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Il dolore e la collera: quella lontana Italia del 1945 - Rivista Meridiana

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Laboratorio <strong>del</strong> mondo attuale<br />

di Sesto San Giovanni che aveva aderito a Salò: gli aggressori restitui<br />

scono indumenti e denaro <strong>la</strong>sciandoli presso il distributore di benzina<br />

di Piazzale Loreto.<br />

È impossibile non ricordare, però, l'episodio forse più drammati<br />

co: quello che si svolge a Schio. Qui, nel<strong>la</strong> notte fra il 5 e il 6 luglio<br />

<strong>del</strong> <strong>1945</strong>, un gruppo di partigiani si impadronisce dei circa 90 detenu<br />

ti, ne al<strong>lontana</strong> una picco<strong>la</strong> parte e poi spara a raffica sugli altri. Le<br />

vittime sono 53. È uno di quegli episodi in cui più vividamente ritor<br />

nano in mente le pagine di C<strong>la</strong>udio Pavone sul «supplemento d'odio»<br />

connesso al<strong>la</strong> guerra civile, in partico<strong>la</strong>re quelle in cui viene segna<strong>la</strong>to<br />

il rischio più alto. Pavone invita a considerare «quel<strong>la</strong> zona di confine<br />

più o meno ampia che, dentro ciascun uomo, si colloca fra il territo<br />

rio <strong>del</strong> bene e <strong>del</strong> male, che se lo contendono». E aggiunge: «quanto<br />

più alto è il tasso di violenza collettiva in atto, tanto più da quel<strong>la</strong> zo<br />

na grigia possono nascere comportamenti comuni ai due grandi terri<br />

tori contrapposti»10.<br />

Non c'è dubbio che quel<strong>la</strong> «zona grigia» è qui drasticamente var<br />

cata. Proprio per l'enormità inaccettabile di quell'atto occorre cogliere<br />

non solo e non tanto le radici di esso, quanto il clima generale <strong>del</strong><strong>la</strong><br />

Schio di quei giorni. Un clima di cui danno dolente e cru<strong>del</strong>e testimo<br />

nianza i figli di una <strong>del</strong>le vittime, che poco dopo abbandonarono <strong>la</strong><br />

città:<br />

La massa a Schio odiava quelli che erano stati uccisi, questa è <strong>la</strong> verità. Fu<br />

una rive<strong>la</strong>zione. E diventò impossibile continuare a stare là Pensi che il<br />

giorno dopo, quando passarono<br />

le cinquantatré bare, non fermarono neanche<br />

le giostre [...].<br />

Mia madre in chiesa, in cimitero, davanti a quelle cinquantatré bare ha<br />

avuto il<br />

coraggio<br />

di alzarsi in piedi e dire: «Di fronte a tutte queste vittime<br />

dobbiamo giurare che perdoniamo». Io l'avrei uccisa. Ancora oggi quando c'è<br />

una massa ai persone io non resisto, devo scappare via [...]. Le donne che gri<br />

davano, quell'atmosfera d'odio [...]".<br />

Dietro quell'odio, alcune <strong>del</strong>le tante storie di un'<strong>Italia</strong> profonda<br />

mente ferita: qui <strong>la</strong> guerra è finita, come s'è detto, con <strong>la</strong> strage di Pe<br />

desca<strong>la</strong>, compiuta dai tedeschi in fuga il 30 aprile <strong>del</strong> <strong>1945</strong> (vengono<br />

uccise decine di persone, fra cui il parroco); e fra le ultimissime vittime<br />

di Schio, vi è un partigiano torturato e sepolto ancora vivo dalle briga<br />

te nere il 16 aprile (un fratello era morto per torture nel gennaio di<br />

10<br />

Pavone, Una guerra civile cit., p. 417.<br />

"<br />

Traggo il brano da S. Vil<strong>la</strong>ni, L'eccidio di Schio, Mursia, Mi<strong>la</strong>no 1994, p. 67. È una dif<br />

fusa «atmosfera d'odio» evocata anche da altri parenti di fascisti uccisi in carcere, nel corso<br />

<strong>del</strong> processo <strong>del</strong> 1952: cfr. ad esempio <strong>la</strong> cronaca di Gigi Ghirotti pubblicata da «La Stampa»<br />

1*8 ottobre 1952.<br />

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