UNA FAVOLA VERA - Lo scrigno dei tesori
UNA FAVOLA VERA - Lo scrigno dei tesori
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<strong>UNA</strong> <strong>FAVOLA</strong> <strong>VERA</strong><br />
C’ era una volta, ed esiste ancora, un magnifico castello. Era così bello e<br />
straordinario che era impossibile passarvi accanto senza fermarsi ad ammirarlo, tanto che<br />
tutti gli abitanti all’intorno ne erano fieri. Nel tempo non erano neanche mancati gli<br />
invidiosi di passaggio, che avevano affermato con aria saccente che un castello così<br />
perfetto doveva per forza essere nato per caso, vale a dire senza un artista e senza l’opera<br />
di un muratore, ma alla sola idea tutti avevano riso di gusto, perché da che mondo è<br />
mondo e anche da moltissimo tempo prima, nemmeno una semplice casa è nata dal nulla<br />
e senza fatica.<br />
A differenza di tutti gli altri castelli, questo si distingueva già da lontano per la sua<br />
formidabile sommità rotonda sulla quale cresceva un giardino rigoglioso i cui rami<br />
dovevano essere accorciati regolarmente. Il passatempo preferito dal vento era scorazzare<br />
lassù tra le lunghe fronde, poiché si divertiva un mondo a scompigliarne tutte le foglie, la<br />
cosa però era nota a tutti e nessuno se ne preoccupava.<br />
Il castello era già eccezionale così, ma la cosa che lo rendeva davvero incomparabile<br />
era la famiglia che lo abitava composta da diversi fratelli e sorelle e fra questi alcune<br />
coppie di gemelli; ce n’erano di piccoli e di grandi, di lunghi e di corti, di grassi e di magri<br />
e tutti si prendevano cura l’uno dell’altro. La cosa davvero sorprendente è che erano così<br />
legati e affezionati che nessuno di loro riusciva a fare un solo gioco senza far partecipare<br />
tutti gli altri. Qualche volta capitava che uno <strong>dei</strong> fratelli maggiori o una delle sorelle minori<br />
non avesse voglia di giocare, di lavarsi, di mangiare o di fare alcunché, ma in un modo o<br />
nell’altro si trovava coinvolto nell’azione suo malgrado, insomma la partecipazione<br />
generale era una specie di regola del castello e nessuno poteva dormire, saltare, leggere o<br />
cantare senza che tutti gli altri lo sapessero. Forse stai già pensando: “Oh come sarebbe<br />
seccante vivere in una famiglia così o abitare in un castello come questo dove è<br />
impossibile tener segreta qualsiasi cosa!” Ma non essere precipitoso. La vita in questo<br />
castello era molto affascinante e soltanto una cosa era realmente impossibile fare: giocare<br />
a rimpiattino. Una volta ci avevano provato, ma era stato un fallimento, perché non erano<br />
riusciti a nascondersi l’uno all’altro. Non capivano come né perché, ma attraverso canali<br />
misteriosi, senza parlarsi e senza vedersi, ognuno sapeva immediatamente dove stavano<br />
tutti gli altri.<br />
Ti voglio raccontare, tanto per farti un esempio, del giorno in cui uno <strong>dei</strong> fratelli più<br />
sensibili, il naso, cominciò a gocciolare. Immediatamente arrivarono due delle sue molte<br />
sorelle, le mani, e cominciarono premurose ad aiutarlo con un fazzoletto morbido, dopo di<br />
che si allontanarono soddisfatte ognuna per la sua via. Giusto in quell’istante il naso sentì<br />
che qualcosa d’inarrestabile stava per esplodere, non fece neanche in tempo a chiedere<br />
aiuto che le sue sorelle erano ritornate come fulmini a riparare il loro fratello. “Grazie a<br />
voi” disse il naso alle mani “mi avete risparmiato una pessima figura”. Le due sorelle di<br />
solito arrivavano insieme, ma se una era impegnata in qualche faccenda, il naso sapeva di<br />
poter contare sull’altra. Per lui non faceva differenza, erano entrambe preziose, anche se<br />
doveva ammettere che per soffiare, preferiva la sorella che arrivava da destra, perché<br />
sembrava più esperta. Certo questo non lo aveva mai detto alla sorella che arrivava da<br />
sinistra, perché le era affezionato e non voleva offenderla.
Una favola vera – pag. 2<br />
Che cosa ho detto? Offendersi? Impossibile! Nel castello nessuno era invidioso e<br />
nessuno si offendeva. La mano che abitava nell’ala sinistra del castello, non si sentiva mai<br />
offesa se sua sorella che abitava nell’ala destra accorreva per prima per certe cose, per<br />
esempio per scrivere, anzi, com’era orgogliosa di sua sorella, per come riusciva a guidare<br />
la penna! Era così fiera di lei che la aiutava sempre tenendole ben ferma la carta. Lei<br />
ammetteva d’essere un po’ maldestra con le penne e le matite e che sua sorella era più<br />
sicura di sé ed era più veloce quando tagliavano le unghie l’una all’altra, eppure non<br />
riusciva a provare per lei la minima gelosia. Dal canto suo la sorella non mostrava mai<br />
segni di superbia per la propria agilità, infatti, se compariva un bell’anello, la destra lo<br />
donava pronta alla sorella di sinistra. Com’era bello vedere due sorelle andare così<br />
d’accordo e aiutarsi prontamente a vicenda. Erano così delicate quando stringevano<br />
insieme un mazzo di fiori e lo ponevano in un vaso sistemando i vari steli, e com’erano<br />
agili quando danzavano sui tasti del pianoforte! Ma non ti ingannare, unite diventavano<br />
davvero forti e pronte nell’afferrare al volo e rilanciare una palla! Poi la sera si spalmavano<br />
di crema e una accarezzava dolcemente l’altra.<br />
Nel castello la vita scorreva così: se uno era felice, non si sa bene perché, ma erano<br />
compiaciuti pure tutti gli altri, e se un membro della famiglia soffriva era impossibile che<br />
penasse da solo in tutta segretezza, perché tutti provavano immediatamente il suo stesso<br />
tormento. Una volta per esempio, qualcuno gettò sconsideratamente a terra una buccia di<br />
banana e il piede di sinistra, uno <strong>dei</strong> gemelli che abitavano nel pian terreno del castello,<br />
scivolò. Il piede di destra non fece in tempo a rimediare e perse l’equilibrio anche lui,<br />
meno male che i due non si fecero male! Il ginocchio invece, uno <strong>dei</strong> due fratelli, anch’essi<br />
gemelli, che abitavano al primo piano, quello di destra per la precisione, si trovò di colpo<br />
sul pavimento. “Oi, oi che male!” Questo lamento uscì istantaneamente dalla bocca, la<br />
sorella che abitava vicino al tetto e che subito offrì un po’ di saliva alla mano destra perché<br />
la portasse a suo fratello, mentre la sinistra coccolava già amorevolmente il ginocchio<br />
sbucciato che soffriva. Intanto gli occhi, i due gemelli che condividevano le stanze sotto il<br />
balcone fiorito, scesero per esaminare meglio il ginocchio e si abbassarono tanto, che<br />
perfino il giardino del castello fece sussultare i suoi rami anche se non c’era in giro<br />
neanche un filo di vento. Il naso, sempre un po’ curioso e abituato ad avvertire il minimo<br />
sentore si accostò alla ferita sul ginocchio e sentì subito l’odor del sangue. Per lo spavento<br />
in tutto il castello nessuno parlò per un breve istante, ma poi gli occhi non seppero<br />
resistere e cominciarono a lavare la ferita inondandola di lacrime. Dai lati più remoti del<br />
castello cominciarono ad accorrere altri fratelli e altre sorelle, piccoli e grandi e tutti si<br />
diedero molto da fare portando soccorso. Un loro fratello si era ferito e tutta la famiglia<br />
provava un gran dolore. Le gambe, sorelle alte e forti come l’acciaio si accoccolarono per<br />
confortare il morale del ginocchio e fargli sapere che non tutto era perduto. Le braccia a<br />
loro volta si misero a stringere entrambi i ginocchi e a circondarli con amore come a volerli<br />
proteggere da cadute future. Gli occhi intanto controllavano costantemente la scena per<br />
informare la schiena ansiosa, che dal retro del castello non poteva vedere bene e questa<br />
pensò che il modo migliore per consolare il ginocchio sofferente era mettersi a dondolare<br />
cullando nel frattempo tutta la famiglia, da parte loro le natiche, le offrirono subito il loro<br />
sostegno facendosi morbide come cuscini.<br />
Frattanto il collo sembrava rimproverare se stesso, torcendosi rigido a destra e a<br />
sinistra per cercare con gli occhi sfavillanti la buccia di banana responsabile della caduta.<br />
Di questo nessuno si sorprese, poiché tutti sapevano che succedeva sempre così, ovunque
Una favola vera – pag. 3<br />
il collo si voltasse gli occhi lo seguivano immancabilmente, tanto che la gente diceva che<br />
insieme sembravano un faro.<br />
La bocca comunque non la smetteva più di lamentarsi per esprimere tutto il suo<br />
dispiacere per il ginocchio, mentre gli occhi continuavano a spremersi per far sgorgare<br />
ancora qualche lacrima. Infine si fece sentire perfino la pancia, che tentò di distrarre il<br />
ginocchio con un vago brontolio di fame e per un attimo tutti al castello furono d’accordo<br />
con lei, purché non nominasse le banane.<br />
Le orecchie, le due sorelle gemelle che abitavano ai piani superiori, rispettivamente<br />
nell’ala destra e sinistra del castello, si fecero più attente. C’era anche in loro qualcosa di<br />
straordinariamente misterioso, poiché quello che udiva l’una sentiva anche l’altra. Erano<br />
gemelle ma non si erano mai incontrate e sapevano che non avrebbero mai potuto<br />
stringersi come facevano le mani, e nemmeno incrociarsi tra loro come facevano di solito<br />
le braccia, o le gambe e i piedi quando erano rilassati, poiché loro dovevano rimanere<br />
sempre all’erta, perciò si salutavano ufficialmente ogni mattina, riflesse nello specchio<br />
grazie agli occhi. Non per questo si sentivano meno importanti, anzi, tutti in famiglia<br />
potevano imparare moltissime cose grazie alle orecchie che cooperavano per la<br />
sopravvivenza del castello proprio come facevano gli occhi, la bocca e il naso, infatti, tutti<br />
si mostravano grati e qualche volta le mani si divertivano perfino ad agganciare su di loro<br />
qualche pendente. In quelle occasioni dovevi vedere come il collo si torceva felice a destra<br />
e a sinistra per permettere alle orecchie di specchiarsi!<br />
Tutti nel castello si ricordavano di quella volta, quell’unica disgraziata volta in cui i<br />
piedi non vollero prestare ascolto ad un avvertimento che era entrato dritto nelle orecchie<br />
e per poco tutti, ma proprio tutti i fratelli e le sorelle non finirono sotto una macchina in<br />
corsa e quel bellissimo castello rischiò di crollare. All’ultimo momento le orecchie fecero<br />
risuonare quel richiamo in tutte, ma proprio tutte le vie del castello e i piedi si bloccarono<br />
in tempo, ma che spavento!<br />
Intanto il ginocchio, confortato da tutti i fratelli e le sorelle, aveva cominciato a<br />
sentire meno dolore, perché devi sapere che la sofferenza quando si può condividere con<br />
altri diventa più debole, al contrario della gioia, che più si condivide e più aumenta.<br />
Fu in quel preciso istante che le orecchie attente avvertirono il suono di passi<br />
rassicuranti e lasciarono entrare una voce dolce e confortante.<br />
Due braccia vigorose sollevarono il castello e lo adagiarono sul letto, altre braccia<br />
delicate rimboccarono le coperte. Il giardino rigoglioso sparse le sue fronde dorate sul<br />
cuscino, gli occhi si chiusero leggeri per poter finalmente osservare i sogni, le mani<br />
strinsero di comune accordo l’orso di pezza, e la bocca rispose socchiusa a un tenero<br />
bacio, il naso fece appena in tempo a percepire il dolce profumo della mamma e le<br />
orecchie si rifiutarono di ascoltare altro per quel giorno.<br />
E il ginocchio? Quale ginocchio? Ah vuoi dire il povero ginocchio? Nel silenzio,<br />
mentre tutti dormivano, stava già guarendo, poiché in quel magnifico castello che c’era e<br />
ancora c’è, vive una famiglia meravigliosa, dove tutti si amano e si aiutano l’un l’altro e<br />
così ogni cosa si ripara in maniera sorprendente.