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Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

Da Vicovaro a Orvinio<br />

Chi percorre l’autostrada A 24 da Roma verso l’Abruzzo e volge<br />

lo sguardo a destra appena prima dell’uscita di Vicovaro, percepisce<br />

uno scorcio di rara bellezza: un complesso di antichi edifici<br />

religiosi adagiati su una rupe di travertino a strapiombo sull’Aniene.<br />

È il Convento di S. Cosimato, che merita una sosta per la visita<br />

delle cavità rupestri in cui vivevano i primi eremiti o per addentrarsi<br />

nei meandri dell’antico acquedotto Claudio, possibilmente<br />

con una torcia. L’arrivo dei visitatori è sempre bene accetto e la<br />

struttura è attrezzata per ricettività e ristorazione. Nel chiostro<br />

sono esposti dei pannelli, realizzati dai gruppi speleologici, con le<br />

mappe di tutte le cavità della zona.<br />

<strong>15</strong>


16<br />

Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

L’insediamento di Vicovaro (Varia) fu fondato dagli<br />

Equi, di cui restano tracce nelle antiche mura poligonali.<br />

Dopo la conquista da parte dei romani<br />

nel 304 a.C. il villaggio divenne un importante<br />

centro fortificato di età repubblicana.<br />

Il suo ruolo strategico nei secoli successivi è<br />

sempre stato legato alla posizione lungo la<br />

via Valeria, luogo “naturale” di sosta o incontro<br />

per sovrani, pontefici, condottieri,<br />

uomini di fede.<br />

Nel centro cittadino, affacciato sulla<br />

piazza principale, il Tempietto di<br />

S. Giacomo a pianta ottagonale<br />

rappresenta, nel contempo, un bellissimo esempio di architettura<br />

gotico - rinascimentale e una celebrazione dei fasti della famiglia<br />

Orsini.<br />

Attorno ad esso, girando per il nucleo<br />

storico, si può sentire il profumo<br />

delle pagnotte appena sfornate,<br />

autentico vanto cittadino, o della<br />

“pizza di pane” che ne rappresenta<br />

la “prova di cottura”.<br />

Da Vicovaro l’ingresso nella valle del torrente Licenza (o valle<br />

“Ustica”) è accompagnato da una sequenza di appezzamenti<br />

irregolari di olivi, che ammantano i pendii fino alle massime<br />

quote consentite dall’adattabilità di questo generoso albero<br />

mediterraneo.<br />

La strada Licinese corre lungo il fondovalle, ma dopo circa due<br />

chilometri è necessario girare a sinistra per salire lungo i tornanti<br />

verso Roccagiovine.<br />

Il paese appare piccolo, con le case addossate le une alle altre,<br />

tutte raccolte attorno al castello e alla chiesa di S. Nicola di Bari<br />

del XVII secolo, che conserva una “pala” d’altare della scuola del<br />

Perugino. Sulla piazza da poco restaurata il silenzio è interrotto<br />

dal rumore dell’acqua della fontana dedicata alla dea Vacuna. In<br />

epoca imperiale il culto di questa benevola divinità rurale, para-


Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

gonabile alla dea Vittoria dell’Olimpo romano e cantata da Orazio,<br />

Ovidio e Varrone, era molto praticato nei dintorni, probabilmente<br />

anche in un santuario appositamente consacratole.<br />

A causa dell’estrema e perdurante essenzialità della vita e delle<br />

consuetudini locali, Roccagiovine ha mantenuto un aspetto sostanzialmente<br />

immutato<br />

nei secoli, riuscendo ad<br />

evitare la moderna e impattante<br />

proliferazione dei<br />

nuovi edifici. Il suo territorio<br />

comunale (di circa<br />

18 chilometri quadrati) ricade<br />

interamente nel Parco<br />

dei Monti Lucretili. Ad<br />

oggi, un terzo è utilizzato per scopi agricoli (seminativi e pascoli),<br />

mentre i restanti due terzi sono coperti da boschi: di roverella,<br />

carpino e orniello alle quote più basse, castagneti da frutto<br />

intorno all’abitato e formazioni miste di acero, cerro e faggio sui<br />

versanti delle aree più elevate.<br />

Da Piazza Vacuna lungo la strada intercomunale verso Licenza,<br />

dopo circa due km si incontra sulla sinistra il seicentesco Ninfeo<br />

degli Orsini, una fontana nei boschi costruita come una scenografia<br />

rinascimentale e alimentata da una cascatella artificiale. Si<br />

tratta di un’opera creata per convogliare le acque sorgive di quella<br />

che si ritiene fosse l’antica Fonte Bandusia, cantata dal poeta<br />

latino Orazio e che alimentava la sua villa posta poco più a valle.<br />

Oh sorgente più tersa della cristallina purezza di quella di Bandusia (...)<br />

tu porgi l’amabile frescura ai tori stanchi dell’aratro ed al gregge errabondo. (Orazio<br />

- Odi)<br />

Le incrostazioni calcaree che ricoprono la struttura e la fitta vegetazione<br />

di muschi, capelvenere e farfaraccio,<br />

favorita dal vapore acqueo, non<br />

consentono di cogliere alcuni particolari<br />

architettonici originari dell’opera,<br />

quali il timpano e le<br />

colonnine.


Il Parco Regionale dei Monti Lucretili<br />

Comprende le montagne alle porte di Roma, le cui sagome<br />

familiari si vedono dalle tangenziali, dal Gianicolo,<br />

da Monte Mario. Rilievi modesti ma sorprendentemente<br />

ricchi di natura e paesaggi, attraversati da una fitta rete di per-<br />

corsi a tutto vantaggio degli escursionisti più<br />

esigenti.<br />

Per la loro vegetazione varia e particolare i Lucretili<br />

sono da secoli oggetto di attenti studi<br />

botanici. Qui infatti, le notevoli diversità climatiche<br />

hanno contribuito a far vivere insieme, in<br />

Faggio<br />

una sorta di “mosaico” verde, gruppi di piante di origini mediterranee,<br />

centroeuropee e balcaniche. Il più tipico rappresentante di<br />

queste ultime è lo storace, un arbusto il cui fiore bianco è simbolo<br />

dell'area protetta.<br />

Gli ambienti più caratteristici del Parco sono i vasti pratoni carsi-<br />

ci d'altura circondati da boschi di faggio, pa- Aquila reale<br />

scolati da mandrie brade di cavalli e vacche<br />

maremmane e frequentati da lepri<br />

e coturnici. Non mancano tuttavia<br />

gli ambienti rupestri, ideali<br />

per alcuni rapaci come il falco<br />

pellegrino e l'aquila reale (che qui nidifica<br />

ormai da parecchi anni).<br />

Le testimonianze dell'influenza dell'uomo sul territorio<br />

sono molte e diffuse. Dai borghi e dai luoghi di culto abbandonati<br />

ai centri storici dei 13 comuni del Parco, disposti<br />

quasi tutti a raggiera intorno al suo perimetro, ciascuno con un<br />

nucleo fortificato ed una lunga storia da raccontare. I resti della<br />

grande Villa di Orazio a Licenza fanno inoltre capire che l'area


esercitava una notevole attrattiva<br />

fin dai tempi dei romani, probabilmente<br />

anche in virtù della sua<br />

vicinanza con l'Urbe.<br />

Ricco e vario è il calendario delle<br />

manifestazioni. Gli appuntamenti<br />

più importanti sono la Sagra delle<br />

Cerase di Palombara Sabina (prima o seconda domenica di giugno),<br />

l'Infiorata del Corpus Domini di Poggio Moiano e la Sagra<br />

delle Sagne di Farro a Licenza (terza domenica di novembre).<br />

Tra i sapori più autentici di queste terre il primo è quello dell'olio<br />

extravergine di oliva della Sabina (DOP), leggerissimo e saporito,<br />

derivante da olive raccolte a mano in piccoli appezzamenti distribuiti<br />

lungo diverse fasce pedemontane. Nelle aree collinari che<br />

guardano la campagna romana sono coltivate, ormai da quasi due<br />

secoli, le ciliegie “Ravenne”, grandi, tardive e dalla polpa consistente.<br />

Il farro, antichissimo cereale coltivato dall'uomo, ha trovato<br />

discrete “aree rifugio” sui Lucretili, dove non è stato soppiantato<br />

da altre colture più redditizie riuscendo a sopravvivere e a costituire<br />

la base per ottime produzioni artigianali di pasta e dolci.<br />

The Lucretili Mountains Regional Park<br />

Due to notable climatic differences, the Lucretili mountains have a varied and particular<br />

vegetation, as a sort of green “mosaic” that consists of groups of plants with<br />

Mediterranean, Middle European and Balkan origins. The most typical example of<br />

this latest variety is the storax, a shrub whose white flower is the symbol of the protected<br />

area. The Park is run through by a dense net of pedestrian trails. <strong>It</strong>s most<br />

characteristic environments are the high ground grasslands, surrounded by beech<br />

woods, where the cattle graze around and one finds hares and rock partridges. The<br />

rock cliffs are ideal places for birds of prey such as the peregrine and the golden eagle<br />

(that nests by since several years). The Park has 13 main villages, set with a radial<br />

arrangement around its perimeter, each one with a fortified historical core and<br />

a long story to tell. Many festivals are connected to the local agricultural products,<br />

like the Fair of the Cerase (cherries) in Palombara Sabina (on the first or<br />

second Sunday of June) and the Fair of the Spelt Pasta in Licenza<br />

(on the third Sunday of November). Anyway the most authentic<br />

flavour of this area belongs to the Sabina extra virgin<br />

olive oil, very light, coming out from a olive hand-harvest<br />

in small plots of land spread on the slopes of the mountains.


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Come qualsiasi raccolta d’acqua, ferma o corrente, la vasca semicircolare<br />

del Ninfeo rappresenta un’opportunità<br />

di vita per molte specie di piccoli animali<br />

invertebrati. Oltre a Plecotteri, Tricotteri<br />

ed Efemerotteri, la cui presenza<br />

indica una buona qualità dell’acqua,<br />

vi si possono trovare, ad esempio,<br />

anche le sanguisughe, vermi<br />

acquatici con due ventose<br />

alle estremità. Utilizzati<br />

nella medicina<br />

popolare per i salassi fino<br />

agli anni ’50 – ’60,<br />

questi animali venivano raccolti nei fossi dai cosiddetti “mignattari”,<br />

che immergevano le gambe nude nell’attesa che essi vi si attaccassero.<br />

Seguendo le indicazioni, dopo alcune centinaia di metri si arriva<br />

all’ingresso dei ruderi della Villa di Orazio.<br />

Il podere venne donato al celebre poeta da Mecenate nel 33 a.C.<br />

perché potesse godervi ameni giorni di svago lontano dall’Urbe<br />

sovraffollata. L’insieme degli edifici costituiva un grande complesso<br />

multifunzionale. Una parte era dedicata alla residenza vera<br />

e propria, con annesso giardino; vi erano poi un settore termale e<br />

uno riservato alle attività agricole del fondo circostante.<br />

Ecco quel che volevo: un pezzo di terra non tanto grande, dove ci fosse un orto e una<br />

fonte di acqua perenne vicina alla casa e un po’ di bosco oltre a questo. Più e meglio<br />

hanno fatto gli dei. (Orazio - Satire)<br />

Si scende fino ad incontrare<br />

la S.S. Licinese dove si<br />

prende a sinistra per raggiungere,<br />

dopo poco più di<br />

1 chilometro, il borgo di<br />

Licenza.<br />

Situato in posizione rilevata<br />

sopra un dosso affacciato sul<br />

Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio


Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

torrente omonimo, circondato da boschi, oliveti e qualche lembo<br />

di pianura, dominato dal Palazzo Baronale che un tempo era<br />

il castello degli Orsini e oggi ospita il Museo Oraziano, il paese<br />

è il più popoloso e dinamico della valle Ustica.<br />

A Licenza gli ultimi decenni hanno portato alla riscoperta di<br />

un cereale molto antico: il farro. Specie pura e resistente alle<br />

malattie, nel corso della storia la sua coltura fu soppiantata<br />

dal frumento, dalla resa sicuramente migliore ma dalle proprietà<br />

nutritive decisamente più scarse.<br />

Utilizzando farina di farro, acqua pura di sorgente, trafile in<br />

bronzo e un processo di essiccazione a temperatura ambiente,<br />

un locale laboratorio artigianale produce diversi tipi di<br />

pasta, dalle tipiche “sagne” alle tagliatelle, dai rigatoni agli<br />

“strozzapreti”.<br />

Il maestro di pittura di Goethe<br />

Tra i personaggi illustri che hanno soggiornato in questi territori vi è il<br />

famoso incisore e paesaggista tedesco Jacob Philipp Hackert, maestro di<br />

pittura di Goethe, che verso la fine del ‘700 percorse la valle alla ricerca<br />

della villa di Orazio, dipingendovi una serie di suggestivi scorci.<br />

Ammirare una successione delle sue vedute rappresenta un percorso di<br />

lettura unico di questi luoghi, ancora attuale nonostante le trasformazioni<br />

degli ultimi due secoli.<br />

Proseguendo lungo la Licinese, dopo qualche centinaio di metri<br />

si gira a sinistra per affrontare i tornanti che si inerpicano verso<br />

Civitella di Licenza.<br />

Prima di giungere nell’abitato<br />

può valere la pena soffermarsi<br />

qualche istante a contemplare<br />

il paesaggio della<br />

valle, sempre più completo<br />

man mano che si sale, o incamminarsi<br />

sul Sentiero dell’Aquila,<br />

che dalla fonte in<br />

località La Posta conduce di<br />

fronte alle rupi del M. Pellecchia,<br />

ad un capanno di osservazione<br />

da cui è possibile ve-<br />

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Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

dere il grande nido di una coppia di aquile reali. Per il rispetto<br />

che si deve a questi maestosi ed elusivi rapaci e per garantire<br />

la loro permanenza nell’area è necessario arrivare al capanno<br />

in gran silenzio e non tentare di proseguire oltre, né<br />

di avvicinarsi in altro modo al loro prezioso nido.<br />

Dai 735 metri slm del punto più alto di Civitella si può godere<br />

di un panorama spettacolare a 360 gradi. Verso sud il colle pietroso<br />

di Saracinesco, i Monti Ruffi e, in lontananza, i Simbruini.<br />

A nord la dorsale del M. Pellecchia e la parte alta della valle del<br />

Licenza fin oltre Percile.<br />

Il Pellecchia, con i suoi 1368 metri, è il rilievo più alto dei Lucretili<br />

e non esistono altre quote paragonabili così vicine a Roma.<br />

Ciò ha determinato, soprattutto negli ultimi secoli, un costante<br />

interesse verso l’utilizzazione delle risorse naturali di questa montagna,<br />

e di quelle vicine, che si è sostanzialmente tradotto nella<br />

nascita di due importanti economie parallele: quella del carbone,<br />

per l’inverno, e quella della neve, per l’estate. La prima ha portato<br />

ad un notevole sfruttamento dei boschi e alla diffusione della<br />

pratica delle carbonaie, le cui piazzole circolari si possono scorgere<br />

come testimonianze residue, ancora ben visibili nel paesaggio<br />

forestale. Il commercio della neve approfittava invece dello spesso<br />

manto nevoso invernale, che veniva fatto accumulare in depressioni<br />

naturali o artificiali lungo il crinale montuoso (“pozzi<br />

della neve”), con l’accortezza che non si sciogliesse durante la<br />

stagione calda. Fino a quando non iniziarono a diffondersi frigoriferi<br />

e congelatori, dalle vette del Pellecchia file di carri portavano<br />

la preziosa risorsa a Roma lungo una “via della neve” che passava<br />

per Monteflavio e la Salaria.<br />

Tornati sulla Licinese si<br />

procede per circa tre chilometri<br />

verso nord lungo la<br />

valle che man mano si restringe,<br />

fino alle prime case<br />

di Percile e ad una grande<br />

“peschiera” riempita<br />

dalle acque limpide e veloci<br />

del torrente Licenza.


Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

In questa zona una brevissima deviazione sulla sinistra porta<br />

verso il cimitero; costeggiandone il lato destro si arriva alla<br />

Fonte degli Aliucci da cui sgorga un’acqua leggerissima, oligominerale,<br />

usata fin dall’epoca romana e indicata per curare i<br />

calcoli renali o come coadiuvante nelle diete per l’obesità.<br />

In una nota del 1960 su una piccola <strong>guida</strong> turistica di Percile l’allora<br />

parroco scriveva: “un’eventuale industrializzazione dell’acqua<br />

degli Aliucci, nel futuro, e una lottizzazione dei bei prati a scopo di<br />

villeggiatura (...) donerebbero uno sviluppo più ampio ed un tono<br />

più elevato”. Oggi, grazie al parco e ad una consapevolezza ambientale<br />

completamente diversa, a poche persone verrebbe ancora<br />

in mente di immaginare simili prospettive di sviluppo.<br />

Il nucleo storico del paese, sovrastato dal Palazzo Baronale del<br />

XIII secolo, è molto<br />

raccolto e curato. Sulla<br />

piazza, ripavimentata<br />

di recente, si trova un<br />

punto informativo<br />

fornitissimo di depliant<br />

e pubblicazioni<br />

anche sul parco.<br />

Imperdibile e di tutto<br />

riposo, fra boschi<br />

di acero, orniello e<br />

albero di Giuda, la passeggiata ai laghetti, o “lagustelli”. Il<br />

più piccolo (Marraone) si vede solo dall’alto perché occupa la<br />

base di una ripidissima depressione circolare. Il maggiore (Fraturno)<br />

compare fra gli alberi come una sorta di miraggio inaspettato.<br />

Entrambi, essendo di origine carsica, sono privi di<br />

immissari e vengono alimentati solo da sorgenti perenni di<br />

portate molto variabili.<br />

Da Percile a Orvinio la strada diventa più stretta, entra nella<br />

provincia di Rieti e arriva a valicare, in maniera appena percettibile,<br />

lo spartiacque fra il bacino idrografico del Licenza e<br />

quello del fiume Turano.<br />

Fino al 1863, anno di ingresso nel Regno d’<strong>It</strong>alia, Orvinio si<br />

chiamava Canemorto. Secondo alcune fonti l’origine di questo<br />

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Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

bizzarro toponimo è<br />

collegata ad una vittoria<br />

degli eserciti di Carlo<br />

Magno sui Saraceni<br />

che terrorizzavano le<br />

popolazioni locali, con<br />

uccisione di un loro capo,<br />

o “khan”.<br />

Adagiato su un’altura<br />

calcarea, il paese ha un nucleo storico ordinato e pianeggiante<br />

con una via principale, quasi un corso<br />

cittadino, che conduce dalla porta di accesso fino<br />

al castello. Quest’ultimo, di proprietà dei<br />

marchesi Malvezzi Campeggi, è formato da un<br />

complesso di edifici costruiti in epoche diverse<br />

e ristrutturati ai primi del ‘900, di cui restano<br />

come elementi originari il “maschio” cilindrico<br />

e le mura di cinta merlate.<br />

Di Orvinio è il pittore seicentesco<br />

Vincenzo Manenti, la cui fama è stata<br />

recuperata solo agli inizi del ‘900,<br />

ma che ai suoi tempi era un artista<br />

noto e affermato in tutto il centro <strong>It</strong>alia,<br />

soprattutto presso confraternite ed ordini religiosi. Alcuni<br />

suoi affreschi rivestono le pareti della chiesa di S. Maria dei Raccomandati,<br />

il cui esterno presenta una facciata curiosamente<br />

obliqua rispetto al suo asse, aggiunta alla fine del ‘700 per renderla<br />

perpendicolare alla principale via d’accesso all’edificio.<br />

Le meteoriti di Orvinio<br />

In un giorno di fine agosto del 1872 uno sciame di meteoriti investì<br />

tutto il Lazio provenendo da sud. Nei dintorni di Orvinio ne caddero<br />

diverse di cui 6 sono state recuperate, per un peso complessivo di circa<br />

3 chili e mezzo. Si tratta di frammenti rocciosi molto pesanti, denominati<br />

“orvinite”, ricchi di silicati e leghe di ferro – nichel, probabilmente<br />

simili alle rocce che si pensa costituiscano le parti più interne della<br />

Terra. Il campione più grande, oltre 7 etti, è conservato nel Museo di<br />

Mineralogia dell’Università La Sapienza a Roma.


Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

From Vicovaro to Orvinio<br />

The Monastery of S. Cosimato, located on a travertine cliff falling sheer to the<br />

Aniene river, is worth a stop to visit the rupestrian cavities, in which the first hermits<br />

used to live, or to venture into the maze of the ancient aqueduct of Claudio.<br />

The complex has accommodation facilities and restoration is offered too.<br />

The settlement of Vicovaro (Varia), funded by the Equi and later conquered by the<br />

Romans in 304 b.C., has always had a historical importance due to its position<br />

along the Via Valeria, a natural stopping place and a meeting point for monarchs,<br />

popes, troop leaders and faithful people. In the centre of the town the small church<br />

of S. Giacomo with an octagonal plan, built by the powerful Orsini family, is a<br />

beautiful example of Renaissance - Gothic architecture.<br />

Starting from Vicovaro the Licinese road runs along the Licenza river valley floor.<br />

Within two kilometres, turning on the left, the little village of Roccagiovine is<br />

reachable. The settlement is small, with the houses leaning one another, all of them<br />

standing around the Castle and the Church of S. Nicola dating to the XVII century.<br />

On the square, recently refurbished, the silence is just broken by the water sound<br />

of the fountain dedicated to the Vacuna Goddess. During the Roman Empire the<br />

cult of this benevolent divinity of the fields was very popular in the neighbourhood.<br />

Roccagiovine is surrounded by woods: especially those of oak, flowering ashes and<br />

hornbeams at the lower altitudes, chestnut trees around the built-up areas and<br />

maples, Turkey oaks and beech trees on the highest slopes.<br />

Starting from the square and going along the road across the mountainside towards<br />

Licenza, after a couple of Kilometres the seventeenth-century Orsini<br />

Nymphaeum is met on the left side, a fountain in the woods built as a Renaissance<br />

scenery and supplied by a small artificial waterfall. As any other aquatic<br />

habitat, the semicircular pool<br />

of the Nymphaeum is a life<br />

opportunity for several species<br />

of small invertebrates. One<br />

finds, for instance, Plecoptera,<br />

Tricoptera and<br />

Ephemeroptera insects; their<br />

presence indicates healthy<br />

water.<br />

Following the signs, after a few<br />

hundred metres you can reach<br />

the entrance of Horace’s Villa, given as a gift to the famous Latin poet by Mecenate<br />

in 33 b.C. All the buildings were part of a great complex made of a residential<br />

property with a garden, a thermal unit and a sector for agricultural activities.<br />

Going back to the valley floor on the Licinese road, turning on the left, one gets to<br />

the village of Licenza. Located on top of a hill and surrounded by forests, olive<br />

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Tratto VICOVARO - VARCO SABINO<br />

Vicovaro Orvinio<br />

groves and some patches of plain, dominated by the Baronial Palazzo (that once<br />

used to be the Orsini Castle), the village is the most populated and dynamic of the<br />

valley. Using spelt flour, an ancient cereal cultivated in this area, spring water and<br />

a traditional drying process, a local workshop produces several types of pasta, from<br />

the typical “sagne” to the “tagliatelle”. Among the renowned figures that stayed for<br />

some time in these territories there is the famous German artist Jacob Philipp<br />

Hackert, Goethe’s painting master, who by the end of the XVIII century went<br />

through the valley painting some charming views.<br />

Going further along the Licinese road, after a few hundred metres it is possible to<br />

turn on the left towards Civitella di Licenza. Along the road, nearby a spring<br />

named La Posta, the Trail of the Eagle starts, leading to a hide from which it is<br />

possible to watch the nest of a couple of golden eagles, built on a cliff of the Pellecchia<br />

Mountain. From the highest place of Civitella a spectacular round view can be<br />

seen. In foreground to the north stands the Pellecchia Mountain that, with its 1368<br />

metres, is the highest peak in the surroundings of Rome. Till the half of the past century<br />

the woods of these mountains were cut in order to obtain coal. The snow accumulated<br />

on their peaks was gathered in specific holes (“snow pits”) and then delivered<br />

to Rome during the warm summers.<br />

Once back on the Licinese road, going to the north for about three Kilometres<br />

along the valley you can reach the first houses of Percile. In this area, by the cemetery,<br />

there is the Spring of the Aliucci from which gushes out a very light water,<br />

with low mineral content, that was used by the Romans and is indicated for renal<br />

diseases.<br />

The historical core of Percile, dominated by the Baronial Palazzo of the XIII century,<br />

is quiet and well-kept. Very interesting is a few kilometres walk to a couple of<br />

small lakes of karst origin. The smaller can be seen only from a high position being<br />

on the bottom of a deep circular bowl. The major appears through the trees as a sort<br />

of unexpected mirage.<br />

From Percile one goes on to Orvinio. Until 1863 this village was called Canemorto,<br />

probably related to a local victory of the armies of Charlemagne against the<br />

Saracens that used to terrorize the populations, with the killing of one of their leaders,<br />

also known as “Khan”. The small town of Orvinio has a tidy-looking and flat<br />

core with a main road, almost a<br />

city “corso”, leading from the entrance<br />

door to the castle. The<br />

celebrity in town is the seventeenth<br />

century painter Vincenzo<br />

Manenti that, at his time, was a<br />

very popular artist in Central<br />

<strong>It</strong>aly. Several of his frescoes cover<br />

the walls of the small church of S.<br />

Maria dei Raccomandati.

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