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librandosi<br />

letteratura_interattiva<br />

esordi letterari<br />

degli autori di domani


librandosi<br />

letteratura_interattiva<br />

esordi letterari<br />

degli autori di domani


Lo staff di Librandosi ringrazia di cuore tutti coloro che hanno aderito al progetto.<br />

In particolare grazie ai narratori di libri che hanno presenziato a Fahreneit 20021; grazie<br />

ai gruppi di lettura che hanno contribuito a costruire il convegno del 5 maggio, e grazie<br />

ai relatori che sono intervenuti; grazie agli instancabili che hanno preso parte ai Caffè<br />

Letterari del sabato mattina; grazie ai creativi partecipanti ai laboratori Le Voci dei Libri<br />

e Letteratura Interattiva; grazie agli operatori dei C.A.G. di Bollate; grazie agli immortali<br />

personaggi che vivono nei libri.


Il progetto Librandosi. come (ci) cambia il libro, nato dal bando della<br />

Fondazione Cariplo teso a promuovere percorsi di coesione sociale mediante<br />

le biblioteche di pubblica lettura, ha visto la collaborazione tra la<br />

cooperativa Il Grafo, la Biblioteca del Comune di Bollate, nudoecrudo<br />

teatro e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, dimostrando come<br />

Enti eterogenei e con finalità differenti possano individuare obiettivi comuni<br />

e lavorare insieme per raggiungerli.<br />

Molte le iniziative che hanno costellato la manifestazione: i Caffè letterari,<br />

i convegni Come cambia il libro e se un pomeriggio di maggio un lettore, il<br />

laboratorio sulla voce e gli spettacoli a cura di nudoecrudo teatro, la mostra<br />

e gli spettacoli della Fondazione Aida dedicati alla figura e al lavoro di<br />

Gianni Rodari.<br />

Con questa pubblicazione vogliamo rendervi partecipi del risultato del<br />

laboratorio di scrittura creativa rivolto agli adolescenti, che si è svolto in<br />

biblioteca a cura di nudoecrudo teatro.<br />

Leggere, scrivere di libri, giocare con le parole, e rimaneggiare secondo la<br />

propria sensibilità un incipit in un luogo che vuole essere vivace e accogliente:<br />

siamo sicuri che questo abbia reso più forte il legame fra i giovani<br />

e la loro biblioteca.<br />

L’Assessore alla Cultura<br />

Ubaldo Bartolozzi<br />

3


Nel progetto Librandosi. Come (ci) cambia il libro, abbiamo affrontato<br />

i cambiamenti che nuove tecnologie e media nascenti, nonché le trasformazioni<br />

economiche e delle forme espressive, hanno generato nel libro e<br />

nei lettori. E, al contempo, essendo profondamente convinti del ruolo di<br />

trasformazione sociale della cultura, ci siamo fatti promotori di cambiamento,<br />

favorendo lo scambio e la condivisione dei saperi, lo sviluppo di<br />

legami e relazioni sociali.<br />

Il libro, un oggetto apparentemente inanimato, ha raccolto e accolto persone<br />

che in modo diverso e a seconda degli interessi lo hanno a loro volta<br />

utilizzato come “pretesto” per ritrovarsi, conoscersi, aggregarsi: gli anziani<br />

al Caffè letterario, gli adulti e i ragazzi nei laboratori creativi i cui prodotti<br />

sono proprio i testi che presentiamo in questo libretto, il gioco in<br />

cui ciascuno degli intervenuti ha presentato e raccontato pubblicamente il<br />

libro preferito mescolando le proprie emozioni e curiosità a quelle di tutti<br />

i partecipanti.<br />

Ciascuno come meglio credeva e nel modo che più gli apparteneva: si<br />

sono così create occasioni sociali che speriamo continueranno a esistere<br />

nei prossimi anni.<br />

Il progetto Librandosi ha collegato molte persone al piacere della lettura<br />

e della scrittura. E lo ha fatto anche per il gruppo dei partner che ha<br />

gestito il progetto. Questo risultato lo consideriamo il suo vero valore aggiunto.<br />

Abbiamo condiviso l’interesse verso i libri, la passione nell’ascoltare le<br />

narrazioni degli anziani e dei ragazzi, il piacere della lettura ad alta voce<br />

e recitata e il piacere di quattro chiacchiere prima della riunione di pro-<br />

4


grammazione delle attività, perché è attraverso tutti questi canali che ci<br />

si (ri)conosce professionalmente continuando così a sviluppare idee e a<br />

collaborare.<br />

Lavorando insieme in questi ultimi due anni abbiamo riconosciuto che la<br />

coesione sociale è anche quotidiana e costante collaborazione tra colleghi.<br />

Un grazie a tutti<br />

Marta Bosi<br />

cooperativa Il Grafo, capofila del progetto<br />

p.s. Il desiderio è quello di continuare a offrire occasioni sociali alla portata<br />

di tutti, che questo percorso possa essere un modo per i singoli di appartenere<br />

a una città e a una comunità: poter andare in biblioteca perché<br />

è lì che ci si incontra a chiacchierare (ma non era un luogo dove stare in<br />

silenzio?).<br />

5


Il presente volume raccoglie i testi prodotti da ragazze e ragazzi bollatesi<br />

nel corso del laboratorio di scrittura creativa e lettura ad alta voce Letteratura<br />

interattiva. Condotto dagli attori-autori di nudoecrudo teatro<br />

nell’ambito del progetto Librandosi, il laboratorio ha avuto luogo presso<br />

la biblioteca di Bollate tra giugno 2011 e febbraio 2012, articolandosi in<br />

due moduli rivolti, rispettivamente, a preadolescenti e adolescenti.<br />

Attraverso un approccio ludico, teso a scardinare il “pregiudizio scolastico”<br />

sulla scrittura per ri-scoprirne le potenzialità espressive, fantastiche e<br />

po(i)etiche, il primo modulo laboratoriale ha coinvolto più di trenta ragazzi<br />

tra gli 11 e i 14 anni, perlopiù provenienti dai centri estivi del Comune.<br />

Considerati la limitatezza del tempo a disposizione, la giovanissima<br />

età e l’elevato turn over dei partecipanti, il programma si è basato su<br />

un’evoluzione di giochi ed esercizi verbali di crescente complessità. Nella<br />

seconda parte del volume, nella sezione esercizi, troverete le originali soluzioni<br />

e le fantasiose invenzioni attraverso le quali i partecipanti hanno<br />

risposto agli stimoli proposti.<br />

La seconda tranche di laboratorio, dedicata invece alla fascia di età 13-18<br />

anni, ha richiesto ai più maturi allievi un maggior impegno in termini di<br />

tempo, responsabilità e continuità. Forse per questo, solo pochi coraggiosi<br />

hanno portato a termine il percorso, consistente, questa volta, in un’introduzione<br />

teorico-pratica (molto pratica e ben poco teorica, in verità) alla<br />

scrittura narrativa. Campo sconfinato che abbiamo deciso di affrontare<br />

trattando un limitatissimo, interessantissimo aspetto. Essendo esordienti<br />

e dovendo pur cominciare da qualche parte, abbiamo scelto di partire<br />

dall’inizio, ovvero dai cosiddetti “incipit”. Alla lettura delle prime righe<br />

6


di racconti e romanzi (più o meno celebri, più o meno “per ragazzi”), che<br />

tanta parte hanno nella fortuna dell’intera opera, è seguita un’analisi condivisa<br />

dei contenuti e delle tecniche utilizzate dagli autori per introdurre<br />

la narrazione, per renderla accattivante, per invogliare il lettore a proseguire.<br />

A questo punto la parola è passata ai nostri autori in erba che, a<br />

partire da alcune concrete suggestioni letterarie, si sono cimentati nella<br />

stesura di incipit per romanzi immaginari.<br />

La prima sezione del libro, titolata esordi e divisa in quattro capitoli, uno<br />

per ciascuno dei giovanissimi esordienti, è ulteriormente suddivisa in tre<br />

diversi soggetti a seconda dello stimolo iniziale. Quarte per partire indica<br />

gli incipit generati dalla descrizione presente sulla quarta di copertina di<br />

un romanzo per ragazzi; in Falsi d’autore la suggestione iniziale è data dal<br />

titolo di un celebre romanzo; mentre in bluff l’input è dato da un titolo romanzesco<br />

inventato e suggerito da un compagno. È importante sottolineare<br />

che, laddove presente, il riferimento a libri reali ha avuto una funzione<br />

meramente evocativa: ai ragazzi, infatti, non veniva rivelato altro dei libri<br />

che l’elemento scelto per suggestionarne e liberarne la fantasia (la quarta<br />

di copertina, il titolo).<br />

Fin qui riguardo al volume che avete tra le mani. Ma il lavoro dei ragazzi<br />

non si è concluso con la redazione dei testi. Essendo Letteratura interattiva,<br />

come si diceva in apertura, un laboratorio non solo di scrittura creativa,<br />

gli autori si sono fatti attori e si sono sperimentati nella lettura ad alta<br />

voce dei propri incipit. Grazie alle competenze acquisite nel corso degli<br />

incontri, ai consigli dei conduttori e al lavoro di editing di un ingegnere<br />

del suono, hanno dato vita a una raffinata versione radiofonica dei testi<br />

7


che, in virtù della collaborazione con Fondazione Mondadori, sarà possibile<br />

ascoltare online sul sito portaletture.org assieme agli esiti del laboratorio<br />

di uso creativo della voce Le voci dei libri, rivolto agli adulti.<br />

Francesco Casanova e Alessandra Pasi<br />

nudoecrudo teatro<br />

8


esordi


<strong>Qui</strong> di seguito trovate le due quarte di copertina utilizzate dai ragazzi per gli esercizi di<br />

“quarte per partire”.


N.D. Wilson<br />

Le cento porte<br />

Rizzoli, Milano, 2009<br />

E se uno strano raschiare ti svegliasse nel cuore della notte? Se la tua stanza<br />

si affacciasse su un giardino dietro casa, forse ti comporteresti come Henry:<br />

occhi ben chiusi e una frase rassicurante per convincerti che stai solo<br />

sognando. Non è possibile che ci sia qualcosa dall’altra parte del muro, no?<br />

E se poi pezzi d’intonaco ti cadessero sugli occhi? Forse faresti di nuovo<br />

come Henry: alzeresti piano lo sguardo. E scopriresti che sulla parete, nascoste<br />

dietro un sottile strato di vernice, ci sono cento piccole porte, che<br />

conducono ad altrettanti mondi. Ma a quel punto, proprio come Henry,<br />

scopriresti anche che le porte, una volta aperte, non sempre si possono<br />

richiudere, e che le creature con le voci dolci e le unghie affilate che si nascondono<br />

lì dietro stanno cercando proprio te…<br />

Antonio Ferrara<br />

batti il muro<br />

Rizzoli, Milano, 2011<br />

Caterina è solo una bambina quando sua madre comincia a chiuderla<br />

in un armadio, al buio. È il segnale di una malattia che non assume mai<br />

manifestazioni violente, però infligge a Caterina questa pena ripetuta che<br />

non tocca invece alla sorella, chissà perché.<br />

11


Dentro l’armadio Caterina ha paura, all’inizio. Poi comincia a portare con<br />

sé un libro e una torcia elettrica, e tutto cambia.<br />

La lettura diventa lo strumento per contrastare la volontà della madre in<br />

modo sommesso. Caterina non urla, non protesta: rimane buona e zitta<br />

dentro la sua casetta di legno, al riparo, con i suoi libri. Sono le storie a<br />

salvarla. E sarà l’amore per i libri, un amore fedele e paziente, a dare infine<br />

un senso alla sua vita.<br />

12


i. quarte per partire<br />

Alice Pelagatta<br />

Le cento porte<br />

Mezzanotte e un minuto. Notte fonda. Silenzio.<br />

Tutto è al suo posto. Tutto è immobile. Tutto, eccetto quello stupido orologio<br />

in legno regalatomi dal babbo che, da quasi tre anni ormai, disturba<br />

i miei sonni profondi.<br />

Tic tac, tic tac, tic tac. Ripetitivo. Assordante. Nevrotico. Ho lasciato la finestra<br />

socchiusa. Non fa caldo, ma adoro addormentarmi con il misterioso<br />

ululato del venticello che mi ronza attorno. Un po’ minaccioso, forse,<br />

ma pur sempre rilassante.<br />

Questa notte c’è una strana brezza, diversa dal solito, non so. Le tende<br />

non stanno al loro posto, si gonfiano e si sgonfiano. Fa sempre più freddo.<br />

Sopporto per un po’ finché il primo brivido mi corre lentamente lungo<br />

la schiena. Mi alzo, chiudo la finestra accompagnandola lentamente, non<br />

voglio svegliare John.<br />

Torno a letto, ma ormai il sonno se ne è andato. Passano i secondi, passano<br />

i minuti. Ho la mente affollata di pensieri, strani pensieri.<br />

13


atti il muro<br />

La mamma è nervosa stasera, particolarmente nervosa. No, vi prego, non<br />

ditemi che sta per avere un’altra delle sue crisi! Come non detto.<br />

Ormai è impossibile conviverci: non c’è una sera che vada tutto liscio. Accumuliamo<br />

denunce su denunce da parte dei condomini. Io e Zoe viviamo<br />

nel terrore, sono giorni d’inferno!<br />

Insomma, sono un’adolescente, la mia vita avrebbe dovuto prendere un’altra<br />

strada. Perché sono diversa? Sì, diversa!<br />

Si sa, le mie compagne di classe non fanno altro che pensare ai ragazzi.<br />

Due volte alla settimana vanno a fare shopping, una volta al mese un viaggio.<br />

La loro vita è tranquilla e spensierata. La mia no!<br />

Io torno a casa da scuola e devo prendermi cura di mia madre. Darle la pastiglia,<br />

imboccarla, lavarla e tentare di tranquillizzarla quando sta per avere<br />

le sue crisi che, ormai, sono diventate il quarto componente della famiglia.<br />

Lo shopping? Non so nemmeno cosa sia.<br />

E i ragazzi? Be’, mai rivolta la parola a uno di quegli esseri. Ho il terrore<br />

anche solo a vederli, i maschi. Mi ricordano mio “padre”, se così si può<br />

definire l’individuo che mi ha messo al mondo.<br />

Dalla mia camera sento un colpo mai sentito prima. In sala trovo vetri per<br />

terra: mamma ha rotto un vaso! Urla, piange, dalla sua bocca escono parole<br />

incomprensibili. Non so che fare, vorrei aiutarla ma…<br />

No, non è il caso. Corre verso di me con gli occhi rossi, pieni di rabbia e<br />

lacrime che faticano a uscire.<br />

sbam! il buio.<br />

14


ii. falsi d’autore<br />

Cecità<br />

Una bocca per assaporare, un naso per odorare, due orecchie per sentire,<br />

mani per suonare. A lei bastava questo, nient’altro.<br />

Vivere nelle tenebre, immersa nell’oscurità per una vita intera non la spaventava<br />

affatto, anzi, lo “vedeva” come un’avventura. E in fondo che cos’era<br />

la sua esistenza se non un’avventura? Facile dire: quella è una scatola, quello<br />

è un fiore, quella è una torta di fragole e panna montata! Ma pensate alla<br />

bellezza di scoprirlo solo dopo averla toccata, dopo averlo annusato, dopo<br />

averla assaggiata.<br />

A lei bastava percorrere con le sue minute dita i tasti di un piano e tutto<br />

scompariva. O meglio, faceva la sua comparsa l’essenziale, invisibile agli<br />

occhi. Il suono della sua vita, un suono morbido, caldo, armonioso: la sua<br />

forza. Quando per guardare non serve vedere, quando l’immaginazione<br />

domina su tutto, quando per innamorarti delle cose, delle persone non<br />

serve vederle.<br />

Katy, lei ha tutto pur non avendo niente.<br />

La sua vita è perfetta così, nell’imperfezione ha trovato la perfezione.<br />

Solo quel piano era in grado di darle tutto ciò che voleva: grinta, coraggio,<br />

passione, determinazione, una motivazione per vivere.<br />

15


iii. bluff<br />

Le ombre luminose<br />

Ricordo perfettamente quel giorno.<br />

Mi divertivo a saltellare da ombra a ombra insieme a Chicco. Un piede<br />

fuori, squalificato! Ero un campione oramai: 21 vittorie consecutive per<br />

un montepremi totale di 46 caramelle, 12 partite al calcio balilla, un gelato<br />

con doppio spruzzo di panna montata e un biglietto dell’autobus. Non<br />

male, direi!<br />

Ricordo perfettamente quel giorno, quello strano giorno.<br />

Mamma aveva detto di rientrare, pioveva, ma io, testardo come sempre,<br />

non l’avevo ascoltata. No, dovevo battere il mio record…<br />

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i. quarte per partire<br />

Rajaa Rigada<br />

Le cento porte<br />

Come al solito mamma e il suo nuovo amico stavano litigando, stavolta<br />

per un banale quiz televisivo. Salii le scale con passo felpato ed entrai in<br />

camera mia tentando di attutire il cigolio della porta con le mani. Mi appoggiai,<br />

sospirando, alla parete ruvida color turchese, quasi completamente<br />

ricoperta di poster, anche sovrapposti, di Green Day e Coldplay.<br />

Diedi distrattamente un’occhiata in giro per decidere se era il caso di<br />

iniziare un lavoro di archeologia cercando di metter ordine. La scrivania<br />

era ricoperta di spartiti scarabocchiati e libri aperti, e la sedia era sepolta<br />

sotto un’ingente quantità di felpe. Senza dubbio chiunque fosse entrato<br />

non avrebbe avuto dubbi sull’identità dell’inquilino: era chiaro che fosse<br />

la stanza di un adolescente. Guardandomi attorno mi soffermai sullo<br />

specchio cercando di dare un’identità al corpo sconosciuto che mi si parava<br />

davanti. Un metro e ottantacinque d’altezza, fisico asciutto, capelli<br />

neri e sempre spettinati, soprattutto dalle sedici in poi, pelle abbronzata<br />

per le continue ed estenuanti corse sotto il sole e gli occhi blu, dallo<br />

sguardo spesso corrucciato, di mia madre. Feci un altro sospiro e mi<br />

buttai sul letto, ancora completamente vestito. Fui svegliato da fastidiosi<br />

17


isbigli, seguiti da scricchiolii e tonfi sordi. Chiusi gli occhi e vi premetti<br />

i pugni contro. Sentii l’odore della vernice mentre mi cadevano addosso<br />

pezzi di intonaco dal soffitto, mi dissi di non fare il codardo e lanciai<br />

qualche imprecazione contro quella casa fatiscente. Quando riaprii gli<br />

occhi mi si riempirono di stupore e terrore puro nel vedere l’assurdità<br />

che avevo davanti.<br />

ii. falsi d’autore<br />

Parigi, 21 settembre<br />

ogni cosa è illuminata<br />

La cosa più triste dell’anima dei parigini è il continuo grigiore che si portano<br />

dietro. Così quando conobbi lei, Rachelle – con l’animo puro e il sorriso<br />

più splendente di mille soli incandescenti – rimasi stupita dalla irrefrenabile,<br />

incancellabile, incredibile soprattutto, aura di vita che da quel fiore<br />

di gelsomino emanava.<br />

La incontrai per la prima volta una sera come questa, esattamente un anno<br />

fa, lungo Boulevard Haussmann, sapete? Ma rimasi talmente impressionata<br />

dalla sua sola presenza che di quella sera non ricordo quasi nulla che<br />

non abbia a che fare con lei. Indossava un cappottino verde, lungo fino al<br />

ginocchio, con una forma a campana dal quale sbucavano due gambette<br />

magre con ai piedi delle polacchine grigie, sporche di fango, due mani me-<br />

18


avigliose dalle dita lunghe e lisce con unghie perfette. Mai più in vita mia<br />

avrei visto mani del genere.<br />

Soprattutto ricordo uno splendido viso ovale, con occhi grandi color<br />

miele e lunghe ciglia, una bocca da cherubino con un nasino fine, tipicamente<br />

francese, gote rosse e sguardo sorpreso, allora come in ogni altro<br />

momento della sua vita, tranne quando dormiva, il mio angelo. Sembrava<br />

così innocente, allora: una “bambina” di 15 anni, bassa e magra, dai<br />

lunghi capelli legati in una treccia, che illuminava tutto intorno a sé.<br />

E quando, all’alba del giorno dopo, inspiegabilmente, arrivammo ad ammirare<br />

la Tour Eiffel dal tetto di un palazzo insignificante in un vicolo sconosciuto,<br />

fui quasi addolorata nell’accorgermi che, oramai, era lei il sole<br />

che rischiarava la mia esistenza.<br />

Le tristi vicende che hanno portato il mio sole a offuscarsi irrimediabilmente<br />

per poi spegnersi sono il contenuto che porgo ai miei lettori con le<br />

spalle basse e gli occhi a terra.<br />

sputerò sulle vostre tombe<br />

Anime di peccatori, usurpatori, ladri, bugiardi e seguaci dei sette vizi capitali,<br />

prestate attenzione!<br />

I vecchi hanno sempre ragione, anche a costo di cambiare le leggi della fisica<br />

e della genetica, quindi quel che dico è legge. Arrivato alla mia veneranda<br />

età sono pronto a mettervi in guardia contro i demoni che imperverseranno<br />

nel vostro animo, decisi a conquistare ogni singolo sprazzo di luce divina<br />

che comparirà in voi per poterla distruggere con gli effluvi del loro fetore!<br />

19


Iniziamo dai vizi, progenitori di tutti i mali, di tutti i dolori.<br />

IRA: essa è la forma più semplice per mettere al mondo la parola del Demonio!<br />

LUSSURIA: chi desidera troppo le carni finirà per bruciare vivo sul fuoco<br />

del desiderio!<br />

GOLA: vittime del cibo e dell’alcol, deboli più di voi mai se ne vedranno.<br />

E contro chi non ha la forza di ascoltarmi punto il dito e urlo: “Pigro, l’AC-<br />

CIDIA è la tua consorte!”.<br />

E tu, AVARO, tu che nascondi le tue ricchezze al mondo per non goderne<br />

neanche in privato, sappi che morrai solo e povero, esattamente come sei<br />

nato.<br />

Davanti alla SUPERBIA m’inchino e chiedo grazia. Mi avete creduto, idioti?<br />

Le lusinghe affilano il vostro orgoglio e ottundono il vostro intelletto.<br />

La vostra è la razza più miserabile e state certi che i forconi dei malefici<br />

toccheranno anche a voi!<br />

Ammonisco gli INVIDIOSI poiché, quando avranno ciò che desiderano,<br />

si accorgeranno che era meglio vivere senza.<br />

E agli uomini che sono in procinto di diventare esseri dissoluti voglio raccontare<br />

cosa successe ai disgraziati che ebbero la stessa malaugurata idea.<br />

Vi lascio agli incubi di questi sventurati con un solo monito: peccate e io<br />

sputerò sulle vostre tombe!<br />

20


iii. bluff<br />

Paradiso infernale<br />

Avete presente le illustrazioni dei libri medievali, quelle dove ci sono demoni<br />

con le zampe di capra, busto d’uomo, corna e coda? Ora immaginate<br />

di stamparne una in dimensioni reali, diciamo un metro e ottanta per uno<br />

e venti, di metterla in una cornice, di appenderla alla vostra altezza, di<br />

chiudere gli occhi. Quando li riaprite vi trovate davanti un umano uguale<br />

a voi che vi fissa sconcertato mentre voi siete rinchiusi nel corpo di questo<br />

diavolo schifoso e puzzolente. Per lui sarà il paradiso, per voi l’inferno.<br />

Ora assimilate l’idea e provate a capacitarvi del fatto che, approssimativamente,<br />

questo è ciò che è successo a me.<br />

21


i. quarte per partire<br />

Antonio Stefano Di Conza<br />

batti il muro<br />

Eccomi qui, come ogni sera, davanti alla mia piccola fedele agenda in cuoio<br />

marrone, con una lampada che illumina e mette a fuoco i miei flebili<br />

ricordi. È una piccola torcia, portatile, alimentata a corrente, che mi aiuta<br />

a vedere il foglio, ora bianco, ora macchiato dalla scia della penna. Macchiato<br />

indelebilmente dai ricordi, dalla gioia, dalla tristezza, dalle risate e<br />

dalle lacrime dei miei lunghi pianti. Una scia che non finisce mai.<br />

Inesorabilmente i ricordi irrompono nella mia mente ormai vecchia e affaticata<br />

come un fiume in piena che devasta ogni cosa che incontra. Mille<br />

emozioni invadono la mia testa. Oramai l’unico modo per sfogarmi è immergermi<br />

nella scrittura e nella lettura come facevo da bambina.<br />

Oh, quanti ricordi mi evoca la figura del bambino.<br />

Quando, dimentica di tutto e tutti, incontro per i viali spogli e per i parchetti<br />

del mio piccolo paese i bambini che corrono felici e spensierati,<br />

provo un’irrefrenabile invidia mentre sul mio viso segnato dalla vecchiaia<br />

appare un enorme e involontario sorriso.<br />

23


ii. falsi d’autore<br />

La famosa invasione degli orsi in sicilia<br />

Ve lo ricordate il detto: “Sembra la famosa invasione degli orsi in Sicilia”?<br />

Ma voi lo sapete da dove arriva? No? Be’ dai, ve lo racconto io.<br />

Un’antica leggenda racconta di una strana invasione, si presuppone di<br />

orsi per l’appunto, in un piccolo paese siciliano. Si narra che a quei tempi<br />

regnasse un potente signore, un dittatore, un re spietato, crudele e senza<br />

cuore. Si dice che costui fosse molto temuto da tutti e che nessuno osasse<br />

né contraddirlo né sottovalutarlo. Era un uomo sulla quarantina, alto, dagli<br />

occhi azzurri, di ghiaccio. Aveva voce rauca e potente, d’un tono deciso:<br />

la sua voce non tentennava mai.<br />

Non aveva figli né moglie né donne. La sua crudeltà veniva alimentata<br />

dall’odio verso le persone povere e pareva provare conforto solo nell’uccidere<br />

e nel creare sofferenza.<br />

Prostrata dall’umiliazione e dal dolore, la popolazione del villaggio si rivolse<br />

al proprio dio chiedendo una mano, un aiuto, una qualche illuminazione<br />

che potesse mettere fine a questa tirannia.<br />

Non successe nulla per uno, due, tre giorni. Per una settimana, un mese,<br />

proprio nulla. Assolutamente nulla per un tempo che parve infinito sino a<br />

quando, da un giorno all’altro e senza alcun preavviso, un’orda di mille orsi<br />

bruni inferociti, dallo sguardo terrificante e dagli artigli affilati, si riversò in<br />

paese e, in una sola notte, assassinò tutte le persone che appoggiavano il re.<br />

24


Guardie, mercenari, luogotenenti, ammiragli, ministri, prefetti, gabellieri<br />

furono fatti fuori senza pietà. E infine, con un taglio netto della gola, anche<br />

il re fu ucciso.<br />

1984<br />

Ah, gli anni ’80, quelli sì che erano anni! I dieci anni che, più di tutti,<br />

hanno segnato la mia stupenda vita. Ricordo benissimo i tempi nei quali<br />

mi divertivo con niente: un pallone, un pezzo di gesso colorato per<br />

disegnare una campana o una corda da saltare. Non c’era Internet, né<br />

telefonini, né reality show. Per conoscere le notizie bisognava aspettare<br />

il telegiornale, ricorrere a mitiche e indimenticabili ricerche fatte in<br />

polverose biblioteche e trascorse per la maggior parte del tempo ridendo<br />

sui libri.<br />

Sono stati dieci anni pieni di cadute e ginocchia sbucciate curate alla<br />

meno peggio con il mercurio cromo. Di polmoniti sfiorate grazie a corse<br />

clandestine in mezzo al paese con la maglia inzuppata di pioggia e sudore.<br />

Pomeriggi interi passati a mangiare pane e nutella o pane e marmellata<br />

fatta in casa dalla nonna.<br />

Forse siamo stati gli ultimi bambini davvero ingenui: per noi non esistevano<br />

doppi sensi e bastava uno sguardo a farci arrossire mettendoci in<br />

imbarazzo davanti a tutti. Con 1000 lire ci sentivamo ricchi e passavamo<br />

un’intera giornata in sala giochi. 10.000 lire sembravano una cifra astronomica<br />

quando un ghiacciolo costava 200 lire e un pacchetto di figurine<br />

50. Con due biglie trascorrevamo lunghi pomeriggi mentre il “mondo re-<br />

25


ale” ci sfiorava appena. Serate a vedere il tempo delle mele ed E.T. e come<br />

non ricordare John Belushi in The blue’s brothers? Pomeriggi a cantare U2,<br />

Dire Straits e Police.<br />

26


i. quarte per partire<br />

Martina Yara Pasquali<br />

batti il muro<br />

Le urla, le spinte, una porta sbattuta e poi… solo il buio.<br />

Quel buio cieco che ti fa perdere l’orientamento. Quel buio che non fa altro<br />

che farti sentire ancora più solo. Quel buio che attutisce ogni rumore<br />

esterno, che fa paura!<br />

Quel buio così nero che ti fa dimenticare i colori.<br />

Non capisco e non capirò mai perché mi spettasse quel buio. Non credo<br />

neanche ci sia una vera ragione. Eppure, ogni giorno, alla stessa ora, quel<br />

buio mi aspettava.<br />

ii. falsi d’autore<br />

La pioggia prima che cada<br />

Si sente, quando sta per succedere, a volte anticipato da rumori lontani.<br />

Si sente, e nell’aria si avverte una strana umidità, qualcosa di insolito che<br />

inquieta.<br />

27


Tutti lo sentono, soprattutto gli uccelli, che cominciano a volare con movimenti<br />

rotatori, in cima a campanili o intorno a comignoli. Girano, girano sempre<br />

più velocemente, ognuno nella propria direzione senza mai scontrarsi.<br />

Il cielo cambia colore. A volte sono solo le nuvole ad assumere varie tonalità<br />

grigiastre. Ma, altre volte, è il cielo intero a essere coperto da un manto<br />

blu scuro, quasi viola, dipinto da “figure” che si muovono e si scontrano.<br />

E sono quelli gli attimi in cui ti metti a pensare. Quei minuti nei quali ti<br />

aspetti che, da un momento all’altro, potrebbe cambiare il mondo. Quegli<br />

istanti in cui non sai cosa fare: se rifugiarti sotto un albero o aspettare che<br />

le gocce comincino a bagnare la terra. È in quei momenti che si sente la<br />

pioggia prima che cada.<br />

La linea d’ombra<br />

Ogni volta che una qualsiasi luce, proveniente da qualunque sorgente, ci illumina,<br />

spunta lei. C’è sempre e ci segue con movimenti paralleli ai nostri.<br />

È buia, non ritrae di noi i particolari ma solo i contorni eppure è lì, sempre,<br />

anche se a volte non ce ne accorgiamo. È la nostra immagine oscura<br />

che ci segue quando siamo illuminati.<br />

Quello era un comune pomeriggio di primavera, il sole ormai aveva oltrepassato<br />

il punto più alto del cielo e io ero al parco che facevo la mia solita<br />

camminata. I bambini giocavano allegri e le mamme sedevano chiacchierando<br />

della quotidianità che annoia le loro vite. Tutto pareva normale.<br />

Notai che la mia stringa era slacciata. Abbassai lo sguardo e mi accorsi<br />

solo allora che non c’era. Non c’era più. La mia ombra era sparita.<br />

28


esercizi


Non proprio il nome proprio<br />

Per scaldarci abbiamo iniziato a giocare con il nostro nome, la parola che,<br />

forse, più ci è familiare e ci siamo divertiti a vezzeggiarlo, diminuirlo, allungarlo,<br />

storpiarlo, rovesciarlo, trasformarlo in altre parole.<br />

Ali<br />

Ecila<br />

Alluce<br />

Acciuga<br />

Lilly<br />

Aidil<br />

Olivia<br />

Lido<br />

Lidl<br />

alice<br />

Lidia<br />

Marti<br />

Martin<br />

Martinuzza<br />

Fede<br />

Chicca<br />

Fedele<br />

Frederick<br />

Federica<br />

Martina<br />

Filippo<br />

Myriam<br />

Marta<br />

Marti<br />

Tina<br />

Martinella<br />

Martinisia<br />

Martedì<br />

Marzia<br />

Marziana<br />

Filo<br />

Pone<br />

Pippo<br />

Oppilif<br />

Felipe<br />

Myri<br />

Mynny<br />

Anitram<br />

31


Autoritratti acrostici<br />

L’acrostico è un componimento in cui le lettere iniziali di ciascun verso formano<br />

un nome o una frase. noi li abbiamo composti scrivendo in verticale<br />

i nostri nomi e cercando per ogni lettera un aggettivo che ci definisse. siamo<br />

giunti così a costruire degli “autoritratti acrostici”.<br />

Lenta<br />

Impacciata<br />

Decisa<br />

Intelligente<br />

Amichevole<br />

Impensabile<br />

Virile<br />

Affidabile<br />

Nervoso<br />

Astuta<br />

Loquace<br />

Intelligente<br />

Carina<br />

Esuberante<br />

32<br />

Matta<br />

Allegra<br />

Ricca<br />

Testarda<br />

Impossibile<br />

Nervosa<br />

Affettuosa<br />

Felice<br />

Incosciente<br />

Ligio<br />

Ignorante<br />

Pasticcione<br />

Pazzo<br />

Ostinato<br />

Affettuosa<br />

Leziosa<br />

Importante<br />

Contenta<br />

Emozionata<br />

Felice<br />

Emotiva<br />

Determinata<br />

Estroversa<br />

Rumorosa<br />

Intelligente<br />

Cocciuta<br />

Affettuosa<br />

Mora<br />

Allegra<br />

Rumorosa<br />

Testarda<br />

Impicciona<br />

Nervosa<br />

Affettuosa<br />

Mitica<br />

Importante<br />

Ribelle<br />

Impossibile<br />

Affettuosa<br />

Maliziosa


Acrostici poetici<br />

dopo esserci scaldati con gli autoritratti abbiamo cercato di costruire una<br />

frase poetica a partire dai nomi propri e da alcuni nomi comuni che sentiamo<br />

vicini.<br />

l i d i a a l i c e a.<br />

uce<br />

nfinita<br />

i<br />

mmensa<br />

lba<br />

scoltando<br />

’<br />

mportante<br />

ercherai<br />

spetterai<br />

g i o v a n i<br />

r a g a z z i<br />

rande<br />

mponente<br />

nnipossente<br />

oce<br />

rriva<br />

ostalgica<br />

mprovvisamente<br />

agazzi<br />

rbitrano<br />

are<br />

nche di<br />

anzare e<br />

ebre<br />

ncessantemente<br />

33


34<br />

Pseudonimi anagrammi<br />

L’anagramma è il risultato del cambiamento di posto delle lettere di una o più<br />

parole compiuta in modo da creare altre parole o frasi. abbiamo anagrammato<br />

il nostro nome e cognome per costruirci dei fantasiosi pseudonimi. Qualcuno<br />

poi è riuscito addirittura a costruire una frase o delle parole di senso compiuto.<br />

Omar Zahaf<br />

Moaz Rahaf<br />

Raoam Fazh<br />

Alice Rizzi<br />

Zirla Cizei<br />

Zia Recilzi<br />

Izzi Le Acri<br />

Alice Asara<br />

Iara Casera<br />

Seria Alaca<br />

Casale aria<br />

Marco Pennelli<br />

Pene Maroni<br />

Premi Cannello<br />

Carne Peloni<br />

Simone Santini<br />

Tomi Nissannie<br />

Ossi Nemanniti<br />

i mi non sensati<br />

Lidia Bertolotti<br />

Loditi Tortibale<br />

Attilo Drebloti<br />

balli, dotti e tori<br />

Clara Hazzan<br />

Rana Nazzah<br />

Clara, ha Z?<br />

anz!<br />

Beatrice Siriani<br />

Bacerine Trinisia<br />

Bantisa Renirenici<br />

sirena,tre bacini!<br />

Antonio<br />

Torcasio<br />

Astoci Arditno<br />

Narcotito Sao<br />

Daniele Bacullo<br />

Canice Belludo<br />

Cedo una labile<br />

Culone da balie<br />

Jacopo<br />

Lambertini<br />

Jocapo<br />

Rimbantile<br />

Rompiamo<br />

Lateblij<br />

Torna, amico<br />

Jeplib!<br />

rimani topo,<br />

Jecale!<br />

Efrem Galliera<br />

Fregals Merale<br />

Male Felergilar<br />

Mele fra regali<br />

Diego Bisaglia<br />

Gigio Abelngiad<br />

Dabio Gigelsi


Logogrifi di nome e cognome<br />

il logogrifo è un gioco enigmistico consistente nel formare parole di varia<br />

lunghezza utilizzando solo alcune delle lettere di una parola di partenza.<br />

Una sorta di anagramma parziale, insomma. Mentre nell’anagramma è necessario<br />

adoperare tutte le lettere della parola di partenza, nel logogrifo se ne<br />

usano solo alcune. avendo a disposizione solamente il patrimonio di lettere<br />

che compongono il proprio nome e cognome, ciascuno ha creato un proprio<br />

“personalissimo” vocabolario attingendo al quale ha costruito una frase, un<br />

verso, una poesia.<br />

Lidia Bertolotti<br />

Alice Pozzi<br />

Martina Savo<br />

Federica Pasqualino<br />

L’ira di Dio dota l’attore di dote.<br />

L’oca Zoe piace alla zia.<br />

Zoe copia!<br />

Il rasta ha riso di rosa.<br />

Io amo la mia risata.<br />

Io son nata al mar.<br />

L’orefice dà una forcina d’or a Pina.<br />

35


36<br />

Ivan Jack Mori<br />

Myriam Baston<br />

Andrea Bartolo<br />

Rocki in coma per un car carico di<br />

cori.<br />

Il ricco nei mari dell’Irak.<br />

Il “macio” in cima al rock.<br />

Io sto da Mara.<br />

Il mio minimo.<br />

La dea ha una rana dentro la botola.


Nomi, rime e ritmi<br />

Ci siamo spinti sul terreno poetico con questo semplice gioco utile per apprendere<br />

i primi rudimenti del metro e della rima. il primo verso è costituito<br />

da nome e cognome, il secondo l’abbiamo inventato scovando una rima<br />

baciata, nel terzo abbiamo invertito cognome e nome, nell’ultimo abbiamo<br />

cercato la nuova rima. L’orecchio ci ha guidato anche a mantenere una stessa<br />

misura metrica, cioè uno stesso ritmo.<br />

Hassane Bara<br />

Va in viale Zara<br />

Bara Hassane<br />

Va fin dal cane.<br />

Giada Bigotti<br />

Cattura i cagnotti<br />

Bigotti Giada<br />

È meglio che vada.<br />

Luca Gagliano<br />

Va sempre piano<br />

Gagliano Luca<br />

Cade nella buca.<br />

Manuel Gagliano<br />

Abita al primo piano<br />

Gagliano Manuèl<br />

Usa sempre il cèl.<br />

William Venegoni<br />

Parla coi piccioni<br />

Venegoni Williàm<br />

Vive a Birmingham.<br />

Samuele Marazzi<br />

Il re dei pazzi<br />

Marazzi Samuele<br />

Che mangia le mele.<br />

Mirko Glelacca<br />

Si mette la lacca<br />

Glelacca Mirko<br />

Non va spesso al circo.<br />

Lidia Bertolotti<br />

Vende cappotti<br />

Bertolotti Lidia<br />

Vive d’invidia.<br />

Luca Farina<br />

Divora la polentina<br />

Farina Luca<br />

Disarma il bazooka.<br />

Alice Asara<br />

È una zanzara<br />

Asara Alice<br />

Ride felice.<br />

37


38<br />

Tautogrammi<br />

Un tautogramma è un componimento nel quale tutte le parole mantengono<br />

la medesima lettera iniziale.<br />

ne abbiamo costruiti alcuni a partire da due nomi e un verbo (chiudendo un<br />

occhio su articoli, pronomi, preposizioni…).<br />

D: Diana diario dormire<br />

Durante il dì Diana danza della dance. Dopo descrive al suo diario la domenica<br />

a Domodossola.<br />

Durante la domenica Diana danza. Nel diurno digiuna e dopo descrive al<br />

suo diario il dì a Domodossola.<br />

Mentre dorme dirige il suo dolente desiderio di donare denaro ai drogati.<br />

Diana descrive il dì al suo diario dopo aver dormito. Diana dorme a Domodossola<br />

con il suo diario. Il dì dopo incontra Dino e decidono di donare<br />

un dattero a Danila.<br />

In Danimarca dormono, a Domodossola dormono, dormono e non destano<br />

Dario e Diana.<br />

A danza Daniela dorme, Diana la desta.


Diana dorme con il diario che Dario dà a Diana domenica. Diana dà a<br />

Dario un drago disegnato su un diario.<br />

Diana descrive un diario di danza, dapprima per dormire davanti a un dilemma<br />

difficile, dopo per danzare una danza drammatica derivante dalla<br />

Danimarca. Dopo un desiderio delirante si desta.<br />

Diana diede un dado dorato al suo don Dino. Per due decenni doveva darglielo.<br />

Diana divaricando i due divani decise di depositare tra i divani il<br />

suo diario. Diana per un dì non dormì.<br />

F: Fabio fare flauto<br />

Fabio fu un filosofo, ma poi, fissando la finestra, fece una favola in una<br />

festa con un flauto.<br />

P: Porco porto pungere<br />

Un porco si punge in un porto e non potendo piroettare si punge pure i<br />

piedi parlando portoghese a Pisa mentre i Portogallesi parlano pisano.<br />

M: Mara Milano mangiare<br />

Mara mangia le mele. Mentre mangia, mostra Milano ai suoi amici che<br />

sono matti e molto maligni. Milano è mostruosa ma molto moderna.<br />

39


40<br />

T: Toro Tarzan tormentare<br />

Il toro e il torero sono tormentati da tante teorie sulle torte. Tarzan tira un<br />

tonto sul toro che torna trotterellando dal torero.<br />

T: Tarquinio tazza tornare<br />

Tarquinio il taciturno torna a Tonga da Timor Est. La tazza torna nella<br />

tabella di Tarquinio.<br />

A: Antonio aiuola aiutare<br />

Antonio aiuta Alessio ad arrivare ad Arceus. Antonio annaspa nell’aiuola.<br />

Accorre in aiuto Antonia.<br />

F: Formica formaggio fornire<br />

La formica Francesca fornì alla sua famiglia una fornitura di formaggi<br />

francesi. Ma Francesca aveva finito il formaggio anche a Franca e quindi<br />

fornì anche la famiglia di Franca.


Filastrocche con cambi finali<br />

in enigmistica il “cambio” rappresenta l’insieme degli schemi in cui, per modificare<br />

una parola in un’altra, viene cambiata una lettera. noi abbiamo prima<br />

giocato in cerchio a passarci parole trasformandole attraverso il cambio<br />

di una lettera. Poi ciascuno ha provato a costruire una sorta di filastrocca<br />

lasciando le parole mutate alla fine del verso.<br />

Ho visto un<br />

beveva un<br />

E guardava<br />

Dentro il<br />

Due ore fa<br />

Masticava una<br />

Dallo spavento moriva una<br />

Lanciando una<br />

Combattendo una<br />

Di soldi ne ha spesi una<br />

Per vedere il cartone di<br />

Che mungeva una<br />

Nella città di<br />

Claudia è<br />

Ha mangiato un cibo che<br />

morto<br />

mirto<br />

Mirco<br />

circo.<br />

circa<br />

cicca<br />

ricca<br />

picca<br />

pecca<br />

pacca<br />

Pucca<br />

mucca<br />

Lucca.<br />

ricca<br />

picca<br />

41


Però spesso<br />

Perciò mi dà sempre una<br />

E guarda spesso la<br />

Mentre munge la<br />

Si avvia verso<br />

Dove c’è un cane che<br />

Vorrebbe andare a<br />

Anche se è nato a<br />

Ho incontrato una ragazza<br />

Era<br />

Al bar prenderò una<br />

Mi siederò, slaccerò la<br />

C’è la ragazza che<br />

Più che altro mi pare<br />

Sono andata in<br />

Ho chiuso la<br />

Ho mangiato un pezzo di<br />

Mi dicono che sono<br />

E<br />

Allora mi sono fatta la<br />

Sulla<br />

Ho visto un gabbiano che<br />

Che sono<br />

42<br />

pecca<br />

pacca<br />

Pucca.<br />

mucca<br />

Lucca<br />

lecca<br />

Lecce<br />

Lecco.<br />

tonta<br />

tinta.<br />

pinta<br />

cinta.<br />

canta<br />

tanta.<br />

posta<br />

porta<br />

torta<br />

tonta<br />

tosta.<br />

tinta.<br />

Pinta<br />

canta<br />

incinta.


Son salito sulla<br />

Dal porto si vede la<br />

Sulla nave ella<br />

Ma è brutto il brano<br />

Prega sempre Maria<br />

Riveste la statua con la<br />

È diventata<br />

Alla fine è<br />

Nel Mar<br />

Sono andata in<br />

Ho aperto la<br />

E ho dato la<br />

Che era molto<br />

Mi han detto che ero<br />

Ma ho fatto solo la<br />

Su una barca chiamata<br />

Chiusa con una<br />

Dove c’è mia mamma che<br />

Un brano chiamato<br />

Pinta<br />

cinta.<br />

canta<br />

“Tanta”<br />

santa<br />

manta,<br />

matta.<br />

morta<br />

Morto.<br />

posta<br />

porta<br />

torta<br />

tosta.<br />

tonta<br />

tinta<br />

Pinta<br />

cinta<br />

canta<br />

“Tanta”.<br />

43


44<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Questo è un semplice gioco proposto dal grande Gianni rodari nel suo celebre<br />

Grammatica della fantasia.<br />

si gioca in gruppo e a voce. La formula iniziale è immutabile, poi ognuno<br />

aggiunge un verso.<br />

al cambiare del luogo di provenienza cambiano le rime e lo sviluppo della<br />

filastrocca.<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Un tale di Milano<br />

Che mentre parlava<br />

Guardava la sua mano.<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Un tale di Bollate<br />

Che camminava sulle grate<br />

Mentre mangiava le patate.<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Un tale di Inzago,<br />

Faceva passare un cammello<br />

Per la cruna di un ago.<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Un tale di Maiorca<br />

Che mentre dormiva<br />

Sognava un’orca.<br />

Ho conosciuto un tale<br />

Un tale di Quarto Oggiaro<br />

Che quando ballava<br />

Pensava al Kilimangiaro.


Binomi fantastici<br />

anche questo gioco-esercizio è stato ideato da rodari e descritto in Grammatica<br />

delle fantasia. il principio del binomio fantastico è che il potenziale<br />

creativo di una singola parola cresce quando ne incontra una seconda che<br />

la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine. ogni partecipante<br />

ha scritto una singola parola su un foglietto che è stato raccolto in una<br />

cesta insieme agli altri. Completata questa operazione, abbiamo estratto<br />

le parole a due a due dal mucchio. Una volta individuate le due parole,<br />

esse sono state legate da un nesso logico. È bastato introdurre tra di loro<br />

una preposizione per farlo. dopo avere sperimentato diverse possibilità<br />

ciascuno ha inventato una storia con il nesso (il)logico che trovava più<br />

stimolante.<br />

Binomio: fiore-cane<br />

Fiore contro cane<br />

C’era un cane che odiava i fiori e che, ogni volta che ne vedeva uno, lo<br />

squarciava. Un giorno vide una rosa carnivora. Cercò di morderla, ma la<br />

rosa contrattaccò. I due combattevano all’ultimo sangue. La rosa morsicò<br />

il cane e da quel giorno il cane lasciò in pace qualsiasi fiore.<br />

45


Binomio: invenzione-acqua<br />

L’invenzione per l’acqua<br />

In un paese lontano l’acqua era conservata egregiamente, fino a quando<br />

un cavaliere ladro rubò la grossa tanica che conteneva il liquido vitale.<br />

Così il re di quel paese, Zizino, disse che chi sarebbe riuscito a riportare<br />

l’acqua sarebbe diventato il successore che non poteva avere. Provarono<br />

tutti i nobili ricchi e potenti che stimavano solo il potere e non anche la<br />

propria vita. Ma un giorno tentò un povero lurido, vestito di stracci. Aveva<br />

ragionato per anni e alla fine aveva trovato una soluzione: un sistema<br />

circocentrico posto in discesa che da un fiume andasse in ogni capanna…<br />

Lo chiamò “tubi”. Propose l’idea al re, che, abituato a bere tanto, stava morendo<br />

di sete. Questi acconsentì così il poveretto lavorò per cinque giorni<br />

e sei notti finché non ebbe finito…<br />

Da quel giorno quel paese lontano prese per sempre il nome di quel poveretto,<br />

o meglio, del futuro re che aveva salvato i suoi abitanti: “Lugos!”.<br />

Binomio: gufo-mobile<br />

Gufi con mobili<br />

C’era una volta un pianeta strano dove c’erano campi e alberi. Sopra agli<br />

alberi vivevano dei gufi strani che avevano dei cassetti dove tenevano i<br />

propri figli. Invece nei campi c’erano dei mobili abbandonati, anche quelli<br />

strani, che facevano versi strani, tipo versi dei gufi, e avevano le orecchie<br />

46


da gufo. Gufi e mobili vivevano pacificamente insieme. Un giorno una popolazione<br />

estranea lanciò una bomba nel campo, allora i gufi difesero i<br />

mobili e le due popolazioni si unirono ancora di più.<br />

Binomio: chitarra- astronauta<br />

L’astronauta per la chitarra<br />

C’era una volta un qualunque chitarrista di nome Fred, denominato anche<br />

Freddy il Rocker dai suoi amici e fan. Suonava in una band chiamata Soul<br />

of Spark. Freddy viveva in una piccola cittadina dove tutti lo conoscevano<br />

per la sua bravura nel suonare e nello sfasciare le cose.<br />

Un giorno, quando stava per andare a registrare il suo ultimo disco ebbe<br />

un forte desiderio di esprimere a tutti la sua anima, di far sentire per cosa<br />

viveva. Così il suo cervello lo portò a una decisione mai presa prima: andare<br />

sulla luna e registrare lì il suo ultimo pezzo. Così caricò sulla sua jeep<br />

la sua Les Paul Custom dell’89 e due amplificatori Marshall e si diresse a<br />

una stazione spaziale dove riuscì a trovare un accordo per essere lanciato<br />

nello spazio. Bastò dare dei biglietti gratuiti al capo stazione. Così, quando<br />

arrivò sulla luna prese la sua videocamera e registrò insieme alla sua band<br />

il pezzo: The Moon Music. Così Freddy e la sua band ebbero un successo<br />

spaziale. Da quel giorno Freddy intraprese anche la carriera di astronauta<br />

e divenne famoso come l’astronauta rock.<br />

47


Binomio: chitarra-astronauta<br />

L’astronauta e la chitarra<br />

L’astronauta, che era anche un chitarrista famoso, partì per un viaggio sulla<br />

luna. Arrivato lì prese la chitarra e i suoi amplificatori spaziali e iniziò<br />

a suonare. I marziani lo sentirono e presero la sua chitarra per studiarla,<br />

ma poi la ridiedero al chitarrista. Ma il chitarrista rimase arrabbiato, prese<br />

la chitarra e la tirò in testa ai marziani. Così l’astronauta fece costruire<br />

un’altra chitarra, ma le onde d’urto degli amplificatori erano così forti che<br />

fecero scuotere la terra distruggendo tutti gli stati del mondo a eccezione<br />

di poche terre che andarono a formare la parola Heavy Metal…<br />

48


Una lingua inventata<br />

Una lingua, un linguaggio è un sistema di simboli condiviso da una comunità<br />

di parlanti. Per divertirci abbiamo provato ad inventarne una nostra,<br />

iniziando con alcuni strani significanti proposti dai partecipanti per i quali<br />

il gruppo ha deciso un significato:<br />

acrostafolo {a-cro-stà-fo-lo} s.m. (pl. -li) ~ Mammifero, specie di animale<br />

dei boschi. Sputa frutta dalle ascelle.<br />

Alfasia {Al-fà-sia} s.f. (pl. -sie) ~ Nome proprio di persona, femminile.<br />

Da Alfasio, nome latino del dio protettore delle pantofole rotte (girava<br />

scalzo).<br />

ciculite {ci-cu-lì-te} s.m. (pl. -ti) ~ Minerale composto da pezzi di luna<br />

misti a granito e scorie radioattive.<br />

scorzofia {scor-zo-fì-a} s.f. (pl. -e) ~ Malattia contagiosa che ti fa diventare<br />

completamente peloso a eccezione delle ascelle. Durata, tre mesi.<br />

ganardina {ga-nar-dì-na} s.f. (pl. -ne) ~ Piccolo pesce con apertura boccale<br />

così grande da mangiare gli squali. Velenoso.<br />

49


<strong>Qui</strong>ndi, con questi neologismi abbiamo creato una piccola storia.<br />

Alfasia incontra un acrostafolo in una grotta di ciculite. Spaventata dalla<br />

frutta in volo, scappa e si nasconde in un lago dove incontra una ganardina<br />

che, mordendola, le attacca la scorzofia.<br />

E infine abbiamo sostituito le parole “normali” presenti con altre inventate.<br />

Ecco il gustoso risultato sonoro. da leggere rigorosamente a voce alta.<br />

Alfasia anciosa un acrostafolo in una garattola di ciculite. Aspattavala dalla<br />

fartela in avolto, anocostra e si scavondra in un gilogalo, davode anciosa<br />

una ganardina che crovandola le tisalla la scorzofia.<br />

50


Mettiamo le carte in favola<br />

Partendo da uno splendido mazzo di carte illustrate con personaggi ed elementi<br />

propri del genere fantasy, abbiamo creato una favola collettiva. il<br />

gioco ha funzionato così: un partecipante scopriva una carta e cominciava<br />

a raccontare una storia che prendeva le mosse dall’immagine raffigurata.<br />

Quando il narratore non sapeva come andare avanti passava la mano a un<br />

compagno che, scoprendo una nuova carta, proseguiva il racconto. Ecco la<br />

storia fantastica che é venuta fuori.<br />

C’era una volta un cavaliere, figlio di re, che tornava vittorioso<br />

da una battaglia contro i barbari. In questa battaglia aveva<br />

ucciso il capo dei barbari e aveva lasciato un’aquila a sorvegliarne<br />

la tomba affinché non risorgesse dalle proprie ceneri. Ora, si<br />

dava il caso che il re barbaro fosse sposato con una strega malvagia<br />

che, per vendicarsi del cavaliere, aveva lanciato una maledizione su<br />

di lui. Così, quando il cavaliere incontrò un mendicante e gli diede<br />

una moneta, d’incanto ne prese le sembianze, trasformandosi in un<br />

vecchio straccione. Mentre elemosinava in un mercato incontrò un<br />

vecchio dall’aria saggia che gli preannunciò che non sarebbe restato<br />

a lungo in quelle condizioni perché presto qualcuno avrebbe sciolto<br />

l’incantesimo. Nel frattempo la strega aveva lanciato un altro incantesimo<br />

sul reame del cavaliere: in metà del suo regno era perennemente<br />

inverno, mentre l’altra metà si risvegliava alla primavera.<br />

51


Il re, padre del cavaliere, allora, disperato per la scomparsa del suo<br />

erede e per la disgrazia del suo regno, si consultò con un mago che<br />

viveva ai piedi della cascata, in una grotta nascosta dalle acque. Il<br />

mago gli spiegò le due maledizioni della strega e gli spiegò come sciogliere<br />

l’incantesimo: doveva trovare un libro magico e liberarlo dalla<br />

campana di vetro che lo imprigionava. Il mago raccontò pure che il<br />

re avrebbe dovuto cercare nel bosco un albero con affissa una mappa<br />

che gli avrebbe indicato la strada per trovare il libro.<br />

Il re, allora, promise un forziere zeppo di monete d’oro a chi avrebbe<br />

trovato il libro.<br />

Un esperto cercatore di tracce si mise a capo di una spedizione di cacciatori<br />

e partì, ma anche un gruppo di briganti e avventurieri si mise<br />

in cerca del libro.<br />

Nel frattempo il nostro cavaliere-mendico venne accolto da una compagnia<br />

di attori girovaghi. Mentre stavano ristorandosi in un’osteria<br />

ascoltarono il manipolo di briganti parlare della loro ricerca e della<br />

ricompensa. Allora il cavaliere convinse i suoi compagni a partire<br />

anch’essi alla volta del libro magico.<br />

Nessuno dei tre gruppi però ottenne quel che cercava perché tutti<br />

incontrarono un grave ostacolo sul loro cammino, inviato dalla strega<br />

malvagia: i teatranti, entrati nel regno d’inverno scamparono a<br />

fatica dall’assalto di un branco di lupi e dovettero ritirarsi; i briganti<br />

fuggirono di fronte a un mostruoso e gigantesco orco; i cacciatori del<br />

re trovarono un drago che gli impedì di continuare il viaggio.<br />

52


Intanto a casa del principe cavaliere, sua moglie e i suoi due bambini<br />

erano tristissimi. E fu così che i due bambini, nonostante la tenera<br />

età, decisero di andare, di nascosto, nel bosco a cercare la mappa<br />

che li avrebbe guidati al libro magico. Anche loro trovarono sul loro<br />

cammino un ostacolo inviato dalla strega: uno gnomo che, però, vedendoli<br />

così piccoli, indifesi, tristi ma coraggiosi, si intenerì e li aiutò<br />

indicando loro l’albero con la mappa.<br />

I bambini decifrarono la mappa e la seguirono fin dentro una grotta<br />

angusta che li portò in un sotterraneo. <strong>Qui</strong> dei mostri corsero lungo<br />

le cornici e i ponti del sotterraneo per intimorirli ma una fata madrina<br />

li assistette fino a far trovare loro il libro incantato. E così tutti<br />

vissero felici e contenti.<br />

Ecco la storia che un bimbo dei giorni nostri dalla sua cameretta aveva<br />

inventato per addormentarsi.<br />

53


Il Grafo, è una Società cooperativa sociale attiva dal 1994. I soci<br />

sono professionisti che lavorano nei servizi alla persona in campo<br />

sanitario, sociale e psico-educativo. Presente nel territorio del<br />

Distretto ASL Provincia di Milano 1 e in particolare a Bollate, con<br />

una collaborazione caratterizzata da co-progettazione e condivisione<br />

delle strategie, gestisce i Centri di Aggregazione Giovanile e il<br />

Servizio di consulenza psicopedagogica per genitori, insegnanti e<br />

ragazzi e , con l’Azienda Comuni Insieme, il Sostegno educativo Domiciliare<br />

Minori. Promuove attivamente progetti di cultura, coesione<br />

sociale e di sviluppo di comunità.<br />

Socia del Consorzio SiR (Solidarietà in Rete) di Milano, aderente alla<br />

rete CGM.<br />

viale Etiopia 6, Milano<br />

www.ilgrafo.it


La biblioteca Comunale di Bollate è stata inaugurata nel 1995 nella<br />

sede di Palazzo Seccoborella, un edificio a corte del XVIII secolo.<br />

Oltre agli spazi adibiti alle funzioni bibliotecarie esistono uno spazio<br />

espositivo adibito a mostre e una sala conferenze con circa 120 posti<br />

che vengono utilizzati con frequenza da associazioni, gruppi ed<br />

enti di interesse locale e sovra-comunale.<br />

Il servizio biblioteche di Bollate è parte del Consorzio Bibliotecario<br />

Sistema Nord Ovest e comprende anche la biblioteca nella frazione<br />

di Cassina Nuova, e supporta tre biblioteche scolastiche.<br />

La struttura, aperta per 65 ore la settimana, è completamente coperta<br />

dalla rete Wi-Fi. Il patrimonio complessivo ammonta a 91.000<br />

titoli, per un prestito annuale che supera le 145.000 unità. Gli iscritti<br />

attivi sono 8.500.<br />

piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa 30, Bollate (MI)<br />

www.comune.bollate.mi.it<br />

Città di Bollate<br />

Assessorato alla Cultura


nudoecrudo teatro, compagnia teatrale professionista attiva sulle scene<br />

dal 2001, si distingue per una forte politica di programmazione per<br />

il territorio. Ha dato vita nel 2009 a Suburbia Residenza Teatrale, progetto<br />

che si sviluppa in una geografia di luoghi d’interesse artistico e<br />

culturale alle porte di Milano e che propone spettacoli, letture, incontri,<br />

laboratori di formazione su teatro, scrittura, voce e movimento per<br />

i cittadini di ogni età. Organizza nei mesi primaverili il Suburbia Festival,<br />

dedicato alle esperienze più originali del panorama nazionale,<br />

e bandisce UP_nea, concorso per giovani realtà teatrali operanti sul<br />

territorio lombardo. L’attività di nudoecrudo è orientata alla ricerca di<br />

un linguaggio comune e trasversale tra le arti, con un’attenzione agli<br />

aspetti più critici della contemporaneità, e allo sviluppo di collaborazioni<br />

con realtà culturali e sociali affini e con le Istituzioni del territorio.<br />

piazza Carlo Alberto Dalla Chiesa 30, Bollate (MI)<br />

www.nudoecrudoteatro.org


Nata per volontà di Mimma Mondadori e Maria Laura Boselli con<br />

l’intento di perpetuare la memoria del lavoro editoriale di Arnoldo<br />

Mondadori e del figlio Alberto, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori<br />

si colloca in una posizione di rilievo nell’ambito delle istituzioni<br />

europee che si occupano di conservazione, valorizzazione e<br />

promozione della cultura editoriale.<br />

La conservazione di fondi archivistici e bibliografici si è negli anni<br />

notevolmente accresciuta, e oggi la sala di studio mette a disposizione<br />

del pubblico oltre 100.000 volumi e oltre 2.500.000 carte d’archivio.<br />

Alla conservazione, Fondazione affianca attività di ricerca, formazione<br />

e divulgazione in stretta collaborazione con case editrici, università<br />

e centri di ricerca, scuole, biblioteche e istituti culturali.<br />

via Riccione 8, Milano<br />

www.fondazionemondadori.it


Fondazione Cariplo è un soggetto filantropico che concede contributi<br />

a fondo perduto alle organizzazioni del Terzo Settore per la<br />

realizzazione di progetti di utilità sociale.<br />

Dal 1991, anno della sua nascita, ad oggi, la Fondazione ha sostenuto<br />

più di 20 mila progetti di enti nonprofit nei settori Ambiente, Arte<br />

e Cultura, Ricerca Scientifica e Tecnologica, Servizi alla Persona,<br />

con oltre 2 miliardi di euro di erogazioni e una media di mille iniziative<br />

finanziate annualmente.<br />

La sua attività si ispira al principio di sussidiarietà, nell’ottica di affiancare<br />

gli altri attori sociali, pubblici e privati, per dare risposta ai<br />

bisogni irrisolti della comunità, promuovendo l’innovazione, la coesione<br />

sociale e la diffusione delle migliori pratiche.<br />

via Manin 23, Milano<br />

www.fondazionecariplo.it


Finito di stampare nel mese di ottobre 2012<br />

presso Stabilimento tipografico De Rose<br />

Montalto Uffugo (CS)

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