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Giovanni Mannino - egadimythos.it

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Alla fine del Pleistocene, all'incirca una dozzina di<br />

millenni or sono l'uomo del paleol<strong>it</strong>ico superiore<br />

fissò la sua dimora nelle grolle della cuspide occidentale<br />

della Sicilia, attualmente delim<strong>it</strong>ata dalla<br />

riviera Trapani-Marsala; allora, questa, inglobava<br />

le isole di Favignana, di Levanzo, di Fotmica e<br />

di Maraone. t:isola di Marillimo rimaneva isolata<br />

da fondali di circa 200 metri. li livello del mare<br />

era allora di 30-35 metri più basso di quello attuale<br />

(Agnesi et ali i, 1993; Antonioli, 1997).<br />

t:isola di Favignana, I'Aegusa dei romani,<br />

è ricordata dalle fonti storiche (Correnti in<br />

AA.VV.,I989) per la "battaglia delle Egadi" (Polibio),<br />

battaglia navale svoltasi il l O marzo del 241<br />

a.C. tra la flotta romana e la flotta cartaginese comandate<br />

rispettivamente dal console C. Lutezio<br />

Ca tulo ed Annone e che mise fine alla prima guerra<br />

punica.<br />

La prima ricerca archeologica svolta nell'isola<br />

di cui ho conoscenza fu compiuta dal marchese<br />

Guido Dalla Rosa; egli vis<strong>it</strong>ò nel 1870 alcune grotte<br />

del l<strong>it</strong>orale da Custonaci a Trapani: l'enorme e<br />

suggestiva caverna di Scurati con diverse case nel<br />

suo interno, non lontana dal monumentale Monte<br />

Cofano oggi Riserva Naturale Orientata (AA.VV.,<br />

1999; 2000), la Grotta Emiliana e quella di Martogna<br />

alle falde del Monte San Giulino, quest'ul tima<br />

ricordata dal Boccaccio per la scoperta di un<br />

"Gigante" (Boccaccio, 1569), la Grotta du Cascavaddu<br />

di Levanzo, le grotte del Faraglione di Favignana<br />

(Dalla Rosa, 1970).<br />

Il toponimo Faraglione 1 , fig. l , a Favignana è<br />

usato impropriamente perché designa una piccola<br />

rocca nella estrem<strong>it</strong>à settentrionale della montagna<br />

non lontana dalla scogliera ma non bagnata<br />

dal mare, è detta anche il Grosso, fig.2; con lo<br />

Favignana nella preistoria<br />

di<br />

<strong>Giovanni</strong> <strong>Mannino</strong><br />

stesso nome è chiamata la pianura che si estende<br />

alla sua sinistra e verso Sud, prospiciente il mare<br />

da Ca/azza fino all'ampio seno di Sicch<strong>it</strong>ella.<br />

Il Dalla Rosa vis<strong>it</strong>ando il Faraglione trovò interessante<br />

la Grotta deii'Ucciria 2 (fig.3); scrisse:<br />

"ha due entrate poste ad angolo retto e separate<br />

da un grosso pilastro. Dall'apertura a sinistra<br />

si scorge da !ungi l'Isola di Mar<strong>it</strong>timo, mentre è<br />

prospiciente a destra l'Isola di Levanzo. T n questa<br />

si vede dominare per la sua grande apertura la<br />

Grotta di Cascavaddu (Caciocavallo). Lo studioso<br />

riferisce inoltre che in un primo momento "non<br />

Fig. l. Stralcio tavoletta (l :25.000) F"256 l N.O., Isola<br />

di Favignana.


108<br />

Fig. 2. Favignana. li Faraglione o il Gl'Osso. Da sinistra,<br />

le grotte dell'Ucceria e la grotta della Madonna (foto<br />

M. <strong>Mannino</strong>).<br />

mi era venuto fatto di riscontrare alcuna traccia<br />

di ossa fossili ... quanto i miei bambini, già avvezzi<br />

all'esame degli oggetti archeologici, ... mi portarono<br />

un pezzo di ras.chiatoio di silice biancastra<br />

da loro r<strong>it</strong>rovato". Fatte nuove indagini "scopersi<br />

che tutto il depos<strong>it</strong>o cost<strong>it</strong>uente il prim<strong>it</strong>ivo strato<br />

della grotta era stato levato, e solo ne esisteva una<br />

parte all'altezza di circa un metro dal suolo nel<br />

punto estremo di esse ve ne erano circa due metri<br />

superficiali, sostenuti al modo di una tavola da<br />

un sol piede. Con ripetuti colpi potei gran parte<br />

infrangerne, ed ottenere cosi e conchiglie e ossa<br />

ed alcuni denti di animali e selci perfettamente<br />

taglienti, a forma di coltelli, di raschiatoi e di frecce.<br />

Una freccia poi r<strong>it</strong>rovai pure esegu<strong>it</strong>a in osso,<br />

ma ricurva dal tempo, o dalla pressione che ebbe<br />

a sopportare (Dalla Rosa, 1970, p.14). Si tratta di<br />

una "breccia ossifera" di circa 2 mq, precisa più<br />

avanti, con resti umani ma anche resti di pasti: diverse<br />

conchiglie marine e terrestri, ossa e denti di<br />

Cervus, di Caballus, di Sus, di Ovis. Queste scarne<br />

osservazioni mi portano a pensare che la grossa<br />

breccia documentava diversi livelli culturali a<br />

partire dal Paleol<strong>it</strong>ico superiore. Le condizioni<br />

odierne della grotta non sono cambiate molto da<br />

allora, parte della breccia esiste ancora nella zona<br />

più interna, sulla sinistra, ma è notevolmente<br />

meno estesa per i prelievi di chissà quanti ricer-<br />

G. <strong>Mannino</strong><br />

catori e curiosi, rimane sempre a circa un metro<br />

dal piano di calpestio, oggi di pietrame, che r<strong>it</strong>engo<br />

sia molto vicino al primigenio suolo roccioso<br />

della cav<strong>it</strong>à scavato e poi lasciato dal mare per<br />

r<strong>it</strong>irarsi alla quota attuale.<br />

Nel Museo Pepoli di Trapani si custodisce proveniente<br />

da Favignana, scrive il De Gregorio "un<br />

boccale alto 17 cm, notevole per due coppie di solchi<br />

graf-f<strong>it</strong>i. La creta è di colore rosso carico" (De<br />

Gregorio, 1917, p. 144). A giudicare dalla figura<br />

pubblicata dallo studioso si tratta di una forma<br />

molto diffusa nell'Età del Ferro (Bernabò-Brea,<br />

1967, p. 216; Fatta, 1983, tav. 17, n.231).<br />

Per completezza ricordo pure il Vaufrey. Egli<br />

interpreta e riassume le notizie del Dalla Rosa<br />

(Vaufrey, 1928, p. 138).<br />

Per una seconda esplorazione archeologica<br />

dell'isola dovranno trascorrere ottant'anni e per<br />

intraprenderla fu determinante la scoperta casuale<br />

del 1949 di un consistente numero di figure dipinte<br />

nelle pareti di una grotta di Levanzo a cui<br />

seguì quella di figure zoomorfe ed antropomorfe<br />

graff<strong>it</strong>e sulle stessi pareti (Graziosi, 1950, 1962):<br />

I:indubbio interesse della scoperta ed il clamore<br />

susc<strong>it</strong>ato soprattutto per la notorietà dello studioso,<br />

fecero parlare a lungo della scoperta. La<br />

Soprintendenza alle Antich<strong>it</strong>à, allora diretta dalla<br />

prof.ssa Jole Bovio Marconi, volle intraprendere<br />

l'esplorazione delle grotte di Levanzo e di Favignana,<br />

r<strong>it</strong>engo con la speranza di individuare in<br />

qualche altra grotta altre manifestazioni d'arte<br />

rupestre (Bovio Marconi, 1952). Nell'isola di Levanzo<br />

furono esplorate 9 grotte nella costa occidentale:<br />

Crollata, Grande, Punta Capperi, dei Porci,<br />

del Genovese che il Graziosi chiama dei Cervi,<br />

Punta Sorsi, Tramontana la, Ila, Ula, Schiacciata.<br />

La Grotta Grande è la Grotta du Cascavaddu<br />

del Dalla Rosa vis<strong>it</strong>ata poi dal Giglioli che vi raccolse<br />

"raschiatoi, coltelli e punteruoli, molti rottami<br />

e schegge che direi avanzi di lavorazione; uno<br />

dei frammenti di coltello è di ossidiana" (Giglioli,<br />

1891). Si tratta d'industria l<strong>it</strong>ica di tipo Paleol<strong>it</strong>ico<br />

superiore e più tarda che si custodisce nel Museo<br />

Pigorini di Roma. Lo stesso tipo d'industria l<strong>it</strong>ica


IlO<br />

Fig. S. Favignana. Il Faraglione, la grotta deiJa Madonna<br />

o delle pecore (ril. G.Cappa).<br />

ranee della terza grotta del Faraglione un frammento<br />

di mandibola di Sus scropha ferus Linneo;<br />

tutto attorno al faraglione selci, ossidiane<br />

e qualche frammento di rozza ceramica" (Malatesta,<br />

1957, p. l 74).<br />

Nel 1968 ebbi l'incarico dal Soprintendente<br />

prof. Vincenzo Tusa 3 di effettuare alcuni sopralluoghi<br />

nelle Egadi per verificare delle segnalazioni<br />

del Gruppo Speleoarcheologico Egadi<br />

diretto dall'eclettico Aurelio Giangrasso. Di<br />

grande aiuto mi è stata la collaborazione cordiale<br />

sia del Giagrasso che degli amici geometra<br />

Antonino Bianco ed avvocato Diego Gandolfo. I<br />

sopralluoghi riguardarono le tre isole maggiori<br />

con mete le più disparate: dalle ossa di un<br />

grosso felino rinvenute ne lle calcaren<strong>it</strong>i pleistoceniche,<br />

alle tombe preistoriche a "forno", a lle<br />

tombe ipogeiche puniche, alle fattorie e tombe<br />

tardo romane, a lle tombe ipogeiche paleocristiane,<br />

ai rinvenimenti subacquei, ecc. In questa<br />

sede riferirò, dandone documentazione, dei<br />

monumenti preistorici. Parte dei risultati dei<br />

miei sopralluoghi furono pubblicati riassunti<br />

dalla dr.ssa A. M. Bisi che fece proprie le mie<br />

relazioni.<br />

G. <strong>Mannino</strong><br />

Fig. 6. Favignana. Grotta d'Oriente, saggi nell'antegrotta.<br />

LE GROTTE DEL F ARAGLIONE<br />

"Le testimonianze preistoriche di Favignana sono<br />

quasi tutte concentrale nel piccolo promontorio<br />

detto il (detto a nche il Faraglione)<br />

e sono rappresentati da rarissimi frammenti<br />

di selce e di ossidiana c he s i raccolgono davanti<br />

a lle grotte del promontorio e dai residui organici,<br />

ancora più rari, a ll'interno di alcune grotte,<br />

che documentano in esse l'esistenza di un depos<strong>it</strong>o<br />

antropico ormai scomparso, contenenti selci,<br />

ossa e molluschi marini e terrestri. Le tracce<br />

più significative si rinvengono nella Grotta della<br />

Madonna o delle Stalatt<strong>it</strong>i,fig.5 (le frecce nella<br />

segnano i resti del depos<strong>it</strong>o antropico) e nelle<br />

Grotte dell'Ucceria) La Grotta della Madonna<br />

deve identificars i s icuramente con la Grotta<br />

delle Pecore della relazione Marconi ( 1952). Essa<br />

si apre, come le due altre cav<strong>it</strong>à che appresso<br />

descriveremo, nella parte del esposta<br />

a N- E. Consta di due parti ben distinte, un'antegrotta<br />

ed una cav<strong>it</strong>à interna, che restano divise<br />

da uno stretto cunicolo di una decina di<br />

metri. L'antegrotta ha pianta a sezione triangolare<br />

(questa forma è tipica degli antri di origine


112<br />

LA GROITA D'ORIENTE<br />

Si tratta di una grotta 4 nella Montagna Grossa,<br />

di difficile accesso, di cui si era perduta memoria<br />

e della quale intuii la probabile presenza ai piedi<br />

della falesia osservando la montagna dall'aliscafo.<br />

Dei miei sospetti informai il Giangrasso che<br />

effettuato un sopralluogo me ne diede tempestiva<br />

conferma. Il 2 marzo del 1969 in compagnia degli<br />

amici prima ricordati mi trovavo nella grotta<br />

che fu battezzata d'Oriente per la sua esposizione,<br />

fig. l.<br />

Il piano di calpestio della cav<strong>it</strong>à e le sue pareti<br />

non mi mostrarono segni di una antica frequentazione<br />

umana ma soltanto quella di animali. I.:interesse<br />

archeologico tuttavia non mi sfuggì e mi<br />

fu rivelato dalla presenza nel terreno di risulta<br />

dello scavo di tane di conigli di un piccolo nucleo<br />

di ossidiana e di un frammento di terracotta ad<br />

impasto. I conigli e talvolta anche i topi nello scavo<br />

delle loro tane danneggiano la stratigrafìa di<br />

un depos<strong>it</strong>o antropico però con il loro lavoro, che<br />

possiamo paragonare ad un carotaggio, ne rivelano<br />

la presenza.<br />

Nell'agosto del 1972 il Soprintendente prof.<br />

Vincenzo Tusa mi affidava la conduzione di due<br />

scavi: un sondaggio espl'orativo nella Grotta<br />

d'Oriente (<strong>Mannino</strong>, 2002) e lo sterramento di<br />

una cav<strong>it</strong>à ipogeica in proprietà Venza nella contrada<br />

San Nicola, una cav<strong>it</strong>à troglod<strong>it</strong>ica di età<br />

tardo romana.<br />

Il depos<strong>it</strong>o della Grotta d'Oriente si è rivelato<br />

di una povertà eccezionale, fig.6, giustificabile per<br />

la sua posizione topografica rispetto il terr<strong>it</strong>orio.<br />

Inoltre i conigli nello scavare le tane avevano prodotto<br />

danni alle stratificazioni alterando l'originaria<br />

posizione di alcuni reperti. Dei risultati dello<br />

scavo ho già rifer<strong>it</strong>o in altre sede (<strong>Mannino</strong>, 1972,<br />

2002, Tusa V. 1972), qui riporto i pochi elementi<br />

diagnostici e descriverò due sepolture diverse per<br />

r<strong>it</strong>o di inumazione ma che entrambi hanno per<br />

corredo una singolare collana formata da conchiglie<br />

marine.<br />

I reperti che mi è stato possibile determinare,<br />

G. <strong>Mannino</strong><br />

nell'intero depos<strong>it</strong>o antropico alto appena m l, 14,<br />

sono:<br />

-un frammento di una brocchetta ed un'orlo di<br />

piccolo bacino, entrambi con tracce di invetriatura,<br />

databili al XIII secolo (m 0-0,14).<br />

- frammento di una tazza su piede troncoconico<br />

ed un'ansa ad anello verticale, Bronzo antico (m<br />

0,30-0,40).<br />

- frammento di una tazza decorata con una nervatura,<br />

Bronzo medio, fìg.7, (m 0,45-0,50).<br />

- frammento di olletta con ansa ad anello, insellata,<br />

Bronzo antico,fìg.7, (m 0,50-0,60).<br />

- orlo di un bacino decorato con due bugne, Eneol<strong>it</strong>ico<br />

finale,fig.7, (m 0,70-0,75).<br />

- industria l<strong>it</strong>ica epipaleol<strong>it</strong>ica e due sepolture, (m<br />

0.80-1,14).<br />

- depos<strong>it</strong>o pleistocenico con frammenti di ossa di<br />

cervo esplorato fino a m 2,60.<br />

Sepoltura A- Fossa scavata nel depos<strong>it</strong>o pleistocenico<br />

di colore giallognolo (10YR6/4), di m<br />

l ,90x0,45, profonda m 0,35 circa, orientata Nord<br />

Sud, fig.8. La fossa fu rinvenuta ricoperta da 15<br />

lastre l<strong>it</strong>iche di varie dimensioni parte delle quali<br />

all'atto della deposizione dovevano poggiare direttamente<br />

sul cadavere. Nella estrem<strong>it</strong>à Nord,<br />

verso Est, fu trovata una nicchia sul cui suolo<br />

poggiava una lastra l<strong>it</strong>ica con probabile funzione<br />

di poggiatoio forse di oggetti deperibili o di alcuni<br />

oggetti di corredo spostati dai rod<strong>it</strong>ori: una lama<br />

di selce, PD4; un gt-attatoio a muso, G l; un ciottolo<br />

lenticolare con tracce di ocra rossa. Nella parte<br />

della fossa dove originariamente doveva trovarsi<br />

la parte superiore dell'inumato (testa e petto) sono<br />

stati raccolti: un frammento di calotta cranica,<br />

un frammento dell'arcata zigomatica destra, un<br />

frammento del ramo mandibolare destro, mandibola<br />

avente in s<strong>it</strong>u il primo e secondo incisivo di<br />

destra, i canini di entrambi i lati ed i primi ed i<br />

secondi premolari di entrambi i lati 5 . Una grossa<br />

Patella ferrugina con tracce di colorazione rossa<br />

era stata poggiata contro la mascella. La fossa<br />

era stata vistosamente manomessa da mammiferi<br />

fossari che avevano scavato tre gallerie nel riempimento,<br />

cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dal sovrastante depos<strong>it</strong>o an-


Favignana nella preistoria<br />

Fig. 9. Favignana. Grotta d'Oriente, sepoltura A, collana<br />

di conchiglie (foto G. <strong>Mannino</strong>).<br />

tropico di colore brunastro (l OYR4/2), pervenuto<br />

nella fossa dagli interstizi della copertura l<strong>it</strong>ica,.<br />

Nell'area dove doveva trovarsi originatiamente il<br />

collo-sterno dell'inumato sono stati raccolti 8 gusci<br />

di Luria lurida, 2 gusci di Ostrea sp. 6 ai quali<br />

erano stati praticati dei fori per la sospensione.<br />

Il bordo interno di una Ostrea reca una serie di<br />

trattini graff<strong>it</strong>i di profond<strong>it</strong>à decrescente verso sinistra<br />

dovuta ad usura della superficie. Le dieci<br />

conchiglie, per la presenza dei fori, per la loro posizione<br />

nell'inumato e per la concentrazione, fanno<br />

pensare formassero una collana fig.9.<br />

Sepoltura B-{;individuo era stato deposto direttamente<br />

sul depos<strong>it</strong>o antropico, quasi alla base<br />

(m 1,10), con orientamento S.-S.OJN.-N.E., in posizione<br />

supina, con la testa leggermente inclinata<br />

in alto verso S.-S.O., Gli avambracci erano poggia-<br />

113<br />

Fig. l O. Favignana. Grotta d'Oriente, sepoltura B, collana<br />

di conchiglie (foto G. <strong>Mannino</strong> ).<br />

ti sul ventre, il braccio destro sul sinistro, essi rimanevano<br />

coperti dalle ginocchia che assumevano<br />

una posizione innaturale ottenuta certamente con<br />

legacci prima del raggiungi mento della rigid<strong>it</strong>à cadaverica.<br />

Le ginocchia erano leggermente allargate<br />

ed ancor più i piedi, a formare uno spazio nel<br />

quale era posto un masso, fig. l O. Presso la mano<br />

destra si trovarono, forse questa aveva impugnato,<br />

tre ciottolini globulari cd un punteruolo d'osso<br />

di cm IO. Anche in questa sepoltura, all'altezza<br />

del collo dell'inumato fu rono raccolte otto conchiglie<br />

forate: 5 gusci di Luria lurida, un grosso Conus<br />

med<strong>it</strong>erraneus, 2 gusci di Spondylus gaederopus. Si<br />

tratta evidentemente anche in questo caso di una<br />

collana, fig. ! l, con differenze trascurabili con la<br />

precedente: cambia la posizione dei fori, e non v'è<br />

valva con tratti graff<strong>it</strong>i. Sostanziale è invece la dif-


116<br />

Fig. 15 Favignana. Contrada Torretta-Navetta. Tomba<br />

ipogeica con dromos. Pianta e sezioni (ril. G.<strong>Mannino</strong>).<br />

rismo il complesso di Matmàta. Numerosi sono<br />

gli indizi di altre cav<strong>it</strong>à, totalmente interrate, una<br />

di queste era la Grotta del pozzo "sagomato" che<br />

fu scoperta dall'amico Bianco interpretando uno<br />

sprofondamento del terreno. I..:impianto di molte<br />

cav<strong>it</strong>à sembrerebbe tombale, da fare risalire probabilmente<br />

al III sec. a.C. fino ad età tardo romana;<br />

le fosse sepolcrali, smantellate, sono divenute<br />

ab<strong>it</strong>azioni, poi magazzini e stalle. Oggigiorno<br />

sono abbandonate. Il risultati delle mie ricerche<br />

sono stati pubblicati da A.M. Bisi ed A. M. Fallico<br />

nel 1969 (Di Stefano C.A., 1983; Maurici et aW,<br />

1999).<br />

Fin oggi a San Nicola non è stata individuata<br />

alcuna cav<strong>it</strong>à "preistorica". R<strong>it</strong>engo sia opportuno<br />

tenere presente, per questa valutazione, che<br />

una larga fascia di terreno prospiciente la costa,<br />

oggi in gran parte invasa dalle mareggiate, è stata<br />

smantellata da una serie ininterrotta di cave di<br />

conci oggi in parte sommerse, dove qualche "testimone"<br />

dell'originale altimetria conserva traccia<br />

di cav<strong>it</strong>à ipogeiche smantellate. Segnalo una<br />

"nicchia", nell'estrem<strong>it</strong>à orientale della Cala di<br />

San Nicola, per la quale l'interpretazione più probabile<br />

è quella di una porzione di una cella di una<br />

tomba "a forno". Nella stessa cala poco più a Sud<br />

della nicchia si trovano i resti di una cav<strong>it</strong>à semidistrutta<br />

dai marosi e dall'erosione eolica della<br />

Grotta di San Nicola. Questa giace a pochi metri<br />

G. <strong>Mannino</strong><br />

dalla riva. Nella parete di fondo si trovano cementati,<br />

a circa un metro dal suolo, alcuni frammenti<br />

f<strong>it</strong>tili molto erosi, certamente non preistorici, probabilmente<br />

tardo romani, preziosa testimonianza<br />

di un preesistente depos<strong>it</strong>o archeologico. I fenomeni<br />

appena descr<strong>it</strong>ti comprovano gli effetti di<br />

un bradisismo negativo. La Grotta di San Nicola<br />

quando l'uomo la scavò doveva trovarsi ad alcun<br />

metri sul livello del mare.<br />

Nella parete destra della "grotta" il Giustolisi<br />

vi ha segnalato alcune figure graff<strong>it</strong>e di animali<br />

ed una figura antropomorfa a "f" greco che r<strong>it</strong>enne<br />

"Segno magico-religioso risalente quasi sicuramente<br />

alla preistoria" (Giustolisi, 1968, fig.6,7).<br />

Si tratta di immagini che l'assoluta recenzior<strong>it</strong>à<br />

del tratto rende priva d'interesse archeologico.<br />

Anche se esula dall'argomento qui trattato<br />

l'occasione mi porta a soffermarmi su alcune<br />

"fossette" sommerse nell'acqua della caletta che<br />

al Giustolisi hanno fatto sorgere l'ipotesi di un tofet<br />

(Giustolisi, 1968, fig,11 -14). Si tratta di fosse<br />

scavate nella calcaren<strong>it</strong>e di cm 60x60 profonde<br />

cm 15 nel cui fondo è incassato un vaso a fondo<br />

piano e profilo troncoconico, con diametri interni<br />

superiore ed inferiore di cm 23 e 13.<br />

Accettando il suggerimento del Giustolisi ho<br />

fatto togliere il manufatto che ora si trova al Museo<br />

Archeologico Regionale "Antonio Salinas " di<br />

Palermo. Non sono riusc<strong>it</strong>o ad attribuire a queste<br />

"fossette" alcun uso, peraltro sicuramente recente<br />

a giudicare dai bordi taglienti della calcaren<strong>it</strong>e<br />

che non resiste a prolungate usure. Questa constatazione<br />

avvalorerebbe la notizia raccolta dal<br />

Giangrasso secondo la quale le "fossette" avrebbero<br />

fatto parte degli impianti di una tonnara.<br />

LA COLLINA TORRETTA-NAVETTA.<br />

La collina ha un alt<strong>it</strong>udine di appena m 56 ed. E'<br />

il secondo rilievo dell'isola, s<strong>it</strong>uato nella pianura<br />

orientale tra il caricatore del Cavallo e Cala Rossa.<br />

Essa ha una forma piuttosto allungata di circa<br />

un chilometro, diretta da Nord-Ovest a Sud-Est,

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