Tassonomia<br />

Ceppi individuati<br />

Avversità<br />

<strong>Monilinia</strong> <strong>fructicola</strong> (Winter) Honey<br />

Monilia <strong>fructicola</strong> Batra (anamorfo)<br />

Kingdom: Fungi<br />

Phylum: Ascomycota<br />

Class: Leotiomycetes<br />

Subclass: Leotiomycetidae<br />

Order: Helotiales<br />

Family: Sclerotiniaceae<br />

Genus: <strong>Monilinia</strong><br />

Marciume bruno (dei frutti), moniliosi (dei rametti)<br />

Sinonimi Sclerotinia <strong>fructicola</strong> (Winter) Rehm<br />

Categoria<br />

fitosanitaria:<br />

Descrizione della malattia<br />

Lista A2 EPPO: no. 153;<br />

Introduzione<br />

<strong>Monilinia</strong> <strong>fructicola</strong> causa Il marciume bruno dei frutti, una delle malattie fungine più importanti<br />

delle drupacee (Prunus spp.) e delle pomacee (Pyrus e Malus spp.). La malattia può comunque<br />

essere causata anche da altri due funghi appartenenti al genere <strong>Monilinia</strong> (M. fructigena e M.<br />

laxa), e dall’anamorfo Monilia polystroma (van Leeuwen et al., 2002), specie molto vicina a M.<br />

fructigena, presente in Giappone e recentemente segnalata anche in Europa (Anonymus, 2011)<br />

All’interno dei paesi dell’Unione Europea M. <strong>fructicola</strong> viene indicato come un patogeno da<br />

quarantena. Fino a poco tempo fa era assente dall'Europa, e solo nel 2001 fu ufficialmente<br />

segnalata come presente in alcuni frutteti di peschi nel Département du Gard, nel sud della<br />

Francia (EPPO, 2002). E’ stata poi segnalata in Spain (De Cale et al, 2009,EPPO, 2006), in<br />

Svizzera e in Ungheria su frutti di drupacee importati (Bosshard et al.; 2006 e Petroczy e<br />

Palkovics, 2006) e nella Repubblica Cecoslovacca durante una indagine condotta nel 2006<br />

(Duchoslavova et al, 2007; EPPO, 2008). Più recentemente è stata segnalata la sua presenza per<br />

la prima volta in Svizzera (Hilber-Bodmer et al, 2010) e in Italia, in Piemonte, su pesche nettarine<br />

cultivars Sweet Red and Orion (Pellegrino et al, 2009), in Emilia Romagna (Montuschi et al.,<br />

2004) ed infine nel Lazio in campioni raccolti nel 2011 e 2012 (Marinelli et. al., 2013). Riguardo la<br />

distribuzione geografica nel mondo, è presente principalmente in Nord, Centro e Sud America,<br />

Australia e Nuova Zelanda (EPPO/CABI, 2010).<br />

M. fructigena è presente invece in Europa e in parti dell'Asia, ma è assente in Sud America,<br />

Australia e Nuova Zelanda (CABI/EPPO, 2000). M. laxa è il patogeno più frequentemente<br />

associato al marciume bruno ed è presente in tutte le principali aree di produzione di drupacee e<br />

pomacee (CABI/EPPO, 1991). M. <strong>fructicola</strong> in genere attacca maggiormente pesche e nettarine,<br />

M. fructigena mele e pere, e M. laxa albicocche e mandorle (CABI/EPPO, 1997), tutte e tre le<br />

3


specie sono però in grado di infettare una vasta gamma di roseacee appartenenti ai generi<br />

Prunus, Malus, Pyrus, Chaenomeles, Crataegus, Cydonia e Eriobotrya, ed esistono segnalazioni<br />

di M. <strong>fructicola</strong> su uve, fragole e Rubus (Visarathanonth et al, 1988; CABI/EPPO, 1997;<br />

Washington & Pascoe, 2000; Hinrichs-Berger e Muller, 2010). Per un elenco dettagliato dei<br />

potenziali ospiti in Europa del fungo si rimanda all’Appendice 1 del P.R.A. pubblicato su EFSA<br />

Journal (2011).<br />

Ultimamente è stato prodotto un ‘Pest Risk Analisis’ (P.R.A.) (EFSA Journal, 2011), che<br />

nell’analizzare I rischi di introduzione e stabilizzazione del fungo nel territorio UE, ha concluso<br />

dicendo che “le merci che hanno più probabilità di essere responsabili della diffusione<br />

internazionale del patogeno sono le piante radicate e la frutta fresca, e che, con l'eccezione<br />

della frutta secca, la probabilità di ingresso è molto alta. La probabilità di stabilirsi è anche molto<br />

alta a causa delle condizioni ambientali nel territorio UE adatte e per la presenza diffusa di specie<br />

ospite, suscettibili per la maggior parte delle anno. Le pratiche colturali e le misure di controllo<br />

attualmente applicate contro le altre specie di <strong>Monilinia</strong> non possono impedire la stabilizzazione di<br />

M. <strong>fructicola</strong>. La probabilità di diffusione è anche molto probabile a causa dei molteplici modi di<br />

dispersione del fungo. L'impatto complessivo in caso di diffusione si considera essere moderata,<br />

infatti per il controllo del marciume bruno non sarebbero necessari né misure culturali<br />

supplementari, né un aumento dei trattamenti fungicidi”.<br />

Sintomatologia<br />

La malattia può seriamente compromettere il raccolto danneggiando i fiori o causando il marciume<br />

dei frutti, sia sulla pianta sia dopo la raccolta. I fiori infetti si imbruniscono e muoiono, e, se<br />

persistono idonee condizioni di umidità, ciuffi di spore fungine sono prodotte sul tessuto morto. Dal<br />

fiore, l’infezione può passare ai rametti, dove il tessuto corticale colpito muore, e appare depresso<br />

con un bordo netto. Le foglie infette mostrano aree circolari imbrunite, che morendo si distaccano<br />

lasciando un buco sulla foglia, l’imbrunimento e la morte del tessuto può interessare la foglia<br />

intera. Il frutto può essere attacato in qualsiasi momento, ma in generale la malattia non diventa<br />

grave fino a quando i frutti si avvicinano alla maturità. I frutti colpiti cadono o rimangono attaccati<br />

all'albero, diventando secchi e avvizziti (“mummie”). La formazioni di conidi in sporodochi può<br />

verificarsi su tutti gli organi infetti.<br />

La malattia è particolarmente grave se durante la fioritura alti livelli di inoculo sono prodotti in<br />

condizioni di tempo umido o piovoso con temperature diurne miti (20-25 °C) e notti fresche. In<br />

generale, l'incidenza di infezioni latenti sui frutti immaturi e l'incidenza del marciume bruno sui frutti<br />

al momento della raccolta e post-raccolta è influenzato dalla quantità di inoculo, dallo stadio<br />

fenologico del frutto al momento dell’infezione e dalle condizioni ambientali (temperatura e<br />

l’umidità).<br />

Sintomi di marciume bruno su<br />

melocotogno, con produzione di<br />

cuscinetti sporodochiali a circoli<br />

di M. fructigena.<br />

4<br />

Mummia di susino cv. Angeleno,<br />

con produzione di cuscinetti<br />

sporodochiali di M. <strong>fructicola</strong>.


Epidemiologia<br />

M. <strong>fructicola</strong> sverna sui frutti mummificati, o nei tessuti infetti sugli alberi (rametti, peduncoli e cancri<br />

rameali). In primavera e in condizioni di umidità, i conidi prodotti sono dispersi dal vento, infettano i<br />

fiori, e da qui l’infezione può passare ai giovani rametti, alle foglie, edinfine ai frutti.<br />

L'umidità svolge un ruolo importante nel processo di infezione (germinazione dei conidi e<br />

penetrazione). Senza un adeguato periodo di bagnatura (3-15 ore) l'infezione è quasi nulla anche in<br />

presenza di grandi quantità di inoculo.<br />

La temperatura è anche molto importante, soprattutto nella produzione di conidi: temperature intorno<br />

ai 15 °C favoriscono lo sviluppo di grandi quantità di conidi, con una migliore germinazione e,<br />

soprattutto, una maggiore aggressività. Frutti infetti normalmente mummificano, ma se l'infezione si<br />

verifica in prossimità della raccolta, il marciume si può sviluppare in post-raccolta.<br />

Il teleomorfo (<strong>Monilinia</strong>), che raramente si vede in M. fructigena e M. laxa, è invece importante in M.<br />

<strong>fructicola</strong>. Sui frutti mummificati che cadono in primavera si formano gli apoteci, che rilasciano le<br />

ascospore che, spinte dal vento e in presenza di condizioni di umidità favorevoli, vanno ad infettare i<br />

fiori.<br />

Ciclo di <strong>Monilinia</strong> spp.<br />

5


Diagnosi<br />

Le specie di <strong>Monilinia</strong> (Monilia) che causano il marciume bruno delle colture da frutto sono<br />

difficili da distinguere l'una dall'altra. L'identificazione è possibile combinando le caratteristiche<br />

della cultura, come ad esempio la velocità di crescita, la forma e il colore, con i dati morfologici<br />

quali le dimensioni dei conidi e la lunghezza del tubo germinativo. La maggior parte di questi<br />

caratteri sono quantitativi e si sovrappongono, quindi l'identificazione deve essere condotta in<br />

condizioni standardizzate e partendo da colture pure. Anche così, isolamenti di M. <strong>fructicola</strong><br />

possono essere erroneamente identificati come M. laxa e viceversa. Di conseguenza,<br />

l’identificazione morfologica da sola non è quasi mai sufficiente per la <strong>diagnosi</strong> fitosanitaria,<br />

anche perché si tratta spesso di materiale deperibile, come la frutta.<br />

Il protocollo EPPO PM 7/18 (2) raccomanda l'isolamento di <strong>Monilinia</strong> spp. dall'ospite seguito<br />

dall’identificazione mediante metodi molecolari. L’applicazione dei suddetti metodi è<br />

praticabile anche direttamente dal micelio presente sul frutto stesso.<br />

Diversi metodi di diagnostica molecolare sono stati sviluppati da 1997 ad oggi per M.<br />

<strong>fructicola</strong>. Nell’ambito del Progetto Arnadia, in seguito ad una indagine svolta presso i Servizi<br />

Fitosanitari Regionale, sono stati scelti due metodi da validare, uno già riportato nel protocollo<br />

EPPO PM 7/18, e largamente utilizzato dai laboratori fitosanitari in tutta Europa (Ioos e Frey,<br />

2000) e l’altro non ancora validato ma che permette di effettuare una multi-analisi delle diverse<br />

specie in un unico test (Cotè et al., 2004).<br />

Normativa fitosanitaria<br />

M. <strong>fructicola</strong> è considerato un organismo pericoloso dall’Unione Europea, pertanto è<br />

nell’allegato I, Parte A, Sezione I della Direttica 2000/29/EC, come organismo non presente<br />

nel territorio europeo, e la cui introduzione e diffusione va impedita. La Direttiva regolamenta<br />

l’importazione e la movimentazione di materiale di Chaenomeles Lindl., Crataegus L., Cydonia<br />

Mill. Eriobotrya Lindl., Malus Mill., Prunus L., Pyrus L., destinati alla piantagione, ad eccezione<br />

delle sementi, nonché l’importazione di frutta di Prunus spp.<br />

Tale Direttiva è stata recepita in Italia mediante il Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n.<br />

214 “Misure di protezione contro l'introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi<br />

nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali".<br />

Attualmente, M. <strong>fructicola</strong> è stata segnalata in diversi paesi europei, incluso l’Italia. La<br />

legislazione europea ed italiana dovrebbero aggiornarsi rispetto alla nuova<br />

distribuzione del fungo. L’EPPO lo ha già fatto spostando M. <strong>fructicola</strong> nella list A2 dei<br />

microrganismi di quarantena.<br />

6


7<br />

Metodologie<br />

diagnostiche


Premessa<br />

Il protocollo diagnostico descritto è il prodotto dell’attività effettuata nell’ambito del Progetto<br />

Finalizzato ‘ARON-ARNADIA’, finanziato dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e<br />

Forestali.<br />

Il protocollo diagnostico fornisce le linee guida per la <strong>diagnosi</strong> e l’identificazione del fungo<br />

<strong>Monilinia</strong> <strong>fructicola</strong> nei laboratori presenti sul territorio italiano preposti alla <strong>diagnosi</strong> degli organismi<br />

da quarantena. L’uso di protocolli diagnostici armonizzati è alla base di un’efficiente applicazione<br />

delle misure fitosanitarie e consente il confronto di risultati ottenuti da diversi laboratori in diverse<br />

circostanze.<br />

La scelta della metodologia diagnostica da validare, secondo i parametri di validazione ISO<br />

16140:2003, ISO 17025 ed EPPO Diagnostic PM7/98, è scaturita da un’attenta rivisitazione delle<br />

metodiche riportate nel protocollo EPPO PM7/91 (1) (2009b) e della bibliografia prodotta<br />

sull’argomento (Ioos et al 2009), nonché da un confronto con i Servizi Fitosanitari Regionali.<br />

Per la definizione di tali parametri le diverse metodologie di <strong>diagnosi</strong> sono state<br />

effettuate con reagenti e strumentazioni dettagliatamente riportati. Ciò non comporta<br />

l’esclusione dell’uso di reagenti e strumentazioni alternative e la modifica di alcune<br />

procedure per meglio avvicinarsi agli standard di ogni singolo laboratorio, purché ciò<br />

venga adeguatamente validato.<br />

Le prove di validazioni sono riportate nell’Allegato1.<br />

8


Flusso di lavoro per l’identificazione di M. <strong>fructicola</strong> da frutto<br />

Isolamento<br />

Analisi<br />

morfologica<br />

Caratteristiche morfologiche<br />

consistenti con Monilia spp?<br />

No Si<br />

M. <strong>fructicola</strong><br />

non presente<br />

Frutti con sintomi di<br />

marciume<br />

9<br />

Risultato<br />

negativo<br />

Conferma<br />

controllo IAC<br />

M. <strong>fructicola</strong><br />

non presente<br />

Estrazione<br />

del DNA<br />

Analisi molecolare<br />

Metodo 1 “PCR Cotè”<br />

Risultato<br />

positivo<br />

Analisi molecolare<br />

Metodo 2 “PCR Ioos”<br />

Risultato<br />

negativo<br />

Conferma<br />

controllo IAC<br />

M. <strong>fructicola</strong><br />

non presente<br />

Risultato<br />

positivo<br />

M. <strong>fructicola</strong><br />

presente


<strong>Protocollo</strong> di <strong>diagnosi</strong> molecolare<br />

Metodi Componente fungina riconosciuta<br />

Metodo 1 (test di identificazione):<br />

PCR MULTIPLEX con 3 coppie di<br />

primer specie-specifici (Cotè et al.<br />

2004)<br />

Metodo 2 (test di conferma):<br />

PCR con primer specie-specifici<br />

disegnati su Internal Transcribed<br />

Sequences (ITS ) (Ioos e Frey, 2000)<br />

Regione SCAR (Sequencecharacterized<br />

amplified region) del<br />

DNA genomico fungino<br />

Regione ITS del DNA genomico<br />

fungino<br />

10


Strumentazione, materiali e reagenti necessari<br />

Strumentazione<br />

1. Bilancia analitica<br />

2. pHmetro<br />

3. Agitatore magnetico<br />

4. Bagnetto termostatato o termoblocco<br />

5. Macchina per produzione di ghiaccio granulare<br />

6. Centrifuga per provette tipo Eppendorf<br />

7. Omogeneizzatore “TissueLyser” o altro Beat Beater (non necessario)<br />

8. Mortai e pestelli sterili<br />

9. Frigorifero<br />

10. Congelatore<br />

11. Micropipette dedicate all’amplificazione e calibrate (P2, P10, P20, P50, P100, P200,<br />

P1000)<br />

12. Micropipette dedicate all’estrazione dell’acido nucleico e calibrate (P10, P20, P100, P200,<br />

P1000)<br />

13. Termociclatore<br />

14. Vortex<br />

15. Apparati per elettroforesi su gel d’agarosio<br />

16. Transilluminatore o altra strumentazione tipo Gel Doc System per visionare e fotografare i<br />

gel<br />

17. Spettrofotometro o spettrofluorimetro per dosaggio di DNA<br />

Materiali<br />

1. Carta da laboratorio<br />

2. Pestellini sterili per provette di tipo Eppendorf da 1,5 ml<br />

3. Guanti<br />

4. Portaprovette<br />

5. Provette di tipo Eppendorf sterili da 0,2 ml e1,5 ml<br />

6. Puntali sterili e puntali con filtro<br />

7. Ghiaccio<br />

8. acqua bi-distillata<br />

9. acqua milliQ sterile<br />

10. Azoto liquido<br />

Reagenti<br />

1. Kit commerciale per estrazione DNA<br />

2. Composti chimici per la preparazione del tampone di estrazione del DNA: Tris, cloruro di<br />

sodio, EDTA, SDS, acetato di sodio, isopropanolo, etanolo<br />

3. DNAsi-free RNAasi A commerciale<br />

4. Composti chimici per la preparazione del tampone per l’elettroforesi TBE: Tris base, Acido<br />

borico, EDTA<br />

5. Taq DNA polimerasi più relativo tampone e MgCl2<br />

6. dNTPs<br />

7. Primer specifici (vedi tabelle 2 e 4)<br />

8. Agarosio per biologia molecolare<br />

9. Bromuro d’etidio o GelRed per la colorazione del DNA<br />

10. Composti chimici per la preparazione del “DNA-Loading buffer”: Blu di bromofenolo,<br />

Xilencianolo, glicerolo<br />

11. Marker DNA (range 50 bp-1000 bp)<br />

11


Estrazione del DNA genomico da micelio cresciuto in piastra o prelevato da<br />

frutto<br />

Per la purificazione del DNA genomico da micelio cresciuto in piastra Petri su PDA (Potato<br />

Dextrose Agar) o prelevato direttamente da frutto infetto, è possibile utilizzare un kit<br />

commerciale per estrazione del DNA genomico o altro protocollo. Una volta isolato, il micelio<br />

puo’ essere conservato a -20°C in attesa di essere processato per l’estrazione di DNA.<br />

Di seguito è riportato il metodo di estrazione descritto da Cenis (1992):<br />

1. Per ottenere il fungo su PDA trasferire un pezzo di pochi millimetri di tessuto infetto (fra<br />

sano e malato) su una piastra Petri contenente il terreno di coltura. Dopo pochi giorni la<br />

colonia o si riconosce morfologicamente con certezza (vedi capitolo saggio morfologico), o<br />

si prosegue con il seguente protocollo.<br />

2. Circa 100 mg di micelio grattato dalla piastra di PDA sono trasferiti in tubi tipo Eppendorf da<br />

1,5 ml contenenti 300 l di buffer di lisi (Tris-HCl 200 mM ph 8,5; NaCl 250 mM; EDTA 25<br />

mM; SDS 0,5%);<br />

3. il micelio viene omogeneizzato mediante “TissueLyser” o altro bead beater per 1 min a 30<br />

Hz. In alternativa, in mancanza dello strumento, il campione puo’ essere omogeneizzato<br />

con un pestellino sterile direttamente nella provetta;<br />

4. il lisato ottenuto si lascia in incubazione a 65°C per 10’;<br />

5. si aggiungono 150 l di NaAc 3 M ph 5,2 e si lascia a -20°C per 10’;<br />

6. il campione viene centrifugato a 13000x g per 10’;<br />

7. il surnatante si trasferisce in un nuovo tubo tipo Eppendorf da 1,5 ml. Il DNA viene quindi<br />

precipitato con l’aggiunta di un ugual volume di isopropanolo;<br />

8. dopo 5’ di incubazione a temperatura ambiente il campione si centrifuga per 10’ a 13000x<br />

g;<br />

9. il pellet subisce un lavaggio con 500 l di EtOH 70% e si lascia quindi asciugare a<br />

temperatura ambiente per circa 10’;<br />

10. il DNA viene risospeso in 50 l di TE buffer (Tris-HCl 10 mM ph 7,5; EDTA1 mM) e<br />

conservato a -20°C.<br />

Il DNA genomico risultante viene quantificato mediante saggio spettrofluorimetrico. In<br />

mancanza di uno spettrofluorimetro, che legge specificamente ed esclusivamente il DNA a<br />

doppio filamento, sara’ necessario digerire gli acidi nucleici estratti con “DNAsi-free RNAsi A”<br />

commerciale seguendo le indicazioni della Ditta produttrice. Il DNA così trattato puo’ essere<br />

quantificato mediante saggio spettrofotometrico alla lunghezza d’onda di 260 nm. Prima di<br />

essere usato come stampo nella reazione di amplificazione PCR, il DNA risultante deve essere<br />

diluito 1:20 in acqua sterile.<br />

Estrazione del DNA genomico da frutto infetto contenente fruttificazioni<br />

miceliari<br />

Per la purificazione del DNA genomico da frutto infetto è necessario campionare la parte del frutto<br />

sintomatica e preferibilmente contenente fruttificazioni miceliari visibili. Una volta prelevato, il<br />

tessuto del frutto sintomatico deve essere tempestivamente congelato in azoto liquido e<br />

processato o conservato a -80°C. E’ necessario frantumare e polverizzare il tessuto in azoto<br />

liquido con mortaio e pestello. La purificazione del DNA deve essere realizzata con opportuni kit<br />

commerciali per evitare inibitori dell’amplificazione, e, prima di essere usato come stampo nella<br />

reazione di amplificazione PCR, il DNA risultante deve essere diluito 1:20 in acqua sterile.<br />

12


METODO 1<br />

1.1 Identificazione molecolare mediante una PCR MULTIPLEX con 3<br />

coppie di primer specie-specifici (Cotè et al. 2004)<br />

La metodica consiste in una multiplex PCR con un primer reverse comune a M. laxa, M.<br />

fructigena, M. <strong>fructicola</strong> e tre primer forward specie-specifici per le tre suddette specie di<br />

<strong>Monilinia</strong>. I prodotti di amplificazione discriminano le tre specie in base al diverso peso<br />

molecolare (Tabella 1).<br />

Tabella 1. Discriminazione di tre specie di <strong>Monilinia</strong> in base al<br />

polimorfismo di lunghezza di una specifica regione genomica<br />

<strong>Monilinia</strong> spp* Prodotto di PCR (bp)<br />

M. <strong>fructicola</strong> 535<br />

M. fructigena 402<br />

M. laxa 351<br />

* il metodo è in grado di discriminare anche <strong>Monilinia</strong><br />

polystroma, il cui prodotto di amplificazione è di 425 bp<br />

1.2 Amplificazione PCR multiplex<br />

Per la <strong>diagnosi</strong> molecolare con il metodo dell’amplificazione PCR multiplex i primer sono i<br />

seguenti (Tabella 2, Cotè et al., 2004):<br />

Tabella 2 Primer per l’amplificazione secondo il protocollo di Cotè et al., 2004<br />

Nome<br />

identificativo<br />

Descrizione Sequenza<br />

MO368-5 Primer reverse comune a M.<br />

<strong>fructicola</strong>, M fructigena, M. laxa, M.<br />

polystroma<br />

5’-GCAAGGTGTCAAAACTTCCA-3’<br />

MO368-8R Primer forward specifico per M.<br />

fructigena e M. polystroma<br />

5’-AGATCAAACATCGTCCATCT-3’<br />

MO368-10R Primer forward specifico per M.<br />

<strong>fructicola</strong><br />

5’-AAGATTGTCACCATGGTTGA-3’<br />

Laxa-R2 Primer forward specifico per M.<br />

laxa<br />

5’-TGCACATCATATCCCTCGAC-3’<br />

I primer possono essere ordinati ad apposite Ditte che li sintetizzano e li consegnano<br />

liofilizzati. E’ conveniente diluire i primer ad una concentrazione di 100 M in tampone TE<br />

(Tris-HCl 10 mM ph 7,5; EDTA1 mM), seguendo le istruzioni della Ditta fornitrice, e<br />

conservare queste soluzioni madri a -20°C. Si preparano quindi delle sub-aliquote di circa<br />

50 l totali alla concentrazione di 10 M, diluendo la madre in acqua milliQ sterile, e si<br />

conservano a -20 °C.<br />

La reazione di amplificazione si allestisce in ghiaccio. Quando si effettuano più reazioni di<br />

PCR contemporaneamente occorre preparare, in una singola provetta da 1,5 ml o 2 ml,<br />

una soluzione madre (master mix) che contenga tutti i reagenti illustrati nella Tabella 3,<br />

13


meno i DNA-stampo (quello da analizzare), che verranno introdotti direttamente nelle<br />

provette di reazione PCR.<br />

1- passare al vortex tutte le soluzioni (eccetto la DNA-polimerasi) dopo averle<br />

scongelate;<br />

2- aggiungere, in una provetta da 1,5 ml tenuta in ghiaccio, i volumi richiesti dei vari<br />

componenti come indicato in Tabella 3, seguendo l’ordine riportato in tabella;<br />

3- Passare al vortex la master mix e centrifugarla per pochi secondi per raccogliere le<br />

gocce sul fondo;<br />

Tabella 3 : reagenti necessari per la preparazione della master mix<br />

COMPONENTI Concentrazione Volume per 1 Volume per n* Concentrazione<br />

iniziale reazione (l) Reazioni (l) finale<br />

1. Acqua milliQ sterile 5,375 5,375 x n<br />

2. Tampone di<br />

amplificazione<br />

10X 1 1 x n 1 x<br />

3. MgCl2 50 mM 0,5 0,5 x n 2,5 mM<br />

4. dNTPs 10 mM 0,2 0,2 x n 0,2 mM<br />

5. Primer MO368-5 10 M 0,2 0,2 x n 0,2 M<br />

6. Primer MO368-8R 10 M 0,2 0,2 x n 0,2 M<br />

7. Primer MO368-10R 10 M 0,2 0,2 x n 0,2 M<br />

8. Primer Laxa-R2 10 M 0,2 0,2 x n 0,2 M<br />

9. DNA polimerasi 2 U/l 0,125 0,125 x n 0,025 U/l<br />

* nel numero n di reazioni PCR da eseguire viene considerato un campione in più (n+1) per<br />

fare in modo che il volume della master mix non sia limitante.<br />

4- Distribuire, con una micropipetta P20, 8 l di master mix in provette da PCR da 0,2<br />

ml predisposte in ghiaccio, in un apposito portaprovette;<br />

5- Aggiungere 2 l di DNA stampo in ciascun campione e un equivalente volume di<br />

acqua al campione di controllo<br />

VOLUME TOTALE DI REAZIONE: 10 l<br />

14


Una volta pronte, le provette vengono inserite nel termociclatore e sottoposte al seguente<br />

ciclo di amplificazione:<br />

Temperatura Tempo N° di cicli<br />

Denaturazione 95 °C 2’ 1<br />

Amplificazione<br />

95 °C 15”<br />

60 °C 15” 35<br />

72 °C 1’<br />

Estensione finale 72 °C 3’ 1<br />

Step di blocco 4 °C ∞ 1<br />

N.B.: le provette vanno tenute in ghiaccio fino a che il termociclatore non raggiunge la<br />

temperatura di denaturazione (95°C). Una volta arrivato a temperatura, i campioni<br />

possono essere sistemate nella macchina.<br />

1.3 Elettroforesi su gel di agarosio<br />

Per l’esecuzione del saggio seguire le seguenti tappe operative:<br />

1. Preparare il gel di agarosio 1,2% (massa/volume) in TBE 0,5X con il colorante<br />

scelto per marcare il DNA: bromuro di etidio alla concentrazione finale di 0,5 g/ml<br />

(o alla concentrazione d’uso di consuetudine valutata opportuna dal laboratorio<br />

operante) o Gel Red alla concentrazione finale indicata dalla ditta fornitrice<br />

2. Caricare 5 l del campione amplificato più 1 l di loading buffer 6X in ciascun<br />

pozzetto<br />

3. Caricare in un pozzetto un marker idoneo (range circa 50-1000 bp)<br />

4. Correre a 80-120 volt per circa 30 minuti o finchè non si ottenga la separazione<br />

delle bande del controllo di specificità da includere sempre nell’elettroforesi.<br />

7. Osservare il gel mediante un transilluminatore ad U.V. e fotografare<br />

Tamponi necessari all’effettuazione del gel di agarosio:<br />

TBE 10X<br />

Tris 108 g<br />

acido borico 55 g<br />

0,5 M EDTA (pH 8) 40 ml<br />

Portare ad 1litro con H2O distillata<br />

Autoclavare<br />

15<br />

Loading buffer 6X<br />

Blu di bromofenolo<br />

Xilencianolo<br />

0,25%<br />

0,25%<br />

Glicerolo 30%


Valutazione dei risultati<br />

Se il saggio è positivo per ciascuna delle Monilie identificabili verrà visualizzata la<br />

corrispondente banda specie-specifica (Tabella 1, Foto 1)<br />

Foto 1. Elettroforesi su gel d’agarosio dei prodotti di PCR ottenuti con il Metodo 1 su DNA<br />

genomico estratto da 5 isolati di M. fructigena (pozzetti da 1 a 5), 3 isolati di M. <strong>fructicola</strong><br />

(pozzetti da 6 a 8) e 6 isolati di M. laxa (pozzetti da 9 a 14)<br />

Uso dei controlli<br />

Vedi pag 20<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14<br />

16<br />

532 bp<br />

402 bp<br />

351 bp


METODO 2<br />

2.1 Identificazione molecolare mediante amplificazione PCR con<br />

primer specie-specifici disegnati su Internal Transcribed Sequences<br />

(ITS) (Ioos e Frey, 2000)<br />

Differenze con il metodo precedente:<br />

- non è una analisi multiplex (più specie in un tubo);<br />

- l’analisi è specifica per individuare la sola specie “target” per volta;<br />

- la discriminazione della specie si basa su polimorfismi di sequenza e non di lunghezza.<br />

La specificità è data dai primer disegnati su una regione ITS che presenta polimorfismi<br />

puntiformi per ciascuna delle tre specie di <strong>Monilinia</strong> discriminabili.<br />

2.2 Amplificazione PCR<br />

Per la <strong>diagnosi</strong> molecolare con il metodo dell’amplificazione PCR su ITS specie-specifica i<br />

primer sono riportati nella Tabella 4.<br />

Tabella 4 Primer per l’amplificazione secondo il protocollo di Ioos e Frey 2000<br />

Nome<br />

identificativo<br />

Descrizione Sequenza<br />

ITS1Mfcl Primer forward specifico<br />

per M. <strong>fructicola</strong><br />

5’-TATGCTCGCCAGAGGATAATT-3’<br />

ITS4Mfcl Primer reverse specifico<br />

per M. <strong>fructicola</strong><br />

5’-TGGGTTTTGGCAGAAGCACACT -3’<br />

ITS1Mlx Primer forward specifico<br />

per M. laxa<br />

5’-TATGCTCGCCAGAGAATAATC-3’<br />

ITS4Mlx Primer reverse specifico<br />

per M. laxa<br />

5’-TGGGTTTTGGCAGAAGCACACC -3’<br />

ITS1Mfgn Primer forward specifico<br />

per M. fructigena<br />

5’-CACGCTCGCCAGAGAATAACC-3’<br />

ITS4Mfgn Primer reverse specifico<br />

per M. fructigena<br />

5’GGTGTTTTGCCAGAAGCACAC-3’<br />

I primer possono essere ordinati ad apposite Ditte che li sintetizzano e li consegnano<br />

liofilizzati ed è consigliabile che siano PAGE purificati, per evitare amplificazioni falsepositive.<br />

E’ conveniente diluire i primer ad una concentrazione di 100 M in tampone TE<br />

(Tris-HCl 10 mM ph 7,5; EDTA1 mM), seguendo le istruzioni della Ditta fornitrice, e<br />

conservare queste soluzioni madri a -20°C. Si preparano quindi delle sub-aliquote di circa<br />

50 l totali alla concentrazione di 10 M, diluendo la madre acqua milliQ sterile, e si<br />

conservano a -20 °C.<br />

17


La reazione di amplificazione si allestisce secondo le indicazioni scritte nel paragrafo 1.2,<br />

seguendo le condizioni riportate in Tabella 5.<br />

Tabella 5. Reagenti per la preparazione della master mix<br />

COMPONENTI Concentrazione<br />

iniziale<br />

Distibuire, con una micropipetta P20, 18 l di master mix in provette da PCR da 0,2 ml<br />

predisposte in ghiaccio, in un apposito portaprovette.<br />

Aggiungere 2 l di DNA stampo in ciascun campione e un equivalente volume di acqua al<br />

campione di controllo.<br />

VOLUME TOTALE DI REAZIONE: 20 l<br />

Una volta pronte, le provette vengono inserite nel termociclatore e sottoposte al seguente<br />

ciclo di amplificazione:<br />

Temperatura Tempo N° di cicli<br />

Denaturazione 94 °C 3’ 1<br />

Amplificazione<br />

94 °C 30”<br />

63 °C 30” 30<br />

72 °C 1,5’<br />

Estensione finale 72 °C 10’ 1<br />

Step di blocco 4 °C ∞ 1<br />

N.B.: le provette vanno tenute in ghiaccio fino a che il termociclatore non<br />

raggiunge la temperatura di denaturazione (95°C). Una volta arrivato a<br />

temperatura possono essere sistemate nella macchina.<br />

2.3 Elettroforesi su gel di agarosio<br />

Volume per 1<br />

reazione (l)<br />

Per l’esecuzione del saggio seguire le seguenti tappe operative:<br />

Volume per n*<br />

Reazioni (l)<br />

1. Acqua milliQ sterile 13,725 13,725 x n<br />

2. Tampone di<br />

amplificazione<br />

Concentrazione<br />

finale<br />

10X 2 2 x n 1 x<br />

3. MgCl2 50 mM 0,8 0,8 x n 2 mM<br />

4. dNTPs 10 mM 0,3 0,3 x n 0,15 mM<br />

5. Primer forward 10 M 0,4 0,4 x n 0,2 M<br />

6. Primer reverse 10 M 0,4 0,4 x n 0,2 M<br />

9. . DNA polimerasi 2 U/l 0,375 0,375 x n 0,0375 U/l<br />

1. Preparare il gel di agarosio 1,2% (massa/volume) in TBE 0,5X con il colorante scelto<br />

per marcare il DNA (bromuro di etidio alla concentrazione finale di 0,5 g/ml, o Gel<br />

Red alla concentrazione finale indicata dalla ditta fornitrice)<br />

18


2. Caricare 10 l del campione amplificato più 2 l di loading buffer 6X in ciascun<br />

pozzetto<br />

3. Caricare in un pozzetto un marker idoneo (range circa 50-1000 bp)<br />

4. Correre per circa 30 minuti a 80 volt, facendo riferimento al fronte del colorante.<br />

7. Osservare il gel mediante un transilluminatore ad U.V. e fotografare<br />

Tamponi necessari all’effettuazione del gel di agarosio: vedi paragrafo 1.3<br />

2.4 Valutazione dei risultati<br />

Se il saggio è positivo per ciascuna delle Monilie testate con i corrispondenti “primer ITS”<br />

verrà visualizzata una banda di 356 paia di basi (Foto 2).<br />

356 bp<br />

1 2 3 4 5<br />

Foto 2. Elettroforesi su gel d’agarosio dei prodotti di<br />

PCR ottenuti con il protocollo di amplificazione di Ioos e<br />

Frey con i primer ITS1Mfcl e ITS2Mfcl specifici per M.<br />

<strong>fructicola</strong> su DNA genomico estratto da 2 isolati di M.<br />

<strong>fructicola</strong> (pozzetti da 1 a 2), 2 isolati di M. fructigena<br />

(pozzetti da 3 a 4) e 1 isolato di M. laxa (pozzetto 5)<br />

19


Uso dei controlli<br />

Per ciascun metodo di <strong>diagnosi</strong> molecolare descritto, è necessario includere dei controlli di<br />

reazione PCR (Foto 3)<br />

Controllo positivo: reazione di PCR su DNA genomico di un isolato di riferimento<br />

di M. <strong>fructicola</strong> precedentemente testato con le coppie di primer previste per<br />

entrambi i metodi e diluito al limite di rivelazione. Serve per confermare la<br />

correttezza di preparazione della reazione PCR.<br />

Controllo negativo: Miscela di reazione contenente tutti i reagenti ad eccezione<br />

del DNA. Serve a monitorare eventuali contaminazioni.<br />

Controllo di amplificazione interno (IAC, Internal Amplification Controll): La<br />

qualità dell’estrazione del DNA, e quindi la presenza di eventuali inibitori della PCR<br />

si possono controllare con DNA chimerico aggiunto alla miscela di reazione ed<br />

amplificabile con la stessa coppia di primers utilizzata per il DNA bersaglio, ma che<br />

fornisce un amplicone con taglia facilmente distinguibile da quella del DNA<br />

bersaglio. Serve a valutare l’amplificabilità del DNA (per maggiori dettagli vedere<br />

Cotè et al., 2004).<br />

Alternativamente e più semplicemente è possibile controllare la qualità del DNA<br />

usando i primer universali ITS1 e ITS4, disegnati sui geni ribosomali fungini,<br />

sostituendoli ai primer usati per la <strong>diagnosi</strong>, e abbassando la temperatura di<br />

annealing a 50°C.<br />

Controllo di specificità: reazione di PCR su DNA genomico di M. fructigena e M.<br />

laxa, due specie filogeneticamente affini a M. <strong>fructicola</strong>, concentrato a valori medi<br />

di rivelazione. Serve per assicurare la specificità del metodo.<br />

Cp Cn Cs M<br />

a b<br />

Foto 3. Elettroforesi su gel d’agarosio dei controlli di PCR per i<br />

metodi 1 (a) e 2 (b); Cp, controllo positivo, Cn, controllo negativo,<br />

Cs, controllo specificità.<br />

20<br />

Cp Cn Cs M


Confronto tra i due metodi<br />

METODO 1<br />

21<br />

METODO 2<br />

Vantaggi Svantaggi Vantaggi Svantaggi<br />

Oltre a rilevare la<br />

presenza di <strong>Monilinia</strong><br />

e Monilia, permette di<br />

discriminare la specie<br />

in un’unica reazione<br />

PCR<br />

Piu’economico<br />

Meno sensibile Più sensibile<br />

Se si vuole<br />

identificare la specie<br />

di <strong>Monilinia</strong> è<br />

necessario effettuare<br />

più amplificazioni,<br />

ciascuna con il<br />

primer specie-<br />

specifico.<br />

Piu’ costoso<br />

(maggior quantità di<br />

DNA polimerasi e<br />

necessità di primer<br />

PAGE-purificati)<br />

Per le analisi di routine per l’dentificazione di M. <strong>fructicola</strong> si consiglia l’applicazione del<br />

metodo 1 e, in caso di risultato positivo, l’applicazione del metodo 2 per la conferma.


Prove di validazione<br />

22<br />

Allegato 1<br />

l processo di validazione è consistito nella valutazione di un metodo nuovo, nel nostro caso il<br />

Metodo 1, confrontandolo con un metodo standard, già validato, rappresentato in questo studio<br />

dal Metodo 2, sulla base dell’ISO16140 (2003) e del protocollo EPPO PM 7/98(1) (2009).<br />

Si è quindi valutato prima la “performance” del laboratorio per verificare se è in grado di ottenere i<br />

parametri riportati per il metodo standard, quindi si è verificato la “performance” del nuovo metodo,<br />

per verificare se risponde ai requisiti minimi, e infine si è validato il nuovo metodo comparando le<br />

sue “performance” con quelle del metodo standard. Tali valutazioni sono state eseguite presso I<br />

laboratori del CRA-PAV.<br />

Per completare la validazione del Metodo 1, ed in particolare la sua riproducibilità diagnostica è<br />

stato organizzato anche un “Ring test” comparativo in collaborazione con i seguenti laboratori:<br />

1. Laboratorio di Micologia del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna, via<br />

Corticella, 133, 40129 Bologna.<br />

Responsabile: Dr.ssa Carla Montischi (CMontuschi@Regione.Emilia-Romagna.it, tel.<br />

051/4159249)<br />

Operatore: Dott.ssa Baschieri Tiziana (TBaschieri@Regione.Emilia-Romagna.it; tel. 051/5278208)<br />

2. Laboratorio del Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte, Environment Park -<br />

palazzina A2, Via Livorno, 60 - 10144 Torino.<br />

Responsabile: Dr. Giovanna Mason (giovanna.mason@regione.piemonte.it; Tel. +39 011 4325067<br />

- fax +39 011 4323710)<br />

Operatore:<br />

3 Centro Trasferimento Tecnologico, Unità Fitoiatria, Fondazione Edmund Mach, Istituto<br />

Agrario di San Michele all'Adige, Via Mach 1, S. Michele all'Adige, 38010 TN<br />

Responsabile: Daniele Prodorutti (daniele.prodorutti@iasma.it, +39 0461 615109. Fax + 39 0461<br />

615500)<br />

Operatore:<br />

4 CRA-PAV, Via C.G. Bertero, 22, Roma.<br />

Responsabile: Dr. Luca Riccioni (luca.riccioni@entecra.it, tel. 06 82070328)<br />

Operatore: Salvatore Vitale (salvatore.vitale@entecra.it)<br />

Sotto vengono riportati i parametri di validazione considerati e definiti secondo l’EPPO PM<br />

7/98(1):<br />

Sensibilità analitica: la più piccola quantità di target che può essere rilevata.<br />

Sensibilità diagnostica: capacità del protocollo di rilevare la presenza del patogeno nei<br />

campioni infetti o contaminati rispetto ad un metodo standard;<br />

Specificità analitica/diagnostica: capacità del protocollo di NON rilevare la presenza del<br />

patogeno nei campioni non infetti o non contaminati dal patogeno in esame/rispetto ad un<br />

metodo standard;


Accuratezza relativa: il valore risultante dal calcolo della Sensibilità diagnostica e della<br />

Specificità diagnostica;<br />

Accordanza (Ripetibilità): corrispondenza dei risultati ottenuti utilizzando lo stesso protocollo<br />

con gli stessi campioni di riferimento e nelle stesse condizioni di lavoro (strumentazioni,<br />

operatore, laboratorio), ripetendo la metodica a brevi intervalli di tempo;<br />

Concordanza (Riproducibilità): corrispondenza dei risultati ottenuti utilizzando lo stesso<br />

protocollo con gli stessi campioni di riferimento in diversi laboratori.<br />

Campioni: tutte le prove di validazione sono state eseguite su una serie di campioni di riferimento<br />

‘target’ e ‘non target’ rappresentati da isolati di M. <strong>fructicola</strong>, M. fructigena, M. laxa e M.<br />

polystroma in coltura (Tabella 7) e su campioni di pomacee (mela e pera) e drupacee (pesca e<br />

susina) inoculate artificialmente con M. <strong>fructicola</strong>, M. fructigena, M. laxa (Tabella 8).<br />

Campioni di riferimento ‘target’: isolati che coprono la diversità genetica, la distribuzione<br />

geografica e le diverse specie ospiti del patogeno.<br />

18 campioni ‘target’ rappresentati da diversi isolati di coltura pura di M. <strong>fructicola</strong> e da campioni<br />

ospiti inoculati artificialmente con M. <strong>fructicola</strong> (Tabelle 7 e 8).<br />

Campioni di riferimento ‘non target’: isolati infetti da patogeni simili che colpiscono la stessa<br />

specie ospite, da patogeni geneticamente correlati, campioni non infetti appartenenti alla stessa<br />

specie ospite.<br />

22 campioni ‘non target’ rappresentati da diversi isolati di coltura pura di M. laxa, M. fructigena e<br />

M. polystroma, da campioni vegetali inoculati artificialmente con M. fructigena e M. laxa, e da<br />

campioni vegetali sani (Tabelle 7 e 8).<br />

23


Tabella 7. Isolati di <strong>Monilinia</strong> spp utilizzati per la valutazione dei protocolli di <strong>diagnosi</strong><br />

morfologica e molecolare per l’identificazione di M. <strong>fructicola</strong> utilizzati in questo studio.<br />

codice<br />

CRA-PAV<br />

ISOLATI Ospite IDENTIFICAZIONE<br />

codice<br />

precedente<br />

* Vedere database del CBS, Centraalbureau voor Schimmelcultures-Fungal Biodiversiry<br />

Centre (Utrecht, The Netherlands).<br />

**ER… e MC…, isolati in collezione presso il CRA-PAV.<br />

24<br />

PCR Cotè PCR Ioos<br />

ER1607** CBS228.72 Pesco M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1608 CBS101512 Susino M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

Sequenziamento<br />

ITS<br />

ER1610 MC990 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1611 MC934 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1612 MC991 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1613 MC1006 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1724 CBS203.25 CBS* M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1725 CBS101511 CBS M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1727 CBS101508 CBS M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

MC 997 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

MC 999 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

MC 1403 M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1737 Ciliegia M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1733 Pesca M. <strong>fructicola</strong> M. <strong>fructicola</strong><br />

ER1738 MC390/00 Mela M. fructigena<br />

MC 978 M. fructigena<br />

MC 979 M. fructigena<br />

MC 981 M. fructigena<br />

MC 992 M. fructigena<br />

ER1736 Mela cotogna M. fructigena<br />

ER1715 Albicocca M. laxa M. laxa<br />

MC 1432 M. laxa<br />

MC1433 M. laxa<br />

MC 1435 M. laxa<br />

MC 1438 M. laxa<br />

MC 1439 M. laxa<br />

MC 2113 Ciliegia M. laxa M. laxa<br />

ER1728 CBS102688 CBS M. polystroma


Tabella 8. Ospiti inoculati artificialmente e non, utilizzati per i test diagnostici<br />

molecolari.<br />

INOCULI FRUTTI SAGGIATI N° di campioni<br />

M. <strong>fructicola</strong> Pesca, pera, susina, mela 4<br />

M. fructigena Pesca, pera, susina, mela 4<br />

M. laxa Pesca, pera, susina, mela 4<br />

Non inoculato Pesca, pera, susina, mela 4<br />

Le infezioni artificiali del materiale ospite sono state condotte attraverso i passaggi di seguito<br />

riportati:<br />

- I frutti sono stati preliminarmente disinfettati con ipoclorito di sodio al 1% per 3’<br />

- Dopo l’incubazione in ipoclorito di sodio i frutti hanno subito tre lavaggi: il primo con<br />

acqua di rubinetto, il secondo con acqua bidistillata e il terzo con acqua bidistillata sterile<br />

- Una volta asciutti, sotto cappa, ciascun frutto è stato lievemente reciso con la punta di un<br />

bisturi sterile.<br />

- Su ciascuna ferita è stato posto un tassello di micelio (5 mm di diametro) prelevato al<br />

margine di colonie di <strong>Monilinia</strong> spp. di circa 5 giorni di età allevate su PDA a 20°C al buio.<br />

- I frutti inoculati sono stati disposti in ambiente confinato, sterile e saturo di umidità<br />

costituito da vaschette in alluminio contenenti carta bibula inumidita con acqua distillata<br />

sterile e chiusi in bustine di plastica trasparenti.<br />

- Il materiale inoculato è stato così incubato a temperatura ambiente fino alla comparsa dei<br />

sintomi dell’infezione e delle fruttificazioni miceliari.<br />

25


Metodo standard<br />

PCR ITS (Ioos e Frey, 2000)<br />

Verifica delle «performance» del laboratorio<br />

Parametri Valori metodo<br />

standard<br />

Sensibilità analitica 0,5 pg* --<br />

Specificità analitica 100% si<br />

Ripetibilità 100% si<br />

Riproducibilità 100% si<br />

*La sensibilità analitica è stata calcolata de novo, poichè non era<br />

stata calcolata nel lavoro originale pubblicato.<br />

Parametri<br />

SCHEMA<br />

Processo di validazione<br />

conferma<br />

“RING TEST”<br />

26<br />

Metodo da validare<br />

Multiplex PCR (Cotè et al. 2004)<br />

Verifica delle «performance» del metodo 1<br />

Parametri Valori metodo in<br />

validazione<br />

Sensibilità analitica 25 pg<br />

Specificità analitica 100%<br />

Ripetibilità 100%<br />

Test comparativo del metodo 1 con il metodo standard (metodo 2)<br />

Sensibilità diagnostica - VP/(VP+FN)<br />

Specificità diagnostica - VN/(VN+FP)<br />

Accuratezza relativa - (VP+VN)/(VP+VN+FP+FN)<br />

Ripetibilità (concordanza)<br />

Riproducibilità (accordanza)<br />

Parametri Valori %<br />

Sensibilità diagnostica - PA/(PA+PD) 54,5*<br />

Specificità diagnostica - NA/(NA+ND) 100,0<br />

Accuratezza relativa - (PA+NA)/(PA+NA+PD+ND) 77,3<br />

Valori %<br />

Metodo 1<br />

Valori %<br />

Metodo 2<br />

96% 97%<br />

100% 100%<br />

98% 99%<br />

99% 99%<br />

98% 98%


VALIDAZIONE DEL METODO 2 (Ioos and Frey, 2000)<br />

Il protocollo di <strong>diagnosi</strong> molecolare proposto da Ioos e Frey (2000) è stato ulteriormente migliorato<br />

e già validato con il lavoro di Ioos e Iancu nel 2008, e inserito in Appendice 1 del <strong>Protocollo</strong><br />

diagnostico per M. <strong>fructicola</strong> EPPO PM 7/18(2) del 2009. In tale lavoro i parametri di validazione<br />

sono stati valutati secondo l’ISO 16140 e i risultati ottenuti sono schematizzati in tabella 9.<br />

Tabella 9. Dati relativi ai parametri di validazione del protocollo di<br />

<strong>diagnosi</strong> molecolare in Appendice 1 del documento EPPO PM 7/18(2) del<br />

2009<br />

*: non saggiato<br />

Al fine di verificare le capacità del laboratorio CRA-PAV di eseguire lo standard test (nel nostro<br />

caso il metodo 2), si è proceduto come descritto al punto 5.4.4 del documento EPPO PM 7/98(1)<br />

del 2009:<br />

- Esecuzione dell’analisi:<br />

L’analisi è stata eseguita seguendo dettagliatamente le istruzioni riportate nel Appendice 1<br />

del protocollo EPPO PM 7/18(2) con 2 minime modifiche che non ne giustificano una<br />

ulteriore validazione:<br />

1) tempo di polimerizzazione ciclica di PCR: 1,5’ (invece di 1’)<br />

2) cicli di amplificazione PCR: 30 (invece di 35)<br />

I valori di verifica dello “standard test” sono stati ottenuti utilizzando:<br />

-<strong>Protocollo</strong> per estrazione di DNA genomico da fungo descritto da Cenis (1992)<br />

-Kit per estrazione di DNA genomico da tessuto vegetale “NucleoSpin® Plant II”<br />

(Macherey-Nagel)<br />

-Enzima Taq polimerasi: Dynazyme Taq DNA polimerasi, Finnzymes, Cat N° F-501<br />

-dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

Parametri Valori<br />

Sensibilità analitica n.s.*<br />

Specificità analitica 100%<br />

Accordanza 100%<br />

Concordanza 100%<br />

-primers specie-specifici: PAGE purificati, sintetizzati da PRIMM company<br />

-Termociclatore: Biometra's T-Personal Thermal Cycler, cod. N° 050.551<br />

-Transilluminatore: Biorad Geldoc 2000<br />

-Marker per DNA: 1kb plus DNA ladder, Invitrogen, Cat N° 10787018<br />

27


- Confronto dei valori ottenuti con quanto aspettato:<br />

I risultati ottenuti sono riportati in Tabella 10:<br />

Tabella 10 Test di verifica e implementazione dello “standard test”<br />

Criteri di<br />

performance<br />

Sensibilità<br />

analitica (1)<br />

Specificità<br />

analitica<br />

Valori<br />

“standard test”<br />

0.5 pg (2) /<br />

100% SI<br />

Ripetibilità 100% SI<br />

Riproducibilità 100% SI<br />

Coincidenza<br />

Test verifica<br />

(SI/NO)<br />

(1) La pubblicazione originale del protocollo proposto in Appendice 1 del documento EPPO PM<br />

7/18(2) non contiene la sensibilità analitica, che è stata opportunamente implementata come<br />

descritto in tabella 7 del protocollo EPPO PM 7/98(1) del 2009 .<br />

(2) Il valore riportato per la sensibilità analitica è stato sovrastimato per ragioni cautelative; il valore<br />

potenziale di sensibilità analitica è stato stimato in 0,05 pg.<br />

28<br />

Eseguiti 3 esperimenti con 8 diluizioni seriali di<br />

DNA fungino: ER1607, ER1608, ER1610,<br />

ER1611, ER1612<br />

Funghi target e non target saggiati:<br />

ER1607, ER1608, ER1728, ER1715, 390/00, MC<br />

978, MC 979, MC 981, MC 992, MC 1432, MC<br />

1432, MC1433 MC 1435 MC 1438 MC 1439 MC<br />

2113 ER1736<br />

Saggiati tre livelli (basso, medio, alto) di<br />

concentrazione del DNA fungino (ER1733) in due<br />

esperimenti separati<br />

Saggiati tre livelli (basso, medio, alto) di<br />

concentrazione del DNA fungino (ER1733) in 3<br />

esperimenti separati con condizioni operative<br />

diverse (es. termociclatore)


VALIDAZIONE DEL METODO 1 (Cotè et al. 2004)<br />

La validazione del metodo 1 è stata realizzata mediante:<br />

1- valutazione delle “performance” in termini di sensibilità analitica e specificità analitica calcolati<br />

secondo le modalità descritte in tabella 7 del documento EPPO PM 7/98(1) del 2009: per la<br />

specificità sono stati saggiati tutti gli isolati riportati in tabella 7 del presente documento; per la<br />

sensibilità è stato eseguito un saggio con 8 diluizioni seriali contenente anche DNA della<br />

pianta, ripetuto tre volte. La ripetibilità è stata valutata saggiando un campione con DNA al<br />

limite di rilevamento (25pg) e poco sopra, replicato 8 volte e ripetuto in tre esperimenti. Dati<br />

riportati nella tabella successiva.<br />

Tabella 11. Parametri di validazione<br />

analitici del metodo 1<br />

Parametri Valori metodo 1<br />

Sensibilità analitica 25 pg<br />

Specificità analitica 100%<br />

Ripetibilità 100%<br />

2- comparazione con lo standard test (metodo 2) secondo quanto indicato in Appendice 2 del<br />

protocollo EPPO PM 7/98(1) del 2009.<br />

I campioni, target e non target, sono stati analizzati a tre livelli quantitativi di DNA: quantità limite di<br />

rivelazione (0,5 pg), quantità media (50 pg) e quantità alta (500 pg). Sono stati processati con<br />

entrambi i metodi in parallelo con un numero di campioni riportato in tabella 12. Al DNA di ciascun<br />

campione saggiato è stato aggiunto un quantitativo fisso di DNA estratto da pesca e da susina,<br />

diluito 1:10, pari al volume iniziale di ciascun campione in modo che la diluizione finale del DNA<br />

dell’ospite risultasse 1:20. Lo scopo di tale aggiunta è verificare la specificità di reazione PCR e<br />

l’assenza di inibitori di amplificazione. Per ciascun campione utilizzato, target e non target, sono<br />

state eseguite 3 repliche a brevi intervalli di tempo.<br />

Tabella 12: numero di campioni usati per validare il metodo 1 mediante comparazione con il<br />

metodo standard.<br />

Tipo di materiale Numero di campioni saggiati per diversi livelli<br />

quantitativi di DNA<br />

Livello basso Livello medio Livello alto<br />

DNA di isolati da coltura pura dell’organismo<br />

target in DNA ospite<br />

10 7 5<br />

DNA di isolati da coltura pura dell’organismo<br />

non target in DNA ospite<br />

- 22 -<br />

29


I valori di validazione del metodo 1, schematizzati in Tabella 12, sono stati ottenuti utilizzando:<br />

<strong>Protocollo</strong> per estrazione di DNA genomico da fungo descritto da Cenis (1992)<br />

Kit per estrazione di DNA genomico da tessuto vegetale “NucleoSpin® Plant II”<br />

(Macherey-Nagel)<br />

Enzima Taq polimerasi: DyNAzyme II DNA polimerasi, Finnzymes, Cat N° F-501<br />

dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

primers specie-specifici: sintetizzati da PRIMM company<br />

Termociclatore: GeneAmp PCR System 2400<br />

Transilluminatore: Biorad Geldoc 2000<br />

marker per DNA: 1kb plus DNA ladder, Invitrogen, Cat N° 10787018<br />

Tabella 13: dati ottenuti dalla correlazione tra metodo 1 e metodo 2 (metodo<br />

standard). PA, positivi in accordo (positivi ottenuti in entrambi i metodi); PD,<br />

positivi in disaccordo (positivi ottenuti solo con il metodo standard); NA,<br />

negativi in accordo (negativi ottenuti in entrambi i metodi); ND, negativi in<br />

disaccordo (negativi ottenuti solo con il metodo standard).<br />

Metodo 1<br />

(test da<br />

convalidare)<br />

I dati di confronto elaborati sono schematizzato in tabella 14<br />

Tabella 14: dati di confronto tra metodo 1 e metodo 2. PA, positivi in accordo;<br />

PD, positivi in disaccordo; ND, negativi in disaccordo; NA, negativi in accordo.<br />

Parametri Valori %<br />

Sensibilità diagnostica - PA/(PA+ND) 54,5*<br />

Specificità diagnostica - NA/(NA+PD) 100,0<br />

Accuratezza relativa<br />

- (PA+NA)/(PA+NA+PD+ND)<br />

Metodo 2 (Standard test)<br />

+ - Totali<br />

+ 36<br />

PA PD<br />

0 66<br />

- 30 ND NA<br />

66 66<br />

Totali 66 66 132<br />

*La sensibilità diagnostica del Metodo 1 è risultata bassa, come ci si aspettava,<br />

poiché il limite di rivelazione (sensibilità analitica) è pari a 25 pg, contro i 0,5 pg<br />

ottenuti con il metodo standard .<br />

Tuttavia tale limite di rilevazione risulta essere sufficiente per la identificazione del target<br />

sia quando si analizza il DNA estratto da coltura pura del fungo che quando si analizza il<br />

DNA proveniente da tessuto ospite sintomatico, in quanto il limite di rilevamento di 25pg è il<br />

linea con altri i metodi di identificazione molecolari pubblicati.<br />

30<br />

77,3


RING TEST<br />

Al fine di verificare ulteriormente la validità e l’efficacia di entrambi i Metodi e di valutare quanto<br />

l’uso di diversi reagenti e strumentazioni in diversi laboratori, con diversi operatori, possa influire<br />

sui valori di perfomance dei test (concordanza o riproducibilità), è stato realizzato un ring test per<br />

entrambi i Metodi a cui hanno partecipato i 4 laboratori sotto riportati con le relative<br />

apparecchiature:<br />

1. Laboratorio di Micologia del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna<br />

- Enzima Taq polimerasi: Dynazyme Taq DNA polimerasi, Finnzymes, Cat N° F-501<br />

-dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

-primers specie-specifici: forniti dal laboratorio organizzante<br />

-Termociclatore<br />

2. Laboratorio del Servizio Fitosanitario della Regione Piemonte<br />

- Enzima Taq polimerasi: Dynazyme Taq DNA polimerasi, Finnzymes, Cat N° F-501<br />

-dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

-primers specie-specifici: forniti dal laboratorio organizzante<br />

-Termociclatore<br />

3 Centro Trasferimento Tecnologico, Unità Fitoiatria, Fondazione Edmund Mach, Istituto<br />

Agrario di San Michele all'Adige.<br />

- Enzima Taq polimerasi: Platinum Taq DNA Polymerase Invitrogen Cat N°<br />

-dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

-primers specie-specifici: forniti dal laboratorio organizzante<br />

-Termociclatore<br />

4 CRA-PAV<br />

- Enzima Taq polimerasi: Bioline Taq Cat N°<br />

-dNTPs: Fermentas, Cat N° R0182<br />

-primers specie-specifici: forniti dal laboratorio organizzante<br />

-Termociclatore<br />

31


In ciascun laboratorio i Metodi 1 e 2 sono stati eseguiti su 15 campioni anonimi (“blind”), più tre<br />

controlli, per tre volte in tempi diversi (Tabella 15).<br />

Tabella 15. Campioni di DNA fungino estratto da coltura pura. A<br />

ciascun campione è stato aggiunto un quantitativo di DNA estratto<br />

da pesca e da susina, diluito 1:10, pari al volume iniziale di ciascun<br />

campione, in modo che la diluizione finale del DNA dell’ospite<br />

risultasse 1:20.<br />

Campioni identità<br />

a<br />

b<br />

c<br />

32<br />

Peso atteso<br />

dell’amplificato<br />

Metodo 1 (bp)<br />

Peso atteso<br />

dell’amplificato<br />

Metodo 2 (bp)<br />

Controllo negativo<br />

(sano) 0 0<br />

Controllo positivo<br />

M. <strong>fructicola</strong> 100pg 535 356<br />

Controllo specificità<br />

M. fructigena+M. laxa<br />

50pg+50pg 402+351 0<br />

1 M. <strong>fructicola</strong> 500pg 535 356<br />

2 M. <strong>fructicola</strong> 50pg 535 356<br />

3 M. <strong>fructicola</strong> 0,025pg 0 0<br />

4 M. <strong>fructicola</strong> 500pg 535 356<br />

5 M. <strong>fructicola</strong> 50pg 535 356<br />

6 M. <strong>fructicola</strong> 0,025pg 0 0<br />

7 sano 0 0<br />

8<br />

M. fructigena+M. laxa<br />

50pg+50pg 402+351 0<br />

9 M. <strong>fructicola</strong> 100pg 535 356<br />

10 M. <strong>fructicola</strong> 0,025pg 0 0<br />

11 M. <strong>fructicola</strong> 50pg 535 356<br />

12 M. <strong>fructicola</strong> 500pg 535 356<br />

13 sano 0 0<br />

14<br />

M. fructigena+M. laxa<br />

50pg+50pg 402+351 0<br />

15 M. <strong>fructicola</strong> 100pg 535 356


I risultati ottenuti da ciascun laboratorio sono schematizzati in Tabella 16.<br />

Tabella 16 Risultati del ring test dei 4 laboratori partecipanti. I dati, espressi<br />

singolarmente per ognuna delle ripetizioni (I, II, III) di ciascun Metodo, indicano la<br />

corrispondenza (+) o la deviazione (-) dal risulto atteso<br />

Campioni<br />

Laboratorio 1 Laboratorio 2 Laboratorio 3 Laboratorio 4<br />

Metodo1 Metodo2 Metodo1 Metodo2 Metodo1 Metodo2 Metodo1 Metodo2<br />

I II III I II III I II III I II III I II III I II III I 1 II III I 2 II III<br />

1 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

2 + + + + + + + + + + + + + + + + + + - + + + + +<br />

3 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

4 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

5 - + + + + + + + + + + + + + + + + + - + + + + +<br />

6 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

7 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

8 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

9 + + + + + + + + + + + + + - - + + - - + + + + +<br />

10 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

11 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

12 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

13 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + +<br />

14 + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + + - + +<br />

15 + + + + + + + + + + - + + + + + + + - + + + + +<br />

1 I risultati di tale replica sono affetti da un controllo positivo che non ha amplificato, pertanto tale replica non<br />

è stata inclusa nell’analisi dei risultati<br />

33


L’analisi dei risultati è stata eseguita mettendo a confronto le corrispondenze dei dati ottenuti con<br />

quelli attesi (tabella 17) e calcolando le percentuali dei parametri di sensibilità diagnostica,<br />

specificità diagnostica, accuratezza relativa (tabella 18).<br />

Tabella 17. valori ottenuti dal “ring test” espressi come totali di Veri Positivi (VP),<br />

Veri Negativi (VN), Falsi Positivi (FP) e Falsi Negativi (FN)<br />

Risultati attesi<br />

Risultati Metodo 1<br />

Tabella 18. Risultato del Ring test del Metodo 1 e Metodo 2. Veri Positivi (VP), Veri<br />

Negativi (VN), Falsi Positivi (FP) e Falsi Negativi (FN).<br />

Parametri<br />

Sensibilità diagnostica - VP/(VP+FN)<br />

Specificità diagnostica - VN/(VN+FP)<br />

Accuratezza relativa - (VP+VN)/(VP+VN+FP+FN)<br />

Ripetibilità (concordanza)<br />

Riproducibilità (accordanza)<br />

34<br />

Risultati Metodo 2<br />

+ - tot + - tot<br />

+ 85 3 88 86 2 88<br />

VP FN<br />

FP VN<br />

VP FN<br />

FP VN<br />

- 0 77 77 0 77 77<br />

tot 85 80 165 86 79 165<br />

Valori %<br />

Metodo 1<br />

Valori %<br />

Metodo 2<br />

96% 97%<br />

100% 100%<br />

98% 99%<br />

99% 99%<br />

98% 98%


Isolamento<br />

La procedura standard per l'isolamento è di posizionare frammenti di materiale infetto (con o senza<br />

sterilizzazione di superficie) su un di una piastra di PDA acidificato con acido lattico o con<br />

antibiotico.<br />

Substrato di coltura<br />

Potato Dextrose Agar (PDA, Oxoid) (van Leeuwen & van Kesteren, 1998; De Cal e Melgarejo,<br />

1999).<br />

Caratteristiche di crescita su piastra<br />

SAGGIO MORFOLOGICO<br />

I tassi di crescita per M. <strong>fructicola</strong> su PDA a 22° C con 12-16 ore-luce UV vicino (320 -380 nm)<br />

sono di 9-20 mm in 24 ore (De Cal & Melgarejo, 1999), con una media attorno ai 13 mm (van<br />

Leeuwen & van Kesteren, 1998).<br />

Morfologia<br />

Ife: le ife primarie hanno pareti molto sottili, una lunghezza di circa 250 micron e 7-10 di larghezza<br />

con uno o più rami che si sviluppano prima del setto iniziale. I rami secondari e successivi sono<br />

spesso molto stretti.<br />

Conidi: blastici, formanti catene con il più giovane all'estremità distale, ellissoidali, ovoidali o<br />

limoniformi spesso con estremità tronca, 8 -28 × 5-19 micron (per lo più 12-16 × 8-11 micron), ialini<br />

(grigiastri in massa). Su agar-acqua di rubinetto (18 ore a 25° C), la maggior parte dei conidi forma<br />

un unico lungo tubo di germinazione non ramificato di 750-900 micron. I microconidi di solito si<br />

formano nella colonie più vecchie.<br />

Sclerozi: normalmente non si formano, ma i frutti infetti sviluppano degli strati stromatici che<br />

possono arrivare a sostituisce la maggior parte del pericarpo.<br />

Apoteci: si formano in modo irregolare sui frutti mummificati in primavera.<br />

Confronto con specie simili<br />

<strong>Monilinia</strong> fructigena ha grandi conidi (per lo più 17-21 × 10-13 micron), e forma spesso due tubuli<br />

germinativi per conidio.<br />

<strong>Monilinia</strong> laxa ha conidi di dimensioni simili a quella in M. <strong>fructicola</strong>, i tubi germinativi sono singoli<br />

ma brevi (150 -350 micron) e attorcigliati.<br />

Sono pubblicate diverse chiavi di riconoscimento morfologico. In questo studio è stata presa in<br />

considerazione la chiave sinottica di Lane (2002), basata sulle caratteristiche morfologiche delle<br />

colonie, per distinguere le tre specie M. <strong>fructicola</strong>, M. fructigena e M. laxa.<br />

Questo metodo prevede il posizionamento di tasselli di 4 mm di diametro, prelevati da<br />

colonie di 4 giorni cresciute su PDA a 22° C al buio, al centro di due piastre di PDA e<br />

incubate per 10 giorni a 22° C in 12 ore luce/12 h buio.<br />

35


Le colonie di M. <strong>fructicola</strong>:<br />

hanno una crescita rapida tanto da riempire piastre Petri da 9 cm già al 6-7 giorno.<br />

la sporulazione è molto abbondante, in anelli concentrici, con una colorazione da<br />

nocciola a nocciola chiaro.<br />

il margine della colonia è per lo più intero e la superficie della colonia liscia.<br />

croste stromatiche irregolari e/o sclerozi discoidi si possono sviluppare sulla<br />

superficie delle piastre o all'interno nelle colonie con più di un mese di età.<br />

Numerosi microconidi si possono formare in particolare ai bordi delle piastre Petri.<br />

La colorazione delle colture deve essere valutata secondo Rayner (1970).<br />

Confronto con specie simili<br />

<strong>Monilinia</strong> fructigena: nelle condizioni sopradescritte, le colonie di M. fructigena hanno<br />

bassi tassi di crescita (circa la metà di quella di M. <strong>fructicola</strong>). Il colore delle colonie di M.<br />

fructigena è giallo tendente al crema. M. fructigena ha una sporulazione assai scarsa.<br />

<strong>Monilinia</strong> laxa: nelle condizioni sopradescritte, le colonie di M. laxa hanno bassi tassi di<br />

crescita (circa la metà di quella di M. <strong>fructicola</strong>). M. laxa ha un margine marcatamente<br />

lobato e la superficie presenta delle caratteristiche rosette.<br />

Un contorno scuro è spesso associato ai petali delle rosette presenti nelle colonie.<br />

Le colonie a rosetta hanno l'aspetto di un fiore aperto, dovuto alla presenza di micelio in<br />

strati distinti l'uno sopra l’altro, che può essere riconosciuto sia nella parte superiore che<br />

in quella inferiore delle piastre. La sporulazione è scarsa.<br />

Tabella 18. Chiave sinottica di Lane: confronto tra le caratteristiche delle colonia di <strong>Monilinia</strong><br />

spp. da pomacee e drupacee. Colture cresciute su PDA al 4% incubate a 22° C a 12 h buio/12 h<br />

vicino-luce UV (320 -380 nm)<br />

1.Colore<br />

M. <strong>fructicola</strong> M. laxa M. fructigena<br />

Nocciola/nocciola<br />

chiaro (‘grigio’)<br />

36<br />

Nocciola/nocciola<br />

chiaro (‘grigio’)<br />

Giallo/crema<br />

2.Crescita in 24 h 9 – 20 mm 2 – 11 mm 0 – 12 mm<br />

3.Sporulazione Abbondante Sparsa Sparsa<br />

4.Anelli concentrici di spore Si No Qualche volta<br />

5.Margini lobati No Si No<br />

6.Presenza di rosette No (rara) Si No<br />

7.Rosette con archi neri No Si No


Nell’ambito del progetto il quadro sinottico di Lane è stato testato su 29 isolati presenti nella<br />

micoteca ER del CRA-PAV cosi suddivisi: M. <strong>fructicola</strong> (15 isolati), M. fructigena (6 isolati), M. laxa<br />

(8 isolati). È stata seguita la metodica descritta da Lane (2002) è i risultati sono riassunti nella<br />

tabella 19 sotto riportata.<br />

Tabella 19. Identificazione di 15 isolati di <strong>Monilinia</strong> spp con la chiave sinottica di Lane<br />

Isolati Numero totale Identificazione con<br />

la chiave sinottica<br />

37<br />

% di<br />

identificazione<br />

M. <strong>fructicola</strong> 15 10 66,7<br />

M. fructigena 6 2 33,3<br />

M. laxa 8 3 37,5<br />

La prova conferma l’inattendibilità della identificazione su base morfologica,<br />

rendendo necessaria la conferma con metodi molecolari.


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38


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39


Indice<br />

Descrizione della malattia pag. 2<br />

Metodologie diagnostiche 7<br />

Protocolli di <strong>diagnosi</strong> molecolare 10<br />

METODO 1 (Cotè et al., 2004) 13<br />

METODO 2 (Ioos e Frey, 2000) 17<br />

Uso dei controlli 20<br />

Confronto tra i due metodi 21<br />

Allegato 1 – Prove di verifica 22<br />

Validazione del Metodo 2 27<br />

Validazione del Metodo 1 29<br />

Ring test 31<br />

Saggio morfologico 35<br />

Bibliografia 38<br />

40

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