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capitolo 1 diisocianati - Extranet Regione Piemonte

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CAPITOLO 1<br />

1<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

DIISOCIANATI: INFORMAZIONI GENERALI<br />

1. PREMESSA<br />

Gli isocianati (R-NCO), i <strong>diisocianati</strong> (OCN-R-NCO) e più in generale i poliisocianati sono<br />

composti chimici caratterizzati dalla presenza rispettivamente di uno, due o più gruppi isocianici -<br />

-N=C=O, che conferiscono loro una notevole affinità verso composti contenenti idrogeno attivo,<br />

nonchè un certo grado di tossicità. La natura chimica del gruppo R può essere di tipo alifatico o<br />

aromatico e incide sulla reattività dei diversi isocianati: in generale gli isocianati aromatici sono<br />

più reattivi di quelli alifatici.<br />

I poliisocianati possono essere costituiti da monomeri o da polimeri e sono caratterizzati<br />

attraverso la loro funzionalità, ovvero dal numero medio di gruppi isocianici reattivi per<br />

molecola.<br />

Tra i numerosi poliisocianati disponibili, l’industria del poliuretano si basa essenzialmente su<br />

due <strong>diisocianati</strong> aromatici: sul toluen diisocianato (TDI), e sul difenilmetano diisocianato (MDI)<br />

e le sue miscele polimeriche. Entrambe queste sostanze vengono derivate da intermedi<br />

petrolchimici, il TDI dal toluene, l’MDI dal benzene, tramite procedimenti ormai standardizzati e<br />

ben conosciuti. Nonostante l’MDI abbia un processo di produzione più complesso del TDI e il<br />

suo utilizzo sia stato introdotto successivamente al TDI nell’industria dei materiali poliuretanici,<br />

esso è ormai più diffuso del TDI. La rapida crescita del consumo di MDI nell’industria ha<br />

principalmente due motivazioni: da una parte il numero considerevole di modificazioni ottenibili<br />

dal MDI polimerico precursore ha consentito di estenderne il campo delle funzionalità (tra 2 e<br />

3.1) e, conseguentemente, di diversificare notevolmente le caratteristiche e la gamma dei prodotti<br />

finiti poliuretanici ottenibili; inoltre la minore volatilità dell’MDI rispetto al TDI ne riduce la<br />

pericolosità e le connesse problematiche di sicurezza nell’impiego in ambienti chiusi o poco<br />

ventilati e/o con tecniche di spruzzamento.<br />

Nel presente <strong>capitolo</strong> verranno riportate le caratteristiche chimico-fisiche, tossicologiche e di<br />

reattività del TDI e dell’ MDI. Per altri composti poliisocianici meno diffusi (ad esempio<br />

l’isoforone diisocianato IPDI), verranno solamente richiamate alcune proprietà, ma non va<br />

dimenticato che tali sostanze, facendo parte anch’esse della famiglia degli isocianati, presentano<br />

analoghe caratteristiche di pericolosità.<br />

Sarà inoltre brevemente richiamata la normativa sul trasporto di MDI, TDI e IPDI, e quella<br />

sulle attività industriali a rischio rilevante che comportano il loro uso e/o la detenzione.<br />

1.1 CARATTERISTICHE CHIMICO-FISICHE<br />

Toluen diisocianato TDI<br />

Il termine TDI viene utilizzato usualmente per identificare sia il 2,4-toluen diisocianato, sia il<br />

2,6-toluen diisocianato, sia le miscele dei due isomeri. Nella fabbricazione dei poliuretani<br />

vengono impiegate essenzialmente le miscele di isomeri 2,4 e 2,6 in proporzioni 80:20, anche se<br />

alcune applicazioni richiedono l’uso della miscela 65:35 e del 2,4 isomero puro.


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

CH3<br />

NCO<br />

NCO<br />

2,4 toluen diisocianato. N° CAS: 584-84-9<br />

2<br />

OCN<br />

CH3<br />

NCO<br />

2,6 toluen diisocianato. N° CAS: 91-08-7<br />

Nel seguito con la sigla TDI si indicherà la miscela di 2,4 TDI e 2,6 TDI in proporzione 80:20<br />

(N° CAS: 26471-62-5, N° CEE: 615-006-00-4), sia perchè questa particolare miscela rappresenta<br />

più del 95% del TDI utilizzato dall’industria, sia perchè le principali proprietà non differiscono in<br />

modo significativo al variare della composizione.<br />

Nelle Tabelle 1.1 e 1.2 sono riportate le principali caratteristiche chimico-fisiche del TDI<br />

secondo le fonti più accreditate [riff. 1,4,5].<br />

Tab. 1.1. Proprietà chimico-fisiche di TDI<br />

Proprietà Rapporto isomeri 2,4/2,6 di TDI<br />

100/0 80/20 65/35<br />

Stato fisico a Tambiente liquido incolore o leggermente colorato in giallo pallido<br />

Odore pungente<br />

Miscibilità alcol, benzolo, diglicolmonometiletere, etere, kerosene,<br />

acetone, tetracloruro di carbonio, clorobenzolo<br />

Peso molecolare 174 u.m.a.<br />

Densità del liquido 1.22 g/cm3 a 25°C<br />

Densità relativa dei vapori (aria=1) 6<br />

Densità relativa (aria=1)<br />

1.000025 a 25 °C *<br />

della miscela aria satura di vapori di TDI<br />

1.000152 a 50 °C *<br />

1.003 a 100 °C *<br />

Viscosità 4.3 mPas a 10°C<br />

Tensione di vapore 3.33 Pa a 25°C<br />

Punto di fusione 21.41 °C 14.01 °C 8.51 °C<br />

Punto di ebollizione 251°C a P=1 bar<br />

Temperatura di flash-point 135°C (vaso aperto)<br />

127°C (vaso chiuso)<br />

Temperatura di fire point 143°C (vaso aperto)<br />

Calore specifico 1.565 kJ/kg/°C a 26.5 °C<br />

Limiti di esplosività limite inferiore: 0.9% v/v (T=118°C)<br />

limite superiore: 9.5% v/v (T=150°C)<br />

Temperatura di degradazione termica >250°C<br />

Prodotti di degradazione COx - NOx - HCN - vapori di TDI<br />

Temperatura di autoignizione 620°C<br />

Calore di combustione -23900 kJ/kg<br />

Fumi di combustione COx - NOx - HCN - vapori di TDI<br />

(*)questi valori sono riportati per indicare che, pur essendo il vapore di TDI ben sei volte più pesante<br />

dell’aria, la miscela aria satura di vapori di TDI ha una densità paragonabile a quella della sola aria.


Tab. 1.2 Tensione di vapore TDI in funzione della temperatura<br />

Temperatura Tensione di vapore<br />

3<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

Concentrazione di vapori saturi in equilibrio con l’aria<br />

(massima concentrazione possibile in un sistema chiuso)<br />

C Pa mm Hg mg/m 3<br />

ppm<br />

-20 0.04 0.00030 3 0.4<br />

0 0.33 0.0025 24 3.3<br />

5 0.55 0.0041 38 5.3<br />

10 0.88 0.0066 60 8.4<br />

15 1.40 0.0105 95 13.0<br />

20 2.10 0.016 140 19.6<br />

25 3.33 0.025 215 30.1<br />

30 5.05 0.038 321 45.0<br />

35 7.45 0.056 466 65.2<br />

40 11.10 0.083 680 95.1<br />

45 16.0 0.12 967 135.4<br />

50 22.6 0.17 1349 188.8<br />

60 45.2 0.34 2616 366.2<br />

70 86.5 0.65 4856 679.8<br />

80 157.0 1.18 8565 1199.1<br />

90 293.0 2.2 15530 2174<br />

100 492 3.7 25419 3559<br />

110 798 6.0 40142 5625<br />

120 1277 9.6 62594 8773<br />

130 2022 15.2 96648 13531<br />

Difenilmetanodiisocianato MDI<br />

Il termine MDI viene usualmente utilizzato per indicare:<br />

L’MDI polimerico o grezzo (PMDI), ossia la miscela di poliisocianati (difenilmetano<br />

diisocianato e polifenilene isocianato) ottenuto dalla reazione di condensazione tra anilina e<br />

formaldeide e dalla successiva fosgenazione della miscela di ammine risultanti;<br />

l’MDI monomero puro (MMDI), ovvero l’MDI ottenuto per distillazione dall’MDI grezzo e<br />

che consiste prevalentemente nell’isomero 4,4’-difenilmetano diisocianato con piccole<br />

quantità dell’isomero 2,4’; l’MMDI è solido fino a 38 C, e quando stoccato liquido sopra i 40<br />

C tende a formare dimeri (vedi anche par. 1.3.2);<br />

l’MDI modificato, ossia quelle modifiche dell’MDI puro che ne permettono lo stoccaggio a<br />

temperatura ambiente allo stato liquido e con ridotta tendenza alla dimerizzazione. L’MDI<br />

modificato può avere caratteristiche e struttura differenti a seconda del metodo di<br />

modificazione effettuato; in generale questi metodi comportano la reazione di una parte<br />

dell’MDI puro con formazione di derivati solubili nel 4,4’ MDI stesso.<br />

OCN<br />

CH 2<br />

NCO<br />

4,4’ difenilmetano diisocianato. N° CAS: 101-68-8<br />

NCO<br />

CH 2<br />

NCO<br />

2,4’ difenilmetano diisocianato. N° CAS: 5873-54-1


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

Nel seguito MMDI e PMDI saranno distinti ogniqualvolta sarà necessario, mentre dove il<br />

comportamento dei due composti è analogo sarà indicata genericamente la sigla MDI.<br />

Nella Tabella 1.3 sono riportate le principali caratteristiche chimico-fisiche di MMDI e PMDI<br />

secondo le fonti più accreditate [riff. 1,4,6].<br />

Dell’MDI modificato, vista la variabilità delle caratteristiche, non vengono riportate le<br />

proprietà.<br />

Tab. 1.3. Proprietà chimico-fisiche di MDI<br />

PROPRIETA’ MMDI PMDI<br />

Stato fisico a T ambiente solido, bianco-giallo pallido liquido oleoso, colore bruno scuro<br />

Odore leggero odore di muffa muffa<br />

Peso molecolare 250 u.m.a 300500*<br />

Densità del liquido 1.23 g/cm3 a 25°C 1.211.25 g/cm3 a 25°C*<br />

Densità relativa dei vapori 8.5 (aria =1) 8.5 (aria =1)<br />

(aria =1)<br />

Viscosità 4.7 mPas a T=50°C 1002000 mPas*<br />

Tensione di vapore 0.01 Pa a 40C 0.001 Pa a 25C<br />

Punto di fusione 38°C 510°C*<br />

Punto di ebollizione 171°C a P=1.3 3 mbar<br />

210°C a P=7 mbar<br />

314 °C a P=1 bar<br />

(*) grandezza variabile a seconda del produttore<br />

Altri poliisocianati<br />

Le Tab. 1.4 e 1.5 comprendono alcune proprietà dei principali poliisocianati (aromatici ed<br />

alifatici) impiegati come materie prime nella produzione di prodotti poliuretanici; tra questi<br />

ricordiamo l'isoforon diisocianato (IPDI) che possiede caratteristiche analoghe a MDI, fatto salvo<br />

una tensione di vapore leggermente più elevata che lo rende più volatile.<br />

H3C<br />

H3C<br />

H<br />

NCO<br />

H3C CH2 NCO<br />

Isoforon diisocianato. N° CAS: 4098-71-9<br />

4<br />

300°C a P=1bar<br />

(polimerizza a 260C con sviluppo<br />

di CO2)<br />

Temperatura di flash-point 212214°C 210230°C<br />

Temperatura di fire point 232°C 220250°C<br />

Calore specifico 1.38 kJ/kg/C a 40C 1.5 kJ/kg/C tra 10C e 25C<br />

Limiti di esplosività limiti non determinati<br />

Temperatura di degradazione 230°C 230°C<br />

termica<br />

Prodotti di degradazione COx - NOx - HCN - vapori di MDI COx - NOx - HCN - vapori di MDI<br />

Temperatura di autoignizione 600°C >600°C<br />

Fumi di combustione COx - NOx - HCN - vapori di MDI COx - NOx - HCN - vapori di MDI


5<br />

Tab. 1.4: Poliisocianati aromatici [rif. 2]<br />

Nome Sigla Classificazione<br />

(D. M. Sanità<br />

16/2/1993)<br />

1,5-Naftilene<br />

diisocianato<br />

4,4'-Dimetildifenilenediisocianato<br />

NDI Xn R 20-36/37/38-42<br />

Trifenilmetano<br />

triisocianato<br />

Tab. 1.5: Poliisocianati alifatici [rif. 2]<br />

Nome Sigla Classificazione<br />

(D. M. Sanità<br />

16/2/1993)<br />

1,6-Esametilene<br />

diisocianato<br />

Esametilen biureto<br />

triisocianato<br />

4,4'-Dicicloesilmetano<br />

diisocianato<br />

3-Isocianatometil-<br />

3,5,5-Trimetilcicloesil<br />

isocianato<br />

2,2,4- e 2,4,4-<br />

Trimetilesametilene<br />

1,6-diisocianato<br />

Peso<br />

molecolare<br />

[u.m.a.]<br />

T fus.<br />

[°C]<br />

T eb.<br />

[°C]<br />

Densità<br />

liquido<br />

[g/cm3 ]<br />

T f.p.<br />

[°C]<br />

Tensione di<br />

vapore<br />

[Pa]<br />

Stato fisico del prodotto<br />

commerciale<br />

210 128 183 1.425 n.d. 120<br />

solido<br />

(p=13 hPa)<br />

(T=130 C)<br />

TODI N.C. 278.3 70 160170<br />

(p=6.5 hPa)<br />

n.d. 214 n.d. solido<br />

TPI N.C. 367.4 91 n.d. n.d. n.d. n.d. in soluzione al 20% in<br />

CH2Cl2 HDI<br />

Desmodur H<br />

T<br />

R 23-36/37/38-42/43<br />

Peso<br />

molecolare<br />

[u.m.a.]<br />

T fus.<br />

[°C]<br />

T eb.<br />

[°C]<br />

169.19 -67 127<br />

(p=13.3 hPa)<br />

Densità<br />

liquido<br />

[g/cm3 ]<br />

T f.p.<br />

[°C]<br />

Tensione di<br />

vapore<br />

[Pa]<br />

1.046 140 2.7<br />

(T=20°C)<br />

13.3<br />

(T=50C)<br />

Viscosità<br />

[Pas]<br />

Stato fisico del<br />

prodotto<br />

commerciale<br />

n.d. liquido<br />

Desmodur N N.C. 478.60 -19 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. in soluzione al 75%<br />

in etilglicolacetato<br />

HMDI T<br />

262.24 +6071 245 1.029 n.d. n.d. n.d. n.d.<br />

R 23-36/37/38-42/43<br />

(p=72 hPa)<br />

IPDI<br />

Isoforone<br />

diisocianato<br />

T<br />

R 23-36/37/38-42/43<br />

TMDI T<br />

R 23-36/37/38-42<br />

222.3 -60 158<br />

(p=13.3 hPa)<br />

210.3 -80 149<br />

(p=13.3 hPa)<br />

N.C. : sostanza non classificata secondo il D.M. Sanità 16/2/1993 n.d. : dato non disponibile<br />

1.062 142145 0.05<br />

(T= 20°C)<br />

1.2<br />

(T= 53°C)<br />

1.011 148155 0.12<br />

(T=20°C)<br />

2.7<br />

(T= 50°C)<br />

15<br />

(T=20°C)<br />

5<br />

(T=20°C)<br />

liquido incolore<br />

liquido incolore


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

In Fig. 1.1, è rappresentato l'andamento della tensione di vapore dei tre principali <strong>diisocianati</strong><br />

(TDI, MDI, IPDI) con la temperatura: ricordando che la tensione di vapore è direttamente<br />

proporzionale alla concentrazione dei vapori in equilibrio con l’aria e alla velocità di<br />

evaporazione della sostanza, risulta evidente la maggiore volatilità del TDI rispetto alle altre<br />

sostanze.<br />

Tensione di vapore [Pa]<br />

10000<br />

1000<br />

100<br />

10<br />

1<br />

0,1<br />

IPDI<br />

0,01<br />

25 50 75 100 125 150 175<br />

Temperatura [°C]<br />

1.2 TOSSICOLOGIA [riff. 8,3]<br />

Gli effetti degli isocianati sull’organismo umano sono dovuti in primo luogo all’interazione con<br />

le mucose, verso cui presentano azione fortemente irritante; l’esposizione ai vapori provoca una<br />

reazione rapida degli isocianati con le proteine dei tessuti del tratto respiratorio, tanto veloce e<br />

violenta che, nei casi estremi, può portare alla necrosi immediata. Il danno diretto ai tessuti,<br />

inoltre, crea condizioni favorenti infezioni batteriche e, soprattutto, può formare apteni capaci di<br />

provocare la sensibilizzazione di una proporzione più o meno elevata degli esposti. Può, inoltre,<br />

causare direttamente la liberazione dei mediatori chimici delle reazioni infiammatorie ed<br />

allergiche.<br />

Da un punto di vista strettamente clinico, i meccanismi sopra illustrati possono portare ad<br />

effetti immediati oppure ritardati, anche in funzione dell’intensità dell’esposizione.<br />

Esposizioni acute a concentrazioni elevate causano una netta prevalenza del danno diretto ai<br />

tessuti, con la possibilità di edema polmonare o di polmonite chimica, insorgenti<br />

immediatamente, o al massimo entro poche ore dall’esposizione, e rapidamente letali.<br />

Conseguenze di questo tipo sono estremamente rare, poiché quasi tutti gli isocianati di<br />

importanza commerciale sono sostanze dotate di volatilità bassissima a temperatura e pressione<br />

ambiente; solo condizioni di incidente particolare possono disperderli nelle concentrazioni<br />

richieste per questi effetti. Resta il fatto che uno degli incidenti industriali più drammatici mai<br />

registrati, quello di Bhopal, è stato dovuto alla emissione accidentale di una nube di metilisocianato<br />

1 e che le conseguenze per la popolazione colpita derivarono dall’azione irritante<br />

diretta sulle vie aeree e sulla cornea.<br />

1 Si tratta in effetti dell’isocianato a più basso peso molecolare e a più elevata volatilità.<br />

6<br />

TDI<br />

MDI<br />

Fig. 1.1: Tensione di vapore dei principali isocianati [rif. 2]


7<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

Esposizioni a basse concentrazioni portano invece alla sensibilizzazione dei tessuti colpiti, che<br />

può tradursi in asma bronchiale o, molto più raramente, in alveolite allergica estrinseca. La<br />

prevalenza di asma tra gli esposti non è mai stata studiata approfonditamente. Sono rarissimi gli<br />

studi che hanno impiegato test diagnostici standardizzati per determinarla, e sono in genere studi<br />

trasversali, soggetti pertanto al vizio di selezione della popolazione in studio: due studi hanno<br />

riportato prevalenze del 10% circa, mentre una survey del NIOSH ha indicato prevalenze<br />

oscillanti dal 5% al 20%, a seconda del settore. E’ difficile trarre da questi dati indicazioni utili a<br />

stimare la concentrazione attesa di sensibilizzati, anche perché non è stato risolto il dubbio se sia<br />

in gioco più spesso un meccanismo di tipo allergico, oppure di tipo irritativo-farmacologico.<br />

Esistono sicuramente soggetti con documentata sensibilizzazione allergica Ig-E mediata,<br />

sviluppanti accessi di asma bronchiale entro pochi minuti dall’inizio dell’esposizione. Esistono<br />

altresì casi documentati di soggetti con accessi di asma bronchiale insorgenti solo dopo una<br />

latenza dall’inizio dell’esposizione, con un andamento di tipo ritardato o semi-ritardato; in questi<br />

casi può essere presente una reazione epicutanea agli isocianati, ma: (i) la sua presenza non<br />

dimostra che l’allergia sia il meccanismo effettivamente in causa nello scatenamento degli accessi<br />

asmatici, (ii) la sua assenza non dimostra tantomeno il contrario. E’ crescente la convinzione che<br />

il meccanismo più spesso implicato nella genesi delle sensibilizzazione agli isocianati non sia di<br />

tipo allergico, ma di tipo irritativo-farmacologico, e in particolare dose-dipendente: a<br />

concentrazione crescente si sensibilizza una proporzione crescente degli esposti, mentre, a parità<br />

di concentrazione, la proporzione di esposti sensibilizzati è proporzionale alla durata<br />

dell’esposizione. In ogni caso, una volta che la sensibilizzazione si è verificata, la risposta<br />

accessionale si verifica anche in presenza di bassissime concentrazioni (dell’ordine di 1 ppb).<br />

Toluen diisocianatoTDI<br />

I limiti di esposizione professionale indicati dalla ACGIH sono:<br />

TLV-STEL e TLV-C: 0.02 ppm (0.14 mg/m 3 ),<br />

TLV-TWA: 0.005 ppm (0.036 mg/m 3 );<br />

IDLH: 2.5 ppm (17.5 mg/m 3 ).<br />

In effetti è correntemente riportato che a concentrazioni pari a 0.05 ppm sono avvertibili i primi<br />

segni di disagio, mentre a partire da 0.5 ppm si manifestano effetti acuti sulle vie aeree di gravità<br />

tale da richiedere l’ospedalizzazione delle persone colpite; a partire da 10 ppm si hanno effetti<br />

letali acuti. La soglia olfattiva varia da persona a persona, da un minimo di 0.05 ppm fino a 0.4<br />

ppm, pertanto può essere sensibilimente più elevata della soglia di tossicità per via aerea.<br />

Si ricorda che il TDI (vedi Tab. 1.2) ha una tensione di vapore tale per cui, a temperatura<br />

ambiente, la concentrazione dei vapori saturi in equilibrio con l’aria è pari a 30 ppm e quindi<br />

decisamente superiore ai valori di TLV e all’IDLH.<br />

Cancerogenicità: Si riportano le conclusioni della IARC “Vi è sufficiente evidenza per la<br />

cancerogenicità del toluen diisocianato nell’animale da esperimento. Vi è inadeguata evidenza<br />

per la cancerogenicità del toluen diisocianato nell’uomo.” (per la rassegna completa si veda il<br />

Volume 39 delle Monografie IARC). Attualmente il TDI è classificato cancerogeno 2B dalla<br />

IARC la sigla significando che l’agente è cancerogeno per l’animale da esperimento, ma che non<br />

sono disponibili dati epidemiologici adatti a valutare direttamente i suoi effetti a lungo termine su<br />

esseri umani. E’ possibile solamente l’estrapolazione dall’animale all’uomo, e per quanto la<br />

legittimità di questa operazione sia frequentemente discussa, l’indicazione della IARC è: (i) che<br />

l’estrapolazione sia scientificamente accettabile su un piano qualitativo, in mancanza di<br />

conoscenze dirette, (ii) che tutti gli agenti cancerogeni per l’animale da esperimento debbano<br />

essere trattati a priori come cancerogeni per l’uomo.<br />

La regolamentazione CEE della classificazione, etichettatura ed imballaggio delle sostanze e<br />

dei preparati, attribuisce al TDI la classificazione “tossico”.


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

Difenilmetano diisocianato MDI.<br />

I limiti di esposizione professionale indicati dalla ACGIH sono:<br />

TLV-STEL e TLV-C: 0.02 ppm (0.2 mg/m 3 ),<br />

TLV-TWA: 0.005 ppm (0.055 mg/m 3 );<br />

IDLH: 10 ppm (100 mg/m 3 ).<br />

La regolamentazione CEE attribuisce all’MDI la classificazione nocivo per inalazione, irritante<br />

per gli occhi, per le vie respiratorie e per la pelle.<br />

La bassa volatilità ne riduce la pericolosità in rapporto al TDI; il rischio più elevato connesso<br />

con l'utilizzo di MDI consiste nell'inalazione di aerosol dovuti alle tecniche di utilizzo che<br />

implicano spruzzamento.<br />

Isoforon diisocianato IPDI<br />

I limiti di esposizione professionale indicati dalla ACGIH sono:<br />

TLV-STEL e TLV-C: 0.02 ppm (0.18 mg/m 3 ),<br />

TLV-TWA: 0.005 ppm (0.045 mg/m 3 );<br />

La regolamentazione CEE attribuisce all’IPDI la classificazione “tossico”, cioè alla stregua del<br />

TDI e non dell’MDI, a causa della sua volatilità.<br />

Da un punto di vista strettamente tossicologico, a parità di concentrazione raggiunta, gli effetti<br />

dell’IPDI sono sovrapponibili a quelli degli altri isocianati: irritazione per la cute e per le mucose,<br />

soprattutto oculari e delle vie respiratorie, sensibilizzazione bronchiale e cutanea.<br />

1.3 REATTIVITÀ DEGLI ISOCIANATI [riff. 1,2,3,7]<br />

1.3.1 Reazioni dei gruppi isocianici con composti contenenti idrogeno attivo<br />

La principale caratteristica di tutti gli isocianati è l'alto grado di reattività del gruppo isocianico<br />

-NCO con i gruppi contenenti idrogeno attivo con cui formano composti uretanici stabili<br />

attraverso reazioni esotermiche.<br />

Tra i vari isocianati, sicuramente il più reattivo è il TDI ed in particolare il 2,4-TDI, che<br />

presenta reattività superiore a quella del suo 2,6-isomero.<br />

L'ordine di reattività dei composti contenenti idrogeno attivo con l'isocianato aromatico è il<br />

seguente:<br />

AMMINA ALIFATICA > AMMINA AROMATICA > OSSIDRILI PRIMARI > OSSIDRILI<br />

SECONDARI > ACQUA > ACIDO CARBOSSILICO = UREA > URETANO<br />

L'utilizzo di catalizzatori, descritto nel seguito, può sovvertire anche profondamente la<br />

sequenza di reattività indicata.<br />

1.3.1.1 Reazioni con gruppi ossidrilici<br />

La reazione tra un gruppo isocianico e un gruppo ossidrilico è alla base della sintesi dei<br />

poliuretani ed è una semplice reazione di addizione con spostamento di un atomo di idrogeno, il<br />

prodotto della reazione è un uretano (carbammato):<br />

R NCO + R' OH R N<br />

isocianato ossidrile<br />

8<br />

C OR'<br />

H O<br />

uretano (carbammato)<br />

La reazione è esotermica con H -105 kJ/-NCO e Energia di attivazione 42 kJ/moli.<br />

Con gli isocianati i gruppi ossidrilici primari reagiscono più velocemente di quelli secondari, i<br />

fenoli e i gruppi ossidrilici terziari reagiscono ancora più lentamente di quelli secondari.<br />

Le reazioni sono catalizzate da composti organometallici o da ammine terziarie.<br />

Nell’industria dei poliuretani, vengono utilizzati dei composti con più gruppi ossidrilici,<br />

identificati genericamente come polioli.


9<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

1.3.1.2 Reazioni con gruppi amminici<br />

La reazione tra gruppi isocianici e gruppi amminici porta alla formazione di gruppi urea<br />

sostituiti:<br />

R N C O + R’ NH R N C N R’<br />

isocianato ammina<br />

2<br />

H<br />

O<br />

H<br />

urea disostituita<br />

La reazione è esotermica (la reazione tra fenilisocianato e anilina, C6H5NH2, ha H -140<br />

kJ/gruppo -NCO e può essere sufficiente ad innescare eventuale materiale combustibile presente<br />

nella zona e l’isocianato stesso).<br />

La velocità di reazione aumenta con la basicità delle ammine, le ammine alifatiche reagiscono<br />

più velocemente di quelle aromatiche. La reazione degli isocianati con le ammine primarie, a<br />

temperatura ambiente e senza catalizzatori, è circa 100 1000 volte più veloce di quella con i<br />

gruppi ossidrilici o con l’acqua; non richiede catalizzatori in quanto viene catalizzata dagli stessi<br />

prodotti di reazione (autocatalisi).<br />

Nell’industria dei poliuretani le diammine vengono utilizzate come estensori di catena e come<br />

agenti indurenti: l’effetto delle diammine è infatti l’aumento di reattività della miscela di<br />

reazione, inoltre i segmenti di poliurea che si formano nel polimero ne aumentano il potenziale di<br />

reticolazione.<br />

Le ammine terziarie, poichè non contengono atomi di idrogeno attivo, non reagiscono con gli<br />

isocianati, ma sono potenti catalizzatori sia delle reazioni del gruppo isocianico con l’acqua sia di<br />

quelle degli isocianati con i gruppi ossidrilici (l’effetto catalitico è dovuto alla formazione con i<br />

gruppi isocianici di complessi che reagiscono più facilmente con composti con atomi di idrogeno<br />

attivo).<br />

1.3.1.3 Reazioni con l’acqua<br />

A causa della scarsa solubilità, gli isocianati reagiscono piuttosto lentamente in acqua in<br />

assenza di catalisi ed a temperature inferiori a 50°C; con l’aumento della temperatura la reazione<br />

diventa più rapida fino ad assumere caratteristiche violente.<br />

Con l'acqua, gli isocianati reagiscono secondo i due meccanismi successivi schematizzati in<br />

seguito:<br />

1)<br />

2)<br />

R N C O +H2O<br />

R<br />

isocianato acido carbammico ammina<br />

R N C O + R NH R N<br />

isocianato ammina<br />

2<br />

H<br />

N<br />

H<br />

OH<br />

C<br />

O<br />

C<br />

O<br />

N<br />

H<br />

urea disostituita<br />

R<br />

R<br />

NH<br />

2 +CO2<br />

Il primo stadio (reazione 1) passa attraverso la sintesi di acidi carbammici instabili e porta alla<br />

formazione di ammine ed anidride carbonica. Tale reazione, esotermica, può essere catalizzata da<br />

acidi, basi, ammine terziarie e composti organometallici (contenenti stagno); si osserva che in<br />

caso di competizione ed in assenza di catalisi, l'attacco di un ossidrile alcolico risulta<br />

cineticamente favorito rispetto a quello dell'acqua, probabilmente a causa di effetti<br />

iperconiugativi. Questo risulta vero anche per i fenoli, per i quali vanno comunque considerati gli<br />

ingombri sterici che possono sfavorire la reazione.


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

In presenza di un eccesso di isocianato, l'idrolisi (reazione 1) è seguita dalla rapida reazione<br />

dell'ammina con il gruppo isocianico appartenente ad un'altra molecola (reazione 2): si producono<br />

uree insolubili variamente sostituite.<br />

La resa sperimentale della reazione complessiva degli isocianati con l’acqua è del 20% in<br />

ammina e dell'80% in urea.<br />

Nella produzione delle schiume poliuretaniche, l’acqua viene utilizzata come “agente<br />

espandente”: si sfrutta la CO2 che si sviluppa nella reazione acqua isocianato come gas<br />

rigonfiante della struttura a celle delle schiume espanse.<br />

La reattività nei confronti dell'acqua può portare a conseguenze pericolose se il contatto<br />

avviene in contenitori chiusi, a causa dell'aumento di pressione dovuto alla produzione di CO2:<br />

l'esotermia di questa reazione (per il fenilisocianato: H=-94.5 kJ/mol), inoltre, può causare una<br />

evaporazione accentuata degli isocianati più volatili come il TDI.<br />

Più frequentemente si possono avere problemi di intasamento ed incrostazioni a causa della<br />

cristallizzazione delle uree derivanti dalla reazione con l’umidità dell’aria.<br />

1.3.1.4 Reazioni con gruppi carbossilici<br />

La reazione di un gruppo isocianico con un gruppo carbossilico è piuttosto lenta, esotermica e<br />

avviene con sviluppo di gas :<br />

R1 NCO + R2 COOH R2 + R1 NH CO CO2<br />

isocianato ac. carbossilico ammide<br />

Cineticamente, in mezzo apolare, l'addizione di un acido carbossilico al gruppo isocianico è<br />

sfavorita rispetto all'addizione di alcol e di acqua.<br />

La reazione è catalizzata da ammine terziarie, alcali e composti organometallici.<br />

Nell’industria questa reazione può avvenire nel caso che residui acidi o impurezze entrino in<br />

contatto con gli isocianati.<br />

In presenza di eccesso di isocianati l’ammide, prodotta dalla reazione tra isocianato e acido<br />

carbossilico, reagisce portando alla formazione di acilurea:<br />

NH<br />

CO<br />

R2 + R1 R3 NCO R1 N CO R2<br />

ammide isocianato acilurea<br />

La reazione è ancora più lenta di quella che porta alla formazione di ammidi, poiché il<br />

nucleofilo è meno efficiente degli acidi. L'esotermia è bassa e l'unica conseguenza è il fuori<br />

standard del prodotto.<br />

10<br />

CO<br />

NH<br />

R3


11<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

1.3.1.5 Reazione con gruppi urea<br />

La reazione tra isocianati e gruppi urea porta alla formazione di gruppi biureto ramificati o<br />

reticolati:<br />

R NH<br />

R NH<br />

C O+R N C O R N<br />

urea isocianato biureto<br />

La reazione, a temperatura ambiente, procede piuttosto lentamente (anche se è più veloce di<br />

quella tra isocianati e gruppi uretano, vedi par. 1.3.1.6). La reazione è catalizzata da composti<br />

organici di Stagno e Zinco e da trietilendiammina<br />

Nella sintesi dei prodotti poliuretanici, poichè l'addizione nucleofila al carbonio centrale<br />

dell'isocianato è sfavorita nella competizione con i nucleofili più potenti quali gli alcoli stessi,<br />

l'acqua o i fenoli, la formazione di biureto è legata all’esaurimento di tali nucleofili più potenti: la<br />

reazione, quindi avviene solamente in caso di difetto di detti composti.<br />

1.3.1.6 Reazione con gruppi uretanici<br />

La reazione tra isocianati e carbammati (uretani) è, come la precedente, una reazione di<br />

reticolazione e porta alla formazione degli allofanati (prodotti usati in chimica organica per il<br />

riconoscimento degli alcoli):<br />

R N C OR' +R N C O R N C N C O<br />

H<br />

O<br />

carbammato (uretano)<br />

isocianato<br />

H<br />

O<br />

C<br />

C<br />

O<br />

O R OR'<br />

allofanato<br />

A temperatura ambiente, la velocità della reazione è molto bassa, e viene aumentata con potenti<br />

catalizzatori (Pb, Co, Zn, o Sn naftenati).<br />

Rispetto alla reazione tra isocianati e urea, la cinetica della reazione isocianato e carbammato è<br />

più lenta e la temperatura di reazione è superiore.<br />

Nella sintesi dei prodotti poliuretanici, la reazione tra isocianati e carbammati, analogamente a<br />

quella tra isocianati e uree, è sfavorita nella competizione con i nucleofili più potenti quali gli<br />

alcoli stessi, l'acqua o i fenoli; la formazione di allofanato è legata, quindi, all’esaurimento di tali<br />

nucleofili più potenti e avviene solamente in caso di difetto di detti composti.<br />

NH<br />

NH<br />

R<br />

R


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

1.3.2 Polimerizzazione dei gruppi isocianici<br />

Gli isocianati aromatici, per la loro natura chimica, presentano la caratteristica di reagire<br />

esotermicamente formando dimeri (reazioni 1 e 2) e trimeri (reazione 3).<br />

Le varie reazioni che si verificano sono schematizzabili come segue:<br />

1)<br />

2)<br />

3)<br />

2 R N C O R N<br />

isocianato<br />

O<br />

C<br />

C<br />

12<br />

N<br />

O<br />

uretione<br />

2 R N C O<br />

N C N R<br />

isocianato carbodiimmide<br />

3 R N C O<br />

isocianato<br />

R + CO 2<br />

R<br />

O<br />

N<br />

O<br />

C<br />

C N C<br />

R<br />

N<br />

isocianurato<br />

Normalmente, tali fenomeni sono indesiderati in quanto portano ad una diminuzione della<br />

qualità dell’isocianato; si ricorda tuttavia che le reazioni di dimerizzazione e trimerizzazione<br />

vengono anche sfruttate dal punto di vista produttivo in quanto alcuni di questi composti sono<br />

interessanti intermedi nella sintesi di poliuretani.<br />

MMDI dimerizza facilmente anche in fase di stoccaggio secondo la reazione 1: si evidenzia un<br />

aumento della viscosità e della torbidità del prodotto per la formazione di un dimero poco<br />

solubile nel monomero (uretione) con conseguente precipitazione e formazione di sedimento<br />

cristallino.<br />

Questa reazione è reversibile, esotermica con H=-37 kJ/moli di dimero e influenzata<br />

cineticamente dalla temperatura.<br />

Il grafico in Fig. 1.2 descrive l’andamento della velocità di formazione dell’uretione in funzione<br />

della temperatura di stoccaggio: in base a tale andamento si evidenziano gli intervalli di<br />

temperatura consigliati per lo stoccaggio di MMDI.<br />

R<br />

O<br />

R


2<br />

1 1 2<br />

0 5 15 25 35 45 55 65<br />

Temperatura °C<br />

13<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

0.08<br />

0.06<br />

0.04<br />

0.02<br />

Velocità di formazione<br />

del dimero %/day<br />

Fig. 1.2. Velocità di formazione del dimero in funzione della temperatura di stoccaggio:<br />

1- intervallo di temperatura consigliabile per lo stoccaggio;<br />

2- intervallo non consigliabile.<br />

La velocità di dimerizzazione è bassa per T


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

Le reazioni di trimerizzazione (reazione 3) portano alla formazione di anelli isocianurati stabili:<br />

si tratta di reazioni irreversibili, esotermiche, che avvengono in presenza di catalisi basica oppure,<br />

in assenza di catalizzatori, in seguito a forte riscaldamento.<br />

Gli anelli isocianurati sono stabili fino a 150-200°C e, in assenza di tracce di catalizzatore e di<br />

ossigeno, conservano la loro stabilità fino a T>500°C.<br />

Queste reazioni vengono comunemente impiegate per aumentare la funzionalità dei <strong>diisocianati</strong><br />

nella produzione di intermedi.<br />

1.3.3 Reazioni con gomma e plastica<br />

Gli isocianati attaccano e infragiliscono in poco tempo molti materiali plastici e tutte le gomme:<br />

questo fenomeno può portare a rotture di contenitori con conseguenti rilasci di prodotto. I tubi di<br />

materiale sintetico idoneo devono essere esternamente rinforzati con materiali opportuni quando<br />

devono essere impiegati in macchine ad alta pressione.<br />

1.4 RIFERIMENTI NORMATIVI<br />

1.4.1 Norme per il trasporto<br />

Per quanto riguarda il trasporto su strada (regolamentato dalle norme ADR-ONU) e su rotaia<br />

(RID-ONU), gli isocianati sono classificati come segue:<br />

classe: 6.1, 19° B (TDI) e 19° C (MDI, IPDI); etichetta: 6.1;<br />

numero di identificazione del rischio: 60;<br />

numero di identificazione della sostanza (UN): 2078 (TDI), 2489 (MDI), 2290 (IPDI);<br />

1.4.2 Classificazione ed etichettatura<br />

Il Decreto Ministeriale 16 febbraio 1993 del Ministero della Sanità (Modificazioni ed<br />

integrazioni ai decreti ministeriali 3 dicembre 1985 e 20 dicembre 1989 sulla classificazione e la<br />

disciplina dell’imballaggio e dell’etichettatura delle sostanze pericolose, in attuazione delle<br />

direttive emanate dal Consiglio e dalla Commissione delle Comunità europee) elenca tra le<br />

sostanze pericolose sia il TDI che l’MDI. Nelle Tabelle 1.6 e 1.7 vengono riportate<br />

classificazione e etichettatura degli isomeri e delle loro miscele con le indicazioni di pericolo e i<br />

consigli di prudenza, come dal suddetto Decreto.<br />

14


Tabella 1.6<br />

2,4-toluen diisocianato(1), 2,6-toluen diisocianato(2), miscele di (1) e (2)<br />

Classificazione<br />

T; R23 Xi; R36/37/38 Xn; R42<br />

Etichettatura<br />

T<br />

15<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

Limite di concentrazione (le concentrazioni degli isocianati rappresentano in percentuale il peso del<br />

monomero libero calcolato in riferimento al peso totale del preparato)<br />

Frasi di rischio<br />

C 20% T; R23- 36/37/38-42<br />

2% C 20 % T; R23-42<br />

0.5 % C 2% Xn; R20-42<br />

R : 23-36/37/38-42<br />

S : 23-26-28-38-44<br />

R20: Nocivo per inalazione<br />

R23: Tossico per inalazione<br />

R36/37/38: Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle<br />

R42: Può provocare sensibilizzazione per inalazione<br />

Consigli di prudenza<br />

S23: Non respirare i gas/fumi/vapori/aerosoli (termine(i) appropriato(i) da precisare da parte del<br />

produttore)<br />

S26: In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare<br />

un medico<br />

S28: In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con..... (prodotti idonei<br />

da indicarsi da parte del fabbricante)<br />

S38: In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratore adatto<br />

S44: In caso di malessere consultare il medico (se possibile, mostrargli l’etichetta)


I DIISOCIANATI NELLA SINTESI DEI POLIURETANI<br />

Tabella 1.7<br />

4,4’-difenilmetano diisocianato(1), 2,4’-difenilmetano diisocianato(2), 2,2’-difenilmetano<br />

diisocianato(3), miscele di (1), (2) e (3)<br />

4,4’-difenilmetano diisocianato, isomeri e omologhi, miscela di (a) e (b)<br />

OCN<br />

Classificazione<br />

CH 2<br />

(a)<br />

NCO<br />

Xn; R20-42 Xi; R36/37/38<br />

Etichettatura<br />

Xn<br />

16<br />

NCO NCO NCO<br />

CH2 CH2<br />

(b)<br />

n<br />

n=1-4<br />

Limite di concentrazione (le concentrazioni degli isocianati rappresentano in percentuale il peso del<br />

monomero libero calcolato in riferimento al peso totale del preparato)<br />

Frasi di rischio<br />

C 25% Xn; R20- 36/37/38-42<br />

5% C 25 % Xn; R36/37/38-42<br />

1 % C 5% Xn; R42<br />

R : 20-36/37/38-42<br />

S : 26-28-38-45<br />

R20: Nocivo per inalazione<br />

R36/37/38: Irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle<br />

R42: Può provocare sensibilizzazione per inalazione<br />

Consigli di prudenza<br />

S26: In caso di contatto con gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare<br />

un medico<br />

S28: In caso di contatto con la pelle lavarsi immediatamente ed abbondantemente con..... (prodotti idonei<br />

da indicarsi da parte del fabbricante)<br />

S38: In caso di ventilazione insufficiente, usare un apparecchio respiratore adatto<br />

S45: In caso di incidente o di malessere consultare immediatamente il medico (se possibile, mostrargli<br />

l’etichetta)


17<br />

Cap. 1: Diisocianati: informazioni generali<br />

1.4.3 Attività industriali a rischio di incidente rilevante<br />

Le attività industriali a rischio di incidente rilevante vengono individuate, nel DPR 175/88,<br />

attraverso un complesso meccanismo che intreccia la tipologia degli impianti, le caratteristiche<br />

delle sostanze pericolose usate, trasportate o depositate e le quantità delle sostanze stesse.<br />

Il fabbricante, cioè il responsabile di un’attività industriale come definita dall’art. 1 comma 2<br />

del DPR 175/88, è tenuto ad analizzare i rischi di incidente rilevante e a prendere tutte le misure<br />

di sicurezza atte a prevenire e a limitare le conseguenze sull’uomo e sull’ambiente.<br />

L’adempimento di tale obbligo deve essere dimostrato ogni qualvolta l’autorità competente lo<br />

richieda, e, qualora i quantitativi delle sostanze pericolose usate, trasportate o detenute superino<br />

determinati valori soglia, deve essere documentato attraverso un rapporto di sicurezza, che il<br />

fabbricante deve far pervenire ai soggetti istituzionali di competenza.<br />

I valori soglia dipendono in genere sia dalla tipologia dell’attività industriale, sia dalle<br />

caratteristiche chimico-fisiche, tossicologiche ed ecotossicologiche delle sostanze utilizzate e<br />

sono specificati nel DPR 175/88 e nei successivi decreti di applicazione, di modificazione e di<br />

integrazione (DPCM 31.3.1989: applicazione dell’art. 12 del DPR 175/88, DM 20.5.1991: modificazioni<br />

ed integrazioni del DPR 175/88 in recepimento alla Direttiva CEE 88/610, Legge n. 137 del 19/5/1997:<br />

sanatoria dei Decreti Legge recanti modifiche al DPR 175/88).<br />

I contenuti e le modalità di compilazione del rapporto di sicurezza sono indicati nel DPCM<br />

31.3.1989 e si differenziano a seconda della soglia superata. In particolare:<br />

al superamento della prima soglia il fabbricante è soggetto all’obbligo di “dichiarazione<br />

leggera”, (cioè deve far pervenire all’autorità competente documentazione dell’analisi di sicurezza<br />

secondo le linee guida dell’All.III, <strong>capitolo</strong> 1 del DPCM 31.3.1989, esclusi i paragrafi 1.3.5. e 1.3.6);<br />

al superamento della seconda soglia il fabbricante è soggetto all’obbligo di “dichiarazione<br />

pesante”, (cioè deve far pervenire all’autorità competente documentazione dell’analisi di sicurezza<br />

secondo le linee guida dell’All.III, <strong>capitolo</strong> 1 e <strong>capitolo</strong> 2 del DPCM 31.3.1989);<br />

al superamento della terza soglia il fabbricante è soggetto all’obbligo di “notifica”, (cioè deve<br />

far pervenire all’autorità competente un rapporto di sicurezza compilato secondo le linee guida dell’All.I<br />

del DPCM 31.3.1989).<br />

Per quanto riguarda i <strong>diisocianati</strong>, le soglie quantitative non dipendono dall’attività industriale,<br />

in quanto non sono nominati nell’All. III del DPR 175/88. Nella Tabella 1.8 vengono riportati i<br />

valori soglia per l’uso o la detenzione di MDI, TDI e IPDI (sostanze pure o preparati) nel caso<br />

dette sostanze siano presenti singolarmente nell’attività industriale.<br />

Si ricorda che, nel caso siano presenti più sostante pericolose, esse vanno sommate insieme per<br />

categorie, come specificato nel DM 20/5/91 All.II, parte seconda, a cui si rimanda anche per i<br />

valori soglia relativi alle varie categorie.<br />

Tabella 1.8: Soglie quantitative di MDI, TDI e IPDI ai fini dell’applicazione del DPR 175/88<br />

Sostanza o<br />

preparato Concentrazione* 1a soglia [t]<br />

(dich. leggera)<br />

2 a soglia [t]<br />

(dich. pesante)<br />

3 a soglia [t]<br />

(notifica)<br />

Note<br />

TDI sostanza pura 10 60 100 sostanza n. 28<br />

(All.I DM. 20/5/91)<br />

2% C 100% 10 120 200 sostanza<br />

Tossica<br />

classificata<br />

MDI sostanza pura 20 120 200<br />

(DM. 16/2/93)<br />

sostanza n. 27<br />

(All.I DM. 20/5/91)<br />

IPDI sostanza pura 10 120 200 sostanza<br />

Tossica<br />

classificata<br />

(DM. 16/2/93)<br />

2% C 100% 10 120 200 sostanza<br />

Tossica<br />

classificata<br />

(DM. 16/2/93)<br />

* le concentrazioni degli isocianati rappresentano la percentuale in peso del monomero libero calcolata in<br />

riferimento al peso totale del preparato

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