20.06.2013 Views

Redone n. 3 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO

Redone n. 3 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO

Redone n. 3 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

PIETRO E PAOLO<br />

UNITI NELLA MISSIONE<br />

E NEL MARTIRIO<br />

il <strong>Redone</strong><br />

Periodico d’informazione della <strong>Parrocchia</strong> dei Santi Pietro e Paolo in Gottolengo numero 3<br />

<strong>anno</strong> <strong>2009</strong>


Il <strong>Redone</strong><br />

Periodico d’informazione<br />

della <strong>Parrocchia</strong> Santi Pietro e Paolo di Gottolengo<br />

n. 3 - <strong>2009</strong><br />

Sito internet della <strong>Parrocchia</strong>:<br />

http://www.parrocchiagottolengo.it<br />

e-mail: donsaverio@libero.it<br />

Tel. 030 951042<br />

In questo numero<br />

Calendario Pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />

La parola del parroco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Per ogni cosa c’è il suo momento . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Un testimone della fede nel segno della parola . . 8<br />

La voce della diocesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Direttorio per la celebrazione e la pastorale dei<br />

sacramenti nella diocesi di brescia . . . . . . . . . . . 16<br />

Benedetto XVI: uno speciale Anno Sacerdotale . 19<br />

Vita oratoriana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />

Taizè . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />

Agorà dei giovani a Caravaggio . . . . . . . . . . . . . . 25<br />

Fino ai confini della Terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />

Follest: Poker Face . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />

Nasinsu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33<br />

San Luigi Music Festival . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />

San Luigi Films . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />

A proposito di Prima Confessione . . . . . . . . . . . . 37<br />

5° Torneo Notturno di Calcio . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />

Vita del Paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />

Non si anima la carità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />

45 anni del nostro periodico “IL REDONE” . . . . . 43<br />

Briciole di speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45<br />

Lettere alla redazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />

Il Paese che fu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />

Notizie del Comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />

Festa della patata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />

Lettera del cardinale alle famiglie . . . . . . . . . . . . 52<br />

Osservatorio Missionario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />

Economia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />

AVIS bicinfamiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59<br />

Anagrafe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />

Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 236<br />

del 16-5-1965<br />

Impaginazione e Stampa<br />

nadir 2.0 srl<br />

Via Portesi, 38 - 25080 Ciliverghe di Mazzano (BS)<br />

Tel. 030.2629680 - Fax 030.2620887<br />

CALENDARIO<br />

PASTORALE<br />

SANTE MESSE PRE-FESTIVE (Sabato o vigilia delle feste):<br />

• ore 16.00 alla Casa di Riposo (Ore 17.00 Luglio, Agosto<br />

e Settembre)<br />

• Solo il sabato: ore 18.00 (Ore 19.00 con l’orario legale)<br />

nella Chiesetta di Solaro;<br />

• ore 20.30 nella Chiesa parrocchiale;<br />

SANTE MESSE FESTIVE (Domenica o nei giorni festivi)<br />

nella Chiesa parrocchiale:<br />

• ore 8.00-9.30-11.00-18.00 (19.00 quando c’è l’orario<br />

legale);<br />

SANTE MESSE FERIALI:<br />

• Al mattino con la preghiera delle lodi :<br />

*alle ore 08.00<br />

- nella chiesetta dell’Oratorio da Novembre ad Aprile<br />

- nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le da Maggio a Ottobre<br />

• Al pomeriggio con la preghiera dei vespri:<br />

*ore 16.00 -<br />

- Da Novembre ad Aprile nella chiesetta dell’Oratorio<br />

- Maggio nella chiesa parrocchiale<br />

*ore 16.30 Da lunedì a venerdì nella Casa di Riposo da<br />

Ottobre a Giugno<br />

*ore 17.30 - Giugno nella Chiesa parrocchiale;<br />

- Luglio, Agosto e Settembre nella Casa di Riposo<br />

*ore 18.30 – Ottobre nella chiesa parrocchiale<br />

SANTA MESSA DEL VENERDÌ<br />

*ore 18.30<br />

- Da Novembre ad Aprile nella chiesetta dell’Oratorio<br />

*ore 20.00<br />

- Maggio nelle contrade;<br />

- Giugno – Luglio – Agosto al Cimitero<br />

*ore 17.00<br />

- Settembre - Ottobre al Cimitero<br />

DURANTE L’AVVENTO E LA QUARESIMA<br />

da Lunedì a Sabato nella Chiesetta dell’Oratorio:<br />

*ore 06,30<br />

- Lodi e S. Messa<br />

*ore 08.30<br />

- Ora Media e S. Messa<br />

*ore 16.00<br />

- Vespri e S. Messa (escluso il Sabato)<br />

- 2 -<br />

LUGLIO <strong>2009</strong><br />

1. Mercoledì<br />

2. Giovedì<br />

3. Venerdì<br />

4. Sabato<br />

5. Domenica<br />

6. Lunedì<br />

7. Martedì<br />

8. Mercoledì<br />

9. Giovedì<br />

10. Venerdì Festa finale del Grest<br />

11. Sabato<br />

12. Domenica<br />

13. Lunedì<br />

14. Martedì<br />

15. Mercoledì<br />

16. Giovedì<br />

17. Venerdì<br />

18. Sabato Feste Patronali Mariane<br />

19. Domenica Feste Patronali Mariane<br />

20. Lunedì Feste Patronali Mariane<br />

21. Martedì Preparazione Battesimi<br />

22. Mercoledì<br />

23. Giovedì Festa finale del Follest<br />

24. Venerdì Preparazione Battesimi<br />

Finale Torneo Notturno<br />

25. Sabato<br />

26. Domenica Battesimi Comunitari<br />

27. Lunedì<br />

28. Martedì<br />

29. Mercoledì<br />

30. Giovedì<br />

31. Venerdì Atto penitenziale – Partenza<br />

Adolescenti per Lignano Sabbiadoro<br />

AGOSTO <strong>2009</strong><br />

1. Sabato Perdon d’Assisi<br />

2. Domenica Perdon d’Assisi<br />

3. Lunedì<br />

4. Martedì<br />

5. Mercoledì<br />

6. Giovedì<br />

7. Venerdì - Ritorno Adolescenti da<br />

Lignano Sabbiadoro<br />

8. Sabato<br />

9. Domenica – Partenza Ragazzi per<br />

Molveno<br />

10. Lunedì<br />

11. Martedì<br />

12. Mercoledì<br />

13. Giovedì<br />

14. Venerdì ASSUNTA<br />

15. Sabato<br />

16. Domenica - Ritorno Ragazzi da<br />

Molveno<br />

17. Lunedì<br />

18. Martedì<br />

19. Mercoledì<br />

20. Giovedì<br />

21. Venerdì<br />

22. Sabato Pellegrinaggio <strong>Parrocchia</strong>le<br />

23. Domenica<br />

24. Lunedì Preparazione Battesimi<br />

25. Martedì<br />

26. Mercoledì<br />

27. Giovedì<br />

28. Venerdì Preparazione Battesimi<br />

29. Sabato<br />

30. Domenica Battesimi Comunitari<br />

31. Lunedì Convegno del Clero<br />

- 3 -<br />

Il <strong>Redone</strong>


Il <strong>Redone</strong><br />

La Parola del Parroco<br />

Carissimi parrocchiani,<br />

vi scrivo appena dimesso dall’ospedale.<br />

Nell’ultimo periodo di tempo una serie di fattori<br />

h<strong>anno</strong> inciso sulla mia salute: il susseguirsi di<br />

avvenimenti lieti e tristi, i molteplici impegni,<br />

le celebrazioni di eventi liturgici e sacramentali,<br />

le difficoltà nella gestione della comunione<br />

pastorale, l’aumentato del numero delle morti<br />

di persone conosciute e amate, soprattuttto la<br />

morte di Don Francesco, mio predecessore<br />

nella guida di questa parrocchia, ma anche<br />

“Padre Spirituale” del mio primo <strong>anno</strong> di seminario,<br />

la sofferenza di tanti nostri parrocchiani<br />

segnati dalla croce della malattia......., tutto<br />

questo, per il mio carattere emotivo, ha inciso<br />

sulla mia salute.<br />

Dopo aver vissuto il mese di giugno sotto il<br />

peso della stanchezza e con qualche sintomo<br />

di cedimento della mia salute, nel desiderio di<br />

concludere gli ultimi impegni pastorali prima di<br />

concedermi una pausa di riposo estivo, proprio<br />

subito dopo le festività patronali, inaspettatamente,<br />

il Signore ha voluto propormi un riposo<br />

obbligato in ospedale. Una ischemia, fortunatamente<br />

non eccessivamente invasiva, mi ha<br />

creato alcuni problemi neurologici<br />

- 4 -<br />

che spero superare con il tempo.<br />

Ecco perchè questo numero del <strong>Redone</strong> esce<br />

in ritardo e senza aver potuto sottolineare il<br />

ricordo di don Francesco ripromettendomi di<br />

farlo con un numero speciale a lui dedicato.<br />

Come mi è stato detto dai medici, l’attuale cedimento<br />

della mia salute è stato solo un campanello<br />

di allarme. Certamente il Signore ha<br />

voluto dirmi che d’ora in poi dovrò delegare<br />

un po’ di più i tanti impegni e attività pastorali<br />

che mi sobbarcavo, incluso l’impegno della<br />

redazione di questo periodico parrocchiale e<br />

sarà un vantaggio per tutti: per me che sento<br />

il bisogno di dedicarmi di più alla preghiera, al<br />

ministero pastorale e all’incontro con le persone,<br />

per la parrocchia perchè si former<strong>anno</strong><br />

persone responsabili della gestione di ogni<br />

ambito dell’attività pastorale.<br />

Se questo sarà il frutto di questo incidente di<br />

percorso, insieme renderemo grazie a Dio che<br />

attraverso le croci della vita genera sempre<br />

nuovi spazi di risurrezione.<br />

(non tutto il male vien per nuocere).<br />

Per ogni cosa c’è il suo momento,<br />

il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.<br />

C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,<br />

un tempo per piantare e un tempo per<br />

sradicare le piante. Un tempo per uccidere e<br />

un tempo per guarire, un tempo per demolire<br />

e un tempo per costruire. (Qoelet 3,1 ss)<br />

Non posso non rendere grazie e lode per il<br />

grande impegno dei tanti collaboratori della<br />

nostra parrocchia che, ormai da tempi immemorabili,<br />

h<strong>anno</strong> tracciato in ogni momento<br />

dell’<strong>anno</strong> sentieri propizi per il servizio educativo<br />

dei ragazzi, degli adolescenti e dei<br />

giovani. Quei sentieri tanto simili ai viottoli di<br />

Don Saverio<br />

montagna, di cui non si sa bene chi per primo<br />

li abbia tracciati, ma che si rivelano utili per il<br />

cammino e rispettosi dei campi. E ogni <strong>anno</strong><br />

ne trovi di nuovi, appena segnati o già collaudati.<br />

E proprio durante l’estate è significativo cogliere<br />

che il passo fedele e costante della<br />

quotidianità educativa si attiva in ritmi nuovi,<br />

in voli acrobatici verso orizzonti sempre nuovi<br />

nelle molteplici attività di questo periodo.<br />

E quello che durante il corso dell’<strong>anno</strong> non ha<br />

potuto essere detto trova nell’estate linguaggi<br />

e intensità nuovi. È il tempo in cui è possibi-<br />

le incontrarsi di più, ascoltarsi di più, in cui si<br />

può aprire il cuore e la mente a nuovi dialoghi<br />

educativi, a nuovi confronti di fede, a nuova<br />

disponibilità e preghiera.<br />

Un primo grazie va allora a tutti coloro che col<br />

tempo o la preghiera h<strong>anno</strong> dato una mano.<br />

E una esortazione: che la festa del servizio<br />

educativo continui sui binari nuovi dell’estate,<br />

in progetti ed esperienze che vadano oltre i<br />

nostri cancelli e le aule dei nostri ambienti. Nei<br />

giardini e ai crocicchi de nostro paese. Per essere<br />

una presenza che testimonia un dialogo,<br />

un incontro, una disponibilità già ricche di un<br />

grande significato. Mi auguro allora che ogni<br />

“tempo” e “luogo” diventi momento di grazia,<br />

di amore concreto. Che sa guardare e sa<br />

vedere! Che sa esserci! Che offre un tempo<br />

dove le cose che non possono essere dette,<br />

possono essere cantate nella musica gioiosa<br />

del servizio e della disponibilità.<br />

Un secondo invito lo rivolgo ai tanti animatori<br />

che vivono il loro essere chiesa nel servizio<br />

educativo dell’estate. Pare proprio che con<br />

giugno da ogni angolo della nostra parrocchia<br />

emergano numerosi volti di “animatori nuovi”.<br />

Disponibili perché l’estate sia festa di gioia e<br />

di passione di vita.<br />

A loro chiedo un impegno forte e serio. Verso<br />

se stessi: non basta diventare educatori<br />

perché la scuola è finita, o per stare con i<br />

propri amici. Educatore è chi sa tirar fuori da<br />

- 5 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

se stesso cose grandi, valori entusiasmanti,<br />

amicizie gratuite, ricerca appassionata di sé<br />

e di Dio. Che “anima” darete ai campeggi, ai<br />

campi scuola, ai grest e ai follest se non avete<br />

un’anima che canta la gioia di essere persone<br />

vere, che canta il Signore della vita cercato e<br />

incontrato? Chiedete voi stessi cose grandi ai<br />

vostri sacerdoti. Perdere le ragioni del vivere<br />

è perdere se stessi. Anche se si fa animazione.<br />

Trovare ed offrire le ragioni del vivere è<br />

offrire la più bella testimonianza, è compiere<br />

il grande gesto della carità e della verità.<br />

Una terza parola vorrei dire pensando ai desideri,<br />

spesso contrastanti, che albergano<br />

nel cuore dei giovani e dei ragazzi vivi, ma<br />

a responsabilità limitata, assistiti, ma solitari,<br />

assicurati, ma insicuri.<br />

Offriamo loro il tempo. Il tempo del credere.<br />

Il tempo per riflettere. Il tempo per gioire o il<br />

tempo per mettersi al servizio. Le esperienze<br />

che andiamo progettando siano sempre cariche<br />

di amore alla persona del ragazzo e del<br />

giovane. Non siano uno scimmiottare “il fare<br />

le vacanze”. Le solite vacanze che comunque<br />

già vivrebbero in famiglia o con gli amici.<br />

Grest, campeggi, campi scuola, soggiorni marini<br />

siano l’occasione per offrire momenti decisamente<br />

diversi da quelli che per tanti mesi<br />

h<strong>anno</strong> posseduto la vita. Recuperando un termine<br />

desueto, vorrei dire offriamo esperienze<br />

alternative, perché vere. Vere nella fede. Vere<br />

di umanità accogliente. Non abbiamo paura<br />

nell’indicare cammini impegnativi. Con pazienza<br />

e con forza.<br />

E infine, un augurio: cresca la letizia perché aumenta<br />

la libertà cristiana sorgente della verità e<br />

dell’amore. È quanto dire: da Gesù Cristo.<br />

Don Angelo


Il <strong>Redone</strong><br />

non è l’uniformità che dà lode al signore,<br />

ma lo spirito, che è un vento di comunione e di libertà,<br />

e scompagina i vecchi codici con carismi e profezia.<br />

una legge sola vi lascio per crescere nella comunione:<br />

amatevi gli uni gli altri,<br />

perché siamo membra gli uni degli altri,<br />

siamo corpo gli uni degli altri,<br />

tu mio corpo, io tuo corpo,<br />

e insieme corpo di cristo.<br />

abbiate cura gli uni degli altri.<br />

servitevi gli uni gli altri.<br />

siate sottomessi gli uni agli altri.<br />

portate gli uni i pesi degli altri,<br />

sopportatevi a vicenda con amore.<br />

fratelli, noi siamo diversi:<br />

in un mondo di isole noi siamo affidati gli uni agli altri,<br />

sentinelle, debitori, intercessori, angeli gli uni degli altri.<br />

- 6 -<br />

ERMES RONCHI<br />

Voglio fare vostra una lettera che è stata inviata ai curati della nostra diocesi con la preghiera<br />

di poterla diffondere; se è vero che dobbiamo guardare in su per vedere il magnifico cielo che<br />

ci sovrasta, è anche vero che dobbiamo tuffarci dentro di noi per poterci lasciare trasportare<br />

dall’Amore di Dio:<br />

Carissimi Giovani,<br />

veniamo a dirvi una novità traboccante: che<br />

Gesù Cristo è tutto!<br />

È un bisogno della nostra vita e dell’amore<br />

per la verità dichiararvi questo: Gesù è la pienezza<br />

di amore e la vita senza di Lui non ha<br />

senso.<br />

Dobbiamo fare esperienza della Sua Tenerezza,<br />

della Sua infinita Misericordia che si propone<br />

al cuore di ogni persona con discrezione<br />

e con una forza amorosa.<br />

Ma dove incontrare Cristo?<br />

Fare il primo passo verso di Lui è una grazia,<br />

è un dono, ma richiede la nostra umiltà per<br />

poterlo accogliere. Una circostanza: l’invito<br />

di un amico ad un incontro di preghiera, una<br />

frase del Vangelo, può essere l’occasione per<br />

accogliere questo dono. Il Vangelo poi non è<br />

un libro, è Cristo che parla al nostro cuore magari<br />

ferito, bisognoso di aiuto, privo della luce<br />

di cui abbiamo bisogno.<br />

La Chiesa con i Sacramenti ci dà un contatto<br />

di fede con Cristo.<br />

È dolorosamente incredibile come i giovani,<br />

oggi, non comprendano (e non sentano bisogno<br />

di comprendere) l’inestimabile VITA<br />

che ci viene dal contatto con Gesù Misericordioso<br />

nei Sacramenti della Riconciliazione e<br />

dell’Eucaristia. Vorremmo gridarlo con forza,<br />

a voi giovani pieni di entusiasmo e assetati di<br />

verità, che abbiamo tanto bisogno del contatto<br />

vivificante con Gesù, con il Suo Corpo e il suo<br />

Sangue, con la Sua vita divina per ricevere<br />

luce interiore, gioia profonda e salvezza. Per<br />

ricevere l’antidoto, il farmaco d’immortalità<br />

contro il Male tenebroso che ci circonda.<br />

Perché sciupare la bellezza della vita, perdendo<br />

ore e ore della giornata con interessi<br />

vani e peccaminosi?<br />

Perché quella contrarietà alla preghiera?<br />

Perché quel rifiuto diffuso e derisione a rivolgerci<br />

a Maria recitando il Rosario, come ci ha<br />

insegnato il grande Papa Giovanni Paolo II?<br />

Un giovane che ha timore di manifestarsi credente<br />

non ha la sua identità, non ha ideali e<br />

valori. E che futuro avrà? E che sapore di bellezza<br />

e di bontà può gustare nella vita?<br />

Papa Benedetto XVI «fontana di luce» nelle<br />

sue GMG vi ha indicato chiaramente un cammino<br />

alla ricerca del Volto di Cristo per incontrarvi<br />

con il Suo Amore che può riempire i vostri<br />

cuori.<br />

Seguite la voce del Papa, l’unica voce autorevole<br />

che indica coraggiosamente la Via della<br />

Vita in un mondo disorientato e immorale.<br />

È urgente che valorizziamo, che riscopriamo<br />

anche un Dono particolare della Chiesa Cattolica:<br />

l’Adorazione Eucaristica.<br />

Dio ci dona tutto il Suo tempo, ci aspetta in<br />

questo Sacramento d’Amore per irradiare le<br />

Sue grazie, i Suoi carismi, per effondere santità,<br />

fecondità di vita.<br />

Non rifiutiamoGli un po’ del nostro tempo!<br />

Tanti accorati inviti, tanti paterni appelli del<br />

Santo Padre, perché farli cadere nell’indifferenza?<br />

E perché le nostre chiese rimangono<br />

vuote?<br />

Noi Clarisse Adoratrici siamo spesso testimoni<br />

della forza, della luce che dall’Eucarestia<br />

Dio irradia, anche su persone che da Lui sono<br />

lontane, entrate talvolta nella nostra chiesa<br />

non per scelta propria, ma perché una forza<br />

misteriosa le aveva attirate. È Dio che agisce<br />

direttamente da quell’Ostia bianca, sconvolgendo<br />

il loro cuore, per donare una grande<br />

pace e cambiare la loro vita. Quel mondo che<br />

- 7 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

getta parole di disprezzo verso la Chiesa, verso<br />

i suoi Sacramenti, i Suoi Sacerdoti, certamente<br />

non comprende la nostra vita di clausura,<br />

però è costretto a cogliere il profumo che<br />

si effonde dall’offerta della nostra vita e della<br />

nostra preghiera.<br />

Dalla preghiera che ascolta e accoglie la Parola<br />

di Dio e dall’incontro con Gesù-Eucarestia,<br />

si riceve una chiara direzione per la nostra<br />

vita e una forza per impegnarla coraggiosamente<br />

nel bene.<br />

Fatene esperienza e il vostro cuore gioirà.<br />

La Comunità delle Clarisse Adoratrici<br />

del Monastero del Cuore Immacolato di Maria<br />

Chi volesse si può mettere in contatto con le<br />

Clarisse: Clarisse Adoratrici<br />

Monastero Cuore Immacolato di Maria<br />

Via G. Marconi, 32<br />

45014 Porto Viro (Rovigo)<br />

A volte mi sentivo sola, tanto sola, come nei<br />

giorni della mia vita di collegio, quando passeggiavo<br />

triste e malata nel grande cortile; mi<br />

ripetevo queste parole che sempre mi facevano<br />

rinascere la pace e la forza nel cuore: «La<br />

vita è la tua nave e non la tua dimora!». Fin da<br />

piccola queste parole mi ridavano coraggio.<br />

Anche adesso, nonostante gli anni che f<strong>anno</strong><br />

sparire tante impressioni di pietà infantile,<br />

l’immagine della nave affascina ancora la mia<br />

anima e l’aiuta a sopportare l’esilio. Anche la<br />

Sapienza dice che «la vita è come il vascello<br />

che fende le acque agitate e non lascia dopo<br />

di sé alcuna traccia del suo rapido passaggio…».<br />

Quando penso a queste cose, la mia<br />

anima si immerge nell’infinito; mi sembra di<br />

toccare già la riva eterna. Mi sembra di ricevere<br />

l’abbraccio di Gesù. Immagino di vedere<br />

la Madre del Cielo venirmi incontro con papà,<br />

mamma, i quattro angioletti. Immagino di godere<br />

finalmente per sempre della vera, eterna<br />

vita in famiglia.<br />

Teresa di Lisieux


Il <strong>Redone</strong><br />

UN TESTIMONE DELLA FEDE<br />

NEL SEGNO DELLA PAROLA<br />

Un riconoscimento particolare alla figura e all’operato di don Francesco Vergine verrà<br />

pubblicato in un numero monografico che uscirà in seguito, proponiamo ora l’articolo<br />

comparso sulla Voce del Popolo del 26 Giugno:<br />

Come abbiamo dato notizia<br />

la scorsa settimana,<br />

domenica 14 giugno<br />

è tornato alla casa del<br />

Padre mons. Francesco<br />

Vergine. Un sacerdote<br />

che ha dato molto alla<br />

Chiesa e a Dio. Nato<br />

a Seniga nel 1924, fu<br />

ordinato sacerdote il 5<br />

gennaio 1947, mentre<br />

era studente a Roma.<br />

In quel periodo erano studenti con lui, all’Università<br />

Gregoriana, i concittadini don Mario Pasini<br />

(mancato nel 2002) e don Felice Montagnini.<br />

Tra gli studenti stranieri c’era il futuro papa Karol<br />

Wojtyla, che, ormai vescovo, fu invitato da don<br />

Vergine a Seniga. Tornato in diocesi nel 194B,<br />

don Vergine fu per un paio d’anni vicerettore in<br />

Seminario, ma nel frattempo incominciò a occuparsi<br />

anche dei giovani dell’Azione cattolica,<br />

divenendo nel 1953 assistente diocesano della<br />

Giac, incarico che mantenne per dieci anni, in un<br />

periodo di grande fermento che trovò nel Concilio<br />

il suo sbocco naturale. Con don Vergine, e con<br />

mons. Almici, si formò un gruppo di dirigenti che<br />

dalla Giac all’Ac, alla comunità civile e religiosa<br />

diedero un contributo rilevante alla testimonianza<br />

cristiana. Mentre il Concilio iniziava il suo cammino,<br />

don Vergine divenne parroco di Gottolengo,<br />

impegno pastorale che proseguì fino al 1999. In<br />

quel periodo rivestì per un certo tempo (1970-<br />

1973) la carica di direttore dell’Ufficio catechistico<br />

diocesano. Ma con don Francesco Vergine è<br />

obbligo ricordare il cammino neocate-. cumenale<br />

che egli iniziò a Gottolengo nel 1970. Quante discussioni,<br />

quante chiacchiere su di lui da parte<br />

dei preti diocesani. Molte critiche negative, molte<br />

sofferenze, incomprensioni. Quelli di Gottolengo<br />

lo h<strong>anno</strong> ricordato in questi giorni con un grazie<br />

al “carissimo don Francesco che ha annunciato<br />

la Parola di Dio, che ci ha sostenuto nel cammino<br />

- 8 -<br />

di riscoperta del nostro battesimo”.<br />

Ebbe la gioia di sentire l’approvazione di Paolo VI<br />

(udienza generale dell’8 maggio 1974) e la conferma<br />

da parte Giovanni Paolo n con le parole “riconosco<br />

il cammino neocatecumenale come un<br />

itinerario di formazione cattolica valida per la società<br />

e per i tempi moderni” (30 settembre 1990).<br />

Furono anni difficili per don Francesco, ma fu<br />

sempre sostenuto dai suoi due vicari cooperatori<br />

che con lui apprezzarono il cammino di formazione<br />

cristiana: si trattava di far passare molta gente<br />

della parrocchia da una fede infantile (cioè incapace<br />

di accettare la croce) a una fede adulta che<br />

permette di vedere ogni giorno la salvezza nella<br />

croce abbracciata, come Cristo fece prima di noi.<br />

Infine ebbe la piena soddisfazione di vedere il<br />

decreto di approvazione definitiva dello statuto<br />

dell’iter neocatecumenale da parte della Santa<br />

Sede l’11 maggio 200B nella solennità di Pentecoste<br />

con la firma del cardo Stanislaw Rylko<br />

del Pontificio consiglio dei laici. Molto contento e<br />

in silenzio don Francesco si avvicinò alla lunga<br />

agonia con grande fede e con l’applauso dei suoi<br />

fratelli di cammino. Alcuni anni or sono aveva portato<br />

Kiko e Carmen da papa Giovanni Paolo II, il<br />

suo amico.<br />

Don Antonio Mangialardo<br />

- 9 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

LA VOCE DELLA DIOCESI<br />

La lettera del Vescovo Luciano<br />

e il Sinodo della Chiesa<br />

(Segue Da “Il <strong>Redone</strong>” n. 1 - 2 <strong>anno</strong> <strong>2009</strong> pagg. 8-10 )<br />

A questo punto posso indicare alcune scelte<br />

pastorali che favoriscano l’azione efficace<br />

della parola di Dio nella nostra Chiesa.<br />

23. Celebrare la parola<br />

Il primo punto, naturalmente, riguarda la liturgia<br />

della parola; nell’eucaristia, anzitut to,<br />

ma anche nella celebrazione degli altri sacramenti.<br />

Qui, l’abbiamo ricordato, l’annuncio<br />

della parola ha il massimo di efficacia; a<br />

noi tocca non ‘frustrare’ questa energia spirituale<br />

con una celebrazione sciatta, che non<br />

manife sta la presenza del Signore.<br />

Si tratta, anzitutto, di ‘celebrare’; non semplicemente<br />

di leggere un brano della Bib bia,<br />

ma di accogliere con stupore, gioia, riconoscenza,<br />

docilità, fede, la parola che al Si-<br />

III<br />

SCELTE PASTORALI<br />

gnorè piace inviarci. La liturgia della parola<br />

è un evento, qualcosa che succede; vi sono<br />

coinvolti tutti: l’assemblea, il celebrante, i<br />

diversi ministri (diacono, lettore, salmista,<br />

accoliti, coro...). L’essenziale è che appaia<br />

quello che avviene: il Signore ha convocato<br />

la sua comunità e instaura con essa un dialogo<br />

di comunione e di amore.<br />

24. La proclamazione del vangelo<br />

Per comprendere partiamo dall’annuncio del<br />

vangelo che è il punto culminante di questa<br />

liturgia. S’inizia con un piccolo dialogo: “II<br />

Signore sia con voi!” “E con il tuo Spirito.”<br />

“Dal vangelo secondo...” “Lode a Tè, o Cristo.”<br />

Serve, questo dialogo, a ‘svegliare la<br />

comunità’ e renderla consapevole di quanto<br />

sta avvenendo. Gesù ha promesso che<br />

“dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io<br />

sono in mezzo a loro”(Mt 18,20). Se questa<br />

promessa si compie in momenti diversi, si<br />

compie anzitutto qui e l’assemblea ne deve<br />

essere consapevole. Dunque: Il Signore sia<br />

con voi! Il Signore risorto, vivente, dalla cui<br />

bocca esce una spada affilata a doppio taglio<br />

(Ape 1,16), che siede sul trono di Dio<br />

ma nello stesso tempo cammina in mezzo<br />

alle chiese (cfr Ape 2,1). L’assemblea deve<br />

prendere coscienza di tutto questo e le parole<br />

del diacono glielo ricordano. Così come<br />

il diacono deve ri cordarsi che, in quel momento,<br />

è lui a emettere la voce e articolare i<br />

suoni, ma la parola è di Cristo e Cristo parla<br />

attraverso di lui. Lo Spiri to che ha ispirato gli<br />

agiografi a scrivere, ispira ora il diacono a<br />

leggere così come deve ispirare la comunità<br />

a capire e a rispondere. Ascoltiamo, dunque,<br />

con stupore, la proclamazione del van gelo.<br />

“A nessuno sfugge che tra tutte le Scrittu re,<br />

anche del Nuovo Testamento, i Vangeli me-


Il <strong>Redone</strong><br />

ritamente eccellono, in quanto costituiscono<br />

la principale testimonianza relativa alla vita e<br />

alla dottrina del Verbo Incarnato, nostro Salvatore”<br />

(DV 18 = EV 899). Dobbiamo amare<br />

ciascuna delle parole del vangelo, ciascuna<br />

delle sue im magini perché nascono dall’amore<br />

amicale di Dio e ci introducono nel mistero<br />

della sua stes sa vita. Proprio per questo viene<br />

data la possibilità di cantare il vangelo; è<br />

il modo più solenne per esprimere il valore di<br />

quanto si sta leggen do, il dialogo di amore<br />

in cui questa lettura si colloca, la gioia che<br />

vuole suscitare nel cuore di chi ascolta. Naturalmente,<br />

bisogna che chi can ta possa farlo<br />

bene, senza distrarre l’assemblea e senza<br />

rendere impossibile la comprensione del le<br />

parole. Il canto, se lo si sceglie, deve aiutare<br />

la comprensione, non renderla più difficile.<br />

Non si tratta di un’esibizione da ammirare,<br />

ma di una lettura da valorizzare. Al termine<br />

della let tura il diacono proclama: “Parola del<br />

Signore!” e l’assemblea risponde: “Lode a<br />

Tè, o Cristo!” Dobbiamo capire e far capire<br />

che il senso di questa espressione non è:<br />

“Parola che il Signore ha pronunciato o vissuto<br />

duemila anni fa e che oggi viene da noi<br />

ripresa”, ma piuttosto: “Pa rola che il Signore<br />

risorto rivolge oggi alla sua comunità qui raccolta<br />

per illuminarla e correg gerla, purificarla<br />

e muoverla all’amore; parola che ci mette<br />

in comunicazione con quel Gesù di Nazaret<br />

che passò in mezzo a noi facendo del bene<br />

e che ora vive alla destra del Padre come<br />

Signore in grado di salvare l’uomo.”<br />

Signore sia con voi! Il Signore risorto, vivente,<br />

dalla cui bocca esce una spada affilata a<br />

doppio taglio (Ape 1,16), che siede sul trono<br />

di Dio ma nello stesso tempo cammina in<br />

mezzo alle chiese (cfr Ape 2,1). L’assemblea<br />

deve prendere coscienza di tutto questo e<br />

le parole del diacono glielo ricordano. Così<br />

come il diacono deve ri cordarsi che, in quel<br />

momento, è lui a emettere la voce e articolare<br />

i suoni, ma la parola è di Cristo e Cristo parla<br />

attraverso di lui. Lo Spiri to che ha ispirato gli<br />

agiografi a scrivere, ispira ora il diacono a<br />

leggere così come deve ispirare la comunità<br />

a capire e a rispondere. Ascoltiamo, dunque,<br />

con stupore, la proclamazione del Van gelo.<br />

- 10 -<br />

“A nessuno sfugge che tra tutte le Scrittu re,<br />

anche del Nuovo Testamento, i Vangeli meritamente<br />

eccellono, in quanto costituiscono<br />

la principale testimonianza relativa alla vita e<br />

alla dottrina del Verbo Incarnato, nostro Salvatore”<br />

(DV 18 = EV 899). Dobbiamo amare<br />

ciascuna delle parole del vangelo, ciascuna<br />

delle sue im magini perché nascono dall’amore<br />

amicale di Dio e ci introducono nel mistero<br />

della sua stes sa vita. Proprio per questo viene<br />

data la possibilità di cantare il vangelo; è<br />

il modo più solenne per esprimere il valore di<br />

quanto si sta leggen do, il dialogo di amore<br />

in cui questa lettura si colloca, la gioia che<br />

vuole suscitare nel cuore di chi ascolta. Naturalmente,<br />

bisogna che chi can ta possa farlo<br />

bene, senza distrarre l’assemblea e senza<br />

rendere impossibile la comprensione del le<br />

parole. Il canto, se lo si sceglie, deve aiutare<br />

la comprensione, non renderla più difficile.<br />

Non si tratta di un’esibizione da ammirare,<br />

ma di una lettura da valorizzare. Al termine<br />

della let tura il diacono proclama: “Parola del<br />

Signore!” e l’assemblea risponde: “Lode a<br />

Tè, o Cristo!” Dobbiamo capire e far capire<br />

che il senso di questa espressione non è:<br />

“Parola che il Signore ha pronunciato o vissuto<br />

duemila anni fa e che oggi viene da noi<br />

ripresa”, ma piuttosto: “Pa rola che il Signore<br />

risorto rivolge oggi alla sua comunità qui raccolta<br />

per illuminarla e correg gerla, purificarla<br />

e muoverla all’amore; parola che ci mette<br />

in comunicazione con quel Gesù di Nazaret<br />

che passò in mezzo a noi facendo del bene<br />

e che ora vive alla destra del Padre come<br />

Signore in grado di salvare l’uomo.”<br />

L’attimo di silenzio serve per renderci conto<br />

che non stiamo ammucchiando letture diverse,<br />

ma ci prepariamo a rispondere alla lettura<br />

che abbiamo ascoltato. Che la risposta<br />

sia data con un Salmo indica chiaramente<br />

l’intenzione della Chiesa: Dio stesso ci mette<br />

sulla bocca le parole di una risposta degna.<br />

Insomma, ci lasciamo coinvolgere in<br />

un dramma che ci è proposto da Dio e noi<br />

accet-tiamo volentieri di ‘entrare in gioco’ nel<br />

modo in cui Dio vuole.<br />

Poi una seconda lettura presa dall’epistolario<br />

del Nuovo Testamento. Il messaggio degli<br />

apostoli ci aiuta a comprendere in profondità<br />

il mistero di Cristo come rivelatore del Padre,<br />

come parola di Dio fatta carne. Appunto:<br />

“Cristo in voi, speranza della gloria” (Col<br />

1,27). Solo questo ci può permettere di comprendere<br />

la profondità del mistero che il vangelo<br />

narra: la guarigione di un cieco, il dialogo<br />

con una donna, un racconto in parabole...<br />

piccoli avve-nimenti ma nei quali si delinea<br />

il mistero della redenzione dell’uomo. Paolo<br />

e gli altri autori del Nuovo Testamento sono<br />

necessari per incominciare a sondare le insondabili<br />

ricchezze di Cristo.<br />

26. I ministeri nella liturgia della parola<br />

Rimane da dire una parola sui prota gonisti<br />

della liturgia della parola: il diacono, i lettori, il<br />

salmista, il coro, l’assemblea. Quanto abbiamo<br />

detto è di per sé sufficiente a comprendere<br />

l’importanza che ciascuno faccia bene<br />

la sua parte. Deve compiersi un dialogo;<br />

nessuno è solo ascoltatore, ma nessuno<br />

può rubare agli altri la parola. Ciascuno deve<br />

intervenire con umiltà (avviene qualcosa di<br />

più grande di noi) e consapevolezza (avviene<br />

attraverso di noi). Il lettore deve dunque<br />

annunciare con chiarezza e semplicità. La<br />

chiarezza è fondamentale. Chi ascolta deve<br />

poter capire bene quanto viene an nunciato.<br />

Per questo non v<strong>anno</strong> bene lettori improvvisati;<br />

chi legge, se vuole leggere bene, dando<br />

il senso corretto alle parole e il ritmo corretto<br />

alle frasi, deve conoscere bene il testo,<br />

averlo letto più volte a voce alta, articolando<br />

i suoni. Deve sapere, il lettore, che Dio<br />

parla all’assemblea attraverso la sua voce;<br />

ma questo richiede necessariamente che<br />

l’assemblea capisca quanto viene letto. Ci<br />

vorr<strong>anno</strong> anche buoni impianti di diffusione<br />

del suono; ma ci vuole, anzitutto, la voce<br />

del lettore stesso. Un’avvertenza. Qualcuno<br />

potrebbe pensare che, siccome è Dio stesso<br />

che parla attraverso la voce del lettore,<br />

la lettura debba avere qualcosa di enfatico<br />

che ne sottolinei la forza. E vero il contrario.<br />

Ogni enfasi attira l’attenzione sul lettore che<br />

diventa in qualche modo attore. Ma nella liturgia<br />

della parola il lettore è solo strumento;<br />

quindi deve essere evitata accuratamente<br />

ogni drammatizzazione impropria perché ap-<br />

- 11 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

paia in tutto il suo splendore la parola stessa.<br />

27 L’assemblea<br />

Una breve osservazione anche sull’as-semblea.<br />

Non c’è bisogno che dica l’importanza<br />

della sua partecipazione. Il fatto che siano<br />

solo poche parole quelle che l’assemblea<br />

pronuncia non significa che siano parole<br />

poco importanti. Basta un ‘sì’ nella celebrazione<br />

del matrimonio per impegnare tutta<br />

la vita! E quando l’assem blea proclama di<br />

aver ascoltato il Signore, evi dentemente con<br />

questa parola si compromette, si lega. Così<br />

bisogna insegnare all’assemblea a seguire<br />

la liturgia della parola ascoltando (non leggendo<br />

le letture nel foglietto). Il motivo è che<br />

la lettura è personale (ciascuno legge sul<br />

suo foglietto, col suo ritmo di lettura) mentre<br />

l’ascolto è comunitario (tutti ascoltano l’unica<br />

parola che viene proclamata. Ora, siccome<br />

lo scopo della liturgia della parola (e di tutta<br />

la liturgia) è quello di formare un unico popolo,<br />

non ha evidentemente senso che ciascuno<br />

legga per conto suo. E invece pieno di<br />

significato che tutta l’assemblea, dopo aver<br />

ascoltato, esprima la sua adesione unanime<br />

alla parola udita.<br />

28. Gli altri elementi della celebrazione<br />

Dobbiamo, infine, ricordare il valore di tutti<br />

gli elementi materiali che vogliono esprimere<br />

l’importanza di quanto sta avvenendo. La<br />

cura dell’ambone, anzitutto. Dev’essere in<br />

una posizione visibile e deve presentarsi con<br />

la bellezza che compete alla parola di Dio; il<br />

fatto stesso che il lettore o il diacono si rechi<br />

all’am bone per annunciare la parola dice<br />

che questa non è una parola come le altre; è<br />

parola che viene annunciata non in un luogo<br />

qualsiasi, ma in un luogo preciso, preparato<br />

proprio per il Signore stesso che parla.<br />

Secondo: il libro. La tradizione della Chiesa<br />

conosce i lezionari e gli evangeliari: li bri fatti<br />

con particolare cura, che manifestano anche<br />

esternamente il valore della parola che contengono.<br />

Dobbiamo valorizzare questo elemento,<br />

piccolo, esterno, ma prezioso. Mai<br />

quindi, si legga da un foglietto volante. La<br />

scel ta del libro da cui leggere sarebbe irrilevante<br />

se si trattasse di trasmettere semplicemente<br />

il contenuto intellettuale di un testo


Il <strong>Redone</strong><br />

di lettera tura o di filosofia. Ma non è questo<br />

che avvie ne nella liturgia della parola. Quella<br />

che viene annunciata è la parola di Dio e<br />

il lettore che l’annuncia è, in quel momento,<br />

‘bocca di Dio7.<br />

La qualità del libro da cui si legge serve a<br />

richiamare questa dimensione.<br />

L’incenso. Nelle celebrazioni più solenni viene<br />

usato anche l’incenso e non per caso, L’incenso<br />

nasconde e rivela nello stesso tempo;<br />

manifesta che siamo di fronte a un’esperienza<br />

che ci supera: da una parte vediamo e<br />

ascoltiamo, ma nello stesso tempo quello<br />

che accade è più di quanto gli occhi possano<br />

registrare o gli orecchi percepire. La nube<br />

dell’incenso allude. al mistero. Nello stesso<br />

tempo l’incenso avvolge di profumo l’ambone<br />

e il libro e il lettore. C’è un profumo di vita<br />

nella parola di Dio, il pro fumo che definisce<br />

la conoscenza di Dio e del suo Figlio (2Cor<br />

2,14). Naturalmente le cose che abbiamo<br />

detto descrivono una celebrazio ne solenne.<br />

Capisco che non tutti i giorni si possa fare<br />

una liturgia così. Ma è importante anzitutto<br />

che ci siano occasioni nelle quali la li turgia<br />

viene celebrata col massimo di chiarezza e<br />

di forza; e che, negli altri casi, si abbia sempre<br />

davanti quel significato pieno che la liturgia<br />

contiene. In questo modo anche gli<br />

aggiusta menti sar<strong>anno</strong> fatti saggiamente, in<br />

modo cioè da non alterare il senso vero di<br />

quanto accade ma di renderlo trasparente.<br />

29. L’omelia<br />

Della liturgia della parola f<strong>anno</strong> parte anche<br />

l’omelia del celebrante e la professione di<br />

fede. Sottolineo solo che lo scopo dell’omelia<br />

è rendere la partecipazione alla liturgia<br />

più attiva e consapevole. L’omelia non è<br />

un’in terruzione del corso della Messa per<br />

insegna re qualcosa; è invece un elemento<br />

integrante della Messa stessa che permette<br />

di vivere con massimo di attualità quanto<br />

viene proclamato. Arte del predicatore sarebbe<br />

riuscire a unire in modo armonico la<br />

parola che è stata annun ciata con la liturgia<br />

che si celebra e con l’as semblea concreta<br />

che è presente. Un’omelia è ‘riuscita quando<br />

ha aiutato l’assemblea a ce lebrare bene; e<br />

celebrare bene significa lasciare che la propria<br />

vita concreta - famiglia, lavoro, amicizia,<br />

- 12 -<br />

pensieri, desideri, decisioni... -ven ga toccata<br />

dal mistero di Cristo e ne esca rin novata,<br />

convertita. L’omelia non è un pretesto per<br />

combattere le proprie battaglie personali o<br />

per esporre i propri intelligenti punti di vista;<br />

è invece il compito di far emergere l’attualità<br />

di quanto è stato proclamato e coinvolgere<br />

l’as semblea in quanto viene celebrato.<br />

Da qui l’importanza della fedeltà alla celebrazione,<br />

alle letture, all’assemblea. Vi<br />

chiedo anche, con umiltà, di fare sì che le<br />

ome lie aprano alla speranza. Deve avvenire<br />

quanto sant’Agostino poneva come obiettivo<br />

del cate chista chiamato ad annunciare ai<br />

principian ti il cuore del vangelo: “Attraverso<br />

l’annuncio della salvezza il mondo intero<br />

ascoltando cre da, credendo speri, sperando<br />

ami” {de Cathechizandis Rudibus 4,8; cfr<br />

DV 1 = EV 872). Sono convinto che le ‘tirate’<br />

contro i presenti sono controproducenti<br />

o perlomeno inutili. E nessuno deve avere<br />

l’impressione che stiamo strumentalizzando<br />

l’omelia per promuovere e ottenere qualcosa<br />

che sta a cuore a noi. Quan do questo<br />

avviene, l’ombra ricade non solo sul predicatore<br />

ma sulla liturgia stessa che ne esce<br />

svilita. Dobbiamo poter dire come san Paolo:<br />

“Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo...<br />

Vi supplichiamo in nome di Cristo...” (2Cor<br />

5,20). Questo suppone che il predicatore abbia<br />

“il pensiero di Cristo” (ICor 2,16) e non<br />

sia mosso da altri interessi che lui: “Per me,<br />

infatti, il vivere è Cristo” (Pii 1,21).<br />

In concreto, mi sembra sia importante che<br />

l’omelia venga apprezzata e capita nel suo<br />

grande valore. Mi piacerebbe, ad esempio,<br />

che una piccola omelia — di tré minuti —<br />

accompa gnasse la celebrazione quotidiana<br />

della Messa e che l’omelia della domenica<br />

— di dodici minu ti - fosse preparata accuratamente.<br />

Non posso che compiacermi con<br />

quei preti — e sono un certo numero — che<br />

cominciano il lunedì a leg gere le letture della<br />

domenica successiva e che poco alla volta<br />

durante la settimana raccolgo no il materiale<br />

che deve confluire nell’omelia. H<strong>anno</strong> sempre<br />

insegnato che per parlare effi cacemente<br />

bisogna avere qualcosa da dire; poi dirlo<br />

con chiarezza; e, una volta detto, tacere.<br />

Credo che la regola si adatti benissimo<br />

anche all’omelia: deve avere qualcosa da<br />

comunica re, essere chiara, non trascinarsi<br />

inutilmente in fiumi di parole. Per raggiungere<br />

questo obietti vo h<strong>anno</strong> valore anche quegli<br />

incontri nei qua li preti e laici preparano<br />

insieme il materiale dell’omelia.<br />

30. La catechesi e i catechisti<br />

A questo punto andrebbe inserito il riferimento<br />

alla catechesi e ai catechisti. Non<br />

c’è dubbio, infatti, che tocchi proprio alla catechesi<br />

familiarizzare le nuove generazioni<br />

con il testo biblico, introdurre alle strutture<br />

fondamentali della storia della salvezza cioè<br />

del rapporto di Dio con noi, trasmettere i<br />

contenuti essenziali della fede a partire dalla<br />

Sacra Scrittura. Di fat to, però, questo lavoro<br />

è già descritto e propo sto egregiamente nel<br />

progetto dalla ICFR che la nostra diocesi si<br />

è data come impegno prima rio. Non posso,<br />

dunque, che rimandare ai testi che illustrano<br />

e guidano questa proposta invi tando tutti<br />

i catechisti ad approfondirli e so prattutto ad<br />

attuarli nel loro prezioso servizio.<br />

32. Esercizi e ritiri spirituali<br />

Desidero solo accostare al lavoro della catechesi<br />

in genere la proposta di momenti particolari<br />

di approfondimento e di preghiera:<br />

Gli esercizi spirituali e le giornate di preghiera.<br />

Di per sé gli ‘Esercizi Spirituali’ così come<br />

li ha pensati sant’Ignazio di Loyola sono un<br />

periodo prolungato (quattro settimane) di riflessione,<br />

preghiera, dialogo spirituale, per<br />

giungere a discernere la propria vocazione,<br />

quello che il Signore si attende da noi. E<br />

avremmo proprio bisogno di riscoprire e offrire<br />

di nuovo questa opportunità. E raro, infatti,<br />

che un ragazzo abbia il tempo e la tranquillità<br />

necessari per interrogarsi seriamente<br />

sulla sua vocazione e cioè sul modo migliore<br />

per lui di realizzare la vocazione al dono di<br />

sé, all’amore, al servizio di Dio. Quand’ anche<br />

nascesse il desiderio di donarsi al Signore,<br />

le mille attrattive e possi bilità che il<br />

mondo d’oggi offre sono capaci di ‘distrarre’<br />

l’attenzione in modo che il seme non giunge<br />

a maturazione. Per questo debbia mo offrire<br />

corsi di esercizi spirituali, momen ti prolungati<br />

di silenzio, ascolto, preghiera; e non c’è<br />

modo migliore di farlo che accostando alcuni<br />

testi biblici. E anzitutto attraverso il te sto bi-<br />

- 13 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

blico, infatti, che si struttura il dialogo di Dio<br />

con gli uomini: “Nei Libri Sacri, in fatti, il Padre<br />

che è nei cieli viene con molta amorevolezza<br />

incontro ai suoi figli e discorre con essi; nella<br />

parola di Dio, poi, è insita tanta efficacia e<br />

potenza, da essere sostegno e vigore della<br />

Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza<br />

della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e<br />

pe renne della vita spirituale” (DV 21 = EV<br />

904). Proporre la lettura e meditazione di un<br />

testo biblico significa proporre una parola<br />

autentica di Dio a noi e quindi significa impostare<br />

quel dialogo di fede, amicizia e amore<br />

in cui consi ste l’esistenza cristiana stessa.<br />

Bisognerà dun que offrire numerosi corsi di<br />

esercizi spirituali ai giovani per aiutarli a impostare<br />

la loro vita come dialogo amicale<br />

con Dio e riconoscere le scelte fondamentali<br />

di vita come vocazione’ in senso pieno.<br />

Nello stesso modo desidero che, soprat tutto<br />

in alcuni momenti dell’<strong>anno</strong> liturgico, ‘successi’<br />

e riconoscimenti. Lo scopo di questi<br />

gruppi, infatti, non è quello di definire il significato<br />

preciso di un brano (a questo bisogno<br />

rispondono meglio le sessioni di studio), ma<br />

di illuminare l’esperienza di fede con la luce<br />

della parola. L’unico confine preciso da riconoscere<br />

e accettare è quello della fede della<br />

Chiesa entro la quale si muove la fede di ciascuno.<br />

E proprio questa la funzione del ‘simbolo’<br />

(il ‘credo’, la professione di fede): permettere<br />

di riconoscere quella fede personale<br />

che sta all’interno della fede della Chiesa e<br />

quella che invece se ne al lontana. Quando<br />

questa comunione è garanti ta, i cammini<br />

personali possono essere diversi e dobbiamo<br />

imparare ad ascoltarci e apprezzarci a<br />

vicenda.<br />

33. L’ospitalità<br />

Un’importanza grande ha in questi gruppi il<br />

contesto di ospitalità e il clima di fraternità<br />

che li accompagnano. Che una casa privata<br />

si apra per accogliere quelli che deside rano<br />

pregare insieme è già un fatto importante,<br />

che rivela lo stile della Chiesa. Ci sono persone<br />

che h<strong>anno</strong> dal Signore il dono della<br />

affabilità, che sono capaci di accogliere a<br />

cuore aperto, senza riserve. Queste persone<br />

contribuiscono non poco al buon funzionamento<br />

dei gruppi di vangelo perché aiutano le


Il <strong>Redone</strong><br />

persone a sentirsi ‘a casa propria’, in famiglia.<br />

E forse questo è uno dei bisogni più sentiti e<br />

diffusi oggi. La persona che accoglie e quindi<br />

dirige il gruppo deve interessarsi anche di<br />

mantenere il contat to col parroco, tenendolo<br />

al corrente di quanto si fa, invitandolo in qualche<br />

occasione partico lare. Questo legame di<br />

comunione è decisivo perché i gruppi di ascolto<br />

non appaiano gruppi privati che percorrono<br />

un cammino autono mo, ma piuttosto siano<br />

espressione dell’unica Chiesa.<br />

Senza togliere nulla alla spontaneità, che è<br />

una delle caratteristiche positive di que sti<br />

gruppi, cercheremo di offrire a tutti piste di<br />

riflessione che arricchiscano gli incontri e li<br />

rendano efficaci anche dal punto di vista della<br />

catechesi biblica. L’ideale sarebbe che i<br />

gruppi di vangelo si sviluppino fino a diventare<br />

piccole comunità di credenti (comunità di<br />

base). E im portante che la presenza ecclesiale<br />

sul territorio non venga meno a motivo<br />

della diminuzione dei preti: questa presenza<br />

è un obiettivo prima rio della pastorale; se<br />

non la si può raggiunge re con la diffusione<br />

capillare delle parrocchie, bisogna raggiungerla<br />

con la moltiplicazione di piccole comunità<br />

nelle quali le persone possa no vivere<br />

rapporti di vicinanza e di carità.<br />

34. La lectio divina<br />

Da qualche <strong>anno</strong> va diffondesi un po’ ovunque<br />

la prassi della lectio divina, un modo di<br />

accostare la parola di Dio facendone sorgente<br />

di meditazione e di preghiera. La lectio<br />

è, di per sé, un metodo di accostamento della<br />

Bibbia proprio della tradizione monastica<br />

e codificato nel sec. XII da Guigo II, certosino.<br />

A lui risale la articolazione classica della<br />

lectio in: lectio, meditatio, oratio, contemplatio.<br />

In un suo intervento il card. Martini aveva<br />

aggiunto anche consolatio, discretio, deliberatio,<br />

actio: il motivo era quello di creare un<br />

ponte tra la pa rola di Dio e la vita e vedere<br />

come tale ponte possa funzionare nel modo<br />

migliore.<br />

Di fatto, però, il termine lectio è diven tato sinonimo<br />

di una spiegazione della Bibbia che<br />

conduca alla preghiera e la sostenga, indipendentemente<br />

da un metodo preciso. Mi<br />

piacerebbe che, almeno in alcune occasioni,<br />

si proponesse la lectio anche nella sua<br />

- 14 -<br />

modalità monastica. In ogni modo sono favorevole<br />

a ogni accostamento ‘pregato’ alla<br />

parola di Dio. Mi sembra che sia una scuola<br />

preziosa di pre ghiera cristiana, proprio perché<br />

da consapevol mente alla preghiera la<br />

forma di risposta alla parola creativa di Dio.<br />

Prendiamo allora l’introduzione alla lec tio<br />

divina, come uno dei compiti, soprattutto in<br />

occasione di ritiri o esercizi spirituali.<br />

35. La lettura continua<br />

L’accostamento occasionale alla Bibbia è<br />

certo da lodarsi. Tuttavia un’autentica familiarità<br />

con la Bibbia richiede un accostamento<br />

regolare, quotidiano. Non per nulla tutti i<br />

sa cerdoti, pregando con la liturgia delle ore,<br />

sono ‘obbligati’ a leggere un capitolo della<br />

Bibbia ogni giorno. Non posso certo sperare<br />

che tutti i credenti bresciani si impegnino a<br />

una lettu ra quotidiana dalla Bibbia, ma questa<br />

lettura quotidiana posso ben consigliarla<br />

e favorirla. Lo faccio con convinzione perché<br />

credo che la lettura continua e regolare<br />

sia la base che nutre tutte le altre forme di<br />

accostamento alla Bib bia stessa. Non ignoro<br />

nemmeno le difficoltà che questo tipo di<br />

lettura comporta. Quando si deve leggere la<br />

legislazione levitica sui sacrifi ci, o quando<br />

capitano le liste genealogiche del libro delle<br />

Cronache, viene facilmente la voglia di saltare<br />

o addirittura di abbandonare la let tura.<br />

Non solo: quando si leggono nel libro di Giosuè<br />

parole che comandano lo herem (l’anatema;<br />

vedi nota della Bibbia di Gerusalemme<br />

a Gs 6,17) potrebbe venire da scandalizzarci,<br />

anche se i nostri occhi h<strong>anno</strong> visto<br />

di peggio. Ma l’esperienza dice che chi ha<br />

la perseveranza e continua regolarmente la<br />

lettura ne avrà an che il premio. La maggior<br />

parte delle difficoltà scomparirà da sé, solo<br />

attraverso la familiarità col testo; alcune altre<br />

difficoltà costringer<strong>anno</strong> ad approfondire<br />

il tema e porter<strong>anno</strong> a una co noscenza migliore<br />

della Bibbia.<br />

Tutto questo per dire che propongo alla diocesi<br />

la lettura continua della Bibbia. Esistono<br />

calendari che suggeriscono la lettura di<br />

un capitolo al giorno; in quattro anni si sarà<br />

letto tutto l’Antico Testamento e due volte il<br />

Nuovo Testamento. Si tratta, in questo caso,<br />

di un im pegno proposto ai singoli. Ciascuno è<br />

libero di muoversi come desidera, anche se<br />

cercheremo di diffondere un piccolo calendario<br />

che associ i libri letti al tempo liturgico che<br />

viviamo. Si tenga però presente: questa lettura<br />

è del tutto personale, ma contribuisce alla<br />

crescita della Chiesa bresciana intera; non ci<br />

muoviamo nel l’ambito del totalmente privato.<br />

36. Le missioni popolari<br />

II Codice di Diritto Canonico chiede di indire<br />

regolarmente le ‘Missioni Popolari’ (can.<br />

770; il codice precedente chiedeva di farle<br />

al meno ogni dieci anni; quello attuale recita:<br />

“se condo le disposizioni del vescovo diocesano”).<br />

Sono l’occasione per rinnovare l’annuncio<br />

del vangelo facendolo giungere a tutte<br />

le famiglie della parrocchia. Dobbiamo obbedire<br />

a questa prescrizione; ma dobbiamo<br />

anche trovare il modo perché la Missione sia<br />

efficace. Obiet tivo imprescindibile è che vengano<br />

raggiunte davvero tutte le persone e a<br />

tutte venga tra smesso l’invito a conoscere<br />

meglio Gesù Cristo e il vangelo. Per questo<br />

è necessario che tutta la parrocchia si mobiliti;<br />

che i missionari che vengono da fuori<br />

possano contare sulla colla borazione dei<br />

praticanti; che la responsabilità per la Missione<br />

sia sentita e vissuta da tutti. Cercheremo<br />

per questo di raccogliere i dati sui diversi<br />

modi d’impostare le Missioni per offrire<br />

suggerimenti precisi. Non siamo in grado di<br />

imporre un unico schema a tutti, ma possiamo<br />

fare buon uso delle esperienze fatte per<br />

non ri petere errori e sfruttare invece quelle<br />

strade che si sono dimostrate utili.<br />

37. Il ministero dei lettori<br />

Nella disciplina della Chiesa esiste un ministero<br />

istituito che si lega proprio alla pa rola<br />

di Dio; è il ministero del lettore. Desidero che<br />

anche la nostra Chiesa formi e istituisca dei<br />

lettori permanenti, che facciano della paro la<br />

di Dio il centro vitale della loro formazione<br />

e l’ambito preciso del loro servizio. Mi sembra<br />

che il cammino verso questa meta debba<br />

par tire dal ministero di fatto. Ci sono di fatto<br />

al cune persone, nelle comunità parrocchiali,<br />

che vivono un’attenzione particolare alla<br />

Bibbia e compiono un servizio riconosciuto;<br />

penso ad alcuni catechisti, a persone che annunciano<br />

la parola nella Messa, agli animatori<br />

di gruppi del vangelo. Tutte queste per-<br />

- 15 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

sone possono fare dei cammini di approfondimento<br />

della Bibbia nei corsi per catechisti,<br />

nell’Istituto Superiore<br />

Scienze Religiose, in corsi biblici offerti in diocesi<br />

e fuori diocesi. Quando la comunità riconosce<br />

in loro il dono del servizio alla parola,<br />

quando si riconoscono le qualità spirituali e<br />

umane che sono necessarie per un ministero,<br />

quando si vede che il modo di operare<br />

edifica la comunità (e non la divide), allora la<br />

comu nità insieme col parroco può chiedere<br />

che una persona venga istituita lettore permanente.<br />

Sarà necessaria una breve preparazione<br />

per co gliere il valore del ministero,<br />

comprenderne gli impegni, gustarne la forza<br />

spirituale; poi l’isti tuzione potrà essere fatta.<br />

Insomma, desidero che l’istituzione al ministero<br />

sia preceduta (e motivata) da un lun go<br />

periodo di servizio nel quale il ministero sia<br />

esercitato di fatto; che la comunità riconosca<br />

il dono del Signore senza perplessità; che<br />

ne senta il bisogno e ne faccia richiesta al<br />

Vescovo. Quello che l’istituzione aggiunge al<br />

ministero di fatto è il riconoscimento ecclesiale<br />

e quindi il mandato a svolgere il ministero<br />

della parola. Naturalmente il ministero<br />

del lettorato non è un sacramento, ma si può<br />

dire che entra nella logica sacramentale che<br />

regge tutta l’esistenza della Chiesa.


Il <strong>Redone</strong><br />

DIRETTORIO PER LA CELEBRAZIONE<br />

E LA PASTORALE DEI SACRAMENTI<br />

NELLA DIOCESI DI BRESCIA<br />

(Segue Da “Il <strong>Redone</strong> n. 1 - 2 <strong>anno</strong> <strong>2009</strong> pagg. 24-25 )<br />

III Parte<br />

I SACRAMENTI DEL SERVIZIO DELLA COMUNIONE<br />

35. «Il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia<br />

sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana.<br />

Essi fondano la vocazione comune di tutti<br />

i discepoli di Cristo, vocazione alla santità e<br />

alla missione di evangelizzare il mondo. Conferiscono<br />

le grazie necessarie per vivere secondo<br />

lo Spirito in questa vita di pellegrini in<br />

cammino verso la patria. Due altri sacramenti,<br />

l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla<br />

salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla<br />

salvezza personale, questo avviene<br />

attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono<br />

una missione particolare nella Chiesa<br />

e servono all’edificazione del popolo di Dio.<br />

In questi sacramenti, coloro che sono già stati<br />

consacrati mediante il Battesimo e la Confermazione<br />

per il sacerdozio comune di tutti i fedeli<br />

(cfr. LG 10), possono ricevere consacrazioni<br />

particolari. Coloro che ricevono il sacramento<br />

dell’Ordine sono consacrati per essere<br />

“posti, in nome di Cristo, a pascere la Chiesa<br />

con la parola e la grazia di Dio” (LG 11). Da<br />

parte loro, “i coniugi cristiani sono corroborati<br />

e come consacrati da uno speciale sacramento<br />

per i doveri e la dignità del loro stato” (GS<br />

48)» (CCC 1533-1535).<br />

1. IL SACRAMENTO DELL’ORDINE<br />

136. L’Ordine è il sacramento grazie al quale<br />

la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli<br />

continua ad essere esercitata nella Chiesa<br />

sino alla fine dei tempi. È, dunque, il sacramento<br />

del ministero apostolico. Comporta tre<br />

gradi: l’episcopato, il presbiterato e i diaconato<br />

(cfr. CCC 1536). Come afferma LG 28,<br />

«il ministero ecclesiastico di istituzione divina<br />

- 16 -<br />

viene esercitato in diversi ordini, da quelli che<br />

già anticamente sono chiamati vescovi, presbiteri<br />

e diaconi».<br />

Pertanto «la dottrina cattolica insegna che i<br />

gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato<br />

e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato)<br />

sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale<br />

chiamato “ordinazione”, cioè dal<br />

sacramento dell’Ordine» (CCC 1554).<br />

INDICAZIONI GENERALI<br />

137. Gli “ordini” di episcopato, presbiterato e<br />

diaconato «vengono conferiti mediante l’imposizione<br />

delle mani e la preghiera consacratoria,<br />

che i libri liturgici prescrivono per i singoli<br />

gradi» (CIC, can. 1009 § 2).<br />

138. La celebrazione dell’ordinazione di un<br />

Vescovo, di presbiteri o diaconi, data la sua<br />

importanza per la vita della Chiesa particola-<br />

re, richiede il concorso del maggior numero<br />

possibile di fedeli. «Avrà luogo preferibilmente<br />

la domenica e nella cattedrale, con quella solennità<br />

che si addice alla circostanza » (CCC<br />

1572; cfr. CIC, cann. 1010-1011).<br />

139. Poiché il sacramento dell’Ordine è il sacramento<br />

del ministero apostolico, spetta ai<br />

Vescovi in quanto successori degli Apostoli<br />

trasmettere “questo dono dello Spirito” (cfr.<br />

CCC 1576). Pertanto «ministro della sacra ordinazione<br />

è il Vescovo consacrato» (CIC, can.<br />

1012).<br />

140. «Riceve validamente la sacra ordinazione<br />

esclusivamente il battezzato di sesso maschile»<br />

(CIC, can. 1024).<br />

141. Tutti i ministri ordinati della Chiesa latina,<br />

ad eccezione dei diaconi permanenti, «sono<br />

normalmente scelti tra gli uomini credenti che<br />

vivono da celibi e che intendono conservare<br />

il celibato “per il Regno dei cieli” (Mt 19, 12)»<br />

(CCC 1579).<br />

142. «Chi viene ordinato deve godere della<br />

debita libertà; non è assolutamente lecito<br />

costringere alcuno, in qualunque modo, per<br />

qualsiasi causa, a ricevere gli ordini, oppure<br />

distogliere un candidato canonicamente idoneo<br />

a riceverli» (CIC, can. 1026).<br />

143. Il ministero ordinato è un dono costitutivo<br />

della Chiesa da chiedere continuamente al<br />

Signore. Nello stesso tempo la pastorale delle<br />

vocazioni a tale ministero va sempre<br />

più coltivata e valorizzata nelle zone pastorali<br />

e nelle singole parrocchie, tenendo conto<br />

anche delle indicazioni e proposte dell’Ufficio<br />

diocesano competente.<br />

144. La celebrazione del sacramento dell’Ordine<br />

è, per natura sua, un dono per tutta la<br />

Chiesa. In particolare, è importante che, in occasione<br />

della celebrazione diocesana del sacramento<br />

dell’Ordine (consacrazione episcopale,<br />

ordinazioni presbiterali e diaconali), tutte<br />

le parrocchie della diocesi siano informate e<br />

invitate a partecipare almeno con la preghiera.<br />

145. Nelle parrocchie direttamente interessate<br />

all’ordinazione di qualche presbitero o diacono<br />

si cerchi di coinvolgere tutta la comunità,<br />

attraverso anche opportuni incontri di catechesi<br />

per le varie età.<br />

È sempre un momento di grazia per una più<br />

efficace proposta vocazionale.<br />

- 17 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Nel caso di un’ordinazione episcopale, presbiterale<br />

o diaconale in parrocchia, è bene che il<br />

parroco faccia riferimento all’Ufficio Liturgico<br />

diocesano.<br />

146. L’anniversario della propria ordinazione<br />

(episcopale, presbiterale o diaconale) sia vissuto<br />

con gratitudine come memoria ecclesiale<br />

della scelta definitiva del dono di sé, per Cristo<br />

e con Cristo, alla Chiesa e al mondo.<br />

L’episcopato<br />

147. Il Concilio Vaticano II insegna che «con<br />

la consacrazione episcopale viene conferita la<br />

pienezza del sacramento dell’Ordine » (LG 21).<br />

148. In virtù della consacrazione episcopale<br />

e mediante la comunione gerarchica col capo<br />

del collegio e con i suoi membri, uno viene costituito<br />

membro del corpo episcopale (cfr. LG<br />

22). Tale natura collegiale dell’ordine episcopale<br />

si manifesta, tra l’altro, nell’antica prassi<br />

della Chiesa che per la consacrazione di un<br />

nuovo Vescovo ci vuole la partecipazione di<br />

più Vescovi.<br />

149. Per l’ordinazione legittima di un Vescovo,<br />

oggi è richiesto un intervento speciale del<br />

Vescovo di Roma, per il fatto che egli è il supremo<br />

vincolo visibile della comunione delle<br />

Chiese particolari nell’unica Chiesa e il garante<br />

della loro libertà (cfr. CCC 1559).<br />

150. Ogni Vescovo ha, quale vicario di Cristo,<br />

l’ufficio pastorale della Chiesa particolare<br />

che gli è stata affidata, ma nello stesso tempo<br />

porta collegialmente con tutti i fratelli nell’episcopato<br />

la sollecitudine per tutte le Chiese<br />

(cfr. CCC 1560). Questo spiega anche perché<br />

l’Eucaristia celebrata dal Vescovo ha un significato<br />

tutto speciale come espressione della<br />

Chiesa.<br />

Il presbiterato<br />

151. Il Concilio Vaticano II insegna che la funzione<br />

ministeriale dei Vescovi «fu trasmessa<br />

in grado subordinato ai presbiteri, affinché<br />

questi, costituiti nell’ordine del presbiterato,<br />

fossero cooperatori dell’ordine episcopale,<br />

per il retto assolvimento della missione apostolica<br />

affidata da Cristo» (PO 2).<br />

152. I presbiteri, saggi collaboratori dell’ordine<br />

episcopale, chiamati al servizio del Popolo di<br />

Dio, «costituiscono col loro Vescovo un unico<br />

presbiterio, sebbene destinati a uffici diversi»<br />

(LG 21). I presbiteri «non possono esercitare


Il <strong>Redone</strong><br />

il loro ministero se non in dipendenza dal Vescovo<br />

e in comunione con lui» (CCC 1567).<br />

Lo lasciano capire chiaramente anche la promessa<br />

di obbedienza che essi f<strong>anno</strong> al Vescovo<br />

durante il rito di ordinazione e il bacio<br />

di pace da parte del Vescovo al termine di tale<br />

liturgia.<br />

153. I presbiteri, costituiti nell’ordine del presbiterato,<br />

sono tutti uniti tra loro da intima fraternità<br />

sacramentale. «Ma in modo speciale<br />

essi formano un unico presbiterio nella diocesi<br />

al cui servizio sono assegnati sotto il proprio<br />

Vescovo» (PO 8). Questa unità del presbiterio<br />

trova la sua espressione liturgica nella consuetudine<br />

secondo la quale, durante il rito<br />

dell’ordinazione, «i presbiteri, dopo il Vescovo<br />

[ordinante], impongono anch’essi le mani»<br />

(CCC 1568), mentre non è prevista l’imposizione<br />

delle mani di eventuali altri Vescovi presenti<br />

alla celebrazione.<br />

È bene che questa fraternità presbiterale sia<br />

coltivata anche attraverso la partecipazione<br />

alle ‘congregazioni’ e ai ritiri zonali e mediante<br />

la disponibilità al servizio pastorale sia a livello<br />

di unità pastorale che a livello zonale e<br />

diocesano.<br />

154. L’ordinazione presbiterale, oltre al rito<br />

essenziale della imposizione delle mani<br />

da parte del Vescovo e della preghiera<br />

consacratoria,prevede alcuni riti annessi che<br />

esprimono i molteplici aspetti della grazia sacramentale.<br />

In particolare: i riti di introduzione<br />

(la presentazione e l’elezione degli ordinandi,<br />

l’interrogatorio degli ordinandi, le litanie dei<br />

santi), i quali attestano che la scelta dei candidati<br />

è stata fatta in conformità alla prassi della<br />

Chiesa; i riti che esprimono e completano in<br />

maniera simbolica il mistero che si è compiuto<br />

(la consegna dei paramenti sacerdotali; l’unzione<br />

col sacro crisma; la consegna della patena<br />

e del calice).<br />

155. Il Seminario diocesano è la comunità<br />

ecclesiale deputata alla formazione dei futuri<br />

presbiteri. I ragazzi e i giovani che manifestano<br />

attenzione e apertura alla vocazione<br />

presbiterale siano indicati agli animatori vocazionali<br />

perché, attraverso il discernimento,<br />

siano accompagnati nel cammino che li porterà<br />

all’ordinazione presbiterale.<br />

156. Nel tempo della preparazione all’ordi-<br />

- 18 -<br />

nazione sono previsti alcuni riti di passaggio<br />

e di graduale esperienza nel servizio: il rito<br />

dell’Ammissione tra i candidati al diaconato e<br />

al presbiterato, i ministeri del Lettorato e<br />

dell’Accolitato. È importante che anche questi<br />

riti vengano valorizzati a livello diocesano e<br />

soprattutto nelle comunità parrocchiali direttamente<br />

interessate.<br />

Il diaconato<br />

157. «In un grado inferiore della gerarchia<br />

st<strong>anno</strong> i diaconi, ai quali sono imposte le mani<br />

“non per il sacerdozio, ma per il servizio”» (LG<br />

29).<br />

158. I diaconi sono ministri ordinati per gli incarichi<br />

di servizio della Chiesa. «Non ricevono<br />

il sacerdozio ministeriale, ma l’ordinazione<br />

conferisce loro funzioni importanti nel ministero<br />

della Parola, del culto divino, del governo<br />

pastorale e del servizio della carità» (CCC<br />

1596). Pertanto anche l’ordinazione dei diaconi<br />

è un evento da riscoprire e da valorizzare<br />

nella Chiesa locale.<br />

159. Per l’ordinazione del diacono «soltanto il<br />

Vescovo impone le mani, significando così che<br />

il diacono è legato in modo speciale al Vescovo<br />

nei compiti della sua “diaconia”» (CCC 1569).<br />

160. Come rito annesso alla ordinazione è prevista<br />

la consegna del libro dei Vangeli al neodiacono,<br />

il quale ha ricevuto la missione di annunziare<br />

il Vangelo di Cristo (cfr. CCC 1574).<br />

161. Dopo il Concilio Vaticano II il diaconato<br />

non costituisce più soltanto un gradino di passaggio<br />

al presbiterato. La Chiesa latina, infatti,<br />

ha ripristinato il diaconato «come un grado proprio<br />

e permanente della gerarchia» (LG 29).<br />

162. «Il diaconato permanente, che può essere<br />

conferito a uomini sposati, costituisce un<br />

importante arricchimento per la missione della<br />

Chiesa» (CCC 1571). Va perciò coltivato,<br />

apprezzato e proposto anche nella Chiesa locale.<br />

Segno di tale apprezzamento nella diocesi<br />

di Brescia è la costituzione, a partire dal<br />

1982, della Comunità dei diaconi permanenti,<br />

guidata da specifici responsabili nominati dal<br />

Vescovo.<br />

- 19 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Benedetto XVI indice uno speciale Anno Sacerdotale<br />

Nel 150 ° della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, “vero esempio di<br />

Pastore a servizio del gregge di Cristo”, Benedetto XVI ha deciso di indire uno speciale<br />

“<strong>anno</strong> sacerdotale”, dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010.<br />

Lo ha annunciato durante l’udienza alla plenaria della Congregazione per il Clero, ricevuta<br />

nella Sala del Concistoro lunedì mattina, 16 marzo.<br />

Signori Cardinali,<br />

Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!<br />

Sono lieto di potervi accogliere in speciale Udienza<br />

alla vigilia della partenza per l’Africa, ove mi recherò<br />

per consegnare l’Instrumentum laboris della<br />

Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa,<br />

che si terrà qui a Roma nel prossimo ottobre.<br />

Ringrazio il Prefetto della Congregazione, il Signor<br />

Cardinale Cláudio Hummes, per le gentili espressioni<br />

con cui ha interpretato i comuni sentimenti e<br />

ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto.<br />

Con lui saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri<br />

della Congregazione, con animo grato per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore<br />

tanto importante della vita della Chiesa. Il tema che avete scelto per questa Plenaria - “L’identità<br />

missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria<br />

munera” - consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i frutti abbondanti che<br />

certamente esso porterà. Se l’intera Chiesa è missionaria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo<br />

e della Confermazione, quasi ex officio (cfr. CCC, 1305) riceve il mandato di professare<br />

pubblicamente la fede, il sacerdozio ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue<br />

ontologicamente, e non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio<br />

comune. Del primo, infatti, è costitutivo il mandato apostolico: “Andate in tutto il mondo e predicate<br />

il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).<br />

Tale mandato non è, lo sappiamo, un semplice incarico affidato a collaboratori; le sue radici<br />

sono più profonde e v<strong>anno</strong> ricercate molto più lontano. La dimensione missionaria del presbitero<br />

nasce dalla sua configurazione sacramentale a Cristo Capo: essa porta con sé, come<br />

conseguenza, un’adesione cordiale e totale a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato<br />

come l’apostolica vivendi forma. Questa consiste nella partecipazione ad una “vita nuova”<br />

spiritualmente intesa, a quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è<br />

stato fatto proprio dagli Apostoli. Per l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria<br />

della Chiesa, i candidati divengono uomini nuovi, divengono “presbiteri”. In questa<br />

luce appare chiaro come i tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente un ufficio,<br />

prima una partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente, la grande tradizione<br />

ecclesiale ha giustamente svincolato l’efficacia sacramentale dalla concreta situazione<br />

esistenziale del singolo sacerdote, e così le legittime attese dei fedeli sono adeguatamente<br />

salvaguardate. Ma questa giusta precisazione dottrinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile,<br />

tensione verso la perfezione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente<br />

sacerdotale. Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale<br />

dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale<br />

“Anno Sacerdotale”, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il<br />

150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio<br />

di Pastore a servizio del gregge di Cristo. Sarà cura della vostra Congregazione, d’intesa con<br />

gli Ordinari diocesani e con i Superiori degli Istituti religiosi, promuovere e coordinare le varie<br />

iniziative spirituali e pastorali che apparir<strong>anno</strong> utili a far percepire sempre più l’importanza del


Il <strong>Redone</strong><br />

ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea.<br />

La missione del presbitero, come evidenzia il tema della plenaria, si svolge “nella Chiesa”.<br />

Una tale dimensione ecclesiale, comunionale, gerarchica e dottrinale è assolutamente indispensabile<br />

ad ogni autentica missione e, sola, ne garantisce la spirituale efficacia. I quattro<br />

aspetti menzionati devono essere sempre riconosciuti come intimamente correlati: la missione<br />

è “ecclesiale” perché nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro ed attraverso la propria<br />

umanità ogni sacerdote deve essere ben consapevole di portare un Altro, Dio stesso, al mondo.<br />

Dio è la sola ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote. La<br />

missione è “comunionale”, perché si svolge in un’unità e comunione che solo secondariamente<br />

ha anche aspetti rilevanti di visibilità sociale. Questi, d’altra parte, derivano essenzialmente da<br />

quell’intimità divina della quale il sacerdote è chiamato ad essere esperto, per poter condurre,<br />

con umiltà e fiducia, le anime a lui affidate al medesimo incontro con il Signore. Infine le dimensioni<br />

“gerarchica” e “dottrinale” suggeriscono di ribadire l’importanza della disciplina (il termine<br />

si collega con “discepolo”) ecclesiastica e della formazione dottrinale, e non solo teologica,<br />

iniziale e permanente.<br />

La consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori<br />

energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero. In particolare, deve<br />

stimolare la costante sollecitudine dei Pastori verso i loro primi collaboratori, sia coltivando<br />

relazioni umane veramente paterne, sia preoccupandosi della loro formazione permanente,<br />

soprattutto sotto il profilo dottrinale e spirituale. La missione ha le sue radici in special modo in<br />

una buona formazione, sviluppata in comunione con l’ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza<br />

cesure né tentazioni di discontinuità. In tal senso, è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto<br />

nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano<br />

ii, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Urgente appare anche il<br />

recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e<br />

riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti<br />

della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa. Come Chiesa e<br />

come sacerdoti annunciamo Gesù di Nazaret Signore e Cristo,<br />

crocifisso e risorto, Sovrano del tempo e della storia, nella lieta<br />

certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del<br />

cuore umano.<br />

Nel mistero dell’incarnazione del Verbo, nel fatto cioè che Dio si<br />

è fatto uomo come noi, sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio<br />

cristiano. La missione ha qui il suo vero centro propulsore:<br />

in Gesù Cristo, appunto. La centralità di Cristo porta con<br />

sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il<br />

quale non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la missione<br />

e la stessa Chiesa. In tal senso è necessario vigilare affinché le “nuove strutture” od organizzazioni<br />

pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe “fare a meno” del<br />

ministero ordinato, partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici,<br />

perché in tal caso si porrebbero i presupposti per l’ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale<br />

e le eventuali presunte “soluzioni” verrebbero drammaticamente a coincidere con le reali<br />

cause delle problematiche contemporanee legate al ministero. Sono certo che in questi giorni<br />

il lavoro dell’Assemblea plenaria, sotto il protezione della Mater Ecclesiae, potrà approfondire<br />

questi brevi spunti che mi permetto di sottoporre all’attenzione dei Signori Cardinali e degli<br />

Arcivescovi e Vescovi, invocando su tutti la copiosa abbondanza dei doni celesti, in pegno dei<br />

quali imparto a voi e alle persone a voi care una speciale, affettuosa Benedizione Apostolica.<br />

L’Osservatore Romano - 16 - 17 marzo <strong>2009</strong><br />

- 20 -<br />

VITA ORATORIANA<br />

Roma Express <strong>2009</strong><br />

I cresimandi incontrano il Santo Padre<br />

- 21 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Il 3 Aprile 40 cresimandi, accompagnati dal don e dai loro catechisti,<br />

sono partiti per Roma con altri 2400 ragazzi della diocesi di<br />

Brescia per partecipare alla 16 edizione di Roma Express Pellegrinaggio<br />

dei cresimandi dal Papa.<br />

Dopo il viaggio, svoltosi durante le ore notturne in treno, siamo<br />

arrivati a Roma e, per iniziare nel miglior modo la giornata, vi è<br />

stata la preghiera con il vescovo Luciano Monari nella Basilica di<br />

Santa Maria Maggiore.<br />

Dopo aver visitato alcuni dei luoghi più belli e famosi della città<br />

siamo giunti, finalmente, in piazza San Pietro dove abbiamo così<br />

potuto visitare la meravigliosa Basilica.<br />

La sera, dopo cena, i ragazzi h<strong>anno</strong> avuto un po’ di tempo libero,<br />

tempo da trascorrere tra di loro, ma anche in compagnia di loro<br />

coetanei di altre parrocchie di Brescia.<br />

La sveglia domenica mattina è suonata molto presto e ci siamo<br />

così recati in piazza San Pietro dove abbiamo assistito alla celebrazione della S. Messa presieduta<br />

dal Papa, ed anche se la notte non si è dormito molto, i ragazzi si sono dimostrati molto<br />

attenti ed h<strong>anno</strong> saputo cogliere il messaggio d’amore dato dal Papa.<br />

Non è stata solamente per i ragazzi un’esperienza fantastica ed irripetibile,<br />

ma anche per noi accompagnatori (sia catechisti sia assistenti) perché abbiamo potuto conoscere<br />

aspetti del carattere dei ragazzi che non avevamo ancora scoperto!<br />

Ma adesso lasciamo la parola ai veri protagonisti di quest’esperienza, i cresimandi, per scoprire<br />

cosa ne pensano e come l’h<strong>anno</strong> vissuta:<br />

“ A Roma mi è piaciuto perché c’erano delle strutture belle. La cosa più bella è stata la messa<br />

che abbiamo fatto la domenica delle Palme con il Papa; quando l’ho visto mi sono emozionata<br />

però dopo è passato, la messa è durata tre ore e non me ne sono nemmeno accorta. Poi siamo<br />

andati sul treno per tornare a casa; è stato bellissimo perché abbiamo conosciuto dei ragazzi<br />

molto simpatici e cui facevano delle battute molto divertenti.<br />

Quando siamo arrivati a Brescia ci siamo dovuti salutare, eravamo tutti molto tristi però ci siamo<br />

divertiti tantissimo e questo è importante”<br />

“ A me Roma è piaciuta molto, poiché essendo la prima volta non sapevo cosa mi aspettava,<br />

non immaginavo l’emozione di vedere tutti i monumenti dal vivo, f<strong>anno</strong> tutto un altro effetto! Il<br />

monumento che mi è piaciuto di più è stata la Città del Vaticano che pur non essendo un monumento,<br />

ma uno Stato, le sue caratteristiche: l’imponenza, la grandezza, lo f<strong>anno</strong> diventare<br />

molto più di quello che geograficamente presenta.<br />

Inoltre l’esperienza mi ha fatto conoscere, imparare e a rafforzare amicizie”<br />

“E’ stato bello girare Roma, mi è piaciuto moltissimo.<br />

Ascoltare la Messa con il Papa, conoscere molti ragazzi e ragazze, viaggiare in treno e molto<br />

altro ancora. Insomma, è stata un’esperienza fantastica!”<br />

“Quest’<strong>anno</strong> in occasione della festa delle Palme sono andato a Roma prima di ricevere il sa-


Il <strong>Redone</strong><br />

- 22 -<br />

cramento della Cresima.<br />

E’ stata per me un’esperienza<br />

unica ed indimenticabile.<br />

Poter assistere<br />

alla messa con il Papa<br />

è stato molto emozionante.<br />

Questi due giorni<br />

rester<strong>anno</strong> un bellissimo<br />

ricoro che manterrò custodito<br />

nel mio cuore per<br />

sempre”<br />

“Mi è piaciuto Roma, soprattutto<br />

sul treno quando<br />

giravamo con quelli<br />

e quelle degli altri paesi.<br />

Soprattutto una cosa mi<br />

è piaciuta molto: sono<br />

stato bocciato e ho potuto divertirmi ancora una volta con i miei coetanei. Mi sono proprio divertito”<br />

TAIZÈ<br />

L’unità della Chiesa parte dai giovani<br />

“Si passa da Taizè come si passa accanto a<br />

una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e<br />

continua il cammino. La comunità di Taizè è<br />

nota per la fiducia sempre piena di speranza<br />

che ripone nei giovani. È soprattutto perché<br />

condivido questa fiducia e questa speranza<br />

che sono qui con voi”.<br />

Queste parole, con le quali Giovanni<br />

Paolo II rispose alla calorosa<br />

accoglienza ricevuta dalla<br />

comunità di Taizè nella sua visita<br />

nell’ottobre del 1986, racchiudono<br />

e riassumono le motivazioni<br />

e le ragioni che spingono<br />

migliaia di persone a recarsi in<br />

questo luogo ogni <strong>anno</strong>.<br />

Taizé nasce nella Francia occupata<br />

dai nazisti come comunità<br />

monastica, voluta da un giovane<br />

protestante svizzero, Roger<br />

Schutz, meglio conosciuto<br />

come frère Roger. Egli fonda<br />

sulle dolci colline della Borgogna<br />

un luogo di riflessione, di preghiera e di<br />

dialogo, dapprima riservato ai confratelli protestanti<br />

e poi con il passare degli anni aperto<br />

anche ai cattolici e agli anglicani.<br />

Taizè diventa in poco tempo una delle realtà<br />

più vivaci del mondo cristiano, capace di parlare<br />

alla società e, in particolare, ai giovani, e<br />

impegnata a fare dell’ecumenismo una pratica<br />

davvero quotidiana.<br />

Il desiderio di conoscere questa comunità ha<br />

spinto un piccolo gruppo di noi giovani di Gottolengo,<br />

guidati da don Angelo, ed un gruppo<br />

di ragazzi e adulti di Leno (ma “giovani nello<br />

spirito”), guidati da don Carlo, ad andare a<br />

Taizè.<br />

All’alba del Lunedì dell’angelo è iniziato il<br />

nostro viaggio tra l’entusiasmo e un poco di<br />

perplessità, per vivere un’esperienza a molti<br />

di noi ancora sconosciuta, ma che ci avrebbe<br />

portati a scoprire nuovi aspetti della nostra<br />

fede in uno spirito di comunione e unità.<br />

Appena giunti a Taizè uno dei moltissimi giovani<br />

volontari ci ha accolti, illustrandoci cosa<br />

significhi essere a Taizè: vuol dire essere invitato<br />

alla ricerca di Dio mediante la preghiera<br />

comune, il canto, il silenzio, la meditazione<br />

personale, la condivisione con gli altri.<br />

A Taizè sei accolto da una comunità di uomini<br />

impegnati con un “sì” per tutta l’esistenza<br />

al seguito di Cristo, nella vita condivisa, nel<br />

celibato e in una grande semplicità nello stile<br />

di vita. Costoro sono i monaci, oggi guidati<br />

dal priore frère Alois dopo l’assassinio di frère<br />

Roger nel 2005 da parte di una squilibrata durante<br />

la preghiera serale.<br />

La giornata a Taizè è scandita in modo tale da<br />

garantire un giusto equilibrio tra momenti di riflessione<br />

e momenti di condivisione. La liturgia,<br />

i canti e le preghiere radunano i giovani attorno<br />

ai monaci tre volte al giorno.<br />

Taizè è famosa per i suoi canoni: versetti del<br />

vangelo ripetuti continuamente nelle diverse<br />

lingue. Questo è sicuramente un modo per far<br />

partecipare tutte le persone provenienti dalle diverse<br />

parti del mondo al canto, anche se devo<br />

ammettere che all’inizio mi sono posto la domanda<br />

sul senso di questa sorta di “cantilena”<br />

e il mio pensiero è andato al rosario. Continuare<br />

a ripetere una parola, una frase, così come un’<br />

Ave Maria è un modo per imprimere nel nostro<br />

cuore ciò che andiamo cantando o recitando e<br />

per esprimere al Signore il nostro amore, proprio<br />

come quel “ti amo” che due fidanzati si dicono<br />

continuamente gli uni con gli altri.<br />

La preghiera e l’eucarestia h<strong>anno</strong> luogo all’in-<br />

- 23 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

terno di una chiesa che vuole richiamare gli<br />

aspetti delle varie religioni cristiane. Molte<br />

volte le letture sono fatte in lingue straniere,<br />

così come le preghiere e i canti, ma ciò non è<br />

sicuramente un ostacolo, anzi spinge a vivere<br />

quel momento con una maggiore intensità<br />

accanto a quel fratello protestante o anglicano<br />

che è lì con noi a lodare quello stesso Dio con<br />

lo stesso linguaggio dell’amore. In questi brevi<br />

ma intensi momenti sta l’essenza dell’ecumenismo.<br />

Penso che il decreto conciliare “Unitatis<br />

redintegratio”, riguardante il problema del<br />

ristabilimento dell’unità tra i cristiani, trovi la<br />

sua massima espressione proprio nell’esperienza<br />

di Taizè. Oltre al canto e alla preghiera,<br />

a Taizè viene molto coltivato un altro tipo di<br />

linguaggio: il silenzio. Inizialmente rimanere<br />

raccolti in lunghi momenti di riflessione all’interno<br />

di una chiesa con migliaia di persone<br />

trasmette una strana sensazione, per non dire<br />

quasi un certo fastidio. Poi, quando si inizia<br />

a viverlo e a capirlo, il tempo sembra troppo<br />

poco. E’ necessario riscoprire il silenzio, quel<br />

silenzio che è presente anche in Dio, ma non<br />

come esempio di debolezza della fede, bensì<br />

come esempio di profondità e umanità della<br />

fede. Solo se compreso nel mistero di Cristo il<br />

silenzio appare nella sua realtà, cioè come un<br />

diverso modo di parlare.<br />

Ogni giorno, dopo la preghiera del mattino, si<br />

era chiamati a svolgere varie attività volte ad<br />

esprimere quello spirito di servizio proprio del<br />

nostro credo. C’è chi si occupava della pulizia<br />

dei vari ambienti e chi si offriva a servire<br />

i pasti o a lavare le stoviglie. Ovviamente nel<br />

fare questo non si era soli, bensì con tanti altri<br />

giovani provenienti da Stati diversi e di culti


Il <strong>Redone</strong><br />

diversi, il tutto in uno spirito di allegria e di comunione.<br />

Questi piccoli segni dimostrano come sia possibile<br />

stare insieme (non forzosamente) anche<br />

se con idee e lingue diverse, ma accomunati<br />

dal medesimo Dio fatto uomo.<br />

Ciò è risultato ancora più evidente nei momenti<br />

di condivisione successivi alla riflessione<br />

pomeridiana di un frère su alcuni passi<br />

della Bibbia. E’ stato molto interessante confrontarsi<br />

con ragazzi francesi, tedeschi, belga,<br />

svedesi sul Vangelo, ovvero il fondamento e<br />

il punto che accomuna il nostro vivere da cristiani<br />

nel mondo.<br />

Tutto questo ha spinto a rafforzare in me l’idea<br />

che il “problema” dell’ecumenismo, tanto caro<br />

ai padri conciliari, sia realizzabile davvero e<br />

che l’unità della Chiesa sia possibile, partendo<br />

da giovani desiderosi di vivere il loro essere<br />

cristiani sulla base della preghiera di Gesù<br />

al Padre: “Io sono in loro e tu in me, perché<br />

siano perfetti nell’unità”. (Gv 17,23)<br />

Ovviamente a Taizè sembra tutto più semplice,<br />

ma essere a Taizè significa anche prepararsi<br />

ad assumersi delle responsabilità una<br />

volta di ritorno a casa per essere portatori di<br />

pace e di fiducia.<br />

Proprio per questo desidero rivolgermi ai ragazzi<br />

e giovani della mia parrocchia per costruire<br />

insieme una comunità basata su quello<br />

che il codice di diritto canonico, al canone 209,<br />

definisce il diritto-dovere fondamentale del fedele:<br />

la comunione con la Chiesa e tra i fedeli.<br />

Questo è possibile se partiamo da quell’immagine<br />

di Chiesa che San Paolo descrive in<br />

- 24 -<br />

2Cor 4,7:”Portiamo questo tesoro<br />

in vasi di coccio, affinché appaia<br />

che la straordinaria sua forza proviene<br />

da Dio e non da noi”. Vaso di<br />

coccio è ogni cristiano, ognuno di<br />

noi, umile e fragile chiamato a portare<br />

un grande tesoro: il Vangelo.<br />

Se Dio si servisse soltanto di santi,<br />

sarebbe un’ovvietà. Senza dire,<br />

poi, che in una comunità di soli<br />

santi mi troverei molto a disagio.<br />

Mentre invece in una comunità di<br />

“vasi di coccio” mi sento perfettamente<br />

a mio agio, accolto, amato<br />

e perdonato. Non mi scandalizzo<br />

mai della debolezza degli uomini,<br />

anche di Chiesa, e neppure se ne scandalizza<br />

il mondo, quello vero. Piuttosto qualche amarezza<br />

quando vedo (o mi sembra di vedere)<br />

arroganza, ostentazione di sé e giudizi troppo<br />

taglienti.<br />

Sono convinto che lo spirito di Taizè possa<br />

essere coltivato anche a Gottolengo, partendo<br />

da tutti noi giovani invitati dalla Chiesa ad<br />

essere portatori del Vangelo, non solo con la<br />

parola e la sua proclamazione, ma soprattutto<br />

con l’esempio della nostra vita. Rimaniamo<br />

nella Chiesa con lo spirito critico (non polemico)<br />

di chi crede che una comunità unita sia<br />

ancora possibile.<br />

Matteo<br />

- 25 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Agorà dei Giovani della Lombardia a Caravaggio<br />

30 – 31 Maggio <strong>2009</strong><br />

Nel 2006 il Consiglio Permanente della C.E.I. ha approvato la proposta<br />

di un percorso nazionale di speciale attenzione al mondo giovanile<br />

articolato in tre anni, denominato l’ “Agorà dei giovani italiani”.<br />

Obiettivo dell’Agorà dei giovani italiani è favorire la realizzazione di<br />

tale percorso, promuovendo un nuovo slancio della pastorale giovanile,<br />

una sempre maggiore soggettività delle nuove generazioni nella<br />

missione della Chiesa ed un crescente coinvolgimento dei giovani nel<br />

cammino della Chiesa italiana.<br />

Il valore della missionarietà costituisce, infatti, la dimensione fondamentale<br />

della vita e dell’azione di un cristiano e di una comunità”.<br />

Il percorso triennale dell’Agorà è stato scandito da tre eventi importanti:<br />

l’incontro nazionale a Loreto (1-2 Settembe 2007), la G.M.G.<br />

a Sidney (15-20 Luglio 2008) e l’incontro diocesano a Caravaggio<br />

(30-31 Maggio <strong>2009</strong>) per tutti i giovani della Lombardia.<br />

E anche noi di Gottolengo… c’eravamo! a tutti e tre gli incontri, compreso l’incontro di Caravaggio.<br />

Sabato 30 Maggio, verso le tre del pomeriggio, dopo aver indossato il cappello e riempito lo zainetto<br />

fornitoci dalla Diocesi, siamo partiti da Gottolengo con un pulmino, diretti al Santuario dove la<br />

Madonna è apparsa a Giannetta.<br />

Eravamo un bel gruppo di giovani, circa 30, guidati da don Angelo.<br />

Dopo un’oretta circa, siamo giunti nel prato della Basilica, dove siamo stati accolti festosamente<br />

dagli organizzatori.<br />

Ci siamo sistemati proprio davanti al palco, predisposto per la celebrazione.<br />

Abbiamo atteso l’arrivo di tutti i giovani e, dopo la cena al sacco, abbiamo partecipato alla celebrazione<br />

principale di tutto l’evento: la Veglia di Pentecoste con i Vescovi della Lombardia e con<br />

l’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi, il quale ci ha offerto parole di coraggio e speranza per portare il<br />

Vangelo “fino ai confini della terra”.<br />

Dopo la Veglia, molto suggestiva anche per una brezza leggera, che ricordava lo Spirito Santo, è<br />

iniziata la “notte dello Spirito”.<br />

Nella notte era possibile visitare le diverse “Vele” preparate negli<br />

spazi attigui al Santuario, aree tematiche nelle quali era possibile<br />

compiere percorsi di riflessione, scambio e preghiera.<br />

Queste sette vele rappresentavano i 7 doni dello Spirito, che ci<br />

spingono al largo per portare il messaggio di Amore di Cristo, fino ai<br />

confini della Terra: la “Vela del Consiglio”, dedicata alla preghiera<br />

mariana, presso la fonte d’acqua al di sotto del Santuario di Caravaggio;<br />

la “Vela dell’Intelletto”, dove era possibile lasciare sotto forma<br />

di un pensiero, un’immagine, una canzone, un disegno, un’impronta<br />

della propria mano, le emozioni vissute durante la Veglia; la “Vela<br />

della Fortezza”, dove, con l’aiuto dei volontari, si poteva avere uno<br />

scambio di opinioni sull’esperienza dell’Agorà; la “Vela della Scienza”,<br />

rappresentata da una mostra sulla vita di San Paolo; la “Vela<br />

della Sapienza”, dove era possibile confrontarsi con altri giovani sul<br />

modo di vivere la propria affettività; la “Vela del Timore di Dio”, per


Il <strong>Redone</strong><br />

incontrare la misericordia del Signore attraverso il Sacramento della Riconciliazione; la “Vela della<br />

Pietà”, ovvero dell’adorazione Eucaristica all’interno del Santuario, aperta fino al mattino.<br />

Dopo una notte di suggestioni, riflessioni e preghiera, dalle 5.30 alle 6.30 è stato possibile fare<br />

colazione, offerta da un gruppo di Alpini, mentre alle 7 abbiamo celebrato le Lodi e alle 8 abbiamo<br />

partecipato alla S. Messa, con il Vescovo di Cremona.<br />

“L’orizzonte più lontano e lo sguardo d’ogni uomo, sarà metà del cammino che da te ripartirà.<br />

Ogni giorno il Vangelo nella gioia annuncerò: ai confini della terra io andrò “, è l’inno che<br />

ha accompagnato il cammino dei 10.000 pellegrini lombardi.<br />

Ai giovani è stato dato un mandato: portare il Vangelo di Gesù “fino ai confini della terra”, declinandolo<br />

nei linguaggi e nelle culture dei coetanei di oggi, spesso assai distanti da quelli delle precedenti<br />

generazioni.<br />

E’ un impegno grande, ma possibile!<br />

Ai giovani, il futuro della storia, la Chiesa<br />

affida il compito di evangelizzare, di essere<br />

missionari nei luoghi e negli ambienti che<br />

frequentano quotidianamente, a scuola, nel<br />

lavoro, nel tempo libero.<br />

Il Papa aveva detto a Loreto: “Il mondo va<br />

cambiato ed è questa la missione della<br />

gioventù”.<br />

”I confini della terra sono una meta lontana,<br />

molto lontana, che ci obbliga ad avventurarci<br />

in un viaggio all’apparenza più<br />

grande non solo delle nostre forze ma dei<br />

nostri stessi sogni. Un viaggio che ci chiede di uscire da noi stessi e confrontarci con le<br />

sfide del mondo”: sono le parole pronunciate durante la veglia di preghiera dall’arcivescovo di<br />

Milano.<br />

E l’arcivescovo ha fatto risuonare anche parole piene di futuro: “Coltivate desideri grandi e non<br />

fermatevi prima. Potete e dovete osare di più! Abbiate, dunque, il coraggio di rischiare “.<br />

Mons. Tettamanzi ha paragonato ciascun giovane a un diamante “che, nonostante alcune<br />

oscurità, può riflettere nel mondo la luce della fede”.<br />

Ha esortato poi i giovani con queste parole: “Non rassegnatevi mai ad essere carbone, non<br />

assorbite gelosamente la luce ricevuta trattenendola per voi senza farne dono agli altri. La<br />

bellezza da cercare e da manifestare è nascosta nell’incontro tra il diamante e i raggi della<br />

luce, ossia tra la vostra storia e quella di Dio.”<br />

Poi con il mandato li ha invitati ad andare fino ai confini della terra come “pellegrini che percorrono<br />

i sentieri della terra portando con sé soltanto l’essenziale, avendo nel cuore una mèta<br />

precisa, sostenuti dalla preghiera e dal cammino dei compagni di strada.”<br />

Ai giovani dunque l’impegno di crescere nella fede, per diventare stimolo per le proprie comunità<br />

parrocchiali e civili, per essere le “sentinelle del mattino”, che aspettano l’aurora!<br />

Caravaggio è stata una bella esperienza, ma deve proseguire nella <strong>Parrocchia</strong>, nella quotidianità,<br />

nell’ordinario che diventa… straordinario!<br />

Abbiamo partecipato a questo pellegrinaggio guidati da Maria, la prima che ha detto “sì” al progetto<br />

di Dio sulla propria vita… e a Lei vogliamo ispirarci nel nostro cammino e nella nostra testimonianza<br />

fino… ai confini della terra!<br />

A tutti… buon cammino!<br />

Roberta<br />

- 26 -<br />

- 27 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Omelia del Card Tettamanzi durante la Veglia di Pentecoste<br />

FINO AI CONFINI DELLA TERRA<br />

Carissimi giovani, nel contesto così suggestivo<br />

di questo santuario mariano ci troviamo insieme<br />

ad invocare il dono dello Spirito santo su<br />

ciascuno di noi, su tutta la Chiesa e sul mondo<br />

intero.<br />

Alla vigilia della Pentecoste la nostra preghiera<br />

vuole elevarsi particolarmente intensa perché<br />

il Signore si faccia presente in mezzo a noi, accompagni<br />

i nostri cammini e ci dia la forza di<br />

raggiungere i confini della terra.<br />

È per me motivo di grande gioia poter vivere<br />

con voi questa Veglia a conclusione del cammino<br />

triennale dell’Agorà dei giovani italiani.<br />

Attraverso un percorso formativo sia nell’ordinarietà<br />

della vostra vita sia attraverso alcune<br />

tappe importanti vi siete messi in ascolto della<br />

Parola di Dio e del vostro vissuto, così come di<br />

quello di molti vostri coetanei.<br />

Avete accolto l’annuncio della buona notizia<br />

della fede, l’avete condivisa nei vostri gruppi<br />

e nelle vostre comunità, vi siete fatti testimoni<br />

verso i vostri amici e le persone incontrate quotidianamente.<br />

In questo <strong>anno</strong> poi avete meditato sulla missione<br />

che il Signore risorto affida a ogni discepolo<br />

del Vangelo: quella di raggiungere i confini<br />

della terra. So che nel cuore di molti di voi sono<br />

tutt’ora impressi in modo indelebile gli eventi di<br />

Loreto e di Sydney. Sono sicuro che l’incontro<br />

con il Santo Padre e con tanti giovani italiani e<br />

di tutto il mondo ha dato un entusiasmo nuovo<br />

alla vostra vita spirituale ed un nuovo slancio<br />

per essere nella società d’oggi una presenza<br />

davvero significativa. Vi auguro di far tesoro di<br />

questo cammino così che possa continuare a<br />

sostenervi giorno dopo giorno.<br />

Un altro motivo rende più viva la mia gioia questa<br />

sera: attorno a Maria, come i discepoli riuniti<br />

nel cenacolo in attesa dell’effusione dello<br />

Spirito santo, ci siete voi, carissimi giovani, che<br />

provenite da tutte le diocesi della nostra regione.<br />

È davvero importante la vostra presenza,<br />

perchè è un segno di speranza per la Lombardia.<br />

Guardandovi, tutti dovrebbero riconoscere<br />

che nella nostra terra ci sono tanti giovani che<br />

crescono coltivando le domande decisive sul<br />

senso della vita e sul loro<br />

futuro, che custodiscono il dono della fede e i<br />

valori alti ed esigenti del Vangelo, e sono, per<br />

la nostra società, una presenza responsabile,<br />

seria e impegnata. Ma è anche bello pensare<br />

che ciascuno di voi proviene da comunità cristiane<br />

diverse, anche molto lontane, portando<br />

ciascuno la propria storia e la propria tradizione<br />

e insieme condividendo il cammino e le esperienze<br />

fatte nell’avventura di diventare cristiani.<br />

Sì, ci sono le diversità, ma c’è qualcosa che<br />

tutti – nella fede e nella preghiera - abbiamo<br />

in comune: è il desiderio di capire cosa significhi<br />

per ciascuno di noi quell’ultima parola che<br />

Gesù ha consegnato ai suoi apostoli prima di<br />

ascendere al cielo e che l’evangelista Luca ci<br />

riporta nel libro degli Atti degli Apostoli:<br />

“Riceverete la forza dallo Spirito santo che<br />

scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a<br />

Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria<br />

e fino ai confini della terra” (1,8).<br />

Proprio questa è stata la parola che ha accompagnato<br />

il triennio dell’Agorà e che ora, nella<br />

nostra riflessione, vogliamo indagare andando<br />

alla ricerca del “perché” Gesù ci ha destinato<br />

fino ai confini della terra e del “come” è possibile<br />

oggi, per un giovane, mettere in pratica<br />

un comando così affascinante ma insieme così<br />

impegnativo.


Il <strong>Redone</strong><br />

I. “PERCHÉ” FINO AI CONFINI DELLA<br />

TERRA?<br />

La domanda non è scontata. I confini della terra,<br />

infatti, sono una meta lontana, molto<br />

lontana, che ci obbliga ad avventurarci in un<br />

viaggio all’apparenza più grande non solo delle<br />

nostre forze ma dei nostri stessi sogni.<br />

Ci chiede di uscire da noi stessi e confrontarci<br />

con le sfide del mondo. Ci spinge ad allargare<br />

le prospettive della nostra intelligenza per misurarci<br />

con altri criteri di vita. Ma dobbiamo subito<br />

rilevare che molte sono le incognite di questa<br />

avventura e molti gli elementi di incertezza.<br />

So bene che oggi un giovane fa già molta fatica<br />

a prendersi cura di se stesso. So che non<br />

è facile soddisfare alla domanda sul senso e<br />

sul destino della propria vita e non è facile andare<br />

oltre un generale senso di insicurezza e<br />

precarietà, negli affetti, nello studio, nel lavoro,<br />

nel progettare il domani. Il rischio più grande<br />

è quello di concentrare tutte le proprie energie<br />

sul presente, facendo in modo che sia il più sereno<br />

possibile. Sento dire spesso dai giovani:<br />

“L’importante è che io stia bene oggi, il futuro<br />

è lontano. Sono ancora giovane per pensare<br />

al mio domani. C’è tempo”. È la ricerca di un<br />

bene istantaneo e privato. E così, mentre da<br />

una parte i giovani oggi abitano il mondo, in<br />

modo virtuale attraverso internet e in modo reale<br />

attraverso le molteplici opportunità di viaggi<br />

di lavoro, di studio e di svago, dall’altra sono<br />

estranei al mondo perché le proprie energie e<br />

le proprie preoccupazioni sono ripiegate su se<br />

stessi.<br />

Come cristiani sappiamo di avere bisogno della<br />

forza dello Spirito santo, e la chiediamo –<br />

anche – nella nostra preghiera; ma poi ci sem-<br />

- 28 -<br />

bra che questa forza debba servire soltanto<br />

per noi. Gesù, invece, ci dice in modo chiaro,<br />

inequivocabile che questa forza serve per raggiungere<br />

i confini della terra e non per altro. Sì,<br />

cari amici, questo è il vostro compito, questo il<br />

vostro domani! Non arrendetevi di fronte a questa<br />

avventura. Coltivate desideri grandi e non<br />

fermatevi prima.<br />

Manifestare la bellezza della fede<br />

Gesù ci affida la missione di essere suoi testimoni<br />

fino ai confini della terra perché la bellezza<br />

della fede in lui si manifesti e accenda<br />

la contemplazione nel cuore di tutti gli uomini.<br />

La bellezza non può restare nascosta, non può<br />

rimanere imprigionata.<br />

È questo il miracolo della creazione e della<br />

Pentecoste. Ciascuno di noi è unico ma, nello<br />

stesso tempo, ciascuno di noi è destinato alla<br />

comunione. Siamo un abbraccio vivente di singolarità<br />

e di universalità. Siamo una sintesi indissociabile<br />

di identità e di comunione:<br />

queste, infatti, sono realtà inseparabili e complementari.<br />

Nessuno può pensarsi senza la relazione con<br />

l’altro e nessuno può pensarsi confuso negli altri.<br />

Fin dall’inizio del mondo lo abbiamo ascoltato<br />

nel racconto biblico della Genesi (1,1-29)<br />

- la vita ha preso forma nella ricchezza della<br />

sua molteplicità attraverso un atto di separazione.<br />

Senza diversità non ci sarebbe la vita e<br />

la storia, ma questa diversità ha la sua origine<br />

nell’unità di Dio.<br />

Questa è la bellezza del mistero che dobbiamo<br />

custodire e testimoniare. Vi chiedo allora: siate<br />

consapevoli della preziosità di ciascuno di voi,<br />

nonostante le fragilità e le paure, e siate consapevoli<br />

anche della preziosità di ogni fratello<br />

che abita la terra, nonostante le differenze e le<br />

distanze. Sappiate, ogni giorno, stupirvi della<br />

bellezza della fede.<br />

Un pensatore russo – Vladimir S. Solov’ev -,<br />

vissuto nella seconda metà del XIX secolo, diceva<br />

che una realtà isolata è brutta, ma diventa<br />

bella quando comincia a far trasparire una realtà<br />

superiore. E spiegava con l’esempio del diamante.<br />

Nella sua composizione chimica il diamante<br />

è identico al carbon fossile, ma mentre<br />

il carbone assorbe la luce il diamante la riflette<br />

e la diffonde. La bellezza del diamante non è<br />

una proprietà della sua materia, perché essa è<br />

identica a quella di un brutto pezzo di carbone,<br />

ma non dipende nemmeno soltanto dai giochi<br />

della luce, perché la stessa luce nel carbone<br />

non produce alcun effetto bello. La bellezza del<br />

diamante, così scrive, “dipende evidentemente<br />

dal fatto che in esso né la materia oscura né<br />

il principio luminoso prevalgono unilateralmente,<br />

ma si compenetrano invece a vicenda in un<br />

certo equilibrio ideale”.1<br />

Carissimi giovani, voi siete questo diamante<br />

che, nonostante alcune oscurità, può riflettere<br />

nel mondo la luce della fede. Non rassegnatevi<br />

mai ad essere carbone, non assorbite gelosamente<br />

la luce ricevuta trattenendola per voi<br />

senza farne dono agli altri. La bellezza da cercare<br />

e da manifestare è nascosta nell’incontro<br />

tra il diamante e i raggi della luce, ossia tra la<br />

vostra storia e quella di Dio.<br />

Raccontare la gioia del Vangelo<br />

Gesù ci affida la missione di essere suoi testimoni<br />

fino ai confini della terra, perché la gioia<br />

del Vangelo possa raggiungere la vita di ogni<br />

uomo. La gioia non può non essere condivisa.<br />

Lo sapete bene anche voi: quando vivete<br />

un’esperienza che vi riempie di entusiasmo,<br />

quando un vostro progetto si realizza, quando<br />

riuscite a fare qualcosa che avete voluto tenacemente,<br />

e siete felici, non è forse vero che<br />

non vedete l’ora di raccontarlo agli altri?<br />

La gioia è contagiosa. Così Gesù ci chiede di<br />

raggiungere i confini della terra, non per conquistarli,<br />

non per farli nostri, ma per condividere<br />

con tutti la gioia che abbiamo ricevuto.<br />

Inoltre il fondamento della gioia del cristiano<br />

non è fragile, e dunque la sua gioia non è ef-<br />

- 29 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

fimera né passeggera. Immagino che, a volte,<br />

voi giovani rischiate di rassegnarvi ad una felicità<br />

che non dura; che vi accontentiate di istanti<br />

di serenità e di gioie strappate alle inquietudini.<br />

Penso anche a molti vostri coetanei che cercano<br />

la gioia nelle diverse forme della trasgressione,<br />

scontrandosi poi con tante illusioni e<br />

delusioni.<br />

La strada che Gesù vi propone, invece, per essere<br />

davvero felici è la strada di un amore gratuito<br />

e libero, che si fonda sul fatto che tutti gli<br />

uomini sono figli dello stesso Padre.<br />

Gesù, nella sinagoga di Nazaret, annuncia che<br />

lo Spirito di Dio è su di lui e che è stato<br />

mandato a portare un annuncio di gioia e di libertà,<br />

di uguaglianza e di solidarietà. Anche il<br />

povero, l’emarginato, chi è considerato ultimo<br />

tra gli uomini è figlio amato e libero (cfr Luca<br />

4, 14ss). E’ nella Pasqua di Gesù che questa<br />

rivelazione ha il suo compimento.<br />

Carissimi giovani, il mondo intero è alla ricerca<br />

di questa gioia. Ne ha un bisogno estremo.<br />

Abbiate la capacità di riconoscere questo bisogno<br />

e sentitevi responsabili per questa gioia.<br />

Lo Spirito che scende su di voi ha la forza di<br />

rendervi, come Gesù, portatori<br />

di un lieto messaggio per tutti gli uomini, senza<br />

distinzioni e discriminazioni.<br />

L’annuncio della Pasqua e il miracolo della<br />

Pentecoste rivelano che la gioia del Vangelo e<br />

la bellezza della fede non possono che avere<br />

un respiro universale. Abbiate anche voi il coraggio<br />

di questo respiro. Non siate indifferenti<br />

di fronte alle domande e alla povertà di ogni<br />

uomo. Lasciatevi scomodare dalla sete di gioia<br />

dell’umanità. Lasciatevi mettere in discussione<br />

dal mondo, e mettete in gioco le vostre energie<br />

migliori. Potete e dovete osare di più! Abbiate,<br />

dunque, il coraggio<br />

di rischiare. Raggiungere i confini della terra,<br />

nel segno della bellezza della fede e della gioia<br />

del Vangelo, è un’avventura straordinaria che<br />

realizza in pienezza le vostre più profonde attese,<br />

la vostra stessa esistenza.<br />

Desidero per questo ripetere – e riascoltare con<br />

voi - le parole che il Santo Padre Benedetto XVI<br />

vi ha rivolto nella veglia di Loreto: “Ciascuno di<br />

voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi


Il <strong>Redone</strong><br />

cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver<br />

paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti<br />

di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle<br />

difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera<br />

che possiate realizzare ogni vostro più nobile<br />

ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile<br />

per chi si fida di Dio e si affida a Dio.<br />

Guardate alla giovane Maria!”.<br />

II. “COME” É POSSIBILE RAGGIUNGERE I<br />

CONFINI DELLA TERRA?<br />

Il compito che Gesù affida ai suoi discepoli è<br />

veramente impegnativo ed esigente.<br />

Spesso non ci sentiamo all’altezza.<br />

A volte sembrano prevalere i nostri lati oscuri e<br />

ci sentiamo più come il carbone che non come<br />

il diamante.<br />

Ci chiediamo allora: come deve essere la presenza<br />

del cristiano nel mondo? In quale modo<br />

il cristiano può raggiungere i confini della terra<br />

senza essere un conquistatore o un colonizzatore?<br />

Come la Chiesa e il discepolo del Signore<br />

si devono proporre al mondo?<br />

Uno stile evangelico<br />

La preoccupazione del cristiano non è quella<br />

di apparire. Oggi questo obiettivo sembra alimentare<br />

attese e sogni di molti giovani. Sembra<br />

che alcuni arrivino ad affermare addirittura:<br />

“Appaio, quindi sono”. È la ricerca di una visibilità<br />

superficiale, di un successo facile, di una<br />

notorietà finta. Spesso nasconde addirittura un<br />

vuoto sconcertante.<br />

No, non è questo il modo cristiano di mostrarsi<br />

al mondo! Il mio modo di essere nel mondo<br />

è lo stesso di quello del Cristo crocifisso: una<br />

consegna incondizionata a Dio e agli uomini,<br />

per il bene di tutti. Fino al dono totale di sé. San<br />

Giovanni ci ricorda che Gesù, “avendo amato i<br />

suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”<br />

(Giovanni 13, 1).<br />

Cari giovani, come Gesù, sappiate amare fino<br />

alla fine. Non fermatevi prima!<br />

Per questo motivo vi dico: siate nel mondo una<br />

presenza profetica. Costruite una società diversa,<br />

nella quale la giustizia, l’uguaglianza, la<br />

libertà vera, la solidarietà e la sobrietà, il dialogo<br />

sincero, la pace non siano parole utopiche,<br />

o sogni per gente illusa, ma siano la meta reale<br />

da raggiungere.<br />

- 30 -<br />

Per questo cominciate dalla vostra quotidianità.<br />

Il vostro modo di studiare e di lavorare non sia<br />

finalizzato solo ai voi stessi: al vostro successo,<br />

al vostro guadagno, alla vostra carriera. In<br />

tutto quello che fate coltivate una passione per<br />

il mondo. Studiate e lavorate anche per il bene<br />

degli altri, anche di quegli uomini e di quelle<br />

donne che non conoscete, anche di quei poveri<br />

e di quei lontani che forse non incontrerete mai.<br />

Il mondo ha ed avrà bisogno della vostra intelligenza<br />

e del vostro cuore, della vostra cultura e<br />

della vostra professionalità.<br />

Il vostro modo di amare, di costruire le relazioni,<br />

le vostre emozioni e i vostri affetti non servano<br />

semplicemente a riempire un vuoto o a<br />

colmare la paura della solitudine. Siano invece<br />

l’esercizio concreto per riconoscere la bellezza<br />

di ogni fratello e per diffondere un amore autentico.<br />

Anche nella Chiesa siate una presenza autenticamente<br />

critica. Le vostre domande, le vostre<br />

inquietudini e il vostro futuro continuino a suscitare<br />

una testimonianza coerente e un accompagnamento<br />

vero. Chiedete alla Chiesa di non<br />

rinunciare alla sua missione e di starvi accanto,<br />

come Madre e Maestra, nel vostro cammino.<br />

La prima comunità cristiana, nata dalla Pentecoste,<br />

ci dicono gli Atti degli Apostoli, “godeva<br />

della stima di tutto il popolo” (2,47). La stima<br />

non è il consenso! Costruiamo insieme una<br />

Chiesa che mostri al mondo il suo desiderio<br />

di essere al servizio dell’uomo e l’impegno di<br />

camminare accanto a ciascuno. Nonostante le<br />

diversità di idee e di culture, di sensibilità e di<br />

stili. Non comunità che<br />

si chiudono preoccupate di difendersi o che<br />

percorrono la strada del successo e del potere.<br />

Ma che mostrano un volto compassionevole,<br />

attento, solidale con ogni uomo. Come quello<br />

di Gesù e secondo la misura del suo cuore!<br />

In un orizzonte vicino<br />

I confini della terra non sono poi così lontani.<br />

Oggi, infatti, è più facile comunicare, viaggiare,<br />

incontrare uomini e culture diverse.<br />

Questa è una risorsa che fino a qualche decennio<br />

fa era impensabile. Ma le occasioni per<br />

vivere<br />

insieme, tra culture ed etnie diverse, oggi sono<br />

molte anche nelle nostre città e nella nostra<br />

regione. Questa è una grazia, non una minaccia.<br />

Questa è un’opportunità per imparare davvero<br />

che cosa sia la fraternità universale. Non<br />

è ragione della paura ma della speranza.<br />

Dobbiamo esserne coscienti. Allora diventa<br />

importante non fuggire dal mondo per nascondersi<br />

nel privato delle nostre piccole sicurezze<br />

o per appartarci nelle nostre comode case.<br />

Occorre stare nel mondo, incarnandosi dentro<br />

le sue vicende, le sue domande, le sue sfide.<br />

Occorre coltivare il desiderio di conoscere e<br />

stimare le altre culture, per superare sospetti<br />

e diffidenze. Per questo diventa necessario<br />

coltivare una coscienza matura della propria<br />

identità cristiana, che non smarrisce la propria<br />

memoria e le proprie radici, ma che nello stesso<br />

tempo sa guardare in avanti e quindi non<br />

rifiuta l’incontro con la diversità dell’altro, in una<br />

relazione feconda e promettente per l’intera<br />

umanità. La strada per dare forma a questa coscienza<br />

è quella del dialogo.<br />

Occorre credere nella sua possibilità e nella<br />

sua forza. Bisogna volerlo e costruirlo con intelligenza<br />

e pazienza, senza scoraggiarci delle<br />

difficoltà e delle resistenze. Siate giovani ca-<br />

- 31 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

paci di dialogare con tutti e dal vostro dialogo<br />

maturi una società nuova e più serena, nella<br />

convivenza delle culture e delle religioni. Altrimenti<br />

non potrà esserci un futuro per questa<br />

nostra amata terra.<br />

Come pellegrini verso i confini della terra<br />

Il nostro modo di andare sia quello del pellegrino<br />

che percorre i sentieri della terra portando<br />

con sé soltanto l’essenziale, avendo nel cuore<br />

una mèta precisa, sostenuto dalla preghiera<br />

e dal cammino dei compagni di strada. Oserei<br />

anche un’immagine più azzardata. Tutti noi<br />

abbiamo negli occhi le carovane e le barche di<br />

migliaia di profughi che lasciano la loro terra<br />

di povertà e di guerra per cercare un nuovo<br />

approdo di vita. Abbiamo negli occhi la loro tenacia<br />

e i loro sogni.<br />

Ecco, carissimi giovani, questa sera prego lo<br />

Spirito della Pentecoste perché in tutti voi ci<br />

siano la stessa speranza forte, lo stesso indomito<br />

coraggio nel mettersi in viaggio, nell’affidarsi<br />

alle acque del mare e nel rischiare.<br />

Portate con voi, come loro, la memoria e la nostalgia<br />

della vostra storia, ma cercate di costruire<br />

il vostro futuro e i vostri sogni, navigando<br />

verso nuovi porti.<br />

Concludo ricordandovi ancora le parole del<br />

Santo Padre nella veglia della Giornata Mondiale<br />

della Gioventù di Sydney: “Alla fine, la vita<br />

non è semplicemente accumulare, ed è ben<br />

più che avere successo. Essere veramente vivi<br />

è essere trasformati dal di dentro, essere aperti<br />

alla forza dell’amore di Dio. Accogliendo la<br />

potenza dello Spirito Santo, anche voi potete<br />

trasformare le vostre famiglie, le comunità, le<br />

nazioni. Liberate i doni dello Spirito che avete<br />

ricevuto!”.<br />

E la Madonna della fonte e dei miracoli, che<br />

da secoli qui viene invocata da migliaia e migliaia<br />

di devoti dal cuore gonfio di pene e di<br />

speranze, possa dissetare le vostre attese e<br />

accompagnare il cammino vostro e quello della<br />

Chiesa intera.<br />

† Dionigi card.Tettamanzi<br />

Arcivescovo di Milano


Il <strong>Redone</strong><br />

Follest: Poker Face<br />

La vita è un azzardo,<br />

GIOCALA!!!<br />

Gli adolescenti sono un po’<br />

così: nomadi e viandanti,<br />

cercatori di stelle.<br />

C’è chi è studente e in<br />

estate è in vacanza, “non<br />

sa cosa fare”, c’è chi lavora<br />

e aspetta le ferie, quelle<br />

che poi passano troppo in<br />

fretta, ma tutti camminano,<br />

viaggiano, cercano.<br />

Li trovi per strada, in piazza:<br />

sono un po’ la loro casa, non s<strong>anno</strong> cosa<br />

fare, ma non vogliono cose troppo programmate;<br />

guai a incastrarli in calendari e orari rigidi,<br />

pieni, calcolati dall’alto. Proprio d’estate vorrebbero<br />

autogestirsi, poter decidere e scegliere.<br />

H<strong>anno</strong> bisogno di un punto di riferimento,<br />

di un luogo dove trovarsi, stare insieme, tirar<br />

notte, vedere lui, guardare lei, girare e divertirsi,<br />

“far prove di trasgressione” ed anche impegnarsi.<br />

Sono i ragazzi del Follest, folli notti di<br />

divertimento e impegno, ma che non vivono o<br />

cercano durante l’<strong>anno</strong>.<br />

Quest’<strong>anno</strong> il tema folle è Poker Face<br />

Avete mai sentito l’espressione<br />

“Faccia da poker” o detto in inglese<br />

“Poker Face” ? Ultimamente è una<br />

frase che si usa spesso, per molti<br />

non ha significato, ma in realtà ha<br />

un senso ben preciso, usato anche<br />

come metafora su vari argomenti.<br />

Quando qualcuno vi dice che avete<br />

la “Faccia da Poker”, vuol dire<br />

che siete persone abili e impenetrabili,<br />

e quindi è difficile cogliere in<br />

voi emozioni, stati d’animo e tanto<br />

altro. Un giocatore di poker deve<br />

sempre stare attento a non dare<br />

troppe informazioni del suo umore<br />

- 32 -<br />

mentre gioca una partita, altrimenti gli avversari<br />

capir<strong>anno</strong>, dal loro nervosismo o tranquillità,<br />

che tipo di carte potrebbe avere o che gioco<br />

stia svolgendo. Quindi, questa espressione potrebbe<br />

essere un complimento in alcuni casi e<br />

un atteggiamento negativo in altre situazioni.<br />

Noi abbiamo voluto sottolineare, attraverso la<br />

metafora del gioco,che la vità è un AZZARDO<br />

(è impegnativo scommettere sulla vita e con la<br />

vita) e quindi va giocata.<br />

Sera dopo sera i ragazzi si sono affrontati in<br />

giochi, abilità di disegno con i madonnari, serata<br />

disturbata dal maltempo, uscita in tenda,<br />

cena con karaoke, un momento attorno al fuoco<br />

contemplando le stelle, tutto condito con<br />

della buona musica e la voglia di ridere e dire<br />

ci sono anche io.<br />

Queste sono le folli notti che l’Oratorio propone<br />

per loro<br />

Gli adolescenti ci sono, si f<strong>anno</strong> sentire, chiedono<br />

esigono, propongono, a volte si f<strong>anno</strong> tirare,<br />

ma val la pena scommettere con loro e su<br />

di loro….sono cercatori di stelle!!!<br />

Nasinsù. Tutti fermi a<br />

guardare il cielo, per scorgervi stelle, scintille<br />

di luce, segreti e misteri. E, al di sopra di tutto,<br />

Colui che ne è l’autore. Il Grest di quest’<strong>anno</strong> si<br />

concentra sul tema del cielo. In corrispondenza<br />

dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato<br />

dall’ONU, anche le nostre Diocesi e più in<br />

particolare la nostra <strong>Parrocchia</strong>, in questo tempo<br />

estivo, sarà invitata a passare le loro settimane…<br />

con il naso all’insù, alla scoperta del Mistero<br />

racchiuso in quel “fazzoletto azzurro” che ci<br />

sovrasta e ci abbraccia.<br />

Si starà con il naso in aria capaci di lasciarsi stupire<br />

dalla meraviglia di ciò che è semplicemente<br />

infinito e proprio per questo non finisce mai di<br />

sorprendere.<br />

Nasinsù. Perché anche a noi come ad Abramo<br />

in questa estate è rivolto un invito: “Guarda il<br />

cielo e conta le stelle”. La storia della salvezza<br />

inizia dal cielo! Dio poteva inventare un inizio<br />

più solenne, più potente, più a suon di tromba<br />

e coreografia. No. Ha scelto di indicare ad Abramo<br />

il cielo: là, il punto di partenza e di arrivo di<br />

ogni uomo. E là dare un occhio alle stelle: cento,<br />

mille, milioni, miliardi di stelle per dire che dove<br />

arriva Dio non si conta la fine.<br />

C’è solo splendore, solo incanto, solo bellezza.<br />

E così Abramo si fida. E parte. Non sa nemmeno<br />

lui alla ricerca di che cosa. Ma si fida. Il riferimento<br />

alla promessa fatta da Dio ad Abramo ricorda<br />

che anche per i nostri ragazzi questi mesi<br />

- 33 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Nasinsu:<br />

guarda il cielo e conta le stelle<br />

Grest <strong>2009</strong><br />

estivi sar<strong>anno</strong> un tempo di benedizione, di promesse<br />

accolte e realizzate, di stelle cadenti cui<br />

affidare i piccoli-grandi desideri di ogni cuore.<br />

Ogni giorno di Grest sarà l’occasione per imparare<br />

ad alzare lo sguardo, a contemplare la vita<br />

da un altro punto di vista, a vivere l’accoglienza<br />

dell’imprevedibile come un dono di fronte a cui<br />

semplicemente elevare il nostro inno di gioia.<br />

Proprio come è successo a Davide che canta:<br />

“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la<br />

luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è<br />

l’uomo perché te ne ricordi?”. Guardare il cielo<br />

per ritrovare il proprio posto sulla terra; guardare<br />

il cielo per ricominciare a respirare l’infinito a cui<br />

apparteniamo; guardare il cielo per imparare a<br />

disegnare “costellazioni all’interno della propria<br />

comunità mettendosi a servizio dell’altro.<br />

All’inizio di un’altra estate calda e luminosa, le<br />

stelle, nel loro splendore, ci ridicono che il futuro<br />

sarà abbondante, pieno di speranza, perché è<br />

nel cielo, infinito ed eterno, che ne è custodita<br />

la promessa. Siamo consapevoli che l’estate è<br />

tempo privilegiato per gli adolescenti, investiti<br />

del ruolo di animatori, sar<strong>anno</strong> infatti proprio loro<br />

i primi a mettersi in viaggio verso questa straordinaria<br />

destinazione che è il cielo.<br />

Per questo si guardano gli adolescenti animatori<br />

con la follia di chi crede in loro e alla loro potenzialità<br />

di essere creatori, segni, testimoni di vita<br />

e di vita piena.<br />

La stessa vita promessa ad Abramo e che in


Il <strong>Redone</strong><br />

Gesù si realizza. La stessa vita che al Grest<br />

vuole trovare casa. Non si tratta di vedere il<br />

Grest come una parentesi, che va appena a<br />

sfiorare la proposta di catechesi annuale per gli<br />

adolescenti, rimanendo quasi un meteorite che<br />

passa e lascia tutto intatto, al contrario, è di cominciare<br />

a pensare il tempo del Grest, come un<br />

momento diverso ma non meno educativo; allegro<br />

ma non meno carico di significato pastorale<br />

e formativo. Non ci sono due cieli diversi, quello<br />

estivo e quello invernale; non ci sono due cammini<br />

diversi: quello del catechismo e quello in<br />

preparazione al Grest; non ci sono galassie diverse,<br />

quella in cui solo si approfondisce la fede<br />

e quella in cui ci si limita a divertirsi. Il cielo è<br />

- 34 -<br />

uno solo, con miliardi di stelle che chiedono di<br />

essere contate insieme. Riuscire a creare una<br />

linea immaginaria fra il cammino di catechesi e<br />

quello più concentrato sul Grest è come il fornire<br />

agli adolescenti animatori il telescopio giusto per<br />

cominciare a fissare il cielo e lasciare che la loro<br />

vita si colori di cielo e si profumi di stelle.<br />

Ma chi guarda dal telescopio sar<strong>anno</strong> i ragazzi,<br />

veri attori di questo Grest; immersi in un clima di<br />

giochi, attività e gite ( Piscine, Movieland, Minitalia)<br />

sar<strong>anno</strong> i punti fermi di quell’essere costellazione<br />

di un cielo che attende di essere guardato<br />

per poter essere ammirato. Quindi pronti per<br />

l’avventura e occhio a tenere il naso all’insù.<br />

2° SAN LUIGI MUSIC FESTIVAL:<br />

LA MUSICA NELLA FESTA<br />

L’idea è nata lo scorso <strong>anno</strong> quando un gruppo<br />

di amici ha deciso di organizzare un concorso<br />

aperto ai gruppi musicali emergenti della<br />

zona.<br />

Visto il successo della scorsa edizione, questi<br />

ragazzi si sono prodigati per riproporlo e su<br />

suggerimento del Don l’h<strong>anno</strong> unito alla festa<br />

dell’Oratorio. Tra disguidi e avventure alla ricerca<br />

di sponsor, dei gruppi e nella distribuzione<br />

dei manifesti (provate voi a cercare uno<br />

che ha cambiato casa da tre anni e nessuno<br />

lo sapeva…..) sono finalmente riusciti ad organizzare<br />

l’evento suddiviso in due serate eliminatorie<br />

e in una serata finale dove si sono<br />

sfidati sette gruppi valutati da una apposita<br />

giuria qualificata.<br />

Pensate che le loro avventure siano finite?<br />

Ebbene no. Alle ore 15:00 del primo giorno,<br />

mentre i ragazzi erano indaffarati nella conclusione<br />

degli ultimi preparativi, è giunta la notizia<br />

che il service audio non sarebbe potuto<br />

venire in quanto gli si era incendiato il furgone<br />

con sopra l’impianto. Comincia così la ricerca<br />

di un sostituto ma alle 17:00 arriva la tragica<br />

notizia: non c’era nessuno disponibile.<br />

Dopo una fase di scoraggiamento iniziale è<br />

partita la corsa alla ricerca delle attrezzatu-<br />

re necessarie per lo svolgimento della serata<br />

(apro una piccola parentesi per ringraziare tutti<br />

coloro che ci h<strong>anno</strong> prestato aste microfoni<br />

e materiale vario). Finalmente la prima serata<br />

inizia, con un’ora di ritardo ma si comincia….<br />

Con la preparazione psicologica maturata<br />

nella prima serata e durante la notte insonne,<br />

i nostri ragazzi affrontano anche la seconda<br />

serata….<br />

Recuperato il service audio per la serata finale,<br />

il maltempo non ha voluto che questa<br />

si disputasse, vanificando con un grande acquazzone<br />

il lavoro di una giornata.<br />

A decisione unanime dei gruppi è stato decretato<br />

il vincitore dei gruppi basandosi sulle votazioni<br />

avvenute nelle fasi eliminatorie.<br />

H<strong>anno</strong> partecipato alla competizione:<br />

• BAD LIES<br />

• BLOOD SEX & BOOSE<br />

• FROZEN CREEK<br />

• LAT<br />

• RANDIO<br />

• RIMOZIONE SFORZATA<br />

• SABBIENERE<br />

I vincitori sono stati:<br />

• 1° premio : SABBIENERE<br />

• 2° premio : LAT<br />

• Premio della critica “Memorial Carlo Piccinini”: LAT<br />

• Premio contratto “CIUM CIUM” :LAT<br />

• Premio serata “BAFALO BEER FEST”: FROZEN CREEK<br />

• Premio serata “HAPPY DAY’S”: RIMOZIONE SFORZATA<br />

Noi ragazzi vorremmo ringraziare:<br />

- 35 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

• I collaboratori dell’Oratorio che ci h<strong>anno</strong> aiutato e h<strong>anno</strong> dedicato parte del loro tempo<br />

anche a noi;<br />

• Gli sponsor che h<strong>anno</strong> contribuito alla riuscita dell’evento sia in termini economici che<br />

attraverso il prestito di attrezzature;<br />

• Le immancabili e impeccabili presentatrici Marzia e Flavia;<br />

• Gli ospiti che si sono prestati per arricchire le serate;<br />

• La giuria qualificata che ha valutato l’esibizione dei vari gruppi;<br />

• Il fonico Marco che ha vissuto con noi parte dell’avventura e non ci ha lasciati in alto mare;<br />

• E ultimo ma più importante il Don che ha creduto nella nostra idea e ci ha aiutato a farla<br />

crescere così come crede nei giovani dell’Oratorio e aspetta da loro nuove proposte.<br />

P.S.<br />

Stiamo già pensando all’edizione del prossimo <strong>anno</strong> per cui chi ha suggerimenti o volesse collaborare con noi si<br />

faccia avanti ….… saremo lieti di ascoltare i vostri consigli al fine di migliorare la manifestazione e farla crescere.<br />

Manuel e Michele


Il <strong>Redone</strong><br />

Samuel Johnson<br />

“Dove non ci sono speranze non ci sono<br />

nemmeno tentativi”Samuel Johnson<br />

…noi abbiamo sperato, abbiamo tentato…<br />

e ce l’abbiamo fatta!!!<br />

Domenica 28 Giugno i giovani del nostro Oratorio<br />

h<strong>anno</strong> messo in scena una divertente<br />

commedia in tre atti dal titolo “ San Luigi Films”,<br />

decretando così la rinascita del gruppo teatro,<br />

gruppo che esisteva anni fa ed era formato per<br />

lo più da bambini e adolescenti.<br />

Tempo fa mi è stato richiesto di ricostruire questa<br />

realtà, caduta nel dimenticatoio per vari motivi,<br />

e la sollecitazione è partita questa volta dai<br />

giovani desiderosi di impegnarsi in qualcosa di<br />

concreto e piacevole, con la voglia di mettersi e<br />

la voglia di misurare le proprie capacità. La sfida<br />

per me è stata duplice: da un lato dovevo rispolverare<br />

qualcosa che avevo accantonato da<br />

tempo, dall’altra mi sarei trovato davanti dei giovani,<br />

alcuni dei quali avevo seguito da bambini<br />

come piccoli attori ed ora me li ritrovavo davanti<br />

cresciuti, con i loro problemi, le loro aspettative,<br />

e magari un senso critico più spiccato nei miei<br />

confronti. Non sapevo se sarei stato all’altezza,<br />

se sarei riuscito a farmi accettare…<br />

Messe da parte le titubanze iniziali l’avventura è<br />

partita e i miei timori si sono rivelati ben presto<br />

infondati.<br />

Lavorare con i giovani, guidarli nella preparazione<br />

è stata un’esperienza costruttiva, gratificante<br />

e assolutamente divertente; ne sono uscito arricchito<br />

ed entusiasmato dalla loro esuberanza,<br />

fantasia, voglia di vivere, di far sentire che ci<br />

sono anche loro e di dimostrare che s<strong>anno</strong> adoperare<br />

le loro risorse e potenzialità mettendole a<br />

frutto per realtà positive al di la di chi ritiene che i<br />

giovani siano svogliati e senza valori.<br />

Le difficoltà sono state tante; i ragazzi h<strong>anno</strong> dovuto<br />

districarsi fra impegni scolastici, sportivi ed<br />

altro; alcuni se ne sono andati, altri se ne sono<br />

aggiunti.<br />

Inoltre abbiamo dovuto accantonare un progetto<br />

perseguito per più di un <strong>anno</strong>, quello forse ambizioso<br />

di realizzare un musical che era interamente<br />

pronto nella sua parte recitata ma vedeva<br />

San Luigi Films<br />

- 36 -<br />

scarseggiare i ballerini, quindi questa idea è stata<br />

temporaneamente messa da parte.<br />

Abbiamo concentrato gli sforzi per preparare una<br />

piacevole commedia che ha avuto, mi sembra di<br />

poter dire, una buona riuscita.<br />

Sono rimasto sorpreso nel vedere come i ragazzi,<br />

alcuni dei quali giovanissimi, si siano calati<br />

perfettamente e brillantemente nei ruoli più<br />

disparati, dimostrano capacità e scioltezza inaspettate.<br />

Dopo questa divertente esperienza c<br />

è rimasta una gran voglia di continuare la strada<br />

intrapresa, tanto che stiamo già pensando a<br />

qualcosa da proporre nei prossimi mesi.<br />

Concludendo voglio dire grazie a questi ragazzi<br />

perché è molto più quello che ho ricevuto di quello<br />

che ho dato e la speranza che ho riposto in<br />

loro è stata abbondantemente ripagata… spesso<br />

i giovani non chiedono che di trovare qualcuno<br />

che creda in loro…<br />

“Ama la vita con tutta la gratitudine che puoi,<br />

ama la vita e non sfuggire alle sua sfide.<br />

Cerca di vivere al di sopra delle tue capacità,<br />

sono più grandi di quello che pensavi”<br />

Giorgio<br />

A PROPOSITO DI PRIMA CONFESSIONE ...<br />

Il 7 giugno, i bambini del gruppo” Cafarnao”<br />

( 3a elementare) h<strong>anno</strong> incontrato Gesù, per<br />

la prima volta, nel sacramento della Riconci-<br />

1iazione. La celebrazione, alla quale h<strong>anno</strong><br />

partecipato anche i genitori, .è stata vissuta<br />

dai bambini molto serenamente nonostante<br />

la vivacità e l’ansia dei giorni precedenti. La<br />

cosa certa, per noi catechisti che li abbiamo<br />

accompagnati nel cammino di preparazione,<br />

era il desiderio di ognuno di loro di non mancare<br />

a questo appuntamento.<br />

Nell’ultimo periodo si sono impegnati maggiormente<br />

e ce lo dimostravano, prima con<br />

la costante presenza al catechismo, ma soprattutto<br />

con la loro voglia di capire, di comprendere,<br />

che cosa Dio Padre, nostro e di tutti<br />

desidera da ciascuno di noi. I bambini h<strong>anno</strong><br />

una religiosità naturale; per loro è facile e<br />

spontaneo credere, fidarsi e affidarsi ... ma<br />

sono talmente pieni di argento vivo cha s<strong>anno</strong><br />

dare la loro attenzione per poco tempo alla<br />

volta. Il cammino non è sempre stato facile<br />

anche per noi adulti, catechisti e genitori; in<br />

particolare a questi ultimi, con il nuovo model-<br />

Iniziato cinque anni fa, un po’ in sordina, ad<br />

opera di giocatori e allenatori della squadra<br />

del CSI Gottolengo 2000, è ormai giunto alla<br />

quinta edizione il Torneo Notturno di calcio a<br />

sei “Trofeo San Luigi”.<br />

- 37 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

lo di iniziazione<br />

cristiana, è stata chiesta la disponibilità a fare<br />

loro stessi un cammino di fede, partecipando<br />

anche ad appositi incontri di evangelizzazione.<br />

Gli scoraggiamenti giungevano puntuali ogni<br />

volta che non trovavamo risposte adeguate<br />

alle nostre aspettative, quando nonostante<br />

l’impegno ci sembrava mancassero i risultati…<br />

Ma è stato proprio in questi momenti che<br />

il Signore, attraverso i “nostri bambini”, ci ha<br />

riempito di “meraviglia” e ci ha ricordato che<br />

Lui è già presente nei loro cuori.<br />

Perciò lasciamoci guidare con fiducia, lasciamo<br />

che Dio Padre prenda la nostra mano.<br />

A volte perdiamo di vista il suo volto, ma la<br />

sua mano ci è accanto e la sentiamo nelle<br />

mani di tanti amici, fratelli, compagni, familiari<br />

che ci aiutano a crescere nella vita e nella<br />

fede. La fede, del resto, è avere la certezza<br />

interiore che la “sua mano” ci sta accanto in<br />

ogni momento.<br />

I catechisti<br />

5° Torneo Notturno di Calcio<br />

Trofeo San Luigi Memorial Andrea Redana<br />

La partecipazione delle squadre, ma anche<br />

del pubblico spettatore, è via via sempre più<br />

aumentato.<br />

Spirito di squadra, voglia di stare assieme<br />

senza dover essere campioni, sono il punto<br />

forte di questo torneo; non mancano certo<br />

incomprensioni e qualche scatto non troppo<br />

sportivo, ma fuori dal campo tutti si ritorna ad<br />

essere amici.<br />

Qualcuno torna in oratorio solo per l’occasione<br />

delle partite, è questa un occasione per vedere<br />

che il terreno non cambia ma i giocatori<br />

si, anche se di un’altra squadra si tratta.<br />

Da quest’<strong>anno</strong> la competizione assume il titolo<br />

di “Memorial Andrea Redana” uno dei ragaz-


Il <strong>Redone</strong><br />

zi dell’Oratorio scomparso lo scorso <strong>anno</strong> in<br />

un tragico incidente; sportivo, ma soprattutto<br />

sempre presente quando si apriva il cancello<br />

del campo.<br />

Questa quinta edizione, la cui finale si prevede<br />

per il 24 Luglio, vede la partecipazione<br />

di ben 20 squadre: Gottolengo, Leno, Castel-<br />

- 38 -<br />

letto, Pavone, Pralboino, Gambara sono alcuni<br />

dei paesi da cui vengono le formazioni<br />

calcistiche.<br />

Grazie a Dio non ci sono per ora gravi infortuni<br />

E’ stata secondo noi una bella esperienza di<br />

sport, amicizia, di Oratorio in festa.<br />

Vogliamo ringraziare ciascun giocatore per<br />

l’impegno che ci ha messo; siamo a volte rimasti<br />

stupiti della determinazione che si è vista sul<br />

campo. Vogliamo ringraziare chi ha organizzato,<br />

perchè era il primo <strong>anno</strong> e non era facile.<br />

Vogliamo ringraziare gli arbitri, i guardalinee,<br />

i raccattapalle (volenterosissimi!). Vogliamo<br />

ringraziare quelli del bar che h<strong>anno</strong><br />

fatto gli straordinari. Vogliamo ringraziare la<br />

<strong>Parrocchia</strong>, l’Oratorio, e tutti quelli che, pur<br />

non avendo fisicamente lavorato, h<strong>anno</strong> permesso<br />

che il torneo si svolgesse.<br />

Gli Organizzatori<br />

Carta del Fair Play<br />

• Qualunque sia il ruolo nello sport, anche quello di spettatore, mi impegno a:<br />

• Fare di ogni incontro sportivo, importa poco la posta in palio e la rilevanza dell’avvenimento,<br />

un momento privilegiato, una sorta di festa.<br />

• Conformarmi alle regole ed allo spirito dello sport praticato.<br />

• Rispettare i miei avversari come me stesso.<br />

• Accettare le decisioni degli arbitri e dei giudici sportivi, sapendo che come me, h<strong>anno</strong> diritto<br />

all’errore, ma f<strong>anno</strong> di tutto per non commetterlo.<br />

• Evitare la cattiveria e le aggressioni nei miei atti, nelle mie parole o nei miei scritti.<br />

• Non usare artifizi e inganni per ottenere il successo.<br />

• Restare degno nella vittoria, come nella sconfitta.<br />

• Aiutare ognuno, con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione.<br />

• Soccorrere ogni sportivo ferito o la cui vita e’ in pericolo.<br />

• Essere realmente un ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi qui<br />

affermati.<br />

Con questo impegno, considero di essere un vero sportivo.<br />

Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport<br />

• Diritto di divertirsi e di giocare;<br />

• Diritto di fare sport;<br />

• Diritto di beneficiare di un ambiente sano;<br />

• Diritto di essere trattato con dignità;<br />

• Diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti;<br />

• Diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi e di avere i giusti tempi di riposo;<br />

• Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo;<br />

• Diritto di partecipare a competizioni adatte alla sua età;<br />

• Diritto di praticare il suo sport in assoluta sicurezza;<br />

• Diritto di non essere un campione.<br />

Nell’Anno Paolino, indetto dal Papa Benedetto<br />

XVI per commemorare i duemila anni della<br />

nascita di San Paolo, quattro pellegrini, Angelo<br />

Facchi, Agnese Leali, Albina Puzzi e Cesare<br />

Stringhini, si sono diretti in questa regione per<br />

cercare di leggere i segni di un passaggio particolare,<br />

quello della parola di Cristo attraverso<br />

la predicazione e la testimonianza di Paolo. La<br />

storia di Paolo di Tarso (Saulo) che possiamo<br />

leggere negli Atti degli Apostoli e nelle numerose<br />

lettere da lui inviate alle nuove comunità<br />

cristiane, oltre ad insegnarci la fede religiosa<br />

e progettare le basi della teologia cristiana, ci<br />

aiuta a capire la vita quotidiana dell’uomo alla<br />

luce dell’annuncio della buona notizia: il Vangelo<br />

di Gesù Cristo.<br />

Partiti il 27 maggio di buon mattino, ci siamo diretti<br />

a Prevalle, e uniti ad un gruppo di pellegrini<br />

di questa parrocchia siamo partiti per l’aeroporto<br />

di Malpensa, destinazione Istanbul.<br />

Primo e secondo giorno Ad Istanbul (Bisanzio,<br />

Costantinopoli), giro della città in bella posizione<br />

sul Corno d’Oro e il Bosforo con visita alla<br />

basilica di Santa Sofia, capolavoro dell’arte bizantina,<br />

alla chiesa di San Salvatore in Chora<br />

che conserva preziosi mosaici, alla Moschea<br />

Blu, chiamata così per la preponderanza di<br />

questo colore derivato dalle bellissime maioliche<br />

che la ricoprono all’interno, al palazzo<br />

Topkapi (porta del c<strong>anno</strong>ne) che fu residenza<br />

dei sultani ottomani e dove è racchiuso il tesoro<br />

imperiale, al gran Bazar.<br />

Terzo e quarto giorno Partenza in traghetto<br />

per Bandirma, oltre il mar di Marmara e continuazione<br />

fino a Smirne, una delle sette chiese<br />

dell’Apocalisse (con Efeso, Pergamo, Tiàtira,<br />

Sardi, Filadelfia e Laodicea) e dove il vescovo<br />

Policarpo subì il martirio. Giunti poi a Efeso si<br />

sale sulla collina degli Usignoli dove si venera<br />

la casa della Madonna (su indicazione che<br />

VITA DEL PAESE<br />

- 39 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

SULLE ORME DI SAN PAOLO,<br />

L’APOSTOLO DELLE GENTI PELLEGRINI IN ASIA MINORE (TURCHIA)<br />

ebbe in visione una monaca agostiniana tedesca,<br />

Anna Khatarina Emmerick). Proseguendo<br />

la visita entriamo in uno dei siti archeologici più<br />

importanti del mondo che comprende la Biblioteca<br />

di Celso, il teatro, luogo in cui culminò la<br />

disputa di Paolo con i venditori di oggetti pagani,<br />

in onore di Artemide (gli argentieri), il tempio<br />

di Adriano, la basilica dell’omonimo concilio che<br />

proclamò Maria, Madre di Dio (Theotokos), la<br />

basilica di San Giovanni sulla tomba dell’Apostolo.<br />

Proseguimento per Pamukkale (Castello<br />

di cotone) e visita delle “cascate pietrificate”,<br />

bianche rupi frastagliate create dai depositi calcarei<br />

sui fianchi della collina da dove scaturisce<br />

acqua termale dalle proprietà terapeutiche, dei<br />

resti della Chiesa di San Filippo, martire nella<br />

Hierapolis romana nell’87 d.c.<br />

Quinto e sesto giorno Trasferimento attraverso<br />

la regione dei laghi per raggiungere Konya e<br />

visita al mausoleo di Mevlana (Nostro Signore)<br />

figura mistica della spiritualità mussulmana e<br />

fondatore di una confraternita islamica mistica,<br />

i Dervisci (che significa “cercatori di porte”)<br />

i quali, attraverso una danza ricca di gesti<br />

simbolici ricercano l’estasi che li avvicina a Dio<br />

ruotando a lungo su sé stessi. Sosta poi nella<br />

chiesa di San Paolo, memoria della predicazione<br />

di Paolo alla comunità cristiana di Ikonio.<br />

Nella stessa chiesa sono ricordati pure Santa<br />

Tecla e San Timoteo: Tecla, convertita all’annuncio<br />

dell’apostolo, subì persecuzioni e morì<br />

a Seleucia ed è ricordata nel Duomo di Milano<br />

il 23 settembre; Timoteo, oriundo di Listra,<br />

una delle Chiese della Galazia (con Antiochia<br />

di Pisidia, Listra, Ikonio e Derbe) fu discepolo<br />

di San Paolo che lo volle compagno di viaggio<br />

e poi vescovo a Efeso e al quale indirizzò due<br />

lettere.<br />

Settimo e ottavo giorno Giornata dedicata alla<br />

regione di Cappadocia (che può significare “Pa-


Il <strong>Redone</strong><br />

ese dei bei cavalli”) patria dei Padri Cappadoci<br />

(Basilio il Grande, Gregorio di Nissa, Gregorio<br />

di Nazianzo) posta sull’altopiano anatolico, uno<br />

degli ambienti più affascinanti della Turchia per<br />

il suo caratteristico paesaggio lunare, i villaggi<br />

trogloditi e le chiese rupestri, abitate un tempo<br />

da anacoreti che le arricchivano di affreschi. Visita<br />

del museo all’aperto della Valle di Goreme,<br />

di Zelve con la selva di giganteschi funghi rocciosi<br />

traforati di celle e cappelle, detti “camini di<br />

fata”. Si prosegue poi per la città sotterranea di<br />

Kaymakli, ben aerata, strutturata su dieci piani<br />

per una lunghezza di dieci chilometri, e dotata di<br />

tutti i servizi essenziali: cucine, magazzini, cappelle,<br />

infermeria con autonomia di alcuni mesi in<br />

caso di incursioni. Attraverso il valico montuoso<br />

delle Porte Cilicee giungiamo a Tarso, città natale<br />

di Paolo, attraversiamo il fiume Cidno (dove<br />

annegò Federico Barbarossa) e visita al “Pozzo<br />

di San Paolo” e all’Arco di Cleopatra (dove si incontrarono<br />

Antonio e Cleopatra) e continuazione<br />

per Adana. Visita personale della moschea<br />

ricca di decorazioni in stile siriano e alcune pareti<br />

maiolicate. Terminato il pellegrinaggio ritornia-<br />

- 40 -<br />

mo con volo aereo diretto a Malpensa, in Italia e<br />

quindi ognuno alle proprie case.<br />

Durante il trasferimento da una località all’altra<br />

con il pullman, abbiamo avuto modo di recitare<br />

preghiere e il Santo Rosario con la direzione<br />

spirituale di P. Lucio Abrami (Missioni della<br />

Consolata) e di celebrare la S. Messa, specialmente<br />

nelle località che ricordavano la presenza<br />

e l’opera di evangelizzazione di San Paolo,<br />

riflettendo sulla grande missione, non senza<br />

tribolazioni e sofferenze, che l’apostolo ha intrapreso<br />

per portare ai gentili il lieto annuncio.<br />

Un particolare ricordo va alle suore della chiesa<br />

di San Paolo in Konya e alle tre suore<br />

laiche(Figlie della Chiesa) della città di Tarso<br />

per saper testimoniare Cristo e la Sua chiesa<br />

in una terra dove si trovano in grandissima minoranza<br />

( a Tarso sono le uniche tre cristiane).<br />

Ricordiamole nella nostra preghiera (come da<br />

loro fraternamente richiesto) perché sappiano<br />

continuare con amore, fede e testimonianza la<br />

loro missione.<br />

Albina, Agnese, Angelo<br />

e Cesare all’entrata<br />

della casa della<br />

Madonna in Efeso.<br />

Cesare<br />

Pastorale della Carità<br />

Come annunciato nel precedente numero del <strong>Redone</strong>,<br />

proponiamo alcune riflessioni operative sulle opere di misericordia.<br />

Opere di misericordia corporale<br />

1•Dar da mangiare agli affamati<br />

NON SI ANIMA LA CARITA’<br />

MA E’ GESU’ CHE CI ANIMA<br />

- 41 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Da poco più di un <strong>anno</strong> a Gottolengo ha riaperto i battenti la Caritas, un gruppo che già era<br />

stato presente nella nostra comunità, un nodo che aderisce alla rete della Caritas diocesana<br />

bresciana.<br />

Prima di passare ad un sintetico resoconto delle attività svolte quest’<strong>anno</strong>, ci sembra doveroso<br />

spiegare, perché non sia fraintesa come una brutta copia del servizio sociale del comune:<br />

• che cos’è la Caritas;<br />

La risposta è semplice: la Caritas è un organismo pastorale al servizio della Chiesa per<br />

promuovere la testimonianza della carità di tutta la comunità cristiana, sia al suo interno<br />

che nel territorio in cui è inserita. Inoltre è uno strumento educativo con prevalente<br />

funzione pedagogica ( secondo Paolo VI ) che ha come metodo e finalità:<br />

• l’approfondimento dei fondamenti evangelici della Diaconia ( servizio ) della carità;<br />

• la collaborazione con gli organismi pastorali per una pastorale unitaria, capace di<br />

esprimere una più coerente comunione con Cristo ed i fratelli;<br />

• la rilevazione dei bisogni vecchi e nuovi;<br />

• suscitare e stimolare nuove forme di impegno;<br />

• coordinamento dei vari gruppi ed espressioni di Diaconia della carità<br />

• perché opera nell’ambito della parrocchia;<br />

• per aiutare la parrocchia stessa a vivere comunitariamente il servizio del Signore<br />

all’uomo;<br />

• per sollecitare ed educare l’intera comunità ad un approccio concreto, intelligente ed<br />

evangelico alla realtà sociale, soprattutto ai poveri;<br />

• per stimolare e sostenere risposte adeguate, lasciandoci guidare dalla carità accolta nella<br />

Parola e nei Sacramenti;<br />

• per aiutare a far diventare problema di tutti la sofferenza di ogni fratello ed a mettere al<br />

centro della vita ecclesiale i diversi volti della povertà;<br />

• per coordinare le diverse espressioni caritative della parrocchia, promuovere e proporre<br />

occasioni di impegno.<br />

Ed ora che ci siamo fatti chiarezza passiamo a commentare la nostra realtà locale, le attività<br />

svolte ed i progetti nell’immediato futuro. Ufficialmente il gruppo Caritas a Gottolengo ha riaperto<br />

la porta il 2.2.2008, con un esiguo numero di persone che man mano sono aumentate fino a<br />

raggiungere oggi le dieci unità. Dal 2.2.2008 al 31.3.<strong>2009</strong> le famiglie in carico sono 24 per un<br />

totale di 73 persone, aiutate in vario modo in base alle necessità prioritarie del momento. Gli<br />

interventi effettuati in merito a mobili e vestiario sono stati sufficienti a soddisfare i bisogni delle<br />

persone incontrate. Per quanto riguarda la distribuzione dei generi alimentari, possiamo documentare<br />

dicendo che sono stati distribuiti:


Il <strong>Redone</strong><br />

• 535 kg di pasta;<br />

• 270 litri di latte;<br />

• 150 kg di zucchero;<br />

• 40 kg di farina;<br />

• 40 litri di olio;<br />

• 30 litri di aceto;<br />

• 1500 unità di scatolame vario ( fagioli, piselli, omogeneizzati, sughi, tonno, etc. );<br />

• 300 unità di contenitori di detersivi;<br />

• 1000 euro per l’acquisto di pane, carne, gas, combustibile.<br />

Naturalmente in quest’<strong>anno</strong> ci siamo attivati per conoscere e farci conoscere dagli altri gruppi<br />

Caritas dislocati nel territorio limitrofo e dalle associazioni di volontariato gottolenghesi; inoltre<br />

abbiamo instaurato buoni rapporti di collaborazione con il Servizio sociale del nostro Comune<br />

nella figura dell’assessore e dell’assistente sociale.<br />

Attualmente abbiamo trovato una sede sufficientemente spaziosa ubicata nel salone “ San<br />

Lorenzo “, dove poter depositare il vestiario e le derrate alimentari per la distribuzione; inoltre<br />

abbiamo aperto un centro di ascolto “ porta aperta “ vicino alla casa parrocchiale, finalizzato<br />

ad accogliere le persone in situazioni disagiate, ascoltarle e pianificare con loro un progetto di<br />

soluzioni ai problemi, evidenziando le loro risorse e supportandoli con interventi nostri o istituzionali<br />

o di altre realtà di volontariato, allo scopo di aiutare la persona o la famiglia ad uscire<br />

dignitosamente dallo stato di necessità.<br />

Per svolgere al meglio questo servizio, stiamo effettuando una mappatura di tutte le risorse territoriali,<br />

con le quali collaborare nella pianificazione dei progetti di aiuto; inoltre siamo in stretta<br />

collaborazione con la Caritas diocesana tramite la quale è possibile accedere a vari progetti e<br />

poter usufruire di un sostegno umano ed economico nelle situazioni particolarmente complesse.<br />

Per quanto riguarda i nostri progetti a breve termine, si vuole segnalare l’iniziativa di un corso<br />

di formazione tenuto da esperti della Caritas diocesana, finalizzato a consolidare il gruppo già<br />

esistente e stimolare nuove adesioni.<br />

Inoltre, per favorire la socializzazione e lo scambio culturale tra vari gruppi di persone emarginate,<br />

si intende trovare dei momenti di aggregazione o iniziative di tipo ricreativo, ma al tempo<br />

stesso culturale e formativo, finalizzati a prevenire e contrastare l’isolamento e l’emarginazione.<br />

Infine, destinando la prima domenica di ogni mese all’evento chiamato “pane dei poveri”, si vuole<br />

coinvolgere l’intera popolazione di Gottolengo tramite la raccolta di alimenti, sensibilizzando<br />

al gesto del dono.<br />

ORARI CARITAS<br />

PER IL CENTRO DI ASCOLTO “PORTA APERTA”<br />

Sabato ore 16.00 – 17.30 Via Garibaldi<br />

PER LA DISTRIBUZIONE :<br />

mercoledì ore 17.30 – 18.30 presso il salone San Lorenzo<br />

- 42 -<br />

Il gruppo Caritas<br />

- 43 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

45 anni di vita del nostro periodico parrocchiale<br />

“IL REDONE”<br />

Leggiamo nella prima pagina, nell’articolo firmato<br />

dal Parroco don Francesco Vergine: Tutti<br />

a Gottolengo s<strong>anno</strong> che il “<strong>Redone</strong>” è un piccolo<br />

fiume, senza pretese, che attraversa il paese<br />

e i campi per renderli fecondi.<br />

D’ora innanzi “Il <strong>Redone</strong>” sarà anche questo<br />

piccolo giornale, che si presenta pure senza<br />

grandi pretese, per ora come numero unico, e<br />

chiede ospitalità mnelle famiglie di Gottolengo.<br />

Il <strong>Redone</strong> (fiume) si può dire che c’è sempre<br />

stato a Gottolengo.<br />

Ha partecipato alla sua storia e ha raccolto le<br />

confidenze dei nostri antenati, man mano che<br />

lo scorrere delle sue acque si accompagnava<br />

allo scorrere del tempo.<br />

Il nostro giornale si chiamerà “Redeone” proprio<br />

per questo, perchè desidera diventare<br />

amico di tutti.<br />

Ha lo scopo di raccogliere le confidenze, di<br />

farsi portavoce di tutti, specialmente di coloro<br />

che h<strong>anno</strong> bisogno di aiuto.<br />

Vuole favorire il dialogo, promuovere gli incontri.<br />

PERCHE’ VOGLIAMO RILEGARE ‘IL REDONE’ ?!<br />

La parrocchia intende fare cosa utile ai parrocchiani<br />

presenti e futuri,rilegando e mettendo<br />

insieme e rendendo facilmente reperibili e<br />

consultabili,tutti i numeri de ‘IL REDONE’ ,dal<br />

primo del Febbraio ‘64,all’ultimo che è quello<br />

speciale per l’ingresso di don Saverio (i<br />

successivi,dal 2000 in poi, sono già rilegati).<br />

C’è bisogno della collaborazione di tutti per<br />

questa iniziativa, perché ci mancano dei numeri<br />

e quello che è più difficoltoso è che non<br />

si sa esattamente che cosa ci manca,data la<br />

sporadica ed incompleta numerazione.<br />

Per cui siete invitati a veder quello che abbiamo<br />

e a segnalarci quanto non abbiamo.<br />

Poi portare il numero mancante o almeno segnalarlo<br />

al parroco portando una busta all’Ufficio<br />

<strong>Parrocchia</strong>le,intestata a<br />

‘Al parroco don Saverio -Iniziativa<br />

‘IL REDONE RILEGATO’<br />

UFFICIO PARROCCHIALE<br />

<strong>GOTTOLENGO</strong>


Il <strong>Redone</strong><br />

questi i numeri de “IL REDONE” che abbiamo<br />

Anno 1964 Febbraio:storico primo numero,con indicazioni,programmi,prospettive…<br />

Marzo 1/Marzo 2,Maggio,Giugno,Luglio,Settembre,Ottobre,Novembre,Dicembre.<br />

Anno 1965 Gennaio,Febbraio 1,Febbraio 2,Marzo,Aprile,Maggio,Luglio,Agosto 1,Agosto 2,<br />

Ottobre,Novembre.<br />

Anno 1966 Gennaio,Febbraio,Marzo,Aprile,Maggio,Luglio,Settembre,Ottobre,Novembre.<br />

Anno 1967 Gennaio,manca il n° 2 Febbraio,Aprile,Maggio,Luglio,Settembre,Novembre.<br />

Anno 1968 Febbraio,Aprile,Luglio.<br />

Anno 1969 Nessun numero<br />

Anno 1970 Nessun numero<br />

Anno 1971 Nessun numero<br />

Anno 1972 Nessun numero<br />

Anno 1973 Nessun numero<br />

Anno 1974 Nessun numero<br />

Anno 1975 Nessun numero<br />

Anno 1976 Nessun numero<br />

Anno 1977 Nessun numero<br />

Anno 1978 Nessun numero<br />

Anno 1979 Nessun numero<br />

Anno 1980 Nessun numero<br />

Anno 1981 Nessun numero<br />

Anno 1982 Nessun numero<br />

Anno 1983 Nessun numero<br />

Anno 1984 Nessun numero<br />

Anno 1985 Nessun numero<br />

Anno 1986 Luglio: ‘Don Giuseppe:25 anni di ministero pastorale a Gottolengo’<br />

Anno 1987 Nessun numero<br />

Anno 1988 Luglio ( in bianco e nero,fogli 30 x 21,stampato da Causetti),<br />

Novembre :’Don Francesco Vergine: 25 anni di presenza pastorale a Gottolengo’,<br />

Dicembre (come Luglio,stampato da Causetti).<br />

Anno 1989 Gennaio 1,Gennaio 2,Luglio,Dicembre ( tutti stampati come sopra,da Causetti)<br />

Anno 1990 Luglio,Dicembre (Causetti),manca il numero speciale di Settembre sull’Oratorio.<br />

Anno 1991 Giugno:’Don Ennio Galelli e don Gian Piero Doninelli sacerdoti del Signore’,<br />

Dicembre (Causetti).<br />

Anno 1992 ‘Speciale Oratorio:Gottolengo 7-12 Settembre ’92 Festa dell’Oratorio’<br />

Anno 1993 ‘Speciale Oratorio:Gottolengo 6-12 Settembre ’93 Festa dell’Oratorio’.<br />

Anno 1994 Calendario ciclostilato,pieghevole,formato 26 x 18, 6 pagine:numero 6 del 12/5,<br />

numero 9 del 3/7,numero 10 del 10/7,numero unico ‘Santo Natale 1994’, e ‘Speciale<br />

Oratorio:Gottolengo 4-11 Settembre ’94 Festa del’Oratorio’.<br />

Anno 1995 Nessun numero - manca ‘Speciale Oratorio<br />

Anno 1996 Nessun numero<br />

Anno 1997 Nessun numero<br />

Anno 1998 Ciclostilato:’Speciale 30° anniversario di Ordinazione sac. di p.Gian Paolo PEZZI’.<br />

Anno 1999 Numero unico sull’entrata del nuovo parroco don Saverio Mori, già rilegato con tutti gli<br />

altri pubblicati in seguito.<br />

- 44 -<br />

Gottolengo (Bs) 21/05/09<br />

Briciole di speranza<br />

Lettere che d<strong>anno</strong> tempo<br />

- 45 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Gent.mo DON SAVERIO<br />

Patrizia era una delle ragazze di Villa Bina.<br />

Dico “era “ perché dopo aver superato i due anni di terapia in Comunità sta con successo cercando<br />

un suo reinserimento nella società; lavora alla Cooperativa Sociale “Cerro Torre” di Flero<br />

ed il Comune di Brescia le ha assegnato un piccolo alloggio.<br />

Sapendo che la sua passione è la scrittura,infatti si diletta scrivendo bellissime poesie,l’ho invitata<br />

a raccontare con un articolo la sua esperienza contando nell’ospitalità’ Sua e del “<strong>Redone</strong>”.<br />

Patrizia suggerisce anche alcuni personali consigli ai genitori dei ragazzi in età adolescenziale.<br />

Credo possa essere un importante contributo riguardo una tematica che purtroppo affligge pesantemente<br />

anche la Nostra Comunità e che come Assessore ai Servizi Sociali del Comune ho<br />

obbligo di considerare con estrema attenzione;ma anche un bellissimo segnale di speranza.<br />

Grazie<br />

Alberto Agazzi<br />

Carissimi Lettori,mi chiamo Patrizia,ho 39 anni.<br />

Vi vorrei raccontare la mia testimonianza..<br />

Voglio rendervi partecipi della mia gioia di persona rinata.<br />

Purtroppo,nella mia vita,ho avuto un periodo “buio”….sono caduta nel baratro della droga,anche<br />

se solo per pochi mesi,ma che sono bastati per fare parecchio male a me stessa.<br />

Avevo perso la voglia di affrontare la vita quotidiana in modo semplice,onesto,reale….con le<br />

sue gioie e le sue difficolta’.<br />

Tutto questo causato da una serie di malesseri che mi sono portata dentro per 36 anni;la paura<br />

di non essere accettatata nella’ societa’,ma lo sbaglio piu’ grosso e’ stato quello di annullarmi<br />

per amore.<br />

Oggi posso dire che l’importante nella vita sia non perdere mai di vista se stessi e le proprie<br />

esigenze e necessita’,quel sano piccolo egoismo personale,quel “volersi bene” che con razionalita’<br />

porta alla ragione,in qualsiasi contesto.<br />

Ai genitori,con molta umilta’,chiedo di non puntare mai il dito contro i loro figli per fargli pesare<br />

uno sbaglio,ma di farglielo capire con amore,aiutandoli con pazienza a superare le cause che<br />

h<strong>anno</strong> portato allo sbaglio.<br />

Tutto questo,secondo me,e’ necessario per evitare di cadere nel baratro della solitudine e<br />

dell’emarginazione;fattori che possono poi far avvicinare un ragazzo alla droga.<br />

Non abbiate paura a chiedere aiuto a persone competenti,questo e’ il primo importante passo<br />

per evitare di cadere in sbagli ancora piu’ grossi!<br />

Io, dai miei errori,ho capito che le fatiche e cio’ che si conquista con essa,sono quelle che ti<br />

d<strong>anno</strong> soddisfazioni durature nel tempo.<br />

La strada troppo facile,nasconde sempre le insidie piu’ brutte!!<br />

Oggi,sono completamente rinata e ho voglia di riassaporare la vita nella sua pienezza.<br />

Tutto questo e’ iniziato 3 anni fa quando la necessita’ di procurarmi la droga mi ha portata in<br />

un contesto a me sconosciuto,il carcere.<br />

Li’ un Angelo mi ha teso una mano offrendomi il suo aiuto.<br />

Il SERT con i suoi operatori che mi h<strong>anno</strong> indirizzato in una struttura protetta,che mi ha accolta<br />

come una figlia.<br />

Cosi’ due anni fa ho intrapreso il mio percorso comunitario….due anni difficili,con gioie e


Il <strong>Redone</strong><br />

dolori,pianti e sorrisi,ma sempre con la consapevolezza di poter cambiare in meglio la mia vita.<br />

L’aiuto di persone competenti e ricche di professionalita’,che “d<strong>anno</strong>” senza chiedere o ricevere<br />

nulla,usando la propria esperienza,il loro cuore per aiutare il prossimo a prescindere da chi<br />

sei o cosa hai fatto in passato,mi h<strong>anno</strong> ridato la fiducia in me stessa.<br />

Oggi mi sto’ riappropriando della mia vita a piccoli passi;ho un lavoro che mi piace e mi fa<br />

sentire utile.<br />

Non ho una famiglia alle spalle,ma conto molto sul fatto di crearne una tutta mia!<br />

Sono anche consapevole che le prove della vita sar<strong>anno</strong> ancora molte,ma ora,visto che ho<br />

imparato molto in questi ultimi due anni,mi sono buttata nella scrittura.<br />

Adoro scrivere sotto forma di poesia.<br />

Per me scrivere,rappresenta la possibilita’ di dare voce alla propria sfera emotiva,iniziando un<br />

percorso introspettivo che mi consente di riaffermare la dignita’,l’umanita’ e soprattutto di non<br />

aver vergogna di mostrarsi per quello che realmente si è.<br />

In fondo conoscersi vuol dire accettarsi e rispettarsi.<br />

Ogniuno di noi, puo’,in qualsiasi momento,riprendere a star bene con se e con gli altri,lavorando<br />

su se stesso,per cercare di trovare un percorso che ti porti al benessere.<br />

Scrivendo mi metto in discussione,la vera sfida con me stessa,in cui supero le paure del giudizio<br />

ed emerge la volonta’ di esprimermi in totale sincerita’ e naturalezza.<br />

Vorrei da qui ringraziare tutti gli operatori,i volontari,i dottori,i tanti compagni di viaggio che ho<br />

incontrato sulla mia strada;vorrei ricordare i ragazzi e le ragazze che non ce l’h<strong>anno</strong> fatta,che<br />

mi h<strong>anno</strong> lasciato un vuoto dentro,e tutti quelli che invece ce la far<strong>anno</strong>…..a credere soprattutto<br />

che accettare un aiuto è un bene,non un’imposizione!<br />

Ringrazio la Comunita’ di Bessimo ,in particolare la struttura di Adro – Gabbioneta Binanuova<br />

e di Gottolengo.<br />

Grazie di cuore,non vi dimenticherò!!<br />

LA RINASCITA<br />

Aspettare ad un incrocio per tutta la vita,<br />

qualcosa che deve arrivare.<br />

Non sapere da dove, e accorgersi infine,che è dentro di noi.<br />

Al mondo non esiste il giusto o lo sbagliato,<br />

il si o il no,il bianco ed il nero.<br />

La vita è fatta di sfumature di grigio,<br />

con qualche macchia di colore.<br />

I si ed i no sono spesso dei forse e<br />

la differenza tra il giusto e lo sbagliato<br />

è molto sottile.<br />

La vita è come un anagramma,<br />

ma vale la pena di svelare l’enigma,<br />

vale la pena di VIVERLA!<br />

PATRIZIA CASALE<br />

Cari Operatori della Casa di Riposo Alberini,<br />

ora che sono trascorsi 2 mesi dalla scomparsa del nostro caro Papà Vincenzo sentiamo fortemente<br />

il bisogno di scrivervi questi nostri pensieri.<br />

Siamo certi ricorderete che il nostro Babbo è stato per diversi anni Vostro ospite, in questi lunghi<br />

anni a molti di Voi non abbiamo avuto occasione di esprimere direttamente il nostro sincero<br />

- 46 -<br />

- 47 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

ringraziamento per quanto stavate facendo.<br />

Abbiamo inoltre riscontrato con immenso piacere la vostra sincera partecipazione nei giorni<br />

successivi alla scomparsa.<br />

La sensibilità, la disponibilità e l’ affetto da Voi spontaneamente espressi nei nostri confronti<br />

in quei tristi giorni non potremo mai dimenticarli, queste manifestazioni le abbiamo riscontrate<br />

indistintamente da parte di tutti e stare ad elencarne i nomi e i ruoli ci sembra riduttivo.<br />

Non dimenticando assolutamente di ringraziare gli altri stessi ospiti e i loro parenti che in quei<br />

giorni avendo percepito l’aggravarsi della situazione come se il papà fosse un loro caro, non<br />

h<strong>anno</strong> mancato di farci sentire l’affetto e partecipazione sia prima che dopo la scomparsa del<br />

papà.<br />

In questi lunghi e sofferti anni abbiamo avuto modo di riscontrare quanto sia importante e insostituibile<br />

il Vostro difficile lavoro, ci sentiamo fortemente in bisogno di ringraziarvi per quanto<br />

da Angeli Custodi avete donato al papà Vincenzo.<br />

Alla Direzione chiediamo un’ultima cortesia. Vi saremmo molto grati se, esponeste questo<br />

scritto, in modo di portarlo a conoscenza di tutte le persone che prestano la propria opera in<br />

questa struttura, siano esse Personale Dirigente, Medico, Infermieristico, Assistenti e Operatori<br />

addetti alle varie mansioni di Cucina e Lavanderia e a tutte quelle altre che ve ne fossero,<br />

Ospiti e loro Parenti compresi.<br />

Cogliamo inoltre l’occasione per augurare a Voi tutti e ai Vostri cari una felice Pasqua.<br />

Gian Luigi, Angelo Giacomo Francesco Boselli e Piera Ferrari<br />

LETTERE ALLA REDAZIONE<br />

Spett. le Redazione de il “<strong>Redone</strong>” - Gottolengo -<br />

Si parla tanto ai nostri giorni di donne e questo in certi settori delta nostra società moderna<br />

e qualcuno tenta - come provocazione - di far rilevare il predominio della donna e le colpe di<br />

questa, facendo magari riferimento alle rimostranze di molte che h<strong>anno</strong> ritenuto e riten gono il<br />

“gentil sesso” poco riconosciuto, specialmente nell’agone poli tico o nel mondo del lavoro ad<br />

alto livello. Qualche alzata di scudi in tal senso c’è stata anche in un recente passato. Poi rientrata<br />

per via di qualche importante “scr<strong>anno</strong>” parlamentare e dirigenziale.<br />

I tempi di Eva o di Elena di Troia, oppure di Messalina o di Lucrezia Borgia, ci h<strong>anno</strong> portato<br />

alle soglie del duemila e oltre, nel quale le donne, dalla casalinga olla più evoluta manager, auspicano<br />

(senza di stribuire veleni) il riconoscimento delle loro capacità, del loro valo re morale,<br />

civile ed intellettuale, del loro compito in seno alla famiglia, alla società e nel Lavoro, con pari<br />

diritti e dignità.<br />

Come in tutte le epoche e in tutti i campi, la donna ha avuto un ruolo non indifferente sia nel<br />

bene che nel male nella vita di uomini illustri e non.<br />

Eva ‘’ stata cacciata, dall’ Eden, ma ha portato con se dalla creazio ne, il destino che Dio le ha<br />

assegnato.<br />

La Madre di Cristo ha portato, dal grembo alla morte del Figlio, il peso della croce. E così le<br />

madri, le spose, le figlie, le sorelle, di tanti uomini che della Patria sono stati gli olocausti.<br />

Made Teresa di Calcutta anche se non ha mai portato giacca, cravatta e pentoloni, ha fatto del<br />

mondo delle donne un mondo non inviso agli uomini, ma di gran lunga superiore.<br />

Rita Levi Montalcini è un, volto che rimarrà nella storia e non solo in quella delle donne.<br />

Molti uomini sono diventati “grandi” con a fianco una donna senza che questa li abbia prevaricati.<br />

Nemmeno la politica fa male alle donne, se di essa non ne f<strong>anno</strong> strumento di visibilità o protagonismo,<br />

ma la usano per il bene della famiglia, della collettività e del proprio Paese..<br />

Questi valori non sono quelli che v<strong>anno</strong> sbandierando al vento anche i maschi nelle campagne<br />

politiche di ieri e di oggi? Perciò, se dal “focolare” partono donne che per passione civile desi-


Il <strong>Redone</strong><br />

derano dare il loro contributo nel mondo della politica, del lavoro, del lavoro, del volontariato, del<br />

servizio civile, militare o religioso, sia detto loro un Grazie sincero.<br />

Ho letto anni fa, in un contesto a proposito di donne, questa frase: “Non rimanete sul marciapiede<br />

che per altro non sempre disdegnate”.<br />

Ora, come allora, rispondo cosi. “Determinati marciapiedi non sempre vengono disdegnati nemmeno<br />

dai maschi, perciò, senza valori morali, nè donna nè uomo, potr<strong>anno</strong> camminare insieme<br />

con pari diritti e doveri nel nome del rispetto recipro co e della propria dignità personale.<br />

Episodi di vita militare narrati da<br />

Cap.Magg. GIUSEPPE PUZZI<br />

37° Regg, Fanteria- 6ª compagnia- 3° Plotone<br />

Divisione Ravenna<br />

IL PAESE CHE FU<br />

- 48 -<br />

Rosi Caprinetti.<br />

1°- EPISODIO<br />

“Cap. Magg. Puzzi! Aiutami!......”-<br />

Si iniziava la dolorosa ritirata e ci trovavamo in località Filonovo, comando di Reggimento, il<br />

17 dicem bre 1942. Un sole sbiadito e inutile si apriva con difficoltà la strada tra nuvole basse e<br />

nere; Alle nostre spalle lasciavamo le lievi ondulazioni che si spegnevano sul Don, laggiù, tanti<br />

e tanti morti per la Patria.<br />

La voce del Fante Eugenio Martini, ferito gravemente alla coscia, veniva soffocata dal vento di<br />

tramontana. “Cap. Magg. Puzzi! Portami a casa!” Mi volto e alla luce incertissima di quel grigio<br />

mattino scorgo il fante che arrancava faticosamente verso le linee italiane ormai spazzate via<br />

dall’of fensiva russa. Era una voce amica, una voce dalla mia terra, una voce come la tante che<br />

si erano spente tra le raffiche dell’offensiva.<br />

“Cap.Magg. Puzzi Aiutami!”<br />

Vedo passare un conducente di mulo, che trainava un camioncino anticarro. Non c’era tempo<br />

da perdere per Eugenio Martini. Non mi importava nulla del ritardo, non mi importava nulla a<br />

perdere il collegamento col plotone. Il mio dovere di fante era alla ricerca di un mezzo di salvezza<br />

per un mio Commilitone.<br />

I Russi potevano sbucare all’improvviso. Nulla mi interessava se non la salvezza dell’amico<br />

feritp. Lo colloco alla belle meglio sull’affusto, lo ricopro del pastrano, gli guardo gli occhi in<br />

un estremo saluto e ordino al conducente di sbrigarsi e di portare Eugenio Martini verso la<br />

salvezza..<br />

Il vento gelido che scende dalla steppa solleva un mulinello di neve al passaggio del conducente<br />

ed Eugenio sparisce dai miei occhi. Riprendo il mio zaino, duro come il ghiaccio del Don<br />

e mi affretto a raggiungere i miei uomini.<br />

Un tormento mi scuote l’animo di soldato della “Ravenna”: “si salverà in questo inferno di fuoco<br />

e di gelo?<br />

Sono passati tanti anni. Io, nei miei campi, ho sovente pensato al fante Eugenio Martini. E,<br />

tra i ricordi turbinosi della nostra campagna, gli occhi febbricitanti dell’amico mi h<strong>anno</strong> sempre<br />

seguito angosciosi. Lui, Eugenio, ritornato in Patria, si è tormentato l’animo per rintracciare il<br />

vecchio fante.<br />

Fu a Cittadella di Alessandria, a un raduno di ex combattenti.........<br />

- 49 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

I vecchi amici di reggimento sono presto riconosciuti pur arricchiti ogni <strong>anno</strong> di profonde rughe.<br />

Vedo un combattente. Lo fisso bene, lo scruto mentre il cuore mi scoppia nel petto.<br />

Sì, è lui, è Martini.<br />

Sì, sono io, sono Puzzi.<br />

Le braccia dei fratelli non si sono strette più vigorosamente delle nostre braccia, a lungo; in un<br />

convulso di tremiti e di lacrime. Ci eravamo ritrovati dopo trentun anni di ricerche.<br />

2° EPISODIO<br />

Durante la faticosa ritirata fummo obbligati, spesse volte,a bussare alle isbe russe, alla ricerca<br />

di un pezzo di pane, di piccole patate, di miglio bollito, di frittelle nere, di insecchite barbabietole.<br />

Ed erava mo felici,quando potevamo stringere coi denti qualcosa, per non morire di fame e<br />

di stenti. I nostri occhi accecati dagli stenti si fissavano a lungo sulle nere icone che spiccavano<br />

alle pareti. Lo sguardo dolcissi mo della Vergine ci era di conforto e pensavamo alle nostre<br />

madri, alle spose,alle figlie della lontana patria. Ed anche i russi, che ci. ospitavano per un attimo<br />

di sosta, fissavano con lo stesso devoto ardore le loro Madonne. Il ghiaccio tra il soldato<br />

straniero e il contadino delle isbe si scioglieva presto e iniziavamo le confidenze.”Stalin, Hitler,<br />

Mussolini Kaputt. Noi siamo fratelli e la guerra non è cosa giusta!” ci dicevano, mentre frugavano<br />

alla ricerca, spesso inutile, di un altro pezzo di pane per noi, o di girasoli dai loro campi.<br />

Alle nostre spalle si chiudeva troppo presto le porte dalle isbe, mentre le donne ci salutavano<br />

come avevano salutato i loro figli chiamati a una guerra ingiusta.<br />

3° EPISODIO:<br />

Chi non conosce la steppa russa a metà settembre non può farsi un’idea dalla bellezza di colori,<br />

di tinte svariatissime che preludono l’autunno. Fu il 4 settembre del 42, verso il tramonto,<br />

esattamente a quota 218, che era in corso un’azione militare. Era già sta to ferito il fante Loreto<br />

Giovanni, sardo. Ferito tra collo e spalla Mi era amico intimo. Spense volte, in una sosta del<br />

fuoco, mi invitava a scrivere a babbo e mamma nella lontana Sardegna. L’amico non sapeva<br />

scri vere, ma i suoi sentimenti erano gli stessi sentimenti di ogni fante della “Ravenna”: Il senso<br />

del dovere, la nostalgia di un piatto caldo di minestra, il tormento della lontananza. E mi<br />

industriavo a lanciare un ponte di affetto tra la steppa e la terra dei Muraghi. L’amico soffriva<br />

serenamente. Quando,un pattuglia di soldati russi si affacciava dinanzi alle nostre linee, alcuni<br />

metri alle nostre spalle, il Ten. Giovanni Poscia dirige calmo le operazioni di tamponamento<br />

Gli ultimi raggi dal sole di settembre, al tramonto, incendiano il caposaldo, ormai divenuto un<br />

inferno di fuoco. Il ten. Giovanni Poscia spicca, tra l’infuriare della tempesta di pallottole, come<br />

un an tico guerriero, luminosissimo nel suo eroismo di fante. Dobbiamo retrocedere di alcuni<br />

metri e attestarci a ferro di cavallo. Non disperiamo, perché sappiano di essere guidati da un<br />

autentico eroe. Ma una carica colpisce al petto il giovane Ufficiale, che cede, ri verso, sulla<br />

steppa e muore sul colpo. Ci sentiamo smarriti: ci manca l’esempio, l’incoraggiamento, l’ entusiasmo<br />

d’un eroe,


Il <strong>Redone</strong><br />

Cari lettori,<br />

molti di voi non s<strong>anno</strong> che da alcuni anni presso il Comune di Gottolengo è attivo lo sportello<br />

“Informagiovani”.<br />

Si tratta di un servizio che offre gratuitamente ai propri utenti informazioni su vari argomenti<br />

di interesse giovanile e un primo orientamento alla scelta scolastica e professionale.<br />

COSA POSSO TROVARE???<br />

All’interno di tutti gli Informagiovani è possibile consultare:<br />

• bacheche aggiornate (concorsi, offerte di lavoro, corsi, appuntamenti culturali, esperienze<br />

all’estero...);<br />

• dossier e faldoni contenenti vario materiale documentario, da visionare in autonomia o<br />

con l’aiuto dell’operatore;<br />

• depliant, opuscoli e programmi su manifestazioni, eventi, strutture e servizi utili.<br />

In molti Informagiovani è possibile anche:<br />

• avere a disposizione un operatore per colloqui e approfondimenti;<br />

• utilizzare il computer e navigare in Internet gratuitamente;<br />

• affiggere i propri annunci (cerco/offro/vendo/scambio...) in bacheche apposite.<br />

I SETTORI DI INFORMAZIONE:<br />

• Scuola e formazione;<br />

• Lavoro e professioni;<br />

• Estero;<br />

• Cultura, tempo libero e sport;<br />

• Vacanze e turismo.<br />

Notizie del comune COMUNE<br />

Gli orari dello sportello, ubicato vicino all’Ufficio Anagrafe, sono:<br />

Mercoledì dalle ore 15.00 alle 17.00 / Sabato dalle ore 10.00 alle 12.00<br />

Sperando di aver fatto cosa gradita e aspettandovi numerosi, vi porgiamo cordiali saluti!!!<br />

- 50 -<br />

DI<br />

<strong>GOTTOLENGO</strong><br />

PROVINCIA DI BRESCIA<br />

Giacomo Massa e Federico Rodella<br />

- 51 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

“FESTA DELLA PATATA DI <strong>GOTTOLENGO</strong><br />

E DEI SAPORI DELLA PROVINCIA DI<br />

BRESCIA” <strong>2009</strong> - 7^ EDIZIONE<br />

Siamo lieti di presentare la 7^ edizione della nostra<br />

“Festa della patata di Gottolengo e dei sapori della<br />

Provincia di Brescia”, in programma nei giorni di Venerdì<br />

11 Sabato 12 e Domenica 13 Settembre <strong>2009</strong>, col<br />

patrocinio della Provincia e quello della Regione Lombardia.<br />

Manifestazione che si sta consolidando ormai<br />

come “tradizionale” appuntamento annuale di rilevanza<br />

provinciale per la promozione delle colture e dei prodotti<br />

agroalimentari locali e tipici. Tipicità e naturalità in<br />

legame inscindibile con il binomio alimentazione e benessere,<br />

in funzione della sostenibile qualità del buon<br />

cibo e, quindi, del “buon vivere”.<br />

L’ iniziativa s’inquadra in un progetto di più ampia prospettiva,<br />

volto a perseguire la valorizzazione del patrimonio<br />

culturale di “storia delle cose e dei sapori” della<br />

nostra terra, secondo la relazione identitaria comunità/<br />

territorio/cultura produttiva.<br />

La manifestazione, una “vetrina” del lavoro e del saper<br />

produrre ed insieme una festa comunitaria popolare, si<br />

articola in un contesto organizzato di momenti di carattere<br />

culturale (spettacoli, serate di degustazione e ricreativo<br />

culinarie, “memorie” della nostra “civiltà contadina”) e<br />

spazi volti alla valorizzazione della nostra realtà produttiva<br />

agroalimentare e rurale.<br />

Momento di risalto è quello della serata in piazza dedicata<br />

alla riscoperta dei “canti” e “balli” della musica<br />

tradizionale popolare, un’occasione di coinvolgimento<br />

partecipativo e diretto, anche tramite il ballo collettivo,<br />

di rivisitazione della musica popolare come fatto sociale<br />

culturale storicamente identitario di una comunità.<br />

Continua, ritenendola significativa ai fini della valorizzazione<br />

del patrimonio storico culturale della nostra Comunità,<br />

ed in considerazione del successo dello scorso<br />

<strong>anno</strong>, l’iniziativa del “Tour storico” alla scoperta dei nostri<br />

“monumenti”:<br />

Nell’ambito della Festa sarà possibile assaggiare i prodotti tipici, le “nostre cose locali” quali:<br />

miele, formaggio, marmellate e salse, salumi e il popolare maialino con le patate, il tutto innaffiato<br />

con vini scelti.<br />

La manifestazione espositiva si svolgerà presso il Palazzetto dello Sport di Gottolengo nei<br />

giorni di SABATO 12 e DOMENICA 13 SETTEMBRE, con allestimenti espositivi di superficie


Il <strong>Redone</strong><br />

interna di 800 mq. e possibilità di ulteriori spazi espositivi all’esterno per circa 500 mq. Infrastrutture<br />

adeguate ed idonee o approntate per l’occasione: strutturazione degli spazi interni per<br />

circa 50/55 stands e di quelli esterni per circa 30 stands, della misura di 3 metri X 3 metri<br />

(moduli di metratura standard raddoppiabile a richiesta), posizionati in modo tale da essere<br />

tutti “esposti” al percorso in senso obbligato per i visitatori; zona ristoro con annesso servizio<br />

bar e somministrazione bevande, situata nella parte centrale del Palazzetto;<br />

allestimento di “punti verdi”, a cura e a carico di aziende locali specializzate; cap<strong>anno</strong>ne coperto<br />

installato all’esterno di circa 200 mq. per servizio ristoro e somministrazione di alimenti<br />

e bevande, aperto al pubblico dei visitatori; ampio parcheggio; servizi di pulizia e impiantistica<br />

adeguata di supporto pubblicità radiotelevisiva, con le relative infrastrutture: servizio televisivo<br />

informativo-pubblicitario con riprese dirette della mostra espositiva, a cura di importanti reti<br />

televisive provinciali<br />

- 52 -<br />

IL GRUPPO COORDINATORE FESTA<br />

LETTERA DEL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI,<br />

ARCIVESCOVO DI MILANO<br />

ALLE FAMIGLIE NELLA PROVA<br />

IMPARARE AD AMARE DA CHI NON SA FARE ALTRO<br />

Giovanna e Roberto erano due giovani sposi vent’anni fa. Avevano<br />

avuto vita facile e buona fino a vent’anni fa. Erano belli, brillanti,<br />

promettenti, vent’anni fa. Erano felici: anche l’amore, come i<br />

titoli di studio e i posti di lavoro, era arrivato presto. Una coppia<br />

perfetta, invidiabile. Anche la prima gravidanza era venuta presto,<br />

facile, ecci tante. Poi è nato Enrico.<br />

UNA CONFIDENZA<br />

La mamma, Giovanna, mi ha scritto qualche settimana fa una<br />

lettera commoven te che mi permetto di condividere con voi.<br />

Scrive Giovanna:<br />

Enrico è nato a mezzogiorno di un ve nerdì. Senza grandi clamori,<br />

senza farmi soffrire troppo. Aveva gli occhi chiusi, la lingua<br />

penzoloni. Lo guardai e pensai: come è brutto. Ma non ebbi il<br />

coraggio di dirlo e dissi: com’è piccino!<br />

Le cose con il tempo non migliorava no. Tutti sapevano intorno a noi, meno Ro berto e io.<br />

Ci mandarono da un medico fa moso. Quando tornammo a casa rimisi En rico nella culla, lo<br />

guardai e pregai: Signo re, Dio da e Dio toglie: riprenditelo ora. A che serve la sua vita inutile?<br />

Non ho mai capito fino in fondo come Roberto abbia reagito, come abbia pregato, come abbia<br />

trovato la forza di un abbraccio che mi ha consolato. So per certo che ha pianto an che lui, ma<br />

per Enrico ha avuto solo sorri si e carezze.<br />

Io però ho proprio pregato così: Signo re, riprenditi ora questa vita inutile! Da al lora continuo a<br />

chiedere perdono della mia preghiera orribile, di quel momento dispe rato. Perdonami Enrico,<br />

perdonami.<br />

Roberto e io abbiamo imparato che era un figlio come gli altri, solo con problemi diversi. Quando<br />

Enrico disse per la prima volta “mamma” abbiamo pianto di gioia, anche se aveva già tré anni.<br />

- 53 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Quando ci cor reva incontro goffo e barcollante aprivamo le braccia e ci furono istanti di felicità,<br />

anche se Enrico aveva già superato i quattro anni. Ci ha insegnato la pazienza.<br />

Quando a quell’epoca nessuno voleva accettare Enrico, ne la scuola, ne la società, Roberto<br />

e io abbiamo imparato ad essere umili, sorridenti, gentili perché qualcuno gli facesse almeno<br />

una carezza. Ci ha inse gnato l’umiltà.<br />

Quando la gente cominciò ad accorger si dei bambini segnati da limiti insuperabili, come Enrico<br />

e tanti altri, Roberto e io abbia mo cominciato a combattere una battaglia che non è ancora<br />

finita, perché Enrico fosse accettato e fossero abbattute le troppe bar riere che rendono ancora<br />

più diffìcile una vi ta non facile. Ci ha insegnato a lottare.<br />

Quando gli altri genitori sognavano per i loro figli il primo posto a scuola, nella car riera, nella<br />

società, noi ci accontentavamo dei piccoli progressi di Enrico e che almeno non regredisse. E<br />

così Enrico ha insegnato a Roberto e a me a desiderare per i figli la fe licità e non la ricchezza<br />

e il successo.<br />

E inutile una vita così?<br />

Negli anni della nostra maturità Rober to e io avevamo conosciuto una tenerezza nuova, una<br />

intesa mai raggiunta prima; tut ti e tre passammo l’ultima vacanza felice al l’Elba, la più bella di<br />

tutta la nostra vita. Poi la malattia e la morte di Roberto...<br />

Quando tornai disperata dal cimitero trovai a casa Enrico: non aveva capito mol to, ma sentiva<br />

che qualche cosa di terribile era successo. E per Enrico ho ricominciato:<br />

prima a sopravvivere, poi, sia pure in tono minore, a vivere. Per Enrico ho ricomincia to a<br />

lavorare, a lottare.<br />

Enrico è ora tutta la mia compagnia: se ho ancora una carezza, se qualcuno ancora mi<br />

abbraccia, se qualcuno ancora si ricorda che il bisogno di tenerezza non ha età, io lo devo<br />

a Enrico. Se riesco ancora a dare feli cità a qualcuno, questo è Enrico, il mio figlio ventenne<br />

rimasto bambino: a lui basta tanto poco per essere felice. Inutile la sua vita?<br />

NESSUNO SIA SOLO<br />

Raccolgo con gratitudine questa testi monianza<br />

di Giovanna e vorrei farne tesoro e condividerla<br />

con tutti voi che avete accol to un figlio, una figlia<br />

con gravi handicap, come se potessi anch’io<br />

inserirmi nella rete di solidarietà che unisce le<br />

famiglie con figli disabili.<br />

Ho incontrato mamme e papa che han no ricevuto<br />

la diagnosi sul loro bambino co me una ferita<br />

che non è mai più guarita: ne è venuta una<br />

disperazione. Poi qualcuno si è lasciato trascinare<br />

nel vizio, per dimentica re; qualcuno si è<br />

lasciato schiacciare in un umore cupo che ha<br />

reso la vita di casa deso lata, senza feste, senza<br />

sorrisi, senza speran za; qualcuno è scappato<br />

via, senza voltarsi indietro, forse inseguito per<br />

sempre dal ri cordo di uno sguardo, di una carezza<br />

di bambino.<br />

Ci sono però mamme e papa che come Giovanna<br />

e Roberto si sono lasciati condur re piano<br />

piano dal figlio che non poteva<br />

camminare, ma li ha portati lontano; sono stati<br />

Giovanna, la mamma di Enrico<br />

istruiti di una sapienza superiore, dal figlio che<br />

impara così poco e così lentamen te; sono stati<br />

tratti fuori dal loro isolamento e dalla timidezza<br />

di comunicare, dal loro figlio che comunicare<br />

quasi non sa.<br />

La pazienza, l’umiltà, la fortezza, il de siderio<br />

della felicità costruiscono relazioni:<br />

nessuna famiglia, nessuno si senta abbandonato<br />

e imprigionato dalla solitudine. Le comunità<br />

cristiane con la loro tradizionale creatività<br />

e dedizione, le istituzioni e le asso ciazioni di<br />

volontariato con l’impegno e la professionalità<br />

di molti operatori in molti modi vengono in aiuto<br />

a chi ha un figlio di sabile. L’aiuto non elimina le<br />

fatiche, ma le rende più sostenibili, non distoglie<br />

dalle preoccupazioni sul presente e sul futuro,<br />

ma allevia l’angoscia. Siamo invitati a rispondere<br />

al bisogno del più debole come a un appello<br />

che co struisce relazioni: non bastano istituzioni<br />

al le quali affidare i problemi assistenziali, ma<br />

occorre da parte di tutti allargare gli spazi del<br />

cuore e della vita per condividere, farsi attenti,


Il <strong>Redone</strong><br />

rendersi disponibili, così che i “pro blemi assistenziali”<br />

assumano il volto con creto di un vicino<br />

di casa al quale dedicare un pomeriggio, di<br />

un ragazzo da invitare al la festa di comple<strong>anno</strong><br />

con i miei nipoti, suoi coetanei, di un amico al<br />

quale telefona re perché ricorre nel calendario<br />

una data per lui significativa.<br />

LE STRANE VIE DELLA FELICITÀ<br />

La compassione, anche se spontanea e ben<br />

intenzionata, può diventare in qualche caso un<br />

atteggiamento che avvilisce. Nasce in questi<br />

casi da una ingenuità: viene natura le immaginarsi<br />

dentro un altro corpo, un’al tra storia. E<br />

concludere: “se fossi come lui, che non sa fare<br />

questo e quello, che non può andare qua e là,<br />

che non potrà mai fare que sta o quella esperienza...<br />

sarei un infelice”. La felicità però percorre<br />

strane vie e mi è capitato di trovare più<br />

gioia proprio là dove un atteggiamento compassionevole<br />

l’avrebbe esclusa, ria una verità<br />

profonda - credo - an che il nome che ora,<br />

spesso, si introduce e che merita attenzione. Si<br />

usa dire: “diversamente abile”. Ci sono in effetti<br />

abilità che sono trop po trascurate. Temo che il<br />

mondo sarà con dannato all’infelicità se non le<br />

impara e pos sono essere nostri maestri proprio<br />

uomini e donne che non h<strong>anno</strong> capacità di inseguire<br />

i ritmi frenetici della produttività e le relazioni<br />

sbrigative della convenienza.<br />

L’arte di essere felici richiede l’attitudi ne alla<br />

gioia per le relazioni buone, per la condivisione<br />

dei progressi minimi, per quel comunicare che<br />

è uno stare vicino più che l’artificio delle buone<br />

maniere. Non tutti sperimentiamo la stessa<br />

felicità, ma forse troppi non ne sperimentano<br />

nessuna.<br />

Posso raccomandare come via sicura per giungere<br />

alla felicità quella di dedicarsi alla felicità<br />

degli altri. E l’esperienza che mi<br />

raccontano tutti quelli che h<strong>anno</strong> provato a dedicare<br />

un po’ di tempo a persone che h<strong>anno</strong><br />

bisogno di un aiuto: “sono andato per dare e<br />

invece ho ricevuto”.<br />

Quante cose dobbiamo imparare! “Oc corre<br />

promuovere cammini educativi, spe cie con i<br />

giovani, non solo per contrastare la cultura che<br />

presenta la normalità della vita sempre contraddistinta<br />

dai tratti della salu te e del benessere fi-<br />

- 54 -<br />

sico e psichico, ma an che per offrire una visione<br />

cristiana e com pleta della vita umana” (famiglia<br />

diventa anima del mondo, n. 17).<br />

LA QUESTIONE DEL PERCHÉ<br />

La nascita di Enrico ha provocato nella sua<br />

mamma e nel suo papa chi sa quante domande,<br />

forse anche sensi di colpa, certo momenti<br />

di ribellione e di sconcerto. Sia mo abituati a tradurre<br />

questo groviglio di pensieri e sentimenti<br />

nella domanda che suona come una protesta e<br />

sembra rimane re senza risposta: “Perché? Perché<br />

proprio a noi? Perché Dio ci ha fatto questo?”.<br />

Sarà una preghiera? Sarà una bestemmia?<br />

Sarà una provocazione? Non so. Certo io<br />

non so la risposta. Forse anche la domanda,<br />

per quanto spontanea, può essere poco illuminante.<br />

Mi sono abituato a pensare che que sto<br />

“perché” non giunge a nessuna luce se pretende<br />

di individuare la concatenazione delle<br />

cause, o i progetti e le intenzioni di un qualche<br />

essere responsabile di quello che è successo.<br />

Piuttosto trovo aiuto nel pensare che questa domanda<br />

mi porta a cercare il senso e il fine, più<br />

che la causa o il colpevo le: “per quale scopo è<br />

nato Enrico? Dove siamo chiamati ad arrivare<br />

con lui?”.<br />

Misteriosa e piena di luce, anche davan ti ai nostri<br />

perché, è la parola di Gesù: «per ché in lui<br />

siano manifestate le opere di Dio» {Giovanni<br />

9,3). Non da Dio vengono il ma le, l’ingiustizia<br />

e il dolore. Ma i segni di Dio, che è amore, abitano<br />

anche i giorni difficili della prova. A volte<br />

splendono inaspettata mente in una famiglia<br />

che avrebbe ragioni per scoraggiarsi e imprecare<br />

e invece accet ta di camminare sulle vie<br />

della semplicità di cuore e del dono di sé. Dove<br />

questi segni di Dio si manifestano una famiglia<br />

diventa ve ramente anima e luce del mondo.<br />

Si può immaginare, allora, che la rispo sta al<br />

“perché?” sia quella che la mamma di Enrico<br />

ha trovato e scritto nella sua lettera. Questo<br />

bambino, come ogni figlio, è nato per essere felice<br />

e per fare felici coloro che lo amano; questo<br />

bambino, come ogni fi glio, poiché ha bisogno di<br />

tanto aiuto, aiu terà il papa e la mamma e tutti<br />

coloro che si curano di lui a diventare più capaci<br />

di aiu tare, più capaci di donare, più capaci<br />

di comprendere, insomma a diventare uomini e<br />

donne migliori, a costruire una vita uma na migliore.<br />

Non è una missione da poco.<br />

CONCLUSIONE<br />

MANDA IL TUO SPIRITO CONSOLATORE<br />

Sono finite le parole che sono riuscito a scriverti.<br />

Non finisce, però, quella solida rietà profonda<br />

che provo dentro di me e che vorrei farti sentire.<br />

Dietro le parole, e anche senza parole, continua<br />

la commozione di fronte al dolore innocente.<br />

Continua lo sgomento che la po tenza della malattia<br />

fa nascere in me ogni volta che la incontro.<br />

Continua il desiderio pressante che nella<br />

prova ci sia tregua per chi ha già tanto sofferto.<br />

Continua la pre ghiera spontanea che sgorga da<br />

sempre nel cuore dell’uomo e che innalzo, con<br />

tè, ogni giorno: “Perché, Signore? Perché sembri<br />

nasconderti? Perché, mentre attendiamo da<br />

Tè un volto di luce e di benevolenza, ci troviamo<br />

invece immersi in questo crogiuolo di dolore e<br />

paura?”.<br />

Finiscono le parole che si possono dire, ma<br />

non finiscono l’ammirazione e la grati tudine<br />

per tante testimonianze di bene e di speranza;<br />

non Unisce la luce che mi h<strong>anno</strong> comunicato gli<br />

occhi e il coraggio di tanti fratelli e sorelle; non<br />

finisce la carità che riempie e trabocca da tante<br />

famiglie prova te e tribolate. Sì, c’è tanto dolore,<br />

ma la ter ra è piena e traboccante dell’amore di<br />

Dio che e in mezzo a noi! Non finisce, allora,<br />

ma continua la mia preghiera per te, famiglia<br />

che soffri e sei nel la prova. E mettendo il mio<br />

cuore accanto al tuo sento nascere in me l’antica<br />

parola del salmo: «Eppure, Signore, tu vedi<br />

l’aff<strong>anno</strong> e il dolore, li guardi e li prendi nelle tue<br />

mani» (Salmo 9,35).<br />

- 55 -<br />

Preghiera<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

Quante famiglie, Signore,<br />

vivono ogni giornata fin dall’inizio<br />

come una lotta e un aff<strong>anno</strong>,<br />

perché il dolore è entrato nella loro casa;<br />

e quante vivono questa lotta nella solitudine<br />

e nel silenzio;<br />

e quante, forse, invocano il tuo nome<br />

quasi disperando di averne risposta.<br />

Eppure tu, Signore, non hai chiuso gli occhi,<br />

non hai spento la tua voce,<br />

non hai serrato le mani e nascosto la faccia!<br />

Eppure tu, Signore, vedi l’aff<strong>anno</strong> di molti,<br />

e ti chini sul dolore di tutti.<br />

Non sei assente, Signore,<br />

e ce ne dai prova, discreta ma certa,<br />

nella carità che fiorisce<br />

e nella serena speranza che non si spegne<br />

nella vita di tante famiglie.<br />

Ti invochiamo: manda il tuo santo Spirito<br />

Consolatore!<br />

Entrando nelle nostre case<br />

lo Spirito Consolatore sia la tua voce soave<br />

che ci fa sentire la tua dolce compagnia;<br />

sia il tuo occhio benevolo<br />

che rompe il buio delle nostre paure;<br />

sia la tua mano forte<br />

nella quale possiamo riposare<br />

sicuri dai nostri affanni.<br />

Manda il tuo santo Spirito Consolatore<br />

che continui nelle nostre famiglie<br />

i prodigi di compassione e guarigione<br />

che operava Gesù<br />

con le sue lacrime, con le sue preghiere<br />

e con i suoi gesti potenti.<br />

Tu vedi anche l’aff<strong>anno</strong> e il dolore<br />

nascosti ai nostri occhi:<br />

manda il tuo Spirito Consolatore<br />

in tutte le case e in tutti i cuori nella prova<br />

perché nessuno si senta<br />

abbandonato o dimenticato.<br />

E la luce del tuo volto<br />

sia la nostra benedizione<br />

e la forza dei nostri passi.<br />

Amen


Il <strong>Redone</strong><br />

OSSERVATORIO MISSIONARIO<br />

MELONERA MISSIONARIA<br />

DA LUNEDI’ 06 LUGLIO<br />

AL 22 AGOSTO<br />

ALLE ORE 20.30<br />

GLI ANIMATORI DELLA “MELONERA MISSIONARIA”<br />

TI ASPETTANO AL VECCHIO CAMPO SPORTIVO<br />

PER DEGUSTARE UNA FETTA DI ANGURIA<br />

E A TRASCORRERE SERATE IN ALLEGRIA.<br />

SARANNO PROPOSTI GIOCHI PER GRANDI E PICCINI,<br />

TOMBOLATE, SOTTOSCRIZIONI A PREMI E SERATE<br />

MUSACALI<br />

PER GIOVANI E MENO GIOVANI.<br />

IL RICAVATO DELL’INIZIATIVA SARA’ DEVOLUTO A REALTA’<br />

BISOGNOSE DEL SUD DEL MONDO.<br />

UN INVITO PARTICOLARE VIENE RIVOLTO AI GIOVANI<br />

E AGLI ADOLESCENTI PERCHE’ SI RENDANO DISPONIBILI<br />

A QUESTO SERVIZIO PER ANIMARE,<br />

CON LE LORO PROPOSTE, LE SERATE COINVOLGENDO<br />

GLI AMICI, I GENITORI ED I NONNI.<br />

QUESTO ANNUALE APPUNTAMENTO VUOLE ESSERE<br />

OLTRE CHE UNA RACCOLTA DI FONDI<br />

UN MODO PER TRASCORRERE LE CALDE SERATE ESTIVE<br />

IN COMPAGNIA.<br />

- 56 -<br />

Il gruppo “Melonera Missionaria<br />

ECONOMIA<br />

RELAZIONE BILANCIO AL 30 GIUGNO <strong>2009</strong><br />

Presentiamo il bilancio chiuso al 30 GIUGNO <strong>2009</strong> e sottolineiamo quanto segue:<br />

- 57 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

• Il bilancio si chiude con una perdita di € 2.788,81 dovuta anche al fatto che nel gennaio<br />

del <strong>2009</strong> abbiamo pagato il saldo della ristrutturazione della facciata del salone<br />

S. Lorenzo per un importo di € 19.267,20.<br />

• Sono state pagate rate mutui per € 15.486,38 e la situazione dei mutui è la seguente:<br />

MUTUO BANCO DI BRESCIA € 43.312,79<br />

MUTUO CASSA PADANA € 200.860,00<br />

PER UN TOTALE DI € 244.172,79<br />

• Le partite di giro sono importi a disponibilità della parrocchia, ma finalizzati come di<br />

seguito descritto:<br />

per le prossime pubblicazioni del <strong>Redone</strong> € 10.633,00<br />

per le attività caritative € 21.999,82<br />

Per un totale di € 32.625,82<br />

• Il fondo del TRG ammonta a € 10.012,62<br />

• Melonera missionaria € 4.914,55<br />

• Per missioni € 3.849,66<br />

• I prestiti da privati ammontano a € 31.483,81<br />

• Pertanto l’ammontare totale del debito della parrocchia<br />

(Mutui - partite di giro - prestiti da privati)<br />

al 30 giugno <strong>2009</strong> ammonta a € 329.848,06.<br />

• Le disponibilità al 30 giugno <strong>2009</strong> sono:<br />

Cassa contanti € -<br />

Cassa Padana c/c € 6.437,11<br />

Banco di Brescia € 22.556,95<br />

Per un totale di € 28.994,06


Il <strong>Redone</strong><br />

ECONOMIA<br />

BILANCIO AL 30 GIUGNO <strong>2009</strong><br />

RICAVI TOTALI<br />

COLLETTE € 24.524,44<br />

COLLETTE SOLARO € 1.200,00 € 25.724,44<br />

S.MESSE € 1.220,00<br />

BATTESIMI € 995,00<br />

MATRIMONI € 1.300,00<br />

FUNERALI € 4.791,10 € 8.306,10<br />

OFFERTE LIBERE € 5.275,72<br />

BUSTE NATALIZIE € 3.340,00<br />

DA COMUNITA' NEOCATECUMENALI € -<br />

CANDELE VOTIVE € 3.640,00 € 12.255,72<br />

CONTRIBUTO COMUNALE € 115,00 € 115,00<br />

TOTALE ENTRATE € -<br />

COSTI<br />

- 58 -<br />

€ 46.401,26<br />

SPESE C/C BANCARI E POSTALE € 194,31<br />

SPESE INTERESSI MUTUI € 4.316,89 € 4.511,20<br />

SPESE PER LITURGIA (ostie,cera,fiori ecc)I € 1.625,00<br />

CANCELLERIA E STAMPATI € 123,50<br />

CANONE RAI € 192,50 € 1.941,00<br />

MENSILE PARROCO € 1.740,00<br />

MENSILE VICARI € 1.860,00<br />

RELIGIOSI FORESTIERI € 1.620,00 € 5.220,00<br />

ASSICURAZIONI € 5.076,69<br />

TASSE RIFIUTI € 359,77<br />

MANUTENZIONI VARIE € 201,00<br />

RISCALDAMENTO € 3.747,63<br />

LUCE € 4.582,18<br />

TELEFONO € 1.567,50<br />

ACQUA € 173,20<br />

SPESE VARIE € 232,00<br />

ACQUISTO LIBRI € 543,00<br />

ABBONAMENTO RIVISTE € 367,50<br />

CONTRIBUTO DIOCESANO € 1.400,00 € 18.250,47<br />

RISTRUTTURAZIONE SAN LORENZO € 19.267,20 € 19.267,20<br />

TOTALE USCITE € 49.189,87<br />

AVANZO<br />

PERDITA -€ 2.788,61<br />

AVIS - Bicinfamiglia<br />

Domenica 28 giugno si<br />

è svolta la consueta Bicinfamiglia,<br />

organizzata<br />

dall’Avis ormai alla sua<br />

quinta edizione.<br />

E’ giusto partire dalla<br />

cronistoria di questo<br />

evento; l’idea è venuta alla sezione di Pavone<br />

Mella – Cigole, è stato il presidente onorario Silvano<br />

Piovani, che forte della sua esperienza associativa<br />

e della sua carica trascinatrice ha proposto<br />

ai presidenti delle sezioni limitrofe di riunirsi<br />

ed organizzare una biciclettata, per creare più<br />

coesione, ma anche per mettersi in poco in “mostra”.<br />

I presidenti delle sezioni Avis di Gottolengo,<br />

Pralboino- Milzano, Scandolara, Gambara,<br />

Seniga, h<strong>anno</strong> risposto subito positivamente credendo<br />

nel progetto e nelle sue potenzialità. Con<br />

il passare delle edizioni alcune sezioni h<strong>anno</strong><br />

dovuto abbandonare, ma sono state prontamente<br />

rimpiazzate da nuove adesioni come l’Avis di<br />

Fiesse, Isorella.<br />

La Bicinfamiglia si è caratterizzata sin da subito<br />

da una forte adesione che ha visto aumentare,<br />

con il passare delle edizioni, avisini ma anche<br />

persone che pur non essendo donatori o sostenitori<br />

h<strong>anno</strong> voluto partecipare all’evento perché<br />

condividono gli ideali dell’Avis, perchè in qualche<br />

modo devono riconoscenza all’Avis o perché<br />

semplicemente volevano passare una bella domenica<br />

in compagnia.<br />

L’edizione del <strong>2009</strong> (la quinta edizione) ha contato<br />

ben n°620 persone, ha investito la sezione di<br />

Gottolengo di maggior impegno in quanto è stata<br />

designata quale partenza ed arrivo della manifestazione.<br />

Onore questo che è toccato alla nostra<br />

sezione in quanto il 18 ottobre <strong>2009</strong> festeggeremo<br />

i 35 anni di fondazione.<br />

La partenza è avvenuta dal campo di calcio<br />

dell’Oratorio, allo scoccare delle 8:30, dopo la<br />

benedizione dei partecipanti da parte di Don Angelo<br />

ed una preghiera in memoria del giovane<br />

Andrea Redana, di cui in quei giorni ricorre il triste<br />

anniversario della scomparsa.<br />

Il “serpentone rosso” come lo chiama orami chi<br />

da spettatore assiste alla manifestazione, si è<br />

mosso colorando le vie di Gottolengo e portandosi<br />

subito in direzione di Gambara, attraversando<br />

il suo centro e portandosi poi verso Fiesse.<br />

Alla palestra di Fiesse la sezione comunale aveva<br />

organizzato un lauto ristoro, dove non mancava<br />

un buon approvvigionamento idrico per gli<br />

- 59 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

atleti ormai al loro giro di boa.<br />

Da Fiesse il gruppo si è portato ad Isorella che<br />

ha dato sfoggio dei suoi avisini, per poi ripiegare<br />

nuovamente verso Gottolengo.<br />

Qui ad attendere i partecipanti li aspettava un<br />

buffet a base di pizze e focacce salate, per recuperare<br />

le forze perse nei lunghi 30 chilometri del<br />

percorso.<br />

Rifocillati dalla fatica i partecipanti si sono portati<br />

verso le cucine dove h<strong>anno</strong> potuto mettere le<br />

stanche gambe sotto il tavolo!<br />

La sorpresa è stata grande per i partecipanti delle<br />

altre sezioni e non smentita per i nostri avisini che<br />

conoscono sia l’ineguagliabile spiedo del nostro<br />

avisino il sig. Ciso, sia la pronta organizzazione<br />

delle cucine dell’Oratorio che h<strong>anno</strong> allestito un<br />

ottimo pranzo.<br />

La sezione di Gottolengo non poteva quindi iniziare<br />

meglio i festeggiamenti per il suo 35esimo<br />

anniversario, ma tutti noi sappiamo che questa<br />

manifestazione si è potuta svolgere grazie al<br />

contributo di altre associazioni che operano nel<br />

nostro paese.<br />

Un grazie, va quindi a Don Angelo ed al suo staff<br />

che ad una settimana dall’impegnativa Festa<br />

dall’Oratorio ha permesso l’uso di tutte le sue<br />

strutture e di allestire n°200 pranzi, un grazie al<br />

sig. Ciso che con lo spiedo “ci ha dormito”, un<br />

grazie ai Vigili Volontari che h<strong>anno</strong> permesso un<br />

sicuro andamento della manifestazione lungo<br />

tutto il percorso comunale, un grazie a tutti i nostri<br />

avisini sia a quelli che h<strong>anno</strong> contribuito al<br />

buon esito della manifestazione sia a quelli che<br />

h<strong>anno</strong> partecipato alla biciclettata, ma soprattutto<br />

un grazie al nostro presidente Maurizio Guion e a<br />

tutta la sua famiglia che con entusiasmo trascina<br />

tutti noi in importanti manifestazioni come questa.<br />

Marzia Camozzi


Il <strong>Redone</strong><br />

CRONACHE DI VITA PARROCCHIALE E DEL PAESE<br />

02. PISTONE MIRKO<br />

di Luigi e di Tabasco Teresa<br />

nato a Asola l’11 agosto 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 22 febbraio <strong>2009</strong><br />

03. RONCHI PRISCILLA<br />

di Piergiacomo e di Marini Nazzarena<br />

nata a Manerbio il 14 luglio 2008<br />

battezzata a Gottolengo l’8 marzo <strong>2009</strong><br />

04. CAVAGNOLI DANIELE<br />

di Simone e di Fontana Laura<br />

nato a Asola il 17 agosto 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />

05. BIANCHI GIULIA<br />

di Alessandro e di Topala Ludmila<br />

nata a Manerbio il 7 settembre 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />

06. MAIFREDI CLAUDIA<br />

di Marco e di Zanetti Morena<br />

nata a Manerbio il 6 novembre 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />

07. BROGNOLI GIOVANNI<br />

di Davide e di Almici Miriam<br />

nato a Asola il 21 dicembre 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />

08. PINI CHIARA<br />

di Renato e di Rodella Zemira<br />

nata a Brescia il 24 dicembre 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />

09. BOSSONI PAOLO<br />

di Romano e di Piccinelli Annunziata<br />

nato a Manerbio il 12 novembre 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 12 aprile <strong>2009</strong><br />

(Pasqua)<br />

Anagrafe<br />

BATTESIMI <strong>2009</strong><br />

- 60 -<br />

10. ZANETTI SARA<br />

di Cristian e di Alfano Maria Francesca<br />

nata a Brescia il 3 marzo <strong>2009</strong><br />

battezzata a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />

11. AROLDI SIMONE<br />

di Angelo e di Biloni Maria Cristina<br />

nato a Brescia 4 settembre 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />

12. SORMANI FEDERICO LUIGI<br />

di Giuseppe e di Treccani Erika<br />

nato a Manerbio il 26 novembre 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />

13. SLAVIERO ASIA<br />

di Roberto e di Marconi Paola<br />

nata a Manerbio il 22 settembre 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 1° giugno <strong>2009</strong><br />

14. BUCCHERI VALENTINA<br />

di Antonio e di Garofalo Giuseppina<br />

nata a Manerbio il 14 febbraio 2008<br />

battezzata a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />

15. ALMICI LORENZO<br />

di Damiano e di Gosetti Gessica<br />

nato a Asola (MN) il 17 novembre 2008<br />

battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />

16. MILZANI LUCA<br />

di Andrea e di Branchi Silvia<br />

nato a Brescia il 20 gennio <strong>2009</strong><br />

battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />

17. MANFREDI NICOLO’<br />

di Mauro e di Velati Milena<br />

nato a Brescia il 2 febbraio <strong>2009</strong><br />

battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />

MATRIMONI <strong>2009</strong><br />

02. Il sabato 28 marzo <strong>2009</strong> alle ore 11.00<br />

nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

MOLINARI MATTEO e ZUFFELLATO SARA<br />

03. Il sabato 18 aprile <strong>2009</strong> alle ore 11<br />

nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

RICCARDI ALBERTO e LAZZARONI CHIARA<br />

04. Il sabato 2 maggio <strong>2009</strong> alle ore 11<br />

nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

BERTOLI LEONARDO e TOMASONI MARIA ROSA<br />

05. Il sabato 9 maggio <strong>2009</strong> alle ore 15.30<br />

nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

BUGATTI NICOLA e BOFFELLI ALESSANDRA<br />

07. Il sabato 30 maggio <strong>2009</strong> alle ore 16.30<br />

nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

CARRARA PIERANGELO e COGLIO ERICA<br />

- 61 -<br />

Il <strong>Redone</strong><br />

06. Il sabato 15 maggio <strong>2009</strong> alle ore 16.00<br />

nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

TOMASONI PAOLO e VENTURINI LAURA<br />

08. Il lunedì 1° giugno <strong>2009</strong> alle ore 11.00<br />

nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />

h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />

SLAVIERO ROBERTO e MARCONI PAOLA


Il <strong>Redone</strong><br />

13. TEDESCHI ELISABETTA<br />

nata a Gottolengo<br />

il 29 luglio 1927<br />

morta a Gottolengo<br />

il 1° aprile <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 2 aprile <strong>2009</strong><br />

16. TRIBUNI ANGELA<br />

nata a Gottolengo<br />

il 7 gennaio 1929<br />

morta a Gottolengo<br />

il 12 aprile <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 15 aprile <strong>2009</strong><br />

19. BERTONI AGNESE<br />

nata Manerbio<br />

il 24 gennaio 1936<br />

morta a Gottolengo<br />

il 16 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 18 maggio <strong>2009</strong><br />

DEFUNTI <strong>2009</strong><br />

14. CHERUBINI TULLIO<br />

nato a Gottolengo<br />

il 7 novembre 1933<br />

morto a Brescia<br />

il 4 aprile <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 6 aprile <strong>2009</strong><br />

17. LORENZI GIUSEPPE (PEPO)<br />

nato a Gottolengo<br />

il 2 dicembre 1933<br />

morto a Gottolengo<br />

il 7 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 9 maggio<strong>2009</strong><br />

20. MERIGO FAUSTO<br />

nato a Pralboino<br />

l’8 agosto 1918<br />

morto a Gottolengo<br />

il 19 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 21 maggio <strong>2009</strong><br />

- 62 -<br />

15. FAGLIA GUERINO<br />

nato a Chiari<br />

il 2 aprile 1942<br />

morto a Manerbio<br />

il 10 aprile <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 13 aprile <strong>2009</strong><br />

18. ZAIACOMETTI PIETRO<br />

nato a Gottolengo<br />

il 27 marzo 1922<br />

morto a Gottolengo<br />

l’8 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

l’11 maggio <strong>2009</strong><br />

21. STATORI NATALINA<br />

nata Isorella<br />

il 13 luglio 1921<br />

morta a Gottolengo<br />

il 22 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 25 maggio <strong>2009</strong><br />

22. FACCHI LUIGI<br />

nato a Gottolengo<br />

il 22 giugno 1923<br />

morto a Manerbio<br />

il 3 giugno <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 5 giugno <strong>2009</strong><br />

25. MONSIGNOR<br />

FRANCESCO VERGINE<br />

nato a Seniga<br />

il 30 Giugno 1924<br />

morto a Gottolengo<br />

il 14 giugno <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 17 giugno <strong>2009</strong><br />

Morta in parrocchia<br />

e sepoltura<br />

in altro Paese<br />

BUGATTI ANGELA<br />

nata a Fiesse<br />

il 21 settembre 1912<br />

morta a Gottolengo<br />

il 5 aprile <strong>2009</strong><br />

funerale Cadimarco<br />

e sepoltura a Fiesse<br />

l’8 aprile <strong>2009</strong><br />

26. PINI VIRGINIA<br />

nata a Gottolengo<br />

il 28 Marzo 1923<br />

morta a Gottolengo<br />

il 19 Giugno <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 22 giugno <strong>2009</strong><br />

23. MANUINI GIACOMINO<br />

nato a Gottolengo<br />

il 23 maggio 1937<br />

morto a Brescia<br />

il 5 giugno <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

l’8 giugno <strong>2009</strong><br />

BAZZANA MADDALENA<br />

nata a Zone<br />

il 3 Settembre 1940<br />

morta a Zone<br />

il 9 Maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Zone l’11 maggio <strong>2009</strong><br />

- 63 -<br />

27. CAPELLONI<br />

GUALTIERO<br />

nato a Gottolengo<br />

il 23 maggio 1937<br />

morto a Gottolengo<br />

24 giugno 2006<br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 26 giugno <strong>2009</strong><br />

GARGIONI LUIGINA<br />

(Vedova Bonazzoli)<br />

nata a Gottolengo<br />

il 10 febbraio 1926<br />

morta a Arluno (Milano)<br />

il 17 maggio <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura a<br />

Arluno (Milano)<br />

il’19 maggio <strong>2009</strong><br />

Il <strong>Redone</strong><br />

24. BOFFELLI DOMENICA<br />

nata a Gottolengo<br />

il 1° novembre 1913<br />

morta a Gottolengo<br />

il 13 giugno <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 15 giugno <strong>2009</strong><br />

28 ERCULIANI WALTER<br />

Nato a Gottolengo<br />

il 23 giugno1939<br />

Morto a Manerbio<br />

il 28giugno <strong>2009</strong><br />

Funerale e sepoltura<br />

a Gottolengo<br />

il 30 giugno <strong>2009</strong><br />

Morte e sepolte fuori <strong>Parrocchia</strong><br />

LOMBARDI ALBINA<br />

IN LORENZI<br />

nata a Gottolengo<br />

il 16 Agosto 1942<br />

morta a Ghedi<br />

il 30 Aprile <strong>2009</strong><br />

funerale e sepoltura<br />

a Ghedi<br />

il 2 Maggio <strong>2009</strong>


Vita oratoriana in foto<br />

Festa dell’Oratorio <strong>2009</strong><br />

Grest Bambini Ragazzi<br />

Follest Adolescenti<br />

Incontro Giovani a Taizè e Caravaggio<br />

San Luigi Films - San Luigi Music Festival

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!