19.06.2013 Views

la nuova concezione delle elites nel sistema premiale di origine ...

la nuova concezione delle elites nel sistema premiale di origine ...

la nuova concezione delle elites nel sistema premiale di origine ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

LA NUOVA CONCEZIONE DELLE ELITES NEL<br />

SISTEMA PREMIALE DI ORIGINE NAPOLEONICA E<br />

SUA CONCILIABILITA’ CON IL PRINCIPIO<br />

DI EGUAGLIANZA<br />

Re<strong>la</strong>tore: Salvatore Olivari de <strong>la</strong> Moneda,<br />

Segretario Accademia Archeologica Italiana <strong>di</strong> Genova, C<strong>la</strong>sse Discipline Storiche.<br />

Come è noto <strong>la</strong> Francia del XVI secolo aveva una società <strong>di</strong>visa in tre c<strong>la</strong>ssi<br />

sociali: nobiltà e clero che non pagavano tasse il terzo stato, formato da borghesi,<br />

artigiani, conta<strong>di</strong>ni, che era altamente tassato. Tuttavia al<strong>la</strong> Francia e al Re Luigi<br />

XVI non bastavano i sol<strong>di</strong> e <strong>la</strong> crisi finanziaria costrinse a convocare gli Stati<br />

Generali.<br />

Il 5 maggio 1789 a Versailles vi fu l’incontro fra i tre Stati, ma apparve subito<br />

chiaro che né i nobili, né il clero volevano rinunciare ai privilegi.<br />

Il 9 luglio il Terzo Stato, da solo, costituiva un’Assemblea Nazionale Costituente<br />

ed il 14 luglio si dava l’assalto al<strong>la</strong> Bastiglia: aveva inizio <strong>la</strong> Rivoluzione Francese.<br />

Quasi un anno dopo, il 19 giugno 1790, l’Assemblea Costituente decretava:<br />

l’abolizione del<strong>la</strong> nobiltà ere<strong>di</strong>taria, dei titoli nobiliari, dei feu<strong>di</strong>, dei pre<strong>di</strong>cati,<br />

degli or<strong>di</strong>ni cavallereschi, <strong>delle</strong> decorazioni e degli stemmi.<br />

La mania egualitaria non si limitò all’abolizione giuri<strong>di</strong>ca degli stemmi, ma<br />

scatenò, dopo <strong>la</strong> caduta del<strong>la</strong> Monarchia - 21 settembre 1792 - una vera lotta sul<strong>la</strong><br />

loro <strong>di</strong>struzione. Come stu<strong>di</strong>oso devo <strong>di</strong>re che il 1793 ed il 1794 furono anni in cui<br />

si assistette in Francia a grossi danni culturali ed artistici,mentre in Italia il


problema si fece più evidente durante <strong>la</strong> prima invasione francese ( 1797 - 1799),<br />

quando i governi rivoluzionari imitarono le leggi anti - aral<strong>di</strong>che <strong>di</strong> Parigi;<br />

l’applicazione <strong>di</strong> esse fu piuttosto scarsa, ma a Venezia vi fu uno scempio:<br />

<strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> quasi tutti i “Leoni <strong>di</strong> San Marco” (Repubblica Democratica Veneto,<br />

1797).<br />

Questa follia in Francia si alternò dopo termidoro e si concluse con il Conso<strong>la</strong>to.<br />

Era stato un errore storico - giuri<strong>di</strong>co, l’equiparazione degli stemmi ai titoli e ad<br />

altre <strong>di</strong>stinzioni nobiliari e questo ebbe molto peso sulle vicende successive<br />

dell’Aral<strong>di</strong>ca si continuò infatti ad associare erroneamente le categorie.<br />

In effetti <strong>la</strong> Rivoluzione sociale francese fu anche una Rivoluzione culturale,<br />

provocata dall’Illuminismo che voleva costruire una <strong>nuova</strong> società cancel<strong>la</strong>ndo il<br />

passato, <strong>la</strong>ddove lo si riteneva frutto e vittima del sentimentalismo; per questo, del<br />

passato, si salvò solo il <strong>di</strong>ritto romano, perché appartenente al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssicità e ritenuto<br />

degno <strong>di</strong> costruire una <strong>nuova</strong> co<strong>di</strong>ficazione.<br />

Nel contempo nasceva una <strong>nuova</strong> aral<strong>di</strong>ca che prendeva i suoi simboli dal mondo<br />

c<strong>la</strong>ssico (berretti frigi, picche, fasci littori, ecc.).<br />

Un primo spiraglio si ebbe quando Napoleone Bonaparte fondò <strong>la</strong> Legione<br />

d’Onore (1802) che voleva essere un premio che <strong>la</strong> Francia e<strong>la</strong>rgiva ai suoi soldati<br />

- eroi, francesi o italiani, a testimonianza del<strong>la</strong> loro gloria.<br />

Per questo suo atto Napoleone dovette superare <strong>di</strong>fficoltà poste dal Consiglio <strong>di</strong><br />

Stato e dal Corpo Legis<strong>la</strong>tivo infatti vecchi giacobini, nemici del<strong>la</strong> monarchia, che<br />

a suo tempo avevano votato per <strong>la</strong> soppressione degli Or<strong>di</strong>ni equestri reali non<br />

volevano bene <strong>la</strong> nascita dell’onorificenza, ma ben presto si dettero molto da fare<br />

per ottener<strong>la</strong>.


La Legione d’Onore non sorse subito come Or<strong>di</strong>ne e Napoleone non accettò il<br />

nome <strong>di</strong> Gran Maestro, ma solo quello <strong>di</strong> Capo Legione, quasi ad augurio <strong>di</strong> una<br />

futura sovranità.<br />

Nel 1805, dopo aver riunito in sé le due corone (Imperatore dei Francesi e Re<br />

d’Italia), Napoleone fondò per l’Italia l’Or<strong>di</strong>ne del<strong>la</strong> Corona <strong>di</strong> Ferro e stabilì per<br />

sé e per i suoi successori titoli e funzioni..<br />

“La decorazione consisteva in una corona nobiliare a fioroni, sormontata da sei<br />

punte, tra le quali era un medaglioncino ovale con <strong>la</strong> testa dell’imperatore;<br />

sopra era l’aqui<strong>la</strong> napoleonica con le ali abbassate e che teneva <strong>la</strong> folgore negli<br />

artigli; sul cerchio del<strong>la</strong> corona stava il motto: “Dio me l’ha data “.<br />

Ai cavalieri spettava, per l’art. LXIV, l’insegna d’argento, da portare al <strong>la</strong>to<br />

sinistro del petto, appesa ad un nastro color arancio con filetti ver<strong>di</strong> ai due<br />

estremi; ai commendatori l’insegna d’oro, con il .medesimo nastro, ai <strong>di</strong>gnitari<br />

l’insegna dei commendatori e, in più, una fascia <strong>di</strong> seta, detta al<strong>la</strong> francese<br />

“gran cordone” dal<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> destra al fianco sinistro; portante <strong>la</strong> decorazione <strong>di</strong><br />

misura maggiore.<br />

Costoro recavano, inoltre, sul <strong>la</strong>to sinistro degli abiti e dei mantelli una stel<strong>la</strong><br />

ricamata in argento, in mezzo al<strong>la</strong> stel<strong>la</strong> erano tre corone aquile d’oro, e<br />

alternate a tre <strong>nel</strong> centro <strong>la</strong> testa dell’Imperatore; tutto attorno si leggevano le<br />

parole: Dio me l’ha data, guai a chi <strong>la</strong> toccherà 1 ”.<br />

Nel 1809 Napoleone istituiva l’Or<strong>di</strong>ne Imperiale dei tre Tesori d’Oro.<br />

Napoleone, <strong>di</strong>venuto Imperatore, fece proprio il fascino dell’idea imperiale e capì<br />

l’importanza <strong>di</strong> ricontattare il sostegno del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse aristocratica. A questo scopo<br />

1 Giacomo C. Bascapè, Marcello del Piazzo, col<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> Luigi Borgia, Insegne e simboli. Aral<strong>di</strong>ca pubblica e<br />

privata, Me<strong>di</strong>evale e Moderna. Ministero Beni Culturali, e Ambientali, Roma, 1983.


creò titoli nobiliari e stabilì nuove norme per l’appoggio economico <strong>di</strong> essi. Con il<br />

Decreto Imperiale 30 marzo 1806 ed infine con il Decreto Imperiale 21 settembre<br />

1848 Napoleone Imperatore emanò provve<strong>di</strong>menti favorevoli al<strong>la</strong> ricostruzione <strong>di</strong><br />

una <strong>nuova</strong> nobiltà che fu <strong>di</strong> grande importanza per il Regno Italico che<br />

comprendeva: Lombar<strong>di</strong>a, Veneto ed Emilia.<br />

Nel 1806 da Napoleone fu conferito il titolo <strong>di</strong> duca a gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>gnitari dell’Impero<br />

(tale titolo, ai primi investiti che erano, i suoi marescialli, fu trasmissibile per<br />

or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> primogenitura maschile tanto legittima, che naturale : il titolo comportava<br />

una ren<strong>di</strong>ta annua a carico del tesoro del Regno Italico). In Italia il titolo <strong>di</strong> duca fu<br />

concesso a Francesco Melzi d’Eril (1807), al Litta ed al Visconti <strong>di</strong> Modrone<br />

(entrambi sul cognome) 1813.<br />

Nel 1808 Napoleone ripristinava i titoli nobiliari <strong>di</strong>: duca, conte, barone, cavaliere;<br />

cadevano in <strong>di</strong>suso invece i titoli <strong>di</strong>: marchese, visconte e nobile.<br />

Lo stemma non possedeva corone, ma tocchi piumati <strong>di</strong> colori <strong>di</strong>versi e con vario<br />

numero <strong>di</strong> piume che evidenziavano i gra<strong>di</strong> che i loro proprietari detenevano nei<br />

vari campi: militari, civile, ecclesiastico, giu<strong>di</strong>ziario, ecc.<br />

L’aral<strong>di</strong>ca e <strong>la</strong> nobiltà napoleonica furono <strong>di</strong>verse da quelle antiche:<br />

1) perché gli stemmi avevano carattere personale e variavano <strong>nel</strong> tempo a<br />

seconda del “CURSUS HONORUM ” dell’armigero;<br />

2) perché legati agli incarichi e quin<strong>di</strong> non sempre trasmettibili, era infatti<br />

<strong>di</strong>fficile che i figli ricoprissero le cariche dei padri;<br />

3) il titolo era nominale, non ere<strong>di</strong>tario e si otteneva per meriti personali;<br />

pertanto non comportava l’istituzione <strong>di</strong> una c<strong>la</strong>sse privilegiata.


Più tar<strong>di</strong> gli insigniti ottennero lettere patenti con descrizione dello stemma, degli<br />

ornati esteriori e <strong>delle</strong> livree concesse dal sovrano; tali lettere portavano data<br />

analoga al<strong>la</strong> concessione, ma anche data successiva, inoltre se l’insignito voleva<br />

recedere il titolo ere<strong>di</strong>tario doveva legarlo ad un maggiorasco a nome <strong>di</strong> uno dei<br />

suoi figli.<br />

In Italia, secondo Emanuele Pigni, <strong>la</strong> nobiltà tra<strong>di</strong>zionale aveva idee politiche<br />

appartenenti a correnti <strong>di</strong>verse e si rivolgeva a Napoleone, al Regno Italico con<br />

atteggiamenti non eguali a quelli del<strong>la</strong> nobiltà francese.<br />

Una parte dei vecchi nobili aveva, infatti, già aderito fra il 1797 e il 1799 alle<br />

Repubbliche Cispadana e Cisalpina, facendo splen<strong>di</strong>de carriere politiche fino al<br />

Regno Italico; altri nobili vi parteciparono dopo che <strong>la</strong> Repubblica Cisalpina<br />

<strong>di</strong>venne Repubblica Italica; altri infine, una parte notevole, si schierò sul fronte del<br />

rifiuto <strong>di</strong> ogni compromissione con i nuovi regimi, ma si affinò sempre <strong>di</strong> più.<br />

Un esempio <strong>nel</strong><strong>la</strong> nobiltà mi<strong>la</strong>nese fu <strong>la</strong> vicenda del Marchese Antonio Litta<br />

Visconti Arese, che appartenne sia al periodo repubblicano sia a quello<br />

napoleonico e che <strong>nel</strong> 1812 <strong>di</strong>venne duca del Regno Italico, costituendone il<br />

re<strong>la</strong>tivo maggiorasco.<br />

In Italia, infatti, non vi era stato l’esodo controrivoluzionario come in Francia, in<br />

quanto non vi era stata persecuzione <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse, anche se i nobili furono duramente<br />

colpiti con requisizioni e prestiti durante le due Repubbliche.<br />

Inoltre, in Italia non si verificò il risarcimento <strong>di</strong> denaro agli emigrati come in<br />

Francia, dove costò un 1.000.000.000 (miliardo) <strong>di</strong> franchi.<br />

La nobiltà napoleonico fu un’élite <strong>di</strong> pubblici funzionari che veniva ad avere titoli<br />

rego<strong>la</strong>ti da Statuti Costituzionali del Regno.<br />

Il settimo Statuto, promulgato il 21 settembre 1808 così stabiliva:


“…avevano <strong>di</strong>ritto a portare il titolo <strong>di</strong> duca gli elettori che per tre volte fossero<br />

stati presidenti dei collegi elettorali generali (art. 1 dello statuto); avevano <strong>di</strong>ritto<br />

a portare il titolo <strong>di</strong> conte i gran<strong>di</strong> ufficiali del<strong>la</strong> corona (il cancelliere<br />

guardasigilli del<strong>la</strong> corona, il grand’elemosiniere, il gran maggiordomo maggiore,<br />

il gran ciambel<strong>la</strong>no, il grande scu<strong>di</strong>ere) (art. 2), nonché i ministri, i senatori, i<br />

consiglieri <strong>di</strong> Stato incaricati <strong>di</strong> qualche parte del<strong>la</strong> pubblica amministrazione e<br />

gli arcivescovi (art. 5), avevano a <strong>di</strong>ritto a portare il titolo <strong>di</strong> barone gli elettori<br />

che per tre volte fossero stati presidenti <strong>di</strong> un collegio elettorale <strong>di</strong> <strong>di</strong>partimento, i<br />

primi presidenti e i procuratori generali del<strong>la</strong> corte <strong>di</strong> cassazione e <strong>delle</strong> corti<br />

d’appello che avessero adempiuto le loro funzioni per <strong>di</strong>eci anni con sod<strong>di</strong>sfazione<br />

del re, i vescovi senza con<strong>di</strong>zioni e i podestà <strong>di</strong> Mi<strong>la</strong>no, Venezia, Bologna, Verona,<br />

Brescia, Modena, Reggio, Mantova, Ferrara, Padova, U<strong>di</strong>ne, Ancona, Macerata,<br />

Ravenna, Rimini, Cesena, Cremona, Novara, Vicenza, Bergamo, Faenza e Forlì<br />

alle stesse con<strong>di</strong>zioni previste per i primi presidenti e i procuratori generali (art.<br />

9). Tutti questi titoli erano vitalizi; chi era investito <strong>di</strong> uno <strong>di</strong> essi poteva però<br />

renderlo ere<strong>di</strong>tario istituendo a favore <strong>di</strong> uno dei suoi ere<strong>di</strong> un maggiorasco in<br />

fon<strong>di</strong> stabili o in ren<strong>di</strong>te sul Monte Napoleone rese inalienabili, che desse una<br />

ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> 200.000 lire per il titolo <strong>di</strong> duca, <strong>di</strong> 30.000 lire per il titolo <strong>di</strong><br />

conte e <strong>di</strong> 15.000 lire per il titolo <strong>di</strong> barone.<br />

I gran<strong>di</strong> ufficiali del Regno - tra i quali non erano conti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto i marescialli del<br />

Regno, il primo capitano del<strong>la</strong> Guar<strong>di</strong>a reale, l’ispettore generale dell’artiglieria,<br />

l’ispettore generale del genio e sei membri del collegio elettorale dei possidenti<br />

scelti dal re - potevano ottenere il titolo ere<strong>di</strong>tario <strong>di</strong> conte o <strong>di</strong> barone<br />

istituendone il re<strong>la</strong>tivo maggiorasco (art. 4). I membri de collegi elettorali generali<br />

potevano ottenere il titolo ere<strong>di</strong>tario <strong>di</strong> barone istituendone il re<strong>la</strong>tivo<br />

maggiorasco (art. 10). I <strong>di</strong>gnitari, commendatori e cavalieri dell’or<strong>di</strong>ne reale del<strong>la</strong>


Corona <strong>di</strong> ferro potevano rendere ere<strong>di</strong>tario il titolo <strong>di</strong> cavaliere giustificando una<br />

ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 3000 lire (art. 12).<br />

Il re si riservava <strong>di</strong> concedere i titoli che giu<strong>di</strong>casse convenienti ai generali, ai<br />

prefetti, agli ufficiali civili e militari e agli altri suoi sud<strong>di</strong>ti che si fossero <strong>di</strong>stinti<br />

per servizi resi allo Stato (art. 13). Il titolo II dello statuto <strong>di</strong>sciplinava l’istituzione<br />

dei maggioraschi, gli effetti del<strong>la</strong> loro creazione, le autorizzazioni ad alienare i<br />

beni affetti ai maggioraschi e le forme per il reimpiego <strong>di</strong> tali beni. Le domande <strong>di</strong><br />

istituzione dei maggioraschi erano esaminate dal Consiglio del sigillo dei titoli,<br />

composto <strong>di</strong> tre senatori, due consiglieri <strong>di</strong> Stato, un procuratore generale e un<br />

segretario generale. Con decreto reale 8 febbraio 1812 fu poi consentito a coloro<br />

che avessero avuto titoli <strong>di</strong> nobiltà nei loro paesi prima dell’unione al Regno<br />

italico <strong>di</strong> chiedere <strong>la</strong> concessione <strong>di</strong> uno dei nuovi titoli del Regno.<br />

I duchi, i conti, i baroni e i cavalieri del Regno, per poter godere dei titoli loro<br />

spettanti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto o concessi per speciali decreti reali (ossia per fregiarsene negli<br />

atti pubblici e per esibire i re<strong>la</strong>tivi stemmi e livree, soli privilegi che avevano, in<br />

quanto tali, i tito<strong>la</strong>ti del<strong>la</strong> nobiltà napoleonica, dovevano ottenere, facendone<br />

richiesta al cancelliere guardasigilli del<strong>la</strong> corona, reali lettere patenti <strong>di</strong><br />

istituzione dei titoli stessi”. La nobiltà <strong>di</strong> Antico Regime aveva tenuto in Italia<br />

posizioni più forti che in Francia, anche se <strong>la</strong> politica <strong>di</strong> Napoleone era stata eguale<br />

sui due territori.!<br />

Interessante è come <strong>nel</strong><strong>la</strong> nobiltà napoleonica italiana <strong>la</strong> percentuale dei militari<br />

fosse <strong>di</strong> molto inferiore rispetto a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> nobiltà napoleonica francese.<br />

La sproporzione, in Francia <strong>la</strong> percentuale <strong>di</strong> militari arrivava al 59%, risulta<br />

sotto<strong>di</strong>mensionata in Italia per due motivi:


1) perché altri ricevettero da Napoleone titolo nobiliare per decreto, ma non<br />

ricevettero le lettere patenti per godere del titolo o ancora perché <strong>di</strong>eci<br />

generali italiani ricevettero da Napoleone titoli nobiliari francesi;<br />

2) furono nobilitati non per meriti militari, ma in quanto ministri o senatori.<br />

Mi permetto <strong>di</strong> chiudere con due domande:<br />

1. Di tali titoli cosa rimane dopo <strong>la</strong> Restaurazione?<br />

2. Cosa viene ancora riconosciuto ai giorni nostri?<br />

Per rispondere in maniera esauriente e chiara desidero fare <strong>di</strong>rettamente<br />

riferimento a documenti che faranno parte integrante degli Atti ed in partico<strong>la</strong>re<br />

alle pagine 19 - 24 del testo “Appunti <strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca” <strong>di</strong> Aldo Pezzana Capranica del<br />

Grillo, e<strong>di</strong>to in Rivista Aral<strong>di</strong>ca, Roma del 1989 ed alle pagine 785 - 799 del<br />

volume “Insegne e simboli. Aral<strong>di</strong>ca pubblica e privata, Me<strong>di</strong>evale e Moderna”<br />

<strong>di</strong> Giacomo C. Bascapè, Marcello del Piazzo con <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> Luigi Borgia,<br />

e<strong>di</strong>to da Ministero Beni Culturali, e Ambientali, Roma, 1983. Per quanto precede<br />

posso <strong>di</strong>re concisamente che oggi in Italia per i titoli è possibile solo un<br />

riconoscimento privato, mentre per gli stemmi esso può avvenire tramite<br />

Certificazione / Registrazione presso il Re d’Armi del Regno <strong>di</strong> Spagna e il<br />

Cronista d’Armi <strong>di</strong> Castil<strong>la</strong> y Leon, riconoscimenti peraltro che, legalmente<br />

concessi da un Paese membro dell’Unione, hanno in<strong>di</strong>rettamente valore in tutta<br />

l’Europa.<br />

Concludo qui e mi scuso se ho preso più tempo <strong>di</strong> quello che mi proponevo<br />

d’imporvi.<br />

Bibliografia


Bascapé Giacomo, del Piazzo Marcello - Insegne e Simboli- Aral<strong>di</strong>ca pubblica<br />

e privata me<strong>di</strong>evale e moderna - Ministero Beni Culturali e Ambientali - Roma<br />

1983;<br />

degli Uberti Pier Felice - Pinotti Loredana.- Storia del <strong>di</strong>ritto nobiliare<br />

italiano - vol. 1 - IAGI;<br />

Pezzana Capranica del Grillo Aldo - Appunti <strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca - Rivista Aral<strong>di</strong>ca,<br />

Roma 1989;<br />

Pigni Emanuele - La Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Napoleone re d’Italia - Vita e Pensiero -<br />

Mi<strong>la</strong>no 2001

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!