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interrogano Meyerhold, condizionandone<br />
le risposte.<br />
Alla pressione psicologica che gli<br />
viene inflitta segue l’autocensura:<br />
il regista si ritrova a osservare<br />
la sua opera e ad apportare correzioni<br />
che la “appiattiscono”,<br />
ma conformi alle idee del Partito.<br />
L’azione,in scena, si svolge<br />
quasi in assenza di scenografia;<br />
le situazioni e le ambientazioni<br />
ci vengono trasmesse attraverso<br />
un gioco di luci che svolge un<br />
ruolo fondamentale nello spettacolo.<br />
Esempio lampante ne è<br />
il momento dell’interrogatorio in<br />
cui un faro di luce si concentra<br />
sul protagonista e gli inquisitori<br />
si celano non solo dietro una<br />
maschera ma anche nell’ombra<br />
della scena.<br />
Il tutto si svolge in una dimensione<br />
onirica: tra sogno e realtà. Il<br />
protagonista si trova in situazioni<br />
irreali passando, senza stacco<br />
apparente, dalla prigione a casa<br />
sua, al momento della nascita<br />
del figlio: il bambino nasce già<br />
sottomesso al Partito, elogiando<br />
il Generalissimo (capo del Partito<br />
di cui non viene mai detto il<br />
nome) e rivolgendo al padre le<br />
stesse domande della Commissione.<br />
Le scene più significative restano,<br />
77<br />
comunque, quelle dell’interrogatorio<br />
a Meyerhold: dagli uomini<br />
mascherati, servi del Partito ma<br />
anche dalle voci della coscienza,<br />
gli viene imputato che nel suo<br />
spettacolo sono presenti troppi<br />
silenzi. Questa forse è una delle<br />
accuse che resta più impressa<br />
nella mente dello spettatore,<br />
lanciando uno spunto di riflessione<br />
non solo sull’importanza<br />
dei silenzi ma anche su quella<br />
del teatro e forse degli artisti in<br />
genere. Lo stato d’animo degli<br />
artisti in un paese – ci tiene a<br />
sottolineare il regista della messa<br />
in scena – è lo specchio della<br />
“salute” di un paese.<br />
Giulia Morale, V F,<br />
Liceo Classico “Umberto I”,<br />
Palermo