Scuola e accessi polieducativi - Pedagogia Clinica
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<strong>Pedagogia</strong> clinica<br />
<strong>Scuola</strong> e <strong>accessi</strong> <strong>polieducativi</strong><br />
di Guido Pesci*<br />
Ogni allievo apre il proprio mondo interiore alla conoscenza, attraverso processi<br />
che gli permettono di creare delle sintesi personali e nuove, allacciando i concetti<br />
trasmessi alle risonanze interiori che il vissuto risveglia. Per questo i contenuti della<br />
teoria fondante l’azione esigono ormai l’oblio delle lezioni a comando per lasciare<br />
spazio al gioco, alle esperienze suscitate da necessità, pregne di significato.<br />
La visione puramente strutturata della pedagogia classica deve ormai lasciare il<br />
posto ad una visione più concretamente psicologica e sociologica, un lavoro creativo<br />
di ristrutturazione della nostra scuola su nuovi principi. Il ruolo fisso dell’insegnante<br />
di informare e valutare seguito dal ruolo complementare dell’allievo che incorpora<br />
tutta l’informazione, deve aprirsi ad una sequenza di azioni in ogni situazione<br />
partecipata e di sviluppare i significati soggettivi in significati condivisi.<br />
Alla scissione cartesiana si contrappone oggi un concetto di mente radicalmente<br />
nuovo basato sulla comunicazione e integrazione tra i due emisferi, ciò che ci<br />
permette di gestire due modi paralleli di esperienza e di conoscenza. La persona con<br />
il cervello diviso e la scienza fredda e analitica newtoniana che percepiva il mondo<br />
come una molteplicità di oggetti e organismi separati, hanno lasciato spazio ad una<br />
«dimensione cosmica nella quale è necessario essere immersi in armonia con il<br />
tutto».<br />
L’operazione educativa non può più accettare le limitazioni del pensiero<br />
dualistico, nel rispetto del pensiero unitivo deve muoversi verso la persona totale. Ciò<br />
significa acquisire una completa informazione sull’allievo, trovare concretezza dalla<br />
constatazione della interconnessione di aspetti diversi della personalità e del<br />
comportamento e, senza abbandonare la logica formale, base di ogni insegnamento,<br />
stimolare il pensiero divergente e quello convergente, condurre l’allievo verso un<br />
pensiero dinamico e dialettico.<br />
Gli aspetti qualitativi di un soggetto non possiamo più considerarli con regole e<br />
strumenti quantitativi, la realtà umana è complessa e ogni feticizzazione può portare<br />
al rischio di definire la sola logica formale. La conoscenza dell’allievo non può<br />
mantenersi come una astrazione con la pretesa di obiettività. All’imitazione<br />
psittacistica rilevata dalla semplice indagine finalizzata alla rigida valutazione, deve<br />
contrapporsi la traduzione semantica dei rapporti referenziali, dei sentimenti e delle<br />
emozioni, connessi ai segni verbali, ai suoni, alle posture, alle distanze, per<br />
raggiungere la totalità della comunicazione.
La conoscenza della complessità della struttura totale di ciascun soggetto,<br />
l’assumere significati espressi mediante significanti, apprendere gli elementi che lo<br />
caratterizzano, significa per l’insegnante muoversi nel pieno rispetto della persona.<br />
Conoscere l’allievo come persona globale, come unità complessa, piena di risorse<br />
interiori significa poter assumere una visione prospettica e strategica adatte per<br />
favorire i desideri e la possibilità di scambi comunicativi utili, aprire agli <strong>accessi</strong><br />
<strong>polieducativi</strong>, per procedere verso l’educazione olistica.<br />
Una maggiore e più completa conoscenza degli allievi diventa il fulcro centrale di<br />
un processo in costante interazione e la educazione olistica, che invita ad uscire dal<br />
pensiero meccanicistico, potrà meglio introdurci in un universo nel quale intuizione,<br />
immaginazione, creatività ed intelletto, informazione, formazione ed esperienza,<br />
convivono in armonia e reciprocamente si stimolano.<br />
La totalità dell’individuo, il formarsi dell’allievo come persona totale, l’impegno<br />
per rispondere alle necessità del soggetto richiede un approccio interdisciplinare e<br />
operativamente integrato che favorisca la possibilità di sviluppo creativo delle<br />
capacità potenziali dell’allievo e le alimenti al fine di imparare, risolvere, decidere e<br />
creare. In questo affiora l’esigenza di un approccio olistico; si tratta di stimolare ed<br />
espandere, sviluppare affinare ed elaborare tutte le abilità dell’allievo, fino a<br />
perrnettergli di raggiungere un rapporto significativo con se stesso e con gli altri «in<br />
un intergioco dialettico di interiorità/esteriorità, motivata, stimolata e guidata<br />
dall’insegnante e messa in atto dal singolo o dal gruppo».<br />
Si tratta di muoversi, inseguendo questi interessanti intenti, con una applicazione<br />
pratica e sistematica di diverse strategie che chiamano in causa ogni facoltà umana e<br />
gli apporti di diverse scienze umane. Sotto la spinta dell’attività ludica potrà essere<br />
trasferito il significante mimico-gestuale in significante linguistico e tonematico, a<br />
corredo del gioco di drammatizzazione si potrà compiere una operazione di<br />
simbolizzazione, forme di interazione con l‘ambiente potranno trasformare la<br />
recezione visuale passiva in percezione attiva, processi logici potranno essere<br />
stimolati contemporaneamente ad un impegno psicomotorio, contemporaneamente ad<br />
esperienze a più voci ed esperienze di comportamento sociale.<br />
La via olistica della pedagogia clinica può essere seguita con successo se la<br />
definizione delle strategie educative avrà il compito di restituire alla persona la<br />
possibilità di prendere coscienza del proprio corpo, delle proprie emozioni,<br />
sensazioni ed espressioni, un totale e autentico linguaggio espressivo. Al soggetto<br />
dovranno essere offerte opportunità di libera espressione corporea avviata<br />
all’esplorazione del corpo e dell’inconscio, alla ricerca del corpo originario, nella<br />
liberazione delle pulsioni, in un lavoro di improvvisazione-creazione. La dinamica<br />
comunicativa dovrà costituirsi in una strutturazione cooperativa in cui l’insegnante è<br />
capace di ricevere il bambino nella sua autenticità escretizia e, in un vissuto<br />
polimorfo, partecipare ad una dinamica che si evolve nel gruppo che fantasmatizza e<br />
dove la creatività dell’uno serve da sollecitatore all’altro, dando sostanza ad una<br />
creazione collettiva.<br />
Interessanti potranno essere le esperienze che si ispirano alla espressione<br />
corporea, alla simbologia del movimento, alla biodanza, alla Gestalt-danza, allo
psicodramma, al gioco drammatico, oppure ai Gruppi di Incontro, alla Terapia<br />
Gestaltica, alle varie tecniche creative e di gioco... tante occasione esperenziali, tante<br />
espressioni di sé che nella interazione del gruppo rendono possibile ricomporre in<br />
armonia i vissuti di tutti. Avere occasione di esprimersi e di comunicare, di mettersi a<br />
confronto con i sentimenti e le osservazioni degli altri, guardare ed essere guardati,<br />
può offrire in divenire una accezione di socializzazione autentica, sempre<br />
testimoniata da tutti i linguaggi capaci di comunicazione.<br />
La pedagogia clinica vuole che le reti interazionali e creative si avvalgano di<br />
principi dinamico attivi che possano aiutare a far nascere nuove necessità, ad<br />
arricchire l’ispirazione, a sollecitare i desideri, a trasformare con più disponibilità il<br />
pensiero in azione, ad attivare e risvegliare l’attenzione. Una integrazione armoniosa<br />
dell’io profondo con la propria identità soggettiva e con il proprio essere assieme agli<br />
altri nel sociale, principio su cui la pedagogia clinica edifica la ristrutturazione della<br />
nostra scuola.<br />
* www. guidopesci.it / www.isfar-firenze.it