Redone n. 3 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO
Redone n. 3 anno 2009 - Parrocchia GOTTOLENGO
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PIETRO E PAOLO<br />
UNITI NELLA MISSIONE<br />
E NEL MARTIRIO<br />
il <strong>Redone</strong><br />
Periodico d’informazione della <strong>Parrocchia</strong> dei Santi Pietro e Paolo in Gottolengo numero 3<br />
<strong>anno</strong> <strong>2009</strong>
Il <strong>Redone</strong><br />
Periodico d’informazione<br />
della <strong>Parrocchia</strong> Santi Pietro e Paolo di Gottolengo<br />
n. 3 - <strong>2009</strong><br />
Sito internet della <strong>Parrocchia</strong>:<br />
http://www.parrocchiagottolengo.it<br />
e-mail: donsaverio@libero.it<br />
Tel. 030 951042<br />
In questo numero<br />
Calendario Pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2<br />
La parola del parroco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Per ogni cosa c’è il suo momento . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Un testimone della fede nel segno della parola . . 8<br />
La voce della diocesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Direttorio per la celebrazione e la pastorale dei<br />
sacramenti nella diocesi di brescia . . . . . . . . . . . 16<br />
Benedetto XVI: uno speciale Anno Sacerdotale . 19<br />
Vita oratoriana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21<br />
Taizè . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22<br />
Agorà dei giovani a Caravaggio . . . . . . . . . . . . . . 25<br />
Fino ai confini della Terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27<br />
Follest: Poker Face . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32<br />
Nasinsu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33<br />
San Luigi Music Festival . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34<br />
San Luigi Films . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36<br />
A proposito di Prima Confessione . . . . . . . . . . . . 37<br />
5° Torneo Notturno di Calcio . . . . . . . . . . . . . . . . 37<br />
Vita del Paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39<br />
Non si anima la carità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41<br />
45 anni del nostro periodico “IL REDONE” . . . . . 43<br />
Briciole di speranza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45<br />
Lettere alla redazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47<br />
Il Paese che fu . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48<br />
Notizie del Comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50<br />
Festa della patata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51<br />
Lettera del cardinale alle famiglie . . . . . . . . . . . . 52<br />
Osservatorio Missionario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56<br />
Economia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57<br />
AVIS bicinfamiglia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59<br />
Anagrafe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60<br />
Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 236<br />
del 16-5-1965<br />
Impaginazione e Stampa<br />
nadir 2.0 srl<br />
Via Portesi, 38 - 25080 Ciliverghe di Mazzano (BS)<br />
Tel. 030.2629680 - Fax 030.2620887<br />
CALENDARIO<br />
PASTORALE<br />
SANTE MESSE PRE-FESTIVE (Sabato o vigilia delle feste):<br />
• ore 16.00 alla Casa di Riposo (Ore 17.00 Luglio, Agosto<br />
e Settembre)<br />
• Solo il sabato: ore 18.00 (Ore 19.00 con l’orario legale)<br />
nella Chiesetta di Solaro;<br />
• ore 20.30 nella Chiesa parrocchiale;<br />
SANTE MESSE FESTIVE (Domenica o nei giorni festivi)<br />
nella Chiesa parrocchiale:<br />
• ore 8.00-9.30-11.00-18.00 (19.00 quando c’è l’orario<br />
legale);<br />
SANTE MESSE FERIALI:<br />
• Al mattino con la preghiera delle lodi :<br />
*alle ore 08.00<br />
- nella chiesetta dell’Oratorio da Novembre ad Aprile<br />
- nella Chiesa <strong>Parrocchia</strong>le da Maggio a Ottobre<br />
• Al pomeriggio con la preghiera dei vespri:<br />
*ore 16.00 -<br />
- Da Novembre ad Aprile nella chiesetta dell’Oratorio<br />
- Maggio nella chiesa parrocchiale<br />
*ore 16.30 Da lunedì a venerdì nella Casa di Riposo da<br />
Ottobre a Giugno<br />
*ore 17.30 - Giugno nella Chiesa parrocchiale;<br />
- Luglio, Agosto e Settembre nella Casa di Riposo<br />
*ore 18.30 – Ottobre nella chiesa parrocchiale<br />
SANTA MESSA DEL VENERDÌ<br />
*ore 18.30<br />
- Da Novembre ad Aprile nella chiesetta dell’Oratorio<br />
*ore 20.00<br />
- Maggio nelle contrade;<br />
- Giugno – Luglio – Agosto al Cimitero<br />
*ore 17.00<br />
- Settembre - Ottobre al Cimitero<br />
DURANTE L’AVVENTO E LA QUARESIMA<br />
da Lunedì a Sabato nella Chiesetta dell’Oratorio:<br />
*ore 06,30<br />
- Lodi e S. Messa<br />
*ore 08.30<br />
- Ora Media e S. Messa<br />
*ore 16.00<br />
- Vespri e S. Messa (escluso il Sabato)<br />
- 2 -<br />
LUGLIO <strong>2009</strong><br />
1. Mercoledì<br />
2. Giovedì<br />
3. Venerdì<br />
4. Sabato<br />
5. Domenica<br />
6. Lunedì<br />
7. Martedì<br />
8. Mercoledì<br />
9. Giovedì<br />
10. Venerdì Festa finale del Grest<br />
11. Sabato<br />
12. Domenica<br />
13. Lunedì<br />
14. Martedì<br />
15. Mercoledì<br />
16. Giovedì<br />
17. Venerdì<br />
18. Sabato Feste Patronali Mariane<br />
19. Domenica Feste Patronali Mariane<br />
20. Lunedì Feste Patronali Mariane<br />
21. Martedì Preparazione Battesimi<br />
22. Mercoledì<br />
23. Giovedì Festa finale del Follest<br />
24. Venerdì Preparazione Battesimi<br />
Finale Torneo Notturno<br />
25. Sabato<br />
26. Domenica Battesimi Comunitari<br />
27. Lunedì<br />
28. Martedì<br />
29. Mercoledì<br />
30. Giovedì<br />
31. Venerdì Atto penitenziale – Partenza<br />
Adolescenti per Lignano Sabbiadoro<br />
AGOSTO <strong>2009</strong><br />
1. Sabato Perdon d’Assisi<br />
2. Domenica Perdon d’Assisi<br />
3. Lunedì<br />
4. Martedì<br />
5. Mercoledì<br />
6. Giovedì<br />
7. Venerdì - Ritorno Adolescenti da<br />
Lignano Sabbiadoro<br />
8. Sabato<br />
9. Domenica – Partenza Ragazzi per<br />
Molveno<br />
10. Lunedì<br />
11. Martedì<br />
12. Mercoledì<br />
13. Giovedì<br />
14. Venerdì ASSUNTA<br />
15. Sabato<br />
16. Domenica - Ritorno Ragazzi da<br />
Molveno<br />
17. Lunedì<br />
18. Martedì<br />
19. Mercoledì<br />
20. Giovedì<br />
21. Venerdì<br />
22. Sabato Pellegrinaggio <strong>Parrocchia</strong>le<br />
23. Domenica<br />
24. Lunedì Preparazione Battesimi<br />
25. Martedì<br />
26. Mercoledì<br />
27. Giovedì<br />
28. Venerdì Preparazione Battesimi<br />
29. Sabato<br />
30. Domenica Battesimi Comunitari<br />
31. Lunedì Convegno del Clero<br />
- 3 -<br />
Il <strong>Redone</strong>
Il <strong>Redone</strong><br />
La Parola del Parroco<br />
Carissimi parrocchiani,<br />
vi scrivo appena dimesso dall’ospedale.<br />
Nell’ultimo periodo di tempo una serie di fattori<br />
h<strong>anno</strong> inciso sulla mia salute: il susseguirsi di<br />
avvenimenti lieti e tristi, i molteplici impegni,<br />
le celebrazioni di eventi liturgici e sacramentali,<br />
le difficoltà nella gestione della comunione<br />
pastorale, l’aumentato del numero delle morti<br />
di persone conosciute e amate, soprattuttto la<br />
morte di Don Francesco, mio predecessore<br />
nella guida di questa parrocchia, ma anche<br />
“Padre Spirituale” del mio primo <strong>anno</strong> di seminario,<br />
la sofferenza di tanti nostri parrocchiani<br />
segnati dalla croce della malattia......., tutto<br />
questo, per il mio carattere emotivo, ha inciso<br />
sulla mia salute.<br />
Dopo aver vissuto il mese di giugno sotto il<br />
peso della stanchezza e con qualche sintomo<br />
di cedimento della mia salute, nel desiderio di<br />
concludere gli ultimi impegni pastorali prima di<br />
concedermi una pausa di riposo estivo, proprio<br />
subito dopo le festività patronali, inaspettatamente,<br />
il Signore ha voluto propormi un riposo<br />
obbligato in ospedale. Una ischemia, fortunatamente<br />
non eccessivamente invasiva, mi ha<br />
creato alcuni problemi neurologici<br />
- 4 -<br />
che spero superare con il tempo.<br />
Ecco perchè questo numero del <strong>Redone</strong> esce<br />
in ritardo e senza aver potuto sottolineare il<br />
ricordo di don Francesco ripromettendomi di<br />
farlo con un numero speciale a lui dedicato.<br />
Come mi è stato detto dai medici, l’attuale cedimento<br />
della mia salute è stato solo un campanello<br />
di allarme. Certamente il Signore ha<br />
voluto dirmi che d’ora in poi dovrò delegare<br />
un po’ di più i tanti impegni e attività pastorali<br />
che mi sobbarcavo, incluso l’impegno della<br />
redazione di questo periodico parrocchiale e<br />
sarà un vantaggio per tutti: per me che sento<br />
il bisogno di dedicarmi di più alla preghiera, al<br />
ministero pastorale e all’incontro con le persone,<br />
per la parrocchia perchè si former<strong>anno</strong><br />
persone responsabili della gestione di ogni<br />
ambito dell’attività pastorale.<br />
Se questo sarà il frutto di questo incidente di<br />
percorso, insieme renderemo grazie a Dio che<br />
attraverso le croci della vita genera sempre<br />
nuovi spazi di risurrezione.<br />
(non tutto il male vien per nuocere).<br />
Per ogni cosa c’è il suo momento,<br />
il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.<br />
C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,<br />
un tempo per piantare e un tempo per<br />
sradicare le piante. Un tempo per uccidere e<br />
un tempo per guarire, un tempo per demolire<br />
e un tempo per costruire. (Qoelet 3,1 ss)<br />
Non posso non rendere grazie e lode per il<br />
grande impegno dei tanti collaboratori della<br />
nostra parrocchia che, ormai da tempi immemorabili,<br />
h<strong>anno</strong> tracciato in ogni momento<br />
dell’<strong>anno</strong> sentieri propizi per il servizio educativo<br />
dei ragazzi, degli adolescenti e dei<br />
giovani. Quei sentieri tanto simili ai viottoli di<br />
Don Saverio<br />
montagna, di cui non si sa bene chi per primo<br />
li abbia tracciati, ma che si rivelano utili per il<br />
cammino e rispettosi dei campi. E ogni <strong>anno</strong><br />
ne trovi di nuovi, appena segnati o già collaudati.<br />
E proprio durante l’estate è significativo cogliere<br />
che il passo fedele e costante della<br />
quotidianità educativa si attiva in ritmi nuovi,<br />
in voli acrobatici verso orizzonti sempre nuovi<br />
nelle molteplici attività di questo periodo.<br />
E quello che durante il corso dell’<strong>anno</strong> non ha<br />
potuto essere detto trova nell’estate linguaggi<br />
e intensità nuovi. È il tempo in cui è possibi-<br />
le incontrarsi di più, ascoltarsi di più, in cui si<br />
può aprire il cuore e la mente a nuovi dialoghi<br />
educativi, a nuovi confronti di fede, a nuova<br />
disponibilità e preghiera.<br />
Un primo grazie va allora a tutti coloro che col<br />
tempo o la preghiera h<strong>anno</strong> dato una mano.<br />
E una esortazione: che la festa del servizio<br />
educativo continui sui binari nuovi dell’estate,<br />
in progetti ed esperienze che vadano oltre i<br />
nostri cancelli e le aule dei nostri ambienti. Nei<br />
giardini e ai crocicchi de nostro paese. Per essere<br />
una presenza che testimonia un dialogo,<br />
un incontro, una disponibilità già ricche di un<br />
grande significato. Mi auguro allora che ogni<br />
“tempo” e “luogo” diventi momento di grazia,<br />
di amore concreto. Che sa guardare e sa<br />
vedere! Che sa esserci! Che offre un tempo<br />
dove le cose che non possono essere dette,<br />
possono essere cantate nella musica gioiosa<br />
del servizio e della disponibilità.<br />
Un secondo invito lo rivolgo ai tanti animatori<br />
che vivono il loro essere chiesa nel servizio<br />
educativo dell’estate. Pare proprio che con<br />
giugno da ogni angolo della nostra parrocchia<br />
emergano numerosi volti di “animatori nuovi”.<br />
Disponibili perché l’estate sia festa di gioia e<br />
di passione di vita.<br />
A loro chiedo un impegno forte e serio. Verso<br />
se stessi: non basta diventare educatori<br />
perché la scuola è finita, o per stare con i<br />
propri amici. Educatore è chi sa tirar fuori da<br />
- 5 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
se stesso cose grandi, valori entusiasmanti,<br />
amicizie gratuite, ricerca appassionata di sé<br />
e di Dio. Che “anima” darete ai campeggi, ai<br />
campi scuola, ai grest e ai follest se non avete<br />
un’anima che canta la gioia di essere persone<br />
vere, che canta il Signore della vita cercato e<br />
incontrato? Chiedete voi stessi cose grandi ai<br />
vostri sacerdoti. Perdere le ragioni del vivere<br />
è perdere se stessi. Anche se si fa animazione.<br />
Trovare ed offrire le ragioni del vivere è<br />
offrire la più bella testimonianza, è compiere<br />
il grande gesto della carità e della verità.<br />
Una terza parola vorrei dire pensando ai desideri,<br />
spesso contrastanti, che albergano<br />
nel cuore dei giovani e dei ragazzi vivi, ma<br />
a responsabilità limitata, assistiti, ma solitari,<br />
assicurati, ma insicuri.<br />
Offriamo loro il tempo. Il tempo del credere.<br />
Il tempo per riflettere. Il tempo per gioire o il<br />
tempo per mettersi al servizio. Le esperienze<br />
che andiamo progettando siano sempre cariche<br />
di amore alla persona del ragazzo e del<br />
giovane. Non siano uno scimmiottare “il fare<br />
le vacanze”. Le solite vacanze che comunque<br />
già vivrebbero in famiglia o con gli amici.<br />
Grest, campeggi, campi scuola, soggiorni marini<br />
siano l’occasione per offrire momenti decisamente<br />
diversi da quelli che per tanti mesi<br />
h<strong>anno</strong> posseduto la vita. Recuperando un termine<br />
desueto, vorrei dire offriamo esperienze<br />
alternative, perché vere. Vere nella fede. Vere<br />
di umanità accogliente. Non abbiamo paura<br />
nell’indicare cammini impegnativi. Con pazienza<br />
e con forza.<br />
E infine, un augurio: cresca la letizia perché aumenta<br />
la libertà cristiana sorgente della verità e<br />
dell’amore. È quanto dire: da Gesù Cristo.<br />
Don Angelo
Il <strong>Redone</strong><br />
non è l’uniformità che dà lode al signore,<br />
ma lo spirito, che è un vento di comunione e di libertà,<br />
e scompagina i vecchi codici con carismi e profezia.<br />
una legge sola vi lascio per crescere nella comunione:<br />
amatevi gli uni gli altri,<br />
perché siamo membra gli uni degli altri,<br />
siamo corpo gli uni degli altri,<br />
tu mio corpo, io tuo corpo,<br />
e insieme corpo di cristo.<br />
abbiate cura gli uni degli altri.<br />
servitevi gli uni gli altri.<br />
siate sottomessi gli uni agli altri.<br />
portate gli uni i pesi degli altri,<br />
sopportatevi a vicenda con amore.<br />
fratelli, noi siamo diversi:<br />
in un mondo di isole noi siamo affidati gli uni agli altri,<br />
sentinelle, debitori, intercessori, angeli gli uni degli altri.<br />
- 6 -<br />
ERMES RONCHI<br />
Voglio fare vostra una lettera che è stata inviata ai curati della nostra diocesi con la preghiera<br />
di poterla diffondere; se è vero che dobbiamo guardare in su per vedere il magnifico cielo che<br />
ci sovrasta, è anche vero che dobbiamo tuffarci dentro di noi per poterci lasciare trasportare<br />
dall’Amore di Dio:<br />
Carissimi Giovani,<br />
veniamo a dirvi una novità traboccante: che<br />
Gesù Cristo è tutto!<br />
È un bisogno della nostra vita e dell’amore<br />
per la verità dichiararvi questo: Gesù è la pienezza<br />
di amore e la vita senza di Lui non ha<br />
senso.<br />
Dobbiamo fare esperienza della Sua Tenerezza,<br />
della Sua infinita Misericordia che si propone<br />
al cuore di ogni persona con discrezione<br />
e con una forza amorosa.<br />
Ma dove incontrare Cristo?<br />
Fare il primo passo verso di Lui è una grazia,<br />
è un dono, ma richiede la nostra umiltà per<br />
poterlo accogliere. Una circostanza: l’invito<br />
di un amico ad un incontro di preghiera, una<br />
frase del Vangelo, può essere l’occasione per<br />
accogliere questo dono. Il Vangelo poi non è<br />
un libro, è Cristo che parla al nostro cuore magari<br />
ferito, bisognoso di aiuto, privo della luce<br />
di cui abbiamo bisogno.<br />
La Chiesa con i Sacramenti ci dà un contatto<br />
di fede con Cristo.<br />
È dolorosamente incredibile come i giovani,<br />
oggi, non comprendano (e non sentano bisogno<br />
di comprendere) l’inestimabile VITA<br />
che ci viene dal contatto con Gesù Misericordioso<br />
nei Sacramenti della Riconciliazione e<br />
dell’Eucaristia. Vorremmo gridarlo con forza,<br />
a voi giovani pieni di entusiasmo e assetati di<br />
verità, che abbiamo tanto bisogno del contatto<br />
vivificante con Gesù, con il Suo Corpo e il suo<br />
Sangue, con la Sua vita divina per ricevere<br />
luce interiore, gioia profonda e salvezza. Per<br />
ricevere l’antidoto, il farmaco d’immortalità<br />
contro il Male tenebroso che ci circonda.<br />
Perché sciupare la bellezza della vita, perdendo<br />
ore e ore della giornata con interessi<br />
vani e peccaminosi?<br />
Perché quella contrarietà alla preghiera?<br />
Perché quel rifiuto diffuso e derisione a rivolgerci<br />
a Maria recitando il Rosario, come ci ha<br />
insegnato il grande Papa Giovanni Paolo II?<br />
Un giovane che ha timore di manifestarsi credente<br />
non ha la sua identità, non ha ideali e<br />
valori. E che futuro avrà? E che sapore di bellezza<br />
e di bontà può gustare nella vita?<br />
Papa Benedetto XVI «fontana di luce» nelle<br />
sue GMG vi ha indicato chiaramente un cammino<br />
alla ricerca del Volto di Cristo per incontrarvi<br />
con il Suo Amore che può riempire i vostri<br />
cuori.<br />
Seguite la voce del Papa, l’unica voce autorevole<br />
che indica coraggiosamente la Via della<br />
Vita in un mondo disorientato e immorale.<br />
È urgente che valorizziamo, che riscopriamo<br />
anche un Dono particolare della Chiesa Cattolica:<br />
l’Adorazione Eucaristica.<br />
Dio ci dona tutto il Suo tempo, ci aspetta in<br />
questo Sacramento d’Amore per irradiare le<br />
Sue grazie, i Suoi carismi, per effondere santità,<br />
fecondità di vita.<br />
Non rifiutiamoGli un po’ del nostro tempo!<br />
Tanti accorati inviti, tanti paterni appelli del<br />
Santo Padre, perché farli cadere nell’indifferenza?<br />
E perché le nostre chiese rimangono<br />
vuote?<br />
Noi Clarisse Adoratrici siamo spesso testimoni<br />
della forza, della luce che dall’Eucarestia<br />
Dio irradia, anche su persone che da Lui sono<br />
lontane, entrate talvolta nella nostra chiesa<br />
non per scelta propria, ma perché una forza<br />
misteriosa le aveva attirate. È Dio che agisce<br />
direttamente da quell’Ostia bianca, sconvolgendo<br />
il loro cuore, per donare una grande<br />
pace e cambiare la loro vita. Quel mondo che<br />
- 7 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
getta parole di disprezzo verso la Chiesa, verso<br />
i suoi Sacramenti, i Suoi Sacerdoti, certamente<br />
non comprende la nostra vita di clausura,<br />
però è costretto a cogliere il profumo che<br />
si effonde dall’offerta della nostra vita e della<br />
nostra preghiera.<br />
Dalla preghiera che ascolta e accoglie la Parola<br />
di Dio e dall’incontro con Gesù-Eucarestia,<br />
si riceve una chiara direzione per la nostra<br />
vita e una forza per impegnarla coraggiosamente<br />
nel bene.<br />
Fatene esperienza e il vostro cuore gioirà.<br />
La Comunità delle Clarisse Adoratrici<br />
del Monastero del Cuore Immacolato di Maria<br />
Chi volesse si può mettere in contatto con le<br />
Clarisse: Clarisse Adoratrici<br />
Monastero Cuore Immacolato di Maria<br />
Via G. Marconi, 32<br />
45014 Porto Viro (Rovigo)<br />
A volte mi sentivo sola, tanto sola, come nei<br />
giorni della mia vita di collegio, quando passeggiavo<br />
triste e malata nel grande cortile; mi<br />
ripetevo queste parole che sempre mi facevano<br />
rinascere la pace e la forza nel cuore: «La<br />
vita è la tua nave e non la tua dimora!». Fin da<br />
piccola queste parole mi ridavano coraggio.<br />
Anche adesso, nonostante gli anni che f<strong>anno</strong><br />
sparire tante impressioni di pietà infantile,<br />
l’immagine della nave affascina ancora la mia<br />
anima e l’aiuta a sopportare l’esilio. Anche la<br />
Sapienza dice che «la vita è come il vascello<br />
che fende le acque agitate e non lascia dopo<br />
di sé alcuna traccia del suo rapido passaggio…».<br />
Quando penso a queste cose, la mia<br />
anima si immerge nell’infinito; mi sembra di<br />
toccare già la riva eterna. Mi sembra di ricevere<br />
l’abbraccio di Gesù. Immagino di vedere<br />
la Madre del Cielo venirmi incontro con papà,<br />
mamma, i quattro angioletti. Immagino di godere<br />
finalmente per sempre della vera, eterna<br />
vita in famiglia.<br />
Teresa di Lisieux
Il <strong>Redone</strong><br />
UN TESTIMONE DELLA FEDE<br />
NEL SEGNO DELLA PAROLA<br />
Un riconoscimento particolare alla figura e all’operato di don Francesco Vergine verrà<br />
pubblicato in un numero monografico che uscirà in seguito, proponiamo ora l’articolo<br />
comparso sulla Voce del Popolo del 26 Giugno:<br />
Come abbiamo dato notizia<br />
la scorsa settimana,<br />
domenica 14 giugno<br />
è tornato alla casa del<br />
Padre mons. Francesco<br />
Vergine. Un sacerdote<br />
che ha dato molto alla<br />
Chiesa e a Dio. Nato<br />
a Seniga nel 1924, fu<br />
ordinato sacerdote il 5<br />
gennaio 1947, mentre<br />
era studente a Roma.<br />
In quel periodo erano studenti con lui, all’Università<br />
Gregoriana, i concittadini don Mario Pasini<br />
(mancato nel 2002) e don Felice Montagnini.<br />
Tra gli studenti stranieri c’era il futuro papa Karol<br />
Wojtyla, che, ormai vescovo, fu invitato da don<br />
Vergine a Seniga. Tornato in diocesi nel 194B,<br />
don Vergine fu per un paio d’anni vicerettore in<br />
Seminario, ma nel frattempo incominciò a occuparsi<br />
anche dei giovani dell’Azione cattolica,<br />
divenendo nel 1953 assistente diocesano della<br />
Giac, incarico che mantenne per dieci anni, in un<br />
periodo di grande fermento che trovò nel Concilio<br />
il suo sbocco naturale. Con don Vergine, e con<br />
mons. Almici, si formò un gruppo di dirigenti che<br />
dalla Giac all’Ac, alla comunità civile e religiosa<br />
diedero un contributo rilevante alla testimonianza<br />
cristiana. Mentre il Concilio iniziava il suo cammino,<br />
don Vergine divenne parroco di Gottolengo,<br />
impegno pastorale che proseguì fino al 1999. In<br />
quel periodo rivestì per un certo tempo (1970-<br />
1973) la carica di direttore dell’Ufficio catechistico<br />
diocesano. Ma con don Francesco Vergine è<br />
obbligo ricordare il cammino neocate-. cumenale<br />
che egli iniziò a Gottolengo nel 1970. Quante discussioni,<br />
quante chiacchiere su di lui da parte<br />
dei preti diocesani. Molte critiche negative, molte<br />
sofferenze, incomprensioni. Quelli di Gottolengo<br />
lo h<strong>anno</strong> ricordato in questi giorni con un grazie<br />
al “carissimo don Francesco che ha annunciato<br />
la Parola di Dio, che ci ha sostenuto nel cammino<br />
- 8 -<br />
di riscoperta del nostro battesimo”.<br />
Ebbe la gioia di sentire l’approvazione di Paolo VI<br />
(udienza generale dell’8 maggio 1974) e la conferma<br />
da parte Giovanni Paolo n con le parole “riconosco<br />
il cammino neocatecumenale come un<br />
itinerario di formazione cattolica valida per la società<br />
e per i tempi moderni” (30 settembre 1990).<br />
Furono anni difficili per don Francesco, ma fu<br />
sempre sostenuto dai suoi due vicari cooperatori<br />
che con lui apprezzarono il cammino di formazione<br />
cristiana: si trattava di far passare molta gente<br />
della parrocchia da una fede infantile (cioè incapace<br />
di accettare la croce) a una fede adulta che<br />
permette di vedere ogni giorno la salvezza nella<br />
croce abbracciata, come Cristo fece prima di noi.<br />
Infine ebbe la piena soddisfazione di vedere il<br />
decreto di approvazione definitiva dello statuto<br />
dell’iter neocatecumenale da parte della Santa<br />
Sede l’11 maggio 200B nella solennità di Pentecoste<br />
con la firma del cardo Stanislaw Rylko<br />
del Pontificio consiglio dei laici. Molto contento e<br />
in silenzio don Francesco si avvicinò alla lunga<br />
agonia con grande fede e con l’applauso dei suoi<br />
fratelli di cammino. Alcuni anni or sono aveva portato<br />
Kiko e Carmen da papa Giovanni Paolo II, il<br />
suo amico.<br />
Don Antonio Mangialardo<br />
- 9 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
LA VOCE DELLA DIOCESI<br />
La lettera del Vescovo Luciano<br />
e il Sinodo della Chiesa<br />
(Segue Da “Il <strong>Redone</strong>” n. 1 - 2 <strong>anno</strong> <strong>2009</strong> pagg. 8-10 )<br />
A questo punto posso indicare alcune scelte<br />
pastorali che favoriscano l’azione efficace<br />
della parola di Dio nella nostra Chiesa.<br />
23. Celebrare la parola<br />
Il primo punto, naturalmente, riguarda la liturgia<br />
della parola; nell’eucaristia, anzitut to,<br />
ma anche nella celebrazione degli altri sacramenti.<br />
Qui, l’abbiamo ricordato, l’annuncio<br />
della parola ha il massimo di efficacia; a<br />
noi tocca non ‘frustrare’ questa energia spirituale<br />
con una celebrazione sciatta, che non<br />
manife sta la presenza del Signore.<br />
Si tratta, anzitutto, di ‘celebrare’; non semplicemente<br />
di leggere un brano della Bib bia,<br />
ma di accogliere con stupore, gioia, riconoscenza,<br />
docilità, fede, la parola che al Si-<br />
III<br />
SCELTE PASTORALI<br />
gnorè piace inviarci. La liturgia della parola<br />
è un evento, qualcosa che succede; vi sono<br />
coinvolti tutti: l’assemblea, il celebrante, i<br />
diversi ministri (diacono, lettore, salmista,<br />
accoliti, coro...). L’essenziale è che appaia<br />
quello che avviene: il Signore ha convocato<br />
la sua comunità e instaura con essa un dialogo<br />
di comunione e di amore.<br />
24. La proclamazione del vangelo<br />
Per comprendere partiamo dall’annuncio del<br />
vangelo che è il punto culminante di questa<br />
liturgia. S’inizia con un piccolo dialogo: “II<br />
Signore sia con voi!” “E con il tuo Spirito.”<br />
“Dal vangelo secondo...” “Lode a Tè, o Cristo.”<br />
Serve, questo dialogo, a ‘svegliare la<br />
comunità’ e renderla consapevole di quanto<br />
sta avvenendo. Gesù ha promesso che<br />
“dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io<br />
sono in mezzo a loro”(Mt 18,20). Se questa<br />
promessa si compie in momenti diversi, si<br />
compie anzitutto qui e l’assemblea ne deve<br />
essere consapevole. Dunque: Il Signore sia<br />
con voi! Il Signore risorto, vivente, dalla cui<br />
bocca esce una spada affilata a doppio taglio<br />
(Ape 1,16), che siede sul trono di Dio<br />
ma nello stesso tempo cammina in mezzo<br />
alle chiese (cfr Ape 2,1). L’assemblea deve<br />
prendere coscienza di tutto questo e le parole<br />
del diacono glielo ricordano. Così come<br />
il diacono deve ri cordarsi che, in quel momento,<br />
è lui a emettere la voce e articolare i<br />
suoni, ma la parola è di Cristo e Cristo parla<br />
attraverso di lui. Lo Spiri to che ha ispirato gli<br />
agiografi a scrivere, ispira ora il diacono a<br />
leggere così come deve ispirare la comunità<br />
a capire e a rispondere. Ascoltiamo, dunque,<br />
con stupore, la proclamazione del van gelo.<br />
“A nessuno sfugge che tra tutte le Scrittu re,<br />
anche del Nuovo Testamento, i Vangeli me-
Il <strong>Redone</strong><br />
ritamente eccellono, in quanto costituiscono<br />
la principale testimonianza relativa alla vita e<br />
alla dottrina del Verbo Incarnato, nostro Salvatore”<br />
(DV 18 = EV 899). Dobbiamo amare<br />
ciascuna delle parole del vangelo, ciascuna<br />
delle sue im magini perché nascono dall’amore<br />
amicale di Dio e ci introducono nel mistero<br />
della sua stes sa vita. Proprio per questo viene<br />
data la possibilità di cantare il vangelo; è<br />
il modo più solenne per esprimere il valore di<br />
quanto si sta leggen do, il dialogo di amore<br />
in cui questa lettura si colloca, la gioia che<br />
vuole suscitare nel cuore di chi ascolta. Naturalmente,<br />
bisogna che chi can ta possa farlo<br />
bene, senza distrarre l’assemblea e senza<br />
rendere impossibile la comprensione del le<br />
parole. Il canto, se lo si sceglie, deve aiutare<br />
la comprensione, non renderla più difficile.<br />
Non si tratta di un’esibizione da ammirare,<br />
ma di una lettura da valorizzare. Al termine<br />
della let tura il diacono proclama: “Parola del<br />
Signore!” e l’assemblea risponde: “Lode a<br />
Tè, o Cristo!” Dobbiamo capire e far capire<br />
che il senso di questa espressione non è:<br />
“Parola che il Signore ha pronunciato o vissuto<br />
duemila anni fa e che oggi viene da noi<br />
ripresa”, ma piuttosto: “Pa rola che il Signore<br />
risorto rivolge oggi alla sua comunità qui raccolta<br />
per illuminarla e correg gerla, purificarla<br />
e muoverla all’amore; parola che ci mette<br />
in comunicazione con quel Gesù di Nazaret<br />
che passò in mezzo a noi facendo del bene<br />
e che ora vive alla destra del Padre come<br />
Signore in grado di salvare l’uomo.”<br />
Signore sia con voi! Il Signore risorto, vivente,<br />
dalla cui bocca esce una spada affilata a<br />
doppio taglio (Ape 1,16), che siede sul trono<br />
di Dio ma nello stesso tempo cammina in<br />
mezzo alle chiese (cfr Ape 2,1). L’assemblea<br />
deve prendere coscienza di tutto questo e<br />
le parole del diacono glielo ricordano. Così<br />
come il diacono deve ri cordarsi che, in quel<br />
momento, è lui a emettere la voce e articolare<br />
i suoni, ma la parola è di Cristo e Cristo parla<br />
attraverso di lui. Lo Spiri to che ha ispirato gli<br />
agiografi a scrivere, ispira ora il diacono a<br />
leggere così come deve ispirare la comunità<br />
a capire e a rispondere. Ascoltiamo, dunque,<br />
con stupore, la proclamazione del Van gelo.<br />
- 10 -<br />
“A nessuno sfugge che tra tutte le Scrittu re,<br />
anche del Nuovo Testamento, i Vangeli meritamente<br />
eccellono, in quanto costituiscono<br />
la principale testimonianza relativa alla vita e<br />
alla dottrina del Verbo Incarnato, nostro Salvatore”<br />
(DV 18 = EV 899). Dobbiamo amare<br />
ciascuna delle parole del vangelo, ciascuna<br />
delle sue im magini perché nascono dall’amore<br />
amicale di Dio e ci introducono nel mistero<br />
della sua stes sa vita. Proprio per questo viene<br />
data la possibilità di cantare il vangelo; è<br />
il modo più solenne per esprimere il valore di<br />
quanto si sta leggen do, il dialogo di amore<br />
in cui questa lettura si colloca, la gioia che<br />
vuole suscitare nel cuore di chi ascolta. Naturalmente,<br />
bisogna che chi can ta possa farlo<br />
bene, senza distrarre l’assemblea e senza<br />
rendere impossibile la comprensione del le<br />
parole. Il canto, se lo si sceglie, deve aiutare<br />
la comprensione, non renderla più difficile.<br />
Non si tratta di un’esibizione da ammirare,<br />
ma di una lettura da valorizzare. Al termine<br />
della let tura il diacono proclama: “Parola del<br />
Signore!” e l’assemblea risponde: “Lode a<br />
Tè, o Cristo!” Dobbiamo capire e far capire<br />
che il senso di questa espressione non è:<br />
“Parola che il Signore ha pronunciato o vissuto<br />
duemila anni fa e che oggi viene da noi<br />
ripresa”, ma piuttosto: “Pa rola che il Signore<br />
risorto rivolge oggi alla sua comunità qui raccolta<br />
per illuminarla e correg gerla, purificarla<br />
e muoverla all’amore; parola che ci mette<br />
in comunicazione con quel Gesù di Nazaret<br />
che passò in mezzo a noi facendo del bene<br />
e che ora vive alla destra del Padre come<br />
Signore in grado di salvare l’uomo.”<br />
L’attimo di silenzio serve per renderci conto<br />
che non stiamo ammucchiando letture diverse,<br />
ma ci prepariamo a rispondere alla lettura<br />
che abbiamo ascoltato. Che la risposta<br />
sia data con un Salmo indica chiaramente<br />
l’intenzione della Chiesa: Dio stesso ci mette<br />
sulla bocca le parole di una risposta degna.<br />
Insomma, ci lasciamo coinvolgere in<br />
un dramma che ci è proposto da Dio e noi<br />
accet-tiamo volentieri di ‘entrare in gioco’ nel<br />
modo in cui Dio vuole.<br />
Poi una seconda lettura presa dall’epistolario<br />
del Nuovo Testamento. Il messaggio degli<br />
apostoli ci aiuta a comprendere in profondità<br />
il mistero di Cristo come rivelatore del Padre,<br />
come parola di Dio fatta carne. Appunto:<br />
“Cristo in voi, speranza della gloria” (Col<br />
1,27). Solo questo ci può permettere di comprendere<br />
la profondità del mistero che il vangelo<br />
narra: la guarigione di un cieco, il dialogo<br />
con una donna, un racconto in parabole...<br />
piccoli avve-nimenti ma nei quali si delinea<br />
il mistero della redenzione dell’uomo. Paolo<br />
e gli altri autori del Nuovo Testamento sono<br />
necessari per incominciare a sondare le insondabili<br />
ricchezze di Cristo.<br />
26. I ministeri nella liturgia della parola<br />
Rimane da dire una parola sui prota gonisti<br />
della liturgia della parola: il diacono, i lettori, il<br />
salmista, il coro, l’assemblea. Quanto abbiamo<br />
detto è di per sé sufficiente a comprendere<br />
l’importanza che ciascuno faccia bene<br />
la sua parte. Deve compiersi un dialogo;<br />
nessuno è solo ascoltatore, ma nessuno<br />
può rubare agli altri la parola. Ciascuno deve<br />
intervenire con umiltà (avviene qualcosa di<br />
più grande di noi) e consapevolezza (avviene<br />
attraverso di noi). Il lettore deve dunque<br />
annunciare con chiarezza e semplicità. La<br />
chiarezza è fondamentale. Chi ascolta deve<br />
poter capire bene quanto viene an nunciato.<br />
Per questo non v<strong>anno</strong> bene lettori improvvisati;<br />
chi legge, se vuole leggere bene, dando<br />
il senso corretto alle parole e il ritmo corretto<br />
alle frasi, deve conoscere bene il testo,<br />
averlo letto più volte a voce alta, articolando<br />
i suoni. Deve sapere, il lettore, che Dio<br />
parla all’assemblea attraverso la sua voce;<br />
ma questo richiede necessariamente che<br />
l’assemblea capisca quanto viene letto. Ci<br />
vorr<strong>anno</strong> anche buoni impianti di diffusione<br />
del suono; ma ci vuole, anzitutto, la voce<br />
del lettore stesso. Un’avvertenza. Qualcuno<br />
potrebbe pensare che, siccome è Dio stesso<br />
che parla attraverso la voce del lettore,<br />
la lettura debba avere qualcosa di enfatico<br />
che ne sottolinei la forza. E vero il contrario.<br />
Ogni enfasi attira l’attenzione sul lettore che<br />
diventa in qualche modo attore. Ma nella liturgia<br />
della parola il lettore è solo strumento;<br />
quindi deve essere evitata accuratamente<br />
ogni drammatizzazione impropria perché ap-<br />
- 11 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
paia in tutto il suo splendore la parola stessa.<br />
27 L’assemblea<br />
Una breve osservazione anche sull’as-semblea.<br />
Non c’è bisogno che dica l’importanza<br />
della sua partecipazione. Il fatto che siano<br />
solo poche parole quelle che l’assemblea<br />
pronuncia non significa che siano parole<br />
poco importanti. Basta un ‘sì’ nella celebrazione<br />
del matrimonio per impegnare tutta<br />
la vita! E quando l’assem blea proclama di<br />
aver ascoltato il Signore, evi dentemente con<br />
questa parola si compromette, si lega. Così<br />
bisogna insegnare all’assemblea a seguire<br />
la liturgia della parola ascoltando (non leggendo<br />
le letture nel foglietto). Il motivo è che<br />
la lettura è personale (ciascuno legge sul<br />
suo foglietto, col suo ritmo di lettura) mentre<br />
l’ascolto è comunitario (tutti ascoltano l’unica<br />
parola che viene proclamata. Ora, siccome<br />
lo scopo della liturgia della parola (e di tutta<br />
la liturgia) è quello di formare un unico popolo,<br />
non ha evidentemente senso che ciascuno<br />
legga per conto suo. E invece pieno di<br />
significato che tutta l’assemblea, dopo aver<br />
ascoltato, esprima la sua adesione unanime<br />
alla parola udita.<br />
28. Gli altri elementi della celebrazione<br />
Dobbiamo, infine, ricordare il valore di tutti<br />
gli elementi materiali che vogliono esprimere<br />
l’importanza di quanto sta avvenendo. La<br />
cura dell’ambone, anzitutto. Dev’essere in<br />
una posizione visibile e deve presentarsi con<br />
la bellezza che compete alla parola di Dio; il<br />
fatto stesso che il lettore o il diacono si rechi<br />
all’am bone per annunciare la parola dice<br />
che questa non è una parola come le altre; è<br />
parola che viene annunciata non in un luogo<br />
qualsiasi, ma in un luogo preciso, preparato<br />
proprio per il Signore stesso che parla.<br />
Secondo: il libro. La tradizione della Chiesa<br />
conosce i lezionari e gli evangeliari: li bri fatti<br />
con particolare cura, che manifestano anche<br />
esternamente il valore della parola che contengono.<br />
Dobbiamo valorizzare questo elemento,<br />
piccolo, esterno, ma prezioso. Mai<br />
quindi, si legga da un foglietto volante. La<br />
scel ta del libro da cui leggere sarebbe irrilevante<br />
se si trattasse di trasmettere semplicemente<br />
il contenuto intellettuale di un testo
Il <strong>Redone</strong><br />
di lettera tura o di filosofia. Ma non è questo<br />
che avvie ne nella liturgia della parola. Quella<br />
che viene annunciata è la parola di Dio e<br />
il lettore che l’annuncia è, in quel momento,<br />
‘bocca di Dio7.<br />
La qualità del libro da cui si legge serve a<br />
richiamare questa dimensione.<br />
L’incenso. Nelle celebrazioni più solenni viene<br />
usato anche l’incenso e non per caso, L’incenso<br />
nasconde e rivela nello stesso tempo;<br />
manifesta che siamo di fronte a un’esperienza<br />
che ci supera: da una parte vediamo e<br />
ascoltiamo, ma nello stesso tempo quello<br />
che accade è più di quanto gli occhi possano<br />
registrare o gli orecchi percepire. La nube<br />
dell’incenso allude. al mistero. Nello stesso<br />
tempo l’incenso avvolge di profumo l’ambone<br />
e il libro e il lettore. C’è un profumo di vita<br />
nella parola di Dio, il pro fumo che definisce<br />
la conoscenza di Dio e del suo Figlio (2Cor<br />
2,14). Naturalmente le cose che abbiamo<br />
detto descrivono una celebrazio ne solenne.<br />
Capisco che non tutti i giorni si possa fare<br />
una liturgia così. Ma è importante anzitutto<br />
che ci siano occasioni nelle quali la li turgia<br />
viene celebrata col massimo di chiarezza e<br />
di forza; e che, negli altri casi, si abbia sempre<br />
davanti quel significato pieno che la liturgia<br />
contiene. In questo modo anche gli<br />
aggiusta menti sar<strong>anno</strong> fatti saggiamente, in<br />
modo cioè da non alterare il senso vero di<br />
quanto accade ma di renderlo trasparente.<br />
29. L’omelia<br />
Della liturgia della parola f<strong>anno</strong> parte anche<br />
l’omelia del celebrante e la professione di<br />
fede. Sottolineo solo che lo scopo dell’omelia<br />
è rendere la partecipazione alla liturgia<br />
più attiva e consapevole. L’omelia non è<br />
un’in terruzione del corso della Messa per<br />
insegna re qualcosa; è invece un elemento<br />
integrante della Messa stessa che permette<br />
di vivere con massimo di attualità quanto<br />
viene proclamato. Arte del predicatore sarebbe<br />
riuscire a unire in modo armonico la<br />
parola che è stata annun ciata con la liturgia<br />
che si celebra e con l’as semblea concreta<br />
che è presente. Un’omelia è ‘riuscita quando<br />
ha aiutato l’assemblea a ce lebrare bene; e<br />
celebrare bene significa lasciare che la propria<br />
vita concreta - famiglia, lavoro, amicizia,<br />
- 12 -<br />
pensieri, desideri, decisioni... -ven ga toccata<br />
dal mistero di Cristo e ne esca rin novata,<br />
convertita. L’omelia non è un pretesto per<br />
combattere le proprie battaglie personali o<br />
per esporre i propri intelligenti punti di vista;<br />
è invece il compito di far emergere l’attualità<br />
di quanto è stato proclamato e coinvolgere<br />
l’as semblea in quanto viene celebrato.<br />
Da qui l’importanza della fedeltà alla celebrazione,<br />
alle letture, all’assemblea. Vi<br />
chiedo anche, con umiltà, di fare sì che le<br />
ome lie aprano alla speranza. Deve avvenire<br />
quanto sant’Agostino poneva come obiettivo<br />
del cate chista chiamato ad annunciare ai<br />
principian ti il cuore del vangelo: “Attraverso<br />
l’annuncio della salvezza il mondo intero<br />
ascoltando cre da, credendo speri, sperando<br />
ami” {de Cathechizandis Rudibus 4,8; cfr<br />
DV 1 = EV 872). Sono convinto che le ‘tirate’<br />
contro i presenti sono controproducenti<br />
o perlomeno inutili. E nessuno deve avere<br />
l’impressione che stiamo strumentalizzando<br />
l’omelia per promuovere e ottenere qualcosa<br />
che sta a cuore a noi. Quan do questo<br />
avviene, l’ombra ricade non solo sul predicatore<br />
ma sulla liturgia stessa che ne esce<br />
svilita. Dobbiamo poter dire come san Paolo:<br />
“Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo...<br />
Vi supplichiamo in nome di Cristo...” (2Cor<br />
5,20). Questo suppone che il predicatore abbia<br />
“il pensiero di Cristo” (ICor 2,16) e non<br />
sia mosso da altri interessi che lui: “Per me,<br />
infatti, il vivere è Cristo” (Pii 1,21).<br />
In concreto, mi sembra sia importante che<br />
l’omelia venga apprezzata e capita nel suo<br />
grande valore. Mi piacerebbe, ad esempio,<br />
che una piccola omelia — di tré minuti —<br />
accompa gnasse la celebrazione quotidiana<br />
della Messa e che l’omelia della domenica<br />
— di dodici minu ti - fosse preparata accuratamente.<br />
Non posso che compiacermi con<br />
quei preti — e sono un certo numero — che<br />
cominciano il lunedì a leg gere le letture della<br />
domenica successiva e che poco alla volta<br />
durante la settimana raccolgo no il materiale<br />
che deve confluire nell’omelia. H<strong>anno</strong> sempre<br />
insegnato che per parlare effi cacemente<br />
bisogna avere qualcosa da dire; poi dirlo<br />
con chiarezza; e, una volta detto, tacere.<br />
Credo che la regola si adatti benissimo<br />
anche all’omelia: deve avere qualcosa da<br />
comunica re, essere chiara, non trascinarsi<br />
inutilmente in fiumi di parole. Per raggiungere<br />
questo obietti vo h<strong>anno</strong> valore anche quegli<br />
incontri nei qua li preti e laici preparano<br />
insieme il materiale dell’omelia.<br />
30. La catechesi e i catechisti<br />
A questo punto andrebbe inserito il riferimento<br />
alla catechesi e ai catechisti. Non<br />
c’è dubbio, infatti, che tocchi proprio alla catechesi<br />
familiarizzare le nuove generazioni<br />
con il testo biblico, introdurre alle strutture<br />
fondamentali della storia della salvezza cioè<br />
del rapporto di Dio con noi, trasmettere i<br />
contenuti essenziali della fede a partire dalla<br />
Sacra Scrittura. Di fat to, però, questo lavoro<br />
è già descritto e propo sto egregiamente nel<br />
progetto dalla ICFR che la nostra diocesi si<br />
è data come impegno prima rio. Non posso,<br />
dunque, che rimandare ai testi che illustrano<br />
e guidano questa proposta invi tando tutti<br />
i catechisti ad approfondirli e so prattutto ad<br />
attuarli nel loro prezioso servizio.<br />
32. Esercizi e ritiri spirituali<br />
Desidero solo accostare al lavoro della catechesi<br />
in genere la proposta di momenti particolari<br />
di approfondimento e di preghiera:<br />
Gli esercizi spirituali e le giornate di preghiera.<br />
Di per sé gli ‘Esercizi Spirituali’ così come<br />
li ha pensati sant’Ignazio di Loyola sono un<br />
periodo prolungato (quattro settimane) di riflessione,<br />
preghiera, dialogo spirituale, per<br />
giungere a discernere la propria vocazione,<br />
quello che il Signore si attende da noi. E<br />
avremmo proprio bisogno di riscoprire e offrire<br />
di nuovo questa opportunità. E raro, infatti,<br />
che un ragazzo abbia il tempo e la tranquillità<br />
necessari per interrogarsi seriamente<br />
sulla sua vocazione e cioè sul modo migliore<br />
per lui di realizzare la vocazione al dono di<br />
sé, all’amore, al servizio di Dio. Quand’ anche<br />
nascesse il desiderio di donarsi al Signore,<br />
le mille attrattive e possi bilità che il<br />
mondo d’oggi offre sono capaci di ‘distrarre’<br />
l’attenzione in modo che il seme non giunge<br />
a maturazione. Per questo debbia mo offrire<br />
corsi di esercizi spirituali, momen ti prolungati<br />
di silenzio, ascolto, preghiera; e non c’è<br />
modo migliore di farlo che accostando alcuni<br />
testi biblici. E anzitutto attraverso il te sto bi-<br />
- 13 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
blico, infatti, che si struttura il dialogo di Dio<br />
con gli uomini: “Nei Libri Sacri, in fatti, il Padre<br />
che è nei cieli viene con molta amorevolezza<br />
incontro ai suoi figli e discorre con essi; nella<br />
parola di Dio, poi, è insita tanta efficacia e<br />
potenza, da essere sostegno e vigore della<br />
Chiesa, e per i figli della Chiesa saldezza<br />
della fede, cibo dell’anima, sorgente pura e<br />
pe renne della vita spirituale” (DV 21 = EV<br />
904). Proporre la lettura e meditazione di un<br />
testo biblico significa proporre una parola<br />
autentica di Dio a noi e quindi significa impostare<br />
quel dialogo di fede, amicizia e amore<br />
in cui consi ste l’esistenza cristiana stessa.<br />
Bisognerà dun que offrire numerosi corsi di<br />
esercizi spirituali ai giovani per aiutarli a impostare<br />
la loro vita come dialogo amicale<br />
con Dio e riconoscere le scelte fondamentali<br />
di vita come vocazione’ in senso pieno.<br />
Nello stesso modo desidero che, soprat tutto<br />
in alcuni momenti dell’<strong>anno</strong> liturgico, ‘successi’<br />
e riconoscimenti. Lo scopo di questi<br />
gruppi, infatti, non è quello di definire il significato<br />
preciso di un brano (a questo bisogno<br />
rispondono meglio le sessioni di studio), ma<br />
di illuminare l’esperienza di fede con la luce<br />
della parola. L’unico confine preciso da riconoscere<br />
e accettare è quello della fede della<br />
Chiesa entro la quale si muove la fede di ciascuno.<br />
E proprio questa la funzione del ‘simbolo’<br />
(il ‘credo’, la professione di fede): permettere<br />
di riconoscere quella fede personale<br />
che sta all’interno della fede della Chiesa e<br />
quella che invece se ne al lontana. Quando<br />
questa comunione è garanti ta, i cammini<br />
personali possono essere diversi e dobbiamo<br />
imparare ad ascoltarci e apprezzarci a<br />
vicenda.<br />
33. L’ospitalità<br />
Un’importanza grande ha in questi gruppi il<br />
contesto di ospitalità e il clima di fraternità<br />
che li accompagnano. Che una casa privata<br />
si apra per accogliere quelli che deside rano<br />
pregare insieme è già un fatto importante,<br />
che rivela lo stile della Chiesa. Ci sono persone<br />
che h<strong>anno</strong> dal Signore il dono della<br />
affabilità, che sono capaci di accogliere a<br />
cuore aperto, senza riserve. Queste persone<br />
contribuiscono non poco al buon funzionamento<br />
dei gruppi di vangelo perché aiutano le
Il <strong>Redone</strong><br />
persone a sentirsi ‘a casa propria’, in famiglia.<br />
E forse questo è uno dei bisogni più sentiti e<br />
diffusi oggi. La persona che accoglie e quindi<br />
dirige il gruppo deve interessarsi anche di<br />
mantenere il contat to col parroco, tenendolo<br />
al corrente di quanto si fa, invitandolo in qualche<br />
occasione partico lare. Questo legame di<br />
comunione è decisivo perché i gruppi di ascolto<br />
non appaiano gruppi privati che percorrono<br />
un cammino autono mo, ma piuttosto siano<br />
espressione dell’unica Chiesa.<br />
Senza togliere nulla alla spontaneità, che è<br />
una delle caratteristiche positive di que sti<br />
gruppi, cercheremo di offrire a tutti piste di<br />
riflessione che arricchiscano gli incontri e li<br />
rendano efficaci anche dal punto di vista della<br />
catechesi biblica. L’ideale sarebbe che i<br />
gruppi di vangelo si sviluppino fino a diventare<br />
piccole comunità di credenti (comunità di<br />
base). E im portante che la presenza ecclesiale<br />
sul territorio non venga meno a motivo<br />
della diminuzione dei preti: questa presenza<br />
è un obiettivo prima rio della pastorale; se<br />
non la si può raggiunge re con la diffusione<br />
capillare delle parrocchie, bisogna raggiungerla<br />
con la moltiplicazione di piccole comunità<br />
nelle quali le persone possa no vivere<br />
rapporti di vicinanza e di carità.<br />
34. La lectio divina<br />
Da qualche <strong>anno</strong> va diffondesi un po’ ovunque<br />
la prassi della lectio divina, un modo di<br />
accostare la parola di Dio facendone sorgente<br />
di meditazione e di preghiera. La lectio<br />
è, di per sé, un metodo di accostamento della<br />
Bibbia proprio della tradizione monastica<br />
e codificato nel sec. XII da Guigo II, certosino.<br />
A lui risale la articolazione classica della<br />
lectio in: lectio, meditatio, oratio, contemplatio.<br />
In un suo intervento il card. Martini aveva<br />
aggiunto anche consolatio, discretio, deliberatio,<br />
actio: il motivo era quello di creare un<br />
ponte tra la pa rola di Dio e la vita e vedere<br />
come tale ponte possa funzionare nel modo<br />
migliore.<br />
Di fatto, però, il termine lectio è diven tato sinonimo<br />
di una spiegazione della Bibbia che<br />
conduca alla preghiera e la sostenga, indipendentemente<br />
da un metodo preciso. Mi<br />
piacerebbe che, almeno in alcune occasioni,<br />
si proponesse la lectio anche nella sua<br />
- 14 -<br />
modalità monastica. In ogni modo sono favorevole<br />
a ogni accostamento ‘pregato’ alla<br />
parola di Dio. Mi sembra che sia una scuola<br />
preziosa di pre ghiera cristiana, proprio perché<br />
da consapevol mente alla preghiera la<br />
forma di risposta alla parola creativa di Dio.<br />
Prendiamo allora l’introduzione alla lec tio<br />
divina, come uno dei compiti, soprattutto in<br />
occasione di ritiri o esercizi spirituali.<br />
35. La lettura continua<br />
L’accostamento occasionale alla Bibbia è<br />
certo da lodarsi. Tuttavia un’autentica familiarità<br />
con la Bibbia richiede un accostamento<br />
regolare, quotidiano. Non per nulla tutti i<br />
sa cerdoti, pregando con la liturgia delle ore,<br />
sono ‘obbligati’ a leggere un capitolo della<br />
Bibbia ogni giorno. Non posso certo sperare<br />
che tutti i credenti bresciani si impegnino a<br />
una lettu ra quotidiana dalla Bibbia, ma questa<br />
lettura quotidiana posso ben consigliarla<br />
e favorirla. Lo faccio con convinzione perché<br />
credo che la lettura continua e regolare<br />
sia la base che nutre tutte le altre forme di<br />
accostamento alla Bib bia stessa. Non ignoro<br />
nemmeno le difficoltà che questo tipo di<br />
lettura comporta. Quando si deve leggere la<br />
legislazione levitica sui sacrifi ci, o quando<br />
capitano le liste genealogiche del libro delle<br />
Cronache, viene facilmente la voglia di saltare<br />
o addirittura di abbandonare la let tura.<br />
Non solo: quando si leggono nel libro di Giosuè<br />
parole che comandano lo herem (l’anatema;<br />
vedi nota della Bibbia di Gerusalemme<br />
a Gs 6,17) potrebbe venire da scandalizzarci,<br />
anche se i nostri occhi h<strong>anno</strong> visto<br />
di peggio. Ma l’esperienza dice che chi ha<br />
la perseveranza e continua regolarmente la<br />
lettura ne avrà an che il premio. La maggior<br />
parte delle difficoltà scomparirà da sé, solo<br />
attraverso la familiarità col testo; alcune altre<br />
difficoltà costringer<strong>anno</strong> ad approfondire<br />
il tema e porter<strong>anno</strong> a una co noscenza migliore<br />
della Bibbia.<br />
Tutto questo per dire che propongo alla diocesi<br />
la lettura continua della Bibbia. Esistono<br />
calendari che suggeriscono la lettura di<br />
un capitolo al giorno; in quattro anni si sarà<br />
letto tutto l’Antico Testamento e due volte il<br />
Nuovo Testamento. Si tratta, in questo caso,<br />
di un im pegno proposto ai singoli. Ciascuno è<br />
libero di muoversi come desidera, anche se<br />
cercheremo di diffondere un piccolo calendario<br />
che associ i libri letti al tempo liturgico che<br />
viviamo. Si tenga però presente: questa lettura<br />
è del tutto personale, ma contribuisce alla<br />
crescita della Chiesa bresciana intera; non ci<br />
muoviamo nel l’ambito del totalmente privato.<br />
36. Le missioni popolari<br />
II Codice di Diritto Canonico chiede di indire<br />
regolarmente le ‘Missioni Popolari’ (can.<br />
770; il codice precedente chiedeva di farle<br />
al meno ogni dieci anni; quello attuale recita:<br />
“se condo le disposizioni del vescovo diocesano”).<br />
Sono l’occasione per rinnovare l’annuncio<br />
del vangelo facendolo giungere a tutte<br />
le famiglie della parrocchia. Dobbiamo obbedire<br />
a questa prescrizione; ma dobbiamo<br />
anche trovare il modo perché la Missione sia<br />
efficace. Obiet tivo imprescindibile è che vengano<br />
raggiunte davvero tutte le persone e a<br />
tutte venga tra smesso l’invito a conoscere<br />
meglio Gesù Cristo e il vangelo. Per questo<br />
è necessario che tutta la parrocchia si mobiliti;<br />
che i missionari che vengono da fuori<br />
possano contare sulla colla borazione dei<br />
praticanti; che la responsabilità per la Missione<br />
sia sentita e vissuta da tutti. Cercheremo<br />
per questo di raccogliere i dati sui diversi<br />
modi d’impostare le Missioni per offrire<br />
suggerimenti precisi. Non siamo in grado di<br />
imporre un unico schema a tutti, ma possiamo<br />
fare buon uso delle esperienze fatte per<br />
non ri petere errori e sfruttare invece quelle<br />
strade che si sono dimostrate utili.<br />
37. Il ministero dei lettori<br />
Nella disciplina della Chiesa esiste un ministero<br />
istituito che si lega proprio alla pa rola<br />
di Dio; è il ministero del lettore. Desidero che<br />
anche la nostra Chiesa formi e istituisca dei<br />
lettori permanenti, che facciano della paro la<br />
di Dio il centro vitale della loro formazione<br />
e l’ambito preciso del loro servizio. Mi sembra<br />
che il cammino verso questa meta debba<br />
par tire dal ministero di fatto. Ci sono di fatto<br />
al cune persone, nelle comunità parrocchiali,<br />
che vivono un’attenzione particolare alla<br />
Bibbia e compiono un servizio riconosciuto;<br />
penso ad alcuni catechisti, a persone che annunciano<br />
la parola nella Messa, agli animatori<br />
di gruppi del vangelo. Tutte queste per-<br />
- 15 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
sone possono fare dei cammini di approfondimento<br />
della Bibbia nei corsi per catechisti,<br />
nell’Istituto Superiore<br />
Scienze Religiose, in corsi biblici offerti in diocesi<br />
e fuori diocesi. Quando la comunità riconosce<br />
in loro il dono del servizio alla parola,<br />
quando si riconoscono le qualità spirituali e<br />
umane che sono necessarie per un ministero,<br />
quando si vede che il modo di operare<br />
edifica la comunità (e non la divide), allora la<br />
comu nità insieme col parroco può chiedere<br />
che una persona venga istituita lettore permanente.<br />
Sarà necessaria una breve preparazione<br />
per co gliere il valore del ministero,<br />
comprenderne gli impegni, gustarne la forza<br />
spirituale; poi l’isti tuzione potrà essere fatta.<br />
Insomma, desidero che l’istituzione al ministero<br />
sia preceduta (e motivata) da un lun go<br />
periodo di servizio nel quale il ministero sia<br />
esercitato di fatto; che la comunità riconosca<br />
il dono del Signore senza perplessità; che<br />
ne senta il bisogno e ne faccia richiesta al<br />
Vescovo. Quello che l’istituzione aggiunge al<br />
ministero di fatto è il riconoscimento ecclesiale<br />
e quindi il mandato a svolgere il ministero<br />
della parola. Naturalmente il ministero<br />
del lettorato non è un sacramento, ma si può<br />
dire che entra nella logica sacramentale che<br />
regge tutta l’esistenza della Chiesa.
Il <strong>Redone</strong><br />
DIRETTORIO PER LA CELEBRAZIONE<br />
E LA PASTORALE DEI SACRAMENTI<br />
NELLA DIOCESI DI BRESCIA<br />
(Segue Da “Il <strong>Redone</strong> n. 1 - 2 <strong>anno</strong> <strong>2009</strong> pagg. 24-25 )<br />
III Parte<br />
I SACRAMENTI DEL SERVIZIO DELLA COMUNIONE<br />
35. «Il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia<br />
sono i sacramenti dell’iniziazione cristiana.<br />
Essi fondano la vocazione comune di tutti<br />
i discepoli di Cristo, vocazione alla santità e<br />
alla missione di evangelizzare il mondo. Conferiscono<br />
le grazie necessarie per vivere secondo<br />
lo Spirito in questa vita di pellegrini in<br />
cammino verso la patria. Due altri sacramenti,<br />
l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla<br />
salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla<br />
salvezza personale, questo avviene<br />
attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono<br />
una missione particolare nella Chiesa<br />
e servono all’edificazione del popolo di Dio.<br />
In questi sacramenti, coloro che sono già stati<br />
consacrati mediante il Battesimo e la Confermazione<br />
per il sacerdozio comune di tutti i fedeli<br />
(cfr. LG 10), possono ricevere consacrazioni<br />
particolari. Coloro che ricevono il sacramento<br />
dell’Ordine sono consacrati per essere<br />
“posti, in nome di Cristo, a pascere la Chiesa<br />
con la parola e la grazia di Dio” (LG 11). Da<br />
parte loro, “i coniugi cristiani sono corroborati<br />
e come consacrati da uno speciale sacramento<br />
per i doveri e la dignità del loro stato” (GS<br />
48)» (CCC 1533-1535).<br />
1. IL SACRAMENTO DELL’ORDINE<br />
136. L’Ordine è il sacramento grazie al quale<br />
la missione affidata da Cristo ai suoi Apostoli<br />
continua ad essere esercitata nella Chiesa<br />
sino alla fine dei tempi. È, dunque, il sacramento<br />
del ministero apostolico. Comporta tre<br />
gradi: l’episcopato, il presbiterato e i diaconato<br />
(cfr. CCC 1536). Come afferma LG 28,<br />
«il ministero ecclesiastico di istituzione divina<br />
- 16 -<br />
viene esercitato in diversi ordini, da quelli che<br />
già anticamente sono chiamati vescovi, presbiteri<br />
e diaconi».<br />
Pertanto «la dottrina cattolica insegna che i<br />
gradi di partecipazione sacerdotale (episcopato<br />
e presbiterato) e il grado di servizio (diaconato)<br />
sono tutti e tre conferiti da un atto sacramentale<br />
chiamato “ordinazione”, cioè dal<br />
sacramento dell’Ordine» (CCC 1554).<br />
INDICAZIONI GENERALI<br />
137. Gli “ordini” di episcopato, presbiterato e<br />
diaconato «vengono conferiti mediante l’imposizione<br />
delle mani e la preghiera consacratoria,<br />
che i libri liturgici prescrivono per i singoli<br />
gradi» (CIC, can. 1009 § 2).<br />
138. La celebrazione dell’ordinazione di un<br />
Vescovo, di presbiteri o diaconi, data la sua<br />
importanza per la vita della Chiesa particola-<br />
re, richiede il concorso del maggior numero<br />
possibile di fedeli. «Avrà luogo preferibilmente<br />
la domenica e nella cattedrale, con quella solennità<br />
che si addice alla circostanza » (CCC<br />
1572; cfr. CIC, cann. 1010-1011).<br />
139. Poiché il sacramento dell’Ordine è il sacramento<br />
del ministero apostolico, spetta ai<br />
Vescovi in quanto successori degli Apostoli<br />
trasmettere “questo dono dello Spirito” (cfr.<br />
CCC 1576). Pertanto «ministro della sacra ordinazione<br />
è il Vescovo consacrato» (CIC, can.<br />
1012).<br />
140. «Riceve validamente la sacra ordinazione<br />
esclusivamente il battezzato di sesso maschile»<br />
(CIC, can. 1024).<br />
141. Tutti i ministri ordinati della Chiesa latina,<br />
ad eccezione dei diaconi permanenti, «sono<br />
normalmente scelti tra gli uomini credenti che<br />
vivono da celibi e che intendono conservare<br />
il celibato “per il Regno dei cieli” (Mt 19, 12)»<br />
(CCC 1579).<br />
142. «Chi viene ordinato deve godere della<br />
debita libertà; non è assolutamente lecito<br />
costringere alcuno, in qualunque modo, per<br />
qualsiasi causa, a ricevere gli ordini, oppure<br />
distogliere un candidato canonicamente idoneo<br />
a riceverli» (CIC, can. 1026).<br />
143. Il ministero ordinato è un dono costitutivo<br />
della Chiesa da chiedere continuamente al<br />
Signore. Nello stesso tempo la pastorale delle<br />
vocazioni a tale ministero va sempre<br />
più coltivata e valorizzata nelle zone pastorali<br />
e nelle singole parrocchie, tenendo conto<br />
anche delle indicazioni e proposte dell’Ufficio<br />
diocesano competente.<br />
144. La celebrazione del sacramento dell’Ordine<br />
è, per natura sua, un dono per tutta la<br />
Chiesa. In particolare, è importante che, in occasione<br />
della celebrazione diocesana del sacramento<br />
dell’Ordine (consacrazione episcopale,<br />
ordinazioni presbiterali e diaconali), tutte<br />
le parrocchie della diocesi siano informate e<br />
invitate a partecipare almeno con la preghiera.<br />
145. Nelle parrocchie direttamente interessate<br />
all’ordinazione di qualche presbitero o diacono<br />
si cerchi di coinvolgere tutta la comunità,<br />
attraverso anche opportuni incontri di catechesi<br />
per le varie età.<br />
È sempre un momento di grazia per una più<br />
efficace proposta vocazionale.<br />
- 17 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Nel caso di un’ordinazione episcopale, presbiterale<br />
o diaconale in parrocchia, è bene che il<br />
parroco faccia riferimento all’Ufficio Liturgico<br />
diocesano.<br />
146. L’anniversario della propria ordinazione<br />
(episcopale, presbiterale o diaconale) sia vissuto<br />
con gratitudine come memoria ecclesiale<br />
della scelta definitiva del dono di sé, per Cristo<br />
e con Cristo, alla Chiesa e al mondo.<br />
L’episcopato<br />
147. Il Concilio Vaticano II insegna che «con<br />
la consacrazione episcopale viene conferita la<br />
pienezza del sacramento dell’Ordine » (LG 21).<br />
148. In virtù della consacrazione episcopale<br />
e mediante la comunione gerarchica col capo<br />
del collegio e con i suoi membri, uno viene costituito<br />
membro del corpo episcopale (cfr. LG<br />
22). Tale natura collegiale dell’ordine episcopale<br />
si manifesta, tra l’altro, nell’antica prassi<br />
della Chiesa che per la consacrazione di un<br />
nuovo Vescovo ci vuole la partecipazione di<br />
più Vescovi.<br />
149. Per l’ordinazione legittima di un Vescovo,<br />
oggi è richiesto un intervento speciale del<br />
Vescovo di Roma, per il fatto che egli è il supremo<br />
vincolo visibile della comunione delle<br />
Chiese particolari nell’unica Chiesa e il garante<br />
della loro libertà (cfr. CCC 1559).<br />
150. Ogni Vescovo ha, quale vicario di Cristo,<br />
l’ufficio pastorale della Chiesa particolare<br />
che gli è stata affidata, ma nello stesso tempo<br />
porta collegialmente con tutti i fratelli nell’episcopato<br />
la sollecitudine per tutte le Chiese<br />
(cfr. CCC 1560). Questo spiega anche perché<br />
l’Eucaristia celebrata dal Vescovo ha un significato<br />
tutto speciale come espressione della<br />
Chiesa.<br />
Il presbiterato<br />
151. Il Concilio Vaticano II insegna che la funzione<br />
ministeriale dei Vescovi «fu trasmessa<br />
in grado subordinato ai presbiteri, affinché<br />
questi, costituiti nell’ordine del presbiterato,<br />
fossero cooperatori dell’ordine episcopale,<br />
per il retto assolvimento della missione apostolica<br />
affidata da Cristo» (PO 2).<br />
152. I presbiteri, saggi collaboratori dell’ordine<br />
episcopale, chiamati al servizio del Popolo di<br />
Dio, «costituiscono col loro Vescovo un unico<br />
presbiterio, sebbene destinati a uffici diversi»<br />
(LG 21). I presbiteri «non possono esercitare
Il <strong>Redone</strong><br />
il loro ministero se non in dipendenza dal Vescovo<br />
e in comunione con lui» (CCC 1567).<br />
Lo lasciano capire chiaramente anche la promessa<br />
di obbedienza che essi f<strong>anno</strong> al Vescovo<br />
durante il rito di ordinazione e il bacio<br />
di pace da parte del Vescovo al termine di tale<br />
liturgia.<br />
153. I presbiteri, costituiti nell’ordine del presbiterato,<br />
sono tutti uniti tra loro da intima fraternità<br />
sacramentale. «Ma in modo speciale<br />
essi formano un unico presbiterio nella diocesi<br />
al cui servizio sono assegnati sotto il proprio<br />
Vescovo» (PO 8). Questa unità del presbiterio<br />
trova la sua espressione liturgica nella consuetudine<br />
secondo la quale, durante il rito<br />
dell’ordinazione, «i presbiteri, dopo il Vescovo<br />
[ordinante], impongono anch’essi le mani»<br />
(CCC 1568), mentre non è prevista l’imposizione<br />
delle mani di eventuali altri Vescovi presenti<br />
alla celebrazione.<br />
È bene che questa fraternità presbiterale sia<br />
coltivata anche attraverso la partecipazione<br />
alle ‘congregazioni’ e ai ritiri zonali e mediante<br />
la disponibilità al servizio pastorale sia a livello<br />
di unità pastorale che a livello zonale e<br />
diocesano.<br />
154. L’ordinazione presbiterale, oltre al rito<br />
essenziale della imposizione delle mani<br />
da parte del Vescovo e della preghiera<br />
consacratoria,prevede alcuni riti annessi che<br />
esprimono i molteplici aspetti della grazia sacramentale.<br />
In particolare: i riti di introduzione<br />
(la presentazione e l’elezione degli ordinandi,<br />
l’interrogatorio degli ordinandi, le litanie dei<br />
santi), i quali attestano che la scelta dei candidati<br />
è stata fatta in conformità alla prassi della<br />
Chiesa; i riti che esprimono e completano in<br />
maniera simbolica il mistero che si è compiuto<br />
(la consegna dei paramenti sacerdotali; l’unzione<br />
col sacro crisma; la consegna della patena<br />
e del calice).<br />
155. Il Seminario diocesano è la comunità<br />
ecclesiale deputata alla formazione dei futuri<br />
presbiteri. I ragazzi e i giovani che manifestano<br />
attenzione e apertura alla vocazione<br />
presbiterale siano indicati agli animatori vocazionali<br />
perché, attraverso il discernimento,<br />
siano accompagnati nel cammino che li porterà<br />
all’ordinazione presbiterale.<br />
156. Nel tempo della preparazione all’ordi-<br />
- 18 -<br />
nazione sono previsti alcuni riti di passaggio<br />
e di graduale esperienza nel servizio: il rito<br />
dell’Ammissione tra i candidati al diaconato e<br />
al presbiterato, i ministeri del Lettorato e<br />
dell’Accolitato. È importante che anche questi<br />
riti vengano valorizzati a livello diocesano e<br />
soprattutto nelle comunità parrocchiali direttamente<br />
interessate.<br />
Il diaconato<br />
157. «In un grado inferiore della gerarchia<br />
st<strong>anno</strong> i diaconi, ai quali sono imposte le mani<br />
“non per il sacerdozio, ma per il servizio”» (LG<br />
29).<br />
158. I diaconi sono ministri ordinati per gli incarichi<br />
di servizio della Chiesa. «Non ricevono<br />
il sacerdozio ministeriale, ma l’ordinazione<br />
conferisce loro funzioni importanti nel ministero<br />
della Parola, del culto divino, del governo<br />
pastorale e del servizio della carità» (CCC<br />
1596). Pertanto anche l’ordinazione dei diaconi<br />
è un evento da riscoprire e da valorizzare<br />
nella Chiesa locale.<br />
159. Per l’ordinazione del diacono «soltanto il<br />
Vescovo impone le mani, significando così che<br />
il diacono è legato in modo speciale al Vescovo<br />
nei compiti della sua “diaconia”» (CCC 1569).<br />
160. Come rito annesso alla ordinazione è prevista<br />
la consegna del libro dei Vangeli al neodiacono,<br />
il quale ha ricevuto la missione di annunziare<br />
il Vangelo di Cristo (cfr. CCC 1574).<br />
161. Dopo il Concilio Vaticano II il diaconato<br />
non costituisce più soltanto un gradino di passaggio<br />
al presbiterato. La Chiesa latina, infatti,<br />
ha ripristinato il diaconato «come un grado proprio<br />
e permanente della gerarchia» (LG 29).<br />
162. «Il diaconato permanente, che può essere<br />
conferito a uomini sposati, costituisce un<br />
importante arricchimento per la missione della<br />
Chiesa» (CCC 1571). Va perciò coltivato,<br />
apprezzato e proposto anche nella Chiesa locale.<br />
Segno di tale apprezzamento nella diocesi<br />
di Brescia è la costituzione, a partire dal<br />
1982, della Comunità dei diaconi permanenti,<br />
guidata da specifici responsabili nominati dal<br />
Vescovo.<br />
- 19 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Benedetto XVI indice uno speciale Anno Sacerdotale<br />
Nel 150 ° della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, “vero esempio di<br />
Pastore a servizio del gregge di Cristo”, Benedetto XVI ha deciso di indire uno speciale<br />
“<strong>anno</strong> sacerdotale”, dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010.<br />
Lo ha annunciato durante l’udienza alla plenaria della Congregazione per il Clero, ricevuta<br />
nella Sala del Concistoro lunedì mattina, 16 marzo.<br />
Signori Cardinali,<br />
Venerati Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio!<br />
Sono lieto di potervi accogliere in speciale Udienza<br />
alla vigilia della partenza per l’Africa, ove mi recherò<br />
per consegnare l’Instrumentum laboris della<br />
Seconda Assemblea Speciale del Sinodo per l’Africa,<br />
che si terrà qui a Roma nel prossimo ottobre.<br />
Ringrazio il Prefetto della Congregazione, il Signor<br />
Cardinale Cláudio Hummes, per le gentili espressioni<br />
con cui ha interpretato i comuni sentimenti e<br />
ringrazio per la bella lettera che mi avete scritto.<br />
Con lui saluto tutti voi, Superiori, Officiali e Membri<br />
della Congregazione, con animo grato per tutto il lavoro che svolgete a servizio di un settore<br />
tanto importante della vita della Chiesa. Il tema che avete scelto per questa Plenaria - “L’identità<br />
missionaria del presbitero nella Chiesa, quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria<br />
munera” - consente alcune riflessioni per il lavoro di questi giorni e per i frutti abbondanti che<br />
certamente esso porterà. Se l’intera Chiesa è missionaria e se ogni cristiano, in forza del Battesimo<br />
e della Confermazione, quasi ex officio (cfr. CCC, 1305) riceve il mandato di professare<br />
pubblicamente la fede, il sacerdozio ministeriale, anche da questo punto di vista, si distingue<br />
ontologicamente, e non solo per grado, dal sacerdozio battesimale, detto anche sacerdozio<br />
comune. Del primo, infatti, è costitutivo il mandato apostolico: “Andate in tutto il mondo e predicate<br />
il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16, 15).<br />
Tale mandato non è, lo sappiamo, un semplice incarico affidato a collaboratori; le sue radici<br />
sono più profonde e v<strong>anno</strong> ricercate molto più lontano. La dimensione missionaria del presbitero<br />
nasce dalla sua configurazione sacramentale a Cristo Capo: essa porta con sé, come<br />
conseguenza, un’adesione cordiale e totale a quella che la tradizione ecclesiale ha individuato<br />
come l’apostolica vivendi forma. Questa consiste nella partecipazione ad una “vita nuova”<br />
spiritualmente intesa, a quel “nuovo stile di vita” che è stato inaugurato dal Signore Gesù ed è<br />
stato fatto proprio dagli Apostoli. Per l’imposizione delle mani del Vescovo e la preghiera consacratoria<br />
della Chiesa, i candidati divengono uomini nuovi, divengono “presbiteri”. In questa<br />
luce appare chiaro come i tria munera siano prima un dono e solo conseguentemente un ufficio,<br />
prima una partecipazione ad una vita, e perciò una potestas. Certamente, la grande tradizione<br />
ecclesiale ha giustamente svincolato l’efficacia sacramentale dalla concreta situazione<br />
esistenziale del singolo sacerdote, e così le legittime attese dei fedeli sono adeguatamente<br />
salvaguardate. Ma questa giusta precisazione dottrinale nulla toglie alla necessaria, anzi indispensabile,<br />
tensione verso la perfezione morale, che deve abitare ogni cuore autenticamente<br />
sacerdotale. Proprio per favorire questa tensione dei sacerdoti verso la perfezione spirituale<br />
dalla quale soprattutto dipende l’efficacia del loro ministero, ho deciso di indire uno speciale<br />
“Anno Sacerdotale”, che andrà dal 19 giugno prossimo fino al 19 giugno 2010. Ricorre infatti il<br />
150° anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, vero esempio<br />
di Pastore a servizio del gregge di Cristo. Sarà cura della vostra Congregazione, d’intesa con<br />
gli Ordinari diocesani e con i Superiori degli Istituti religiosi, promuovere e coordinare le varie<br />
iniziative spirituali e pastorali che apparir<strong>anno</strong> utili a far percepire sempre più l’importanza del
Il <strong>Redone</strong><br />
ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea.<br />
La missione del presbitero, come evidenzia il tema della plenaria, si svolge “nella Chiesa”.<br />
Una tale dimensione ecclesiale, comunionale, gerarchica e dottrinale è assolutamente indispensabile<br />
ad ogni autentica missione e, sola, ne garantisce la spirituale efficacia. I quattro<br />
aspetti menzionati devono essere sempre riconosciuti come intimamente correlati: la missione<br />
è “ecclesiale” perché nessuno annuncia o porta se stesso, ma dentro ed attraverso la propria<br />
umanità ogni sacerdote deve essere ben consapevole di portare un Altro, Dio stesso, al mondo.<br />
Dio è la sola ricchezza che, in definitiva, gli uomini desiderano trovare in un sacerdote. La<br />
missione è “comunionale”, perché si svolge in un’unità e comunione che solo secondariamente<br />
ha anche aspetti rilevanti di visibilità sociale. Questi, d’altra parte, derivano essenzialmente da<br />
quell’intimità divina della quale il sacerdote è chiamato ad essere esperto, per poter condurre,<br />
con umiltà e fiducia, le anime a lui affidate al medesimo incontro con il Signore. Infine le dimensioni<br />
“gerarchica” e “dottrinale” suggeriscono di ribadire l’importanza della disciplina (il termine<br />
si collega con “discepolo”) ecclesiastica e della formazione dottrinale, e non solo teologica,<br />
iniziale e permanente.<br />
La consapevolezza dei radicali cambiamenti sociali degli ultimi decenni deve muovere le migliori<br />
energie ecclesiali a curare la formazione dei candidati al ministero. In particolare, deve<br />
stimolare la costante sollecitudine dei Pastori verso i loro primi collaboratori, sia coltivando<br />
relazioni umane veramente paterne, sia preoccupandosi della loro formazione permanente,<br />
soprattutto sotto il profilo dottrinale e spirituale. La missione ha le sue radici in special modo in<br />
una buona formazione, sviluppata in comunione con l’ininterrotta Tradizione ecclesiale, senza<br />
cesure né tentazioni di discontinuità. In tal senso, è importante favorire nei sacerdoti, soprattutto<br />
nelle giovani generazioni, una corretta ricezione dei testi del Concilio Ecumenico Vaticano<br />
ii, interpretati alla luce di tutto il bagaglio dottrinale della Chiesa. Urgente appare anche il<br />
recupero di quella consapevolezza che spinge i sacerdoti ad essere presenti, identificabili e<br />
riconoscibili sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali sia anche per l’abito, negli ambiti<br />
della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa. Come Chiesa e<br />
come sacerdoti annunciamo Gesù di Nazaret Signore e Cristo,<br />
crocifisso e risorto, Sovrano del tempo e della storia, nella lieta<br />
certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del<br />
cuore umano.<br />
Nel mistero dell’incarnazione del Verbo, nel fatto cioè che Dio si<br />
è fatto uomo come noi, sta sia il contenuto che il metodo dell’annuncio<br />
cristiano. La missione ha qui il suo vero centro propulsore:<br />
in Gesù Cristo, appunto. La centralità di Cristo porta con<br />
sé la giusta valorizzazione del sacerdozio ministeriale, senza il<br />
quale non ci sarebbe né l’Eucaristia, né, tanto meno, la missione<br />
e la stessa Chiesa. In tal senso è necessario vigilare affinché le “nuove strutture” od organizzazioni<br />
pastorali non siano pensate per un tempo nel quale si dovrebbe “fare a meno” del<br />
ministero ordinato, partendo da un’erronea interpretazione della giusta promozione dei laici,<br />
perché in tal caso si porrebbero i presupposti per l’ulteriore diluizione del sacerdozio ministeriale<br />
e le eventuali presunte “soluzioni” verrebbero drammaticamente a coincidere con le reali<br />
cause delle problematiche contemporanee legate al ministero. Sono certo che in questi giorni<br />
il lavoro dell’Assemblea plenaria, sotto il protezione della Mater Ecclesiae, potrà approfondire<br />
questi brevi spunti che mi permetto di sottoporre all’attenzione dei Signori Cardinali e degli<br />
Arcivescovi e Vescovi, invocando su tutti la copiosa abbondanza dei doni celesti, in pegno dei<br />
quali imparto a voi e alle persone a voi care una speciale, affettuosa Benedizione Apostolica.<br />
L’Osservatore Romano - 16 - 17 marzo <strong>2009</strong><br />
- 20 -<br />
VITA ORATORIANA<br />
Roma Express <strong>2009</strong><br />
I cresimandi incontrano il Santo Padre<br />
- 21 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Il 3 Aprile 40 cresimandi, accompagnati dal don e dai loro catechisti,<br />
sono partiti per Roma con altri 2400 ragazzi della diocesi di<br />
Brescia per partecipare alla 16 edizione di Roma Express Pellegrinaggio<br />
dei cresimandi dal Papa.<br />
Dopo il viaggio, svoltosi durante le ore notturne in treno, siamo<br />
arrivati a Roma e, per iniziare nel miglior modo la giornata, vi è<br />
stata la preghiera con il vescovo Luciano Monari nella Basilica di<br />
Santa Maria Maggiore.<br />
Dopo aver visitato alcuni dei luoghi più belli e famosi della città<br />
siamo giunti, finalmente, in piazza San Pietro dove abbiamo così<br />
potuto visitare la meravigliosa Basilica.<br />
La sera, dopo cena, i ragazzi h<strong>anno</strong> avuto un po’ di tempo libero,<br />
tempo da trascorrere tra di loro, ma anche in compagnia di loro<br />
coetanei di altre parrocchie di Brescia.<br />
La sveglia domenica mattina è suonata molto presto e ci siamo<br />
così recati in piazza San Pietro dove abbiamo assistito alla celebrazione della S. Messa presieduta<br />
dal Papa, ed anche se la notte non si è dormito molto, i ragazzi si sono dimostrati molto<br />
attenti ed h<strong>anno</strong> saputo cogliere il messaggio d’amore dato dal Papa.<br />
Non è stata solamente per i ragazzi un’esperienza fantastica ed irripetibile,<br />
ma anche per noi accompagnatori (sia catechisti sia assistenti) perché abbiamo potuto conoscere<br />
aspetti del carattere dei ragazzi che non avevamo ancora scoperto!<br />
Ma adesso lasciamo la parola ai veri protagonisti di quest’esperienza, i cresimandi, per scoprire<br />
cosa ne pensano e come l’h<strong>anno</strong> vissuta:<br />
“ A Roma mi è piaciuto perché c’erano delle strutture belle. La cosa più bella è stata la messa<br />
che abbiamo fatto la domenica delle Palme con il Papa; quando l’ho visto mi sono emozionata<br />
però dopo è passato, la messa è durata tre ore e non me ne sono nemmeno accorta. Poi siamo<br />
andati sul treno per tornare a casa; è stato bellissimo perché abbiamo conosciuto dei ragazzi<br />
molto simpatici e cui facevano delle battute molto divertenti.<br />
Quando siamo arrivati a Brescia ci siamo dovuti salutare, eravamo tutti molto tristi però ci siamo<br />
divertiti tantissimo e questo è importante”<br />
“ A me Roma è piaciuta molto, poiché essendo la prima volta non sapevo cosa mi aspettava,<br />
non immaginavo l’emozione di vedere tutti i monumenti dal vivo, f<strong>anno</strong> tutto un altro effetto! Il<br />
monumento che mi è piaciuto di più è stata la Città del Vaticano che pur non essendo un monumento,<br />
ma uno Stato, le sue caratteristiche: l’imponenza, la grandezza, lo f<strong>anno</strong> diventare<br />
molto più di quello che geograficamente presenta.<br />
Inoltre l’esperienza mi ha fatto conoscere, imparare e a rafforzare amicizie”<br />
“E’ stato bello girare Roma, mi è piaciuto moltissimo.<br />
Ascoltare la Messa con il Papa, conoscere molti ragazzi e ragazze, viaggiare in treno e molto<br />
altro ancora. Insomma, è stata un’esperienza fantastica!”<br />
“Quest’<strong>anno</strong> in occasione della festa delle Palme sono andato a Roma prima di ricevere il sa-
Il <strong>Redone</strong><br />
- 22 -<br />
cramento della Cresima.<br />
E’ stata per me un’esperienza<br />
unica ed indimenticabile.<br />
Poter assistere<br />
alla messa con il Papa<br />
è stato molto emozionante.<br />
Questi due giorni<br />
rester<strong>anno</strong> un bellissimo<br />
ricoro che manterrò custodito<br />
nel mio cuore per<br />
sempre”<br />
“Mi è piaciuto Roma, soprattutto<br />
sul treno quando<br />
giravamo con quelli<br />
e quelle degli altri paesi.<br />
Soprattutto una cosa mi<br />
è piaciuta molto: sono<br />
stato bocciato e ho potuto divertirmi ancora una volta con i miei coetanei. Mi sono proprio divertito”<br />
TAIZÈ<br />
L’unità della Chiesa parte dai giovani<br />
“Si passa da Taizè come si passa accanto a<br />
una fonte. Il viaggiatore si ferma, si disseta e<br />
continua il cammino. La comunità di Taizè è<br />
nota per la fiducia sempre piena di speranza<br />
che ripone nei giovani. È soprattutto perché<br />
condivido questa fiducia e questa speranza<br />
che sono qui con voi”.<br />
Queste parole, con le quali Giovanni<br />
Paolo II rispose alla calorosa<br />
accoglienza ricevuta dalla<br />
comunità di Taizè nella sua visita<br />
nell’ottobre del 1986, racchiudono<br />
e riassumono le motivazioni<br />
e le ragioni che spingono<br />
migliaia di persone a recarsi in<br />
questo luogo ogni <strong>anno</strong>.<br />
Taizé nasce nella Francia occupata<br />
dai nazisti come comunità<br />
monastica, voluta da un giovane<br />
protestante svizzero, Roger<br />
Schutz, meglio conosciuto<br />
come frère Roger. Egli fonda<br />
sulle dolci colline della Borgogna<br />
un luogo di riflessione, di preghiera e di<br />
dialogo, dapprima riservato ai confratelli protestanti<br />
e poi con il passare degli anni aperto<br />
anche ai cattolici e agli anglicani.<br />
Taizè diventa in poco tempo una delle realtà<br />
più vivaci del mondo cristiano, capace di parlare<br />
alla società e, in particolare, ai giovani, e<br />
impegnata a fare dell’ecumenismo una pratica<br />
davvero quotidiana.<br />
Il desiderio di conoscere questa comunità ha<br />
spinto un piccolo gruppo di noi giovani di Gottolengo,<br />
guidati da don Angelo, ed un gruppo<br />
di ragazzi e adulti di Leno (ma “giovani nello<br />
spirito”), guidati da don Carlo, ad andare a<br />
Taizè.<br />
All’alba del Lunedì dell’angelo è iniziato il<br />
nostro viaggio tra l’entusiasmo e un poco di<br />
perplessità, per vivere un’esperienza a molti<br />
di noi ancora sconosciuta, ma che ci avrebbe<br />
portati a scoprire nuovi aspetti della nostra<br />
fede in uno spirito di comunione e unità.<br />
Appena giunti a Taizè uno dei moltissimi giovani<br />
volontari ci ha accolti, illustrandoci cosa<br />
significhi essere a Taizè: vuol dire essere invitato<br />
alla ricerca di Dio mediante la preghiera<br />
comune, il canto, il silenzio, la meditazione<br />
personale, la condivisione con gli altri.<br />
A Taizè sei accolto da una comunità di uomini<br />
impegnati con un “sì” per tutta l’esistenza<br />
al seguito di Cristo, nella vita condivisa, nel<br />
celibato e in una grande semplicità nello stile<br />
di vita. Costoro sono i monaci, oggi guidati<br />
dal priore frère Alois dopo l’assassinio di frère<br />
Roger nel 2005 da parte di una squilibrata durante<br />
la preghiera serale.<br />
La giornata a Taizè è scandita in modo tale da<br />
garantire un giusto equilibrio tra momenti di riflessione<br />
e momenti di condivisione. La liturgia,<br />
i canti e le preghiere radunano i giovani attorno<br />
ai monaci tre volte al giorno.<br />
Taizè è famosa per i suoi canoni: versetti del<br />
vangelo ripetuti continuamente nelle diverse<br />
lingue. Questo è sicuramente un modo per far<br />
partecipare tutte le persone provenienti dalle diverse<br />
parti del mondo al canto, anche se devo<br />
ammettere che all’inizio mi sono posto la domanda<br />
sul senso di questa sorta di “cantilena”<br />
e il mio pensiero è andato al rosario. Continuare<br />
a ripetere una parola, una frase, così come un’<br />
Ave Maria è un modo per imprimere nel nostro<br />
cuore ciò che andiamo cantando o recitando e<br />
per esprimere al Signore il nostro amore, proprio<br />
come quel “ti amo” che due fidanzati si dicono<br />
continuamente gli uni con gli altri.<br />
La preghiera e l’eucarestia h<strong>anno</strong> luogo all’in-<br />
- 23 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
terno di una chiesa che vuole richiamare gli<br />
aspetti delle varie religioni cristiane. Molte<br />
volte le letture sono fatte in lingue straniere,<br />
così come le preghiere e i canti, ma ciò non è<br />
sicuramente un ostacolo, anzi spinge a vivere<br />
quel momento con una maggiore intensità<br />
accanto a quel fratello protestante o anglicano<br />
che è lì con noi a lodare quello stesso Dio con<br />
lo stesso linguaggio dell’amore. In questi brevi<br />
ma intensi momenti sta l’essenza dell’ecumenismo.<br />
Penso che il decreto conciliare “Unitatis<br />
redintegratio”, riguardante il problema del<br />
ristabilimento dell’unità tra i cristiani, trovi la<br />
sua massima espressione proprio nell’esperienza<br />
di Taizè. Oltre al canto e alla preghiera,<br />
a Taizè viene molto coltivato un altro tipo di<br />
linguaggio: il silenzio. Inizialmente rimanere<br />
raccolti in lunghi momenti di riflessione all’interno<br />
di una chiesa con migliaia di persone<br />
trasmette una strana sensazione, per non dire<br />
quasi un certo fastidio. Poi, quando si inizia<br />
a viverlo e a capirlo, il tempo sembra troppo<br />
poco. E’ necessario riscoprire il silenzio, quel<br />
silenzio che è presente anche in Dio, ma non<br />
come esempio di debolezza della fede, bensì<br />
come esempio di profondità e umanità della<br />
fede. Solo se compreso nel mistero di Cristo il<br />
silenzio appare nella sua realtà, cioè come un<br />
diverso modo di parlare.<br />
Ogni giorno, dopo la preghiera del mattino, si<br />
era chiamati a svolgere varie attività volte ad<br />
esprimere quello spirito di servizio proprio del<br />
nostro credo. C’è chi si occupava della pulizia<br />
dei vari ambienti e chi si offriva a servire<br />
i pasti o a lavare le stoviglie. Ovviamente nel<br />
fare questo non si era soli, bensì con tanti altri<br />
giovani provenienti da Stati diversi e di culti
Il <strong>Redone</strong><br />
diversi, il tutto in uno spirito di allegria e di comunione.<br />
Questi piccoli segni dimostrano come sia possibile<br />
stare insieme (non forzosamente) anche<br />
se con idee e lingue diverse, ma accomunati<br />
dal medesimo Dio fatto uomo.<br />
Ciò è risultato ancora più evidente nei momenti<br />
di condivisione successivi alla riflessione<br />
pomeridiana di un frère su alcuni passi<br />
della Bibbia. E’ stato molto interessante confrontarsi<br />
con ragazzi francesi, tedeschi, belga,<br />
svedesi sul Vangelo, ovvero il fondamento e<br />
il punto che accomuna il nostro vivere da cristiani<br />
nel mondo.<br />
Tutto questo ha spinto a rafforzare in me l’idea<br />
che il “problema” dell’ecumenismo, tanto caro<br />
ai padri conciliari, sia realizzabile davvero e<br />
che l’unità della Chiesa sia possibile, partendo<br />
da giovani desiderosi di vivere il loro essere<br />
cristiani sulla base della preghiera di Gesù<br />
al Padre: “Io sono in loro e tu in me, perché<br />
siano perfetti nell’unità”. (Gv 17,23)<br />
Ovviamente a Taizè sembra tutto più semplice,<br />
ma essere a Taizè significa anche prepararsi<br />
ad assumersi delle responsabilità una<br />
volta di ritorno a casa per essere portatori di<br />
pace e di fiducia.<br />
Proprio per questo desidero rivolgermi ai ragazzi<br />
e giovani della mia parrocchia per costruire<br />
insieme una comunità basata su quello<br />
che il codice di diritto canonico, al canone 209,<br />
definisce il diritto-dovere fondamentale del fedele:<br />
la comunione con la Chiesa e tra i fedeli.<br />
Questo è possibile se partiamo da quell’immagine<br />
di Chiesa che San Paolo descrive in<br />
- 24 -<br />
2Cor 4,7:”Portiamo questo tesoro<br />
in vasi di coccio, affinché appaia<br />
che la straordinaria sua forza proviene<br />
da Dio e non da noi”. Vaso di<br />
coccio è ogni cristiano, ognuno di<br />
noi, umile e fragile chiamato a portare<br />
un grande tesoro: il Vangelo.<br />
Se Dio si servisse soltanto di santi,<br />
sarebbe un’ovvietà. Senza dire,<br />
poi, che in una comunità di soli<br />
santi mi troverei molto a disagio.<br />
Mentre invece in una comunità di<br />
“vasi di coccio” mi sento perfettamente<br />
a mio agio, accolto, amato<br />
e perdonato. Non mi scandalizzo<br />
mai della debolezza degli uomini,<br />
anche di Chiesa, e neppure se ne scandalizza<br />
il mondo, quello vero. Piuttosto qualche amarezza<br />
quando vedo (o mi sembra di vedere)<br />
arroganza, ostentazione di sé e giudizi troppo<br />
taglienti.<br />
Sono convinto che lo spirito di Taizè possa<br />
essere coltivato anche a Gottolengo, partendo<br />
da tutti noi giovani invitati dalla Chiesa ad<br />
essere portatori del Vangelo, non solo con la<br />
parola e la sua proclamazione, ma soprattutto<br />
con l’esempio della nostra vita. Rimaniamo<br />
nella Chiesa con lo spirito critico (non polemico)<br />
di chi crede che una comunità unita sia<br />
ancora possibile.<br />
Matteo<br />
- 25 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Agorà dei Giovani della Lombardia a Caravaggio<br />
30 – 31 Maggio <strong>2009</strong><br />
Nel 2006 il Consiglio Permanente della C.E.I. ha approvato la proposta<br />
di un percorso nazionale di speciale attenzione al mondo giovanile<br />
articolato in tre anni, denominato l’ “Agorà dei giovani italiani”.<br />
Obiettivo dell’Agorà dei giovani italiani è favorire la realizzazione di<br />
tale percorso, promuovendo un nuovo slancio della pastorale giovanile,<br />
una sempre maggiore soggettività delle nuove generazioni nella<br />
missione della Chiesa ed un crescente coinvolgimento dei giovani nel<br />
cammino della Chiesa italiana.<br />
Il valore della missionarietà costituisce, infatti, la dimensione fondamentale<br />
della vita e dell’azione di un cristiano e di una comunità”.<br />
Il percorso triennale dell’Agorà è stato scandito da tre eventi importanti:<br />
l’incontro nazionale a Loreto (1-2 Settembe 2007), la G.M.G.<br />
a Sidney (15-20 Luglio 2008) e l’incontro diocesano a Caravaggio<br />
(30-31 Maggio <strong>2009</strong>) per tutti i giovani della Lombardia.<br />
E anche noi di Gottolengo… c’eravamo! a tutti e tre gli incontri, compreso l’incontro di Caravaggio.<br />
Sabato 30 Maggio, verso le tre del pomeriggio, dopo aver indossato il cappello e riempito lo zainetto<br />
fornitoci dalla Diocesi, siamo partiti da Gottolengo con un pulmino, diretti al Santuario dove la<br />
Madonna è apparsa a Giannetta.<br />
Eravamo un bel gruppo di giovani, circa 30, guidati da don Angelo.<br />
Dopo un’oretta circa, siamo giunti nel prato della Basilica, dove siamo stati accolti festosamente<br />
dagli organizzatori.<br />
Ci siamo sistemati proprio davanti al palco, predisposto per la celebrazione.<br />
Abbiamo atteso l’arrivo di tutti i giovani e, dopo la cena al sacco, abbiamo partecipato alla celebrazione<br />
principale di tutto l’evento: la Veglia di Pentecoste con i Vescovi della Lombardia e con<br />
l’Arcivescovo Dionigi Tettamanzi, il quale ci ha offerto parole di coraggio e speranza per portare il<br />
Vangelo “fino ai confini della terra”.<br />
Dopo la Veglia, molto suggestiva anche per una brezza leggera, che ricordava lo Spirito Santo, è<br />
iniziata la “notte dello Spirito”.<br />
Nella notte era possibile visitare le diverse “Vele” preparate negli<br />
spazi attigui al Santuario, aree tematiche nelle quali era possibile<br />
compiere percorsi di riflessione, scambio e preghiera.<br />
Queste sette vele rappresentavano i 7 doni dello Spirito, che ci<br />
spingono al largo per portare il messaggio di Amore di Cristo, fino ai<br />
confini della Terra: la “Vela del Consiglio”, dedicata alla preghiera<br />
mariana, presso la fonte d’acqua al di sotto del Santuario di Caravaggio;<br />
la “Vela dell’Intelletto”, dove era possibile lasciare sotto forma<br />
di un pensiero, un’immagine, una canzone, un disegno, un’impronta<br />
della propria mano, le emozioni vissute durante la Veglia; la “Vela<br />
della Fortezza”, dove, con l’aiuto dei volontari, si poteva avere uno<br />
scambio di opinioni sull’esperienza dell’Agorà; la “Vela della Scienza”,<br />
rappresentata da una mostra sulla vita di San Paolo; la “Vela<br />
della Sapienza”, dove era possibile confrontarsi con altri giovani sul<br />
modo di vivere la propria affettività; la “Vela del Timore di Dio”, per
Il <strong>Redone</strong><br />
incontrare la misericordia del Signore attraverso il Sacramento della Riconciliazione; la “Vela della<br />
Pietà”, ovvero dell’adorazione Eucaristica all’interno del Santuario, aperta fino al mattino.<br />
Dopo una notte di suggestioni, riflessioni e preghiera, dalle 5.30 alle 6.30 è stato possibile fare<br />
colazione, offerta da un gruppo di Alpini, mentre alle 7 abbiamo celebrato le Lodi e alle 8 abbiamo<br />
partecipato alla S. Messa, con il Vescovo di Cremona.<br />
“L’orizzonte più lontano e lo sguardo d’ogni uomo, sarà metà del cammino che da te ripartirà.<br />
Ogni giorno il Vangelo nella gioia annuncerò: ai confini della terra io andrò “, è l’inno che<br />
ha accompagnato il cammino dei 10.000 pellegrini lombardi.<br />
Ai giovani è stato dato un mandato: portare il Vangelo di Gesù “fino ai confini della terra”, declinandolo<br />
nei linguaggi e nelle culture dei coetanei di oggi, spesso assai distanti da quelli delle precedenti<br />
generazioni.<br />
E’ un impegno grande, ma possibile!<br />
Ai giovani, il futuro della storia, la Chiesa<br />
affida il compito di evangelizzare, di essere<br />
missionari nei luoghi e negli ambienti che<br />
frequentano quotidianamente, a scuola, nel<br />
lavoro, nel tempo libero.<br />
Il Papa aveva detto a Loreto: “Il mondo va<br />
cambiato ed è questa la missione della<br />
gioventù”.<br />
”I confini della terra sono una meta lontana,<br />
molto lontana, che ci obbliga ad avventurarci<br />
in un viaggio all’apparenza più<br />
grande non solo delle nostre forze ma dei<br />
nostri stessi sogni. Un viaggio che ci chiede di uscire da noi stessi e confrontarci con le<br />
sfide del mondo”: sono le parole pronunciate durante la veglia di preghiera dall’arcivescovo di<br />
Milano.<br />
E l’arcivescovo ha fatto risuonare anche parole piene di futuro: “Coltivate desideri grandi e non<br />
fermatevi prima. Potete e dovete osare di più! Abbiate, dunque, il coraggio di rischiare “.<br />
Mons. Tettamanzi ha paragonato ciascun giovane a un diamante “che, nonostante alcune<br />
oscurità, può riflettere nel mondo la luce della fede”.<br />
Ha esortato poi i giovani con queste parole: “Non rassegnatevi mai ad essere carbone, non<br />
assorbite gelosamente la luce ricevuta trattenendola per voi senza farne dono agli altri. La<br />
bellezza da cercare e da manifestare è nascosta nell’incontro tra il diamante e i raggi della<br />
luce, ossia tra la vostra storia e quella di Dio.”<br />
Poi con il mandato li ha invitati ad andare fino ai confini della terra come “pellegrini che percorrono<br />
i sentieri della terra portando con sé soltanto l’essenziale, avendo nel cuore una mèta<br />
precisa, sostenuti dalla preghiera e dal cammino dei compagni di strada.”<br />
Ai giovani dunque l’impegno di crescere nella fede, per diventare stimolo per le proprie comunità<br />
parrocchiali e civili, per essere le “sentinelle del mattino”, che aspettano l’aurora!<br />
Caravaggio è stata una bella esperienza, ma deve proseguire nella <strong>Parrocchia</strong>, nella quotidianità,<br />
nell’ordinario che diventa… straordinario!<br />
Abbiamo partecipato a questo pellegrinaggio guidati da Maria, la prima che ha detto “sì” al progetto<br />
di Dio sulla propria vita… e a Lei vogliamo ispirarci nel nostro cammino e nella nostra testimonianza<br />
fino… ai confini della terra!<br />
A tutti… buon cammino!<br />
Roberta<br />
- 26 -<br />
- 27 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Omelia del Card Tettamanzi durante la Veglia di Pentecoste<br />
FINO AI CONFINI DELLA TERRA<br />
Carissimi giovani, nel contesto così suggestivo<br />
di questo santuario mariano ci troviamo insieme<br />
ad invocare il dono dello Spirito santo su<br />
ciascuno di noi, su tutta la Chiesa e sul mondo<br />
intero.<br />
Alla vigilia della Pentecoste la nostra preghiera<br />
vuole elevarsi particolarmente intensa perché<br />
il Signore si faccia presente in mezzo a noi, accompagni<br />
i nostri cammini e ci dia la forza di<br />
raggiungere i confini della terra.<br />
È per me motivo di grande gioia poter vivere<br />
con voi questa Veglia a conclusione del cammino<br />
triennale dell’Agorà dei giovani italiani.<br />
Attraverso un percorso formativo sia nell’ordinarietà<br />
della vostra vita sia attraverso alcune<br />
tappe importanti vi siete messi in ascolto della<br />
Parola di Dio e del vostro vissuto, così come di<br />
quello di molti vostri coetanei.<br />
Avete accolto l’annuncio della buona notizia<br />
della fede, l’avete condivisa nei vostri gruppi<br />
e nelle vostre comunità, vi siete fatti testimoni<br />
verso i vostri amici e le persone incontrate quotidianamente.<br />
In questo <strong>anno</strong> poi avete meditato sulla missione<br />
che il Signore risorto affida a ogni discepolo<br />
del Vangelo: quella di raggiungere i confini<br />
della terra. So che nel cuore di molti di voi sono<br />
tutt’ora impressi in modo indelebile gli eventi di<br />
Loreto e di Sydney. Sono sicuro che l’incontro<br />
con il Santo Padre e con tanti giovani italiani e<br />
di tutto il mondo ha dato un entusiasmo nuovo<br />
alla vostra vita spirituale ed un nuovo slancio<br />
per essere nella società d’oggi una presenza<br />
davvero significativa. Vi auguro di far tesoro di<br />
questo cammino così che possa continuare a<br />
sostenervi giorno dopo giorno.<br />
Un altro motivo rende più viva la mia gioia questa<br />
sera: attorno a Maria, come i discepoli riuniti<br />
nel cenacolo in attesa dell’effusione dello<br />
Spirito santo, ci siete voi, carissimi giovani, che<br />
provenite da tutte le diocesi della nostra regione.<br />
È davvero importante la vostra presenza,<br />
perchè è un segno di speranza per la Lombardia.<br />
Guardandovi, tutti dovrebbero riconoscere<br />
che nella nostra terra ci sono tanti giovani che<br />
crescono coltivando le domande decisive sul<br />
senso della vita e sul loro<br />
futuro, che custodiscono il dono della fede e i<br />
valori alti ed esigenti del Vangelo, e sono, per<br />
la nostra società, una presenza responsabile,<br />
seria e impegnata. Ma è anche bello pensare<br />
che ciascuno di voi proviene da comunità cristiane<br />
diverse, anche molto lontane, portando<br />
ciascuno la propria storia e la propria tradizione<br />
e insieme condividendo il cammino e le esperienze<br />
fatte nell’avventura di diventare cristiani.<br />
Sì, ci sono le diversità, ma c’è qualcosa che<br />
tutti – nella fede e nella preghiera - abbiamo<br />
in comune: è il desiderio di capire cosa significhi<br />
per ciascuno di noi quell’ultima parola che<br />
Gesù ha consegnato ai suoi apostoli prima di<br />
ascendere al cielo e che l’evangelista Luca ci<br />
riporta nel libro degli Atti degli Apostoli:<br />
“Riceverete la forza dallo Spirito santo che<br />
scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a<br />
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria<br />
e fino ai confini della terra” (1,8).<br />
Proprio questa è stata la parola che ha accompagnato<br />
il triennio dell’Agorà e che ora, nella<br />
nostra riflessione, vogliamo indagare andando<br />
alla ricerca del “perché” Gesù ci ha destinato<br />
fino ai confini della terra e del “come” è possibile<br />
oggi, per un giovane, mettere in pratica<br />
un comando così affascinante ma insieme così<br />
impegnativo.
Il <strong>Redone</strong><br />
I. “PERCHÉ” FINO AI CONFINI DELLA<br />
TERRA?<br />
La domanda non è scontata. I confini della terra,<br />
infatti, sono una meta lontana, molto<br />
lontana, che ci obbliga ad avventurarci in un<br />
viaggio all’apparenza più grande non solo delle<br />
nostre forze ma dei nostri stessi sogni.<br />
Ci chiede di uscire da noi stessi e confrontarci<br />
con le sfide del mondo. Ci spinge ad allargare<br />
le prospettive della nostra intelligenza per misurarci<br />
con altri criteri di vita. Ma dobbiamo subito<br />
rilevare che molte sono le incognite di questa<br />
avventura e molti gli elementi di incertezza.<br />
So bene che oggi un giovane fa già molta fatica<br />
a prendersi cura di se stesso. So che non<br />
è facile soddisfare alla domanda sul senso e<br />
sul destino della propria vita e non è facile andare<br />
oltre un generale senso di insicurezza e<br />
precarietà, negli affetti, nello studio, nel lavoro,<br />
nel progettare il domani. Il rischio più grande<br />
è quello di concentrare tutte le proprie energie<br />
sul presente, facendo in modo che sia il più sereno<br />
possibile. Sento dire spesso dai giovani:<br />
“L’importante è che io stia bene oggi, il futuro<br />
è lontano. Sono ancora giovane per pensare<br />
al mio domani. C’è tempo”. È la ricerca di un<br />
bene istantaneo e privato. E così, mentre da<br />
una parte i giovani oggi abitano il mondo, in<br />
modo virtuale attraverso internet e in modo reale<br />
attraverso le molteplici opportunità di viaggi<br />
di lavoro, di studio e di svago, dall’altra sono<br />
estranei al mondo perché le proprie energie e<br />
le proprie preoccupazioni sono ripiegate su se<br />
stessi.<br />
Come cristiani sappiamo di avere bisogno della<br />
forza dello Spirito santo, e la chiediamo –<br />
anche – nella nostra preghiera; ma poi ci sem-<br />
- 28 -<br />
bra che questa forza debba servire soltanto<br />
per noi. Gesù, invece, ci dice in modo chiaro,<br />
inequivocabile che questa forza serve per raggiungere<br />
i confini della terra e non per altro. Sì,<br />
cari amici, questo è il vostro compito, questo il<br />
vostro domani! Non arrendetevi di fronte a questa<br />
avventura. Coltivate desideri grandi e non<br />
fermatevi prima.<br />
Manifestare la bellezza della fede<br />
Gesù ci affida la missione di essere suoi testimoni<br />
fino ai confini della terra perché la bellezza<br />
della fede in lui si manifesti e accenda<br />
la contemplazione nel cuore di tutti gli uomini.<br />
La bellezza non può restare nascosta, non può<br />
rimanere imprigionata.<br />
È questo il miracolo della creazione e della<br />
Pentecoste. Ciascuno di noi è unico ma, nello<br />
stesso tempo, ciascuno di noi è destinato alla<br />
comunione. Siamo un abbraccio vivente di singolarità<br />
e di universalità. Siamo una sintesi indissociabile<br />
di identità e di comunione:<br />
queste, infatti, sono realtà inseparabili e complementari.<br />
Nessuno può pensarsi senza la relazione con<br />
l’altro e nessuno può pensarsi confuso negli altri.<br />
Fin dall’inizio del mondo lo abbiamo ascoltato<br />
nel racconto biblico della Genesi (1,1-29)<br />
- la vita ha preso forma nella ricchezza della<br />
sua molteplicità attraverso un atto di separazione.<br />
Senza diversità non ci sarebbe la vita e<br />
la storia, ma questa diversità ha la sua origine<br />
nell’unità di Dio.<br />
Questa è la bellezza del mistero che dobbiamo<br />
custodire e testimoniare. Vi chiedo allora: siate<br />
consapevoli della preziosità di ciascuno di voi,<br />
nonostante le fragilità e le paure, e siate consapevoli<br />
anche della preziosità di ogni fratello<br />
che abita la terra, nonostante le differenze e le<br />
distanze. Sappiate, ogni giorno, stupirvi della<br />
bellezza della fede.<br />
Un pensatore russo – Vladimir S. Solov’ev -,<br />
vissuto nella seconda metà del XIX secolo, diceva<br />
che una realtà isolata è brutta, ma diventa<br />
bella quando comincia a far trasparire una realtà<br />
superiore. E spiegava con l’esempio del diamante.<br />
Nella sua composizione chimica il diamante<br />
è identico al carbon fossile, ma mentre<br />
il carbone assorbe la luce il diamante la riflette<br />
e la diffonde. La bellezza del diamante non è<br />
una proprietà della sua materia, perché essa è<br />
identica a quella di un brutto pezzo di carbone,<br />
ma non dipende nemmeno soltanto dai giochi<br />
della luce, perché la stessa luce nel carbone<br />
non produce alcun effetto bello. La bellezza del<br />
diamante, così scrive, “dipende evidentemente<br />
dal fatto che in esso né la materia oscura né<br />
il principio luminoso prevalgono unilateralmente,<br />
ma si compenetrano invece a vicenda in un<br />
certo equilibrio ideale”.1<br />
Carissimi giovani, voi siete questo diamante<br />
che, nonostante alcune oscurità, può riflettere<br />
nel mondo la luce della fede. Non rassegnatevi<br />
mai ad essere carbone, non assorbite gelosamente<br />
la luce ricevuta trattenendola per voi<br />
senza farne dono agli altri. La bellezza da cercare<br />
e da manifestare è nascosta nell’incontro<br />
tra il diamante e i raggi della luce, ossia tra la<br />
vostra storia e quella di Dio.<br />
Raccontare la gioia del Vangelo<br />
Gesù ci affida la missione di essere suoi testimoni<br />
fino ai confini della terra, perché la gioia<br />
del Vangelo possa raggiungere la vita di ogni<br />
uomo. La gioia non può non essere condivisa.<br />
Lo sapete bene anche voi: quando vivete<br />
un’esperienza che vi riempie di entusiasmo,<br />
quando un vostro progetto si realizza, quando<br />
riuscite a fare qualcosa che avete voluto tenacemente,<br />
e siete felici, non è forse vero che<br />
non vedete l’ora di raccontarlo agli altri?<br />
La gioia è contagiosa. Così Gesù ci chiede di<br />
raggiungere i confini della terra, non per conquistarli,<br />
non per farli nostri, ma per condividere<br />
con tutti la gioia che abbiamo ricevuto.<br />
Inoltre il fondamento della gioia del cristiano<br />
non è fragile, e dunque la sua gioia non è ef-<br />
- 29 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
fimera né passeggera. Immagino che, a volte,<br />
voi giovani rischiate di rassegnarvi ad una felicità<br />
che non dura; che vi accontentiate di istanti<br />
di serenità e di gioie strappate alle inquietudini.<br />
Penso anche a molti vostri coetanei che cercano<br />
la gioia nelle diverse forme della trasgressione,<br />
scontrandosi poi con tante illusioni e<br />
delusioni.<br />
La strada che Gesù vi propone, invece, per essere<br />
davvero felici è la strada di un amore gratuito<br />
e libero, che si fonda sul fatto che tutti gli<br />
uomini sono figli dello stesso Padre.<br />
Gesù, nella sinagoga di Nazaret, annuncia che<br />
lo Spirito di Dio è su di lui e che è stato<br />
mandato a portare un annuncio di gioia e di libertà,<br />
di uguaglianza e di solidarietà. Anche il<br />
povero, l’emarginato, chi è considerato ultimo<br />
tra gli uomini è figlio amato e libero (cfr Luca<br />
4, 14ss). E’ nella Pasqua di Gesù che questa<br />
rivelazione ha il suo compimento.<br />
Carissimi giovani, il mondo intero è alla ricerca<br />
di questa gioia. Ne ha un bisogno estremo.<br />
Abbiate la capacità di riconoscere questo bisogno<br />
e sentitevi responsabili per questa gioia.<br />
Lo Spirito che scende su di voi ha la forza di<br />
rendervi, come Gesù, portatori<br />
di un lieto messaggio per tutti gli uomini, senza<br />
distinzioni e discriminazioni.<br />
L’annuncio della Pasqua e il miracolo della<br />
Pentecoste rivelano che la gioia del Vangelo e<br />
la bellezza della fede non possono che avere<br />
un respiro universale. Abbiate anche voi il coraggio<br />
di questo respiro. Non siate indifferenti<br />
di fronte alle domande e alla povertà di ogni<br />
uomo. Lasciatevi scomodare dalla sete di gioia<br />
dell’umanità. Lasciatevi mettere in discussione<br />
dal mondo, e mettete in gioco le vostre energie<br />
migliori. Potete e dovete osare di più! Abbiate,<br />
dunque, il coraggio<br />
di rischiare. Raggiungere i confini della terra,<br />
nel segno della bellezza della fede e della gioia<br />
del Vangelo, è un’avventura straordinaria che<br />
realizza in pienezza le vostre più profonde attese,<br />
la vostra stessa esistenza.<br />
Desidero per questo ripetere – e riascoltare con<br />
voi - le parole che il Santo Padre Benedetto XVI<br />
vi ha rivolto nella veglia di Loreto: “Ciascuno di<br />
voi se resta unito a Cristo, può compiere grandi
Il <strong>Redone</strong><br />
cose. Ecco perché, cari amici, non dovete aver<br />
paura di sognare ad occhi aperti grandi progetti<br />
di bene e non dovete lasciarvi scoraggiare dalle<br />
difficoltà. Cristo ha fiducia in voi e desidera<br />
che possiate realizzare ogni vostro più nobile<br />
ed alto sogno di autentica felicità. Niente è impossibile<br />
per chi si fida di Dio e si affida a Dio.<br />
Guardate alla giovane Maria!”.<br />
II. “COME” É POSSIBILE RAGGIUNGERE I<br />
CONFINI DELLA TERRA?<br />
Il compito che Gesù affida ai suoi discepoli è<br />
veramente impegnativo ed esigente.<br />
Spesso non ci sentiamo all’altezza.<br />
A volte sembrano prevalere i nostri lati oscuri e<br />
ci sentiamo più come il carbone che non come<br />
il diamante.<br />
Ci chiediamo allora: come deve essere la presenza<br />
del cristiano nel mondo? In quale modo<br />
il cristiano può raggiungere i confini della terra<br />
senza essere un conquistatore o un colonizzatore?<br />
Come la Chiesa e il discepolo del Signore<br />
si devono proporre al mondo?<br />
Uno stile evangelico<br />
La preoccupazione del cristiano non è quella<br />
di apparire. Oggi questo obiettivo sembra alimentare<br />
attese e sogni di molti giovani. Sembra<br />
che alcuni arrivino ad affermare addirittura:<br />
“Appaio, quindi sono”. È la ricerca di una visibilità<br />
superficiale, di un successo facile, di una<br />
notorietà finta. Spesso nasconde addirittura un<br />
vuoto sconcertante.<br />
No, non è questo il modo cristiano di mostrarsi<br />
al mondo! Il mio modo di essere nel mondo<br />
è lo stesso di quello del Cristo crocifisso: una<br />
consegna incondizionata a Dio e agli uomini,<br />
per il bene di tutti. Fino al dono totale di sé. San<br />
Giovanni ci ricorda che Gesù, “avendo amato i<br />
suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”<br />
(Giovanni 13, 1).<br />
Cari giovani, come Gesù, sappiate amare fino<br />
alla fine. Non fermatevi prima!<br />
Per questo motivo vi dico: siate nel mondo una<br />
presenza profetica. Costruite una società diversa,<br />
nella quale la giustizia, l’uguaglianza, la<br />
libertà vera, la solidarietà e la sobrietà, il dialogo<br />
sincero, la pace non siano parole utopiche,<br />
o sogni per gente illusa, ma siano la meta reale<br />
da raggiungere.<br />
- 30 -<br />
Per questo cominciate dalla vostra quotidianità.<br />
Il vostro modo di studiare e di lavorare non sia<br />
finalizzato solo ai voi stessi: al vostro successo,<br />
al vostro guadagno, alla vostra carriera. In<br />
tutto quello che fate coltivate una passione per<br />
il mondo. Studiate e lavorate anche per il bene<br />
degli altri, anche di quegli uomini e di quelle<br />
donne che non conoscete, anche di quei poveri<br />
e di quei lontani che forse non incontrerete mai.<br />
Il mondo ha ed avrà bisogno della vostra intelligenza<br />
e del vostro cuore, della vostra cultura e<br />
della vostra professionalità.<br />
Il vostro modo di amare, di costruire le relazioni,<br />
le vostre emozioni e i vostri affetti non servano<br />
semplicemente a riempire un vuoto o a<br />
colmare la paura della solitudine. Siano invece<br />
l’esercizio concreto per riconoscere la bellezza<br />
di ogni fratello e per diffondere un amore autentico.<br />
Anche nella Chiesa siate una presenza autenticamente<br />
critica. Le vostre domande, le vostre<br />
inquietudini e il vostro futuro continuino a suscitare<br />
una testimonianza coerente e un accompagnamento<br />
vero. Chiedete alla Chiesa di non<br />
rinunciare alla sua missione e di starvi accanto,<br />
come Madre e Maestra, nel vostro cammino.<br />
La prima comunità cristiana, nata dalla Pentecoste,<br />
ci dicono gli Atti degli Apostoli, “godeva<br />
della stima di tutto il popolo” (2,47). La stima<br />
non è il consenso! Costruiamo insieme una<br />
Chiesa che mostri al mondo il suo desiderio<br />
di essere al servizio dell’uomo e l’impegno di<br />
camminare accanto a ciascuno. Nonostante le<br />
diversità di idee e di culture, di sensibilità e di<br />
stili. Non comunità che<br />
si chiudono preoccupate di difendersi o che<br />
percorrono la strada del successo e del potere.<br />
Ma che mostrano un volto compassionevole,<br />
attento, solidale con ogni uomo. Come quello<br />
di Gesù e secondo la misura del suo cuore!<br />
In un orizzonte vicino<br />
I confini della terra non sono poi così lontani.<br />
Oggi, infatti, è più facile comunicare, viaggiare,<br />
incontrare uomini e culture diverse.<br />
Questa è una risorsa che fino a qualche decennio<br />
fa era impensabile. Ma le occasioni per<br />
vivere<br />
insieme, tra culture ed etnie diverse, oggi sono<br />
molte anche nelle nostre città e nella nostra<br />
regione. Questa è una grazia, non una minaccia.<br />
Questa è un’opportunità per imparare davvero<br />
che cosa sia la fraternità universale. Non<br />
è ragione della paura ma della speranza.<br />
Dobbiamo esserne coscienti. Allora diventa<br />
importante non fuggire dal mondo per nascondersi<br />
nel privato delle nostre piccole sicurezze<br />
o per appartarci nelle nostre comode case.<br />
Occorre stare nel mondo, incarnandosi dentro<br />
le sue vicende, le sue domande, le sue sfide.<br />
Occorre coltivare il desiderio di conoscere e<br />
stimare le altre culture, per superare sospetti<br />
e diffidenze. Per questo diventa necessario<br />
coltivare una coscienza matura della propria<br />
identità cristiana, che non smarrisce la propria<br />
memoria e le proprie radici, ma che nello stesso<br />
tempo sa guardare in avanti e quindi non<br />
rifiuta l’incontro con la diversità dell’altro, in una<br />
relazione feconda e promettente per l’intera<br />
umanità. La strada per dare forma a questa coscienza<br />
è quella del dialogo.<br />
Occorre credere nella sua possibilità e nella<br />
sua forza. Bisogna volerlo e costruirlo con intelligenza<br />
e pazienza, senza scoraggiarci delle<br />
difficoltà e delle resistenze. Siate giovani ca-<br />
- 31 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
paci di dialogare con tutti e dal vostro dialogo<br />
maturi una società nuova e più serena, nella<br />
convivenza delle culture e delle religioni. Altrimenti<br />
non potrà esserci un futuro per questa<br />
nostra amata terra.<br />
Come pellegrini verso i confini della terra<br />
Il nostro modo di andare sia quello del pellegrino<br />
che percorre i sentieri della terra portando<br />
con sé soltanto l’essenziale, avendo nel cuore<br />
una mèta precisa, sostenuto dalla preghiera<br />
e dal cammino dei compagni di strada. Oserei<br />
anche un’immagine più azzardata. Tutti noi<br />
abbiamo negli occhi le carovane e le barche di<br />
migliaia di profughi che lasciano la loro terra<br />
di povertà e di guerra per cercare un nuovo<br />
approdo di vita. Abbiamo negli occhi la loro tenacia<br />
e i loro sogni.<br />
Ecco, carissimi giovani, questa sera prego lo<br />
Spirito della Pentecoste perché in tutti voi ci<br />
siano la stessa speranza forte, lo stesso indomito<br />
coraggio nel mettersi in viaggio, nell’affidarsi<br />
alle acque del mare e nel rischiare.<br />
Portate con voi, come loro, la memoria e la nostalgia<br />
della vostra storia, ma cercate di costruire<br />
il vostro futuro e i vostri sogni, navigando<br />
verso nuovi porti.<br />
Concludo ricordandovi ancora le parole del<br />
Santo Padre nella veglia della Giornata Mondiale<br />
della Gioventù di Sydney: “Alla fine, la vita<br />
non è semplicemente accumulare, ed è ben<br />
più che avere successo. Essere veramente vivi<br />
è essere trasformati dal di dentro, essere aperti<br />
alla forza dell’amore di Dio. Accogliendo la<br />
potenza dello Spirito Santo, anche voi potete<br />
trasformare le vostre famiglie, le comunità, le<br />
nazioni. Liberate i doni dello Spirito che avete<br />
ricevuto!”.<br />
E la Madonna della fonte e dei miracoli, che<br />
da secoli qui viene invocata da migliaia e migliaia<br />
di devoti dal cuore gonfio di pene e di<br />
speranze, possa dissetare le vostre attese e<br />
accompagnare il cammino vostro e quello della<br />
Chiesa intera.<br />
† Dionigi card.Tettamanzi<br />
Arcivescovo di Milano
Il <strong>Redone</strong><br />
Follest: Poker Face<br />
La vita è un azzardo,<br />
GIOCALA!!!<br />
Gli adolescenti sono un po’<br />
così: nomadi e viandanti,<br />
cercatori di stelle.<br />
C’è chi è studente e in<br />
estate è in vacanza, “non<br />
sa cosa fare”, c’è chi lavora<br />
e aspetta le ferie, quelle<br />
che poi passano troppo in<br />
fretta, ma tutti camminano,<br />
viaggiano, cercano.<br />
Li trovi per strada, in piazza:<br />
sono un po’ la loro casa, non s<strong>anno</strong> cosa<br />
fare, ma non vogliono cose troppo programmate;<br />
guai a incastrarli in calendari e orari rigidi,<br />
pieni, calcolati dall’alto. Proprio d’estate vorrebbero<br />
autogestirsi, poter decidere e scegliere.<br />
H<strong>anno</strong> bisogno di un punto di riferimento,<br />
di un luogo dove trovarsi, stare insieme, tirar<br />
notte, vedere lui, guardare lei, girare e divertirsi,<br />
“far prove di trasgressione” ed anche impegnarsi.<br />
Sono i ragazzi del Follest, folli notti di<br />
divertimento e impegno, ma che non vivono o<br />
cercano durante l’<strong>anno</strong>.<br />
Quest’<strong>anno</strong> il tema folle è Poker Face<br />
Avete mai sentito l’espressione<br />
“Faccia da poker” o detto in inglese<br />
“Poker Face” ? Ultimamente è una<br />
frase che si usa spesso, per molti<br />
non ha significato, ma in realtà ha<br />
un senso ben preciso, usato anche<br />
come metafora su vari argomenti.<br />
Quando qualcuno vi dice che avete<br />
la “Faccia da Poker”, vuol dire<br />
che siete persone abili e impenetrabili,<br />
e quindi è difficile cogliere in<br />
voi emozioni, stati d’animo e tanto<br />
altro. Un giocatore di poker deve<br />
sempre stare attento a non dare<br />
troppe informazioni del suo umore<br />
- 32 -<br />
mentre gioca una partita, altrimenti gli avversari<br />
capir<strong>anno</strong>, dal loro nervosismo o tranquillità,<br />
che tipo di carte potrebbe avere o che gioco<br />
stia svolgendo. Quindi, questa espressione potrebbe<br />
essere un complimento in alcuni casi e<br />
un atteggiamento negativo in altre situazioni.<br />
Noi abbiamo voluto sottolineare, attraverso la<br />
metafora del gioco,che la vità è un AZZARDO<br />
(è impegnativo scommettere sulla vita e con la<br />
vita) e quindi va giocata.<br />
Sera dopo sera i ragazzi si sono affrontati in<br />
giochi, abilità di disegno con i madonnari, serata<br />
disturbata dal maltempo, uscita in tenda,<br />
cena con karaoke, un momento attorno al fuoco<br />
contemplando le stelle, tutto condito con<br />
della buona musica e la voglia di ridere e dire<br />
ci sono anche io.<br />
Queste sono le folli notti che l’Oratorio propone<br />
per loro<br />
Gli adolescenti ci sono, si f<strong>anno</strong> sentire, chiedono<br />
esigono, propongono, a volte si f<strong>anno</strong> tirare,<br />
ma val la pena scommettere con loro e su<br />
di loro….sono cercatori di stelle!!!<br />
Nasinsù. Tutti fermi a<br />
guardare il cielo, per scorgervi stelle, scintille<br />
di luce, segreti e misteri. E, al di sopra di tutto,<br />
Colui che ne è l’autore. Il Grest di quest’<strong>anno</strong> si<br />
concentra sul tema del cielo. In corrispondenza<br />
dell’Anno Internazionale dell’Astronomia proclamato<br />
dall’ONU, anche le nostre Diocesi e più in<br />
particolare la nostra <strong>Parrocchia</strong>, in questo tempo<br />
estivo, sarà invitata a passare le loro settimane…<br />
con il naso all’insù, alla scoperta del Mistero<br />
racchiuso in quel “fazzoletto azzurro” che ci<br />
sovrasta e ci abbraccia.<br />
Si starà con il naso in aria capaci di lasciarsi stupire<br />
dalla meraviglia di ciò che è semplicemente<br />
infinito e proprio per questo non finisce mai di<br />
sorprendere.<br />
Nasinsù. Perché anche a noi come ad Abramo<br />
in questa estate è rivolto un invito: “Guarda il<br />
cielo e conta le stelle”. La storia della salvezza<br />
inizia dal cielo! Dio poteva inventare un inizio<br />
più solenne, più potente, più a suon di tromba<br />
e coreografia. No. Ha scelto di indicare ad Abramo<br />
il cielo: là, il punto di partenza e di arrivo di<br />
ogni uomo. E là dare un occhio alle stelle: cento,<br />
mille, milioni, miliardi di stelle per dire che dove<br />
arriva Dio non si conta la fine.<br />
C’è solo splendore, solo incanto, solo bellezza.<br />
E così Abramo si fida. E parte. Non sa nemmeno<br />
lui alla ricerca di che cosa. Ma si fida. Il riferimento<br />
alla promessa fatta da Dio ad Abramo ricorda<br />
che anche per i nostri ragazzi questi mesi<br />
- 33 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Nasinsu:<br />
guarda il cielo e conta le stelle<br />
Grest <strong>2009</strong><br />
estivi sar<strong>anno</strong> un tempo di benedizione, di promesse<br />
accolte e realizzate, di stelle cadenti cui<br />
affidare i piccoli-grandi desideri di ogni cuore.<br />
Ogni giorno di Grest sarà l’occasione per imparare<br />
ad alzare lo sguardo, a contemplare la vita<br />
da un altro punto di vista, a vivere l’accoglienza<br />
dell’imprevedibile come un dono di fronte a cui<br />
semplicemente elevare il nostro inno di gioia.<br />
Proprio come è successo a Davide che canta:<br />
“Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la<br />
luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è<br />
l’uomo perché te ne ricordi?”. Guardare il cielo<br />
per ritrovare il proprio posto sulla terra; guardare<br />
il cielo per ricominciare a respirare l’infinito a cui<br />
apparteniamo; guardare il cielo per imparare a<br />
disegnare “costellazioni all’interno della propria<br />
comunità mettendosi a servizio dell’altro.<br />
All’inizio di un’altra estate calda e luminosa, le<br />
stelle, nel loro splendore, ci ridicono che il futuro<br />
sarà abbondante, pieno di speranza, perché è<br />
nel cielo, infinito ed eterno, che ne è custodita<br />
la promessa. Siamo consapevoli che l’estate è<br />
tempo privilegiato per gli adolescenti, investiti<br />
del ruolo di animatori, sar<strong>anno</strong> infatti proprio loro<br />
i primi a mettersi in viaggio verso questa straordinaria<br />
destinazione che è il cielo.<br />
Per questo si guardano gli adolescenti animatori<br />
con la follia di chi crede in loro e alla loro potenzialità<br />
di essere creatori, segni, testimoni di vita<br />
e di vita piena.<br />
La stessa vita promessa ad Abramo e che in
Il <strong>Redone</strong><br />
Gesù si realizza. La stessa vita che al Grest<br />
vuole trovare casa. Non si tratta di vedere il<br />
Grest come una parentesi, che va appena a<br />
sfiorare la proposta di catechesi annuale per gli<br />
adolescenti, rimanendo quasi un meteorite che<br />
passa e lascia tutto intatto, al contrario, è di cominciare<br />
a pensare il tempo del Grest, come un<br />
momento diverso ma non meno educativo; allegro<br />
ma non meno carico di significato pastorale<br />
e formativo. Non ci sono due cieli diversi, quello<br />
estivo e quello invernale; non ci sono due cammini<br />
diversi: quello del catechismo e quello in<br />
preparazione al Grest; non ci sono galassie diverse,<br />
quella in cui solo si approfondisce la fede<br />
e quella in cui ci si limita a divertirsi. Il cielo è<br />
- 34 -<br />
uno solo, con miliardi di stelle che chiedono di<br />
essere contate insieme. Riuscire a creare una<br />
linea immaginaria fra il cammino di catechesi e<br />
quello più concentrato sul Grest è come il fornire<br />
agli adolescenti animatori il telescopio giusto per<br />
cominciare a fissare il cielo e lasciare che la loro<br />
vita si colori di cielo e si profumi di stelle.<br />
Ma chi guarda dal telescopio sar<strong>anno</strong> i ragazzi,<br />
veri attori di questo Grest; immersi in un clima di<br />
giochi, attività e gite ( Piscine, Movieland, Minitalia)<br />
sar<strong>anno</strong> i punti fermi di quell’essere costellazione<br />
di un cielo che attende di essere guardato<br />
per poter essere ammirato. Quindi pronti per<br />
l’avventura e occhio a tenere il naso all’insù.<br />
2° SAN LUIGI MUSIC FESTIVAL:<br />
LA MUSICA NELLA FESTA<br />
L’idea è nata lo scorso <strong>anno</strong> quando un gruppo<br />
di amici ha deciso di organizzare un concorso<br />
aperto ai gruppi musicali emergenti della<br />
zona.<br />
Visto il successo della scorsa edizione, questi<br />
ragazzi si sono prodigati per riproporlo e su<br />
suggerimento del Don l’h<strong>anno</strong> unito alla festa<br />
dell’Oratorio. Tra disguidi e avventure alla ricerca<br />
di sponsor, dei gruppi e nella distribuzione<br />
dei manifesti (provate voi a cercare uno<br />
che ha cambiato casa da tre anni e nessuno<br />
lo sapeva…..) sono finalmente riusciti ad organizzare<br />
l’evento suddiviso in due serate eliminatorie<br />
e in una serata finale dove si sono<br />
sfidati sette gruppi valutati da una apposita<br />
giuria qualificata.<br />
Pensate che le loro avventure siano finite?<br />
Ebbene no. Alle ore 15:00 del primo giorno,<br />
mentre i ragazzi erano indaffarati nella conclusione<br />
degli ultimi preparativi, è giunta la notizia<br />
che il service audio non sarebbe potuto<br />
venire in quanto gli si era incendiato il furgone<br />
con sopra l’impianto. Comincia così la ricerca<br />
di un sostituto ma alle 17:00 arriva la tragica<br />
notizia: non c’era nessuno disponibile.<br />
Dopo una fase di scoraggiamento iniziale è<br />
partita la corsa alla ricerca delle attrezzatu-<br />
re necessarie per lo svolgimento della serata<br />
(apro una piccola parentesi per ringraziare tutti<br />
coloro che ci h<strong>anno</strong> prestato aste microfoni<br />
e materiale vario). Finalmente la prima serata<br />
inizia, con un’ora di ritardo ma si comincia….<br />
Con la preparazione psicologica maturata<br />
nella prima serata e durante la notte insonne,<br />
i nostri ragazzi affrontano anche la seconda<br />
serata….<br />
Recuperato il service audio per la serata finale,<br />
il maltempo non ha voluto che questa<br />
si disputasse, vanificando con un grande acquazzone<br />
il lavoro di una giornata.<br />
A decisione unanime dei gruppi è stato decretato<br />
il vincitore dei gruppi basandosi sulle votazioni<br />
avvenute nelle fasi eliminatorie.<br />
H<strong>anno</strong> partecipato alla competizione:<br />
• BAD LIES<br />
• BLOOD SEX & BOOSE<br />
• FROZEN CREEK<br />
• LAT<br />
• RANDIO<br />
• RIMOZIONE SFORZATA<br />
• SABBIENERE<br />
I vincitori sono stati:<br />
• 1° premio : SABBIENERE<br />
• 2° premio : LAT<br />
• Premio della critica “Memorial Carlo Piccinini”: LAT<br />
• Premio contratto “CIUM CIUM” :LAT<br />
• Premio serata “BAFALO BEER FEST”: FROZEN CREEK<br />
• Premio serata “HAPPY DAY’S”: RIMOZIONE SFORZATA<br />
Noi ragazzi vorremmo ringraziare:<br />
- 35 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
• I collaboratori dell’Oratorio che ci h<strong>anno</strong> aiutato e h<strong>anno</strong> dedicato parte del loro tempo<br />
anche a noi;<br />
• Gli sponsor che h<strong>anno</strong> contribuito alla riuscita dell’evento sia in termini economici che<br />
attraverso il prestito di attrezzature;<br />
• Le immancabili e impeccabili presentatrici Marzia e Flavia;<br />
• Gli ospiti che si sono prestati per arricchire le serate;<br />
• La giuria qualificata che ha valutato l’esibizione dei vari gruppi;<br />
• Il fonico Marco che ha vissuto con noi parte dell’avventura e non ci ha lasciati in alto mare;<br />
• E ultimo ma più importante il Don che ha creduto nella nostra idea e ci ha aiutato a farla<br />
crescere così come crede nei giovani dell’Oratorio e aspetta da loro nuove proposte.<br />
P.S.<br />
Stiamo già pensando all’edizione del prossimo <strong>anno</strong> per cui chi ha suggerimenti o volesse collaborare con noi si<br />
faccia avanti ….… saremo lieti di ascoltare i vostri consigli al fine di migliorare la manifestazione e farla crescere.<br />
Manuel e Michele
Il <strong>Redone</strong><br />
Samuel Johnson<br />
“Dove non ci sono speranze non ci sono<br />
nemmeno tentativi”Samuel Johnson<br />
…noi abbiamo sperato, abbiamo tentato…<br />
e ce l’abbiamo fatta!!!<br />
Domenica 28 Giugno i giovani del nostro Oratorio<br />
h<strong>anno</strong> messo in scena una divertente<br />
commedia in tre atti dal titolo “ San Luigi Films”,<br />
decretando così la rinascita del gruppo teatro,<br />
gruppo che esisteva anni fa ed era formato per<br />
lo più da bambini e adolescenti.<br />
Tempo fa mi è stato richiesto di ricostruire questa<br />
realtà, caduta nel dimenticatoio per vari motivi,<br />
e la sollecitazione è partita questa volta dai<br />
giovani desiderosi di impegnarsi in qualcosa di<br />
concreto e piacevole, con la voglia di mettersi e<br />
la voglia di misurare le proprie capacità. La sfida<br />
per me è stata duplice: da un lato dovevo rispolverare<br />
qualcosa che avevo accantonato da<br />
tempo, dall’altra mi sarei trovato davanti dei giovani,<br />
alcuni dei quali avevo seguito da bambini<br />
come piccoli attori ed ora me li ritrovavo davanti<br />
cresciuti, con i loro problemi, le loro aspettative,<br />
e magari un senso critico più spiccato nei miei<br />
confronti. Non sapevo se sarei stato all’altezza,<br />
se sarei riuscito a farmi accettare…<br />
Messe da parte le titubanze iniziali l’avventura è<br />
partita e i miei timori si sono rivelati ben presto<br />
infondati.<br />
Lavorare con i giovani, guidarli nella preparazione<br />
è stata un’esperienza costruttiva, gratificante<br />
e assolutamente divertente; ne sono uscito arricchito<br />
ed entusiasmato dalla loro esuberanza,<br />
fantasia, voglia di vivere, di far sentire che ci<br />
sono anche loro e di dimostrare che s<strong>anno</strong> adoperare<br />
le loro risorse e potenzialità mettendole a<br />
frutto per realtà positive al di la di chi ritiene che i<br />
giovani siano svogliati e senza valori.<br />
Le difficoltà sono state tante; i ragazzi h<strong>anno</strong> dovuto<br />
districarsi fra impegni scolastici, sportivi ed<br />
altro; alcuni se ne sono andati, altri se ne sono<br />
aggiunti.<br />
Inoltre abbiamo dovuto accantonare un progetto<br />
perseguito per più di un <strong>anno</strong>, quello forse ambizioso<br />
di realizzare un musical che era interamente<br />
pronto nella sua parte recitata ma vedeva<br />
San Luigi Films<br />
- 36 -<br />
scarseggiare i ballerini, quindi questa idea è stata<br />
temporaneamente messa da parte.<br />
Abbiamo concentrato gli sforzi per preparare una<br />
piacevole commedia che ha avuto, mi sembra di<br />
poter dire, una buona riuscita.<br />
Sono rimasto sorpreso nel vedere come i ragazzi,<br />
alcuni dei quali giovanissimi, si siano calati<br />
perfettamente e brillantemente nei ruoli più<br />
disparati, dimostrano capacità e scioltezza inaspettate.<br />
Dopo questa divertente esperienza c<br />
è rimasta una gran voglia di continuare la strada<br />
intrapresa, tanto che stiamo già pensando a<br />
qualcosa da proporre nei prossimi mesi.<br />
Concludendo voglio dire grazie a questi ragazzi<br />
perché è molto più quello che ho ricevuto di quello<br />
che ho dato e la speranza che ho riposto in<br />
loro è stata abbondantemente ripagata… spesso<br />
i giovani non chiedono che di trovare qualcuno<br />
che creda in loro…<br />
“Ama la vita con tutta la gratitudine che puoi,<br />
ama la vita e non sfuggire alle sua sfide.<br />
Cerca di vivere al di sopra delle tue capacità,<br />
sono più grandi di quello che pensavi”<br />
Giorgio<br />
A PROPOSITO DI PRIMA CONFESSIONE ...<br />
Il 7 giugno, i bambini del gruppo” Cafarnao”<br />
( 3a elementare) h<strong>anno</strong> incontrato Gesù, per<br />
la prima volta, nel sacramento della Riconci-<br />
1iazione. La celebrazione, alla quale h<strong>anno</strong><br />
partecipato anche i genitori, .è stata vissuta<br />
dai bambini molto serenamente nonostante<br />
la vivacità e l’ansia dei giorni precedenti. La<br />
cosa certa, per noi catechisti che li abbiamo<br />
accompagnati nel cammino di preparazione,<br />
era il desiderio di ognuno di loro di non mancare<br />
a questo appuntamento.<br />
Nell’ultimo periodo si sono impegnati maggiormente<br />
e ce lo dimostravano, prima con<br />
la costante presenza al catechismo, ma soprattutto<br />
con la loro voglia di capire, di comprendere,<br />
che cosa Dio Padre, nostro e di tutti<br />
desidera da ciascuno di noi. I bambini h<strong>anno</strong><br />
una religiosità naturale; per loro è facile e<br />
spontaneo credere, fidarsi e affidarsi ... ma<br />
sono talmente pieni di argento vivo cha s<strong>anno</strong><br />
dare la loro attenzione per poco tempo alla<br />
volta. Il cammino non è sempre stato facile<br />
anche per noi adulti, catechisti e genitori; in<br />
particolare a questi ultimi, con il nuovo model-<br />
Iniziato cinque anni fa, un po’ in sordina, ad<br />
opera di giocatori e allenatori della squadra<br />
del CSI Gottolengo 2000, è ormai giunto alla<br />
quinta edizione il Torneo Notturno di calcio a<br />
sei “Trofeo San Luigi”.<br />
- 37 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
lo di iniziazione<br />
cristiana, è stata chiesta la disponibilità a fare<br />
loro stessi un cammino di fede, partecipando<br />
anche ad appositi incontri di evangelizzazione.<br />
Gli scoraggiamenti giungevano puntuali ogni<br />
volta che non trovavamo risposte adeguate<br />
alle nostre aspettative, quando nonostante<br />
l’impegno ci sembrava mancassero i risultati…<br />
Ma è stato proprio in questi momenti che<br />
il Signore, attraverso i “nostri bambini”, ci ha<br />
riempito di “meraviglia” e ci ha ricordato che<br />
Lui è già presente nei loro cuori.<br />
Perciò lasciamoci guidare con fiducia, lasciamo<br />
che Dio Padre prenda la nostra mano.<br />
A volte perdiamo di vista il suo volto, ma la<br />
sua mano ci è accanto e la sentiamo nelle<br />
mani di tanti amici, fratelli, compagni, familiari<br />
che ci aiutano a crescere nella vita e nella<br />
fede. La fede, del resto, è avere la certezza<br />
interiore che la “sua mano” ci sta accanto in<br />
ogni momento.<br />
I catechisti<br />
5° Torneo Notturno di Calcio<br />
Trofeo San Luigi Memorial Andrea Redana<br />
La partecipazione delle squadre, ma anche<br />
del pubblico spettatore, è via via sempre più<br />
aumentato.<br />
Spirito di squadra, voglia di stare assieme<br />
senza dover essere campioni, sono il punto<br />
forte di questo torneo; non mancano certo<br />
incomprensioni e qualche scatto non troppo<br />
sportivo, ma fuori dal campo tutti si ritorna ad<br />
essere amici.<br />
Qualcuno torna in oratorio solo per l’occasione<br />
delle partite, è questa un occasione per vedere<br />
che il terreno non cambia ma i giocatori<br />
si, anche se di un’altra squadra si tratta.<br />
Da quest’<strong>anno</strong> la competizione assume il titolo<br />
di “Memorial Andrea Redana” uno dei ragaz-
Il <strong>Redone</strong><br />
zi dell’Oratorio scomparso lo scorso <strong>anno</strong> in<br />
un tragico incidente; sportivo, ma soprattutto<br />
sempre presente quando si apriva il cancello<br />
del campo.<br />
Questa quinta edizione, la cui finale si prevede<br />
per il 24 Luglio, vede la partecipazione<br />
di ben 20 squadre: Gottolengo, Leno, Castel-<br />
- 38 -<br />
letto, Pavone, Pralboino, Gambara sono alcuni<br />
dei paesi da cui vengono le formazioni<br />
calcistiche.<br />
Grazie a Dio non ci sono per ora gravi infortuni<br />
E’ stata secondo noi una bella esperienza di<br />
sport, amicizia, di Oratorio in festa.<br />
Vogliamo ringraziare ciascun giocatore per<br />
l’impegno che ci ha messo; siamo a volte rimasti<br />
stupiti della determinazione che si è vista sul<br />
campo. Vogliamo ringraziare chi ha organizzato,<br />
perchè era il primo <strong>anno</strong> e non era facile.<br />
Vogliamo ringraziare gli arbitri, i guardalinee,<br />
i raccattapalle (volenterosissimi!). Vogliamo<br />
ringraziare quelli del bar che h<strong>anno</strong><br />
fatto gli straordinari. Vogliamo ringraziare la<br />
<strong>Parrocchia</strong>, l’Oratorio, e tutti quelli che, pur<br />
non avendo fisicamente lavorato, h<strong>anno</strong> permesso<br />
che il torneo si svolgesse.<br />
Gli Organizzatori<br />
Carta del Fair Play<br />
• Qualunque sia il ruolo nello sport, anche quello di spettatore, mi impegno a:<br />
• Fare di ogni incontro sportivo, importa poco la posta in palio e la rilevanza dell’avvenimento,<br />
un momento privilegiato, una sorta di festa.<br />
• Conformarmi alle regole ed allo spirito dello sport praticato.<br />
• Rispettare i miei avversari come me stesso.<br />
• Accettare le decisioni degli arbitri e dei giudici sportivi, sapendo che come me, h<strong>anno</strong> diritto<br />
all’errore, ma f<strong>anno</strong> di tutto per non commetterlo.<br />
• Evitare la cattiveria e le aggressioni nei miei atti, nelle mie parole o nei miei scritti.<br />
• Non usare artifizi e inganni per ottenere il successo.<br />
• Restare degno nella vittoria, come nella sconfitta.<br />
• Aiutare ognuno, con la mia presenza, la mia esperienza e la mia comprensione.<br />
• Soccorrere ogni sportivo ferito o la cui vita e’ in pericolo.<br />
• Essere realmente un ambasciatore dello sport, aiutando a far rispettare intorno a me i principi qui<br />
affermati.<br />
Con questo impegno, considero di essere un vero sportivo.<br />
Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport<br />
• Diritto di divertirsi e di giocare;<br />
• Diritto di fare sport;<br />
• Diritto di beneficiare di un ambiente sano;<br />
• Diritto di essere trattato con dignità;<br />
• Diritto di essere circondato ed allenato da persone competenti;<br />
• Diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi e di avere i giusti tempi di riposo;<br />
• Diritto di misurarsi con giovani che abbiano le medesime probabilità di successo;<br />
• Diritto di partecipare a competizioni adatte alla sua età;<br />
• Diritto di praticare il suo sport in assoluta sicurezza;<br />
• Diritto di non essere un campione.<br />
Nell’Anno Paolino, indetto dal Papa Benedetto<br />
XVI per commemorare i duemila anni della<br />
nascita di San Paolo, quattro pellegrini, Angelo<br />
Facchi, Agnese Leali, Albina Puzzi e Cesare<br />
Stringhini, si sono diretti in questa regione per<br />
cercare di leggere i segni di un passaggio particolare,<br />
quello della parola di Cristo attraverso<br />
la predicazione e la testimonianza di Paolo. La<br />
storia di Paolo di Tarso (Saulo) che possiamo<br />
leggere negli Atti degli Apostoli e nelle numerose<br />
lettere da lui inviate alle nuove comunità<br />
cristiane, oltre ad insegnarci la fede religiosa<br />
e progettare le basi della teologia cristiana, ci<br />
aiuta a capire la vita quotidiana dell’uomo alla<br />
luce dell’annuncio della buona notizia: il Vangelo<br />
di Gesù Cristo.<br />
Partiti il 27 maggio di buon mattino, ci siamo diretti<br />
a Prevalle, e uniti ad un gruppo di pellegrini<br />
di questa parrocchia siamo partiti per l’aeroporto<br />
di Malpensa, destinazione Istanbul.<br />
Primo e secondo giorno Ad Istanbul (Bisanzio,<br />
Costantinopoli), giro della città in bella posizione<br />
sul Corno d’Oro e il Bosforo con visita alla<br />
basilica di Santa Sofia, capolavoro dell’arte bizantina,<br />
alla chiesa di San Salvatore in Chora<br />
che conserva preziosi mosaici, alla Moschea<br />
Blu, chiamata così per la preponderanza di<br />
questo colore derivato dalle bellissime maioliche<br />
che la ricoprono all’interno, al palazzo<br />
Topkapi (porta del c<strong>anno</strong>ne) che fu residenza<br />
dei sultani ottomani e dove è racchiuso il tesoro<br />
imperiale, al gran Bazar.<br />
Terzo e quarto giorno Partenza in traghetto<br />
per Bandirma, oltre il mar di Marmara e continuazione<br />
fino a Smirne, una delle sette chiese<br />
dell’Apocalisse (con Efeso, Pergamo, Tiàtira,<br />
Sardi, Filadelfia e Laodicea) e dove il vescovo<br />
Policarpo subì il martirio. Giunti poi a Efeso si<br />
sale sulla collina degli Usignoli dove si venera<br />
la casa della Madonna (su indicazione che<br />
VITA DEL PAESE<br />
- 39 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
SULLE ORME DI SAN PAOLO,<br />
L’APOSTOLO DELLE GENTI PELLEGRINI IN ASIA MINORE (TURCHIA)<br />
ebbe in visione una monaca agostiniana tedesca,<br />
Anna Khatarina Emmerick). Proseguendo<br />
la visita entriamo in uno dei siti archeologici più<br />
importanti del mondo che comprende la Biblioteca<br />
di Celso, il teatro, luogo in cui culminò la<br />
disputa di Paolo con i venditori di oggetti pagani,<br />
in onore di Artemide (gli argentieri), il tempio<br />
di Adriano, la basilica dell’omonimo concilio che<br />
proclamò Maria, Madre di Dio (Theotokos), la<br />
basilica di San Giovanni sulla tomba dell’Apostolo.<br />
Proseguimento per Pamukkale (Castello<br />
di cotone) e visita delle “cascate pietrificate”,<br />
bianche rupi frastagliate create dai depositi calcarei<br />
sui fianchi della collina da dove scaturisce<br />
acqua termale dalle proprietà terapeutiche, dei<br />
resti della Chiesa di San Filippo, martire nella<br />
Hierapolis romana nell’87 d.c.<br />
Quinto e sesto giorno Trasferimento attraverso<br />
la regione dei laghi per raggiungere Konya e<br />
visita al mausoleo di Mevlana (Nostro Signore)<br />
figura mistica della spiritualità mussulmana e<br />
fondatore di una confraternita islamica mistica,<br />
i Dervisci (che significa “cercatori di porte”)<br />
i quali, attraverso una danza ricca di gesti<br />
simbolici ricercano l’estasi che li avvicina a Dio<br />
ruotando a lungo su sé stessi. Sosta poi nella<br />
chiesa di San Paolo, memoria della predicazione<br />
di Paolo alla comunità cristiana di Ikonio.<br />
Nella stessa chiesa sono ricordati pure Santa<br />
Tecla e San Timoteo: Tecla, convertita all’annuncio<br />
dell’apostolo, subì persecuzioni e morì<br />
a Seleucia ed è ricordata nel Duomo di Milano<br />
il 23 settembre; Timoteo, oriundo di Listra,<br />
una delle Chiese della Galazia (con Antiochia<br />
di Pisidia, Listra, Ikonio e Derbe) fu discepolo<br />
di San Paolo che lo volle compagno di viaggio<br />
e poi vescovo a Efeso e al quale indirizzò due<br />
lettere.<br />
Settimo e ottavo giorno Giornata dedicata alla<br />
regione di Cappadocia (che può significare “Pa-
Il <strong>Redone</strong><br />
ese dei bei cavalli”) patria dei Padri Cappadoci<br />
(Basilio il Grande, Gregorio di Nissa, Gregorio<br />
di Nazianzo) posta sull’altopiano anatolico, uno<br />
degli ambienti più affascinanti della Turchia per<br />
il suo caratteristico paesaggio lunare, i villaggi<br />
trogloditi e le chiese rupestri, abitate un tempo<br />
da anacoreti che le arricchivano di affreschi. Visita<br />
del museo all’aperto della Valle di Goreme,<br />
di Zelve con la selva di giganteschi funghi rocciosi<br />
traforati di celle e cappelle, detti “camini di<br />
fata”. Si prosegue poi per la città sotterranea di<br />
Kaymakli, ben aerata, strutturata su dieci piani<br />
per una lunghezza di dieci chilometri, e dotata di<br />
tutti i servizi essenziali: cucine, magazzini, cappelle,<br />
infermeria con autonomia di alcuni mesi in<br />
caso di incursioni. Attraverso il valico montuoso<br />
delle Porte Cilicee giungiamo a Tarso, città natale<br />
di Paolo, attraversiamo il fiume Cidno (dove<br />
annegò Federico Barbarossa) e visita al “Pozzo<br />
di San Paolo” e all’Arco di Cleopatra (dove si incontrarono<br />
Antonio e Cleopatra) e continuazione<br />
per Adana. Visita personale della moschea<br />
ricca di decorazioni in stile siriano e alcune pareti<br />
maiolicate. Terminato il pellegrinaggio ritornia-<br />
- 40 -<br />
mo con volo aereo diretto a Malpensa, in Italia e<br />
quindi ognuno alle proprie case.<br />
Durante il trasferimento da una località all’altra<br />
con il pullman, abbiamo avuto modo di recitare<br />
preghiere e il Santo Rosario con la direzione<br />
spirituale di P. Lucio Abrami (Missioni della<br />
Consolata) e di celebrare la S. Messa, specialmente<br />
nelle località che ricordavano la presenza<br />
e l’opera di evangelizzazione di San Paolo,<br />
riflettendo sulla grande missione, non senza<br />
tribolazioni e sofferenze, che l’apostolo ha intrapreso<br />
per portare ai gentili il lieto annuncio.<br />
Un particolare ricordo va alle suore della chiesa<br />
di San Paolo in Konya e alle tre suore<br />
laiche(Figlie della Chiesa) della città di Tarso<br />
per saper testimoniare Cristo e la Sua chiesa<br />
in una terra dove si trovano in grandissima minoranza<br />
( a Tarso sono le uniche tre cristiane).<br />
Ricordiamole nella nostra preghiera (come da<br />
loro fraternamente richiesto) perché sappiano<br />
continuare con amore, fede e testimonianza la<br />
loro missione.<br />
Albina, Agnese, Angelo<br />
e Cesare all’entrata<br />
della casa della<br />
Madonna in Efeso.<br />
Cesare<br />
Pastorale della Carità<br />
Come annunciato nel precedente numero del <strong>Redone</strong>,<br />
proponiamo alcune riflessioni operative sulle opere di misericordia.<br />
Opere di misericordia corporale<br />
1•Dar da mangiare agli affamati<br />
NON SI ANIMA LA CARITA’<br />
MA E’ GESU’ CHE CI ANIMA<br />
- 41 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Da poco più di un <strong>anno</strong> a Gottolengo ha riaperto i battenti la Caritas, un gruppo che già era<br />
stato presente nella nostra comunità, un nodo che aderisce alla rete della Caritas diocesana<br />
bresciana.<br />
Prima di passare ad un sintetico resoconto delle attività svolte quest’<strong>anno</strong>, ci sembra doveroso<br />
spiegare, perché non sia fraintesa come una brutta copia del servizio sociale del comune:<br />
• che cos’è la Caritas;<br />
La risposta è semplice: la Caritas è un organismo pastorale al servizio della Chiesa per<br />
promuovere la testimonianza della carità di tutta la comunità cristiana, sia al suo interno<br />
che nel territorio in cui è inserita. Inoltre è uno strumento educativo con prevalente<br />
funzione pedagogica ( secondo Paolo VI ) che ha come metodo e finalità:<br />
• l’approfondimento dei fondamenti evangelici della Diaconia ( servizio ) della carità;<br />
• la collaborazione con gli organismi pastorali per una pastorale unitaria, capace di<br />
esprimere una più coerente comunione con Cristo ed i fratelli;<br />
• la rilevazione dei bisogni vecchi e nuovi;<br />
• suscitare e stimolare nuove forme di impegno;<br />
• coordinamento dei vari gruppi ed espressioni di Diaconia della carità<br />
• perché opera nell’ambito della parrocchia;<br />
• per aiutare la parrocchia stessa a vivere comunitariamente il servizio del Signore<br />
all’uomo;<br />
• per sollecitare ed educare l’intera comunità ad un approccio concreto, intelligente ed<br />
evangelico alla realtà sociale, soprattutto ai poveri;<br />
• per stimolare e sostenere risposte adeguate, lasciandoci guidare dalla carità accolta nella<br />
Parola e nei Sacramenti;<br />
• per aiutare a far diventare problema di tutti la sofferenza di ogni fratello ed a mettere al<br />
centro della vita ecclesiale i diversi volti della povertà;<br />
• per coordinare le diverse espressioni caritative della parrocchia, promuovere e proporre<br />
occasioni di impegno.<br />
Ed ora che ci siamo fatti chiarezza passiamo a commentare la nostra realtà locale, le attività<br />
svolte ed i progetti nell’immediato futuro. Ufficialmente il gruppo Caritas a Gottolengo ha riaperto<br />
la porta il 2.2.2008, con un esiguo numero di persone che man mano sono aumentate fino a<br />
raggiungere oggi le dieci unità. Dal 2.2.2008 al 31.3.<strong>2009</strong> le famiglie in carico sono 24 per un<br />
totale di 73 persone, aiutate in vario modo in base alle necessità prioritarie del momento. Gli<br />
interventi effettuati in merito a mobili e vestiario sono stati sufficienti a soddisfare i bisogni delle<br />
persone incontrate. Per quanto riguarda la distribuzione dei generi alimentari, possiamo documentare<br />
dicendo che sono stati distribuiti:
Il <strong>Redone</strong><br />
• 535 kg di pasta;<br />
• 270 litri di latte;<br />
• 150 kg di zucchero;<br />
• 40 kg di farina;<br />
• 40 litri di olio;<br />
• 30 litri di aceto;<br />
• 1500 unità di scatolame vario ( fagioli, piselli, omogeneizzati, sughi, tonno, etc. );<br />
• 300 unità di contenitori di detersivi;<br />
• 1000 euro per l’acquisto di pane, carne, gas, combustibile.<br />
Naturalmente in quest’<strong>anno</strong> ci siamo attivati per conoscere e farci conoscere dagli altri gruppi<br />
Caritas dislocati nel territorio limitrofo e dalle associazioni di volontariato gottolenghesi; inoltre<br />
abbiamo instaurato buoni rapporti di collaborazione con il Servizio sociale del nostro Comune<br />
nella figura dell’assessore e dell’assistente sociale.<br />
Attualmente abbiamo trovato una sede sufficientemente spaziosa ubicata nel salone “ San<br />
Lorenzo “, dove poter depositare il vestiario e le derrate alimentari per la distribuzione; inoltre<br />
abbiamo aperto un centro di ascolto “ porta aperta “ vicino alla casa parrocchiale, finalizzato<br />
ad accogliere le persone in situazioni disagiate, ascoltarle e pianificare con loro un progetto di<br />
soluzioni ai problemi, evidenziando le loro risorse e supportandoli con interventi nostri o istituzionali<br />
o di altre realtà di volontariato, allo scopo di aiutare la persona o la famiglia ad uscire<br />
dignitosamente dallo stato di necessità.<br />
Per svolgere al meglio questo servizio, stiamo effettuando una mappatura di tutte le risorse territoriali,<br />
con le quali collaborare nella pianificazione dei progetti di aiuto; inoltre siamo in stretta<br />
collaborazione con la Caritas diocesana tramite la quale è possibile accedere a vari progetti e<br />
poter usufruire di un sostegno umano ed economico nelle situazioni particolarmente complesse.<br />
Per quanto riguarda i nostri progetti a breve termine, si vuole segnalare l’iniziativa di un corso<br />
di formazione tenuto da esperti della Caritas diocesana, finalizzato a consolidare il gruppo già<br />
esistente e stimolare nuove adesioni.<br />
Inoltre, per favorire la socializzazione e lo scambio culturale tra vari gruppi di persone emarginate,<br />
si intende trovare dei momenti di aggregazione o iniziative di tipo ricreativo, ma al tempo<br />
stesso culturale e formativo, finalizzati a prevenire e contrastare l’isolamento e l’emarginazione.<br />
Infine, destinando la prima domenica di ogni mese all’evento chiamato “pane dei poveri”, si vuole<br />
coinvolgere l’intera popolazione di Gottolengo tramite la raccolta di alimenti, sensibilizzando<br />
al gesto del dono.<br />
ORARI CARITAS<br />
PER IL CENTRO DI ASCOLTO “PORTA APERTA”<br />
Sabato ore 16.00 – 17.30 Via Garibaldi<br />
PER LA DISTRIBUZIONE :<br />
mercoledì ore 17.30 – 18.30 presso il salone San Lorenzo<br />
- 42 -<br />
Il gruppo Caritas<br />
- 43 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
45 anni di vita del nostro periodico parrocchiale<br />
“IL REDONE”<br />
Leggiamo nella prima pagina, nell’articolo firmato<br />
dal Parroco don Francesco Vergine: Tutti<br />
a Gottolengo s<strong>anno</strong> che il “<strong>Redone</strong>” è un piccolo<br />
fiume, senza pretese, che attraversa il paese<br />
e i campi per renderli fecondi.<br />
D’ora innanzi “Il <strong>Redone</strong>” sarà anche questo<br />
piccolo giornale, che si presenta pure senza<br />
grandi pretese, per ora come numero unico, e<br />
chiede ospitalità mnelle famiglie di Gottolengo.<br />
Il <strong>Redone</strong> (fiume) si può dire che c’è sempre<br />
stato a Gottolengo.<br />
Ha partecipato alla sua storia e ha raccolto le<br />
confidenze dei nostri antenati, man mano che<br />
lo scorrere delle sue acque si accompagnava<br />
allo scorrere del tempo.<br />
Il nostro giornale si chiamerà “Redeone” proprio<br />
per questo, perchè desidera diventare<br />
amico di tutti.<br />
Ha lo scopo di raccogliere le confidenze, di<br />
farsi portavoce di tutti, specialmente di coloro<br />
che h<strong>anno</strong> bisogno di aiuto.<br />
Vuole favorire il dialogo, promuovere gli incontri.<br />
PERCHE’ VOGLIAMO RILEGARE ‘IL REDONE’ ?!<br />
La parrocchia intende fare cosa utile ai parrocchiani<br />
presenti e futuri,rilegando e mettendo<br />
insieme e rendendo facilmente reperibili e<br />
consultabili,tutti i numeri de ‘IL REDONE’ ,dal<br />
primo del Febbraio ‘64,all’ultimo che è quello<br />
speciale per l’ingresso di don Saverio (i<br />
successivi,dal 2000 in poi, sono già rilegati).<br />
C’è bisogno della collaborazione di tutti per<br />
questa iniziativa, perché ci mancano dei numeri<br />
e quello che è più difficoltoso è che non<br />
si sa esattamente che cosa ci manca,data la<br />
sporadica ed incompleta numerazione.<br />
Per cui siete invitati a veder quello che abbiamo<br />
e a segnalarci quanto non abbiamo.<br />
Poi portare il numero mancante o almeno segnalarlo<br />
al parroco portando una busta all’Ufficio<br />
<strong>Parrocchia</strong>le,intestata a<br />
‘Al parroco don Saverio -Iniziativa<br />
‘IL REDONE RILEGATO’<br />
UFFICIO PARROCCHIALE<br />
<strong>GOTTOLENGO</strong>
Il <strong>Redone</strong><br />
questi i numeri de “IL REDONE” che abbiamo<br />
Anno 1964 Febbraio:storico primo numero,con indicazioni,programmi,prospettive…<br />
Marzo 1/Marzo 2,Maggio,Giugno,Luglio,Settembre,Ottobre,Novembre,Dicembre.<br />
Anno 1965 Gennaio,Febbraio 1,Febbraio 2,Marzo,Aprile,Maggio,Luglio,Agosto 1,Agosto 2,<br />
Ottobre,Novembre.<br />
Anno 1966 Gennaio,Febbraio,Marzo,Aprile,Maggio,Luglio,Settembre,Ottobre,Novembre.<br />
Anno 1967 Gennaio,manca il n° 2 Febbraio,Aprile,Maggio,Luglio,Settembre,Novembre.<br />
Anno 1968 Febbraio,Aprile,Luglio.<br />
Anno 1969 Nessun numero<br />
Anno 1970 Nessun numero<br />
Anno 1971 Nessun numero<br />
Anno 1972 Nessun numero<br />
Anno 1973 Nessun numero<br />
Anno 1974 Nessun numero<br />
Anno 1975 Nessun numero<br />
Anno 1976 Nessun numero<br />
Anno 1977 Nessun numero<br />
Anno 1978 Nessun numero<br />
Anno 1979 Nessun numero<br />
Anno 1980 Nessun numero<br />
Anno 1981 Nessun numero<br />
Anno 1982 Nessun numero<br />
Anno 1983 Nessun numero<br />
Anno 1984 Nessun numero<br />
Anno 1985 Nessun numero<br />
Anno 1986 Luglio: ‘Don Giuseppe:25 anni di ministero pastorale a Gottolengo’<br />
Anno 1987 Nessun numero<br />
Anno 1988 Luglio ( in bianco e nero,fogli 30 x 21,stampato da Causetti),<br />
Novembre :’Don Francesco Vergine: 25 anni di presenza pastorale a Gottolengo’,<br />
Dicembre (come Luglio,stampato da Causetti).<br />
Anno 1989 Gennaio 1,Gennaio 2,Luglio,Dicembre ( tutti stampati come sopra,da Causetti)<br />
Anno 1990 Luglio,Dicembre (Causetti),manca il numero speciale di Settembre sull’Oratorio.<br />
Anno 1991 Giugno:’Don Ennio Galelli e don Gian Piero Doninelli sacerdoti del Signore’,<br />
Dicembre (Causetti).<br />
Anno 1992 ‘Speciale Oratorio:Gottolengo 7-12 Settembre ’92 Festa dell’Oratorio’<br />
Anno 1993 ‘Speciale Oratorio:Gottolengo 6-12 Settembre ’93 Festa dell’Oratorio’.<br />
Anno 1994 Calendario ciclostilato,pieghevole,formato 26 x 18, 6 pagine:numero 6 del 12/5,<br />
numero 9 del 3/7,numero 10 del 10/7,numero unico ‘Santo Natale 1994’, e ‘Speciale<br />
Oratorio:Gottolengo 4-11 Settembre ’94 Festa del’Oratorio’.<br />
Anno 1995 Nessun numero - manca ‘Speciale Oratorio<br />
Anno 1996 Nessun numero<br />
Anno 1997 Nessun numero<br />
Anno 1998 Ciclostilato:’Speciale 30° anniversario di Ordinazione sac. di p.Gian Paolo PEZZI’.<br />
Anno 1999 Numero unico sull’entrata del nuovo parroco don Saverio Mori, già rilegato con tutti gli<br />
altri pubblicati in seguito.<br />
- 44 -<br />
Gottolengo (Bs) 21/05/09<br />
Briciole di speranza<br />
Lettere che d<strong>anno</strong> tempo<br />
- 45 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Gent.mo DON SAVERIO<br />
Patrizia era una delle ragazze di Villa Bina.<br />
Dico “era “ perché dopo aver superato i due anni di terapia in Comunità sta con successo cercando<br />
un suo reinserimento nella società; lavora alla Cooperativa Sociale “Cerro Torre” di Flero<br />
ed il Comune di Brescia le ha assegnato un piccolo alloggio.<br />
Sapendo che la sua passione è la scrittura,infatti si diletta scrivendo bellissime poesie,l’ho invitata<br />
a raccontare con un articolo la sua esperienza contando nell’ospitalità’ Sua e del “<strong>Redone</strong>”.<br />
Patrizia suggerisce anche alcuni personali consigli ai genitori dei ragazzi in età adolescenziale.<br />
Credo possa essere un importante contributo riguardo una tematica che purtroppo affligge pesantemente<br />
anche la Nostra Comunità e che come Assessore ai Servizi Sociali del Comune ho<br />
obbligo di considerare con estrema attenzione;ma anche un bellissimo segnale di speranza.<br />
Grazie<br />
Alberto Agazzi<br />
Carissimi Lettori,mi chiamo Patrizia,ho 39 anni.<br />
Vi vorrei raccontare la mia testimonianza..<br />
Voglio rendervi partecipi della mia gioia di persona rinata.<br />
Purtroppo,nella mia vita,ho avuto un periodo “buio”….sono caduta nel baratro della droga,anche<br />
se solo per pochi mesi,ma che sono bastati per fare parecchio male a me stessa.<br />
Avevo perso la voglia di affrontare la vita quotidiana in modo semplice,onesto,reale….con le<br />
sue gioie e le sue difficolta’.<br />
Tutto questo causato da una serie di malesseri che mi sono portata dentro per 36 anni;la paura<br />
di non essere accettatata nella’ societa’,ma lo sbaglio piu’ grosso e’ stato quello di annullarmi<br />
per amore.<br />
Oggi posso dire che l’importante nella vita sia non perdere mai di vista se stessi e le proprie<br />
esigenze e necessita’,quel sano piccolo egoismo personale,quel “volersi bene” che con razionalita’<br />
porta alla ragione,in qualsiasi contesto.<br />
Ai genitori,con molta umilta’,chiedo di non puntare mai il dito contro i loro figli per fargli pesare<br />
uno sbaglio,ma di farglielo capire con amore,aiutandoli con pazienza a superare le cause che<br />
h<strong>anno</strong> portato allo sbaglio.<br />
Tutto questo,secondo me,e’ necessario per evitare di cadere nel baratro della solitudine e<br />
dell’emarginazione;fattori che possono poi far avvicinare un ragazzo alla droga.<br />
Non abbiate paura a chiedere aiuto a persone competenti,questo e’ il primo importante passo<br />
per evitare di cadere in sbagli ancora piu’ grossi!<br />
Io, dai miei errori,ho capito che le fatiche e cio’ che si conquista con essa,sono quelle che ti<br />
d<strong>anno</strong> soddisfazioni durature nel tempo.<br />
La strada troppo facile,nasconde sempre le insidie piu’ brutte!!<br />
Oggi,sono completamente rinata e ho voglia di riassaporare la vita nella sua pienezza.<br />
Tutto questo e’ iniziato 3 anni fa quando la necessita’ di procurarmi la droga mi ha portata in<br />
un contesto a me sconosciuto,il carcere.<br />
Li’ un Angelo mi ha teso una mano offrendomi il suo aiuto.<br />
Il SERT con i suoi operatori che mi h<strong>anno</strong> indirizzato in una struttura protetta,che mi ha accolta<br />
come una figlia.<br />
Cosi’ due anni fa ho intrapreso il mio percorso comunitario….due anni difficili,con gioie e
Il <strong>Redone</strong><br />
dolori,pianti e sorrisi,ma sempre con la consapevolezza di poter cambiare in meglio la mia vita.<br />
L’aiuto di persone competenti e ricche di professionalita’,che “d<strong>anno</strong>” senza chiedere o ricevere<br />
nulla,usando la propria esperienza,il loro cuore per aiutare il prossimo a prescindere da chi<br />
sei o cosa hai fatto in passato,mi h<strong>anno</strong> ridato la fiducia in me stessa.<br />
Oggi mi sto’ riappropriando della mia vita a piccoli passi;ho un lavoro che mi piace e mi fa<br />
sentire utile.<br />
Non ho una famiglia alle spalle,ma conto molto sul fatto di crearne una tutta mia!<br />
Sono anche consapevole che le prove della vita sar<strong>anno</strong> ancora molte,ma ora,visto che ho<br />
imparato molto in questi ultimi due anni,mi sono buttata nella scrittura.<br />
Adoro scrivere sotto forma di poesia.<br />
Per me scrivere,rappresenta la possibilita’ di dare voce alla propria sfera emotiva,iniziando un<br />
percorso introspettivo che mi consente di riaffermare la dignita’,l’umanita’ e soprattutto di non<br />
aver vergogna di mostrarsi per quello che realmente si è.<br />
In fondo conoscersi vuol dire accettarsi e rispettarsi.<br />
Ogniuno di noi, puo’,in qualsiasi momento,riprendere a star bene con se e con gli altri,lavorando<br />
su se stesso,per cercare di trovare un percorso che ti porti al benessere.<br />
Scrivendo mi metto in discussione,la vera sfida con me stessa,in cui supero le paure del giudizio<br />
ed emerge la volonta’ di esprimermi in totale sincerita’ e naturalezza.<br />
Vorrei da qui ringraziare tutti gli operatori,i volontari,i dottori,i tanti compagni di viaggio che ho<br />
incontrato sulla mia strada;vorrei ricordare i ragazzi e le ragazze che non ce l’h<strong>anno</strong> fatta,che<br />
mi h<strong>anno</strong> lasciato un vuoto dentro,e tutti quelli che invece ce la far<strong>anno</strong>…..a credere soprattutto<br />
che accettare un aiuto è un bene,non un’imposizione!<br />
Ringrazio la Comunita’ di Bessimo ,in particolare la struttura di Adro – Gabbioneta Binanuova<br />
e di Gottolengo.<br />
Grazie di cuore,non vi dimenticherò!!<br />
LA RINASCITA<br />
Aspettare ad un incrocio per tutta la vita,<br />
qualcosa che deve arrivare.<br />
Non sapere da dove, e accorgersi infine,che è dentro di noi.<br />
Al mondo non esiste il giusto o lo sbagliato,<br />
il si o il no,il bianco ed il nero.<br />
La vita è fatta di sfumature di grigio,<br />
con qualche macchia di colore.<br />
I si ed i no sono spesso dei forse e<br />
la differenza tra il giusto e lo sbagliato<br />
è molto sottile.<br />
La vita è come un anagramma,<br />
ma vale la pena di svelare l’enigma,<br />
vale la pena di VIVERLA!<br />
PATRIZIA CASALE<br />
Cari Operatori della Casa di Riposo Alberini,<br />
ora che sono trascorsi 2 mesi dalla scomparsa del nostro caro Papà Vincenzo sentiamo fortemente<br />
il bisogno di scrivervi questi nostri pensieri.<br />
Siamo certi ricorderete che il nostro Babbo è stato per diversi anni Vostro ospite, in questi lunghi<br />
anni a molti di Voi non abbiamo avuto occasione di esprimere direttamente il nostro sincero<br />
- 46 -<br />
- 47 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
ringraziamento per quanto stavate facendo.<br />
Abbiamo inoltre riscontrato con immenso piacere la vostra sincera partecipazione nei giorni<br />
successivi alla scomparsa.<br />
La sensibilità, la disponibilità e l’ affetto da Voi spontaneamente espressi nei nostri confronti<br />
in quei tristi giorni non potremo mai dimenticarli, queste manifestazioni le abbiamo riscontrate<br />
indistintamente da parte di tutti e stare ad elencarne i nomi e i ruoli ci sembra riduttivo.<br />
Non dimenticando assolutamente di ringraziare gli altri stessi ospiti e i loro parenti che in quei<br />
giorni avendo percepito l’aggravarsi della situazione come se il papà fosse un loro caro, non<br />
h<strong>anno</strong> mancato di farci sentire l’affetto e partecipazione sia prima che dopo la scomparsa del<br />
papà.<br />
In questi lunghi e sofferti anni abbiamo avuto modo di riscontrare quanto sia importante e insostituibile<br />
il Vostro difficile lavoro, ci sentiamo fortemente in bisogno di ringraziarvi per quanto<br />
da Angeli Custodi avete donato al papà Vincenzo.<br />
Alla Direzione chiediamo un’ultima cortesia. Vi saremmo molto grati se, esponeste questo<br />
scritto, in modo di portarlo a conoscenza di tutte le persone che prestano la propria opera in<br />
questa struttura, siano esse Personale Dirigente, Medico, Infermieristico, Assistenti e Operatori<br />
addetti alle varie mansioni di Cucina e Lavanderia e a tutte quelle altre che ve ne fossero,<br />
Ospiti e loro Parenti compresi.<br />
Cogliamo inoltre l’occasione per augurare a Voi tutti e ai Vostri cari una felice Pasqua.<br />
Gian Luigi, Angelo Giacomo Francesco Boselli e Piera Ferrari<br />
LETTERE ALLA REDAZIONE<br />
Spett. le Redazione de il “<strong>Redone</strong>” - Gottolengo -<br />
Si parla tanto ai nostri giorni di donne e questo in certi settori delta nostra società moderna<br />
e qualcuno tenta - come provocazione - di far rilevare il predominio della donna e le colpe di<br />
questa, facendo magari riferimento alle rimostranze di molte che h<strong>anno</strong> ritenuto e riten gono il<br />
“gentil sesso” poco riconosciuto, specialmente nell’agone poli tico o nel mondo del lavoro ad<br />
alto livello. Qualche alzata di scudi in tal senso c’è stata anche in un recente passato. Poi rientrata<br />
per via di qualche importante “scr<strong>anno</strong>” parlamentare e dirigenziale.<br />
I tempi di Eva o di Elena di Troia, oppure di Messalina o di Lucrezia Borgia, ci h<strong>anno</strong> portato<br />
alle soglie del duemila e oltre, nel quale le donne, dalla casalinga olla più evoluta manager, auspicano<br />
(senza di stribuire veleni) il riconoscimento delle loro capacità, del loro valo re morale,<br />
civile ed intellettuale, del loro compito in seno alla famiglia, alla società e nel Lavoro, con pari<br />
diritti e dignità.<br />
Come in tutte le epoche e in tutti i campi, la donna ha avuto un ruolo non indifferente sia nel<br />
bene che nel male nella vita di uomini illustri e non.<br />
Eva ‘’ stata cacciata, dall’ Eden, ma ha portato con se dalla creazio ne, il destino che Dio le ha<br />
assegnato.<br />
La Madre di Cristo ha portato, dal grembo alla morte del Figlio, il peso della croce. E così le<br />
madri, le spose, le figlie, le sorelle, di tanti uomini che della Patria sono stati gli olocausti.<br />
Made Teresa di Calcutta anche se non ha mai portato giacca, cravatta e pentoloni, ha fatto del<br />
mondo delle donne un mondo non inviso agli uomini, ma di gran lunga superiore.<br />
Rita Levi Montalcini è un, volto che rimarrà nella storia e non solo in quella delle donne.<br />
Molti uomini sono diventati “grandi” con a fianco una donna senza che questa li abbia prevaricati.<br />
Nemmeno la politica fa male alle donne, se di essa non ne f<strong>anno</strong> strumento di visibilità o protagonismo,<br />
ma la usano per il bene della famiglia, della collettività e del proprio Paese..<br />
Questi valori non sono quelli che v<strong>anno</strong> sbandierando al vento anche i maschi nelle campagne<br />
politiche di ieri e di oggi? Perciò, se dal “focolare” partono donne che per passione civile desi-
Il <strong>Redone</strong><br />
derano dare il loro contributo nel mondo della politica, del lavoro, del lavoro, del volontariato, del<br />
servizio civile, militare o religioso, sia detto loro un Grazie sincero.<br />
Ho letto anni fa, in un contesto a proposito di donne, questa frase: “Non rimanete sul marciapiede<br />
che per altro non sempre disdegnate”.<br />
Ora, come allora, rispondo cosi. “Determinati marciapiedi non sempre vengono disdegnati nemmeno<br />
dai maschi, perciò, senza valori morali, nè donna nè uomo, potr<strong>anno</strong> camminare insieme<br />
con pari diritti e doveri nel nome del rispetto recipro co e della propria dignità personale.<br />
Episodi di vita militare narrati da<br />
Cap.Magg. GIUSEPPE PUZZI<br />
37° Regg, Fanteria- 6ª compagnia- 3° Plotone<br />
Divisione Ravenna<br />
IL PAESE CHE FU<br />
- 48 -<br />
Rosi Caprinetti.<br />
1°- EPISODIO<br />
“Cap. Magg. Puzzi! Aiutami!......”-<br />
Si iniziava la dolorosa ritirata e ci trovavamo in località Filonovo, comando di Reggimento, il<br />
17 dicem bre 1942. Un sole sbiadito e inutile si apriva con difficoltà la strada tra nuvole basse e<br />
nere; Alle nostre spalle lasciavamo le lievi ondulazioni che si spegnevano sul Don, laggiù, tanti<br />
e tanti morti per la Patria.<br />
La voce del Fante Eugenio Martini, ferito gravemente alla coscia, veniva soffocata dal vento di<br />
tramontana. “Cap. Magg. Puzzi! Portami a casa!” Mi volto e alla luce incertissima di quel grigio<br />
mattino scorgo il fante che arrancava faticosamente verso le linee italiane ormai spazzate via<br />
dall’of fensiva russa. Era una voce amica, una voce dalla mia terra, una voce come la tante che<br />
si erano spente tra le raffiche dell’offensiva.<br />
“Cap.Magg. Puzzi Aiutami!”<br />
Vedo passare un conducente di mulo, che trainava un camioncino anticarro. Non c’era tempo<br />
da perdere per Eugenio Martini. Non mi importava nulla del ritardo, non mi importava nulla a<br />
perdere il collegamento col plotone. Il mio dovere di fante era alla ricerca di un mezzo di salvezza<br />
per un mio Commilitone.<br />
I Russi potevano sbucare all’improvviso. Nulla mi interessava se non la salvezza dell’amico<br />
feritp. Lo colloco alla belle meglio sull’affusto, lo ricopro del pastrano, gli guardo gli occhi in<br />
un estremo saluto e ordino al conducente di sbrigarsi e di portare Eugenio Martini verso la<br />
salvezza..<br />
Il vento gelido che scende dalla steppa solleva un mulinello di neve al passaggio del conducente<br />
ed Eugenio sparisce dai miei occhi. Riprendo il mio zaino, duro come il ghiaccio del Don<br />
e mi affretto a raggiungere i miei uomini.<br />
Un tormento mi scuote l’animo di soldato della “Ravenna”: “si salverà in questo inferno di fuoco<br />
e di gelo?<br />
Sono passati tanti anni. Io, nei miei campi, ho sovente pensato al fante Eugenio Martini. E,<br />
tra i ricordi turbinosi della nostra campagna, gli occhi febbricitanti dell’amico mi h<strong>anno</strong> sempre<br />
seguito angosciosi. Lui, Eugenio, ritornato in Patria, si è tormentato l’animo per rintracciare il<br />
vecchio fante.<br />
Fu a Cittadella di Alessandria, a un raduno di ex combattenti.........<br />
- 49 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
I vecchi amici di reggimento sono presto riconosciuti pur arricchiti ogni <strong>anno</strong> di profonde rughe.<br />
Vedo un combattente. Lo fisso bene, lo scruto mentre il cuore mi scoppia nel petto.<br />
Sì, è lui, è Martini.<br />
Sì, sono io, sono Puzzi.<br />
Le braccia dei fratelli non si sono strette più vigorosamente delle nostre braccia, a lungo; in un<br />
convulso di tremiti e di lacrime. Ci eravamo ritrovati dopo trentun anni di ricerche.<br />
2° EPISODIO<br />
Durante la faticosa ritirata fummo obbligati, spesse volte,a bussare alle isbe russe, alla ricerca<br />
di un pezzo di pane, di piccole patate, di miglio bollito, di frittelle nere, di insecchite barbabietole.<br />
Ed erava mo felici,quando potevamo stringere coi denti qualcosa, per non morire di fame e<br />
di stenti. I nostri occhi accecati dagli stenti si fissavano a lungo sulle nere icone che spiccavano<br />
alle pareti. Lo sguardo dolcissi mo della Vergine ci era di conforto e pensavamo alle nostre<br />
madri, alle spose,alle figlie della lontana patria. Ed anche i russi, che ci. ospitavano per un attimo<br />
di sosta, fissavano con lo stesso devoto ardore le loro Madonne. Il ghiaccio tra il soldato<br />
straniero e il contadino delle isbe si scioglieva presto e iniziavamo le confidenze.”Stalin, Hitler,<br />
Mussolini Kaputt. Noi siamo fratelli e la guerra non è cosa giusta!” ci dicevano, mentre frugavano<br />
alla ricerca, spesso inutile, di un altro pezzo di pane per noi, o di girasoli dai loro campi.<br />
Alle nostre spalle si chiudeva troppo presto le porte dalle isbe, mentre le donne ci salutavano<br />
come avevano salutato i loro figli chiamati a una guerra ingiusta.<br />
3° EPISODIO:<br />
Chi non conosce la steppa russa a metà settembre non può farsi un’idea dalla bellezza di colori,<br />
di tinte svariatissime che preludono l’autunno. Fu il 4 settembre del 42, verso il tramonto,<br />
esattamente a quota 218, che era in corso un’azione militare. Era già sta to ferito il fante Loreto<br />
Giovanni, sardo. Ferito tra collo e spalla Mi era amico intimo. Spense volte, in una sosta del<br />
fuoco, mi invitava a scrivere a babbo e mamma nella lontana Sardegna. L’amico non sapeva<br />
scri vere, ma i suoi sentimenti erano gli stessi sentimenti di ogni fante della “Ravenna”: Il senso<br />
del dovere, la nostalgia di un piatto caldo di minestra, il tormento della lontananza. E mi<br />
industriavo a lanciare un ponte di affetto tra la steppa e la terra dei Muraghi. L’amico soffriva<br />
serenamente. Quando,un pattuglia di soldati russi si affacciava dinanzi alle nostre linee, alcuni<br />
metri alle nostre spalle, il Ten. Giovanni Poscia dirige calmo le operazioni di tamponamento<br />
Gli ultimi raggi dal sole di settembre, al tramonto, incendiano il caposaldo, ormai divenuto un<br />
inferno di fuoco. Il ten. Giovanni Poscia spicca, tra l’infuriare della tempesta di pallottole, come<br />
un an tico guerriero, luminosissimo nel suo eroismo di fante. Dobbiamo retrocedere di alcuni<br />
metri e attestarci a ferro di cavallo. Non disperiamo, perché sappiano di essere guidati da un<br />
autentico eroe. Ma una carica colpisce al petto il giovane Ufficiale, che cede, ri verso, sulla<br />
steppa e muore sul colpo. Ci sentiamo smarriti: ci manca l’esempio, l’incoraggiamento, l’ entusiasmo<br />
d’un eroe,
Il <strong>Redone</strong><br />
Cari lettori,<br />
molti di voi non s<strong>anno</strong> che da alcuni anni presso il Comune di Gottolengo è attivo lo sportello<br />
“Informagiovani”.<br />
Si tratta di un servizio che offre gratuitamente ai propri utenti informazioni su vari argomenti<br />
di interesse giovanile e un primo orientamento alla scelta scolastica e professionale.<br />
COSA POSSO TROVARE???<br />
All’interno di tutti gli Informagiovani è possibile consultare:<br />
• bacheche aggiornate (concorsi, offerte di lavoro, corsi, appuntamenti culturali, esperienze<br />
all’estero...);<br />
• dossier e faldoni contenenti vario materiale documentario, da visionare in autonomia o<br />
con l’aiuto dell’operatore;<br />
• depliant, opuscoli e programmi su manifestazioni, eventi, strutture e servizi utili.<br />
In molti Informagiovani è possibile anche:<br />
• avere a disposizione un operatore per colloqui e approfondimenti;<br />
• utilizzare il computer e navigare in Internet gratuitamente;<br />
• affiggere i propri annunci (cerco/offro/vendo/scambio...) in bacheche apposite.<br />
I SETTORI DI INFORMAZIONE:<br />
• Scuola e formazione;<br />
• Lavoro e professioni;<br />
• Estero;<br />
• Cultura, tempo libero e sport;<br />
• Vacanze e turismo.<br />
Notizie del comune COMUNE<br />
Gli orari dello sportello, ubicato vicino all’Ufficio Anagrafe, sono:<br />
Mercoledì dalle ore 15.00 alle 17.00 / Sabato dalle ore 10.00 alle 12.00<br />
Sperando di aver fatto cosa gradita e aspettandovi numerosi, vi porgiamo cordiali saluti!!!<br />
- 50 -<br />
DI<br />
<strong>GOTTOLENGO</strong><br />
PROVINCIA DI BRESCIA<br />
Giacomo Massa e Federico Rodella<br />
- 51 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
“FESTA DELLA PATATA DI <strong>GOTTOLENGO</strong><br />
E DEI SAPORI DELLA PROVINCIA DI<br />
BRESCIA” <strong>2009</strong> - 7^ EDIZIONE<br />
Siamo lieti di presentare la 7^ edizione della nostra<br />
“Festa della patata di Gottolengo e dei sapori della<br />
Provincia di Brescia”, in programma nei giorni di Venerdì<br />
11 Sabato 12 e Domenica 13 Settembre <strong>2009</strong>, col<br />
patrocinio della Provincia e quello della Regione Lombardia.<br />
Manifestazione che si sta consolidando ormai<br />
come “tradizionale” appuntamento annuale di rilevanza<br />
provinciale per la promozione delle colture e dei prodotti<br />
agroalimentari locali e tipici. Tipicità e naturalità in<br />
legame inscindibile con il binomio alimentazione e benessere,<br />
in funzione della sostenibile qualità del buon<br />
cibo e, quindi, del “buon vivere”.<br />
L’ iniziativa s’inquadra in un progetto di più ampia prospettiva,<br />
volto a perseguire la valorizzazione del patrimonio<br />
culturale di “storia delle cose e dei sapori” della<br />
nostra terra, secondo la relazione identitaria comunità/<br />
territorio/cultura produttiva.<br />
La manifestazione, una “vetrina” del lavoro e del saper<br />
produrre ed insieme una festa comunitaria popolare, si<br />
articola in un contesto organizzato di momenti di carattere<br />
culturale (spettacoli, serate di degustazione e ricreativo<br />
culinarie, “memorie” della nostra “civiltà contadina”) e<br />
spazi volti alla valorizzazione della nostra realtà produttiva<br />
agroalimentare e rurale.<br />
Momento di risalto è quello della serata in piazza dedicata<br />
alla riscoperta dei “canti” e “balli” della musica<br />
tradizionale popolare, un’occasione di coinvolgimento<br />
partecipativo e diretto, anche tramite il ballo collettivo,<br />
di rivisitazione della musica popolare come fatto sociale<br />
culturale storicamente identitario di una comunità.<br />
Continua, ritenendola significativa ai fini della valorizzazione<br />
del patrimonio storico culturale della nostra Comunità,<br />
ed in considerazione del successo dello scorso<br />
<strong>anno</strong>, l’iniziativa del “Tour storico” alla scoperta dei nostri<br />
“monumenti”:<br />
Nell’ambito della Festa sarà possibile assaggiare i prodotti tipici, le “nostre cose locali” quali:<br />
miele, formaggio, marmellate e salse, salumi e il popolare maialino con le patate, il tutto innaffiato<br />
con vini scelti.<br />
La manifestazione espositiva si svolgerà presso il Palazzetto dello Sport di Gottolengo nei<br />
giorni di SABATO 12 e DOMENICA 13 SETTEMBRE, con allestimenti espositivi di superficie
Il <strong>Redone</strong><br />
interna di 800 mq. e possibilità di ulteriori spazi espositivi all’esterno per circa 500 mq. Infrastrutture<br />
adeguate ed idonee o approntate per l’occasione: strutturazione degli spazi interni per<br />
circa 50/55 stands e di quelli esterni per circa 30 stands, della misura di 3 metri X 3 metri<br />
(moduli di metratura standard raddoppiabile a richiesta), posizionati in modo tale da essere<br />
tutti “esposti” al percorso in senso obbligato per i visitatori; zona ristoro con annesso servizio<br />
bar e somministrazione bevande, situata nella parte centrale del Palazzetto;<br />
allestimento di “punti verdi”, a cura e a carico di aziende locali specializzate; cap<strong>anno</strong>ne coperto<br />
installato all’esterno di circa 200 mq. per servizio ristoro e somministrazione di alimenti<br />
e bevande, aperto al pubblico dei visitatori; ampio parcheggio; servizi di pulizia e impiantistica<br />
adeguata di supporto pubblicità radiotelevisiva, con le relative infrastrutture: servizio televisivo<br />
informativo-pubblicitario con riprese dirette della mostra espositiva, a cura di importanti reti<br />
televisive provinciali<br />
- 52 -<br />
IL GRUPPO COORDINATORE FESTA<br />
LETTERA DEL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI,<br />
ARCIVESCOVO DI MILANO<br />
ALLE FAMIGLIE NELLA PROVA<br />
IMPARARE AD AMARE DA CHI NON SA FARE ALTRO<br />
Giovanna e Roberto erano due giovani sposi vent’anni fa. Avevano<br />
avuto vita facile e buona fino a vent’anni fa. Erano belli, brillanti,<br />
promettenti, vent’anni fa. Erano felici: anche l’amore, come i<br />
titoli di studio e i posti di lavoro, era arrivato presto. Una coppia<br />
perfetta, invidiabile. Anche la prima gravidanza era venuta presto,<br />
facile, ecci tante. Poi è nato Enrico.<br />
UNA CONFIDENZA<br />
La mamma, Giovanna, mi ha scritto qualche settimana fa una<br />
lettera commoven te che mi permetto di condividere con voi.<br />
Scrive Giovanna:<br />
Enrico è nato a mezzogiorno di un ve nerdì. Senza grandi clamori,<br />
senza farmi soffrire troppo. Aveva gli occhi chiusi, la lingua<br />
penzoloni. Lo guardai e pensai: come è brutto. Ma non ebbi il<br />
coraggio di dirlo e dissi: com’è piccino!<br />
Le cose con il tempo non migliorava no. Tutti sapevano intorno a noi, meno Ro berto e io.<br />
Ci mandarono da un medico fa moso. Quando tornammo a casa rimisi En rico nella culla, lo<br />
guardai e pregai: Signo re, Dio da e Dio toglie: riprenditelo ora. A che serve la sua vita inutile?<br />
Non ho mai capito fino in fondo come Roberto abbia reagito, come abbia pregato, come abbia<br />
trovato la forza di un abbraccio che mi ha consolato. So per certo che ha pianto an che lui, ma<br />
per Enrico ha avuto solo sorri si e carezze.<br />
Io però ho proprio pregato così: Signo re, riprenditi ora questa vita inutile! Da al lora continuo a<br />
chiedere perdono della mia preghiera orribile, di quel momento dispe rato. Perdonami Enrico,<br />
perdonami.<br />
Roberto e io abbiamo imparato che era un figlio come gli altri, solo con problemi diversi. Quando<br />
Enrico disse per la prima volta “mamma” abbiamo pianto di gioia, anche se aveva già tré anni.<br />
- 53 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Quando ci cor reva incontro goffo e barcollante aprivamo le braccia e ci furono istanti di felicità,<br />
anche se Enrico aveva già superato i quattro anni. Ci ha insegnato la pazienza.<br />
Quando a quell’epoca nessuno voleva accettare Enrico, ne la scuola, ne la società, Roberto<br />
e io abbiamo imparato ad essere umili, sorridenti, gentili perché qualcuno gli facesse almeno<br />
una carezza. Ci ha inse gnato l’umiltà.<br />
Quando la gente cominciò ad accorger si dei bambini segnati da limiti insuperabili, come Enrico<br />
e tanti altri, Roberto e io abbia mo cominciato a combattere una battaglia che non è ancora<br />
finita, perché Enrico fosse accettato e fossero abbattute le troppe bar riere che rendono ancora<br />
più diffìcile una vi ta non facile. Ci ha insegnato a lottare.<br />
Quando gli altri genitori sognavano per i loro figli il primo posto a scuola, nella car riera, nella<br />
società, noi ci accontentavamo dei piccoli progressi di Enrico e che almeno non regredisse. E<br />
così Enrico ha insegnato a Roberto e a me a desiderare per i figli la fe licità e non la ricchezza<br />
e il successo.<br />
E inutile una vita così?<br />
Negli anni della nostra maturità Rober to e io avevamo conosciuto una tenerezza nuova, una<br />
intesa mai raggiunta prima; tut ti e tre passammo l’ultima vacanza felice al l’Elba, la più bella di<br />
tutta la nostra vita. Poi la malattia e la morte di Roberto...<br />
Quando tornai disperata dal cimitero trovai a casa Enrico: non aveva capito mol to, ma sentiva<br />
che qualche cosa di terribile era successo. E per Enrico ho ricominciato:<br />
prima a sopravvivere, poi, sia pure in tono minore, a vivere. Per Enrico ho ricomincia to a<br />
lavorare, a lottare.<br />
Enrico è ora tutta la mia compagnia: se ho ancora una carezza, se qualcuno ancora mi<br />
abbraccia, se qualcuno ancora si ricorda che il bisogno di tenerezza non ha età, io lo devo<br />
a Enrico. Se riesco ancora a dare feli cità a qualcuno, questo è Enrico, il mio figlio ventenne<br />
rimasto bambino: a lui basta tanto poco per essere felice. Inutile la sua vita?<br />
NESSUNO SIA SOLO<br />
Raccolgo con gratitudine questa testi monianza<br />
di Giovanna e vorrei farne tesoro e condividerla<br />
con tutti voi che avete accol to un figlio, una figlia<br />
con gravi handicap, come se potessi anch’io<br />
inserirmi nella rete di solidarietà che unisce le<br />
famiglie con figli disabili.<br />
Ho incontrato mamme e papa che han no ricevuto<br />
la diagnosi sul loro bambino co me una ferita<br />
che non è mai più guarita: ne è venuta una<br />
disperazione. Poi qualcuno si è lasciato trascinare<br />
nel vizio, per dimentica re; qualcuno si è<br />
lasciato schiacciare in un umore cupo che ha<br />
reso la vita di casa deso lata, senza feste, senza<br />
sorrisi, senza speran za; qualcuno è scappato<br />
via, senza voltarsi indietro, forse inseguito per<br />
sempre dal ri cordo di uno sguardo, di una carezza<br />
di bambino.<br />
Ci sono però mamme e papa che come Giovanna<br />
e Roberto si sono lasciati condur re piano<br />
piano dal figlio che non poteva<br />
camminare, ma li ha portati lontano; sono stati<br />
Giovanna, la mamma di Enrico<br />
istruiti di una sapienza superiore, dal figlio che<br />
impara così poco e così lentamen te; sono stati<br />
tratti fuori dal loro isolamento e dalla timidezza<br />
di comunicare, dal loro figlio che comunicare<br />
quasi non sa.<br />
La pazienza, l’umiltà, la fortezza, il de siderio<br />
della felicità costruiscono relazioni:<br />
nessuna famiglia, nessuno si senta abbandonato<br />
e imprigionato dalla solitudine. Le comunità<br />
cristiane con la loro tradizionale creatività<br />
e dedizione, le istituzioni e le asso ciazioni di<br />
volontariato con l’impegno e la professionalità<br />
di molti operatori in molti modi vengono in aiuto<br />
a chi ha un figlio di sabile. L’aiuto non elimina le<br />
fatiche, ma le rende più sostenibili, non distoglie<br />
dalle preoccupazioni sul presente e sul futuro,<br />
ma allevia l’angoscia. Siamo invitati a rispondere<br />
al bisogno del più debole come a un appello<br />
che co struisce relazioni: non bastano istituzioni<br />
al le quali affidare i problemi assistenziali, ma<br />
occorre da parte di tutti allargare gli spazi del<br />
cuore e della vita per condividere, farsi attenti,
Il <strong>Redone</strong><br />
rendersi disponibili, così che i “pro blemi assistenziali”<br />
assumano il volto con creto di un vicino<br />
di casa al quale dedicare un pomeriggio, di<br />
un ragazzo da invitare al la festa di comple<strong>anno</strong><br />
con i miei nipoti, suoi coetanei, di un amico al<br />
quale telefona re perché ricorre nel calendario<br />
una data per lui significativa.<br />
LE STRANE VIE DELLA FELICITÀ<br />
La compassione, anche se spontanea e ben<br />
intenzionata, può diventare in qualche caso un<br />
atteggiamento che avvilisce. Nasce in questi<br />
casi da una ingenuità: viene natura le immaginarsi<br />
dentro un altro corpo, un’al tra storia. E<br />
concludere: “se fossi come lui, che non sa fare<br />
questo e quello, che non può andare qua e là,<br />
che non potrà mai fare que sta o quella esperienza...<br />
sarei un infelice”. La felicità però percorre<br />
strane vie e mi è capitato di trovare più<br />
gioia proprio là dove un atteggiamento compassionevole<br />
l’avrebbe esclusa, ria una verità<br />
profonda - credo - an che il nome che ora,<br />
spesso, si introduce e che merita attenzione. Si<br />
usa dire: “diversamente abile”. Ci sono in effetti<br />
abilità che sono trop po trascurate. Temo che il<br />
mondo sarà con dannato all’infelicità se non le<br />
impara e pos sono essere nostri maestri proprio<br />
uomini e donne che non h<strong>anno</strong> capacità di inseguire<br />
i ritmi frenetici della produttività e le relazioni<br />
sbrigative della convenienza.<br />
L’arte di essere felici richiede l’attitudi ne alla<br />
gioia per le relazioni buone, per la condivisione<br />
dei progressi minimi, per quel comunicare che<br />
è uno stare vicino più che l’artificio delle buone<br />
maniere. Non tutti sperimentiamo la stessa<br />
felicità, ma forse troppi non ne sperimentano<br />
nessuna.<br />
Posso raccomandare come via sicura per giungere<br />
alla felicità quella di dedicarsi alla felicità<br />
degli altri. E l’esperienza che mi<br />
raccontano tutti quelli che h<strong>anno</strong> provato a dedicare<br />
un po’ di tempo a persone che h<strong>anno</strong><br />
bisogno di un aiuto: “sono andato per dare e<br />
invece ho ricevuto”.<br />
Quante cose dobbiamo imparare! “Oc corre<br />
promuovere cammini educativi, spe cie con i<br />
giovani, non solo per contrastare la cultura che<br />
presenta la normalità della vita sempre contraddistinta<br />
dai tratti della salu te e del benessere fi-<br />
- 54 -<br />
sico e psichico, ma an che per offrire una visione<br />
cristiana e com pleta della vita umana” (famiglia<br />
diventa anima del mondo, n. 17).<br />
LA QUESTIONE DEL PERCHÉ<br />
La nascita di Enrico ha provocato nella sua<br />
mamma e nel suo papa chi sa quante domande,<br />
forse anche sensi di colpa, certo momenti<br />
di ribellione e di sconcerto. Sia mo abituati a tradurre<br />
questo groviglio di pensieri e sentimenti<br />
nella domanda che suona come una protesta e<br />
sembra rimane re senza risposta: “Perché? Perché<br />
proprio a noi? Perché Dio ci ha fatto questo?”.<br />
Sarà una preghiera? Sarà una bestemmia?<br />
Sarà una provocazione? Non so. Certo io<br />
non so la risposta. Forse anche la domanda,<br />
per quanto spontanea, può essere poco illuminante.<br />
Mi sono abituato a pensare che que sto<br />
“perché” non giunge a nessuna luce se pretende<br />
di individuare la concatenazione delle<br />
cause, o i progetti e le intenzioni di un qualche<br />
essere responsabile di quello che è successo.<br />
Piuttosto trovo aiuto nel pensare che questa domanda<br />
mi porta a cercare il senso e il fine, più<br />
che la causa o il colpevo le: “per quale scopo è<br />
nato Enrico? Dove siamo chiamati ad arrivare<br />
con lui?”.<br />
Misteriosa e piena di luce, anche davan ti ai nostri<br />
perché, è la parola di Gesù: «per ché in lui<br />
siano manifestate le opere di Dio» {Giovanni<br />
9,3). Non da Dio vengono il ma le, l’ingiustizia<br />
e il dolore. Ma i segni di Dio, che è amore, abitano<br />
anche i giorni difficili della prova. A volte<br />
splendono inaspettata mente in una famiglia<br />
che avrebbe ragioni per scoraggiarsi e imprecare<br />
e invece accet ta di camminare sulle vie<br />
della semplicità di cuore e del dono di sé. Dove<br />
questi segni di Dio si manifestano una famiglia<br />
diventa ve ramente anima e luce del mondo.<br />
Si può immaginare, allora, che la rispo sta al<br />
“perché?” sia quella che la mamma di Enrico<br />
ha trovato e scritto nella sua lettera. Questo<br />
bambino, come ogni figlio, è nato per essere felice<br />
e per fare felici coloro che lo amano; questo<br />
bambino, come ogni fi glio, poiché ha bisogno di<br />
tanto aiuto, aiu terà il papa e la mamma e tutti<br />
coloro che si curano di lui a diventare più capaci<br />
di aiu tare, più capaci di donare, più capaci<br />
di comprendere, insomma a diventare uomini e<br />
donne migliori, a costruire una vita uma na migliore.<br />
Non è una missione da poco.<br />
CONCLUSIONE<br />
MANDA IL TUO SPIRITO CONSOLATORE<br />
Sono finite le parole che sono riuscito a scriverti.<br />
Non finisce, però, quella solida rietà profonda<br />
che provo dentro di me e che vorrei farti sentire.<br />
Dietro le parole, e anche senza parole, continua<br />
la commozione di fronte al dolore innocente.<br />
Continua lo sgomento che la po tenza della malattia<br />
fa nascere in me ogni volta che la incontro.<br />
Continua il desiderio pressante che nella<br />
prova ci sia tregua per chi ha già tanto sofferto.<br />
Continua la pre ghiera spontanea che sgorga da<br />
sempre nel cuore dell’uomo e che innalzo, con<br />
tè, ogni giorno: “Perché, Signore? Perché sembri<br />
nasconderti? Perché, mentre attendiamo da<br />
Tè un volto di luce e di benevolenza, ci troviamo<br />
invece immersi in questo crogiuolo di dolore e<br />
paura?”.<br />
Finiscono le parole che si possono dire, ma<br />
non finiscono l’ammirazione e la grati tudine<br />
per tante testimonianze di bene e di speranza;<br />
non Unisce la luce che mi h<strong>anno</strong> comunicato gli<br />
occhi e il coraggio di tanti fratelli e sorelle; non<br />
finisce la carità che riempie e trabocca da tante<br />
famiglie prova te e tribolate. Sì, c’è tanto dolore,<br />
ma la ter ra è piena e traboccante dell’amore di<br />
Dio che e in mezzo a noi! Non finisce, allora,<br />
ma continua la mia preghiera per te, famiglia<br />
che soffri e sei nel la prova. E mettendo il mio<br />
cuore accanto al tuo sento nascere in me l’antica<br />
parola del salmo: «Eppure, Signore, tu vedi<br />
l’aff<strong>anno</strong> e il dolore, li guardi e li prendi nelle tue<br />
mani» (Salmo 9,35).<br />
- 55 -<br />
Preghiera<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
Quante famiglie, Signore,<br />
vivono ogni giornata fin dall’inizio<br />
come una lotta e un aff<strong>anno</strong>,<br />
perché il dolore è entrato nella loro casa;<br />
e quante vivono questa lotta nella solitudine<br />
e nel silenzio;<br />
e quante, forse, invocano il tuo nome<br />
quasi disperando di averne risposta.<br />
Eppure tu, Signore, non hai chiuso gli occhi,<br />
non hai spento la tua voce,<br />
non hai serrato le mani e nascosto la faccia!<br />
Eppure tu, Signore, vedi l’aff<strong>anno</strong> di molti,<br />
e ti chini sul dolore di tutti.<br />
Non sei assente, Signore,<br />
e ce ne dai prova, discreta ma certa,<br />
nella carità che fiorisce<br />
e nella serena speranza che non si spegne<br />
nella vita di tante famiglie.<br />
Ti invochiamo: manda il tuo santo Spirito<br />
Consolatore!<br />
Entrando nelle nostre case<br />
lo Spirito Consolatore sia la tua voce soave<br />
che ci fa sentire la tua dolce compagnia;<br />
sia il tuo occhio benevolo<br />
che rompe il buio delle nostre paure;<br />
sia la tua mano forte<br />
nella quale possiamo riposare<br />
sicuri dai nostri affanni.<br />
Manda il tuo santo Spirito Consolatore<br />
che continui nelle nostre famiglie<br />
i prodigi di compassione e guarigione<br />
che operava Gesù<br />
con le sue lacrime, con le sue preghiere<br />
e con i suoi gesti potenti.<br />
Tu vedi anche l’aff<strong>anno</strong> e il dolore<br />
nascosti ai nostri occhi:<br />
manda il tuo Spirito Consolatore<br />
in tutte le case e in tutti i cuori nella prova<br />
perché nessuno si senta<br />
abbandonato o dimenticato.<br />
E la luce del tuo volto<br />
sia la nostra benedizione<br />
e la forza dei nostri passi.<br />
Amen
Il <strong>Redone</strong><br />
OSSERVATORIO MISSIONARIO<br />
MELONERA MISSIONARIA<br />
DA LUNEDI’ 06 LUGLIO<br />
AL 22 AGOSTO<br />
ALLE ORE 20.30<br />
GLI ANIMATORI DELLA “MELONERA MISSIONARIA”<br />
TI ASPETTANO AL VECCHIO CAMPO SPORTIVO<br />
PER DEGUSTARE UNA FETTA DI ANGURIA<br />
E A TRASCORRERE SERATE IN ALLEGRIA.<br />
SARANNO PROPOSTI GIOCHI PER GRANDI E PICCINI,<br />
TOMBOLATE, SOTTOSCRIZIONI A PREMI E SERATE<br />
MUSACALI<br />
PER GIOVANI E MENO GIOVANI.<br />
IL RICAVATO DELL’INIZIATIVA SARA’ DEVOLUTO A REALTA’<br />
BISOGNOSE DEL SUD DEL MONDO.<br />
UN INVITO PARTICOLARE VIENE RIVOLTO AI GIOVANI<br />
E AGLI ADOLESCENTI PERCHE’ SI RENDANO DISPONIBILI<br />
A QUESTO SERVIZIO PER ANIMARE,<br />
CON LE LORO PROPOSTE, LE SERATE COINVOLGENDO<br />
GLI AMICI, I GENITORI ED I NONNI.<br />
QUESTO ANNUALE APPUNTAMENTO VUOLE ESSERE<br />
OLTRE CHE UNA RACCOLTA DI FONDI<br />
UN MODO PER TRASCORRERE LE CALDE SERATE ESTIVE<br />
IN COMPAGNIA.<br />
- 56 -<br />
Il gruppo “Melonera Missionaria<br />
ECONOMIA<br />
RELAZIONE BILANCIO AL 30 GIUGNO <strong>2009</strong><br />
Presentiamo il bilancio chiuso al 30 GIUGNO <strong>2009</strong> e sottolineiamo quanto segue:<br />
- 57 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
• Il bilancio si chiude con una perdita di € 2.788,81 dovuta anche al fatto che nel gennaio<br />
del <strong>2009</strong> abbiamo pagato il saldo della ristrutturazione della facciata del salone<br />
S. Lorenzo per un importo di € 19.267,20.<br />
• Sono state pagate rate mutui per € 15.486,38 e la situazione dei mutui è la seguente:<br />
MUTUO BANCO DI BRESCIA € 43.312,79<br />
MUTUO CASSA PADANA € 200.860,00<br />
PER UN TOTALE DI € 244.172,79<br />
• Le partite di giro sono importi a disponibilità della parrocchia, ma finalizzati come di<br />
seguito descritto:<br />
per le prossime pubblicazioni del <strong>Redone</strong> € 10.633,00<br />
per le attività caritative € 21.999,82<br />
Per un totale di € 32.625,82<br />
• Il fondo del TRG ammonta a € 10.012,62<br />
• Melonera missionaria € 4.914,55<br />
• Per missioni € 3.849,66<br />
• I prestiti da privati ammontano a € 31.483,81<br />
• Pertanto l’ammontare totale del debito della parrocchia<br />
(Mutui - partite di giro - prestiti da privati)<br />
al 30 giugno <strong>2009</strong> ammonta a € 329.848,06.<br />
• Le disponibilità al 30 giugno <strong>2009</strong> sono:<br />
Cassa contanti € -<br />
Cassa Padana c/c € 6.437,11<br />
Banco di Brescia € 22.556,95<br />
Per un totale di € 28.994,06
Il <strong>Redone</strong><br />
ECONOMIA<br />
BILANCIO AL 30 GIUGNO <strong>2009</strong><br />
RICAVI TOTALI<br />
COLLETTE € 24.524,44<br />
COLLETTE SOLARO € 1.200,00 € 25.724,44<br />
S.MESSE € 1.220,00<br />
BATTESIMI € 995,00<br />
MATRIMONI € 1.300,00<br />
FUNERALI € 4.791,10 € 8.306,10<br />
OFFERTE LIBERE € 5.275,72<br />
BUSTE NATALIZIE € 3.340,00<br />
DA COMUNITA' NEOCATECUMENALI € -<br />
CANDELE VOTIVE € 3.640,00 € 12.255,72<br />
CONTRIBUTO COMUNALE € 115,00 € 115,00<br />
TOTALE ENTRATE € -<br />
COSTI<br />
- 58 -<br />
€ 46.401,26<br />
SPESE C/C BANCARI E POSTALE € 194,31<br />
SPESE INTERESSI MUTUI € 4.316,89 € 4.511,20<br />
SPESE PER LITURGIA (ostie,cera,fiori ecc)I € 1.625,00<br />
CANCELLERIA E STAMPATI € 123,50<br />
CANONE RAI € 192,50 € 1.941,00<br />
MENSILE PARROCO € 1.740,00<br />
MENSILE VICARI € 1.860,00<br />
RELIGIOSI FORESTIERI € 1.620,00 € 5.220,00<br />
ASSICURAZIONI € 5.076,69<br />
TASSE RIFIUTI € 359,77<br />
MANUTENZIONI VARIE € 201,00<br />
RISCALDAMENTO € 3.747,63<br />
LUCE € 4.582,18<br />
TELEFONO € 1.567,50<br />
ACQUA € 173,20<br />
SPESE VARIE € 232,00<br />
ACQUISTO LIBRI € 543,00<br />
ABBONAMENTO RIVISTE € 367,50<br />
CONTRIBUTO DIOCESANO € 1.400,00 € 18.250,47<br />
RISTRUTTURAZIONE SAN LORENZO € 19.267,20 € 19.267,20<br />
TOTALE USCITE € 49.189,87<br />
AVANZO<br />
PERDITA -€ 2.788,61<br />
AVIS - Bicinfamiglia<br />
Domenica 28 giugno si<br />
è svolta la consueta Bicinfamiglia,<br />
organizzata<br />
dall’Avis ormai alla sua<br />
quinta edizione.<br />
E’ giusto partire dalla<br />
cronistoria di questo<br />
evento; l’idea è venuta alla sezione di Pavone<br />
Mella – Cigole, è stato il presidente onorario Silvano<br />
Piovani, che forte della sua esperienza associativa<br />
e della sua carica trascinatrice ha proposto<br />
ai presidenti delle sezioni limitrofe di riunirsi<br />
ed organizzare una biciclettata, per creare più<br />
coesione, ma anche per mettersi in poco in “mostra”.<br />
I presidenti delle sezioni Avis di Gottolengo,<br />
Pralboino- Milzano, Scandolara, Gambara,<br />
Seniga, h<strong>anno</strong> risposto subito positivamente credendo<br />
nel progetto e nelle sue potenzialità. Con<br />
il passare delle edizioni alcune sezioni h<strong>anno</strong><br />
dovuto abbandonare, ma sono state prontamente<br />
rimpiazzate da nuove adesioni come l’Avis di<br />
Fiesse, Isorella.<br />
La Bicinfamiglia si è caratterizzata sin da subito<br />
da una forte adesione che ha visto aumentare,<br />
con il passare delle edizioni, avisini ma anche<br />
persone che pur non essendo donatori o sostenitori<br />
h<strong>anno</strong> voluto partecipare all’evento perché<br />
condividono gli ideali dell’Avis, perchè in qualche<br />
modo devono riconoscenza all’Avis o perché<br />
semplicemente volevano passare una bella domenica<br />
in compagnia.<br />
L’edizione del <strong>2009</strong> (la quinta edizione) ha contato<br />
ben n°620 persone, ha investito la sezione di<br />
Gottolengo di maggior impegno in quanto è stata<br />
designata quale partenza ed arrivo della manifestazione.<br />
Onore questo che è toccato alla nostra<br />
sezione in quanto il 18 ottobre <strong>2009</strong> festeggeremo<br />
i 35 anni di fondazione.<br />
La partenza è avvenuta dal campo di calcio<br />
dell’Oratorio, allo scoccare delle 8:30, dopo la<br />
benedizione dei partecipanti da parte di Don Angelo<br />
ed una preghiera in memoria del giovane<br />
Andrea Redana, di cui in quei giorni ricorre il triste<br />
anniversario della scomparsa.<br />
Il “serpentone rosso” come lo chiama orami chi<br />
da spettatore assiste alla manifestazione, si è<br />
mosso colorando le vie di Gottolengo e portandosi<br />
subito in direzione di Gambara, attraversando<br />
il suo centro e portandosi poi verso Fiesse.<br />
Alla palestra di Fiesse la sezione comunale aveva<br />
organizzato un lauto ristoro, dove non mancava<br />
un buon approvvigionamento idrico per gli<br />
- 59 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
atleti ormai al loro giro di boa.<br />
Da Fiesse il gruppo si è portato ad Isorella che<br />
ha dato sfoggio dei suoi avisini, per poi ripiegare<br />
nuovamente verso Gottolengo.<br />
Qui ad attendere i partecipanti li aspettava un<br />
buffet a base di pizze e focacce salate, per recuperare<br />
le forze perse nei lunghi 30 chilometri del<br />
percorso.<br />
Rifocillati dalla fatica i partecipanti si sono portati<br />
verso le cucine dove h<strong>anno</strong> potuto mettere le<br />
stanche gambe sotto il tavolo!<br />
La sorpresa è stata grande per i partecipanti delle<br />
altre sezioni e non smentita per i nostri avisini che<br />
conoscono sia l’ineguagliabile spiedo del nostro<br />
avisino il sig. Ciso, sia la pronta organizzazione<br />
delle cucine dell’Oratorio che h<strong>anno</strong> allestito un<br />
ottimo pranzo.<br />
La sezione di Gottolengo non poteva quindi iniziare<br />
meglio i festeggiamenti per il suo 35esimo<br />
anniversario, ma tutti noi sappiamo che questa<br />
manifestazione si è potuta svolgere grazie al<br />
contributo di altre associazioni che operano nel<br />
nostro paese.<br />
Un grazie, va quindi a Don Angelo ed al suo staff<br />
che ad una settimana dall’impegnativa Festa<br />
dall’Oratorio ha permesso l’uso di tutte le sue<br />
strutture e di allestire n°200 pranzi, un grazie al<br />
sig. Ciso che con lo spiedo “ci ha dormito”, un<br />
grazie ai Vigili Volontari che h<strong>anno</strong> permesso un<br />
sicuro andamento della manifestazione lungo<br />
tutto il percorso comunale, un grazie a tutti i nostri<br />
avisini sia a quelli che h<strong>anno</strong> contribuito al<br />
buon esito della manifestazione sia a quelli che<br />
h<strong>anno</strong> partecipato alla biciclettata, ma soprattutto<br />
un grazie al nostro presidente Maurizio Guion e a<br />
tutta la sua famiglia che con entusiasmo trascina<br />
tutti noi in importanti manifestazioni come questa.<br />
Marzia Camozzi
Il <strong>Redone</strong><br />
CRONACHE DI VITA PARROCCHIALE E DEL PAESE<br />
02. PISTONE MIRKO<br />
di Luigi e di Tabasco Teresa<br />
nato a Asola l’11 agosto 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 22 febbraio <strong>2009</strong><br />
03. RONCHI PRISCILLA<br />
di Piergiacomo e di Marini Nazzarena<br />
nata a Manerbio il 14 luglio 2008<br />
battezzata a Gottolengo l’8 marzo <strong>2009</strong><br />
04. CAVAGNOLI DANIELE<br />
di Simone e di Fontana Laura<br />
nato a Asola il 17 agosto 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />
05. BIANCHI GIULIA<br />
di Alessandro e di Topala Ludmila<br />
nata a Manerbio il 7 settembre 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />
06. MAIFREDI CLAUDIA<br />
di Marco e di Zanetti Morena<br />
nata a Manerbio il 6 novembre 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />
07. BROGNOLI GIOVANNI<br />
di Davide e di Almici Miriam<br />
nato a Asola il 21 dicembre 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />
08. PINI CHIARA<br />
di Renato e di Rodella Zemira<br />
nata a Brescia il 24 dicembre 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 29 marzo <strong>2009</strong><br />
09. BOSSONI PAOLO<br />
di Romano e di Piccinelli Annunziata<br />
nato a Manerbio il 12 novembre 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 12 aprile <strong>2009</strong><br />
(Pasqua)<br />
Anagrafe<br />
BATTESIMI <strong>2009</strong><br />
- 60 -<br />
10. ZANETTI SARA<br />
di Cristian e di Alfano Maria Francesca<br />
nata a Brescia il 3 marzo <strong>2009</strong><br />
battezzata a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />
11. AROLDI SIMONE<br />
di Angelo e di Biloni Maria Cristina<br />
nato a Brescia 4 settembre 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />
12. SORMANI FEDERICO LUIGI<br />
di Giuseppe e di Treccani Erika<br />
nato a Manerbio il 26 novembre 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 26 aprile <strong>2009</strong><br />
13. SLAVIERO ASIA<br />
di Roberto e di Marconi Paola<br />
nata a Manerbio il 22 settembre 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 1° giugno <strong>2009</strong><br />
14. BUCCHERI VALENTINA<br />
di Antonio e di Garofalo Giuseppina<br />
nata a Manerbio il 14 febbraio 2008<br />
battezzata a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />
15. ALMICI LORENZO<br />
di Damiano e di Gosetti Gessica<br />
nato a Asola (MN) il 17 novembre 2008<br />
battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />
16. MILZANI LUCA<br />
di Andrea e di Branchi Silvia<br />
nato a Brescia il 20 gennio <strong>2009</strong><br />
battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />
17. MANFREDI NICOLO’<br />
di Mauro e di Velati Milena<br />
nato a Brescia il 2 febbraio <strong>2009</strong><br />
battezzato a Gottolengo il 2 giugno <strong>2009</strong><br />
MATRIMONI <strong>2009</strong><br />
02. Il sabato 28 marzo <strong>2009</strong> alle ore 11.00<br />
nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
MOLINARI MATTEO e ZUFFELLATO SARA<br />
03. Il sabato 18 aprile <strong>2009</strong> alle ore 11<br />
nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
RICCARDI ALBERTO e LAZZARONI CHIARA<br />
04. Il sabato 2 maggio <strong>2009</strong> alle ore 11<br />
nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
BERTOLI LEONARDO e TOMASONI MARIA ROSA<br />
05. Il sabato 9 maggio <strong>2009</strong> alle ore 15.30<br />
nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
BUGATTI NICOLA e BOFFELLI ALESSANDRA<br />
07. Il sabato 30 maggio <strong>2009</strong> alle ore 16.30<br />
nella chiesa di San Girolamo in Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
CARRARA PIERANGELO e COGLIO ERICA<br />
- 61 -<br />
Il <strong>Redone</strong><br />
06. Il sabato 15 maggio <strong>2009</strong> alle ore 16.00<br />
nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
TOMASONI PAOLO e VENTURINI LAURA<br />
08. Il lunedì 1° giugno <strong>2009</strong> alle ore 11.00<br />
nella chiesa parrocchiale di Gottolengo<br />
h<strong>anno</strong> contratto matrimonio<br />
SLAVIERO ROBERTO e MARCONI PAOLA
Il <strong>Redone</strong><br />
13. TEDESCHI ELISABETTA<br />
nata a Gottolengo<br />
il 29 luglio 1927<br />
morta a Gottolengo<br />
il 1° aprile <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 2 aprile <strong>2009</strong><br />
16. TRIBUNI ANGELA<br />
nata a Gottolengo<br />
il 7 gennaio 1929<br />
morta a Gottolengo<br />
il 12 aprile <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 15 aprile <strong>2009</strong><br />
19. BERTONI AGNESE<br />
nata Manerbio<br />
il 24 gennaio 1936<br />
morta a Gottolengo<br />
il 16 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 18 maggio <strong>2009</strong><br />
DEFUNTI <strong>2009</strong><br />
14. CHERUBINI TULLIO<br />
nato a Gottolengo<br />
il 7 novembre 1933<br />
morto a Brescia<br />
il 4 aprile <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 6 aprile <strong>2009</strong><br />
17. LORENZI GIUSEPPE (PEPO)<br />
nato a Gottolengo<br />
il 2 dicembre 1933<br />
morto a Gottolengo<br />
il 7 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 9 maggio<strong>2009</strong><br />
20. MERIGO FAUSTO<br />
nato a Pralboino<br />
l’8 agosto 1918<br />
morto a Gottolengo<br />
il 19 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 21 maggio <strong>2009</strong><br />
- 62 -<br />
15. FAGLIA GUERINO<br />
nato a Chiari<br />
il 2 aprile 1942<br />
morto a Manerbio<br />
il 10 aprile <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 13 aprile <strong>2009</strong><br />
18. ZAIACOMETTI PIETRO<br />
nato a Gottolengo<br />
il 27 marzo 1922<br />
morto a Gottolengo<br />
l’8 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
l’11 maggio <strong>2009</strong><br />
21. STATORI NATALINA<br />
nata Isorella<br />
il 13 luglio 1921<br />
morta a Gottolengo<br />
il 22 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 25 maggio <strong>2009</strong><br />
22. FACCHI LUIGI<br />
nato a Gottolengo<br />
il 22 giugno 1923<br />
morto a Manerbio<br />
il 3 giugno <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 5 giugno <strong>2009</strong><br />
25. MONSIGNOR<br />
FRANCESCO VERGINE<br />
nato a Seniga<br />
il 30 Giugno 1924<br />
morto a Gottolengo<br />
il 14 giugno <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 17 giugno <strong>2009</strong><br />
Morta in parrocchia<br />
e sepoltura<br />
in altro Paese<br />
BUGATTI ANGELA<br />
nata a Fiesse<br />
il 21 settembre 1912<br />
morta a Gottolengo<br />
il 5 aprile <strong>2009</strong><br />
funerale Cadimarco<br />
e sepoltura a Fiesse<br />
l’8 aprile <strong>2009</strong><br />
26. PINI VIRGINIA<br />
nata a Gottolengo<br />
il 28 Marzo 1923<br />
morta a Gottolengo<br />
il 19 Giugno <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 22 giugno <strong>2009</strong><br />
23. MANUINI GIACOMINO<br />
nato a Gottolengo<br />
il 23 maggio 1937<br />
morto a Brescia<br />
il 5 giugno <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
l’8 giugno <strong>2009</strong><br />
BAZZANA MADDALENA<br />
nata a Zone<br />
il 3 Settembre 1940<br />
morta a Zone<br />
il 9 Maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Zone l’11 maggio <strong>2009</strong><br />
- 63 -<br />
27. CAPELLONI<br />
GUALTIERO<br />
nato a Gottolengo<br />
il 23 maggio 1937<br />
morto a Gottolengo<br />
24 giugno 2006<br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 26 giugno <strong>2009</strong><br />
GARGIONI LUIGINA<br />
(Vedova Bonazzoli)<br />
nata a Gottolengo<br />
il 10 febbraio 1926<br />
morta a Arluno (Milano)<br />
il 17 maggio <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura a<br />
Arluno (Milano)<br />
il’19 maggio <strong>2009</strong><br />
Il <strong>Redone</strong><br />
24. BOFFELLI DOMENICA<br />
nata a Gottolengo<br />
il 1° novembre 1913<br />
morta a Gottolengo<br />
il 13 giugno <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 15 giugno <strong>2009</strong><br />
28 ERCULIANI WALTER<br />
Nato a Gottolengo<br />
il 23 giugno1939<br />
Morto a Manerbio<br />
il 28giugno <strong>2009</strong><br />
Funerale e sepoltura<br />
a Gottolengo<br />
il 30 giugno <strong>2009</strong><br />
Morte e sepolte fuori <strong>Parrocchia</strong><br />
LOMBARDI ALBINA<br />
IN LORENZI<br />
nata a Gottolengo<br />
il 16 Agosto 1942<br />
morta a Ghedi<br />
il 30 Aprile <strong>2009</strong><br />
funerale e sepoltura<br />
a Ghedi<br />
il 2 Maggio <strong>2009</strong>
Vita oratoriana in foto<br />
Festa dell’Oratorio <strong>2009</strong><br />
Grest Bambini Ragazzi<br />
Follest Adolescenti<br />
Incontro Giovani a Taizè e Caravaggio<br />
San Luigi Films - San Luigi Music Festival