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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

1. Introduzione<br />

2. Atomi<br />

1. Atomo di idrogeno: numeri quantici<br />

2. Atomo di idrogeno: livelli energetici e regole di selezione<br />

3. Atomo di idrogeno: momento magnetico e spin dell'elettrone<br />

4. Atomo di idrogeno: momento meccanico totale dell'elettrone<br />

ed energia associata<br />

3. Il fenomeno della risonanza<br />

1. Spin e momento magnetico del protone: transizioni<br />

energetiche e frequenza di Larmor<br />

2. Statistica di Boltzmann e Magnetizzazione macroscopica<br />

3. Genesi di un segnale di Risonanza Magnetica e Campo a<br />

radiofrequenza<br />

4. Free Induction Decay - FID<br />

5. Rilassamento T1<br />

6. Rilassamento T2<br />

4. Bibliografia<br />

1. Introduzione.<br />

Tra le tecniche più avanzate per ottenere immagini ad alta qual<strong>it</strong>à dell'interno del<br />

corpo umano spicca la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), una tecnica<br />

spettroscopica usata per ottenere informazioni microscopiche fisiche e chimiche sulle<br />

molecole. Inizialmente le immagini prodotte con la RMN erano solo bidimensionali,<br />

ed erano ottenute dal segnale di RMN prodotto da una sottile fetta tagliata<br />

idealmente attraverso il corpo umano. L'evoluzione delle tecniche di immagine<br />

consente oggi di ottenere anche immagini di volume. In particolare di mezzi di<br />

contrasto.<br />

La Risonanza Magnetica Nucleare è un fenomeno che può avvenire quando i nuclei<br />

di certuni atomi sono immersi in un campo magnetico statico (B) e vengono esposti<br />

ad un secondo campo magnetico oscillante. Alcuni atomi sperimentano questo<br />

fenomeno, mentre altri non lo sperimentano mai, e ciò dipende dal fatto che essi<br />

possiedano o meno una proprietà chiamata spin sulla quale torneremo.<br />

Un segnale di Risonanza Magnetica è dunque un fenomeno fisico macroscopico, ma<br />

ha la sua origine nel comportamento degli atomi, o come vedremo meglio, dei nuclei<br />

di alcuni elementi presenti nella materia vivente. Così come, ad esempio, la<br />

temperatura è una grandezza macroscopica il cui valore rappresenta in modo<br />

statistico il livello di "ag<strong>it</strong>azione termica", o meglio lo stato cinetico, della materia a<br />

livello molecolare, altrettanto si può dire per altre grandezze fisiche macroscopiche.<br />

Ad esempio la magnetizzazione netta totale, le cui variazioni permettono di spiegare<br />

in maniera rigorosa la genesi di un segnale di RM, è una rappresentazione statistica<br />

di fenomeni fisici che si svolgono su scala microscopica, più precisamente delle<br />

variazioni di livello energetico degli atomi immersi in un campo magnetico statico.<br />

Sembra dunque utile iniziare la descrizione dei principi fisici di base della RM<br />

riassumendo brevemente le caratteristiche fisiche degli atomi. Tra i tanti elementi<br />

dotati di spin≠0 presenti nei tessuti biologici [quali 13C (carbonio-13), 14N<br />

19<br />

(azoto-14),<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

F (fluoro-19), 23Na (sodio-23), 31P (fosforo-31) e 39K(potassio-39)], l'idrogeno fu scelto<br />

come elemento rispetto al quale produrre l'imaging di RM poiché è l'elemento più<br />

semplice e più approfond<strong>it</strong>amente studiato da un punto di vista fisico, ma anche<br />

perché è il più abbondante nel corpo umano (è presente con una concentrazione di<br />

1019 atomi per ogni mm3 di tessuto) ed è dotato di un momento dipolare magnetico più<br />

intenso rispetto a quello degli altri elementi.<br />

Data dunque l'importanza dell'idrogeno per capire il fenomeno della RM, le sue<br />

caratteristiche fisiche saranno trattate in modo leggermente più dettagliato.<br />

2. Atomi.<br />

La materia che viene esaminata con la RMN è composta in prevalenza da<br />

molecole, le quali a loro volta sono composte da atomi la cui massa è<br />

sostanzialmente concentrata nel nucleo. Prendiamo ad esempio una<br />

molecola di acqua: essa è composta da un atomo di ossigeno e da due<br />

atomi di idrogeno. Come mostrato in figura, gli atomi appaiono come<br />

"nuvole elettroniche": l'atomo di ossigeno è raffigurato da una nuvola<br />

lilla, mentre gli atomi di idrogeno da una nuvola blu. Queste "nuvole"<br />

rappresentano la condizione di carica elettrica, propria dello spazio<br />

intorno al nucleo, determinata dal moto degli elettroni intorno ad esso.<br />

Per avere un'idea del rapporto dimensionale tra nucleo e nube elettronica<br />

si pensi che un valore tipico per il raggio di un nucleo è rn ≈ 1 ÷ 10 fm<br />

(femtometri; 1 fm = 10 -15 m), mentre per il raggio della nube elettronica si<br />

ha re ≈ 0,1 nm (nanometri; 1 nm = 10 -9m). Esiste quindi una differenza di<br />

cinque ordini di grandezza tra i due: se per ipotesi il nucleo avesse un<br />

raggio di 1 metro, allora la nube elettronica avrebbe un raggio di 100.000<br />

metri, ossia di 100 km!<br />

Gli elettroni di fatto non ruotano lungo orb<strong>it</strong>e precise, ma compiono un<br />

movimento di rivoluzione intorno al nucleo rimanendo confinati in una<br />

porzione di spazio intorno ad esso, quasi dei gusci, compatibile con il<br />

loro stato energetico, conservando tuttavia la possibil<strong>it</strong>à di "saltare" da un<br />

guscio all'altro in funzione di determinate variazioni di energia che si<br />

possono realizzare nell'atomo stesso.<br />

Queste sono, in sintesi, le grandi innovazioni della teoria quantistica, che<br />

prende l'avvio con il modello proposto da Bohr, che combina le teorie di<br />

Plank, Einstein e Rutherford, basandosi sul postulato (Primo postulato di<br />

Bohr) che l'elettrone possa muoversi solo su determinate orb<strong>it</strong>e nonradiative<br />

dette stati stazionari, a ciascuno dei quali è associato un preciso<br />

valore di energia E0, E1, E2 ecc.. L'emissione, o l'assorbimento, di energia<br />

avviene solo per quant<strong>it</strong>à discrete (fotoni) E = hν (Secondo postulato di<br />

Bohr) tali da portare l'atomo da uno stato stazionario ad un altro. In<br />

questo caso si verifica una transizione, o salto quantico. Viene così<br />

ev<strong>it</strong>ata l'incongruenza tra le osservazioni sperimentali e quanto previsto<br />

dalla meccanica classica circa il bilancio radiativo di un elettrone che, se<br />

ruotasse lungo un'orb<strong>it</strong>a defin<strong>it</strong>a, dovrebbe perdere energia con continu<strong>it</strong>à<br />

e quindi cadere in breve tempo sul nucleo. Alla quantizzazione<br />

dell'energia si aggiunge per completezza la quantizzazione del momento<br />

della quant<strong>it</strong>à di moto dell'elettrone L (Terzo postulato di Bohr) quando<br />

questo si trova in uno stato stazionario.<br />

Nella teoria quantistica completa la quantizzazione di L non è più un<br />

postulato come nel modello di Bohr, ma è una conseguenza del dualismo<br />

onda-corpuscolo presente sia nella luce (onda luminosa - fotone) che<br />

nella materia (onda materiale - particella): in realtà la descrizione<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

ondulatoria e quella corpuscolare sono complementari alla<br />

rappresentazione di uno stesso processo oggettivo, là dove la descrizione<br />

ondulatoria è in genere prefer<strong>it</strong>a per rappresentare fenomeni di trasporto,<br />

mentre quella corpuscolare è più adatta per spiegare la quantizzazione<br />

delle interazioni con la materia. Gli stati stazionari, la cui esistenza nel<br />

modello di Bohr veniva giustificata solo attraverso la coerenza<br />

dell'ipotesi con i risultati sperimentali, sono le soluzioni stazionarie<br />

dell'equazione delle onde di Schrödinger, e le energie quantizzate<br />

associate ad essi sono in accordo con quelle ottenute dal modello di<br />

Bohr.<br />

2.1 Atomo di idrogeno: numeri quantici.<br />

Nella descrizione ondulatoria della teoria quantistica l'elettrone è<br />

descr<strong>it</strong>to dalla sua funzione d'onda Ψ, detta anche onda di De Broglie. La<br />

probabil<strong>it</strong>à che l'elettrone si trovi in una certa regione dello spazio<br />

intorno al nucleo, ossia in un certo stato stazionario, è data dal quadrato<br />

del valore assoluto di questa funzione d'onda |Ψ|² . Le condizioni al<br />

contorno sulla funzione d'onda portano alla quantizzazione delle<br />

lunghezze d'onda, quindi delle frequenze e dell'energia dell'elettrone, la<br />

quale, un<strong>it</strong>amente al momento della quant<strong>it</strong>à di moto, viene<br />

matematicamente espressa attraverso tre numeri, detti numeri quantici,<br />

che risultano tra loro interdipendenti.<br />

Il numero quantico principale (n) può essere un numero intero qualsiasi<br />

(n = 1, 2, 3, …), e indica a quale livello, o stato stazionario, l'elettrone<br />

appartiene, fornendo la probabil<strong>it</strong>à di trovare l'elettrone ad una certa<br />

distanza dal nucleo, indicando così il valore dell'energia potenziale<br />

dell'elettrone.<br />

Il numero quantico secondario o orb<strong>it</strong>ale (l) indica a quale sottolivello<br />

appartiene l'elettrone, individuando la forma della nube elettronica. I<br />

valori possibili per l sono numeri interi compresi tra 0 ed n-1. Il numero<br />

quantico orb<strong>it</strong>ale fornisce il valore del momento della quant<strong>it</strong>à di moto L<br />

dell'elettrone, ossia il valore del momento angolare dell'elettrone dovuto<br />

al suo moto orb<strong>it</strong>ale intorno al nucleo. Infatti L è quantizzato come<br />

multiplo di ħ secondo la relazione:<br />

L = √l(l + 1)ħ.<br />

È importante notare che in generale non esistono nello spazio direzioni<br />

preferenziali per L. Questo significa che L, pur potendo variare solo per<br />

quant<strong>it</strong>à fin<strong>it</strong>e multiple di ħ, può comunque assumere qualunque<br />

orientamento nello spazio.<br />

Il numero quantico magnetico (m) individua invece quali e quanti sono i<br />

possibili orientamenti di L quando l'atomo viene posto in un campo<br />

magnetico. Scegliendo z come direzione del campo magnetico, la<br />

componente di L parallela al campo magnetico sarà quantizzata secondo<br />

la relazione L z = mħ. I valori possibili per m sono tutti i numeri interi<br />

compresi tra - l ed l, individuando così solo (2l+1) possibili orientamenti<br />

della componente Lz.<br />

Dunque, quando un atomo viene immerso in un campo magnetico, la<br />

quantizzazione non riguarda solo l'energia e il momento della quant<strong>it</strong>à di<br />

moto, ma anche l'orientamento rispetto alla direzione del campo.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

2.2 Atomo di idrogeno: livelli energetici e regole di selezione.<br />

L'atomo di idrogeno può essere trattato come un sistema cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da un<br />

protone, che da solo forma il nucleo, e da un elettrone orb<strong>it</strong>ante intorno<br />

ad esso e dotato di energia cinetica ed energia potenziale. La<br />

quantizzazione dell'energia dettata dalla teoria quantistica, implica che<br />

solo quant<strong>it</strong>à discrete di energia siano permesse, ed in particolare per<br />

l'atomo di idrogeno le energie permesse sono date dalla relazione:<br />

En = - Z 2 E0 / n 2<br />

n = 1, 2, 3, …<br />

E0 ≈ 13,6 eV<br />

dove E0 è l'energia dello stato fondamentale.<br />

In generale, per atomi più complessi dell'atomo di idrogeno, l'energia non<br />

dipende soltanto dal numero quantico principale n, ma anche dal numero<br />

quantico orb<strong>it</strong>ale l. Inoltre, nel caso in cui l'atomo sia immerso in un<br />

campo magnetico, l'energia dipende anche dal numero quantico<br />

magnetico m. La scissione dei livelli energetici di un atomo in un campo<br />

magnetico per diversi valori di m fu scoperta da P. Zeeman, ed è nota<br />

come effetto Zeeman.<br />

Una transizione da uno stato energetico ad un altro permesso avviene<br />

solo per emissione o assorbimento di energia sotto forma di fotone, ossia<br />

per quanti di energia. Queste transizioni danno origine alle righe spettrali<br />

caratteristiche dell'atomo e obbediscono alle seguenti regole di selezione<br />

per m e l: Δ m = 0 , ±1<br />

Δ l = ±1<br />

Le frequenze (o lunghezze d'onda) dell'energia emessa seguono la regola<br />

di quantizzazione secondo cui:<br />

hν = Ei - Ef<br />

dove Ei ed Ef sono rispettivamente l'energia dello stato iniziale e dello<br />

stato finale della transizione.<br />

2.3 Atomo di idrogeno: momento magnetico e spin dell'elettrone.<br />

Se si osserva una qualsiasi riga spettrale dell'idrogeno ad alta risoluzione,<br />

si nota che in realtà essa è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a da due righe molto vicine. Per<br />

spiegare questa struttura fine Pauli ipotizzò nel 1925 che esistesse un<br />

quarto numero quantico il quale potesse assumere solo due valori. Nello<br />

stesso anno S. Goudsm<strong>it</strong> e G. Uhlenbeck avanzarono l'ipotesi che questo<br />

quarto numero quantico fosse la componente lungo la direzione del<br />

campo magnetico (z) di un momento angolare intrinseco dell'elettrone,<br />

detto spin. Se si raffigura l'atomo di idrogeno con un modello<br />

astronomico (in una rappresentazione corpuscolare dell'elettrone), è<br />

semplice immaginare l'elettrone come un pianetino che ruota intorno al<br />

suo sole (il nucleo) e allo stesso tempo intorno al proprio asse. È<br />

quest'ultimo movimento che genera lo spin elettronico, una cui<br />

conseguenza è che l'elettrone possiede un momento magnetico intrinseco,<br />

come vedremo meglio nel cap<strong>it</strong>olo successivo. Questa proprietà<br />

dell'elettrone può essere cap<strong>it</strong>a anche se si considera che l'elettrone, che è<br />

una carica elettrica, ruotando su se stesso si comporta come una<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

piccolissima spira percorsa da corrente, alla quale sempre è associato un<br />

momento magnetico.<br />

Il momento meccanico di spin dell'elettrone, o semplicemente spin , deve<br />

seguire anch'esso, come è per L , le regole di quantizzazione delle<br />

possibili direzioni nello spazio rispetto ad una direzione prescelta. Se<br />

dunque il valore dello spin è s , devono essere possibili (2 s +1)<br />

disposizioni. Le componenti di s lungo la direzione prescelta differiranno<br />

per valori interi e verranno indicati come m s . Poiché però questo quarto<br />

numero quantico deve avere solo due possibili valori per rendere ragione<br />

della struttura fine degli spettri, si deve imporre la condizione che (2 s<br />

+1) = 2 , da cui segue che<br />

m s = ±½ .<br />

Un elettrone dunque possiede un momento angolare orb<strong>it</strong>ale l e un<br />

momento angolare di spin s .<br />

Questi devono essere combinati secondo le regole della somma<br />

vettoriale, dando quindi origine ad un momento angolare risultante<br />

(totale) j tale che : j = l + s .<br />

I valori possibili per j sono dati dal numero quantico interno j = l + m s ,<br />

che quindi può avere solo i seguenti valori: j 1 = l + ½ e j 2 = l - ½.<br />

2.4 Atomo di idrogeno: momento meccanico totale dell'elettrone ed<br />

energia associata<br />

Il numero quantico interno j , per atomi con numero dispari di elettroni<br />

(come è il caso dell'idrogeno), potrà dunque essere solo un semintero,<br />

esprimendo così sinteticamente il fatto che per ogni valore di l ci sono<br />

solo due possibili valori per il momento meccanico totale in presenza di<br />

campo magnetico . Il valore di questa separazione è dato dall'energia<br />

necessaria per ruotare gli spin da un orientamento all'altro rispetto a l nel<br />

campo magnetico dell'orb<strong>it</strong>a. Vediamo meglio come si arriva alla<br />

quantizzazione dei momenti magnetico e meccanico dell'atomo di<br />

idrogeno.<br />

Ad ogni carica che si muova nello spazio descrivendo una superficie<br />

chiusa S può essere associato un momento magnetico vettoriale M = I S ,<br />

dove I è l'intens<strong>it</strong>à della corrente generata dalla carica in movimento. Se<br />

poi questo sistema viene immerso in un campo magnetico uniforme di<br />

intens<strong>it</strong>à B si sviluppa un momento meccanico (responsabile dei moti di<br />

rotazione) τ = M × B . Queste relazioni hanno valid<strong>it</strong>à generale.<br />

Nel caso di una particella quale l'elettrone, le relazioni scr<strong>it</strong>te sopra si<br />

trasformano come segue:<br />

M = I S = q ν π r 2 = ½ q ω r 2 (1)<br />

dove: ν = ω/2π è la frequenza di rotazione della carica q;<br />

I = q ν ; S = π r 2 ; r = raggio dell'orb<strong>it</strong>a.<br />

D'altronde, se la particella ha massa m, il modulo del suo momento<br />

angolare orb<strong>it</strong>ale L sarà:<br />

L = m v r = m ω r 2 (2)<br />

Combinando la (1) e la (2) si ottiene M l = (q/2m) L<br />

Nel caso dell'atomo di idrogeno, essendo e la carica dell'elettrone e μ; la<br />

sua massa, il momento magnetico orb<strong>it</strong>ale dell'elettrone sarà dato da M l<br />

= (e/2μ ) L .<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Poiché l'elettrone è dotato anche di un momento meccanico di spin S ,<br />

dovuto ad esso ci sarà anche un momento magnetico di spin dell'elettrone<br />

M s = (e/2μ ) γ S .<br />

La costante γ è detta rapporto giromagnetico , e rappresenta il rapporto<br />

tra l'intens<strong>it</strong>à del momento angolare e di spin dell'elettrone.<br />

Il momento magnetico totale sarà dunque la somma dei due momenti<br />

orb<strong>it</strong>ale e di spin :<br />

M t = M l + M s = e/2μ ( L + γ S )<br />

Il contributo dello spin al momento magnetico totale è dunque tanto<br />

maggiore quanto maggiore è il valore del rapporto giromagnetico γ<br />

dell'elemento preso in considerazione. Nel caso dell'idrogeno γ = 42.58<br />

MHz/T , ed è il valore più alto tra quelli degli elementi sol<strong>it</strong>amente usati<br />

in RM.<br />

Se ora il sistema viene immerso in un campo magnetico uniforme B<br />

verrà generato un momento meccanico totale dato da τ t = M t × B che<br />

tenderà a far ruotare il sistema in modo tale che M t e B risultino<br />

allineati. Ovviamente anche τ t risulterà composto da un contributo<br />

angolare legato a L , e da un contributo di spin che comporta una<br />

quantizzazione in direzione.<br />

L'effetto di M l sarà quello di indurre una precessione di L intorno a B ,<br />

con conseguente rotazione dell'orb<strong>it</strong>a, mentre l'effetto di M s sarà quello<br />

di individuare due soli orientamenti possibili nello spazio per l'orb<strong>it</strong>a<br />

stessa rispetto all'asse di B.<br />

L'energia potenziale associata al momento magnetico è data da E p = - M<br />

t · B. A par<strong>it</strong>à di energia potenziale orb<strong>it</strong>ale c'è dunque un contributo<br />

dello spin che rende i due livelli energetici per il momento meccanico<br />

totale leggermente diversi.<br />

3. Fenomeno della Risonanza.<br />

Analogamente agli elettroni, anche i protoni e i neutroni possiedono un<br />

momento della quant<strong>it</strong>à di moto orb<strong>it</strong>ale e di spin. Infatti anche il loro<br />

moto, in una descrizione corpuscolare, può essere rappresentato da una<br />

combinazione di una rotazione lungo un'orb<strong>it</strong>a nel loro moto relativo<br />

all'elettrone, e di una rotazione intorno ad un proprio asse. Dunque anche<br />

il nucleo ha un momento magnetico & 0, e quindi anche la sua energia si<br />

sdoppia in presenza di un campo magnetico. Due o più particelle aventi<br />

spin di segno opposto possono accoppiarsi ed annullare quindi ogni<br />

manifestazione osservabile legata allo spin. In RM sono le particelle con<br />

spin spaiati che risultano importanti per il fenomeno.<br />

3.1 Spin e momento magnetico del protone: transizioni energetiche<br />

e frequenza di Larmor<br />

Se prendiamo in considerazione un atomo di idrogeno, il suo nucleo è<br />

composto solo da un protone, il quale ha numero quantico di spin m s =<br />

1/2. Analogamente a quanto appena visto per l'elettrone, anche il<br />

momento magnetico totale del protone ha solo due possibili orientamenti<br />

nello spazio se viene immerso in un campo magnetico esterno costante.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Se chiamiamo μ il momento magnetico totale del protone, l'energia<br />

potenziale ad esso associata è data, anche in questo caso, da E p = - μ · B.<br />

Essendo il protone pos<strong>it</strong>ivo, risulta che E p è minima se μ e B sono<br />

paralleli ( spin concorde con B, m s = 1/2), mentre è massima se sono<br />

antiparalleli ( spin discorde da B, m s = -1/2). La differenza di energia tra<br />

queste due direzioni orientate nello spazio è<br />

ΔE p = 2 (μ z ) p B<br />

e corrisponde al passaggio da m s = 1/2 ad m s = -1/2. È evidente che la<br />

differenza di energia tra questi due stati dipende dall'intens<strong>it</strong>à del campo<br />

magnetico esterno: tanto più intenso è B, tanto maggiore è ΔE p. Può<br />

accadere che un nucleo con energia potenziale corrispondente allo stato<br />

più stabile con m s = 1/2 assorba energia esattamente pari a ΔE p,<br />

passando quindi allo stato energetico superiore e più instabile. Può<br />

accadere poi che esso riemetta la stessa energia sotto forma di fotone hν<br />

con una frequenza di risonanza detta frequenza di Larmor e data da : ν<br />

Larmor = γ B dove γ è proprio il rapporto giromagnetico dell'idrogeno. Il<br />

rapporto giromagnetico serve dunque a quantificare l'importanza del<br />

contributo dato dallo spin alla quant<strong>it</strong>à totale dell'energia di transizione<br />

tra i due orientamenti del nucleo: parallelo al campo magnetico (stabile)<br />

e antiparallelo ad esso (instabile). Inoltre γ rappresenta anche la<br />

frequenza di assorbimento (o emissione ) di energia per l'idrogeno<br />

quando esso è immerso in un campo magnetico di intens<strong>it</strong>à pari a 1T.<br />

L'energia<br />

corrispondente ai due stati energetici con m s = 1/2 e con m s = -1/2, può<br />

essere rappresentata in un diagramma come nella figura a lato, in cui lo<br />

stato più stabile ( m s = 1/2) è quello a energia inferiore, mentre lo stato<br />

più instabile ( m s = -1/2) è a energia superiore. L'intens<strong>it</strong>à del campo<br />

magnetico aumenta verso destra lungo l'asse orizzontale. Come<br />

rappresentato in modo chiaro in figura con una doppia freccia blu, la<br />

differenza di energia tra i due stati è l'energia di transizione ΔE p che<br />

varia in funzione del valore di intens<strong>it</strong>à del campo magnetico esterno B:<br />

per valori maggiori di B la differenza di energia tra lo stato stabile e lo<br />

stato instabile aumenta. Attraverso una modulazione dell'intens<strong>it</strong>à di<br />

campo magnetico è quindi possibile aumentare l'energia ΔE p.<br />

Combinando la definizione di fotone E f = hν con la definizione di<br />

frequenza di Larmor<br />

ν Larmor = γ B, si ottiene che E f = h γ B<br />

dove h = 6.626 · 10 -34 J s è la costante di Plank.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

L'energia del fotone necessaria per causare una transizione dallo stato<br />

stabile a quello instabile è dunque proporzionale anche al rapporto<br />

giromagnetico, oltre che all'intens<strong>it</strong>à del campo magnetico esterno.<br />

Questo è uno dei motivi per cui, fra gli elementi dotati di spin ≠ 0, fu<br />

scelto l'idrogeno quale elemento rispetto al quale costruire l' imaging di<br />

RM, avendo esso il più alto valore per γ.<br />

Quando l'energia E f del fotone incidente sul protone è esattamente<br />

uguale alla differenza di energia tra i due stati a spin opposto ΔE p,<br />

avviene un assorbimento di energia, e lo spin passa dal valore m s = 1/2 a<br />

valore m s = -1/2. Questo implica che il momento magnetico totale μ del<br />

nucleo di idrogeno passa dall'orientamento parallelo a B all'orientamento<br />

antiparallelo a B.<br />

3.2 Statistica di Boltzmann e Magnetizzazione macroscopica<br />

Quando un gruppo di protoni viene immerso in un campo magnetico<br />

statico, ciascuno di essi si allinea parallelamente o anti-parallelamente al<br />

campo in funzione del valore del suo numero quantico di spin m s. La<br />

popolazione dei momenti magnetici nucleari passa quindi da una<br />

distribuzione spaziale casuale in cui non poteva distinguersi alcuna<br />

direzione privilegiata, ad una distribuzione con due soli orientamenti,<br />

quello parallelo al campo esterno e quello antiparallelo ad esso.<br />

A temperatura ambiente, il numero di protoni allo stato energetico<br />

minore (orientamento del momento magnetico totale μ parallelo a B ) è<br />

sol<strong>it</strong>amente di poco maggiore del numero di protoni allo stato energetico<br />

maggiore (orientamento del momento magnetico totale μ antiparallelo a<br />

B ).<br />

La statistica di Boltzmann ci permette di rappresentare la distribuzione<br />

dei nuclei di idrogeno tra il livello energetico inferiore e superiore in<br />

funzione della differenza di energia tra questi due stati. Avremo infatti<br />

che:<br />

N + / N − = exp (ΔE p / k T)<br />

dove: N + = numero di nuclei allo stato energetico inferiore<br />

N − =numero di nuclei allo stato energetico superiore<br />

ΔE p = energia di transizione tra i due stati<br />

k = costante di Boltzmann = 1.3181 · 10 -23 J K -1<br />

T = temperatura assoluta espressa in gradi Kelvin<br />

Possiamo dunque dire che, a temperatura ambiente, N + ≈ N −.<br />

Definiamo ora la Magnetizzazione Netta Totale, o Magnetizzazione<br />

Macroscopica, come la somma vettoriale dei momenti magnetici<br />

associati ai nuclei di idrogeno, ossia:<br />

M = ∑ i μ i = ∑ μ + − ∑ μ −<br />

in cui i singoli momenti magnetici μ i sono dunque sommati<br />

considerando il loro orientamento nello spazio.<br />

È importante notare a questo punto che, per una popolazione di nuclei di<br />

idrogeno quale quella descr<strong>it</strong>ta, la componente di M perpendicolare a B<br />

risulta nulla. Ciò è dovuto al fatto che, se da un lato i singoli μ i possono<br />

avere solo due possibili orientamenti rispetto alla direzione parallela a B<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

( nell'ipotesi di B ≠ 0 ), dall'altro non esiste alcuna restrizione per il loro<br />

orientamento rispetto alla direzione perpendicolare a B.<br />

Quando dunque si va a calcolare ∑ i μ i, la componente parallela a B,<br />

essendo soggetta alla quantizzazione, sarà M || ≠ 0 in funzione del<br />

rapporto N + / N −, mentre la componente perpendicolare a B sarà M ⊥ = 0<br />

per motivi di simmetria: infatti, a causa dello sfasamento dei singoli μ i<br />

durante il moto di precessione dei nuclei intorno all'asse del campo B, la<br />

somma delle loro componenti perpendicolari a B risulta nulla. Con<br />

Magnetizzazione Netta Totale si indica dunque in realtà la componente<br />

M ||.<br />

A temperatura ambiente e in assenza di un campo esterno applicato,<br />

essendo vero che N + ≈ N − si può dire che anche M || ≈ 0. Vediamo ora in<br />

dettaglio cosa succede quando si applica un campo magnetico esterno.<br />

Abbiamo visto che la differenza<br />

numerica tra le popolazioni di protoni nei due stati energetici è funzione<br />

del valore dell'energia di transizione. Se dunque ΔE p aumenta, aumenta<br />

anche il numero di nuclei nello stato energetico inferiore rispetto a quelli<br />

nello stato energetico superiore, data la maggiore difficoltà di passaggio<br />

spontaneo verso quest'ultimo. Ricordando che il valore di ΔE p dipende<br />

sia dal rapporto giromagnetico γ che dall'intens<strong>it</strong>à del campo B in cui<br />

sono immersi i nuclei, si deduce che è possibile modulare l'ampiezza ΔE<br />

p agendo sia su γ che su B. Si possono dunque combinare questi due<br />

elementi in modo tale da ottenere una buona separazione tra i due stati<br />

energetici. In pratica, essendo il valore del rapporto giromagnetico quello<br />

dell'idrogeno, ossia γ H = 42.58 MHz/T, si agisce solo sull'intens<strong>it</strong>à del<br />

campo B in modo da ottenere N + >> N −. Il corrispondente valore della<br />

Magnetizzazione Macroscopica sarà quindi:<br />

M || = ∑ i μ i = ∑ μ + − ∑ μ − > 0.<br />

3.3 Genesi di un segnale di Risonanza Magnetica e Campo a<br />

radiofrequenza<br />

Si parla di Risonanza poiché, analogamente al caso acustico, esiste uno<br />

scambio energetico tra due sistemi ad una specifica frequenza tale da<br />

rendere massima l'ampiezza del segnale.<br />

Il segnale in RM risulta dalla differenza tra l'energia assorb<strong>it</strong>a dai nuclei<br />

di idrogeno per effettuare una transizione dallo stato energetico inferiore<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

a quello superiore e l'energia che essi emettono in modo simultaneo nella<br />

transizione di r<strong>it</strong>orno alla condizione di equilibrio. L'intens<strong>it</strong>à del segnale<br />

è dunque proporzionale alla combinazione di due fattori:<br />

1. la differenza numerica tra le popolazione di nuclei nei due stati<br />

(N + − N − );<br />

2. l'energia di transizione ΔE p, quindi γ e B, come visto nei cap<strong>it</strong>oli<br />

precedenti.<br />

Vediamo ora come avviene il trasferimento di energia da una sorgente<br />

esterna al sistema di nuclei di idrogeno in modo da realizzare le<br />

condizioni necessarie per rendere massimo il valore della<br />

Magnetizzazione Netta Totale.<br />

I protoni, per poter emettere energia, devono prima assorbirla in modo da<br />

passare allo stato energetico superiore, cioè quello a spin antiparallelo al<br />

campo B. Successivamente, durante la transizione di r<strong>it</strong>orno allo stato più<br />

stabile ad energia inferiore, essi emettono energia pari a un multiplo N =<br />

(N + − N − ) di ΔE p. È importante che la emissione di energia avvenga per<br />

tutti i protoni allo stesso istante o comunque in un intervallo di tempo<br />

molto breve, altrimenti, se dovesse durare per un tempo troppo lungo,<br />

essa potrebbe generare un segnale non misurabile.<br />

La condizione per una emissione simultanea di energia alla stessa<br />

frequenza da parte dei nuclei di idrogeno viene realizzata ecc<strong>it</strong>andoli con<br />

l'invio di pacchetti di energia sotto forma di radiofrequenza (rf) alla<br />

frequenza ν esattamente uguale alla frequenza di Larmor.<br />

Supponiamo di avere il sistema di nuclei di idrogeno immerso in un<br />

campo magnetico esterno statico di induzione B tale per cui sia vero che:<br />

ΔE p = hν Larmor = h γ B.<br />

All'equilibrio, essendo<br />

vero che N + >> N −, il vettore Magnetizzazione Macroscopica M è<br />

parallelo alla direzione del campo magnetico applicato B, e viene anche<br />

chiamato Magnetizzazione di equilibrio M 0. In questa configurazione,<br />

illustrata nella figura a fianco, la componente di M lungo l'asse Z, che per<br />

convenzione viene scelto come l'asse parallelo alla direzione del campo<br />

B, è M Z = M 0, dove M Z è detta Magnetizzazione long<strong>it</strong>udinale. Si noti<br />

che non esiste alcuna componente di M sul piano trasversale, ossia M ⊥ =<br />

0 (o anche M X = 0 ed M Y = 0 ), a causa, come abbiamo già visto, dello<br />

sfasamento del moto di precessione dei nuclei intorno a B.<br />

Se ora applichiamo a questo sistema un campo a radiofrequenza,<br />

forniamo al sistema energia sotto forma di pacchetti a radiofrequenza. Se<br />

moduliamo questo campo in modo che la sua frequenza ν sia esattamente<br />

uguale a ν Larmor, si ha un doppio effetto:<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

1. fornendo energia ai nuclei<br />

di idrogeno alla frequenza di Larmor, un certo numero di essi<br />

acquisterà energia sufficiente per effettuare la transizione dallo<br />

stato energetico inferiore a quello superiore; questo fatto<br />

microscopico ha come manifestazione macroscopica una<br />

riduzione netta della Magnetizzazione long<strong>it</strong>udinale M Z poiché<br />

le popolazioni N + ed N − tornano ad essere quasi uguali, come si<br />

vede nella figura. Inoltre, se si continua a fornire energia al<br />

sistema, è possibile che il numero di nuclei che effettuano la<br />

transizione dallo stato energetico inferiore a quello superiore sia<br />

tale che M Z = 0: in questo caso si parla di "saturazione del<br />

sistema di spin ".<br />

2. fornendo energia con<br />

frequenza ν = ν Larmor a tutti i nuclei nello stesso istante, si induce<br />

una coerenza di fase nel loro moto di precessione intorno all'asse<br />

di B ; quindi non solo tutti i nuclei precedono intorno all'asse Z<br />

con frequenza pari a ν Larmor, ma sono anche in fase tra di loro.<br />

Questo fatto microscopico implica che non sia più vera la<br />

condizione di orientamento casuale dei momenti magnetici<br />

nucleari nello spazio rispetto al piano trasversale a B.<br />

Conseguentemente, da un punto di vista macroscopico, si ha la<br />

comparsa di una componente netta maggiore di zero della<br />

Magnetizzazione Macroscopica sul piano trasversale a B.<br />

Compare quindi una Magnetizzazione Trasversale M ⊥ ≠ 0, come<br />

si vede nella figura qui sopra.<br />

È necessario osservare che gli effetti dell'applicazione di un campo a<br />

radiofrequenza, descr<strong>it</strong>ti ai punti a) e b), in realtà si realizzano<br />

contestualmente. Ciò significa che, durante l'invio dell'impulso a<br />

radiofrequenza, si assiste ad una graduale riduzione della componente M<br />

|| della Magnetizzazione Macroscopica e contemporaneamente ad un<br />

graduale aumento della sua componente M ⊥.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

L'ent<strong>it</strong>à di questo "scambio" tra M || e M ⊥ è proporzionale alla durata<br />

dell'impulso a radiofrequenza: infatti più esso è lungo, maggiore è<br />

l'energia totale trasfer<strong>it</strong>a al sistema di nuclei di idrogeno, e quindi un<br />

numero sempre maggiore di nuclei può effettuare il salto energetico ΔE p<br />

e mettersi in fase di precessione intorno a B.<br />

Quando l'impulso è tale che la Magnetizzazione Netta Totale passa tutta<br />

dal piano long<strong>it</strong>udinale a quello trasversale, ossia quando si verifica che<br />

M || = 0 e M ⊥ ≠ 0, si parla di impulso a 90°.<br />

Quando invece l'impulso dura sufficientemente a lungo, oppure è<br />

sufficientemente intenso, da portare ad una inversione di polar<strong>it</strong>à della<br />

Magnetizzazione long<strong>it</strong>udinale rispetto alla direzione del campo<br />

magnetico, cioè quando tutti i nuclei effettuano il salto quantico al livello<br />

energetico superiore, si dice che è avvenuto un ribaltamento della<br />

Magnetizzazione Netta Totale. In questo caso la Magnetizzazione<br />

trasversale rimane nulla e si parla di impulso a 180°.<br />

3.4 Free Induction Decay - FID<br />

Una volta ecc<strong>it</strong>ato il sistema con l'applicazione di un campo a<br />

radiofrequenza (o di un campo magnetico oscillante B 1 posto<br />

trasversalmente a B ), si interrompe l'invio dell'impulso; a questo punto il<br />

sistema tende a r<strong>it</strong>ornare nella sua condizione di equilibrio, obbedendo<br />

al principio fisico secondo cui qualunque sistema libero da sollec<strong>it</strong>azioni<br />

esterne tende al suo stato di equilibrio o di minima energia compatibile<br />

con il suo stato dinamico.<br />

Per il sistema di nuclei di idrogeno immersi in un campo magnetico<br />

statico B, la condizione di equilibrio è, come abbiamo già visto, M Z = M<br />

0, e il sistema tende verso questa condizione cedendo all'ambiente esterno<br />

l'energia precedentemente assorb<strong>it</strong>a sotto forma di onda elettromagnetica.<br />

Nel suo processo di r<strong>it</strong>orno al valore di equilibrio, la Magnetizzazione<br />

trasversale oscilla con una frequenza pari a quella di Larmor. In questo<br />

modo, secondo la legge di Faraday dell'induzione elettromagnetica, si<br />

induce una corrente elettrica (alternata in quanto il campo che la genera è<br />

oscillante) in una bobina ricevente posta sul piano trasversale a M Z.<br />

Questo fenomeno, illustrato<br />

nella figura a fianco, viene chiamato FID (Free Induction Decay) e dura<br />

per tutto l'intervallo di tempo necessario alla Magnetizzazione trasversale<br />

per r<strong>it</strong>ornare al suo valore di equilibrio. Questa corrente alternata<br />

trans<strong>it</strong>oria è proprio il segnale da cui potranno essere formate le<br />

immagini di RM.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

3.5 Rilassamento T1<br />

Supponiamo ora di aver forn<strong>it</strong>o energia al sistema di protoni con un<br />

impulso a 90°. Una volta sospeso l'impulso, M Z varierà da 0 a M 0 . La<br />

costante di tempo che descrive come M Z r<strong>it</strong>orni al suo valore di<br />

equilibrio è chiamata tempo di rilassamento spin-reticolo o tempo di<br />

rilassamento long<strong>it</strong>udinale, ed è indicata con T1. Il nome spin-reticolo<br />

indica come in questo caso l'energia venga rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dai protoni ecc<strong>it</strong>ati<br />

all'ambiente esterno . L'equazione che regola il comportamento di M Z<br />

come funzione del tempo t dopo il suo spostamento dall'equilibrio è<br />

M Z = M 0 ( 1 − e −t/T1 )<br />

Il tempo T1 è dunque il tempo richiesto per cambiare la componente<br />

long<strong>it</strong>udinale della Magnetizzazione Netta Totale di un fattore pari a e<br />

(base dei numeri naturali e = 2,728…), come illustrato nella figura a lato.<br />

Alternativamente, ed equivalentemente, si può definire il T1 come il<br />

tempo necessario per ripristinare il 63% della Magnetizzazione<br />

long<strong>it</strong>udinale.<br />

Se invece al sistema è stato forn<strong>it</strong>o un impulso a 180°, la<br />

Magnetizzazione Netta Totale tornerà alla sua condizione di equilibrio<br />

lungo l'asse Z ad un r<strong>it</strong>mo governato da T1 secondo la seguente<br />

equazione (vedi figura a lato):<br />

M Z = M 0 ( 1 − 2 e −t/T1 )<br />

In questo caso il tempo di rilassamento T1 è defin<strong>it</strong>o come il tempo<br />

necessario per ridurre la differenza tra M Z e M 0 di un fattore e.<br />

Il valore del tempo T1 varia da tessuto a tessuto a causa della differente<br />

efficienza presentata dai singoli cost<strong>it</strong>uenti molecolari nel trasferimento<br />

di energia al reticolo che li circonda. Accade così che le molecole di<br />

acqua, essendo più mobili, siano, da questo punto di vista, meno<br />

efficienti di quanto non sia, ad esempio, il tessuto adiposo, il quale quindi<br />

presenta un segnale ad alta intens<strong>it</strong>à nelle sequenze che esaltano il tempo<br />

T1.<br />

3.6 Rilassamento T2<br />

Dopo un impulso a 90° la Magnetizzazione Netta Totale giace sul piano<br />

trasversale e ruota intorno all'asse Z con una frequenza uguale alla<br />

frequenza di Larmor, che è poi la frequenza di precessione dei momenti<br />

magnetici nucleari intorno a B. Tuttavia, in aggiunta a questa rotazione,<br />

la Magnetizzazione Netta subisce un processo di dispersione di fase a<br />

causa delle disomogene<strong>it</strong>à magnetiche che si determinano intorno ad<br />

ogni singolo momento magnetico nucleare μ i a causa di due fattori:<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

1. un micro-campo magnetico associato ad ogni protone in<br />

rotazione intorno al proprio asse e in precessione intorno all'asse<br />

di B ; questo campo si somma, per il principio di<br />

sovrapposizione, al campo esterno determinando in tal modo<br />

un'alterazione del valore del campo magnetico totale per le<br />

molecole ad esso adiacenti;<br />

2. minime variazioni intrinseche del campo B, che determinano la<br />

presenza di disomogene<strong>it</strong>à persistenti nel campo esterno<br />

applicato.<br />

Questi fenomeni implicano che, con il passare del tempo, ogni momento<br />

magnetico nucleare μ i ruoterà intorno a B con una sua propria frequenza<br />

di Larmor, leggermente diversa da quella dei μ i ad esso adiacenti e<br />

rispetto ai quali sarà quindi sfasato. Questo processo, che continua fino<br />

ad uno sfasamento completo dei momenti magnetici nucleari, si traduce<br />

macroscopicamente in una graduale riduzione del valore della<br />

Magnetizzazione trasversale.<br />

La costante di tempo che descrive la graduale riduzione della<br />

Magnetizzazione trasversale fino al valore zero a causa dello sfasamento<br />

dei momenti magnetici nucleari è chiamata tempo di rilassamento spinspin<br />

ed è indicata con T2.<br />

L'equazione che regola il comportamento della Magnetizzazione<br />

trasversale come funzione del tempo t dopo il suo spostamento<br />

dall'equilibrio è<br />

M XY = M XY 0 e −t/T2<br />

Il tempo T2 è, in pratica, il tempo necessario per ridurre la componente<br />

trasversale della Magnetizzazione Netta Totale di un fattore pari a e,<br />

come illustrato nella figura a lato. Alternativamente si può dire che il T2<br />

è il tempo necessario per ridurre del 63% la Magnetizzazione trasversale.<br />

Si noti che T2 è sempre minore o uguale a T1. È necessario precisare che<br />

il T2 così defin<strong>it</strong>o si riferisce esclusivamente all'effetto delle interazioni<br />

tra i nuclei di idrogeno. In questo caso si parla di T2 puro.<br />

Quando si tiene conto anche dell'effetto delle disomogene<strong>it</strong>à del campo<br />

esterno B si parla di T2 disomogeneo, che viene indicato con T2* e che si<br />

rapporta al T2 secondo la relazione seguente:<br />

1/ T2* = 1/ T2 + 1/ T2 disomogeneo<br />

Anche il tempo T2, come il T1, varia notevolmente in funzione del tipo<br />

di molecola prevalente nel tessuto analizzato. I diversi valori di T2<br />

saranno dovuti alla maggiore o minore rapid<strong>it</strong>à con cui si realizza la<br />

dispersione di fase dei momenti magnetici nucleari delle varie molecole.<br />

Ad esempio nei tessuti con prevalenza di macromolecole la dispersione<br />

di fase avverrà molto rapidamente data la rigid<strong>it</strong>à della struttura che<br />

determina una facile creazione di campi magnetici molecolari. Al<br />

contrario nel caso di campioni liquidi la coerenza di fase sarà mantenuta<br />

a lungo.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

È importante ricordare che i processi di rilassamento T1 e T2, pur<br />

essendo stati illustrati separatamente per chiarezza, avvengono tuttavia in<br />

modo simultaneo: infatti, contemporaneamente alla riduzione di M XY che<br />

tende a zero, M Z cresce per tornare al valore iniziale M 0.<br />

In sintesi, nella genesi di un segnale di RM possono essere distinte tre<br />

fasi:<br />

1. incremento della popolazione di protoni nello stato energetico<br />

inferiore per aumentare la quant<strong>it</strong>à di energia totale da fornire al<br />

sistema (e che verrà successivamente emessa dal sistema stesso)<br />

agendo sull'intens<strong>it</strong>à del campo magnetico statico applicato B ;<br />

2. ecc<strong>it</strong>azione del sistema di protoni tram<strong>it</strong>e bombardamento con<br />

pacchetti di energia sotto forma di radiofrequenza alla specifica ν<br />

Larmor ;<br />

3. registrazione del segnale in usc<strong>it</strong>a a segu<strong>it</strong>o del rilassamento del<br />

sistema che tornando al suo stato di equilibrio emette l'energia<br />

precedentemente assorb<strong>it</strong>a sotto forma di radiazione oscillante.<br />

Bibliografia<br />

1. Max Born Fisica Atomica Boringhieri , Torino 1976<br />

2. L.D. Landau - E.M. Lifs<strong>it</strong>s Meccanica Quantistica Ed<strong>it</strong>ori<br />

Riun<strong>it</strong>i , Roma 1976<br />

3. R.R. Edelman - J.R. Hesselink Clinical Magnetic Resonance<br />

Imaging W.B. Saunders Company , Philadelphia (USA) 1990<br />

4. D.D. Stark - W.G. Bradley Magnetic Resonance Imaging Mosby<br />

Year Book , St. Louis (USA) 1992<br />

5. J.P. Hornak The Basics of NMR Center for Imaging Science -<br />

Rochester Inst<strong>it</strong>ute of Technology Publ. (USA) 1997<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

SEQUENZE D'IMPULSI IN RISONANZA MAGNETICA<br />

1. Sequenze d'impulsi in Risonanza Magnetica<br />

2. SPIN ECHO<br />

3. Inversion Recovery<br />

4. Field Echo (Gradient Echo)<br />

5. Concetto di K space<br />

6. Turbo Field Echo (TFE)<br />

7. Turbo Spin Echo<br />

8. EPI (Echo Planar Imaging)<br />

9. Lista degli acronimi in RM<br />

SEQUENZE D'IMPULSI IN RISONANZA MAGNETICA<br />

Una considerevole energia è stata spesa dai costruttori e ricercatori di<br />

Risonanza Magnetica per sviluppare sequenza d'impulsi per incrementare<br />

la qual<strong>it</strong>à dell'imaging. Per alcuni versi, questa energia è stata guidata dai<br />

proprietari, vend<strong>it</strong>ori e interessi di marketing che ha avuto come risultato<br />

una pletora di acronimi, dei quali è difficile tenere traccia. Per quanto<br />

riguarda gli acronimi verrà mostrato uno schema suddiviso per le<br />

principali d<strong>it</strong>te costruttrici che rappresenta le varie sequenze oggi<br />

adottate.<br />

In principio saranno trattate le sequenze che oggi sono, sicuramente,<br />

presenti in ogni sistema (Spin Echo, Inversion Recovery e Gradient echo)<br />

, per poi passare a quelle che hanno rivoluzionato l'imaging e cioè le<br />

sequenze veloci (Turbo Spin Echo), fino ad arrivare a quelle ultrafast<br />

(Ecoplanari).<br />

La terminologia che sarà adottata prevede delle abbreviazioni:<br />

SPIN ECHO<br />

SE (Spin Echo)<br />

IR (Inversion Recovery)<br />

FFE (Gradient Echo)<br />

TFE (Turbo Gradient Echo)<br />

TSE (Turbo Spin Echo)<br />

EPI (Ecoplanari)<br />

In questa sequenza, viene applicato un impulso di Radiofrequenza di 90°<br />

che ruota la magnetizzazione long<strong>it</strong>udinale (lungo il campo B0) sul piano<br />

trasversale (x, y). La precessione avviene sotto l'influenza di gradienti di<br />

campo, Gx, dove x è il gradiente di lettura o gradiente di codifica di<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

frequenza e Gy, dove y è direzione del gradiente di codifica di fase<br />

(chiamata talvolta, direzione di preparazione).<br />

Fig. 1: Il grafico mostra la rotazione della magnetizzazione lomg<strong>it</strong>udinale sula<br />

piano trasversale dopo l'applicazione di un impulso di 90°.<br />

Un impulso di 180°, successivamente, ruota la magnetizzazione intorno<br />

agl'assi x,y, dopo il quale il gradiente di codifica di frequenza viene di<br />

nuovo acceso. La precessione continua nella stessa direzione, fino a<br />

quando gli spins si incontrano per formare il massimo segnale "Echo<br />

top", dopo un tempo uguale alla differenza di tempo tra gli impulsi a 90°<br />

e 180°.<br />

Fig. 2: Schema della sequenza Spin Echo, dove sono rappresentati i gradienti di<br />

selezione, codifica e frequenza, rispettivamente Gz, Gy, Gx.<br />

L'intervallo tra l'impulso a 90° e il picco del primo echo viene chiamato<br />

TE (tempo di echo) . Ripetendo l'impulso a 180° ad intervalli uguali al<br />

TE si generano degli echi ad intervalli simili, ma con ampiezza<br />

decrescente (Multiecho).<br />

L'intervallo tra gli impulsi di ecc<strong>it</strong>azione di 90°, quando vengono ripetute<br />

successive misurazioni, viene chiamato TR (Tempo di Ripetizione). Fig2<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Fig. 3: Sequenza Spin Echo. La magnetizzazione dopo essere stata messa sul<br />

piano trasversale dall'impulso a 90°, decade, dovuta alla perd<strong>it</strong>a di coerenza<br />

degli spins. L'impulso di 180° permette il rifasamento e la rigenerazione del<br />

segnale sotto forma di echo.<br />

Applicando una trasformata di Fourier a entrambe le informazioni del<br />

gradiente di frequenza e quello di fase, permette a ogni voxel (elemento<br />

di volume) di essere unicamente localizzato spazialmente e assegnato ad<br />

una scala di grigi basata sulle caratteristiche T1 o T2 e dens<strong>it</strong>à protonica<br />

o di flusso.<br />

Parametri usati in SPIN ECHO:<br />

TE CORTO TE LUNGO<br />

TR CORTO T1 W Mixed<br />

TR LUNGO PDW (Dens<strong>it</strong>à protonica) T2W<br />

Inversion Recovery<br />

Per produrre un segnale MR influenzato dal T1, viene applicato un<br />

impulso di RF perpendicolarmente alla direzione del campo principale,<br />

con sufficiente ampiezza e durata per invertire la magnetizzazione.<br />

Fig. 1: Sequenza Inversion Recovery<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Alla cessazione dell'impulso RF, gli spins cominciano a ri-orientarsi<br />

verso la direzione del campo magnetico statico. Questo processo di<br />

rilassamento, se non disturbato, continua fino a che l'equilibrio non viene<br />

ricreato. La magnetizzazione resta orientata lungo l'asse z e non precessa.<br />

Quindi il T1 non può essere misurato direttamente. La magnetizzazione<br />

deve essere prima ruotata sul piano x,y.<br />

Questo si ottiene dall'applicazione di un impulso di 90° che permette la<br />

misurazione del segnale.<br />

Fig. 2: Comportamento dei tessuti con T1 breve e lungo tra l'impulso a 180° di<br />

inversione e l'impulso a 90°.<br />

Il tempo tra l'impulso di inversione di 180° e l'impulso a 90° viene<br />

chiamato tempo di inversione (TI). Tessuti con T1 corto recuperano il<br />

loro equilibrio prima che l'impulso a 90° venga applicato e quindi<br />

contribuiscono ad un alto segnale nel'immagine, mentre tessuti con T1<br />

lungo contribuscono pochissimo al segnale nell'immagine. Il tempo di<br />

ripetizione (TR), in questa sequenza deve essere relativamente lungo per<br />

permettere a tutti i tessuti di riguadagnare la loro magnetizzazione<br />

originaria.<br />

Il valore del TI è uno dei fattori che determinano il contrasto<br />

nell'immagine. Un particolare tipo di contrasto può essere ottenuto<br />

usando diversi tempi di inversione.<br />

Alcune di queste sequenze, quali STIR (Short Time Inversion Recovery)<br />

e FLAIR (Fluid Attenuated Inversion Recovery), impiegano diversi<br />

tempi di inversione.<br />

Nel caso della sequenza STIR, la scelta di un tempo di Inversione breve<br />

(120-150ms, dipendente anche dal campo magnetico), viene usato per<br />

sopprimere il segnale del grasso. Nella sequenza FLAIR, oggi<br />

notevolmente usata nell'imaging con RM, il tempo di inversione è<br />

particolarmente lungo per sopprimere fluidi o tessuti con T1 lungo.<br />

Field Echo (Gradient Echo)<br />

Questo tipo di sequenza differisce principalmente dalla SE, per la<br />

sost<strong>it</strong>uzione dell'impulso a 180° di rifasamento degli spins, con un<br />

impulso generato da un gradiente.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Fig.1<br />

Questo importante metodo di imaging, viene chiamato Field Echo. Le<br />

caratteristiche principali di questo metodo sono, prima di tutto la<br />

riduzione del tempo necessario per generare un echo, di conseguenza si<br />

possono utilizzare tempi di eco più corti. Questo, però, ha degli<br />

svantaggi: gli effetti della inomogene<strong>it</strong>à del campo magnetico e meno<br />

evidente nella SE per la presenza dell impulso a 180°, mentre nella FE, i<br />

problemi di imaging causati dallo sfasamento degli spins sono molto più<br />

frequenti. A prescindere, comunque dalla inomogene<strong>it</strong>à del campo<br />

magnetico in se stesso, ci può essere anche inomogene<strong>it</strong>à provocata dalla<br />

variazione della suscettibil<strong>it</strong>à del paziente dovuta all'aria; l'interfaccia<br />

tissutale, vicino a cav<strong>it</strong>a aeree (seni paranasali), può provocare<br />

localmente degli incrementi nello sfasamento degli spins in un voxel.<br />

Questi effetti, chiamati off-resonance, sono aggiunti al decadimento T2, e<br />

la risultante della combinazione è descr<strong>it</strong>ta come T2*(star). In pratica per<br />

ev<strong>it</strong>are deterioramento del segnale nella sequenza FE si dovrebbe<br />

lavorare con tempi di eco corti (Fig. 1).<br />

Altra caratteristica distinta della FE, è l'effetto provocato quando l'acqua<br />

e il grasso, che hanno una precessione giromagnetica che differisce di<br />

3.5ppm (parti per milione), sono contenuti nello stesso voxel. Questo può<br />

causare linee nere che circondano i tessuti, con decremento del segnale<br />

dal voxel che contiene entrambi.<br />

Questo effetto varia a determinati tempi di eco e campi magnetici.<br />

A 0.5T(Tesla), l'acqua e il grasso sono in opposizione di fase quando il<br />

TE è un multiplo dispari di 6.9ms (3.45ms a 1.0T e 2,3ms a 1.5T).<br />

Parametri in Field Echo<br />

Flip Angle (α) TE (ms)<br />

T1W Large (45-90) Short (8-15)<br />

T2W Small (5-20) Long (30-60)<br />

PDW Small (5-15) Short (8-15)<br />

Concetto di K space<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Il concetto di K-space è spesso impiegato nella discussione di come si<br />

realizzano i dati di acquisizione. Il K-space è la rappresentazione dei dati<br />

grezzi di un immagine acquis<strong>it</strong>a come matrice bidimensionale di punti.<br />

Le coordinate di ogni punto rappresentano un'unica combinazione di<br />

frequenze (Kx) e fase (Ky) che corrisponde all'integrale di tempo dei<br />

gradienti di frequenza e codifica rispettivamente.<br />

Le strutture che hanno i contorni ben netti sono descr<strong>it</strong>te come alte<br />

freqeunze spaziali, quelle con meno dettagli, invece, sono descr<strong>it</strong>te come<br />

basse frequenze spaziali. La porzione centrale del k-space contiene le più<br />

basse frequenze spaziali, che principalmente contribuiscono al contrasto<br />

nell'immagine. La porzione esterna del k-space contiene le frequenze più<br />

alte, che determinano la risoluzione dell'immagine.<br />

Ogni punto del k-space non corrisponde direttamente ad un singolo punto<br />

nell'immagine risultante, ma ogni punto contribuisce all'aspetto totale<br />

dell'immagine risultante.<br />

Fig.1: Rappresentazione grafica del K-space.<br />

Il metodo con il quale le frequenze spaziali sono collezionate determina<br />

la traiettoria del k-space. La traiettoria del k-space in una sequenza<br />

d'impulsi deve coprire tutti i punti lungo la frequenza (Kx) e la fase (Ky),<br />

per generare un immagine completa.<br />

Con una sequenza standard SE o FE, dopo ogni impulso di ecc<strong>it</strong>azione<br />

RF, che corrisponde ad un profilo di codifica di fase, i dati collezionati<br />

contengono tutte le informazioni di frequenza lungo ogni singola linea<br />

del Ky. Questo processo deve essere ripetuto per tutte le linee della<br />

codifica di fase (Ky), fino a quando tutti i dati sono acquis<strong>it</strong>i, dopo di che<br />

comincia la ricostruzione.<br />

Il tempo di acquisizione è così uguale a:<br />

(Np) x TR x NSA x pacchetti<br />

dove Np rappresenta il numero delle linee e NSA il numero di quante<br />

volte i profili vengono ecc<strong>it</strong>ati.<br />

L'acquisizione delle traiettorie del k-space per il fast imaging, sono<br />

differenti dall'imaging tradizionale. Invece di acquisire delle linee singole<br />

di fase (Np) sono generate delle linee multiple da ogni singola<br />

ecc<strong>it</strong>azione. Per fare ciò, però, sono necessarie particolari forme d'onda<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

generate da gradienti ad alto campo. Questi gradienti sono<br />

particolarmente utilizzati nell'imaging ecoplanare, di cui verrà discusso<br />

più avanti.<br />

Turbo Field Echo (TFE)<br />

La tecnica turbo field echo (TFE) permette all'imaging gradient echo di<br />

utilizzare tempi di ripetizone (TR) e tempi di eco (TE) molto brevi.<br />

Questa tecnica è ottimizzata per ottenere una elevata qual<strong>it</strong>à d'immagine<br />

con tempi di scansione molto brevi. Le maggiori applicazioni<br />

diagnostiche di queste sequenze, sono per la riduzione degli artefatti<br />

respiratori e il movimento peristaltico addominale.<br />

La principale differenza con la tecnica standard gradient eco (FE), sta<br />

nell'acquisizione dell'immage che avviene metntre si approccia al<br />

cosiddetto steady state, vale a dire, lo stato di equilibrio costante degli<br />

spins. Questo steady state, si ottiene quando la magnetizzazione lungo<br />

l'asse B0, dovuta all'impulso di ecc<strong>it</strong>azione di RF, eguaglia il<br />

rilassamento, dovuto al T1, durante ogni Tempo di ripetizione.<br />

Fig.1: Flip Angle Sweep. La sequenza TFE utilizza un approccio meno drastico<br />

allo steady state. La scansione comincia con un flip angle basso. Durante la<br />

scansione il flip angle incrementa fino all'angolo specificato nei parametri di<br />

sequenza. Il flip angle sweep permette l'uso di flip angle più larghi senza<br />

l'introduzione di artefatti nell'immagine, con, tuttavia, un aumento del rapporto<br />

segnale rumore e del contrasto.<br />

Il contrasto nelle sequenze TFE viene manipolato con l'utilizzo di<br />

prepimpulsi, oltre che con i normali parametri di TR, TE e Flip Angle.<br />

Questi preimpulsi contribuiscono ad un miglioramento del contrasto in<br />

T1 e T2, mediante l'aggiunta di impulso aggiuntivo, chiamato spoiled,<br />

particolarmente rilevante nelle sequenze T1.<br />

L'effetto migliore dei preimpulsi si ottiene quando il tempo per il profilo<br />

K0 del k-space, che corrisponde al contrasto, è corto.<br />

Il tempo dal preimpulso al profilo K0 viene defin<strong>it</strong>o tempo di r<strong>it</strong>ardo o<br />

delay time.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Fig.2: Tipi di preimpulsi utilizzati nelle sequenze TFE.<br />

I preimpulsi utilizzati nelle sequenze TFE possono essere di due tipi per<br />

la pesatura in T1.<br />

Impulso di Inversione a 180°.<br />

Impulso di Saturazione a 120°.<br />

Un impulso di inversione, in TFE, lavora come nelle sequnze Inversion<br />

Recovery. Il segnale è invert<strong>it</strong>o e r<strong>it</strong>orna all'equilibrio per effetto del<br />

campo magnetico statico. I tessuti con differenti T1 presenteranno<br />

diverse curve di recupero; per esempio il tessuto che al momento del<br />

profilo K0 attraversa lo 0 nonp resenterà segnale.<br />

L'impulso di saturazione, invece, riduce la pesatura in T1.<br />

Turbo Spin Echo<br />

L'imaging con il metodo di acquisizione Turbo Spin Echo (TSE),<br />

permette di ottenere immagini Spin Echo, mediante l'acquisizione di più<br />

profili per ogni ecc<strong>it</strong>azione, portando quindi ad un notevole calo del<br />

tempo di scansione, rispetto alla tecnica convenzionale SE. Oggi le TSE<br />

sono diventate parte dell'imaging di routine grazie all'elevata possibil<strong>it</strong>à<br />

di ottenere immagini anche con alta risoluzione.<br />

Il metodo classico Spin Echo è basato sull'acquisizione di un singolo<br />

profilo per ecc<strong>it</strong>azione (TR). Con una matrice 256*256, questo richiede<br />

256 ecc<strong>it</strong>azioni per poter acquisire tutti i 256 profili necessari per<br />

produrre l'immagine.<br />

La TSE, quindi adotta l'acquisizione di multipli profili del K-space per<br />

ecc<strong>it</strong>azione combinando il tutto con la tecnica multislice (vedi fig.1)<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Fig.1: Tecnica Multislice, in un TR vengono misurate più fette.<br />

Nella TSE sono impiegati un numero di impulsi consecutivi a 180° per<br />

ecc<strong>it</strong>azione, e viene misurato un echo dopo ognuno di questi impulsi, che<br />

corrispondo anche ad un numero di profili. Ogni gruppo di profili viene<br />

chiamato shot o segmento. Il numero dei profili misurati per ogni<br />

ecc<strong>it</strong>azione viene chiamato TURBO FACTOR.<br />

I segmenti sono acquis<strong>it</strong>i ad intervalli regolari (TR) fino a completare<br />

l'immagine.<br />

Fig. 2: Il metodo Turbo Spin-Echo<br />

Il Turbo Factor regola, quindi, il numero dei profili acquis<strong>it</strong>i per TR e<br />

tuttavia è possibile acquisirli tutti in una singola ecc<strong>it</strong>azione dando v<strong>it</strong>a a<br />

quella che viene chiamata sequenza single-shot.<br />

Il contrasto nell'immagine viene determinato dai profili vicini allo K0 nel<br />

K-space. Il punto nel quale questi vengono misurati viene chiamato<br />

Tempo di Eco effettivo ed è quello che viene generalmente immesso nei<br />

parametri di sequenza per ottenere il contrasto desiderato.<br />

Per ottenere immagini in T2 il tempo di eco effettivo deve essere lungo,<br />

es:150ms o più lungo per immagini estremamente pesate in T2. Un<br />

immagine in dens<strong>it</strong>à protonica richiede un tempo di eco effetivo più<br />

corto, es.: 20-30ms; mentre un tempo ancora più corto, es.:12ms si<br />

utilizza per immagini pesate in T1.<br />

Come abbiamo già avuto modo di ribadire più volte, in precedenza,<br />

l'ordien dei profili più bassi sono responsabili del contrasto<br />

nell'immagine, quindi l'ordine con cui vengono misurati è molto<br />

importante.<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Fig. 3: Rappresentazione di un ordini di profili lineare.<br />

Come rappresentato nella fig.3 l'ordine di acquisizione lineare comincia<br />

vicino al valore Ky minimo e i profili sono misurati verso il valore Ky<br />

massimo.<br />

Nella figura successiva (fig.4) l'ordine dei profili comincia intorno al K0<br />

e la misurazione avviene in modo alternato. In questo caso un tempo di<br />

eco effettivo corto sarebbe l'ideale perchè i profili intorno al K0 sono<br />

acqis<strong>it</strong>i all'inizio della sequenza.<br />

Fig. 4: Rappresentazione dell'ordine di acquisizione low-high<br />

L'ordine di profili lineare generalmente viene utilizzato per sequenze T2<br />

pesate. Le sequenze T1 e PD (dens<strong>it</strong>à protonica) fanno uso dell'ordine di<br />

profili low-high.<br />

Nell'applicazione diagnostica le TSE possono essere usate in tutte le parti<br />

del corpo, e là,dove sono necessari tempi di scansione più brevi abbinati<br />

ad un'elevata qual<strong>it</strong>à d'immagine.<br />

Le sequenze TSE sono anche utilizzate in combinazione ad altri metodi<br />

di acquisizione come le Inversion Recovery generando così, le Turbo<br />

Inversion Recovery (IR-TSE). Come nelle standard IR, la sequenza<br />

comincia con un impulso a 180°, che inverte la magnetizzazione. Dopo il<br />

tempo di inversione defin<strong>it</strong>o (TI), viene generato l'impulso di ecc<strong>it</strong>azione<br />

TSE con il treno di echi relativo.<br />

Un esempio di queste applicazioni IR-TSE viene fatto con le sequenze di<br />

soppressione del grasso STIR e soppressione dei fluidi,come il fluido<br />

cerebro-spinale (FLAIR).<br />

Un aspetto tipico delle TSE pesate in T2, è la presenza del grasso<br />

iperintenso; a questo scopo le sequenze di soppressione del grasso<br />

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PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

(FATsat) o SPIR sono impiegate nella routine. Queste sequenze sono da<br />

non confondere con le STIR, perchè nelle SPIR l'impulso di soppressione<br />

è ottimizzato sulla frequenza individuale del grasso.<br />

Lo svantaggio di queste sequenze e la non omogenea soppressione in<br />

presenza di parti metalliche, come nelle protesi dentarie o mascara, e in<br />

quando si uilizzano campi di vista molto ampi (FOV's).<br />

EPI (Echo Planar Imaging)<br />

L'imaging Ecoplanare, è conosciuto, come un metodo rapidissimo di<br />

acquisizione, che colleziona tutti i profili, in una ecc<strong>it</strong>azione o shot.<br />

Nell'imaging ecoplanare, viene prodotto un treno di echi dal rapido<br />

cambio di polar<strong>it</strong>à del gradiente di lettura. Le EPI oggi rappresentano le<br />

più veloci tecniche di acquisizione disponibili in Risonanza Magnetica.<br />

Come descr<strong>it</strong>to nel cap<strong>it</strong>olo riguardante il K-space, le traiettorie di<br />

acquisizione dei profili devono coprire tutti i punti lungo le linee Kx e<br />

Ky (frequenza e fase), per generare un immagine completa. Nelle<br />

ecoplanari le traiettorie sono collezionate in modo diverso rispetto alle<br />

tecniche convenzionali. Linee di codifiche di fase multiple, vengono<br />

misurate da una singola ecc<strong>it</strong>azione RF,invece che una singola. Per poter<br />

ottenere questo, sono necessari gradienti, con forme d'onda particolari.<br />

Fig.1: Traiettoria del K-Space nella sequenza EPI<br />

Come si può vedere dalla fig.1 in questo metodo di attraversamento del<br />

K-space, chiamato blipped, viene impiegato un impulso pos<strong>it</strong>ivo del<br />

gradiente di lettura Gx, che attraversa lo spazio da sinistra a destra, poi il<br />

primo blip pos<strong>it</strong>ivo del gradiente di fase Gy, insieme ad un'inversione del<br />

Gx, provoca il movimento da destra a sinistra nel K-space. Questo viene<br />

ripetuto fino al completo campionamento dello spazio.<br />

Se il segnale ottenuto, deriva solamente dal gradiente di rifocalizzazione<br />

la tecnica viene chiamata gradient-EPI (FE-EPI). Quest'ultima risulta,<br />

però molto sensibile agli effetti di suscettibil<strong>it</strong>à, ed è un vantaggio<br />

nell'imaging funzionale (Perfusion). Un modo per poter ridurre questi<br />

effetti di suscettibil<strong>it</strong>à, sta nell'aggiunta di un'impulso di 180° dopo<br />

quello di 90°, e in questo caso si parla di SE-EPI.<br />

Tuttavia le EPI sono considerate come un metodo di fast imaging per le<br />

tecniche di scansione esistenti.<br />

www.slidetube.<strong>it</strong> Pagina 26


PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

I metodi di acquisizione in EPI sono principalmente due: Single Shot o<br />

Multi Shot.<br />

Nelle Single Shot le informazioni necessarie per ricostruire un'immagine<br />

sono ottenute da una sigola ecc<strong>it</strong>azione.<br />

Ogni linea trasversale del K-space è misurata da un impulso pos<strong>it</strong>ivo e<br />

negativo del gradiente di lettura. Questo numero di linee viene chiamato<br />

EPI factor.<br />

Nelle single shot, il tempo di acquisizione è lim<strong>it</strong>ato dal tempo di<br />

rilassamento T2 del tessuto e dalle inomogene<strong>it</strong>à (errori di fase) causate<br />

dai gradienti, che lim<strong>it</strong>ano la risoluzione d'immagine. Per questa ragione<br />

la veloc<strong>it</strong>à di campionamento deve essere la più veloce possibile. I tessuti<br />

con tempi di rilassamento T2 più corto del tempo di acquisizione<br />

conduce ad una s<strong>it</strong>uazione dove il segnale è gia scomparso prima del<br />

campionamento dei valori di Ky, provocando immagini offuscate. Un<br />

altro problema è provocato dai ghosting (immagini fantasma), derivanti<br />

dalle discontinu<strong>it</strong>à di fase provocate dall'attraversamento rapido da<br />

sinistra a destra e viceversa del K-space.<br />

Praticamente, le single shot, possono essere acquis<strong>it</strong>e con gradienti ad<br />

alto campo e con bassa rsioluzione d'immagine.<br />

Con l'avvento di quest'ultimi, le EPI single shot sono diventate molto<br />

utili nelle applicazioni funzionali cadiache e cerebrali.<br />

Nelle EPI multi shot, invece il numero di profili campionati e quindi<br />

l'EPI factor è lim<strong>it</strong>ato. Di conseguenza gli errori di fase e gli<br />

offuscamenti (blurring) nel'immagine sono ridotti. Lo svantaggio sta nel<br />

tempo di scansione più lungo; anche se di contro c'è la possibiltà di<br />

eseguire questa tecnica anche su normali scanner privi di gradienti ad<br />

alto campo.<br />

Fig. 2: Sequenza EPI<br />

www.slidetube.<strong>it</strong> Pagina 27


Spin Echo<br />

PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Inversion Recovery<br />

Gradient Echo<br />

Fast Scan Tecniques<br />

Phase Imaging<br />

Reduced Imaging<br />

Lista degli acronimi in RM<br />

PHILIPS GE SIEMENS PICKER<br />

SE SE SE SE<br />

MSE<br />

TSE<br />

LASE<br />

MEMP&<br />

CSMEMP<br />

VEMP&<br />

CSVEMP<br />

FSE<br />

POMP<br />

RASE<br />

TSE<br />

HASTE<br />

IR IR IR IR<br />

IR in MS<br />

mode<br />

STIR<br />

MPIR<br />

IR in MS<br />

mode<br />

www.slidetube.<strong>it</strong> Pagina 28<br />

ME<br />

FAME<br />

IR in MS<br />

mode<br />

STIR STIR STIR<br />

IR-TSE IR-FSE IR-TSE FLAIR<br />

FFE GRASS,GRE FISP,GRE FAST-II<br />

CE-FFE T1 SPGR FLASH T1-FAST<br />

CE-FFE T2 SSFP<br />

PSIF, True<br />

FISP<br />

TFE Rapid SPGR Turbo Flash<br />

3D-TFE FGRE MP Rage<br />

Keyhole<br />

GRASE TGSE<br />

EPI EPI EPI EPI<br />

CE-FAST<br />

TSE FSE TSE FAME<br />

Phase<br />

Imaging<br />

Phase Imaging Phase<br />

Imaging<br />

Phase<br />

Imaging<br />

Halfscan HalfNEX Half Fourier Phase<br />

Conjugate<br />

RFOV RFOV RFOV Sym<br />

RAM<br />

Saturation Band REST SAT PreSAT PreSAT<br />

Motion Compensation<br />

Fat and Background<br />

Suppr.<br />

MR Angio<br />

FLAG,FC GMC,FC GMR MAST<br />

PEAR EXORCIST,RSPE ROPE<br />

SMART<br />

RC,RT<br />

SPIR CHEMSAT FATSAT FATSAT<br />

Inflow TOF TOF TOF<br />

PCA PC PC PC


PRINCIPI FISICI DI RISONANZA MAGNETICA<br />

Multi-chunk MOTSA MOTSA Slab Stacking<br />

TONE Ramped RF TONE<br />

MTC MTC MTS MTC<br />

CVP<br />

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