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Il sovescio: Fertilità del suolo e salvaguardia dell'ambiente - Tec.bio

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<strong>Fertilità</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e <strong>salvaguardia</strong> <strong>del</strong>l’ambiente


<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong><br />

<strong>Fertilità</strong> <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e <strong>salvaguardia</strong> <strong>del</strong>l’ambiente<br />

Area Attività Produttive <strong>del</strong>la Provincia di Torino<br />

Servizio Agricoltura – Dirigente: Antonio Parrini<br />

Via Bertola, 34 – 10122 Torino<br />

www.provincia.torino.it<br />

Area Agricoltura <strong>del</strong>la Provincia di Asti<br />

Servizio Agricoltura – Dirigente: Paolo Guercio<br />

Piazza San Martino, 4 - 14100 Asti<br />

www.provincia.asti.it<br />

Università di Torino, Facoltà di Agraria<br />

Dipartimento Agronomia, Selvicoltura e Gestione <strong>del</strong> territorio<br />

Responsabile <strong>del</strong>la ricerca: Prof. Carlo Grignani<br />

Via L. da Vinci, 44 – 10095 Grugliasco (TO)<br />

www.agroselviter.unito.it<br />

Testi di Stefano Monaco, Flavia Domenighini, Annalisa Turchi,<br />

Stefano Dolzan, Monica Bassanino<br />

Coordinamento editoriale a cura <strong>del</strong>l’Ufficio Produzioni vegetali e<br />

divulgazione agricola <strong>del</strong>la Provincia di Torino<br />

Fotografie di Agroselviter (pagg. 8, 9, 13, 16) – Luca Conte, www.scuo-<br />

laesperienziale.it (pagg. 32, 36) – Provincia di Torino (pagg. 15, 20, 24,<br />

25, 26, 30) – Ernesto Tabacco (pagg. 21, 34, 35)<br />

Progetto grafico e impaginazione di Marcello Salvati<br />

Stampato presso: Tipografia “La Grafica Nuova” di Torino<br />

Finito di stampare nel mese di Febbraio 2008<br />

Si ringraziano tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione<br />

di questa guida. Un ringraziamento particolare all’Azienda agricola Ronco F.lli di<br />

Riva presso Chieri per la disponibilità dimostrata nel collaborare alla realizzazione<br />

<strong>del</strong> campo dimostrativo di <strong>sovescio</strong> condotto dalla Provincia di Torino.<br />

Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito <strong>del</strong> “Progetto pilota<br />

Zone Vulnerabili da Nitrati - Azioni divulgative nei territori <strong>del</strong>le Province<br />

di Torino e Asti”, finanziato dalla Regione Piemonte.<br />

<strong>Il</strong> contenuto di questa pubblicazione, stampata su carta con certificazione di qualità ecologica Ecolabel Europeo,<br />

è riproducibile citando la fonte.


Indice<br />

pag. 43<br />

pag. 45<br />

pag. 4 Presentazione<br />

pag. 7<br />

Introduzione<br />

pag. 9 Benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

pag. 23<br />

pag. 39 Sovescio: un costo o un risparmio?<br />

Glossario<br />

Bibliografia<br />

Specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

pag. 29<br />

Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

indice


Presentazione<br />

LA necessità<br />

di salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali non rinnovabili<br />

è sempre più attuale e necessaria, anche in considerazione <strong>del</strong>l’accresciuta<br />

sensibilità <strong>del</strong>l’opinione pubblica riguardo a questi temi.<br />

<strong>Il</strong> settore agricolo, al pari <strong>del</strong>le altre attività produttive, è chiamato ad impegnarsi<br />

sempre più per ridurre l’impatto ambientale di taluni suoi processi di<br />

produzione e lavorazione, rappresentati principalmente da pratiche di coltivazione<br />

ed allevamento di tipo intensivo.<br />

Le politiche agricole ed ambientali sviluppate in sede europea, sono spesso finalizzate<br />

al raggiungimento di questi obiettivi, anche attraverso la promozione di<br />

pratiche agronomiche sostenibili ed all’applicazione di severe norme vincolanti<br />

sull’utilizzo dei fattori produttivi più inquinanti (fertilizzanti ed agro-farmaci).<br />

All’agricoltura, però, dobbiamo riconoscere un ruolo centrale nella tutela <strong>del</strong><br />

territorio e nella conservazione <strong>del</strong>le proprie risorse. Un esempio evidente è<br />

rappresentato dal <strong>suolo</strong>, il principale fattore produttivo per l’attività primaria.<br />

La sua protezione dal degrado, causato da un eventuale sfruttamento intensivo,<br />

nonché la conservazione <strong>del</strong>la sua fertilità e <strong>del</strong>la sua ricchezza <strong>bio</strong>logica,<br />

sono aspetti che riguardano sia la <strong>salvaguardia</strong> <strong>del</strong>l’ambiente che l’interesse<br />

<strong>del</strong>l’attività economica.<br />

Anche nel caso di inquinamento <strong>del</strong>le falde acquifere da nitrati di origine<br />

agricola, legato all’uso eccessivo di reflui zootecnici e di fertilizzanti chimici,<br />

l’imposizione da parte <strong>del</strong>l’Unione Europea di norme specifiche per la loro <strong>salvaguardia</strong>,<br />

note come “direttiva nitrati”, non è <strong>del</strong> tutto in contrasto con l’interesse<br />

<strong>del</strong>le aziende agricole.<br />

presentazione


Infatti, la riduzione <strong>del</strong>le perdite di sostanze nutritive contenute nei concimi,<br />

rappresenta indubbiamente un beneficio per l’ambiente, nonché un risparmio di<br />

fattori produttivi e quindi una diminuzione di costi per le imprese stesse.<br />

In questo contesto, uno strumento utile alla diffusione sul territorio di pratiche<br />

agricole sostenibili è rappresentato dalla divulgazione <strong>del</strong>le informazioni<br />

tecnico-agronomiche relative alle pratiche medesime, anche attraverso pubblicazioni,<br />

come quella qui presentata, inerente l’utilizzo di colture da <strong>sovescio</strong> in<br />

cerealicoltura.<br />

La realizzazione di questa pubblicazione rappresenta una <strong>del</strong>le attività <strong>del</strong><br />

“Progetto pilota zone vulnerabili da nitrati - Azioni divulgative nei territori<br />

<strong>del</strong>le province di Torino e Asti”.<br />

<strong>Il</strong> progetto, finanziato dalla Regione Piemonte, è realizzato dai Servizi Agricoltura<br />

<strong>del</strong>la Provincia di Torino e <strong>del</strong>la Provincia di Asti, in collaborazione con il<br />

Dipartimento Agroselviter <strong>del</strong>la Facoltà di Agraria di Torino e con le Organizzazioni<br />

Professionali Agricole. <strong>Il</strong> principale obiettivo è quello di informare gli imprenditori<br />

agricoli sulle migliori tecniche da adottare per ridurre l’inquinamento<br />

<strong>del</strong>le acque sotterranee.<br />

Le due Province, nella realizzazione <strong>del</strong> “Progetto pilota zone vulnerabili da<br />

nitrati” e nella preparazione di questa pubblicazione, uniscono il loro impegno<br />

con l’ambizione di rendere più fruibili, per gli agricoltori, le necessarie conoscenze<br />

tecniche e per fare in modo che le scelte imprenditoriali avvengano nella reale<br />

consapevolezza dei limiti e <strong>del</strong>le possibilità esistenti.<br />

Assessorato all’Agricoltura<br />

<strong>del</strong>la Provincia di Asti<br />

presentazione<br />

Assessorato all’Agricoltura<br />

<strong>del</strong>la Provincia di Torino


Introduzione<br />

IL<br />

<strong>sovescio</strong> era una pratica diffusa in passato, prima <strong>del</strong>l’avvento dei<br />

concimi minerali, adottata per contrastare l’impoverimento <strong>del</strong><br />

terreno dovuto alla coltivazione continua <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. Abbandonato<br />

per lungo tempo, il <strong>sovescio</strong> ha riacquistato interesse negli ultimi anni in<br />

relazione alla necessità di sviluppare un’agricoltura sostenibile, ovvero<br />

un’agricoltura a minor impatto ambientale e, soprattutto, meno dipendente<br />

da risorse non rinnovabili (petrolio e derivati da estrazioni minerarie).<br />

I vantaggi di questa pratica, infatti, sono legati principalmente al<br />

mantenimento <strong>del</strong>la fertilità dei suoli agrari ed alla riduzione <strong>del</strong>l’utilizzo<br />

di concimi minerali, grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi<br />

nutritivi contenuti nella coltura sovesciata. Altri aspetti positivi <strong>del</strong><br />

<strong>sovescio</strong> sono l’aumento <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>diversità degli agro-ecosistemi, nonché<br />

il controllo <strong>del</strong>le infestanti e dei patogeni <strong>del</strong>le colture.<br />

Nelle rotazioni annuali, inoltre, i sovesci autunno-vernini esplicano<br />

un’azione protettiva sulle acque sotterranee, riducendo l’inquinamento<br />

da nitrati. Queste coltivazioni, definite “cover crop o catch crop” (vedi Glossario),<br />

coprono il <strong>suolo</strong> tra la coltura principale e quella successiva trattenendo<br />

gli elementi nutritivi, in particolare l’azoto, negli strati di terreno<br />

esplorati dalle radici <strong>del</strong>le piante. In questo modo è possibile ridurre la<br />

quantità di nitrati trasportata in profondità dalle acque piovane, con un<br />

effetto positivo per l’ambiente, ma anche con un risparmio sull’utilizzo<br />

di concimi azotati. Per di più, il ricorso alle cover crop riduce il fenomeno<br />

<strong>del</strong> ruscellamento superficiale <strong>del</strong>le acque piovane, attenuando l’erosio-<br />

introduzione


ne dei suoli e la dispersione di elementi nutritivi, in particolare di fosforo,<br />

nelle acque superficiali.<br />

Proprio per questi effetti positivi sull’ambiente e sugli agroecosistemi,<br />

il ricorso al <strong>sovescio</strong> è incoraggiato dalle politiche agroambientali.<br />

Va sottolineato che l’introduzione di colture da <strong>sovescio</strong> in sistemi colturali<br />

erbacei – oltre agli aspetti positivi per l’ambiente – può esplicare<br />

numerosi vantaggi agronomici a beneficio <strong>del</strong>l’agricoltore, come illustrato<br />

nei capitoli successivi.<br />

I dati e le indicazioni tecniche di questa pubblicazione derivano per la<br />

maggior parte da sperimentazioni effettuate nella pianura torinese e per<br />

questo rappresentano una fonte d’informazioni particolarmente utile per<br />

le aziende piemontesi.<br />

Diversa gestione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> in inverno: senza o con copertura vegetale (colza)<br />

introduzione


Benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

Apporto di azoto con le leguminose<br />

LE<br />

specie appartenenti alla famiglia <strong>del</strong>le leguminose vengono utilizzate<br />

come colture da <strong>sovescio</strong>, principalmente con lo scopo<br />

di apportare azoto al terreno. Queste piante, infatti, attraverso il<br />

processo di azotofissazione (vedi Glossario), sono in grado di fornire, una volta<br />

interrate, <strong>del</strong>le buone quantità di azoto “nuovo” alle colture successive.<br />

Coltura di pisello in fioritura<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


Chi può beneficiare <strong>del</strong>l’utilizzo di specie leguminose da <strong>sovescio</strong>?<br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di leguminose è molto diffuso in agricoltura <strong>bio</strong>logica poichè<br />

questo metodo di coltivazione, escludendo il ricorso ai concimi minerali,<br />

utilizza le specie leguminose, anche come <strong>sovescio</strong>, per fornire azoto alle<br />

colture in rotazione. Anche i sistemi produttivi convenzionali possono,<br />

però, avvantaggiarsi <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> di leguminose, ad esempio<br />

in consociazione con specie graminacee autunno-vernine, per ridurre<br />

l’utilizzo di concimi chimici.<br />

Quantità di azoto nella <strong>bio</strong>massa epigea (parte aerea <strong>del</strong>la pianta) di alcune<br />

leguminose estive e autunnali e percentuale di azoto derivante dall’azotofissazione<br />

10<br />

COLTURA AZOTO ASPORTATO (kg/ha) % AZOTOFISSAZIONE<br />

Erba medica 120 - 0 0 -<br />

Trifoglio pratense 110 - 60 0 - 0<br />

Veccia vellutata 0 - 60 -<br />

Pisello proteico 0 - 210 2 -<br />

La quantità di azoto accumulato dalle leguminose varia da qualche decina ad alcune centinaia di<br />

kg ad ettaro a seconda <strong>del</strong>la specie, <strong>del</strong>l’epoca di coltivazione (estiva o autunno-vernina) e <strong>del</strong>lo<br />

stadio di sviluppo <strong>del</strong>la coltura al momento <strong>del</strong>l’interramento. Anche la frazione di azoto derivante<br />

dal processo di azotofissazione è variabile, in funzione <strong>del</strong>la specie, <strong>del</strong> terreno e <strong>del</strong>la quantità di<br />

azoto disponibile nel <strong>suolo</strong>. Inoltre, anche gli aspetti di gestione agronomica e di ambiente pedoclimatico<br />

che limitano la crescita potenziale <strong>del</strong>la leguminosa, possono determinare una riduzione<br />

<strong>del</strong>l’azoto prodotto. Questo si calcola, infatti, sulla base <strong>del</strong>la quantità di <strong>bio</strong>massa e <strong>del</strong>la concentrazione<br />

di azoto nei tessuti vegetali.<br />

Quando una leguminosa viene interrata, una consistente parte <strong>del</strong>l’azoto contenuto nei tessuti<br />

vegetali mineralizza, cioè si trasforma da organico a minerale, grazie all’azione dei microrganismi<br />

presenti nel terreno. In questo modo, il 0 - 60% <strong>del</strong>l’azoto contenuto nella leguminosa si rende<br />

disponibile per la coltura successiva. La percentuale varia in funzione <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la<br />

<strong>bio</strong>massa interrata, <strong>del</strong>le modalità di interramento, <strong>del</strong> terreno e <strong>del</strong>le condizioni climatiche.<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


A<br />

N (kg/ha)<br />

B<br />

SAU (%)<br />

300 AZIENDE ZOOTECNICHE AZIENDE CEREALICOLE<br />

250<br />

200<br />

150<br />

100<br />

100<br />

50<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

0<br />

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3 Azienda 4 Azienda 5 Azienda 6 Azienda 7 Azienda 8 Azienda 9<br />

Fertilizzazione Azotossazione Asporti colturali<br />

AZIENDE ZOOTECNICHE AZIENDE CEREALICOLE<br />

Azienda 1 Azienda 2 Azienda 3 Azienda 4 Azienda 5 Azienda 6 Azienda 7 Azienda 8 Azienda 9<br />

Sovescio leguminose Leguminose prative Leguminose da granella<br />

I risultati di un’indagine relativa ad alcune aziende <strong>bio</strong>logiche piemontesi ad indirizzo<br />

cerealicolo e cerealicolo–zootecnico (Fonte: Grignani et al., 2001) evidenziano<br />

come in agricoltura <strong>bio</strong>logica, senza l’apporto di azoto “nuovo” derivante dall’azotofissazione<br />

<strong>del</strong>le specie leguminose, il bilancio azotato <strong>del</strong>le rotazioni colturali sarebbe<br />

fortemente negativo, con conseguenze <strong>del</strong>eterie per la fertilità <strong>del</strong> terreno e per<br />

la produttività <strong>del</strong> sistema colturale, come raffigurato nel Grafico A.<br />

A seconda <strong>del</strong>l’indirizzo produttivo <strong>del</strong>l’azienda <strong>bio</strong>logica e <strong>del</strong> riparto colturale presente,<br />

le leguminose possono essere introdotte nella rotazione come specie prative<br />

o da granella, che apportano l’azoto contenuto nelle radici e nei residui colturali,<br />

oppure come <strong>sovescio</strong>, che apporta al terreno tutta la <strong>bio</strong>massa vegetale prodotta,<br />

come raffigurato nel Grafico B.<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

11


Apporto di elementi nutritivi da specie non leguminose<br />

Tutte le colture da <strong>sovescio</strong>, anche non leguminose, apportano elementi<br />

nutritivi al <strong>suolo</strong>, tra i quali l’azoto. La loro funzione è quella di assorbire<br />

dal terreno le molecole già presenti nel <strong>suolo</strong> o che si rendono via via disponibili<br />

con il processo di mineralizzazione (vedi Glossario), di trattenerle nei<br />

tessuti vegetali e, dopo l’interramento, di metterle a disposizione <strong>del</strong>le<br />

colture successive. In questo modo, le colture da <strong>sovescio</strong> riducono le<br />

perdite di sostanze nutritive al di fuori <strong>del</strong> sistema colturale, “riciclandole”<br />

nell’ambito <strong>del</strong>la rotazione.<br />

Contenuto di elementi nutritivi <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale di alcune specie da<br />

<strong>sovescio</strong> autunno-vernino e confronto con le quantità normalmente distribuite di<br />

fertilizzanti chimici e organici<br />

12<br />

SOVESCI<br />

FITOMASSA<br />

(t s.s./ha)<br />

N P 2 O 5 K 2 O Ca Mg<br />

kg/ha<br />

Colza 1. - . 0 - 0 1 - 0 60 - 1 0 20 .0<br />

Segale 1.0 - .0 20 - 0 10 - 0 0 - 1 0 . 1.6<br />

Loiessa 2.0 - .0 20 - 100 10 - 20 0 - 100 - -<br />

FERTILIZZANTI<br />

QUANTITÀ<br />

DISTRIBUITA<br />

(t t.q./ha)<br />

Urea 0.2 2 - - - -<br />

Liquame suino 0 160 0 120 - -<br />

Letame bovino 0 1 0 100 1 0 - -<br />

Per i sovesci di specie non leguminose, un aspetto importante è l’efficienza nell’asporto di azoto,<br />

parametro che varia a seconda <strong>del</strong>la specie utilizzata e <strong>del</strong> periodo in cui viene coltivata. Le graminacee,<br />

ad esempio, sono molto efficaci nell’assorbire grandi quantità di azoto. L’azoto così catturato,<br />

una volta interrato il <strong>sovescio</strong>, sarà a disposizione per le colture successive, grazie all’azione dei<br />

microrganismi presenti nel terreno.<br />

Oltre all’azoto, i sovesci autunno-vernini favoriscono il recupero dal <strong>suolo</strong> di altri elementi<br />

nutritivi, come il fosforo ed il potassio. Anche questi nutrienti si renderanno disponibili alla coltura<br />

successiva, durante i processi di decomposizione <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale.<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


Riduzione <strong>del</strong>le perdite di azoto<br />

Negli ambienti <strong>del</strong>l’Italia settentrionale, il periodo autunnale e quello<br />

primaverile sono caratterizzati da precipitazioni elevate: nei terreni dove<br />

non è presente una coltura, si possono verificare ingenti perdite di azoto,<br />

sotto forma di nitrati, per lisciviazione (vedi Glossario). Questo fenomeno, variabile<br />

in funzione <strong>del</strong>l’andamento climatico stagionale, è più accentuato<br />

in presenza di terreni sciolti (con un’alta percentuale di sabbia) o con una<br />

non corretta gestione <strong>del</strong>le fertilizzazioni, in particolare di quelle organiche.<br />

Ad esempio, quando si effettua lo spandimento di reflui zootecnici<br />

nel periodo autunnale e la semina <strong>del</strong> mais nella primavera successiva<br />

– lasciando così il terreno nudo per diversi mesi – una parte <strong>del</strong>l’azoto<br />

apportato con i reflui viene persa, aumentando il rischio di inquinamento<br />

<strong>del</strong>le falde acquifere sotterranee.<br />

Per molte aziende zootecniche, tuttavia, la distribuzione dei reflui nel<br />

periodo autunnale è necessaria, sia per motivi gestionali (svuotare le<br />

vasche e garantire lo stoccaggio nei periodi in cui è vietato lo spandimento),<br />

sia per esigenze agronomiche (lavorazione autunnale dei terreni<br />

pesanti). In questi casi diventa indispensabile garantire una copertura<br />

vegetale <strong>del</strong> terreno mediante il ricorso ad una cover crop, che, asportando<br />

i nitrati presenti nel terreno, garantisce una loro minor lisciviazione.<br />

Distribuzione di liquame su terreno nudo<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

1


Chi può beneficiare <strong>del</strong>l’utilizzo di colture autunno-vernine con funzione di<br />

cover crop?<br />

Le aziende zootecniche, che apportano per più anni sullo stesso appezzamento<br />

quantità significative di fertilizzanti organici, possono utilmente<br />

avvalersi di colture cover crop per garantire una copertura vegetale <strong>del</strong><br />

terreno nel periodo compreso tra due colture estive. In questo modo,<br />

si aumenta l’efficienza di utilizzo dei reflui zootecnici, si risparmia sui<br />

concimi chimici e, nel contempo, si salvaguarda l’ambiente.<br />

1<br />

Copertura vegetale Suolo nudo<br />

NO 3 Assorbimento<br />

Lisciviazione Lisciviazione<br />

Ciclo <strong>del</strong>l’azoto con copertura vegetale a confronto con il ciclo <strong>del</strong>l’azoto su <strong>suolo</strong> nudo<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


<strong>Il</strong> ricorso ad una coltura cover crop è sicuramente positivo nel caso in cui la<br />

fertilizzazione organica avvenga in autunno, poiché una parte <strong>del</strong>l’azoto<br />

contenuto nei reflui si trova in forma prontamente disponibile (circa il 60%<br />

nel liquame suino, circa il 10% nel letame bovino). Tuttavia, anche quando<br />

la loro distribuzione avviene in primavera, ad esempio per la fertilizzazione<br />

<strong>del</strong> mais, la copertura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> nell’autunno-inverno successivo è resa<br />

necessaria dal fatto che una parte <strong>del</strong>l’azoto organico, interrato prima <strong>del</strong>la<br />

coltura primaverile, mineralizza solo in autunno.<br />

Questa pratica è indicata soprattutto nei sistemi colturali in cui l’apporto<br />

di azoto è equilibrato rispetto ai fabbisogni <strong>del</strong>la rotazione. Invece,<br />

in un sistema in cui gli apporti complessivi di azoto (fertilizzazioni organiche<br />

e minerali) sono decisamente più elevati rispetto ai fabbisogni<br />

<strong>del</strong>le colture, è consigliabile la scelta di una rotazione che asporti, senza<br />

restituire al terreno, la quantità massima di azoto (ad esempio erbaio<br />

autunno-vernino seguito da mais in secondo raccolto).<br />

Cover crop di graminacea su stocchi di mais<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

1


Apporto di sostanza organica e miglioramento <strong>del</strong>la struttura<br />

<strong>del</strong> <strong>suolo</strong><br />

In una coltura da <strong>sovescio</strong> lo sviluppo <strong>del</strong>l’apparato radicale e l’interramento<br />

<strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale apportano una grande quantità di sostanza<br />

organica al <strong>suolo</strong>, migliorandone nel breve periodo la struttura<br />

e le proprietà chimiche e <strong>bio</strong>logiche, soprattutto se questa pratica viene<br />

ripetuta per più anni con materiale vegetale molto sviluppato.<br />

L’effetto di questi apporti sulla sostanza organica <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> varia a seconda<br />

<strong>del</strong>la specie utilizzata per il <strong>sovescio</strong>, <strong>del</strong>la modalità di gestione, <strong>del</strong> tipo<br />

di <strong>suolo</strong> e <strong>del</strong>le condizioni climatiche. In particolare, il tipo di lavorazione<br />

<strong>del</strong> terreno influisce in modo determinante sulla quantità di sostanza<br />

organica che si accumula nel <strong>suolo</strong>. Prove sperimentali hanno dimostrato<br />

che l’adozione di tecniche di lavorazione conservative (minima lavorazione<br />

o semina su sodo), in associazione all’utilizzo di sovesci maturi,<br />

determina il più elevato arricchimento <strong>del</strong> terreno in sostanza organica.<br />

Chi può beneficiare <strong>del</strong>l’utilizzo di sovesci per l’apporto di sostanza organica?<br />

In una monosuccessione o in una rotazione annuale di colture primaverili-estive,<br />

l’inserimento di un <strong>sovescio</strong> autunno-vernino determina<br />

un evidente miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, soprattutto<br />

in quei sistemi colturali in cui non è possibile effettuare fertilizzazioni<br />

organiche, specie con letame.<br />

Grazie all’aumento <strong>del</strong> tenore<br />

<strong>del</strong>la sostanza organica e al miglioramento<br />

<strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong><br />

terreno, si aumentano nel breve<br />

periodo la resistenza <strong>del</strong> <strong>suolo</strong><br />

al compattamento, la capacità di<br />

infiltrazione e di immagazzinamento<br />

<strong>del</strong>l’acqua e si diminui-<br />

sce la resistenza <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> alla<br />

lavorazione.<br />

16<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

Primo orizzonte di un terreno con minima lavorazione e utilizzo<br />

di colture da <strong>sovescio</strong> in cerealicoltura


Anche le aziende che utilizzano liquami e liquiletami – privi, o quasi, di<br />

materiale vegetale fibroso e pertanto in grado di formare poco “humus”<br />

(vedi Glossario) – possono avvantaggiarsi <strong>del</strong>la pratica <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> per fornire<br />

sostanza organica al terreno, oltre che per ridurre le perdite di azoto.<br />

Apporto di carbonio e rapporto C/N <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa epigea in alcune colture da<br />

<strong>sovescio</strong> autunno-vernino a confronto con altre fonti di apporto di sostanza<br />

organica al <strong>suolo</strong><br />

SOVESCIO<br />

BIOMASSA<br />

(t s.s./ha)<br />

CARBONIO<br />

(kg/ha)<br />

Colza 1. - . 0 - 1. 00 1 - 21<br />

Segale 1.0 - .0 00 - 1. 00 1 - 2<br />

Loiessa 2.0 - .0 00 - 1. 00 0 - 0<br />

Pisello 2.0 - .0 00 - 1. 00 12 - 1<br />

Veccia vellutata 2.0 - .0 00 - 1. 00 10 - 1<br />

Trifoglio incarnato 1.0 - . 00 - 1. 00 1<br />

ALTRE FONTI DI<br />

SOSTANZA ORGANICA<br />

QUANTITÀ DISTRIBUITA<br />

(t t.q./ha)<br />

CARBONIO<br />

(kg/ha)<br />

Residui di mais 10 .000 - . 00 60 - 0<br />

Liquame suino 0 0 - 1.200 6 - 12<br />

Letame bovino 0 1. 00 - 2. 00 1 - 0<br />

La capacità <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa di trasformarsi, una volta interrata, in sostanza organica stabile<br />

(umificazione) è influenzata da diversi fattori, tra cui il rapporto C/N <strong>del</strong> materiale vegetale.<br />

In particolare, i miscugli di graminacee e leguminose sono molto adatti come sovesci per<br />

l’arricchimento <strong>del</strong> terreno in sostanza organica. La scelta <strong>del</strong>la specie influisce sulla quantità e sulla<br />

qualità dei residui vegetali da incorporare nel <strong>suolo</strong>, nonché sull’entità e sulle modalità di sviluppo<br />

<strong>del</strong>l’apparato radicale. La sostanza secca prodotta varia in funzione <strong>del</strong>la specie e <strong>del</strong>l’epoca di<br />

coltivazione.<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

C/N<br />

C/N<br />

1


1<br />

<strong>Il</strong> meccanismo di rilascio degli elementi<br />

nutritivi ed i processi di umificazione<br />

<strong>Il</strong> processo di degradazione cui va incontro il materiale vegetale una volta<br />

interrato è svolto dalla pedofauna e dalle comunità microbiche e fungine<br />

presenti nel <strong>suolo</strong>. La decomposizione <strong>del</strong>la sostanza organica è influenzata<br />

da fattori ambientali, quali temperatura e umidità <strong>del</strong> terreno, ma anche<br />

dalle caratteristiche <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa interrata. In particolare, il rapporto tra<br />

carbonio e azoto (C/N) dei tessuti vegetali è fondamentale per determinare<br />

il tipo di processo di trasformazione cui il materiale va incontro. Un rapporto<br />

C/N ottimale per la rapida decomposizione <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale è compreso<br />

tra 15:1 e 25:1. <strong>Il</strong> valore dipende dalla specie e dallo stadio di sviluppo<br />

<strong>del</strong>la coltura nel momento in cui avviene l’interramento. Per quanto riguarda<br />

la specie, i residui <strong>del</strong>le graminacee (loiessa, segale, ecc.) hanno mediamente<br />

un rapporto C/N elevato e pertanto decompongono lentamente, rilasciando<br />

gradualmente gli elementi nutritivi di cui sono composti. Inoltre,<br />

la disponibilità di azoto nel <strong>suolo</strong> può inizialmente diminuire per effetto <strong>del</strong><br />

loro interramento e <strong>del</strong>l’utilizzo <strong>del</strong>l’azoto da parte <strong>del</strong>la flora microbica<br />

per moltiplicarsi. Altre specie, appartenenti ad esempio alla famiglia <strong>del</strong>le<br />

brassicacee, hanno un rapporto C/N <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale più equilibrato<br />

e rilasciano più rapidamente l’azoto asportato dal <strong>suolo</strong> durante la loro<br />

crescita. Infine, la consociazione tra graminacee e leguminose permette di<br />

avere una massa vegetale adeguatamente dotata di carbonio (dalla fibra e<br />

cellulosa <strong>del</strong>le graminacee) e di azoto (dalle proteine <strong>del</strong>le leguminose) che<br />

verrà degradata più facilmente, rilasciando elementi nutritivi per la coltura<br />

successiva e favorendo la formazione di nuovo humus.<br />

Per quanto riguarda, invece, l’epoca di trinciatura <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>, è importante<br />

sapere che dopo la fioritura la quantità di fibra (carbonio) nei tessuti vegetali<br />

aumenta, mentre la concentrazione di proteine (azoto) diminuisce, con<br />

un conseguente aumento <strong>del</strong> rapporto C/N e la produzione di un materiale<br />

più difficile da degradare.<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


Biomassa vegetale<br />

MINERALIZZAZIONE<br />

+ - -<br />

CO • H O • NH • NO3 • H2PO 2 2 4<br />

4<br />

2- + 2+ 3+<br />

SO • K • Mg • Fe 4<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

1


Attività <strong>bio</strong>cida<br />

Alcune specie vegetali contengono <strong>del</strong>le sostanze in grado di esplicare<br />

un’elevata attività fungicida, nematocida e insetticida, una volta interrate<br />

nel terreno. <strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di queste piante, oltre a fornire tutti i noti effetti<br />

benefici dei sovesci convenzionali - come il miglioramento <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

chimiche e fisiche dei terreni, minori perdite per dilavamento,<br />

minore erosione - consente di combattere alcuni patogeni <strong>del</strong> terreno,<br />

proprio in virtù <strong>del</strong>l’azione <strong>bio</strong>cida svolta dalle molecole contenute nei<br />

tessuti vegetali.<br />

Le specie più diffuse, per questo tipo di <strong>sovescio</strong>, appartengono alla<br />

famiglia <strong>del</strong>le Brassicaceae. Le selezioni operate su Brassica juncea, Brassica<br />

napus, Eruca sativa, Raphanus sativus hanno permesso di ottenere cultivar<br />

con un elevato contenuto di glucosinati,<br />

sostanze in grado di<br />

liberare composti che svolgono<br />

una vera e propria azione fumigante<br />

<strong>del</strong> terreno.<br />

L’impiego <strong>del</strong>le piante <strong>bio</strong>cide<br />

rappresenta, pertanto, un’importante<br />

strategia finalizzata alla riduzione<br />

<strong>del</strong>l’impatto ambientale<br />

<strong>del</strong>l’attività agricola, in modo<br />

particolare per la coltivazione<br />

<strong>del</strong>le piante orticole, che richiedo-<br />

Brassicacea (Brassica Juncea)<br />

no un cospicuo impiego di mezzi<br />

tecnici e rotazioni molto strette.<br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di queste specie è un’efficace alternativa ai mezzi chimici<br />

usualmente impiegati per il contenimento dei parassiti terricoli, ovvero<br />

fumiganti e geodisinfestanti, sicuramente poco rispettosi <strong>del</strong>l’ambiente<br />

a causa <strong>del</strong>la loro persistenza, <strong>del</strong>la scarsa o nulla selettività (poiché<br />

agiscono per asfissia), nonché <strong>del</strong>le elevate dosi di impiego.<br />

20<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>


Campo di colza<br />

benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

21


Specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

LA<br />

corretta scelta di specie ed agrotecnica è fondamentale per aumentare<br />

i vantaggi <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> ed evitare potenziali problemi.<br />

Innanzitutto, è importante avere chiari gli obiettivi <strong>del</strong> ricorso a<br />

questa pratica nella propria azienda (apportare azoto, ridurre le perdite di<br />

azoto, apportare sostanza organica), tenendo conto <strong>del</strong>le condizioni agronomiche<br />

in cui si introdurrà questa tecnica (ad es. tipo di <strong>suolo</strong>, disponibilità<br />

di acqua, successione colturale).<br />

Inoltre, la pratica <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>, come qualunque altra pratica colturale che si<br />

vuole introdurre in azienda, necessita di un approccio graduale ed attento.<br />

È consigliabile quindi iniziare su piccoli appezzamenti dove affinare la<br />

pratica, per poi estenderla ad altre superfici, provando diverse specie o<br />

miscugli per trovare quelli ottimali per i propri terreni aziendali.<br />

Scelta <strong>del</strong>le specie<br />

Per adottare la pratica <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> con successo è indispensabile individuare<br />

la specie o il miscuglio che possano conseguire i benefici sperati<br />

(miglioramento <strong>del</strong>la struttura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, apporto di azoto, effetto<br />

<strong>bio</strong>cida) e che siano conciliabili con il sistema colturale in cui si inseriscono:<br />

introdurre un <strong>sovescio</strong> nella rotazione colturale può non essere<br />

facile. Specie caratterizzate da una germinazione rapida, una crescita<br />

vigorosa e che richiedono una gestione agronomica minima sono le più<br />

adatte per questo tipo di utilizzazione. I primi due aspetti sono importanti<br />

anche per favorire la competizione nei confronti <strong>del</strong>le specie infe-<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

2


stanti. Inoltre, nelle regioni <strong>del</strong> Nord Italia, un’altra caratteristica richiesta<br />

alle specie utilizzate per i sovesci autunno-vernini è la resistenza al<br />

freddo. Per queste ragioni, i sovesci autunno-vernini di leguminose sono<br />

prevalentemente costituiti da alcune varietà di veccia o di pisello, dato<br />

che trifogli e medica crescono più lentamente e sono poco competitivi<br />

nei confronti <strong>del</strong>le infestanti; tra le graminacee, alcune specie (es. loiessa<br />

e segale) sono più adatte a questa pratica rispetto ad altre. Tuttavia, in<br />

molte situazioni, i migliori risultati possono essere ottenuti da un miscuglio<br />

di diverse specie, ad esempio di graminacee e leguminose, che<br />

permette di combinare i vantaggi e diminuire gli svantaggi <strong>del</strong>le singole<br />

specie utilizzate, sia nella fase di crescita, sia dopo l’interramento.<br />

2<br />

Cover crop di segale<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica


Agrotecnica<br />

Preparazione <strong>del</strong> terreno e semina<br />

La preparazione <strong>del</strong> terreno per la semina può essere eseguita con modalità<br />

differenti a seconda <strong>del</strong> tipo di terreno, dei residui lasciati dalla coltura<br />

precedente, <strong>del</strong>la specie seminata e <strong>del</strong> risultato che si vuole ottenere con<br />

il <strong>sovescio</strong>. In genere si ricorre ad una minima lavorazione con un erpice,<br />

che può essere effettuata anche dopo la semina a spaglio, con l’unica<br />

finalità di interrare il seme distribuito, ma si può anche effettuare una<br />

“non lavorazione” (zero tillage), con semina diretta <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>.<br />

La semina può avvenire con una seminatrice a file oppure utilizzando<br />

uno spandiconcime per la semina a spaglio. In questo secondo caso, la<br />

dose di semente deve essere aumentata ed è necessario eseguire una<br />

leggera erpicatura per consentire l’interramento <strong>del</strong> seme, con un erpice<br />

a denti elastici o rigidi.<br />

Semina su sodo di una coltura da <strong>sovescio</strong> su residui trinciati di mais da granella<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

2


26<br />

Semina a spaglio con spandiconcime centrifugo di una coltura da <strong>sovescio</strong> su residui trinciati di mais<br />

Epoca e modalità di interramento<br />

In generale, l’epoca di interramento ottimale si ha quando la coltura <strong>del</strong><br />

<strong>sovescio</strong> è in fase di prefioritura, inizio fioritura. In questa fase, infatti,<br />

la pianta ha raggiunto il suo massimo sviluppo ed i suoi tessuti vegetali<br />

hanno un contenuto equilibrato in fibre e proteine che ne permetterà una<br />

più rapida degradazione. Inoltre, la rimozione nel momento ottimale<br />

<strong>del</strong>la coltura da <strong>sovescio</strong> riduce il rischio che questa si sviluppi successivamente,<br />

infestando la coltura principale.<br />

La trinciatura <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> si esegue con una macchina trinciatrice ed<br />

è finalizzata allo sminuzzamento <strong>del</strong> materiale vegetale in modo da facilitarne<br />

l’interramento e la degradazione da parte degli organismi <strong>del</strong><br />

terreno. È importante lasciare essiccare il materiale trinciato prima <strong>del</strong>l’interramento<br />

(almeno 48 ore), ma soprattutto non interrarlo troppo<br />

profondamente per evitare processi di fermentazione negativi per lo<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica


sviluppo radicale <strong>del</strong>la coltura successiva. L’interramento serve a rimescolare<br />

il materiale vegetale con gli strati superficiali di terreno (non oltre<br />

10-20 cm) nel modo più omogeneo possibile e può essere eseguito con una<br />

zappatrice, un erpice a dischi o, al limite, effettuando un’aratura superficiale.<br />

L’interramento superficiale <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong> dà risultati nettamente superiori<br />

rispetto all’interramento mediante aratura. Quindi, nel caso in cui<br />

fosse necessaria un’aratura prima <strong>del</strong>la semina <strong>del</strong>la coltura primaverileestiva,<br />

è sufficiente effettuare questa operazione in un secondo momento.<br />

SOVESCI<br />

QUANTITÀ DI SEME<br />

(kg/ha)<br />

Colza 10 - 1<br />

Segale 1 0 - 200<br />

Loiessa 20 - 0<br />

Veccia vellutata 0 - 120<br />

Trifoglio incarnato 0 - 0<br />

Segale + Veccia vellutata 1 0 + 0<br />

Loiessa + Veccia vellutata 20 + 0<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

2


Aspetti da valutare con attenzione<br />

Bilancio idrico<br />

Tutte le colture da <strong>sovescio</strong> richiedono acqua per la crescita. Tuttavia,<br />

nelle nostri regioni, in condizioni di normale andamento <strong>del</strong>le piogge,<br />

i sovesci autunno-vernini hanno un impatto relativamente basso sulla<br />

disponibilità di acqua nel <strong>suolo</strong> per la coltura principale che segue.<br />

Inoltre, la copertura vegetale nei mesi autunnali e invernali permette una<br />

buona infiltrazione nel <strong>suolo</strong> <strong>del</strong>l’acqua di precipitazione, grazie alla riduzione<br />

<strong>del</strong>la crosta superficiale (minor ruscellamento durante i periodi<br />

di pioggia) ed all’aumento <strong>del</strong>la porosità. Infine, il ricorso abituale alla<br />

pratica <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>, aumentando la sostanza organica e migliorando la<br />

struttura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, produce un effetto positivo sulla capacità <strong>del</strong> terreno<br />

di trattenere l’acqua.<br />

Azione di controllo <strong>del</strong>le infestanti<br />

L’utilizzo di colture da <strong>sovescio</strong> autunno-vernine può favorire il controllo<br />

<strong>del</strong>le infestanti, mediante la copertura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> e quindi la competizione<br />

e soppressione di specie indesiderate. Alcune specie, come la loiessa, la<br />

segale e il rafano, sono particolarmente adatte a questo scopo, data la loro<br />

crescita vigorosa e l’ottima copertura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. Altre specie, come i trifogli,<br />

sono meno competitive e non permettono una riduzione <strong>del</strong>le infestanti.<br />

Tuttavia, alcune specie da <strong>sovescio</strong>, se gestite male, soprattutto in relazione<br />

all’epoca ed alle modalità <strong>del</strong> loro interramento, possono causare a loro<br />

volta un problema di infestazione sulla coltura seguente, che però è sempre<br />

controllato con facilità dalle normali pratiche di lotta alle infestanti.<br />

2<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica


Schede <strong>del</strong>le specie da <strong>sovescio</strong><br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

2


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

Caratteri botanici<br />

<strong>Il</strong> colza (Brassica napus) è una pianta originaria <strong>del</strong> bacino mediterraneo,<br />

appartenente alla famiglia <strong>del</strong>le crucifere. <strong>Il</strong> colza coltivato è un’erbacea annuale,<br />

che presenta varietà primaverili e varietà autunno-vernine. L’apparato radicale<br />

è fittonante e si espande soprattutto nei primi 35-40 cm di <strong>suolo</strong>, arrivando al<br />

massimo alla profondità di 70-80 cm. <strong>Il</strong> fusto, eretto e ramificato, normalmente<br />

raggiunge 1,5 m di altezza, con circa 20 foglie. L’infiorescenza a grappolo è<br />

terminale ed è formata da 150-200 fiori ermafroditi. La fioritura è scalare e<br />

procede dalla base verso l’apice dei vari rami <strong>del</strong>l’infiorescenza, protraendosi<br />

per circa un mese.<br />

Ciclo <strong>bio</strong>logico<br />

In Italia, il colza viene seminato tra metà settembre e metà ottobre; le due<br />

foglie cotiledonari emergono dal terreno dopo 1-2 settimane; successivamente<br />

vengono emesse nuove foglie che formano una rosetta. Questo è lo stadio di<br />

massima resistenza al freddo (6-8 foglie), con il quale il colza è in grado di<br />

resistere anche a molti gradi sotto zero (-15°C). É importante, quindi, che la<br />

pianta raggiunga lo stadio di rosetta con 6-8 foglie prima <strong>del</strong> sopraggiungere<br />

<strong>del</strong>l’inverno. La levata inizia nella seconda metà di marzo, mentre la fioritura<br />

inizia nella prima decade di aprile. L’accrescimento <strong>del</strong>la pianta continua anche<br />

nella fase di fioritura e si arresta in concomitanza con l’antesi dei fiori più alti.<br />

0<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

COLZA<br />

Brassica napus


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

Esigenze pedoclimatiche<br />

<strong>Il</strong> colza è una pianta microterma, cioè non necessita di temperature<br />

particolarmente elevate per svilupparsi. Lo zero di vegetazione è a 6-8°C. Le<br />

varietà autunnali resistono molto bene al freddo, purchè siano allo stadio<br />

di rosetta e non vi siano ristagni d’acqua. La pianta, nel complesso, non è<br />

particolarmente esigente: predilige terreni profondi, freschi, fertili e leggeri, si<br />

adatta a quelli argillosi, calcarei e torbosi, purché ben drenati. <strong>Il</strong> colza tollera<br />

sufficientemente la salinità e si adatta a diversi pH <strong>del</strong> terreno.<br />

<strong>Tec</strong>nica colturale per il <strong>sovescio</strong><br />

La preparazione di un buon letto di semina è uno degli aspetti più <strong>del</strong>icati <strong>del</strong>la<br />

tecnica colturale <strong>del</strong> colza, a causa <strong>del</strong>le dimensioni ridotte <strong>del</strong> seme. Questa<br />

può essere effettuata con un’aratura superficiale, seguita da operazioni di<br />

affinamento, oppure con una minima lavorazione con erpice. La semina è in<br />

genere effettuata tra la metà di settembre e la metà di ottobre, in modo da far<br />

raggiungere alla pianta lo stadio di rosetta al sopraggiungere dei primi freddi.<br />

L’investimento teorico può variare da 100 a 120 piante/m 2 per ottenere, alla fine<br />

<strong>del</strong>l’inverno, una densità di 40-60 piante/m 2 . <strong>Il</strong> quantitativo di seme necessario<br />

varia da 8 a 15 kg/ha, in funzione <strong>del</strong>la varietà e <strong>del</strong>la modalità di semina. Si<br />

possono impiegare seminatrici per frumento regolate per una distanza tra le<br />

file di 30 cm, o seminatrici di precisione, mentre il risultato di una semina a<br />

spaglio, effettuata per ridurre i costi <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>, può essere incerto. Una<br />

densità di piante elevata rimane comunque un mezzo agronomico importante<br />

per aumentare la densità radicale e quindi l’assorbimento dei nitrati.<br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di colza è utile per fornire sostanza organica al <strong>suolo</strong>, controllare le<br />

infestanti e migliorare la fertilità <strong>del</strong> terreno. Inoltre, è utilizzata come catch crop<br />

(vedi Glossario), grazie alla sua capacità di accumulare l’azoto residuo <strong>del</strong> terreno,<br />

riducendo la lisciviazione di nitrati. Infine, il rapporto C/N non troppo elevato <strong>del</strong>la<br />

<strong>bio</strong>massa <strong>del</strong> colza (da 14 a 21), permette, una volta interrata, una sua rapida<br />

decomposizione, con rilascio degli elementi nutritivi e una buona resa in humus.<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

COLZA<br />

Brassica napus<br />

1


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

Caratteri botanici e ciclo <strong>bio</strong>logico<br />

La provenienza <strong>del</strong>la segale (Secale cereale) è incerta, poiché questo cereale<br />

deriva da una <strong>del</strong>le quattro specie selvatiche di Secale presenti nell’Europa<br />

sudorientale e nell’Asia occidentale. <strong>Il</strong> culmo è molto alto (1,5-2 metri) e<br />

sottile e le foglie, di colore verde glauco, hanno una lamina corta e più stretta<br />

<strong>del</strong> frumento. L’accestimento <strong>del</strong>la segale è minore di quello <strong>del</strong> frumento e<br />

avviene con maggior ritardo. Nelle fasi successive di vegetazione, invece, questa<br />

pianta è più rapida e più precoce. La spiga terminale è generalmente lunga e<br />

sottile, con spighette di norma triflore, ma con il terzo fiore sterile, per cui si<br />

hanno due cariossidi per spighetta. La fecondazione è generalmente incrociata<br />

(pianta allogama ad impollinazione anemofila), poiché la specie ha un sistema<br />

di autoincompatibilità.<br />

Esigenze pedoclimatiche<br />

La segale è una specie molto rustica ed adattabile a zone agricole difficili e<br />

marginali (ad esempio in montagna). Produce più <strong>del</strong> frumento e <strong>del</strong>l’orzo<br />

in terreni acidi, sab<strong>bio</strong>si e magri; ha un’ottima resistenza al freddo e minori<br />

esigenze termiche per compiere il suo ciclo vegetativo, rispetto al frumento e<br />

agli altri cereali.<br />

2<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

SEGALE<br />

Secale cereale


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

<strong>Tec</strong>nica agronomica per il <strong>sovescio</strong><br />

La semina <strong>del</strong>la segale può avvenire tra la fine di settembre e l’autunno inoltrato,<br />

poiché sono sufficienti temperature di 3-5° C per la germinazione. La quantità di<br />

seme da utilizzarsi è di 150-200 kg/ha e la semina può essere effettuata anche a<br />

spaglio, riducendo così i costi <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>.<br />

L’adattabilità, la resistenza al freddo e la rusticità rendono la segale una<br />

<strong>del</strong>le migliori specie da <strong>sovescio</strong> nelle zone a clima freddo e su terreni poco<br />

fertili. La crescita vegetativa rapida e vigorosa, che continua anche durante i<br />

periodi più freddi (zero di vegetazione a 4°C), permette, tra l’altro, d’interrare<br />

la coltura abbastanza precocemente, liberando il terreno per la coltura da<br />

reddito. La segale è utilizzata come <strong>sovescio</strong> per apportare sostanza organica<br />

al terreno grazie ad un apparato radicale particolarmente esteso che è in<br />

grado di migliorare notevolmente la struttura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>. É, inoltre, una specie<br />

ottima come cover crop per la riduzione <strong>del</strong>la lisciviazione dei nitrati e per la<br />

competizione nei confronti <strong>del</strong>le specie infestanti. Un aspetto importante da<br />

tenere in considerazione, tuttavia, è che i residui di segale, quando interrati, a<br />

causa <strong>del</strong>l’elevato contenuto in fibra si decompongono lentamente, sottraendo<br />

azoto alla coltura successiva. Per evitare questo inconveniente è necessario<br />

trinciare la coltura nella fase di prefioritura, oppure seminare la segale in<br />

consociazione con una specie leguminosa, ad esempio veccia vellutata, che,<br />

fornendo azoto, aumenti il rapporto C/N <strong>del</strong>la <strong>bio</strong>massa vegetale, facilitandone<br />

la decomposizione.<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

SEGALE<br />

Secale cereale


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

LOIESSA<br />

Lolium multiflorum<br />

Caratteri botanici e ciclo <strong>bio</strong>logico<br />

La loiessa o Loietto italico o loglio italico (Lolium multiflorum L.) è una graminacea<br />

foraggera molto produttiva. Originaria <strong>del</strong> mediterraneo, è stata introdotta in<br />

Italia, ed in particolare nella Pianura Padana, da cui si è diffusa in Europa ed anche<br />

in altri continenti.<br />

É una specie annuale o biennale, alta 40-100 cm, a cespi eretti, che si differenzia<br />

dal Lolium perenne per le spighette aristate.<br />

Tra le graminacee microterme, la loiessa è certamente quella a crescita più<br />

rapida e con una produttività più elevata. Cresce vigorosamente fino al periodo di<br />

dormienza, resiste bene all’inverno, riprende velocemente la crescita vegetativa<br />

in primavera, fiorisce tra aprile e maggio e matura a metà giugno.<br />

Esigenze pedoclimatiche<br />

La loiessa è una tipica coltura da erbaio <strong>del</strong>le zone temperate. La temperatura<br />

ideale per la crescita vegetativa è di 18-20 °C, mentre lo zero di vegetazione<br />

è di 2-3 °C. Può germinare anche a temperature molto basse (1-2 °C) e, se<br />

ben insediata, resiste anche agli inverni rigidi. La loiessa manifesta appieno<br />

la propria potenzialità con una buona disponibilità di elementi nutritivi, in<br />

particolare di azoto.<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica


<strong>Tec</strong>nica agronomica per il <strong>sovescio</strong><br />

Gli aspetti che rendono questa coltura particolarmente adatta come <strong>sovescio</strong><br />

autunno-vernino sono molteplici. Innanzitutto non presenta particolari difficoltà<br />

di impianto, anche quando il terreno non è perfettamente preparato, ha un<br />

calendario di semina molto ampio, la crescita vegetativa si protrae fino al tardo<br />

autunno ed ha una precoce ripresa vegetativa dopo l’inverno. Inoltre, manifesta<br />

un’elevata aggressività rispetto alle malerbe.<br />

La semina <strong>del</strong>la loiessa si può eseguire da agosto a ottobre, utilizzando<br />

25-30 kg/ha di seme, nel caso di semina in purezza. Può essere effettuata<br />

con la seminatrice da frumento, oppure a spaglio. <strong>Il</strong> momento ottimale per<br />

l’interramento coincide con la fase di prefioritura, ossia né troppo presto per<br />

evitare un ricaccio, né troppo tardi per non avere una <strong>bio</strong>massa di lenta e difficile<br />

decomposizione. La loiessa è un’ottima cover crop, compete molto bene con le<br />

infestanti e fornisce al terreno buone quantità di sostanza organica. Può essere<br />

seminata in consociazione con il trifoglio violetto o con la veccia vellutata per<br />

aumentare il contenuto di azoto <strong>del</strong> materiale vegetale sovesciato.<br />

Erbaio di loiessa<br />

Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

LOIESSA<br />

Lolium multiflorum


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

Caratteri botanici e ciclo <strong>bio</strong>logico<br />

La veccia vellutata o villosa (Vicia villosa) è una pianta originaria <strong>del</strong>l’Europa<br />

e <strong>del</strong>l’Asia. È una leguminosa annuale, talvolta biennale, a ciclo vernino. Ha<br />

portamento prostrato, con steli angolosi ramificati e molto fogliosi, lunghi in<br />

media 100-120 cm, ma che possono raggiungere anche 200 cm. In genere, è<br />

alta non più di 100-120 cm. Le foglie sono composte da 4-12 paia di foglioline<br />

e terminano con cirri. I numerosi fiori (10-40), di colore violaceo-azzurro,<br />

sono raccolti in lunghi racemi. I semi sono piccoli, sferici, neri e di dimensione<br />

leggermente variabile. Ha un apparato radicale fittonante che può raggiungere<br />

un metro di profondità. La veccia vellutata, seminata in autunno, ha una crescita<br />

vegetativa lenta durante l’inverno, cui segue una ripresa molto vigorosa nella<br />

primavera successiva.<br />

Esigenze pedoclimatiche<br />

La veccia vellutata è una specie più rustica e più resistente al freddo rispetto alla<br />

veccia comune (Vicia sativa). Si adatta anche a climi caldi e asciutti (temperatura<br />

di vegetazione: 4-21 °C), nonchè a terreni acidi ed alcalini, sopportando un pH<br />

compreso tra 5 e 8. Predilige terreni sab<strong>bio</strong>si ma si adatta bene anche a quelli<br />

argillosi, purchè ben drenati.<br />

6<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

VECCIA<br />

Vicia villosa


Schede <strong>del</strong>le specie e dei miscugli da <strong>sovescio</strong><br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di veccia vellutata<br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> di veccia vellutata occupa il terreno tra ottobre ed aprile. La crescita<br />

ridotta durante l’inverno e la prima parte <strong>del</strong>la primavera rende questa pianta,<br />

quando seminata in purezza, poco adatta come cover crop. Con un interramento<br />

troppo precoce, si ha una ridotta quantità di <strong>bio</strong>massa vegetale, a differenza,<br />

invece, di quella ottenibile con una trinciatura eseguita ad aprile, allo stadio<br />

di piena fioritura. Come specie leguminosa, la veccia vellutata può apportare<br />

notevoli quantità di azoto alle colture successive, anche superiori a 200 kg/ha,<br />

soprattutto se la pianta viene lasciata in campo fino a primavera inoltrata.<br />

Viene generalmente usata in consociazione con graminacee, come la loiessa o<br />

la segale, per ridurre gli svantaggi caratteristici di entrambe le specie (ridotta<br />

copertura <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> in inverno <strong>del</strong>la veccia; lenta decomposizione <strong>del</strong> materiale<br />

vegetale <strong>del</strong>le graminacee in purezza).<br />

specie da <strong>sovescio</strong> e agrotecnica<br />

VECCIA<br />

Vicia villosa


Sovescio: un costo o un risparmio?<br />

beneficio economico derivante dall’introduzione di una<br />

coltura da <strong>sovescio</strong> in rotazione è il risparmio in fertilizzanti azotati<br />

L’immediato<br />

che, in molti casi, può essere sufficiente a coprire i costi <strong>del</strong>la pratica.<br />

I benefici sul lungo periodo, invece, sono legati in particolare all’aumento<br />

<strong>del</strong>la sostanza organica <strong>del</strong> <strong>suolo</strong> che comporta un miglioramento<br />

<strong>del</strong>la sua struttura, nonché <strong>del</strong>la fertilità. Nella maggior parte dei casi,<br />

i benefici di lungo periodo possono essere apprezzati nelle stagioni più<br />

svantaggiose da un punto di vista climatico.<br />

Altri vantaggi economici che derivano dall’utilizzo di sovesci possono<br />

essere un minor ricorso agli erbicidi e, nel caso <strong>del</strong>l’utilizzazione di specie<br />

<strong>bio</strong>cide, un risparmio in prodotti fitosanitari.<br />

Esempio di calcolo di costi e benefici <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong><br />

Per confrontare alcune tecniche agronomiche con tre differenti colture<br />

da <strong>sovescio</strong>, nell’autunno 2007, dopo la raccolta <strong>del</strong> mais, è stato allestito<br />

un campo prova su un terreno messo a disposizione da una azienda<br />

zootecnica di Riva presso Chieri. La prova, prevista nell’ambito <strong>del</strong><br />

Programma di Divulgazione Agricola <strong>del</strong> Servizio Agricoltura <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Torino, è stata alla base di una puntuale valutazione dei costi<br />

relativi a ciascuna modalità. Per i costi <strong>del</strong>le singole operazioni sono state<br />

usate le tariffe <strong>del</strong>le lavorazioni agro-meccaniche, in vigore nel 2006, per<br />

la provincia di Torino.<br />

<strong>sovescio</strong>: un costo o un risparmio?


I percorsi realizzati sono:<br />

0<br />

Costi indicativi per la realizzazione di una coltura da <strong>sovescio</strong> secondo tre modalità<br />

LAVORAZIONI<br />

Trinciatura<br />

degli stocchi<br />

Semina su sodo<br />

€/ha<br />

Semina + erpicatura<br />

€/ha<br />

Semina a spaglio<br />

€/ha<br />

non conteggiata non conteggiata -<br />

Semina 6,00 1,00 1,00<br />

Erpicatura - ,00 -<br />

Trinciatura<br />

<strong>del</strong>la massa<br />

Interramento<br />

superficiale<br />

• trinciatura degli stocchi e semina su sodo;<br />

• trinciatura degli stocchi, semina a spaglio con spandiconcime e<br />

interramento con erpice rotante;<br />

• semina a spaglio con spandiconcime su stocchi non trinciati.<br />

Nella primavera successiva sono stati previsti, per tutti e tre i percorsi, una<br />

trinciatura <strong>del</strong>la massa con trinciastocchi, l’interramento superficiale <strong>del</strong>la<br />

massa con erpice e l’aratura per la preparazione <strong>del</strong> letto di semina <strong>del</strong>la<br />

coltura successiva.<br />

I costi relativi ad un passaggio con il trinciastocchi e all’aratura non<br />

sono stati considerati nel calcolo, poiché queste lavorazioni verrebbero<br />

comunque eseguite anche in assenza <strong>del</strong>la coltura da <strong>sovescio</strong>. Più in<br />

particolare, nella semina a spaglio su stocchi, la trinciatura di questi<br />

ultimi coincide con quella <strong>del</strong> <strong>sovescio</strong>, effettuata in primavera.<br />

6 ,00 6 ,00 non conteggiata<br />

,00 ,00 ,00<br />

Aratura non conteggiata non conteggiata non conteggiata<br />

Totale 219,00 252,00 109,00<br />

<strong>sovescio</strong>: un costo o un risparmio?


Al costo <strong>del</strong>le lavorazioni, va aggiunto quello relativo alla semente,<br />

qualora non sia possibile produrla in azienda. Valori indicativi per l’acquisto<br />

<strong>del</strong>la semente sono riportati nella tabella seguente.<br />

COLTURA<br />

QUANTITÀ DI SEME<br />

(kg/ha)<br />

PREZZO<br />

DELLA SEMENTE<br />

(€/kg)<br />

COSTO TOTALE<br />

(€/ha)<br />

Colza 10 - 1 ,00 - 10,00 60,00 - 120,00<br />

Segale 1 0 - 200 0, 0 - 0, 0 10 ,00 - 1 0,00<br />

Loiessa 20 - 0 1, 0 - 1, 0 ,00 - 6,00<br />

Veccia vellutata 0 - 120 1, 0 - 2,10 1 2,00 - 2 2,00<br />

Per quanto concerne il beneficio derivante dal <strong>sovescio</strong>, questo può essere<br />

valutato in termini di apporti di elementi nutritivi e di sostanza organica<br />

al <strong>suolo</strong>. A titolo esemplificativo, nella tabella a pagina 42 sono riportati i<br />

costi per l’acquisto di letame ed eventualmente concimi minerali per apportare<br />

quantità equivalenti di N, P 2 O 5 e K 2 O, rispetto a quelle derivanti<br />

dai sovesci.<br />

<strong>sovescio</strong>: un costo o un risparmio?<br />

1


Costi per l’acquisto di letame ed eventualmente concimi minerali per apportare<br />

quantità equivalenti di N, P 2 O 5 e K 2 O, rispetto a quelle derivanti dai sovesci<br />

TIPO DI APPORTO<br />

Sovescio<br />

di colza<br />

2<br />

PRODUZIONE<br />

QUANTITÀ N<br />

kg/ha<br />

t t.q./ha t s.s./ha<br />

P 2 O 5<br />

kg/ha<br />

K 2 O<br />

kg/ha<br />

1 - 2 1. - . 0 - 0 1 - 0 60 - 1 0<br />

COSTI<br />

€/ha<br />

Letame bovino 6 - 1 1. - . 2 - 2 - 6 - 1 2 120,00 - 2 0,00<br />

Sovescio<br />

di segale<br />

- 2 1.0 - .0 20 - 0 20 - 0 0 - 1 0<br />

Letame bovino – 16 1.0 - .0 2 - 112 16 - 6 2 - 20 0,00 - 20,00<br />

Sovescio<br />

di loiessa<br />

11 - 21 2.0 - .0 0 - 6 1 - 0 - 1 0<br />

Letame bovino – 16 2.0 - .0 6 - 112 2 - 6 10 - 20 160,00 - 20,00<br />

Sovescio<br />

di veccia vellutata<br />

1 - 2 2.0- .0 0 - 160 2 - 0 - 1 0<br />

Letame bovino - 16 2.0 - .0 6 - 112 2 - 6 10 - 20 160,00 - 20,00<br />

Urea ( 6%) 0.060 - 0.1 2 - 2 ,00 - ,00<br />

Totale - 160 2 - 6 10 - 20 1 ,00 - ,00<br />

<strong>sovescio</strong>: un costo o un risparmio?


Glossario<br />

Azotofissazione<br />

La fissazione <strong>del</strong>l’azoto atmosferico o azotofissazione consiste nella riduzione<br />

<strong>del</strong>l’azoto molecolare presente in atmosfera (N 2 ) in azoto ammoniacale<br />

(NH 3 ). Nel caso <strong>del</strong>le leguminose, tale processo è svolto dai<br />

batteri <strong>del</strong> genere Rhizobium, che si localizzano nell’apparato radicale<br />

<strong>del</strong>la pianta ospite, inducendo la formazione dei tipici noduli radicali.<br />

Humus<br />

La sostanza organica di un terreno può essere suddivisa in composti umici<br />

e non umici. La frazione non umica è rappresentata da diverse molecole<br />

(ad esempio proteine, polissaccaridi, lignina, lipidi), la cui classificazione<br />

chimica è definibile. L’humus, invece, è rappresentato da composti<br />

derivati da processi di decomposizione e di rielaborazione <strong>del</strong>la sostanza<br />

organica da parte dei microrganismi, la cui struttura è molto complessa<br />

e la composizione chimica è indefinita. Rappresenta la parte più attiva<br />

<strong>del</strong>la sostanza organica <strong>del</strong> terreno ed influisce sulle proprietà chimiche<br />

e fisiche <strong>del</strong> terreno.<br />

Lisciviazione<br />

Quando le acque piovane o d’irrigazione sono in eccesso rispetto alla<br />

capacità <strong>del</strong> terreno di trattenerle, queste percolano negli strati di <strong>suolo</strong><br />

più profondi. Questo trasporto può coinvolgere anche gli elementi chimici<br />

glossario


solubili non trattenuti dalle particelle <strong>del</strong> terreno stesso. Tale processo si<br />

chiama lisciviazione e allontana alcune sostanze nutritive (ad esempio i<br />

nitrati) dagli orizzonti di <strong>suolo</strong> esplorati dalle radici <strong>del</strong>le piante, portandole<br />

negli strati più profondi, interessati dalle falde acquifere.<br />

Mineralizzazione<br />

La mineralizzazione consiste nella degradazione completa di un composto<br />

+ organico in composti inorganici semplici (ad esempio CO , NH ), ed è<br />

2 4<br />

operata generalmente da microrganismi o funghi.<br />

Cover crop<br />

Si definisce cover crop qualunque coltura seminata per ottenere la copertura<br />

<strong>del</strong> <strong>suolo</strong>, senza considerare se verrà successivamente interrata. Le<br />

cover crop sono comunemente utilizzate per prevenire l’erosione <strong>del</strong> <strong>suolo</strong><br />

da parte <strong>del</strong>l’acqua e <strong>del</strong> vento nelle colture poliennali, e per evitare la<br />

lisciviazione dei nitrati nelle rotazioni annuali (catch crop).<br />

Sovescio (green manure)<br />

<strong>Il</strong> <strong>sovescio</strong> è una coltura, pura o in miscuglio, coltivata per essere interrata,<br />

prima che abbia finito il suo ciclo naturale di sviluppo, allo scopo di<br />

migliorare la fertilità <strong>del</strong> <strong>suolo</strong>.<br />

glossario


Bibliografia<br />

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6<br />

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bibliografia

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