li positivi. Agorà - Comune di Carrara
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<strong>Agorà</strong><br />
Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno VI n. 10 - Novembre-Dicembre 2011<br />
www.comune.carrara.ms.it/agora<br />
Buon Natale
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<strong>Agorà</strong><br />
Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno VI n. 10 - Novembre-Dicembre 2011<br />
www.comune.carrara.ms.it/agora<br />
Buon Natale<br />
AGORÀ Il mensile del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Anno VI n. 10 - Novembre-Dicembre 2011<br />
Direttore Angelo Zubbani<br />
Direttore Responsabile Vittorio Prayer Galletti<br />
Coor<strong>di</strong>namento Andrea Zanetti, Marco Tonel<strong>li</strong>,<br />
Vittorio Prayer<br />
Comunicazione/URP Elettra Casani<br />
Direzione, Amministrazione e Pubb<strong>li</strong>cità<br />
Piazza Due Giugno 1, <strong>Carrara</strong><br />
tel. 0585 641276, fax 0585 641275<br />
e-mail: agora@comune.carrara.ms.it<br />
Autorizzazione Tribunale <strong>di</strong> Massa<br />
n. 373 del 31 gennaio 2005<br />
Rea<strong>li</strong>zzazione e<strong>di</strong>toriale SEA <strong>Carrara</strong><br />
Stampa Elena Del Becaro, Pietro Di Pierro,<br />
Rosa Maria Galleni Pellegrini, Beniamino<br />
Gemignani, mcm.lab<br />
Stampa San Marco Litotipo Srl, Lucca<br />
Copertina MICHELANGELO – MADONNA COL<br />
BAMBINO<br />
Disegno a matita nera, matita rossa, biacca e inchiostro<br />
su carta (54,1 x 39,6 cm.). Conservato fin<br />
dai tempi <strong>di</strong> Michelangelo il Giovane nella “Camera<br />
deg<strong>li</strong> Angio<strong>li</strong>” in “Casa Buonarroti” a Firenze.<br />
Un <strong>di</strong>segno misterioso, un “cartonetto” <strong>di</strong> cui<br />
s’ignora il perché Michelangelo l’abbia fatto.<br />
Un’opera inesp<strong>li</strong>cabile, sti<strong>li</strong>sticamente datata intorno<br />
all’anno 1525 e nella quale il Maestro affronta<br />
il rapporto madre-fig<strong>li</strong>o, che rimane irrisolto. Contrad<strong>di</strong>torio,<br />
me<strong>di</strong>tativo. Si <strong>di</strong>ce che Michelangelo<br />
in un primo momento avesse <strong>di</strong>segnato il volto della<br />
Madonna <strong>di</strong> profilo, con g<strong>li</strong> occhi rivolti in basso<br />
a mirare il bambino: reminescenza della tra<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> tenerezza “Madre – Fig<strong>li</strong>o” che l’artista qui, e<br />
sovente altrove, non riesce ad accettare dai suoi<br />
maestri. Michelangelo approda ad una drammatica<br />
assenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo figurata. L’immagine della<br />
Madre ha posa ed espressione scisse dal Bambino<br />
attaccato al suo seno. Il Bambino ha la testa tratteggiata<br />
con de<strong>li</strong>cato uso del chiaroscuro, che la rende<br />
simile a quella della Mamma.<br />
Il suo corpo, sbozzato e rifinito con effetto ad illusione<br />
pittorica, è privo <strong>di</strong> sacra<strong>li</strong>tà. Quasi un risentito<br />
plasticismo del putto. L’eccellenza e l’enigma<br />
del “cartonetto” del Sommo Artista. (V.P.)<br />
Numero chiuso martedì 13 <strong>di</strong>cembre 2011.<br />
EDITORIALE<br />
Con<strong>di</strong>videre le responsabi<strong>li</strong>tà:<br />
il coraggio e la sfida <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Siamo una comunità che nel tempo si<br />
è accompagnata a cose semp<strong>li</strong>ci, lavoro,<br />
pane, orgog<strong>li</strong>o e le ambizioni che ha<br />
espresso, da sempre sono state il prodotto<br />
delle sue fatiche e delle sue capacità.<br />
I carrarini non si sono mai sentiti conquistatori<br />
con le armi; <strong>li</strong>tigiosi in casa<br />
propria, siamo da sempre popolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffidenti,<br />
più portati alla resistenza oppositiva<br />
che alla piaggeria. Abbiamo fatto<br />
della nostra città la nostra casa, al mondo<br />
abbiamo offerto bellezza, beni e cultura,<br />
<strong>di</strong> popolo e <strong>di</strong> classe. Non è retorica, ma<br />
un fatto ampiamente riconosciuto, poche comunità delle nostre <strong>di</strong>mensioni<br />
hanno dato quanto <strong>Carrara</strong>.<br />
Questo impasto denso <strong>di</strong> storia dà ancora vita ad un sentimento che rappresenta<br />
la nostra arma in più, il nostro valore aggiunto, per <strong>di</strong>rla con il <strong>li</strong>nguaggio<br />
dell’economia, tanto famigeratamente <strong>di</strong> moda.<br />
Adesso, dopo anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, abbiamo capito che non siamo nel mezzo <strong>di</strong><br />
una crisi cic<strong>li</strong>ca, <strong>di</strong> quelle fisiologiche che arrivano puntua<strong>li</strong> come le malattie<br />
<strong>di</strong> stagione e che poi se ne vanno per lasciare spazio ad un nuovo ciclo <strong>di</strong> crescita,<br />
che da sempre per g<strong>li</strong> economisti equivale a benessere. No, non è così.<br />
Siamo nel mezzo <strong>di</strong> una crisi epocale che domanda nuove regole e nuovi equi<strong>li</strong>bri<br />
senza i qua<strong>li</strong> i margini <strong>di</strong> crescita e benessere si ridurranno sempre <strong>di</strong> più<br />
ed i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffici<strong>li</strong> saranno sempre più frequenti.<br />
L’immagine è quella <strong>di</strong> esserci giocati molto <strong>di</strong> quello che avevamo e che adesso<br />
stiamo raschiando il barile vendendo i gioiel<strong>li</strong> <strong>di</strong> famig<strong>li</strong>a per estrema necessità<br />
ed a questo proposito sento forte il bisogno <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con i miei<br />
concitta<strong>di</strong>ni la <strong>di</strong>fficile responsabi<strong>li</strong>tà che un sindaco porta con sé <strong>di</strong> cercare<br />
<strong>di</strong> fare tutto quello che può per favorire il benessere <strong>di</strong> tutti loro con la consapevolezza<br />
che questo mestiere <strong>di</strong>venta ancora più <strong>di</strong>fficile quando l’incertezza<br />
del domani pesa sulla testa <strong>di</strong> molte famig<strong>li</strong>e.<br />
Eppure noi sappiamo che ce la faremo e, laddove un passato luminoso non<br />
dovesse bastare, impareremo ad alzare la guar<strong>di</strong>a impegnandoci a contribuire,<br />
con quello che sappiamo e che dobbiamo fare, alla costruzione <strong>di</strong> un<br />
nuovo para<strong>di</strong>gma culturale, sociale ed economico, che non si appiattisca sulla<br />
ricchezza <strong>di</strong> pochi, ma la coniughi con la <strong>di</strong>mensione della “giusta misura”,<br />
dell’equi<strong>li</strong>brio, <strong>di</strong> una prospettiva durevole e più egua<strong>li</strong>taria.<br />
<strong>Carrara</strong> così come l’Ita<strong>li</strong>a ed il mondo sono un cantiere al lavoro per cercare<br />
nuove risposte. Nel nostro piccolo siamo tutti impegnati a contribuire, sperimentando<br />
a casa propria nuove soluzioni che possano dare mig<strong>li</strong>ori prospettive<br />
ai nostri giovani.<br />
Stiamo cercando <strong>di</strong> fare del nostro meg<strong>li</strong>o, ma è importante averne consapevolezza<br />
e non credere che sia soltanto la sfida <strong>di</strong> un Sindaco e della sua Giunta,<br />
ma convincersi che è quella della nostra comunità tutta intera.<br />
In questo percorso, l’antica rabbia maturata sui monti, la nostra saggezza, la<br />
nostra pazienza, l’unicità della nostra storia ci consegnano la responsabi<strong>li</strong>tà <strong>di</strong><br />
non sottrarsi alla sfida e cercare <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, con quello che abbiamo e<br />
che sappiamo, un modello <strong>di</strong> equi<strong>li</strong>brio armonico e giusto.<br />
E siccome questo numero <strong>di</strong> <strong>Agorà</strong> è anche quello deg<strong>li</strong> Auguri, con tutti Voi<br />
vorrei che con convinzione e sincerità ci scambiassimo un Buon Natale<br />
Angelo Zubbani Sindaco del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 2 pagina 3 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
IL PULPITO DI DON RAFFAELLO:<br />
“PER CHI STONA LA CAMPANA...<br />
DI MARMO”<br />
<strong>di</strong> VITTORIO PRAYER<br />
Il Santo Padre Giovanni Paolo II ammonì<br />
che… al grande banchetto <strong>di</strong><br />
Madre Terra hanno partecipato in<br />
pochi… Esortò ricchi, opulenti e potenti<br />
uomini del Pianeta a <strong>di</strong>spensare benessere<br />
e so<strong>li</strong>darietà ai miseri e ag<strong>li</strong> sfruttati.<br />
Io -umile prete- rimprovero che al grande<br />
convito delle Apuane <strong>di</strong> marmo sin dai<br />
tempi più remoti hanno preso -e prendono<br />
parte- un esiguo numero <strong>di</strong> personaggi che<br />
si guardano bene dal <strong>di</strong>stribuire ricchezza<br />
o prosperità ai loro fratel<strong>li</strong> della schiera dei<br />
poveri”.<br />
Un Reverendo che usa più il campanello<br />
che le campane; che fa il porta a porta in<br />
ossequio all’ etimo <strong>di</strong> Parrocchia che signi-<br />
fica: “abitazione a lato - abitare vicini”.<br />
Don Raffaello Piagentini da 26 anni è parroco<br />
della Abbazia <strong>di</strong> S. Andrea in Duomo:<br />
Di uno “spicchio” <strong>di</strong> suolo del popolo<br />
<strong>di</strong> Dio che conosco come le mie tasche dal<br />
torrente Carrione a Via Roma. Un lembo<br />
nel cuore storico <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> che amo; inserito<br />
in un quadrilatero nel quale stanno<br />
erette quattro Basi<strong>li</strong>che consacrate alla<br />
Madonna: le “Grazie”, il “Pianto”, il “Suffragio”<br />
ed il “Carmine”. Con al centro del<br />
Sacro nucleo il Duomo millenario.<br />
Ma… Don Raffaello…?<br />
Ma… Lo “spicchio” in quest’ultimo quarto<br />
<strong>di</strong> secolo ha subito un regresso economico<br />
ed umano gran<strong>di</strong>oso: negozietti artigiana<strong>li</strong><br />
e tipici <strong>di</strong> gente che operava a meravig<strong>li</strong>a,<br />
spariti, annientati dalla grande concorrenza<br />
<strong>di</strong> supermercati e vari.<br />
Svanito l’allegro bru<strong>li</strong>chio <strong>di</strong> anime tra<br />
Piazza Duomo e <strong>di</strong>ntorni. La città invecchia<br />
in modo tragico, la percentuale tra<br />
nati e morti è assurdamente in favore dei<br />
decessi. Il Sacramento del Battesimo è ormai<br />
cosa rara. La Estrema Unzione… consuetu<strong>di</strong>ne.<br />
Il grafico della mia Parrocchia<br />
-ammette don Raffaello- è simile ad una<br />
piramide rovesciata, dove al vertice sta la<br />
giovinezza e ai lati la seni<strong>li</strong>tà. Dove povertà<br />
<strong>di</strong>laga, con famig<strong>li</strong>e <strong>di</strong> anziani e <strong>di</strong> coppie<br />
giovani che non mettono a bol<strong>li</strong>r la pentola<br />
sul fuoco perché non hanno sol<strong>di</strong> per pagare<br />
il gas. E via <strong>di</strong>cendo…”.<br />
Don Piagentini, buon Pastore, cosa c’entra<br />
il marmo delle Apuane con la triste<br />
sorte del suo gregge…?<br />
C’ entra, c’ entra… Come l’in<strong>di</strong>fferenza<br />
nei riguar<strong>di</strong> della miseria. Miei conoscenti<br />
da tutta Toscana spesso domandano meravig<strong>li</strong>ati:<br />
don Raffaello, come mai voi <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong> siete i più poveri della Regione,<br />
con tutto l’oro bianco che possedete? E<br />
io, tapino, son costretto a rispondere che<br />
questa “nostra” ricchezza non è partecipata,<br />
non viene <strong>di</strong>stribuita. Che le cause mi<br />
sono ignote, ma l’intuito mi suggerisce che<br />
lo sfruttamento delle cave ha un dup<strong>li</strong>ce<br />
aspetto negativo: la totale mancanza <strong>di</strong> ricaduta<br />
economica sulle a<strong>li</strong> del popolo; e il<br />
fatto che la maggior parte <strong>di</strong> marmo cavato<br />
viene portato via da <strong>Carrara</strong> allo stato grezzo.<br />
Venduto nei 5 continenti, senza venire<br />
trasformato sul nostro suolo. E così carestia<br />
e <strong>di</strong>soccupazione incombono su poveri<br />
<strong>di</strong>sgraziati che da generazioni si spaccano<br />
la schiena a cavar marmi per pochi eletti.<br />
Industria<strong>li</strong> del marmo - pecorelle smarrite,<br />
Reverendo…?<br />
Consapevole che tra <strong>di</strong> loro c’è anche brava<br />
gente che vorrebbe lavorare con onestà<br />
e pro<strong>di</strong>ga<strong>li</strong>tà, ma son proprio questi che<br />
non ce la fanno a sbarcare il lunario quoti<strong>di</strong>ano<br />
causa concorrenze slea<strong>li</strong>, profitti occulti<br />
ed artifici <strong>di</strong> vario genere <strong>di</strong> certi colleghi.<br />
G<strong>li</strong> stessi che affettano i nostri monti<br />
come fossero <strong>di</strong> burro magari per ridur<strong>li</strong> in<br />
minuzzo<strong>li</strong>; od in realtà squal<strong>li</strong>de come le<br />
costosissime polveri al carbonato <strong>di</strong> calcio<br />
allo stato chimico… puro. Guar<strong>di</strong> -precisa<br />
don Raffaello- non mi picco d’essere un sociologo,<br />
un luminare od un profeta, ma se<br />
m’ affaccio alla finestra del campanile del<br />
Duomo scorgo il <strong>di</strong>sastro ambientale ed<br />
ecologico delle nostre montagne.<br />
Visione catastrofica: Alpi Apuane martoriate<br />
come bestie al macello, monti decapitati,<br />
pareti sbancate, col<strong>li</strong>ne tramutate in<br />
biril<strong>li</strong>, spezzoni; con al centro i monti dei<br />
“Bettog<strong>li</strong>” e <strong>di</strong> “Calocara” che guardano<br />
<strong>Carrara</strong>, sventrati.<br />
Si cava marmo con mezzi meccanici impressionanti,<br />
ultramoderni e rapi<strong>di</strong>, anche nelle<br />
viscere della montagna. Antri o spelonche<br />
-paragona don Piagentini- capaci <strong>di</strong> contenere<br />
all’interno tutta la Basi<strong>li</strong>ca <strong>di</strong> S. Pietro<br />
in Vaticano. Cave Apuane nelle qua<strong>li</strong> abbondano<br />
gran<strong>di</strong> “occhiature” od immensi<br />
buchi; in proporzione come quel<strong>li</strong> dell’ Emmental,<br />
formaggio svizzero da noi noto col<br />
termine improprio <strong>di</strong> “Gruviera”.<br />
“L’egoismo <strong>di</strong> marmo è terrificante;<br />
in<strong>di</strong>fferente all’amara ere<strong>di</strong>tà che<br />
toccherà ai posteri. Non sono né un<br />
po<strong>li</strong>tico né un economista, ma ritengo<br />
che tutto questo Ben <strong>di</strong> Dio non possa<br />
più stare nelle mani <strong>di</strong> pochi sfruttatori<br />
che non vedono al <strong>di</strong> là dei loro nasi”<br />
Don Raffaello, il pessimismo non le fa <strong>di</strong>fetto…<br />
Sono sfiduciato purtroppo e me ne rammarico.<br />
Perché l’uomo si crede d’essere<br />
sempre più il Padrone dell’Universo, del<br />
Creato e del suo ambiente: invece l’uomo<br />
è solo il depositario della propria casa. Ma<br />
se anche il padrone <strong>di</strong> casa contribuisce ad<br />
abbatterla, piano - piano - poco a poco la<br />
casa crolla. Le Apuane ci riparano dai venti,<br />
dalle intemperie e dalle insi<strong>di</strong>e; il Monte<br />
Sagro si chiamava “Sacro” perché era<br />
protettore <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e della sua gente. Se<br />
ghig<strong>li</strong>ottinano e squartano i monti il nostro<br />
c<strong>li</strong>ma si va a far bene<strong>di</strong>re, le falde acquifere<br />
s’inquinano; resteranno polveri, ceneri e<br />
desolazione come a Pompei. Ricordate l’alluvione<br />
che ci colpì nel 2003… Era solo un<br />
campanello d’allarme, un lampo accecante<br />
– devastante, cui potrebbe far seguito<br />
il tuono e il boato. Non si può andare<br />
avanti così, non è giusto, per l’habitat
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 4 pagina 5 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
IL PULPITO DI DON RAFFAELLO:<br />
“PER CHI STONA LA CAMPANA...<br />
DI MARMO”<br />
e per chi abita. L’egoismo <strong>di</strong> marmo è<br />
terrificante; in<strong>di</strong>fferente all’amara ere<strong>di</strong>tà<br />
che toccherà ai posteri. Non sono né un<br />
po<strong>li</strong>tico né un economista, ma ritengo che<br />
tutto questo Ben <strong>di</strong> Dio non possa più stare<br />
nelle mani <strong>di</strong> pochi sfruttatori che non<br />
vedono al <strong>di</strong> là dei loro nasi. La ricchezza<br />
<strong>di</strong> marmo è ora che venga <strong>di</strong>stribuita.<br />
Don Raffaello… ecclesiastico e intellettuale<br />
<strong>di</strong> sinistra…?<br />
Guar<strong>di</strong>, il richiamo benevolo ma preciso<br />
fatto dal Sindaco Angelo Zubbani sulle<br />
responsabi<strong>li</strong>tà socia<strong>li</strong> <strong>di</strong> quanti beneficiano<br />
dell’ agiatezza marmorea donata loro<br />
dalla Provvidenza e per Grazia <strong>di</strong> Dio, mi<br />
pare giusto e sacrosanto. Pensate che nella<br />
seconda metà dell’ 800 in <strong>Carrara</strong> erano<br />
presenti una ventina <strong>di</strong> Enti <strong>di</strong> carità e 17<br />
società <strong>di</strong> Mutuo Soccorso sovvenzionati<br />
dai ricchi. Oggi restano le briciole delle<br />
Comunità parrocchia<strong>li</strong> e g<strong>li</strong> Uffici socia<strong>li</strong><br />
comuna<strong>li</strong> ad aiutare i poveri, tra l’assoluto<br />
menefreghismo <strong>di</strong> chi può.<br />
Vi pare umano tutto questo… andazzo?<br />
Non vog<strong>li</strong>o giu<strong>di</strong>care nessuno, solo Dio<br />
Piazza Duomo nei primi del ‘900<br />
può ergersi a giu<strong>di</strong>ce. Mi auguro che nel<br />
futuro prossimo venga adottata una precisa<br />
e decisa presa <strong>di</strong> posizione sul tema marmo:<br />
magari una nuova legge che faccia da<br />
argine ai pochi dall’arricchirsi a spese della<br />
collettività.<br />
Che operi, affinchè il benessere del monte<br />
dopo seco<strong>li</strong> e millenni <strong>di</strong> detrazioni venga<br />
ben <strong>di</strong>stribuito.<br />
Pensare che le nostre Apuane costituiscono<br />
una catena montuosa tra le più belle<br />
del mondo -si intenerisce Don Raffaello-<br />
le considero anche superiori in quanto a<br />
bellezza alle Dolomiti, che non possiedono<br />
la… vista mare. Sapete che l’antico poeta<br />
latino Clau<strong>di</strong>o Ruti<strong>li</strong>o Namaziano le decantò<br />
in una delle sue opere nel 416 d.C.,<br />
mentre navigava da Roma verso la Gal<strong>li</strong>a<br />
e solcava le acque nei pressi <strong>di</strong> Luni…:<br />
“Temp<strong>li</strong> che s’innalzano verso cielo can<strong>di</strong><strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> nevi e <strong>di</strong> marmi- e la brillante sorella del<br />
sole (Luna), nello splen<strong>di</strong>do scenario delle<br />
Alpi Apuane scintillanti <strong>di</strong> marmo…”.<br />
Si… Ma… In conclusione Don Raffaello<br />
Piagentini…?<br />
Ma… Nella mia Parrocchia c’è pieno <strong>di</strong><br />
persone col “cuore in gola”, che non riescono<br />
a pagare le utenze: luce, acqua, gas,<br />
me<strong>di</strong>cine e altre cose <strong>di</strong> prima necessità.<br />
G<strong>li</strong> antichi Romani quando volevano esi<strong>li</strong>are<br />
qualcuno or<strong>di</strong>navano: “Inter<strong>di</strong>cere<br />
a<strong>li</strong>cui aqua et igni”: “Tog<strong>li</strong>erg<strong>li</strong> l’acqua ed<br />
il fuoco”; cioè privarlo dei <strong>di</strong>ritti elementari<br />
e costringerlo ad andarsene, altrove.<br />
Talvolta salgo sul Campanile del Duomo <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong> e guardo il cielo notturno trapunto<br />
<strong>di</strong> stelle. Ad un tratto immagino <strong>di</strong> ricevere<br />
un consig<strong>li</strong>o, che <strong>di</strong>spenso: “Osserviamo<br />
più spesso l’infinito lassù… Ogni volta che<br />
qualcuno nomina la grandezza deg<strong>li</strong> uomini,<br />
il potere dei Re, la vastità deg<strong>li</strong> imperi…<br />
Alziamo g<strong>li</strong> occhi e scopriremo d’essere<br />
tutti microbi. Ammiriamo sempre il cielo,<br />
quando inten<strong>di</strong>amo imparare l’umiltà”.<br />
Tuttavia la speranza è ultima a morire -termina<br />
il Sacerdote-; anche se San Matteo<br />
l’evange<strong>li</strong>sta profetizzò: “È più facile per<br />
un cammello passare per la cruna d’un<br />
ago, che per un ricco entrare nel regno dei<br />
cie<strong>li</strong>”.<br />
ALLERTA METEO PER LA PROTEZIONE CIVILE<br />
SOLIDARIETÀ NOSTRA<br />
AGLI ALLUVIONATI<br />
Nel corso del periodo <strong>di</strong> allerta meteo che ha interessato<br />
la nostra zona a partire dal 24 ottobre 2011, il settore<br />
comunale della “Protezione Civile” ha dovuto far fronte<br />
ad una serie <strong>di</strong> eventi a carattere assolutamente eccezionale. L’ acca<strong>di</strong>mento<br />
meteorologico che ha interessato la Toscana nei giorni<br />
25-26 Ottobre 2011 è stato troppo rilevante per il settore nord<br />
occidentale della nostra area.<br />
Come si evince dai “report” della Regione su tale evento, nel comune<br />
<strong>di</strong> Pontremo<strong>li</strong> ed Alta Toscana i tempi <strong>di</strong> ritorno<br />
delle pioggia sono praticamente ovunque superiori<br />
ai 100 anni (vale a <strong>di</strong>re che nel corso <strong>di</strong> un<br />
secolo una calamità simile può verificarsi<br />
solo una volta). Le precipitazioni più intense<br />
ed abbondanti hanno interessato<br />
il territorio dove le altezze <strong>di</strong> pioggia<br />
hanno determinato localmente anche<br />
il superamento della sog<strong>li</strong>a <strong>di</strong><br />
ritorno dei 500 anni.<br />
Conseguentemente sul ramo principale<br />
del fiume Magra e sul reticolo<br />
posto in destra idrau<strong>li</strong>ca a monte<br />
<strong>di</strong> Aulla, le piogge sopra descritte,<br />
hanno causato situazioni <strong>di</strong> criticità<br />
idrau<strong>li</strong>che molto elevate a carattere <strong>di</strong>ffuso<br />
con forti erosioni e <strong>di</strong>ssesti.<br />
In seguito ag<strong>li</strong> avvisi <strong>di</strong> criticità regionale emessi<br />
dal Centro Funzionale <strong>di</strong> monitoraggio meteoidrologico<br />
il 24 <strong>di</strong> ottobre ed il 3 <strong>di</strong> novembre, con i<br />
qua<strong>li</strong> si avvisava che la nostra area sarebbe stata interessata da una<br />
elevata pericolosità, il Sindaco Angelo Zubbani insieme alla <strong>di</strong>rezione<br />
tecnica del Centro Operativo Comunale, ai vari Dirigenti e<br />
Funzionari, geologi del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, hanno dato avvio alle<br />
procedure previste nel piano <strong>di</strong> Protezione Civile Comunale.<br />
Nulla è lasciato al caso, ogni singola azione è pianificata attraverso<br />
le in<strong>di</strong>cazioni che partono dag<strong>li</strong> uffici comuna<strong>li</strong> della Protezione<br />
Civile.<br />
Si è dato avvio con personale AMIA (elettricisti-fognatura bianca),<br />
alle verifiche <strong>di</strong> funzionamento delle sirene e/o avvisi acustici<br />
<strong>di</strong>sposti lungo il fiume Carrione. Contestualmente si è proceduto<br />
a mobi<strong>li</strong>tare il personale addetto per una pu<strong>li</strong>zia straor<strong>di</strong>naria dei<br />
tombini e delle fognature lungo le strade principale comuna<strong>li</strong>, allo<br />
scopo <strong>di</strong> e<strong>li</strong>minarne le occlusioni eventualmente presenti. È stato<br />
inoltre pre<strong>di</strong>sposto, in collaborazione con il Comando <strong>di</strong> Po<strong>li</strong>zia<br />
Municipale, un piano <strong>di</strong> azione per il monitoraggio della viabi<strong>li</strong>tà<br />
e del territorio.<br />
A queste attività d’ufficio è stato affiancato l’intervento delle Associazione<br />
<strong>di</strong> Volontariato <strong>di</strong> Protezione Civile, fino a 100 persone,<br />
ben addestrate ed esperte, <strong>di</strong>sposte a lavorare in qualsiasi con<strong>di</strong>zioni<br />
meteo.<br />
Fra le misure previste nel Piano civico vi è quella dell’allertamento<br />
me<strong>di</strong>ante messaggio telefonico e/o sms ai residenti nelle zone in<strong>di</strong>viduate<br />
qua<strong>li</strong> aree a rischio esondazione, e come ta<strong>li</strong> in<strong>di</strong>cate nel<br />
Piano comunale primario <strong>di</strong> Protezione Civile.<br />
In merito a questo IMPORTANTE aspetto si invitano i citta<strong>di</strong>ni<br />
Il Centro Operativo Comunale,<br />
affiancato dall’in<strong>di</strong>spensabile<br />
apporto delle associazioni <strong>di</strong><br />
volontariato, si è pro<strong>di</strong>gato per<br />
assistere i residenti nelle aree<br />
devastate dall’alluvione<br />
residenti in DETTE zone che non lo avessero ancora fatto a comunicare<br />
me<strong>di</strong>ante il modulo pubb<strong>li</strong>cato sul sito internet del comune<br />
il recapito telefonico al quale desiderano che vengano inviate le<br />
comunicazioni <strong>di</strong> emergenza.<br />
Superata la fase <strong>di</strong> allerta nella nostra città e dopo aver verificato<br />
che le con<strong>di</strong>zioni meteo in atto permettevano <strong>di</strong> escludere problematiche<br />
per il territorio carrarese, si è provveduto ad attivare la<br />
colonna mobile comunale composta da 5 squadre e ad in<strong>di</strong>rizzarla<br />
verso Aulla, città praticamente devastata dalla furia del<br />
torrente Magra.<br />
Si è provveduto ad allestire in poche ore una<br />
cucina mobile gestita dai nostri Alpini<br />
dell’Associazione Nazionale Alpini - Sezione<br />
Alpi Apuane <strong>di</strong> Massa <strong>Carrara</strong>;<br />
cucina da campo già pre<strong>di</strong>sposta dalla<br />
sera stessa ad erogare più <strong>di</strong> cento<br />
pasti cal<strong>di</strong> per le persone evacuate.<br />
Una particolare menzione va fatta<br />
a queste nostre “Penne nere” che,<br />
perlopiù in età avanzata, non si sono<br />
risparmiati nessuna fatica pur <strong>di</strong> aiutare<br />
chi ne aveva bisogno urgente.<br />
Altre squadre <strong>di</strong> volontari sono state<br />
impegnate nello svuotamento e pu<strong>li</strong>tura<br />
<strong>di</strong> immobi<strong>li</strong> invasi dalla piena del Magra<br />
attraverso l’uso <strong>di</strong> nostre motopompe,<br />
<strong>di</strong> pale e soprattutto <strong>di</strong> tanta, tanta buona volontà.<br />
In questo intervento hanno prestato la loro<br />
opera, proporzionalmente alle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> ogni singola<br />
associazione, la VAB <strong>Carrara</strong>, il Consolato del Mare <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>,<br />
l’Orca Loca Sub e la Misericor<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Il Soccorso Alpino e Speleologico Toscano, stazione <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>-<br />
Lunigiana ha provveduto sia alla ricerca <strong>di</strong> persone <strong>di</strong>sperse che<br />
a prestare soccorso alle popolazioni isolate; quin<strong>di</strong> all’assistenza<br />
tecnica a geologi ed ingegneri sulle varie frane lungo i crina<strong>li</strong> e<br />
fiumi della Lunigiana.<br />
Le strutture impegnate sul campo:<br />
· Squadra Comunale <strong>di</strong> Protezione Civile<br />
· V.A.B. <strong>Carrara</strong><br />
· Associazione Nazionale Alpini-sezione Alpi Apuane <strong>di</strong> Massa<br />
<strong>Carrara</strong><br />
· Consolato del Mare - <strong>Carrara</strong><br />
· S.A.S.T. stazione <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>-Lunigiana<br />
· Orca LocaSub - <strong>Carrara</strong><br />
· Misericor<strong>di</strong>a <strong>Carrara</strong><br />
· Alfa Victor<br />
La Sala Operativa della Protezione Civile <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>: (recapito telefonico:<br />
0585 641206 - fax: 0585 641415), è situata a piano terra<br />
del Palazzo Comunale in Piazza II Giugno, 54033 <strong>Carrara</strong> (Ms).<br />
La Protezione Civile è dotata <strong>di</strong> un centra<strong>li</strong>no per le emergenze.<br />
Dalle ore 7,30 alle ore 20,00 <strong>di</strong> tutti i giorni, è <strong>di</strong>sponibile il numero<br />
0585 70000.<br />
Dalle ore 20,00 alle ore 7,30 <strong>di</strong> tutti i giorni, è <strong>di</strong>sponibile il numero<br />
0585 6411.
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 6 pagina 7 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
QUANDO LE FESTE SCANDIVANO IL VIVERE COLLETTIVO<br />
DA SAN CECCARDO ALL’EPIFANIA<br />
USANZE E COSTUMI NOSTRANI<br />
<strong>di</strong> BENIAMINO GEMIGNANI<br />
Un mercato settimanale, introdotto<br />
a <strong>Carrara</strong> fin dal 1813, in tutti i<br />
lunedì, serve a provvedere ai bisogni<br />
non solo della Città, ma dei circonvicini<br />
paesi pure. Vi si tengono pure tre<br />
fiere annua<strong>li</strong>, con gran<strong>di</strong>ssimo concorso,<br />
nei giorni 16 Giugno, il 24 Agosto, e 30<br />
Novembre.<br />
Nel 1881, quando la “Monografia Storica<br />
Ed Agraria” <strong>di</strong> Raffaello Raffael<strong>li</strong> da<br />
Fosciandora (Garfagnana-Lucca), annotava<br />
così su <strong>Carrara</strong>, altro non faceva che<br />
richiamare usanze rese meg<strong>li</strong>o organizzate<br />
durante queg<strong>li</strong> anni ma già in essere<br />
da seco<strong>li</strong>. Se ben interpretate in senso<br />
storico-sociale le poche righe trascritte<br />
appaiono ricche <strong>di</strong> deduzioni. Il Mercato<br />
del Lunedì, che provvedeva ai bisogni<br />
<strong>di</strong> Città e Paesi circostanti, promuoveva<br />
un fecondo interscambio fra le vigenti<br />
economie periferiche e quella propria<br />
alla Comunità citta<strong>di</strong>na, munita sia <strong>di</strong><br />
prodotti loca<strong>li</strong> che <strong>di</strong> altra origine: importanti<br />
e abbondanti, questi ultimi, per<br />
le esigenze <strong>di</strong> una Borghesia ricca, <strong>di</strong>namica<br />
e <strong>di</strong> stile, che richiamava in loco, oltre<br />
prodotti <strong>di</strong> qua<strong>li</strong>tà, anche Operatori<br />
interessati a stabi<strong>li</strong>rsi da noi per meg<strong>li</strong>o<br />
sfruttare le possibi<strong>li</strong>tà offerte. Tutto ciò<br />
influiva non soltanto sui Costumi della<br />
Bartolomé Esteban Murillo, Il martirio <strong>di</strong> Sant’Andrea<br />
popolazione ma anche sui comportamenti<br />
po<strong>li</strong>tico-amministrativi che, a loro<br />
volta, avevano effetto sul vivere.<br />
Una bel organizzata Cinta Daziaria -ad<br />
esempio- incombeva con le sue funziona<strong>li</strong><br />
strutture (i malvisti Casottini del Dazio)<br />
nei punti strategici d’ingresso alla Città.<br />
Presso il Boccalone per i flussi salenti del<br />
piano, animati in particolare dalle pittoresche<br />
“Giar<strong>di</strong>niere”: sorta <strong>di</strong> Tram a caval<strong>li</strong>.<br />
Per quel<strong>li</strong> scendenti dalle frazioni a<br />
monte i tetri “Casutìn dl Dàzi” erano allo<br />
sbocco delle val<strong>li</strong> dell’alto Carrione.<br />
“Nulla da <strong>di</strong>chiarare?”. Era la proverbiale<br />
domanda dei Dazieri, non godenti<br />
<strong>di</strong> troppe simpatie. “’L Mrcàt dl Lundì”,<br />
nella sua plurisecolare Storia ancora in<br />
corso, influì sug<strong>li</strong> usi e costumi fino a generare<br />
la mitica “Luni<strong>di</strong>àna”: abitu<strong>di</strong>ne,<br />
specialmente tra i Cavatori, <strong>di</strong> aggiungere<br />
un giorno <strong>di</strong> festa non <strong>li</strong>turgica alla Domenica,<br />
per godersi proprio il Mercato.<br />
In quanto alle Fiere annua<strong>li</strong>, tenute “con<br />
gran<strong>di</strong>ssimo concorso”, delle qua<strong>li</strong> quelle<br />
citate nella Monografia erano soltanto le<br />
maggiori; traevano particolare significato<br />
già dal giorno in cui si teneva la prima<br />
d’ ogni anno: il 16 Giugno, la Festa “D’<br />
Sàn Zicàrd”, Patrono della Città. “Sàn<br />
Zicàrd/’l fìch e ‘l càrd”, suona un nostro<br />
Detto popolare: il fico e il cardo <strong>di</strong> castagno,<br />
in germe sulle rispettive piante, venivano<br />
assunti a simbolo <strong>di</strong> avanzato ri-<br />
sveg<strong>li</strong>o e progressiva pienezza <strong>di</strong> Natura<br />
e Vita. Il 24 Agosto, Festa <strong>di</strong> San Bartolomeo<br />
(Sàn Bartlumè) Apostolo, già definito<br />
“’L Sànt dal Coltèd”, il Santo dal<br />
coltello, perché raffigurato con in mano<br />
il coltello usato dai carnefici per martirizzarlo<br />
scuoiandolo vivo. Santo austero,<br />
Patrono far l’altro <strong>di</strong> Colonnata, che dal<br />
macellare e conciare carne ha tratto fama<br />
e beneficio.<br />
E, finalmente, eccoci al 30 novembre, Festa<br />
e Fiera <strong>di</strong> Sant’Andrea, l’Apostolo <strong>di</strong><br />
Gesù martirizzato con Croce a forma <strong>di</strong><br />
X che da lui ha preso nome, scelta come<br />
simbolo da alcuni Or<strong>di</strong>ni Cavallereschi<br />
Me<strong>di</strong>eva<strong>li</strong> perché il Santo assunse anche<br />
i tratti del “Santo Guerriero” della Fede.<br />
Proprio a Lui, il “Santo Guerriero della<br />
Fede”, vennero de<strong>di</strong>cate “la Chiesa e la<br />
Plebe” <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
La Festa del 30 Novembre era così importante<br />
e sentita, che per norma <strong>di</strong> Antichi<br />
Statuti Comuna<strong>li</strong>, nella sua Vigi<strong>li</strong>a e<br />
nel giorno <strong>di</strong> Celebrazione non si poteva<br />
esigere né il pagamento <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>ti né<br />
l’assolvimento <strong>di</strong> certe altre obb<strong>li</strong>gazioni:<br />
ciò a favorire la sana e santa gioia <strong>di</strong><br />
quel giorno che, fra l’altro, cadendo il 30<br />
del “Mès <strong>di</strong> Morti”, sanciva il passaggio<br />
tra i giorni del Suffragio richiesto per<br />
essi al mese dell’Avvento e dell’Evento<br />
più grande per i Cristiani: la Nascita <strong>di</strong><br />
Cristo.<br />
DA SANT’ANDREA<br />
A NATALE<br />
Il primo <strong>di</strong> Dicembre dava il via ad un<br />
susseguirsi <strong>di</strong> occasioni, re<strong>li</strong>giose e laiche,<br />
nelle qua<strong>li</strong> si pregustava la pienezza<br />
della Notte Santa per i Credenti; e <strong>di</strong> una<br />
agognata “Giustizia Suprema” per chi<br />
considerava e festeggiava il 25 Dicembre…<br />
“A mòd so”; a modo proprio.<br />
A sancire meg<strong>li</strong>o questa fusione far Sacro<br />
e Profano l’estro popolare creò perfino<br />
una Liturgia parallela a quella Ecclesiastica<br />
ufficiale.<br />
“Il primo <strong>di</strong> Dicembre Santo Ansano, il<br />
quattro Santa Barbara Beata, il sei San<br />
Il busto <strong>di</strong> San Ceccardo nel Duomo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
Nicolao che vien per la via, l’otto la Concezione<br />
<strong>di</strong> Maria. Il do<strong>di</strong>ci avvien che<br />
<strong>di</strong>giuniamo perché il tre<strong>di</strong>ci abbiam Santa<br />
Lucia, il ventiquattro San Michel che<br />
canta e il venticinque abbiam la Festa<br />
Santa!”.<br />
Le Festività citate, tutte <strong>di</strong>chiarate solenni<br />
e non lavorative, in parte non coincidono<br />
più con la loro collocazione nel<br />
Calendario Liturgico oggi in vigore ma<br />
ognuna <strong>di</strong> esse, anche quelle poi <strong>di</strong>venute<br />
meno solenni, per seco<strong>li</strong> furono da<br />
noi importantissime e piene <strong>di</strong> significato<br />
nella tra<strong>di</strong>zione nostrana.<br />
“Santa Barbara, Patrona dei Minatori e<br />
quanti sono a rischio <strong>di</strong> perico<strong>li</strong> improvvisi:<br />
pre<strong>di</strong>letta dai Cavatori. San Nicolao<br />
(Nicola), Patrono dei Navigatori e dei<br />
Pellegrini, confacente ad una Terra animata<br />
anche da traffici per via <strong>di</strong> mare<br />
e percorsa da Pellegrini e Viaggiatori.<br />
La Immacolata Concezione: <strong>Carrara</strong> fu<br />
“Città Mariana” già seco<strong>li</strong> prima che, nel<br />
1854, venisse proclamata “Dogma della<br />
Chiesa Catto<strong>li</strong>ca” la “Immacolata Concezione<br />
della Beata Vergine Maria”. Santa<br />
Lucia, Simbolo della Luce, che oltre ad<br />
una stupenda raffigurazione marmorea<br />
in Duomo ha la sua Chiesetta (restaurata<br />
su antichissimo impianto) in uno dei<br />
siti più luminosi che proprio dalla Santa<br />
prese il nome. San Michele, il Capo delle<br />
Schiere Celesti, che sconfigge il Drago<br />
simbolo d’ogni male e prepotenza: particolarmente<br />
venerato in Gragnana: la più<br />
fortificata e “mi<strong>li</strong>tarizzata” fra le nostre<br />
antiche Vicinanze a monte”.<br />
E finalmente…<br />
IL NATALE…<br />
La nostra Comunità, da sempre incarnante<br />
un robusto Cristianesimo ed<br />
un altrettanto forte “Spirito Lai-
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 8 pagina 9 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
co”, ha saputo fondere queste due<br />
Tra<strong>di</strong>zioni e “Fe<strong>di</strong>” in un modo “suo”<br />
<strong>di</strong> sentire e vivere il Natale inteso come<br />
Nascita <strong>di</strong> Cristo per i Credenti e “Celebrazione”<br />
<strong>di</strong> Amore e Giustizia <strong>di</strong> sola<br />
ma sub<strong>li</strong>me ra<strong>di</strong>ce Umana.<br />
UN NATALE “STORICO”<br />
In un <strong>li</strong>bro sui Moti <strong>di</strong> Lunigiana del<br />
1894, basato su cronache pubb<strong>li</strong>che e<br />
<strong>di</strong>ari privati <strong>di</strong> alcuni Protagonisti, il<br />
Natale del 1893, vissuto a pochi giorni<br />
dai Fatti drammatici, viene presentato in<br />
termini che confermano in modo toccante<br />
quel modo “nostrano” <strong>di</strong> intendere e<br />
sentire il 25 Dicembre.<br />
“A <strong>Carrara</strong>… la festa era vissuta, per<br />
tra<strong>di</strong>zione, anche come una sfida alle<br />
ristrettezze quoti<strong>di</strong>ane. Neg<strong>li</strong> anni norma<strong>li</strong>,<br />
le vie della città assumevano con<br />
molto anticipo un aspetto festoso. I pochi<br />
risparmi, i pacchi viveri <strong>di</strong>stribuiti da<br />
molte <strong>di</strong>tte ag<strong>li</strong> operai, i doni <strong>di</strong> alcune<br />
associazioni benefiche, consentivano<br />
scorpacciate attese per mesi.<br />
Era davvero la festa <strong>di</strong> tutti: anche <strong>di</strong> chi<br />
non credeva o… credeva senza saperlo.<br />
Ognuno, nel Natale, festeggiava la speranza<br />
<strong>di</strong> una Giustizia possibile.<br />
Gesù <strong>di</strong> Nazareth, Bakunin, Cafiero,<br />
Mazzini, Marx, <strong>di</strong>ventavano i personaggi<br />
<strong>di</strong> un Presepio ideale in cui g<strong>li</strong> uomini<br />
<strong>di</strong> buona volontà marciavano, insieme,<br />
Particolare del Presepe <strong>di</strong> marmo nel Duomo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong><br />
guidati dalla stessa Stella: la Giustizia<br />
Universale”.<br />
ULTIMO DELL’ANNO<br />
ED EPIFANIA…<br />
Anche e soprattutto queste due Festività<br />
univano in una comune speranza due<br />
mo<strong>di</strong> “<strong>di</strong>stinti” <strong>di</strong> viverle.<br />
Il canto solenne del “Te Deum” –Tedeo<br />
in <strong>di</strong>aletto- innalzato in tutte le Chiese la<br />
sera del 31 <strong>di</strong>cembre era ed è… Ringraziamento,<br />
Lode e Supp<strong>li</strong>ca a Dio:<br />
“Te con lo<strong>di</strong>, Te con canto/confessiamo<br />
o gran Signore/e risponde al labbro il<br />
cuore/nel lodarti o Eterno Re…”.<br />
L’interpretazione popolare <strong>di</strong> questo<br />
canto, però, aggiungeva ad esso un significato<br />
particolare, che ne accresceva…<br />
l’arcano.<br />
Una credenza <strong>di</strong> antica ra<strong>di</strong>ce voleva che,<br />
proprio il canto del “Tedeo”, impe<strong>di</strong>sse<br />
ag<strong>li</strong> “Spiriti ma<strong>li</strong>gni” <strong>di</strong> tornare, come<br />
fantasmi, a turbare i viventi. Ciò rendeva<br />
più partecipata la Funzione serale <strong>di</strong> fine<br />
anno. Il resto della notte vedeva il trionfo<br />
del “profano”.<br />
L’Epifania vedeva protagonisti i Magi e,<br />
con altrettanto ri<strong>li</strong>evo, la “Stèda Comèta”<br />
che <strong>li</strong> aveva guidati fino alla grotta dove<br />
giaceva da povero il Re dei Re. La comune<br />
provenienza “Dall’Oriente” dava<br />
all’Oriente stesso un magico significato<br />
<strong>di</strong> luogo arcano, fonte benefica per<br />
l’Umanità, origine della “buona Stella”<br />
capace <strong>di</strong> guidare tutti alla Verità:<br />
sia quella cercata soltanto in terra, che<br />
quella sperata anche nell’Al<strong>di</strong>là. Anche<br />
questa <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> prospettive ispirava<br />
Liturgie <strong>di</strong>fferenti.<br />
Un Canto ecclesiastico un tempo molto<br />
caro alla nostra tra<strong>di</strong>zione esor<strong>di</strong>va<br />
così: “Deh! Sorgi amica Stella/La Pace<br />
ad annunciar/Coi raggi tuoi lucenti/Dei<br />
popo<strong>li</strong> devoti/I pianti e i mesti voti/Deh!<br />
Sorgi a consolar”.<br />
I “Pefananti”, coristi organizzati, che<br />
ogni anno la sera <strong>di</strong> vigi<strong>li</strong>a passavano<br />
cantando <strong>di</strong> casa in casa a chiedere rega<strong>li</strong><br />
poi <strong>di</strong>stribuiti ai più bisognosi nella Comunità<br />
paesana e no, intonavano invece<br />
così:<br />
“Una Stella dall’Oriente/Annuncia Pace<br />
annuncia Amor/e la Gloria onnipotente/<br />
del sub<strong>li</strong>me Costruttor”.<br />
Evidente la allusione al “Grande Architetto<br />
dell’Universo” dei Liberi Muratori.<br />
Quanta Storia e quanta Cultura, vien fatto<br />
<strong>di</strong> notare, in certe Tra<strong>di</strong>zioni che un ma<strong>li</strong>nteso<br />
Globa<strong>li</strong>smo cancella o sostituisce<br />
con altre <strong>di</strong> superficiale importazione…<br />
SPORT<br />
CAMPIONI PER LE 5 TERRE<br />
A Levanto i mig<strong>li</strong>ori surfisti da tutto il mondo per aiutare g<strong>li</strong> alluvionati. Atleti e<br />
<strong>di</strong>rigenti ricevuti in <strong>Comune</strong>.<br />
I<br />
gran<strong>di</strong> campioni del surf mon<strong>di</strong>ale, impegnati nei mon<strong>di</strong>a<strong>li</strong><br />
<strong>di</strong> Levanto, hanno fatto visita a <strong>Carrara</strong> il 14 novembre<br />
scorso. Atleti ed accompagnatori sono stati ricevuti nella<br />
Sala <strong>di</strong> Rappresentanza del <strong>Comune</strong> dal Sindaco Angelo Zubbani<br />
e dal Presidente del C.C. Luca Ragoni.<br />
Subito dopo g<strong>li</strong> assi del surf hanno visitato le cave <strong>di</strong> marmo<br />
e sono stati ospiti a colazione nella squisita mensa della “Cooperativa<br />
Cavatori <strong>di</strong> Gioia” a Colonnata. Quin<strong>di</strong>, nel primo<br />
pomeriggio, i campioni surfisti sono stati accompagnati tra i<br />
capolavori artistici neg<strong>li</strong> Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Scultura dell’avvocato Carlo<br />
Nico<strong>li</strong> a San Francesco in città. Il Sindaco Zubbani e il Presidente<br />
C.C. Luca Ragoni hanno fatto g<strong>li</strong> onori <strong>di</strong> casa e si sono<br />
comp<strong>li</strong>mentati con atleti e <strong>di</strong>rigenti per la gara internazionale<br />
e so<strong>li</strong>dale che hanno profuso per aiutare g<strong>li</strong> alluvionati <strong>li</strong>guri e<br />
toscani.<br />
Il mare <strong>di</strong> Levanto infatti ha ospitato la prima grande finale dei<br />
“Mon<strong>di</strong>a<strong>li</strong> <strong>di</strong> surf longboard”, a tavola lunga, che si è tenuta nel<br />
golfo fino al 20 novembre scorso. Un evento sportivo affascinante<br />
che si è <strong>di</strong>sputato per la prima volta in Ita<strong>li</strong>a. A sfidarsi<br />
sulle onde del nostro mare i 32 più forti surfisti del mondo.<br />
Tra questi il campione in carica, l’hawaiano Duane De Soto col<br />
suo rivale Justin Bing e il mig<strong>li</strong>or surfista d’Europa, il francese<br />
Antoine Delpero. Tra i gran<strong>di</strong> della tavola i giovani campioni<br />
ita<strong>li</strong>ani Alessandro Demartini e Marco Boscag<strong>li</strong>a. Testimone<br />
dell’evento sportivo l’attore Sergio Muniz, surfista e citta<strong>di</strong>no<br />
adottivo <strong>di</strong> Levanto. Durante la competizione sono state organizzate<br />
attività <strong>di</strong> raccolta fon<strong>di</strong> per g<strong>li</strong> aiuti ai paesi e citta<strong>di</strong>ne<br />
colpiti recentemente dalla tremenda alluvione.<br />
Sotto l’egida dello sponsor ca<strong>li</strong>forniano “Bear” si è mobi<strong>li</strong>tato<br />
l’universo del surf internazionale, amante per eccellenza della<br />
natura e del mare.<br />
I giovani campioni, che cavalcano le onde come in rodeo sui<br />
mari <strong>di</strong> tutto il mondo, hanno pensato <strong>di</strong> porre al servizio della<br />
ricostruzione dell’habitat delle Cinque Terre quello <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spongono<br />
e ne sono ottimi rappresentanti e protagonisti: evoluzioni,<br />
piroette ed acrobazie funambo<strong>li</strong>che su tavole, in sella<br />
alle onde. Per fare sapere al mondo intero che qui, tra Liguria e<br />
Toscana, la gente vuole andare avanti. E che si intende rialzarsi,<br />
risollevarsi, proprio come quando dal surf si cade in mare.<br />
ZUBBANI: GRAZIE AI COMMERCIANTI<br />
Il Sindaco Angelo Zubbani ringrazia<br />
pubb<strong>li</strong>camente la Camera <strong>di</strong> Commercio<br />
e i commercianti che hanno<br />
contribuito alla messa in opera delle<br />
“luminarie nata<strong>li</strong>zie” nel territorio comunale.<br />
Malgrado il periodo economico buio e i<br />
tempi <strong>di</strong> vacche magre che imperversano<br />
nei comuni <strong>di</strong> tutta Ita<strong>li</strong>a, i nostri commercianti<br />
-con l’apporto del <strong>Comune</strong>non<br />
hanno permesso un Oscuramento<br />
citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> tristissima memoria. Li ringrazio<br />
<strong>di</strong> cuore, conclude il Sindaco <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong>.<br />
ANCHE QUEST’ANNO LA CITTÀ SI VESTE DI LUCE
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 10 pagina 11 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
CARRARAFIERE PER I BAMBINI<br />
CHILDREN’S PRIDE<br />
GIOCHI E DIRITTI PER L’INFANZIA<br />
S<br />
è chiusa domenica 20 novembre a<br />
<strong>Carrara</strong> Fiere la festa più orgog<strong>li</strong>osa<br />
dell’anno. Il Children’s Pride, una<br />
tre giorni interamente de<strong>di</strong>cata al gioco,<br />
ai bambini e ai lori <strong>di</strong>ritti. Un’iniziativa<br />
che ha risposto ha un bisogno con<strong>di</strong>viso<br />
dalle famig<strong>li</strong>e che hanno letteralmente<br />
invaso e preso d’assalto - oltre 35.000<br />
sono state le presenze complessive nel<br />
pa<strong>di</strong>g<strong>li</strong>one fieristico - le strutture allestite<br />
per loro dag<strong>li</strong> organizzatori.<br />
Ad innescare la manifestazione il desiderio<br />
<strong>di</strong> accendere i riflettori sulla Convenzione<br />
ONU sui <strong>di</strong>ritti dell’Infanzia:<br />
la carta al tempo stesso più sottoscritta<br />
dag<strong>li</strong> Stati e meno rispettata. Non a caso,<br />
1° Children’s Pride si è tenuto a 20 anni<br />
esatti dalla ratifica da parte del nostro<br />
paese <strong>di</strong> quel testo giuri<strong>di</strong>co e in concomitanza<br />
con la Giornata Mon<strong>di</strong>ale per<br />
i <strong>di</strong>ritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza<br />
(20 novembre). Fulcro <strong>di</strong> tutta la manifestazione<br />
è stato il 1°Salone Internazionale<br />
del Diritto all’Infanzia, il cui<br />
acronimo SIDAI è anche un’esortazione<br />
a fare <strong>di</strong> più e meg<strong>li</strong>o per la tutela dei<br />
minori. Un’occasione unica <strong>di</strong> sensibi<strong>li</strong>zzazione<br />
che ha chiamato a raccolta noti<br />
esperti delle problematiche dei bambini:<br />
Antonio <strong>di</strong> Pietro, Paolo Crepet, Anna<br />
O<strong>li</strong>viero Ferraris, Michele Carruba, Maria<br />
Rita Parsi e Fabio Vullo sono solo alcune<br />
delle persona<strong>li</strong>tà che hanno calcato<br />
il palco del Salone. G<strong>li</strong> argomenti trattati<br />
hanno spaziato dall’uso ed abuso <strong>di</strong> internet<br />
tra i più piccini alle neuroscienze<br />
dell’età evolutiva. Culmine deg<strong>li</strong> incontri<br />
è stato senz’altro, il 20 novembre, la testimonianza<br />
dell’Iraniana Shirin Eba<strong>di</strong>,<br />
Nobel per la Pace 2003. Impegnata da<br />
sempre nella battag<strong>li</strong>a per i <strong>di</strong>ritti civi<strong>li</strong> –<br />
e per questo anche costretta all’esi<strong>li</strong>o dal<br />
suo Paese – la Eba<strong>di</strong> ha convinto la platea<br />
<strong>di</strong> adulti e bambini con il suo parlare<br />
<strong>di</strong>retto e senza fronzo<strong>li</strong>. Il suo messaggio<br />
più forte è stato l’invito al boicottaggio<br />
delle <strong>di</strong>tte che si servono dei bambini<br />
a fini pubb<strong>li</strong>citari: Boicottate i prodotti<br />
che sfruttano l’immagine dei bambini ha<br />
detto ai genitori. E ha riba<strong>di</strong>to: La sensibi<strong>li</strong>zzazione<br />
dell’opinione pubb<strong>li</strong>ca ha<br />
già raggiunto un risultato importante:<br />
che quelle multinaziona<strong>li</strong> che sfruttavano<br />
il lavoro minorile fossero costrette a un<br />
passo in<strong>di</strong>etro. E questo grazie anche al<br />
boicottaggio…Poiché i bambini sono una<br />
risorsa, non un bene <strong>di</strong> consumo e - ha<br />
concluso - Saranno i bambini a costruire<br />
il nostro domani. Lavorare per loro è<br />
come mettere da parte per il domani, investire<br />
sul futuro.<br />
Ad accog<strong>li</strong>ere il Premio Nobel, un entusiasta<br />
Angelo Zubbani.<br />
Il Sindaco <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> non ha mancato<br />
<strong>di</strong> esprimere tutto il suo apprezzamento<br />
per la manifestazione che ha dato ai<br />
Carraresi l’opportunità <strong>di</strong> ospitare una<br />
persona<strong>li</strong>tà così importante nel campo<br />
della <strong>di</strong>fesa dei più debo<strong>li</strong>: Shirin Eba<strong>di</strong>:<br />
una grande donna, in un grande evento,<br />
in una grande città. Ha esor<strong>di</strong>to il Sindaco.<br />
<strong>Carrara</strong> ha una grande tra<strong>di</strong>zione nella<br />
battag<strong>li</strong>a per l’affermazione dei Diritti<br />
della persona ed è onorata <strong>di</strong> avere ospite<br />
il Premio Nobel per la Pace. Ha concluso<br />
con orgog<strong>li</strong>o.<br />
Un’altra importante conferma della levatura<br />
della manifestazione è arrivata<br />
dall’arcinota psicoterapeuta Maria Rita<br />
Parsi che ha scelto proprio il pubb<strong>li</strong>co<br />
del Salone per presentare in anteprima<br />
la neonata Carta <strong>di</strong> Roma: documento<br />
redatto dalla Fondazione Movimento<br />
Bambino, <strong>di</strong> cui la Parsi è presidente,<br />
manifesto per una visione “bambinocentrica”<br />
delle Società del Mondo. Una<br />
vera e propria rivoluzione che invoca un<br />
mondo a misura a <strong>di</strong> bambino.<br />
E un mondo a misura dei più picco<strong>li</strong> è<br />
quello che le famig<strong>li</strong>e hanno vissuto al<br />
Children’s Pride: un’incre<strong>di</strong>bile esplosione<br />
<strong>di</strong> giochi, colori, creatività e sport<br />
che ha regalato al bambino il ruolo del<br />
protagonista, attore principale <strong>di</strong> attività<br />
costruite per lui.<br />
Ecco perché il filo rosso <strong>di</strong> questa prima<br />
e<strong>di</strong>zione dell’evento è stato il gioco. Poiché<br />
giocare è un <strong>di</strong>ritto ed attraverso il<br />
gioco -la manifestazione l’ha <strong>di</strong>mostrato!-<br />
è davvero possibile veicolare concetti<br />
importanti ai nostri fig<strong>li</strong>.<br />
Più <strong>di</strong> 100 allora le aree de<strong>di</strong>cate alle<br />
attività ricreative: basket, pallavolo e<br />
calcetto, accanto a fog<strong>li</strong> e colori per<br />
dare forma alla fantasia; una bib<strong>li</strong>oteca<br />
in cui molti bambini hanno ascoltato favole<br />
mentre altri si sono cimentati nel<br />
tiro con l’arco o nel free c<strong>li</strong>mbing. Gran<br />
parte dello spazio è stato de<strong>di</strong>cato infatti<br />
alle <strong>di</strong>scip<strong>li</strong>ne sportive per fornire<br />
ai bambini delle vere occasioni <strong>di</strong> prova.<br />
Si è trattato insomma <strong>di</strong> una autentica<br />
propedeutica allo sport. E ancora, tanti<br />
sono stati i laboratori e g<strong>li</strong> spettaco<strong>li</strong> che<br />
si sono alternati sui 3 <strong>di</strong>versi palchi messi<br />
a <strong>di</strong>sposizione dall’organizzazione.<br />
Naturalmente il Children’s Pride non<br />
poteva prescindere da un pa<strong>li</strong>nsesto <strong>di</strong>dattico<br />
specifico per le scuole, con 8 laboratori<br />
articolati per fasce <strong>di</strong> età <strong>di</strong> appartenenza,<br />
la cui origina<strong>li</strong>tà è stata confermata<br />
dag<strong>li</strong> insegnanti che, nella sola<br />
prima giornata, hanno accompagnato<br />
più <strong>di</strong> 4500 alunni alla manifestazione.<br />
Il fiore all’occhiello del programma <strong>di</strong>dattico<br />
dell’evento è stato però il mosaico<br />
gigante Il Mondo che Vorrei: rea<strong>li</strong>zzato<br />
da 2800 bambini delle Scuole d’Infanzia<br />
nei giorni precedenti l’apertura, esposto<br />
in fiera è <strong>di</strong>ventato l’emblema <strong>di</strong> tutto il<br />
Children’s Pride.<br />
Si è trattato <strong>di</strong> un progetto ambizioso che<br />
ha sensibi<strong>li</strong>zzato i bimbi al valore del lavoro<br />
“sociale”, collettivo, per cui si è rivelato<br />
essenziale il ruolo deg<strong>li</strong> insegnati.<br />
I 100 metri quadrati <strong>di</strong>segnati dag<strong>li</strong> illustratori<br />
<strong>di</strong> Children’s Pride nelle settimane<br />
precedenti la manifestazione sono<br />
stati frammentati e <strong>di</strong>stribuiti ag<strong>li</strong> al<strong>li</strong>evi<br />
delle varie classi partecipanti.<br />
Una volta rimessi insieme tutti i tassel<strong>li</strong>,<br />
Il Mondo che Vorrei si è rivelato una visione<br />
speranzosa del futuro in cui ogni<br />
bambino ha potuto riconoscere il proprio<br />
piccolo contributo e in<strong>di</strong>carlo alle<br />
famig<strong>li</strong>e.<br />
Parlando <strong>di</strong> tutela dell’infanzia, non si<br />
sono certo <strong>di</strong>menticate tutte quelle realtà<br />
che quoti<strong>di</strong>anamente portano avanti la<br />
loro azione per sensibi<strong>li</strong>zzare l’opinione<br />
pubb<strong>li</strong>ca ai problemi dei bambini, e non<br />
solo. Queste organizzazione hanno trovato<br />
finalmente spazio al Children’s Pride<br />
che si è trasformato in una vetrina per<br />
tutte le loro attività e campagne. Tra le<br />
più importanti, Unicef, Unchr, Telefono<br />
Azzurro, Telethon, La Fondazione Movimento<br />
Bambino e Save The Children che<br />
ha eccezionalmente prolungato la sua<br />
campagna per la morta<strong>li</strong>tà infantile, Eve-<br />
MA IL SINDACO ZUBBANI È... UN VESPISTA<br />
ry One, appositamente per Children’s<br />
Pride.<br />
Una straor<strong>di</strong>naria prima e<strong>di</strong>zione,<br />
un’esperienza pilota che col suo successo<br />
ha <strong>di</strong>mostrato quanto ci sia bisogno<br />
<strong>di</strong> manifestazioni coraggiose capaci <strong>di</strong><br />
rimettere in <strong>di</strong>scussione or<strong>di</strong>ne e ruo<strong>li</strong><br />
conso<strong>li</strong>dati. Per i bambini <strong>di</strong> oggi e <strong>di</strong><br />
ieri e per tutti quel<strong>li</strong> che verranno: perché<br />
siano la nostra priorità sempre e comunque.<br />
Il progetto è nato da un’idea <strong>di</strong> Sonia<br />
Del Freo per la Giro Girotondo Onlus<br />
e ha ricevuto il patrocinio del <strong>Comune</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, della Provincia <strong>di</strong> Massa <strong>Carrara</strong>,<br />
della Regione Toscana e <strong>di</strong> Banca<br />
Popolare Etica. Partner dell’iniziativa, le<br />
società Quercetti, Bassi<strong>li</strong>chi, <strong>Carrara</strong>Fiere,<br />
Codex, Dino Bikes, Giotto, LEGO,<br />
Giomais, Joy Project, Mabef, Master of<br />
Magic, Giunti, I Gig<strong>li</strong>, LavMetal, TTN-<br />
Teletoscana Nord, Ra<strong>di</strong>o Bruno.<br />
Elena Del Becaro<br />
LE LAMBRETTE DI S. ANDREA<br />
Lambrettisti nostrani nel primo giorno della Fiera <strong>di</strong> S.<br />
Andrea avevano parcheggiato i loro gioiel<strong>li</strong> storici, a due<br />
tempi <strong>di</strong> motore, in bella mostra sotto la “Galleria D’Azeg<strong>li</strong>o”.<br />
Tanta gente si sofferma a ricordare la gloria, lo spasso<br />
e la necessità dell’aver posseduto la cara vecchia Lambretta<br />
od il mitico “Lambrettino Rosso”. Le lambrette esposte in<br />
“Galleria” riassumevano un poco la produzione e la storia<br />
della “Innocenti”, casa fondata nel dopoguerra dal pesciatino<br />
Fer<strong>di</strong>nando Innocenti; e dell’in<strong>di</strong>menticabile “scooter”<br />
il cui nome <strong>di</strong> battesimo venne ricavato dalla vicinanza dello<br />
stabi<strong>li</strong>mento al fiume Lambro (Brianza).<br />
Ma il responsabile dell’esposizione Almo Calchini non cela<br />
il <strong>di</strong>sappunto: Il Sindaco non ci considera perché è un… vespista<br />
irriducibile.<br />
Angelo Zubbani, non appena venuto a conoscenza del piccolo<br />
rammarico espresso, poco prima della riunione <strong>di</strong> Giunta,<br />
si è recato dai lambrettisti e si è intrattenuto ad ammirare<br />
le “perle” deg<strong>li</strong> anni 40 fino ag<strong>li</strong> anni 70: lucide, colorate e<br />
perfette, come nuove. Poi il Primo Citta<strong>di</strong>no ha salutato g<strong>li</strong><br />
organizzatori: Almo Calchini, Stefano Ussi, Giuseppe Mazzoni<br />
e Clau<strong>di</strong>o Ricci. Ed è andato in Giunta non prima <strong>di</strong><br />
ironizzare: Chi Vespa… Mangia la Mela…
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 12 pagina 13 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
LA “VIA D’ESODO SOSPESA” APRE NUOVE FRONTIERE<br />
STRADA DEI MARMI<br />
ESEMPIO TECNICO DA SEGUIRE<br />
Presentate le avveniristiche soluzioni per la sicurezza delle gallerie adottate a <strong>Carrara</strong><br />
Il 25 Ottobre scorso alla IMM a Marina<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> è stato organizzato,<br />
da “Fastigi”, un convegno dal titolo<br />
“La Via d’esodo sospesa” della Strada<br />
dei Marmi <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Il Sindaco Zubbani, l’Amministrazione<br />
comunale e Progetto <strong>Carrara</strong> erano tutti<br />
presenti, come g<strong>li</strong> ingegneri da ogni<br />
parte d’Ita<strong>li</strong>a giunti in loco ad ascoltare<br />
i relatori nelle persone deg<strong>li</strong> ingegneri<br />
Gaetano Farro e Giuseppe Fruzzetti per<br />
“Progetto <strong>Carrara</strong>”, e i colleghi Alessandro<br />
Focaracci per “Prometeo Engineering”,<br />
Emi<strong>li</strong>o Cafaro per “Po<strong>li</strong>tecnico<br />
<strong>di</strong> Torino”; professionisti che hanno<br />
rappresentato questa innovativa risposta<br />
metodologica all’esigenza <strong>di</strong> un mig<strong>li</strong>oramento<br />
della sicurezza delle infrastrutture<br />
in sotterraneo, particolarmente avvertita<br />
dopo g<strong>li</strong> incidenti del Monte Bianco,<br />
Frejus, Gottardo.<br />
Le vie d’esodo sospese sono state concretizzate<br />
per la prima volta a <strong>li</strong>vello mon<strong>di</strong>ale<br />
sulla Strada dei Marmi <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> -afferma<br />
la Presidente della Progetto <strong>Carrara</strong><br />
Silvia Dell’Amico- ed in esse vedo coniugata<br />
creatività, visione del futuro, tecnologia<br />
e precisione ingegneristica. Tutto questo,<br />
come <strong>di</strong>rebbe Steve Jobs, è segno <strong>di</strong> un<br />
pensiero <strong>di</strong>fferente. Vi è stata da parte <strong>di</strong><br />
tutti noi una gran<strong>di</strong>ssima attenzione alla<br />
tutela dell’ambiente in un’ottica <strong>di</strong> sviluppo<br />
sostenibile; un’attenzione particolare<br />
ai dettag<strong>li</strong> e nella complessità della grande<br />
opera della via d’esodo sospesa. Anche un<br />
ritorno all’artigiana<strong>li</strong>tà del tutto, con una<br />
minuziosa messa in opera che ha visto il<br />
processo simbiotico tra l’uomo e i macchinari.<br />
Infrastrutture, eco-sostenibi<strong>li</strong>tà, tecnologia<br />
e creatività sono la strada giusta<br />
per il futuro della città. E -conclude Silvia<br />
Dell’Amico- per la città del futuro”.<br />
La Strada dei Marmi: una strada moderna,<br />
funzionale e sicura che collega <strong>di</strong>rettamente<br />
i luoghi <strong>di</strong> estrazione con quel<strong>li</strong><br />
<strong>di</strong> lavorazione.<br />
Due lotti separati, uno che corre da Miseg<strong>li</strong>a<br />
bassa fino alla Foce e l’altro che<br />
dalla Foce scende fino alla SS Aure<strong>li</strong>a,<br />
per un totale <strong>di</strong> 5633 m., 4 gallerie e 6<br />
viadotti.<br />
La costruzione delle gallerie è avvenuta<br />
in due cic<strong>li</strong> <strong>di</strong>versi: il primo nel 2010, che<br />
ha condotto al completamento <strong>di</strong> un tunnel<br />
e <strong>di</strong> un viadotto; il secondo <strong>di</strong> compimento<br />
<strong>di</strong> 4 gallerie, due viadotti e una<br />
rotatoria.<br />
Durante l’esecuzione dei lavori, cominciati<br />
nel 2008, si è evidenziata la necessità<br />
<strong>di</strong> apportare alcune mo<strong>di</strong>fiche nella<br />
conformazione, <strong>di</strong>sposizione e tipologia<br />
<strong>di</strong> alcune parti delle opere in progetto al<br />
fine <strong>di</strong> adattarle alle esigenze richieste dal<br />
territorio e dag<strong>li</strong> Enti loca<strong>li</strong> coinvolti.<br />
Erano previste gallerie <strong>di</strong> emergenza<br />
che presentavano problematiche ad ele-<br />
Silvia Dell’Amico, Presidente <strong>di</strong> Progetto <strong>Carrara</strong><br />
vato impatto sulle strutture a<strong>di</strong>acenti e<br />
sull’ambiente. Il progetto esecutivo iniziale<br />
considerava la rea<strong>li</strong>zzazione <strong>di</strong> finestre<br />
latera<strong>li</strong> alle gallerie, uti<strong>li</strong>zzate come<br />
via <strong>di</strong> fuga.<br />
Solo che questa soluzione avrebbe comportato:<br />
· scavo <strong>di</strong> mig<strong>li</strong>aia <strong>di</strong> metri cubi <strong>di</strong> ulteriore<br />
materiale con evidenti <strong>di</strong>sagi causati<br />
alla citta<strong>di</strong>nanza e dovuti al traffico dei<br />
mezzi d’opera. Grave impatto ambientale<br />
per il fatto che il materiale scavato<br />
avrebbe dovuto essere trasportato in <strong>di</strong>scariche<br />
autorizzate. Tempi <strong>di</strong> esecuzione<br />
e costi <strong>di</strong>latati, causa le incertezze <strong>di</strong><br />
tipo geologico, idrogeologico e geotecnico<br />
dei materia<strong>li</strong> incontrati durante lo<br />
scavo. Problematiche che si sono palesate<br />
durante lo scavo delle gallerie natura<strong>li</strong><br />
con il sopraggiungere <strong>di</strong> sfornellamenti<br />
ed inerenti l’impianto <strong>di</strong> ventilazione. In<br />
particolare durante l’esecuzione dei lavori<br />
delle gallerie principa<strong>li</strong>, a seguito delle<br />
mutate con<strong>di</strong>zioni geologiche dell’ammasso<br />
attraversato, si sono appalesate<br />
notevo<strong>li</strong> <strong>di</strong>fficoltà che hanno comportato<br />
un pesante s<strong>li</strong>ttamento dei tempi, incompatibile<br />
con la necessità del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong> <strong>di</strong> poter usufruire dell’opera in<br />
tempi rapi<strong>di</strong> e certi.<br />
La soluzione ottimale è stata trovata con<br />
la “Via <strong>di</strong> Esodo Sospesa”, un cammina-<br />
mento ancorato alla calotta della galleria<br />
in grado <strong>di</strong> assicurare la salvaguar<strong>di</strong>a deg<strong>li</strong><br />
utenti in caso d’incidente rilevante in<br />
galleria. Questa risoluzione assicura la<br />
conformità a tutte le normative naziona<strong>li</strong><br />
ed europee nel campo della sicurezza dei<br />
tunnel strada<strong>li</strong>. Affronta e risolve tutte le<br />
problematiche scaturite dall’ana<strong>li</strong>si del<br />
progetto esecutivo in relazione alle vie <strong>di</strong><br />
fuga, e in particolare:<br />
· non necessita <strong>di</strong> scavi aggiuntivi, perché<br />
la via d’esodo viene ricavata all’interno<br />
della sezione trasversale della galleria<br />
evitando problemi d’impatto ambientale<br />
ed acustico; e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo alla citta<strong>di</strong>nanza.<br />
· la struttura, rea<strong>li</strong>zzata in elementi prefabbricati<br />
modulari e standar<strong>di</strong>zzati, determina<br />
tempi rea<strong>li</strong>zzativi e costi certi<br />
assicurati dal processo d’industria<strong>li</strong>zzazione<br />
delle fasi operative.<br />
· le uscite avvengono in corrispondenza<br />
deg<strong>li</strong> imbocchi,in zone facilmente raggiungibi<strong>li</strong><br />
dalle squadre <strong>di</strong> soccorso.<br />
· non sono necessarie ulteriori aree se<br />
non quelle già a servizio delle gallerie,<br />
dove pre<strong>di</strong>sporre le uscite dalla via d’esodo<br />
sospesa tramite strutture de<strong>di</strong>cate.<br />
La costruzione è rea<strong>li</strong>zzata tramite elementi<br />
prefabbricati in calcestruzzo armato<br />
a forma trapezia <strong>di</strong> lunghezza m.<br />
2.4 e sviluppo trasversale m 7.2. Essi<br />
sono collegati longitu<strong>di</strong>nalmente tramite<br />
giunti “maschio-femmina” in modo tale<br />
da formare un camminamento continuo.<br />
Il singolo concio prefabbricato è ancorato<br />
<strong>di</strong>rettamente alla calotta della galleria<br />
attraverso quattro ancoranti chimici con<br />
caratteristiche REI 120 cui sono collegati<br />
4 dei tiranti <strong>di</strong> acciaio a loro volta ancorati<br />
tramite delle piastre ag<strong>li</strong> elementi<br />
prefabbricati. G<strong>li</strong> elementi latera<strong>li</strong> inc<strong>li</strong>nati<br />
possiedono due nervature d’irrigi<strong>di</strong>mento.<br />
A queste sono state collegate<br />
quattro piastre <strong>di</strong> acciaio che attraverso<br />
ancoranti meccanici ad espansione assicurano<br />
il fissaggio alla calotta.<br />
La struttura è stata testata in termini <strong>di</strong><br />
resistenza, isolamento ed ermeticità con<br />
Un fotomontaggio che mostra l’impiego della “via d’esodo sospesa”<br />
prove a fuoco dal vero.<br />
L’accesso alla Via d’Esodo Sospesa è<br />
stato rea<strong>li</strong>zzato ricavando la risa<strong>li</strong>ta alla<br />
struttura prefabbricata, all’interno <strong>di</strong> un<br />
vano protetto posto in corrispondenza<br />
deg<strong>li</strong> allarghi delle piazzole <strong>di</strong> sosta.<br />
G<strong>li</strong> utenti, una volta sa<strong>li</strong>ti sulla via d’esodo,<br />
vengono in<strong>di</strong>rizzati con l’ausi<strong>li</strong>o dell’impianto<br />
<strong>di</strong> comunicazione verso l’uscita<br />
più vicina, costituita dall’imbocco della<br />
galleria, dove se ne andranno all’esterno<br />
grazie a delle strutture de<strong>di</strong>cate.<br />
La progettazione della via <strong>di</strong> esodo ha<br />
considerato, me<strong>di</strong>ante idonei model<strong>li</strong> <strong>di</strong><br />
calcolo tri<strong>di</strong>mensiona<strong>li</strong>, il tempo richiesto<br />
per l’uscita come determinato dalle caratteristiche<br />
struttura<strong>li</strong> ed impiantistiche<br />
della via <strong>di</strong> esodo sospesa ed il tempo <strong>di</strong>sponibile<br />
per la fuga, come determinato<br />
dall’evoluzione deg<strong>li</strong> scenari <strong>di</strong> incen<strong>di</strong>o<br />
in galleria e dalle prestazioni dei sistemi<br />
<strong>di</strong> sicurezza installati, in particolare della<br />
resistenza al fuoco.<br />
La progettazione, la rea<strong>li</strong>zzazione e il collaudo<br />
del prototipo sono stati rea<strong>li</strong>zzati in<br />
collaborazione tra Prometeoengineering.<br />
it, Adanti SpA, Progetto <strong>Carrara</strong> SpA.<br />
La prova su scala reale è stata effettuata<br />
all’interno della galleria Santa Croce<br />
della “Strada dei Marmi”. Il soggetto che<br />
ha assunto il compito <strong>di</strong> va<strong>li</strong>dare l’opera,<br />
progettando e seguendo in situ tutti<br />
i test, è il Po<strong>li</strong>tecnico <strong>di</strong> Torino Dipartimento<br />
<strong>di</strong> Energetica.<br />
I risultati ottenuti a <strong>li</strong>vello progettuale,<br />
sperimentale e rea<strong>li</strong>zzativo grazie alla sinergia<br />
tra l’Amministrazione comunale, i<br />
tecnici progettisti e le imprese rea<strong>li</strong>zzatrici<br />
hanno consentito <strong>di</strong> portare a termine<br />
un’opera d’ingegneria, <strong>di</strong> alto valore per<br />
la salvabi<strong>li</strong>tà deg<strong>li</strong> utenti delle gallerie.<br />
I 2,6 km circa <strong>di</strong> via <strong>di</strong> fuga, con i relativi<br />
imbocchi verso l’esterno, rea<strong>li</strong>zzati in circa<br />
1 anno dall’approvazione del progetto,<br />
con costi particolarmente contenuti<br />
rispetto ad analoghe soluzioni, consentono<br />
<strong>di</strong> concludere che la “Strada dei Marmi”<br />
dona nuove prospettive al panorama<br />
ita<strong>li</strong>ano ed europeo del “tunnel<strong>li</strong>ng”, ponendo<br />
<strong>Carrara</strong> come importante esempio<br />
<strong>di</strong> uti<strong>li</strong>zzo <strong>di</strong> nuove e avanzate soluzioni<br />
tecniche per la gestione della sicurezza<br />
nelle gallerie.
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 14 pagina 15 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
OMAGGIO AL<br />
MONUMENTO A MESCHI<br />
Il monumento ad Alberto Meschi <strong>di</strong><br />
Piazza “Gramsci” (stralcio da “<strong>Carrara</strong><br />
e la Sua Gente” <strong>di</strong> Gemignani -<br />
Borgio<strong>li</strong>), opera dello scultore Ezio Nel<strong>li</strong><br />
ed inaugurato in <strong>Carrara</strong> nel 1965. Come<br />
nota H. Rolland nel suo volume: “Il sindaca<strong>li</strong>smo<br />
anarchico <strong>di</strong> Alberto Meschi”,<br />
il monumento è “il primo omaggio <strong>di</strong><br />
questo tipo fatto in Ita<strong>li</strong>a per onorare un<br />
anarchico”. L’osservazione corrisponde<br />
a verità, almeno se si considerano i gran<strong>di</strong><br />
esponenti dell’Anarchismo ita<strong>li</strong>ano.<br />
Carlo Cafiero, ad esempio, ha si la sua<br />
statua nel paese natale ma, stranamente,<br />
i concitta<strong>di</strong>ni vi posero una <strong>di</strong>dasca<strong>li</strong>a<br />
che lo ricorda soprattutto come stu<strong>di</strong>oso<br />
e scrittore. Nel<strong>li</strong> ha figurato Meschi in<br />
modo rea<strong>li</strong>stico e nel suo contesto storico<br />
più congeniale: in mezzo ad un gruppo<br />
<strong>di</strong> cavatori, con al fianco una madre che<br />
tiene il fig<strong>li</strong>oletto in braccio. La massa<br />
delle figure è rilevata in un blocco lasciato<br />
grezzo e posto sopra un pie<strong>di</strong>stallo.<br />
Le scritte in bronzo ai lati ricordano il<br />
numero delle ore a cui Meschi riuscì a ridurre<br />
la giornata lavorativa dei minatori<br />
e dei cavatori. La scritta centrale recita:<br />
Inaugurato nel 1965<br />
è il primo omaggio<br />
<strong>di</strong> questo tipo fatto<br />
in Ita<strong>li</strong>a per onorare<br />
un anarchico<br />
“NESSUNO DI NOI DIMENTICHI CHE QUESTO MARMO TRIBOLATO<br />
HA NOME LIBERTA’ FRATELLANZA FEDE DI<br />
A L B E R T O M E S C H I<br />
ANARCHICO E SINDACALISTA<br />
COSTRUTTORE DI TEMPI MIGLIORI<br />
MAGNIFICO OPERAIO FRA OPERAI E REIETTI<br />
CUORE APERTO ALLE FERITE DELL’UOMO E DELLA SOCIETA’<br />
CONQUISTO’ PER CAVATORI E MINATORI<br />
LA RIDUZIONE DELLA GIORNATA LAVORATIVA<br />
SULLE NOSTRE TERRE E PER I PURI L’ALBA DELLA SUA ONESTA’<br />
IRRADIA DA QUI UN SOLE CHE NON VEDRA’ MAI TRAMONTO”<br />
IL POPOLO DI CARRARA<br />
D’APRES CANOVA A PALAZZO BINELLI<br />
OMAR GALLIANI<br />
OPERE 1977-1980<br />
Nella bella cornice del restaurato<br />
“Palazzo Binel<strong>li</strong>”, nuova sede della<br />
Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio<br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, la mostra “D’après Canova.<br />
L’800 a <strong>Carrara</strong>. L’Accademia e i suoi maestri”,<br />
inaugurata lo scorso giugno, si arricchisce<br />
<strong>di</strong> alcune opere rea<strong>li</strong>zzate da Omar<br />
Gal<strong>li</strong>ani nella seconda metà deg<strong>li</strong> anni Settanta<br />
e “de<strong>di</strong>cate” ad Antonio Canova.<br />
L’esposizione mette in relazione i 27 gessi<br />
selezionati dalla storica gipsoteca dell’Accademia<br />
<strong>di</strong> Belle Arti <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e rea<strong>li</strong>zzati<br />
dag<strong>li</strong> scultori che nell’Ottocento si<br />
sono confrontati con il magistero <strong>di</strong> Antonio<br />
Canova, oltre che con quello <strong>di</strong> Bertel<br />
Thorwaldsen: (da Carlo Nico<strong>li</strong> a Benedetto<br />
Cacciatori, da Pietro Tenerani a Luigi Bienaimè,<br />
da Carlo Finel<strong>li</strong> a Carlo Chel<strong>li</strong> fino<br />
a Fer<strong>di</strong>nando Pel<strong>li</strong>ccia e Pietro Lazzerini).<br />
In analogia con i lavori contemporanei <strong>di</strong><br />
Omar Gal<strong>li</strong>ani: il “fil rouge” che connette<br />
le opere è il rapporto con il grande scultore<br />
neoclassico.<br />
Le opere <strong>di</strong> Gal<strong>li</strong>ani esposte, tra le qua<strong>li</strong><br />
“Inremeabi<strong>li</strong>s error”, “Emanazione” e<br />
“Principium in<strong>di</strong>viduationis”, rivisitano<br />
alcuni particolari delle sculture canovia-<br />
INCONTRO CON I CAVATORI ANARCHICI DI GRAGNANA<br />
Facciamo visita al Circolo Anarchico<br />
<strong>di</strong> Gragnana intitolato ad Errico<br />
Malatesta (Capua 14 <strong>di</strong>cembre 1853<br />
- Roma 22 lug<strong>li</strong>o 1932); grande pensatore,<br />
giorna<strong>li</strong>sta e scrittore anarchico,<br />
esule e perseguitato, amico tra g<strong>li</strong> altri<br />
<strong>di</strong> Michail Bakunin e Petr Kropotkin.<br />
È forse il Circolo più antico del mondo.<br />
Al suo interno tante immagini <strong>di</strong><br />
<strong>li</strong>bertari: Pietro Gori, Bruno Fi<strong>li</strong>ppi,<br />
Alberto Meschi, Camillo Berneri; Umberto<br />
Marzocchi tra Sacco e Vanzetti<br />
e i Martiri <strong>di</strong> Chicago; i nostri Jacopo<br />
Lombar<strong>di</strong>ni e Leandro Bisel<strong>li</strong>.<br />
I Secchiari perseguitati sin dal 1800;<br />
(FORSE) IL CIRCOLO PIù VECCHIO DEL MONDO<br />
poi “Gog<strong>li</strong>à”, “Alfò”, “Il Taro”, “Franchini”,<br />
“Failla” e <strong>di</strong>versi altri. Manifesti<br />
e descrizioni <strong>di</strong> lotte anarchiche<br />
internaziona<strong>li</strong> e loca<strong>li</strong> come quelle del<br />
“Germinal”; tra le qua<strong>li</strong> campeggia la<br />
gigantografia <strong>di</strong> Errico Malatesta. Vecchi<br />
cavatori anarchici raccontano episo<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> vita la cui memoria si perde nei<br />
seco<strong>li</strong> <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> fatica e <strong>di</strong> sentimenti<br />
<strong>li</strong>bertari.<br />
Roberto Giovannel<strong>li</strong> da lustri si occupa<br />
del Circolo gragnanino. Ha 75 anni<br />
e <strong>di</strong>ce: “Sono anarchico da quando ho<br />
aperto g<strong>li</strong> occhi, perché mio padre Ze<strong>li</strong>ndo<br />
Giovannel<strong>li</strong> da Ortonovo era un<br />
cavatore anarchico, come suo padre. Ma<br />
da Ortonovo fummo costretti a trasferirci<br />
a Torano poiché in quel paese erano<br />
tutti fascisti. Di anarchici ce n’erano<br />
solo due: mio padre ed un altro che<br />
venne ammazzato nel ’21. Quin<strong>di</strong>… ce<br />
ne siamo andati via. Da Torano a Gragnana,<br />
dove ho fatto il partigiano della<br />
“Gino Lucetti” comandata da Ugo Mazzucchel<strong>li</strong>.<br />
Ed eccomi qui da una vita nel<br />
nostro circolo “Malatesta” in Via “Leandro<br />
Bisel<strong>li</strong>”, giovane socia<strong>li</strong>sta <strong>di</strong> Gragnana<br />
ucciso dai “Maimorti”. Al Circolo<br />
“Malatesta” nel corso deg<strong>li</strong> anni, sono<br />
venuti a trovarci i compagni da tutto il<br />
mondo, e noi <strong>li</strong> abbiamo ricevuti sempre<br />
bene.<br />
Festeggiamo il I° Maggio anarchico dal<br />
1947 ad oggi. Ho conosciuto Alberto Meschi<br />
(Fidenza 1879 - <strong>Carrara</strong> 1958) il grande<br />
sindaca<strong>li</strong>sta anarchico, che avevo 14<br />
anni.<br />
Noi gragnanini anarchici non l’abbiamo<br />
mai <strong>di</strong>menticato e l’un<strong>di</strong>ci <strong>di</strong>cembre <strong>di</strong><br />
ogni anno, giorno della sua scomparsa, ci<br />
rechiamo presso la sua casa natale a Fidenza.<br />
Deponiamo una corona -conclude<br />
Roberto Giovannel<strong>li</strong>- e ce ne torniamo a<br />
casa.<br />
(V.P.)<br />
ne, da “Dedalo e Icaro” al “Cenotafio deg<strong>li</strong><br />
Stuart”, al “Monumento funerario per<br />
Maria Cristina d’Austria”, all’ “Ercole che<br />
saetta i fig<strong>li</strong>”, alla “Venere Ita<strong>li</strong>ca”, alla<br />
“Ballerina con le <strong>di</strong>ta sul mento”.<br />
Riunite per la prima volta nel loro insieme<br />
esse offrono la possibi<strong>li</strong>tà <strong>di</strong> cog<strong>li</strong>ere le sfumature<br />
e le dec<strong>li</strong>nazioni del legame intellettuale<br />
ed artistico che conduce Gal<strong>li</strong>ani,<br />
partito da un processo <strong>di</strong> decostruzione<br />
dell’opera originale, alla creazione <strong>di</strong> ine<strong>di</strong>te<br />
letture del “corpus” canoviano.<br />
Apre la mostra il ritratto <strong>di</strong> Letizia Ramo<strong>li</strong>no<br />
Bonaparte, opera che Antonio Canova<br />
dona all’Accademia nel 1810: alle sue spalle<br />
quella <strong>di</strong> Gal<strong>li</strong>ani, “Inreameabi<strong>li</strong>s error”<br />
(1978), che presenta il <strong>di</strong>segno a parete<br />
della grande ala canoviana (dall’ala <strong>di</strong> un<br />
angelo del Monumento Funerario a Maria<br />
Cristina d’Austria) e al suolo una scag<strong>li</strong>a <strong>di</strong><br />
marmo.<br />
Questo rapporto con la storia dell’arte,<br />
presente nell’universo poetico <strong>di</strong> Omar<br />
Gal<strong>li</strong>ani fin dai suoi esor<strong>di</strong>, si caratterizza<br />
non tanto come citazione sti<strong>li</strong>stica, quanto<br />
come interpretazione delle singole opere<br />
con cui l’artista <strong>di</strong>aloga. In questo percor-<br />
La mostra si protrarrà fino al 20 gennaio.<br />
L’inaugurazione è stata preceduta da<br />
una tavola rotonda nell’aula magna<br />
dell’Accadema <strong>di</strong> Belle Arti.<br />
so il <strong>di</strong>segno si configura come il nucleo<br />
centrale attorno a cui si compongono i suoi<br />
quadri.<br />
Nel doppio itinerario della mostra l’osservatore<br />
si trova a contemplare opere d’arte<br />
contemporanea, dalle qua<strong>li</strong> cui emergono<br />
voci del passato, inserite nel contesto dei<br />
gessi ottocenteschi. Ed è questo dup<strong>li</strong>ce<br />
registro, spaziale e temporale, che arricchisce<br />
il suo orizzonte <strong>di</strong> attesa.<br />
L’apertura della mostra è stata preceduta<br />
dall’inaugurazione dell’Anno Accademico.<br />
Concepita come una tavola rotonda, essa<br />
ha offerto momenti <strong>di</strong> riflessione sulla attitu<strong>di</strong>ne<br />
culturale dell’Accademia <strong>di</strong> Belle<br />
Arti <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. Vi hanno partecipato<br />
il Sindaco Angelo Zubbani, il Presidente<br />
dell’Accademia Simone Caffaz, il Presidente<br />
della Fondazione Cassa <strong>di</strong> Risparmio<br />
Alberto Pincione, l’Assessore alla Cultura<br />
Giovanna Bernar<strong>di</strong>ni, l’artista Omar<br />
Gal<strong>li</strong>ani, il prof. Marco Bau<strong>di</strong>nel<strong>li</strong>, la prof.<br />
Anna Vittoria Laghi e il Direttore dell’Accademia<br />
Lucilla Meloni.
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 16 pagina 17 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
CARLO LAZZONI<br />
OSSERVA LA STORIA<br />
<strong>di</strong> ROSA MARIA GALLENI PELLEGRINI<br />
È<br />
il tardo pomeriggio del tre lug<strong>li</strong>o 1849. Le truppe napoleoniche<br />
del generale Ou<strong>di</strong>not, in assetto <strong>di</strong> guerra e ad<br />
armi cariche, con numerose bande alla testa dei battag<strong>li</strong>oni<br />
stanno per terminare la loro trionfale marcia d’ingresso<br />
per le principa<strong>li</strong> strade <strong>di</strong> Roma.<br />
La gloriosa Repubb<strong>li</strong>ca Romana, dopo tanti sacrifici e tanto<br />
sangue versato, è ormai crollata sotto l’attacco <strong>di</strong> più forze osti<strong>li</strong><br />
congiunte. Tra g<strong>li</strong> spettatori che assistono turbati e avvi<strong>li</strong>ti<br />
alla superba avanzata delle mi<strong>li</strong>zie ultramontane c’è anche un<br />
giovane <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, il conte Carlo Lazzoni, che, trent’anni più<br />
tar<strong>di</strong> ritorna col pensiero a quelle ore fata<strong>li</strong>. Ricorda l’uccisione<br />
<strong>di</strong> un prete francese plaudente l’arrivo dei compatrioti, le<br />
ban<strong>di</strong>ere ita<strong>li</strong>ane invano agitate dalla folla che imprecava contro<br />
i vincitori, il tentativo fal<strong>li</strong>to <strong>di</strong> suscitare un’ultima rivolta<br />
al grido: “Viva i Vespri Sici<strong>li</strong>ani, morte ai Francesi!”, ad opera<br />
del giovane lombardo Ernico Cernuschi, già membro, come lui<br />
stesso, del Comitato delle Barricate in <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma.<br />
E rievoca anche la partenza da Roma <strong>di</strong> Garibal<strong>di</strong> che, nella<br />
piazza <strong>di</strong> San Giovanni in Laterano, invita i suoi a seguirlo nella<br />
marcia verso Venezia, che ancora resisteva, prospettando loro<br />
le gravi <strong>di</strong>fficoltà che avrebbero incontrato: “Soldati! Questo<br />
solo vi aspetta, caldo e arsura durante il giorno, freddo e fame<br />
durante la notte: non paga, non riposo, non munizioni, ma povertà<br />
estrema, ma veg<strong>li</strong>e e marce continue, ma combattimenti alla<br />
baionetta. Chi ama l’Ita<strong>li</strong>a mi segua”.<br />
Qui, salutando i partenti, Carlo incontra e abbraccia per l’ultima<br />
volta un compagno <strong>di</strong> lotta suo amico, il sici<strong>li</strong>ano Vincenzo<br />
Statella che cadrà in seguito da eroe...<br />
Così comincia il manoscritto autografo del Lazzoni intitolato<br />
L’estate del 1849. Ricor<strong>di</strong> della mia prima gioventù <strong>di</strong> oltre sessanta<br />
pagine <strong>di</strong>viso in sei capito<strong>li</strong>.<br />
Custo<strong>di</strong>to nell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Massa - e finora del tutto<br />
ignorato dag<strong>li</strong> stu<strong>di</strong>osi - è stato da me recentemente “ritrovato”<br />
Custo<strong>di</strong>to (e fino ad oggi<br />
ignorato) all’Archivio <strong>di</strong> Stato<br />
un manoscritto ine<strong>di</strong>to del<br />
conte carrarese sulla fine della<br />
Repubb<strong>li</strong>ca Romana del 1849<br />
in occasione <strong>di</strong> ricerche relative al 150° anniversario dell’unità<br />
d’Ita<strong>li</strong>a. Una scoperta, questa, <strong>di</strong> primaria importanza nel quadro<br />
del Risorgimento carrarese e ita<strong>li</strong>ano.<br />
Carlo Lazzoni, come narrerà poco dopo lui stesso lui stesso, si<br />
era trovato quasi per caso coinvolto nella <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Roma, cui<br />
aveva peraltro attivamente partecipato. Nel ’48 infatti, poco più<br />
che ventenne, era giunto colà per perfezionarsi in architettura e<br />
ingegneria affidato dalla famig<strong>li</strong>a a due famosi concitta<strong>di</strong>ni ivi<br />
residenti: lo scultore Pietro Tenerani e lo statista Pellegrino Rossi<br />
che, in quello stesso novembre, verrà tragicamente ucciso.<br />
Il quattro lug<strong>li</strong>o, il giorno successivo all’entrata dei francesi,<br />
che assumono subito il governo della città, viene emanata l’ingiunzione<br />
a tutti i sud<strong>di</strong>ti non pontifici <strong>di</strong> abbandonare Roma<br />
entro quarantotto ore. Colpito anch’eg<strong>li</strong> da espulsione, Lazzoni<br />
è costretto a rientrare subito a <strong>Carrara</strong>.<br />
Segue la narrazione delle varie peripezie da lui incorse per ottenere<br />
il lasciapassare e imbarcarsi su un battello <strong>di</strong>retto a Livorno<br />
ove trova, come compagni <strong>di</strong> viaggio, alcuni patrioti con<br />
i qua<strong>li</strong> stringe amicizia, tutti protagonisti, in vario modo, deg<strong>li</strong><br />
avvenimenti romani: l’avvocato abruzzese Aure<strong>li</strong>o Sa<strong>li</strong>ceti, che<br />
aveva fatto parte del primo e del terzo esecutivo triunvirale<br />
della repubb<strong>li</strong>ca, il trevigiano Francesco Dall’Ongaro, poeta e<br />
drammaturgo <strong>di</strong> fama, e il milanese Tommaso Salvini, attore,<br />
al<strong>li</strong>evo <strong>di</strong> Gustavo Modena, stretto collaboratore <strong>di</strong> Mazzini.<br />
Ed ecco che, già in vista del porto <strong>di</strong> Livorno, il battello su cui<br />
viaggiavano viene intercettato dalla Marina Sarda e fatto proseguire<br />
fino a Genova dove i passeggeri vengono segregati – vera<br />
e propria quarantena po<strong>li</strong>tica – in un vasto complesso detto<br />
Lazzaretto della Foce, situato appunto alla foce del Bisagno,<br />
onde evitare, scrive il Lazzoni, che “la peste rivoluzionaria” che<br />
aveva colpito Roma “riuscisse a <strong>di</strong>ffondersi neg<strong>li</strong> altri stati”.<br />
Dopo una permanenza che pare eterna perché risulta anche<br />
molto <strong>di</strong>sagevole, vengono tutti un po’ alla volta rilasciati. G<strong>li</strong><br />
ultimi capito<strong>li</strong> narrano il viaggio finale da Genova a <strong>Carrara</strong><br />
dove il giovane può finalmente riabbracciare i suoi fami<strong>li</strong>ari che<br />
a lungo non avevano avuto sue notizie.<br />
L’estate del 1849. Ricor<strong>di</strong> della mia prima gioventù è quin<strong>di</strong> in<br />
prevalenza il racconto <strong>di</strong> un lungo e travag<strong>li</strong>ato ritorno, quasi<br />
una vera e propria moderna anabasi, in cui non mancano frequenti<br />
ricollegamenti al passato ed importanti e suggestive <strong>di</strong>gressioni<br />
<strong>di</strong> carattere po<strong>li</strong>tico, artistico e letterario. Può essere<br />
quin<strong>di</strong> letto come un vero e proprio “romanzo” <strong>di</strong> formazione<br />
in<strong>di</strong>viduale e generazionale. In tutta la sua vita, del resto, Carlo<br />
Lazzoni resterà fedele a quel repubb<strong>li</strong>canesimo democratico<br />
vissuto nell’esperienza romana.<br />
Per quanto riguarda la storia locale, queste memorie sono particolarmente<br />
preziose. Documentano innanzitutto senza ombra<br />
<strong>di</strong> dubbio che partecipe e testimone della fine della Repubb<strong>li</strong>ca<br />
Romana fu Carlo Lazzoni e non suo zio Emi<strong>li</strong>o, come si è sempre<br />
affermato: un equivoco, questo, che si è a lungo protratto e che<br />
oggi risulta finalmente chiarito. Costituiscono inoltre il primo<br />
documento della “memoria” della Repubb<strong>li</strong>ca Romana a <strong>Carrara</strong>,<br />
città fortemente repubb<strong>li</strong>cana, che solo più tar<strong>di</strong>, nella base<br />
Carlo Lazzoni<br />
del monumento a Mazzini rappresenterà visivamente la tragicità<br />
dell’episo<strong>di</strong>o con una lupa colpita a morte da una freccia.<br />
In un panorama più ampio L’estate del 1849 è una ulteriore testimonianza,<br />
sincera e priva <strong>di</strong> retorica, vissuta in prima persona,<br />
della fraternità e reciproca stima che allora intercorse tra giovani<br />
delle più lontane e <strong>di</strong>verse parti d’Ita<strong>li</strong>a accomunati da un unico<br />
grande ideale. Tale fu infatti la coesione d’intenti e <strong>di</strong> azione <strong>di</strong><br />
numerosi patrioti e combattenti che dal nord, come Cernuschi,<br />
Dall’Ongaro e Salvini, o dal centro e dal sud, come Sa<strong>li</strong>ceti e Statella,<br />
<strong>di</strong>edero in tale occasione alla patria il meg<strong>li</strong>o <strong>di</strong> sé.<br />
Il prezioso manoscritto del Lazzoni quin<strong>di</strong> può considerarsi un<br />
interessante tassello, finora ignorato, del pur vastissimo repertorio<br />
memoriale del tempo relativo a vicende risorgimenta<strong>li</strong> <strong>di</strong><br />
primaria importanza. Che, in definitiva, contribuisce a in<strong>di</strong>care<br />
ancora una volta nella Repubb<strong>li</strong>ca Romana – una vicenda<br />
storica apparentemente fal<strong>li</strong>mentare, bruciata in pochi mesi e<br />
sconfitta sul piano po<strong>li</strong>tico e mi<strong>li</strong>tare - un episo<strong>di</strong>o basilare destinato<br />
a tracciare un solco indelebile nella storia nazionale e<br />
anche locale.<br />
Cenni sull’autore.<br />
Carlo Lazzoni Moreschi <strong>di</strong> Deusi nasce a <strong>Carrara</strong> il 5 <strong>di</strong>cembre<br />
1825 dal conte Ceccardo e Merope Novel<strong>li</strong>. Sposatosi con nel<br />
1852 con Maria Adelaide Pala<strong>di</strong>ni, detta Adele, da cui ha quattro<br />
fig<strong>li</strong>, muore il 24 gennaio 1885. Dopo la sua espulsione, nel<br />
1850 era tornato a Roma per completare il suo perfezionamento<br />
in architettura e ingegneria. Rientrato definitivamente in patria,<br />
non <strong>di</strong>menticherà mai i suoi trascorsi repubb<strong>li</strong>cani, tanto che<br />
viene segnalato nel ’59 dalla Prefettura in una Nota <strong>di</strong> persone<br />
sospette contrarie all’attuale sistema <strong>di</strong> governo <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>. Nel<br />
1862 è tra i fondatori della Società <strong>di</strong> Mutuo Soccorso. Firma,<br />
nel ’69, un piano regolatore della città <strong>di</strong> cui l’anno dopo sarà<br />
anche sindaco. Scrive inoltre opere fina<strong>li</strong>zzate all’educazione<br />
popolare e presenta un progetto per un gran<strong>di</strong>oso monumento<br />
a Pellegrino Rossi che non sarà approvato, polemizzando fortemente<br />
in seguito sulla soluzione adottata per lo stesso. Sua<br />
è la prima famosissima guida <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e<strong>di</strong>ta nel 1880, opera<br />
basilare, ancora oggi, per g<strong>li</strong> stu<strong>di</strong>osi. Nel 1884, è nominato<br />
socio corrispondente della Deputazione <strong>di</strong> Storia Patria per le<br />
Antiche Province Modenesi.<br />
CARRARA NEL RISORGIMENTO<br />
Icentocinquanta anni dall’Unità d’Ita<strong>li</strong>a a<br />
<strong>Carrara</strong> sono celebrati nella nuova fatica<br />
e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> Rosa Maria Galleni Pellegrini.<br />
Il volume è stato presentato dalle associazioni<br />
partigiane, Anpi e Fiap, e dall’Associazione<br />
Mazziniana ed è de<strong>di</strong>cato alla ricostruzione<br />
dei contributi alle lotte risorgimenta<strong>li</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>Carrara</strong> e Massa, per portare alla<br />
conoscenza <strong>di</strong> un vasto pubb<strong>li</strong>co i sacrifici,<br />
l’impegno, le speranza <strong>di</strong> chi ci ha preceduto<br />
e ha contribuito alla formazione della<br />
nostra nazione.<br />
LA NUOVA FATICA DELLA GALLENI PELLEGRINI<br />
“<strong>Carrara</strong> nel Risorgimento” intreccia in<br />
modo esemplare non solo storia locale e sto-<br />
La ricerca <strong>di</strong> Rosa Maria Galleni Pellegrini su <strong>Carrara</strong> nel Risorgimento<br />
intreccia in modo esemplare non solo storia locale e storia nazionale, ma<br />
ria nazionale, ma anche rigore documentario e documenta-<br />
schietta ispirazione civile. In tal modo, il<br />
presente lavoro contribuisce significativamente al rinnovamento deg<strong>li</strong><br />
stu<strong>di</strong> risorgimenta<strong>li</strong>, evidenziando in particolare la partecipazione <strong>di</strong> tutte<br />
le classi socia<strong>li</strong> urbane ai moti patriottici e rimuovendo i troppi luoghi<br />
rio e schietta ispirazione civile, evidenzian-<br />
comuni che hanno a lungo compromesso la piena comprensione delle<br />
complesse vicende che hanno condotto all’unificazione nazionale.<br />
...Grazie all’approfon<strong>di</strong>to scavo documentario svolto, l’autrice può cog<strong>li</strong>ere<br />
do in particolare la partecipazione una <strong>di</strong>mensione che non sempre riesce ad emergere <strong>di</strong> rispetto tutte al processo<br />
storico, e cioè la consapevolezza popolare, la memoria fami<strong>li</strong>are, insomma<br />
quel che si potrebbe <strong>di</strong>re il “vissuto” del Risorgimento. ...La storia <strong>di</strong>venta<br />
le classi socia<strong>li</strong> urbane allora ai una moti parte costitutiva patriottici.<br />
dell’identità collettiva e si proietta nel presente,<br />
sicché la <strong>li</strong>berazione della città il 27 aprile 1859 <strong>di</strong>venta la preconizzazione <strong>di</strong><br />
quella dell’11 aprile 1945, instaurando un legame <strong>di</strong>retto tra Risorgimento<br />
Complessivamente esce e Resistenza. un Non quadro a caso, la Galleni Pellegrini della richiama per cit- l’una e l’altra<br />
vicenda il ruolo delle donne <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, passate appunto alla storia per il<br />
loro coraggio.<br />
tà, viva, attiva, generosa che non può non<br />
Dalla Prefazione <strong>di</strong> Mario Di Napo<strong>li</strong><br />
suscitare l’orgog<strong>li</strong>o <strong>di</strong> essere citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong> ed ere<strong>di</strong> del suo passato.<br />
ISBN 9788871490410<br />
9 788871 49041 0<br />
carrara nel risorgimento<br />
Rosa Maria Galleni Pellegrinii<br />
Rosa Maria Galleni Pellegrini<br />
<strong>Carrara</strong> nel Risorgimento<br />
Società E<strong>di</strong>trice Apuana
AgorÀ n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 pagina 18 pagina 19 n. 10 - novembre-<strong>di</strong>cembre 2011 AgorÀ<br />
STORIA E<br />
RIQUALIFICAZIONE<br />
DELLA FORTEZZA<br />
La torre <strong>di</strong> Castruccio, o meg<strong>li</strong>o “la<br />
fortezza” come la chiamano g<strong>li</strong><br />
abitanti, è il monumento simbolo<br />
<strong>di</strong> Avenza tanto che quando, durante la<br />
prima guerra d’in<strong>di</strong>pendenza nel 1848,<br />
fu proclamato il “Governo Provvisorio<br />
d’Avenza”, fu assunta come emblema e<br />
<strong>di</strong>segnata sui timbri.<br />
Peccato che una dozzina d’anni dopo,<br />
con l’unità d’Ita<strong>li</strong>a, il monumento non<br />
abbia trovato altrettanti estimatori: ven-<br />
duta dallo stato ita<strong>li</strong>ano per 2013 <strong>li</strong>re,<br />
<strong>di</strong>venne cava <strong>di</strong> pietra per vent’anni fino<br />
a quando, nel 1883, non fu salvata dalla<br />
totale <strong>di</strong>struzione dal provvidenziale<br />
passaggio dello storico tedesco Theodore<br />
Mommsen.<br />
Evidentemente quella montagna <strong>di</strong> pietre<br />
suscitava sentimenti contrastanti. Se<br />
da un lato rappresentava la sicurezza dalle<br />
incursioni dei pirati barbareschi e dai<br />
passaggi <strong>di</strong> bande armate sulla via romea<br />
Il simbolo <strong>di</strong> Avenza<br />
interessato da una serie <strong>di</strong><br />
interventi <strong>di</strong> valorizzazione<br />
grazie ai finanziamenti della<br />
Regione Toscana<br />
(“sicura la fortezza sicuri tutti” <strong>di</strong>ceva Alberico<br />
I), dall’altro rappresentava anche il<br />
simbolo <strong>di</strong> un potere repressivo (fortezza<br />
è sinonimo <strong>di</strong> carcere), servitù mi<strong>li</strong>tari e<br />
<strong>di</strong>fficile convivenza con la soldatag<strong>li</strong>a.<br />
La fortezza è comunque il simbolo <strong>di</strong><br />
Avenza perché è strettamente connessa<br />
con la sua ragion d’essere. La posizione<br />
del borgo assumeva fin dal me<strong>di</strong>oevo<br />
un’importanza strategica rilevante da <strong>di</strong>fendere:<br />
era vicino al mare, sulla via romea<br />
(l’autostrada del me<strong>di</strong>oevo che collegava<br />
Roma al resto dell’Europa), per<br />
giunta nel punto <strong>di</strong> incontro con le strade<br />
che dall’interno portavano alla spiaggia<br />
da entrambe le sponde del fiume (duabus<br />
partibus). Quest’ultima particolarità<br />
sarà <strong>di</strong> vitale importanza con la rinascita<br />
dell’economia marmifera incrementata<br />
dalle gran<strong>di</strong> cattedra<strong>li</strong> delle potenze vicine.<br />
Lo scalo marittimo <strong>di</strong>ventava un<br />
emporio internazionale, e non solo per<br />
i marmi, com’è ovvio, ma per lo sbarco<br />
<strong>di</strong> svariate merci destinate alle città del<br />
nord Ita<strong>li</strong>a (persino lane dall’Inghilterra),<br />
la tratta del sale ed il passaggio delle<br />
greggi in transumanza. Questo nodo <strong>di</strong><br />
traffico andava protetto ed i primi a farlo<br />
furono i vescovi <strong>di</strong> Luni che riven<strong>di</strong>cavano<br />
il “pedagium Aventie”. Alla fine del<br />
loro potere temporale nel 1311, Castruccio<br />
Castracani signore <strong>di</strong> Lucca colse<br />
l’occasione per estendere i suoi domini<br />
alla Lunigiana Storica fortificandone<br />
adeguatamente le noda<strong>li</strong>tà strategiche.<br />
Avenza fu una <strong>di</strong> queste. Così nell’immaginario<br />
collettivo la rocca <strong>di</strong> Avenza<br />
sarà la fortezza <strong>di</strong> Castruccio. In realtà<br />
ciò che è arrivato all’età contemporanea<br />
è il risultato <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> rinforzi avvenuti<br />
durante le dominazioni successive,<br />
specialmente i Malaspina e la loro continuazione<br />
<strong>di</strong>nastica dei Cybo Malaspina<br />
(tra il XV e il XVII secolo) per adattare il<br />
forti<strong>li</strong>zio all’uso delle artig<strong>li</strong>erie. Infatti, a<br />
<strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> similari strutture (come ad<br />
esempio Moneta) che potevano avvalersi<br />
della <strong>di</strong>fesa data dall’altitu<strong>di</strong>ne e dalla<br />
natura dei luoghi, ad Avenza il fatto <strong>di</strong><br />
trovarsi in mezzo alla pianura, l’unica <strong>di</strong>fesa<br />
dalle palle <strong>di</strong> cannone era lo spessore<br />
della murag<strong>li</strong>a che, in certi punti della<br />
scarpa superava i sette metri. Osservando<br />
lo spaccato attuale si possono notare<br />
g<strong>li</strong> strati sovrapposti nei seco<strong>li</strong> come in<br />
una cipolla tag<strong>li</strong>ata. Forse fu questa pecu<strong>li</strong>arità<br />
ad attirare g<strong>li</strong> speculatori che ne<br />
fecero cava <strong>di</strong> pietra a buon mercato per<br />
l’e<strong>di</strong><strong>li</strong>zia in crescita a fine ottocento.<br />
Il tar<strong>di</strong>vo interesse dello stato ita<strong>li</strong>ano<br />
che, a seguito dell’intervento del Mommsen,<br />
riacquistò dai privati ciò che restava<br />
della fortezza (per 6000 <strong>li</strong>re, contro le<br />
2000 ricevute vendendola intera) restituì<br />
alla comunità un rudere comunque maestoso.<br />
Ormai luogo preferito dei giochi<br />
guerreschi dei bambini, lo spaccato <strong>di</strong>ventava<br />
anche luogo <strong>di</strong> mercati <strong>di</strong> bestiame,<br />
feste popolari ed anche un naturale<br />
teatro all’aperto dove le compagnie viaggianti<br />
rappresentavano i loro drammoni.<br />
G<strong>li</strong> adattamenti recenti del vicino giar<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> casa Pel<strong>li</strong>ni hanno tenuto conto <strong>di</strong><br />
questa tra<strong>di</strong>zione, così la parte <strong>di</strong>roccata<br />
è <strong>di</strong>ventata la quinta fissa <strong>di</strong> importanti<br />
spettaco<strong>li</strong> all’aperto e, <strong>di</strong> fatto, il teatro<br />
estivo per l’opera <strong>li</strong>rica carrarese che<br />
vanta già una tra<strong>di</strong>zione più che decennale,<br />
valorizzando ulteriormente il monumento.<br />
Era dunque doveroso sistemare adeguatamente<br />
l’accesso davanti alla torre; per<br />
questo l’Amministrazione Comunale ha<br />
inserito il recupero delle aree a<strong>di</strong>acenti<br />
tra le priorità, avvalendosi dell’opportunità<br />
data dai finanziamenti del Master<br />
Plan - via Francigena, della Regione Toscana<br />
per la valorizzazione <strong>di</strong> questo Itinerario<br />
Culturale del Consig<strong>li</strong>o d’Euro-<br />
pa: opportune pavimentazioni alternate<br />
a verde urbano, una passerella in legno<br />
lungo la sbrecciatura, ed un’illuminazione<br />
razionale <strong>di</strong> tutto il complesso non<br />
più turbato da cavi volanti.<br />
Pietro Di Pierro<br />
L’INTERVENTO IN DETTAGLIO<br />
L’intervento si inserisce nell’ambito del progetto generale <strong>di</strong> recupero del tracciato<br />
della via Francigena. La Via Francigena rappresenta una delle vie me<strong>di</strong>eva<strong>li</strong> <strong>di</strong><br />
pellegrinaggio verso Roma, il centro della Cristianità. Il transito dei pellegrini, dei<br />
monaci e dei mercanti lungo il tracciato e le tappe della strada, portava ai territori<br />
attraversati nuove prospettive <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong> cultura. Dopo la zona<br />
<strong>di</strong> Luni, la via Francigena si <strong>di</strong>rigeva verso l’interno per toccare Avenza, dove i<br />
pellegrini venivano accolti nello spedale <strong>di</strong> S. Antonio. Ad Avenza sorgeva una<br />
possente fortezza, fatta innalzare nella prima metà del XIV secolo da Castruccio<br />
Castracani a <strong>di</strong>fesa dell’approdo da cui salpavano le navi <strong>di</strong>rette in Terrasanta.<br />
Oggi <strong>di</strong> questa fortezza rimangono solo le vestigia <strong>di</strong> un torrione in prossimità <strong>di</strong><br />
via Menconi e <strong>di</strong> piazza Finel<strong>li</strong>.<br />
L’area interessata dai lavori è quella che circonda la torre me<strong>di</strong>evale, attualmente<br />
in parte asfaltata. Per consentire ai turisti <strong>di</strong> usufruire della suddetta area e favorire<br />
la vista al monumento l’amministrazione, con un percorso più agevole e sicure,<br />
ha previsto <strong>di</strong> riqua<strong>li</strong>ficare l’area, provvedendo in primo luogo a rea<strong>li</strong>zzare una<br />
nuova area <strong>di</strong> acceso pavimentata in pietra, a rea<strong>li</strong>zzare un percorso perimetrale<br />
intorno alla torre sempre pavimentato in pietra e provvisto <strong>di</strong> un passaggio sopraelevato<br />
in struttura <strong>di</strong> legno e acciaio, che completa il tracciato pedonale, idoneo<br />
anche per utenti <strong>di</strong>sabi<strong>li</strong>.<br />
Il resto della superficie attorno alla torre verrà risistemata a prato.<br />
In prossimità della strada, si manterrà un’area asfaltata destinata a parcheggio.<br />
Infine verranno risistemati i sottoservizi e rea<strong>li</strong>zzata la pre<strong>di</strong>sposizione della pubb<strong>li</strong>ca<br />
illuminazione.<br />
L’importo complessivo del progetto pre<strong>li</strong>minare ammonta ad Euro 100.000,00
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“NOI, IL POLITEAMA”<br />
MUSEO IMMAGINARIO<br />
DELLA MEMORIA DI CARRARA…<br />
Sta riscuotendo notevole successo in città<br />
l’iniziativa “Noi, il Po<strong>li</strong>teama” ideata dal<br />
laboratorio fotografico “mcm.lab” e da “La<br />
Nazione”. Dal magico ci<strong>li</strong>ndro dell’archivio<br />
dei ricor<strong>di</strong> dei “càrarìni” si sprigionano immagini<br />
e testimonianze. “Ricostruire il corpo<br />
<strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio, rimodularne senso e ruolo<br />
che esso ha avuto nella storia <strong>di</strong> una città,<br />
valutando la sua permanenza nella memoria<br />
dei citta<strong>di</strong>ni. Una raccolta <strong>di</strong> esperienze<br />
persona<strong>li</strong> e collettive <strong>di</strong> quanti hanno abitato<br />
il palazzo umbertino e partecipato alle<br />
moltep<strong>li</strong>ci esperienze del grande teatro e del<br />
cinema <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>”.<br />
Il Sindaco Angelo Zubbani plaude all’iniziativa<br />
<strong>di</strong> “Noi, il Po<strong>li</strong>teama”: “Forse un<br />
giorno sarà dolce ricordare anche questo”.<br />
Noi partiamo dalle immagini.<br />
Nell’infinito rimando <strong>di</strong> segni che<br />
la realtà contemporanea offre, noi<br />
abbiamo scelto come principio e origine<br />
del nostro ragionamento le immagini.<br />
Consapevo<strong>li</strong> e <strong>di</strong>vertiti ci muoviamo nella<br />
realtà del visibile senza i segni chiari <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>spongono altri <strong>li</strong>nguaggi.<br />
Non ba<strong>di</strong>amo all’Arte, alla fotografia d’Autore,<br />
alla Storia maiuscola dell’immagine,<br />
noi guar<strong>di</strong>amo l’involontario e mai esausto<br />
produrre immagini della vita comune, il de-<br />
Immagini inviate dai lettori che hanno partecipato all’iniziativa<br />
siderio mai pago <strong>di</strong> vedere il mondo attraverso<br />
le esperienze singolari e <strong>di</strong>ffuse.<br />
Il <strong>li</strong>nguaggio dell’immagine contemporanea<br />
sfugge ogni possibile grammatica per<br />
eccesso <strong>di</strong> senso e al tempo stesso rigetta la<br />
tassonomia per mancanza <strong>di</strong> coerenza.<br />
Tutto quello che dal mondo esce come immagine,<br />
veicolata o meno da un’idea <strong>di</strong> au-<br />
CROLLO POLITEAMA<br />
IL SINDACO<br />
SUI DUE DIPENDENTI<br />
RINVIATI A GIUDIZIO<br />
Sulle qua<strong>li</strong>tà mora<strong>li</strong> e professiona<strong>li</strong> del <strong>di</strong>rigente comunale Clau<strong>di</strong>o Bacicalupi<br />
e su quelle del funzionario Cesare Marchetti mi ero già pronunciato -afferma<br />
il Sindaco Angelo Zubbani- quando vennero indagati per la vicenda del crollo<br />
Po<strong>li</strong>teama. Oggi che entrambi sono stati rinviati a giu<strong>di</strong>zio per fatti occorsi oltre 20<br />
anni fa, riba<strong>di</strong>sco che vanno a processo un <strong>di</strong>rigente ed un funzionario tra i mig<strong>li</strong>ori<br />
del nostro <strong>Comune</strong>. Ritengo sia Bacicalupi che Marchetti ottimi servitori della<br />
collettività e sono sicuro -conclude il Sindaco- che nel corso del proce<strong>di</strong>mento essi<br />
sapranno <strong>di</strong>mostrare la correttezza dei loro atti.<br />
tore consapevole, è per noi l’elemento su<br />
cui fondare il ragionamento originario.<br />
Ricostruire il corpo <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio partendo<br />
dalle immagini, rimodulare il senso e il<br />
ruolo che un e<strong>di</strong>ficio ha avuto nella storia<br />
<strong>di</strong> una città, valutando la sua permanenza<br />
nella memoria dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
“Noi, il Po<strong>li</strong>teama” è una raccolta <strong>di</strong> possibi<strong>li</strong><br />
storie sul Po<strong>li</strong>teama Ver<strong>di</strong>, un museo<br />
immaginario della memoria carrarese, l’inizio<br />
del racconto <strong>di</strong> una storia della città ridefinita<br />
dal punto <strong>di</strong> vista del suo attuale<br />
epilogo.<br />
Il punto <strong>di</strong> vista storico assume il compito<br />
<strong>di</strong> una fina<strong>li</strong>tà e la moda<strong>li</strong>tà dello sguardo<br />
<strong>di</strong>viene un accog<strong>li</strong>ere e determinare.<br />
Siamo stati premiati in questa scelta sin<br />
dall’inizio.<br />
Le prime immagini che abbiamo raccolto<br />
sono le fotografie del “Negozio Caramatti”,<br />
situato in via Roma 18/f. Il signor Giovanni<br />
Caramatti nel racconto della storia della<br />
famig<strong>li</strong>a percorre un arco temporale che abbraccia<br />
più <strong>di</strong> un secolo. Nel 1873 aprono il<br />
loro primo negozio, in via Ghibel<strong>li</strong>na, lungo<br />
la strada che porta al Duomo della città.<br />
E’ il 1895, e il negozio si sposta in Corso Vittorio<br />
Emanuele (attuale C.so Rossel<strong>li</strong>), non<br />
molto lontano da via Ghibel<strong>li</strong>na, ma un’altra<br />
parte <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, un’altra geografia.<br />
Consideriamo il nostro<br />
territorio come su un punto<br />
<strong>li</strong>mite del presente, sempre<br />
rivolto al bordo del suo<br />
futuro che irraggiungibile si<br />
<strong>di</strong>sfa nell’oggi<br />
Ecco le immagini che non sono solo le fotografie<br />
(belle e importanti) della famig<strong>li</strong>a Caramatti,<br />
ma le immagini che questo ricordo<br />
impongono.<br />
Il negozio in Corso Vittorio Emanuele era<br />
vicino all’altro teatro della città, il teatro deg<strong>li</strong><br />
Animosi. Il senso della città <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>,<br />
nel 1895 (appena tre anni dopo l’apertura<br />
del Po<strong>li</strong>teama), era visibile e chiaro, se lo si<br />
guarda ancora oggi, dal punto <strong>di</strong> vista del<br />
teatro Animosi: votato al centro antico, alla<br />
montagna e al fiume, al campanile.<br />
Nel 1931 la decisione <strong>di</strong> Caramatti <strong>di</strong> traslocare<br />
al Po<strong>li</strong>teama.<br />
Il piccolo evento del trasloco <strong>di</strong> una vetrina<br />
ci apre lo sguardo sul pensiero che Leandro<br />
Casel<strong>li</strong>, l’ingegnere della <strong>Carrara</strong> moderna,<br />
aveva riposto sul Po<strong>li</strong>teama Ver<strong>di</strong>.<br />
La nostra storia inizia nella riscoperta del<br />
senso che una città voleva dare a se stessa<br />
nel pensare un teatro sulla misura del suo<br />
progresso, non più rivolto al passato, ma<br />
lanciato verso un’ottimistica spazia<strong>li</strong>tà del<br />
suo fuori.<br />
Sono passati cinquanta anni dall’apertura<br />
del Ver<strong>di</strong> e il progetto <strong>di</strong> una <strong>Carrara</strong><br />
nuova si compie per noi nell’ immagine del<br />
nuovo negozio <strong>di</strong> tessuti, in via Roma 18/f.<br />
La scelta che la famig<strong>li</strong>a Caramatti compie<br />
sceg<strong>li</strong>endo il nuovo negozio è per noi<br />
il passo che <strong>Carrara</strong> ha segnato nella sua<br />
storia verso la modernità, ve<strong>di</strong>amo in questi<br />
picco<strong>li</strong> elementi il fiorire del commercio<br />
e dell’industria come circolazione del<br />
senso <strong>di</strong> progresso e <strong>di</strong> trasformazione.La<br />
città determina la propria scala, ripensa le<br />
<strong>di</strong>mensioni e le grandezze, funzioni e progetti.<br />
Lo strano raziona<strong>li</strong>smo della facciata del<br />
Ver<strong>di</strong>, nella sua indecisione strategica tra<br />
colonna classica e colonna moderna, ci appare<br />
adesso più chiaro e comprensibile.<br />
Compren<strong>di</strong>amo meg<strong>li</strong>o il ruolo che lo spazio<br />
assume nella vita <strong>di</strong> una città, ve<strong>di</strong>amo<br />
nella geografia l’andare della storia, nelle<br />
scelte architettoniche l’aria <strong>di</strong> un tempo.<br />
Scopriamo una città impensata: il ruolo attivo<br />
<strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio, il senso pieno del <strong>di</strong>spositivo<br />
urbano capace <strong>di</strong> attrarre e veicolare<br />
a sè il muovere citta<strong>di</strong>no e commerciale.<br />
Ma anche <strong>di</strong>spositivo culturale forte, colosso<br />
dell’arte <strong>li</strong>rica e <strong>di</strong> ogni arte collettiva e <strong>di</strong><br />
massa (lo sport, la danza, il circo, la prosa,<br />
il cinema e altro), generatore <strong>di</strong> passioni autentiche,<br />
con<strong>di</strong>vise nel vivere quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Molti carraresi ci richiamano la storia come<br />
partecipazione personale, passione e vita riflesse<br />
in un ricordo o in una fotografia.<br />
Ognuno <strong>di</strong> loro attribuisce al Po<strong>li</strong>teama<br />
Ver<strong>di</strong> il merito <strong>di</strong> avere portato a conoscenza,<br />
<strong>di</strong> avere permesso un ascolto o una semp<strong>li</strong>ce<br />
serata. Il signor Franchini ricostruisce<br />
in maniera dettag<strong>li</strong>ata le vicende del padre<br />
Enrico e attraverso il suo racconto compren<strong>di</strong>amo<br />
la città nel suo speciale rapporto<br />
con la musica.<br />
Le fotografie che ve<strong>di</strong>amo ritraggono Franchini<br />
sul palco del Po<strong>li</strong>teama, vincitore <strong>di</strong><br />
un premio canoro tenutosi al Ver<strong>di</strong> nel<br />
1950 e premiato dal baritono Gino Bechi.<br />
Ci interessa la vita <strong>di</strong>etro l’immagine:<br />
Enrico stu<strong>di</strong>a musica a Bologna fino allo<br />
scoppiare della guerra. Costretto a rientrare<br />
a <strong>Carrara</strong> non abbandona la sua passione<br />
e rimane famoso in città per le serate musica<strong>li</strong><br />
in casa sua, in vicolo Duomo, e i dopocena<br />
della giunta comunale, con il sindaco<br />
d’allora Sebastiano Puccinel<strong>li</strong> a chiamarlo<br />
per al<strong>li</strong>etare i consig<strong>li</strong>eri.<br />
La vita <strong>di</strong> Enrico è per noi quel pretesto al<br />
vero che ci permette <strong>di</strong> indagare la vita della<br />
musica carrarese: scopriamo un fiorire <strong>di</strong><br />
bande e cori e manifestazioni.<br />
La musica come veicolo culturale identitario,<br />
nel partecipare citta<strong>di</strong>no e mondano, la<br />
musica e la cultura <strong>di</strong> una città che iniziamo<br />
a de<strong>li</strong>neare nella sua alterità con l’oggi.<br />
Una città che canta è quella che ve<strong>di</strong>amo<br />
nell’esempio del signor Franchini, una città<br />
capace <strong>di</strong> allegria e ambizione, continua<br />
cura <strong>di</strong> sé e dell’altro.<br />
La storia guardata da questa prospettiva<br />
riprende la vita che le compete, ve<strong>di</strong>amo<br />
costruirsi lentamente una <strong>Carrara</strong> popolata<br />
<strong>di</strong> persone ed esperienze.<br />
Ripren<strong>di</strong>amo il <strong>di</strong>alogo con la città che non<br />
sappiamo.Per questo continuiamo a cercare<br />
e a chiedere alla città <strong>di</strong> ricordare e ritrovarsi<br />
nella sua storia.<br />
Il <strong>di</strong>segno finale del progetto “Noi, il Po<strong>li</strong>teama”<br />
non è in realtà una fine, ma l’inizio<br />
<strong>di</strong> un percorso che vog<strong>li</strong>amo condurre sul<br />
desiderio <strong>di</strong> città, sulle possibi<strong>li</strong>tà che questo<br />
desiderio apre. Per questo ci rivolgeremo<br />
alle scuole e ai bambini, ovvero a coloro<br />
che il Po<strong>li</strong>teama non l’hanno mai vissuto e<br />
partecipato, alla volontà come possibi<strong>li</strong>tà<br />
attiva concreta <strong>di</strong> immaginare e pensare<br />
sull’oggi un’esperienza urbana/culturale<br />
iniziata molto tempo fa.<br />
Ci rivolgeremo ai desideri che si ergono su<br />
un’assenza, considerandola con<strong>di</strong>zione ideale<br />
per ogni agire. E cercheremo <strong>di</strong> istigare<br />
oltre all’immagine delle memorie le immagini<br />
delle volontà e dei sogni, i bisogni che<br />
non nascono per pigrizia o mancanza <strong>di</strong><br />
coraggio.<br />
Memoria e desiderio, il <strong>di</strong>segno finale sarà<br />
l’esito <strong>di</strong> questi termini messi in relazione,<br />
come termini ultimi <strong>di</strong> un appello a ciò che<br />
resta <strong>di</strong> collettivo in una città.<br />
mcm.lab
AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 22 pagina 23 n. 9 - ottobre 2011 AgorÀ<br />
UN DOCUMENTO D’EPOCA - 4<br />
CENNI SULLA FAMIGLIA FABBRICOTTI<br />
NELLA STORIA DEL MARMO<br />
<strong>di</strong> ANTONIO BERNIERI<br />
Domenico Andrea aveva avuto da Maria Antonia Vanel<strong>li</strong><br />
un<strong>di</strong>ci fig<strong>li</strong> <strong>di</strong> cui solamente sei, tutti maschi, raggiunsero<br />
l’età adulta. Il pri mogenito Francesco nacque a Torano<br />
nel 1813, ma forse non aveva la vocazione dell’uomo <strong>di</strong> affari,<br />
o forse il padre pensò che era importante che un fig<strong>li</strong>o si affermasse<br />
nella professione forense, sempre nell’inte resse dell’azienda.<br />
Questa ipotesi è confermata da una lettera che il ter zogenito<br />
Carlo Francesco scrisse, ancora giovinetto, al padre, rimproverandog<strong>li</strong><br />
<strong>di</strong> non averlo fatto stu<strong>di</strong>are, perché: «con niente non<br />
si fa niente». Ed invece, pur avendo fatto stu<strong>di</strong> <strong>li</strong>mitati, Carlo<br />
Francesco, o forse appunto per questo, <strong>di</strong>venne l’erede del padre<br />
nella gestione dell’azienda. Francesco invece aveva stu<strong>di</strong>ato e si<br />
era laureato in giu risprudenza a Pisa, dove tornò a vivere come<br />
esi<strong>li</strong>ato dopo il 1848. Eg<strong>li</strong> auspicava l’annessione <strong>di</strong> Massa e <strong>Carrara</strong><br />
al Granducato <strong>di</strong> To scana ed era amico <strong>di</strong> un altro ribelle<br />
ai duchi d’Este (come lo era lui), Andrea del Me<strong>di</strong>co, fig<strong>li</strong>o del<br />
conte Francesco del Me<strong>di</strong>co, che essendo vissuto alcuni anni a<br />
Londra era imbevuto delle idee del <strong>li</strong>bera<strong>li</strong>smo inglese e dei progressi<br />
industria<strong>li</strong> <strong>di</strong> quel paese.<br />
Carlo Francesco, terzogenito <strong>di</strong> Domenico Andrea da cui nacque<br />
nel 1818, prese ancor giovane le re<strong>di</strong>ni dell’azienda paterna e<br />
poiché era particolarmente esperto nell’arte <strong>di</strong> cavarne il marmo,<br />
restò sempre a <strong>Carrara</strong>, mentre i fratel<strong>li</strong> minori venivano inviati<br />
all’estero neg<strong>li</strong> Stati Uniti ed in Inghilterra, a creare aziende<br />
importatrici del marmo paterno. Domenico Andrea visse a lungo,<br />
superò g<strong>li</strong> ottantanove anni, ma ebbe la <strong>di</strong>sgrazia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare<br />
totalmente cieco e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> non potersi occu pare delle cave fino<br />
all’ultimo periodo della sua vita. Carlo cominciò a andare presto<br />
sui monti e si <strong>di</strong>mostrò un gran lavoratore, uomo rude e <strong>di</strong> poche<br />
parole, stimato dai suoi numerosi operai che lo chiamavano<br />
in <strong>di</strong>aletto Carlaz, appunto, per sotto<strong>li</strong>nearne il carattere: con<br />
questo nome a <strong>Carrara</strong> rimase famoso.<br />
Ceccardo, il sesto fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> Domenico Andrea, si trasferì,<br />
giovane <strong>di</strong> venticinque anni, a New York, dove fondò la <strong>di</strong>tta<br />
importatrice Fabbricotti Brothers. Fu nominato console d’Ita<strong>li</strong>a<br />
e la vita si aprì davanti a lui piena <strong>di</strong> speranze.<br />
Purtroppo a so<strong>li</strong> ventinove anni, <strong>di</strong> ritorno da un viaggio in Ita<strong>li</strong>a<br />
nel 1854, la nave che lo riportava in America, l’«Artic», fece naufragio:<br />
Ceccardo perì.<br />
Dopo la sua morte lo sostituì, a New York, il fratello più giovane,<br />
Giuseppe, che restò nella città americana pochi anni, cercando<br />
<strong>di</strong> po tenziare l’azienda creata dal fratello ma poi si trasferì a<br />
Firenze dove si fece costruire la villa <strong>di</strong> Montughi: fu l’unico<br />
a occuparsi <strong>di</strong> po<strong>li</strong> tica, senza tuttavia <strong>di</strong>sattendere all’attività<br />
industriale, compartecipe dell’azienda paterna.<br />
Partito dall’America Giuseppe, lo sostituì nell’azienda il fratello<br />
Ottaviano che denominò la <strong>di</strong>tta Otto Fabbricotti a cominciare<br />
dal 1865.<br />
Giuseppe Fabbricotti fu nominato conte per la sua munificenza:<br />
aveva fornito infatti i marmi necessari per la facciata <strong>di</strong> Santa<br />
Maria del Fiore <strong>di</strong> Firenze. Fu eletto deputato per cinque<br />
legislature, dalla un<strong>di</strong>cesima in poi.<br />
L’ultimo fig<strong>li</strong>o <strong>di</strong> Domenico Andrea fu Bernardo, che fu inviato a<br />
Londra e creò la <strong>di</strong>tta Bernardo Fabbricotti, importatrice <strong>di</strong> marmo<br />
da <strong>Carrara</strong> dall’azienda madre Domenico Andrea Fabbricotti.<br />
I tre fra tel<strong>li</strong> Carlo, Giuseppe e Bernardo gestirono insieme<br />
l’azienda paterna fino alla morte del padre, Domenico Andrea,<br />
che avvenne nel 1877. Alla <strong>di</strong>tta Domenico Andrea Fabbricotti<br />
subentrò la nuova <strong>di</strong>tta Fratel<strong>li</strong> Fabbricotti, proprietaria <strong>di</strong> cave<br />
e segherie, produttrice ed esportatrice <strong>di</strong> marmi. Tuttavia Carlo,<br />
il maggiore, pur continuando a far parte della <strong>di</strong>tta creata dal<br />
padre, aveva per proprio conto fatto notevo<strong>li</strong> acquisti <strong>di</strong> cave e<br />
fondato la <strong>di</strong>tta, proprietaria, produttrice ed esportatrice, Carlo<br />
Fabbricotti.<br />
Bernardo, in Inghilterra, sposò una gentildonna scozzese, Helen<br />
Murray, <strong>di</strong> cui assunse il cognome da unire al proprio. Andò a<br />
vivere a Londra in una magnifica villa che chiamò Lorano House,<br />
dove si <strong>di</strong>ce che venisse in visita anche la Regina Vittoria. Lorano<br />
era ed è tutt’ora una loca<strong>li</strong>tà, sui monti <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>, famosa per il<br />
suo marmo.<br />
Dei fig<strong>li</strong> <strong>di</strong> Domenico Andrea resta ancora da parlare <strong>di</strong> Carlo<br />
Francesco, terzogenito e continuatore del ramo <strong>di</strong>retto della<br />
famig<strong>li</strong>a, ossia Carlaz.<br />
Carlo Francesco si affrancò presto dall’unione con i fratel<strong>li</strong> nella<br />
gestione dell’azienda ere<strong>di</strong>tata dal padre. In seguito ad un forte<br />
crack <strong>di</strong> alcune case americane la <strong>di</strong>tta Fabbricotti Brothers <strong>di</strong><br />
New York si trovò fortemente impegnata; Carlo Fabbricotti fece<br />
fronte ad ogni impegno, anche con la sua fortuna privata, ma,<br />
superate le <strong>di</strong>fficoltà, non volle più rimanere tra i titolari <strong>di</strong>tale<br />
<strong>di</strong>tta. Allora, le forti quan tità <strong>di</strong> marmo spe<strong>di</strong>te in America furono<br />
affidate per la ven<strong>di</strong>ta al l’azienda esportatrice del nipote Guido<br />
Bernardo Fabbricotti.<br />
Fu sul finir del secolo che g<strong>li</strong> agenti americani proposero alla <strong>di</strong>tta<br />
Carlo Fabbricotti <strong>di</strong> acquistare terreni sull’isola <strong>di</strong> Manhattan, a<br />
New York, ma Carlo, che non aveva interessi speculativi, preferì<br />
investire il suo denaro in quella che ancora veniva ritenuta la<br />
fonte della ricchezza, il terreno agricolo. Comprò quin<strong>di</strong> gran<br />
La quarta ed ultima parte dell’estratto<br />
dai “Quaderni <strong>di</strong> Maria Teresa<br />
Fabbricotti Mazzei 1893-1977)” sposa<br />
<strong>di</strong> Carlo Fabbricotti è stato scritto dal<br />
compianto storico Antonio Bernieri<br />
parte della <strong>di</strong>stesa del terreno, allora paludoso ed insano, <strong>di</strong><br />
Marinella <strong>di</strong> Sarzana e ini ziò un’opera <strong>di</strong> bonifica.<br />
Durante la tumultuosa esistenza Carlo Andrea Fabbricotti vide<br />
crollare pezzo a pezzo quel grande impero del marmo che i<br />
Fabbricotti del ramo <strong>di</strong> Torano, Francesco l’Alfiere, Domenico<br />
Andrea, Carlaz, avevano costituito nel corso <strong>di</strong> due seco<strong>li</strong>. E<br />
la debacle, come la chiama sua nuora, la signora Maria Teresa<br />
Fabbricotti Mazzei, nelle sue memorie <strong>di</strong> famig<strong>li</strong>a, trascinò con<br />
sé non solamente le famig<strong>li</strong>e dei fig<strong>li</strong> ma anche quelle dei cugini<br />
e dei parenti meno prossimi. Né mancarono alcuni suici<strong>di</strong> tra i<br />
<strong>di</strong>pendenti dell’azienda ed inoltre una gran quantità <strong>di</strong> operai<br />
persero il posto <strong>di</strong> lavoro e languirono nella mi seria e nell’ine<strong>di</strong>a.<br />
Carlo Andrea volle far fronte ad ogni suo impegno, non cercò<br />
<strong>di</strong> salvare niente nel proprio interesse con azioni, non <strong>di</strong>co<br />
illegittime, ma semp<strong>li</strong>cemente in <strong>di</strong>saccordo con il senso morale,<br />
che aveva fortissimo. Visse metà della sua vita nel secolo XIX e<br />
l’altra metà nel secolo XX. Ma, se si tien conto solamente dell’età<br />
adulta, si può <strong>di</strong>re che fu un gentiluomo della belle époque e<br />
che tale restò anche quando quel periodo storico fu terminato;<br />
semp<strong>li</strong>cemente trasferì la men ta<strong>li</strong>tà acquisita allora e la visione<br />
del mondo <strong>di</strong> quell’epoca, in un pe riodo storico, quello del<br />
primo dopoguerra, in cui tutto si era trasfor mato e i valori etici<br />
e po<strong>li</strong>tici erano profondamente mutati. Così eg<strong>li</strong> vide i principi<br />
mora<strong>li</strong> e le istituzioni nelle qua<strong>li</strong> credeva, superati e rigettati,<br />
«economicamente annientati dalla nuova brutale generazione<br />
<strong>di</strong> fi<strong>li</strong>bu stieri senza scrupo<strong>li</strong>» (Gyorgy Lukács a proposito de I<br />
Buddenbrook il capolavoro <strong>di</strong> Tomas Mann).<br />
Da giovane Carlo Andrea Fabbricotti entrò in <strong>di</strong>plomazia e<br />
fu Se gretario d’ambasciata sia a Vienna che a Pietroburgo e<br />
conseguì ono rificenze dalla Corte Imperiale Austriaca sia da<br />
quella Russa. Questo periodo della vita del giovane Carlo Andrea<br />
è documentato dalle let tere, numerosissime, che scriveva alla<br />
giovane fidanzata Helen.<br />
Di grande interesse sono le lettere che descrivono personaggi del<br />
bel mondo <strong>di</strong> allora, come quella che illustra un ballo a corte dello<br />
zar <strong>di</strong> Russia. Alla morte della madre, il padre lo chiamò accanto<br />
a sé alla <strong>di</strong>rezione dell’azienda e Carlo Andrea dal personaggio<br />
del gran de mondo che era si trasformò in capitano <strong>di</strong> industria.<br />
Rimase sem pre la persona<strong>li</strong>tà notevole <strong>di</strong> prima: famoso come<br />
dantista, fece al cune Lecturae Dantis a Firenze ed in altre città,<br />
scrisse saggi filosofici sul <strong>positivi</strong>smo.<br />
L’anziano commendatore Carlo Fabbricotti morì nel gennaio<br />
1910 all’età <strong>di</strong> 92 anni, lasciando erede <strong>di</strong> tutto il suo patrimonio<br />
commer ciale e civile il fig<strong>li</strong>o Carlo Andrea, mentre alla fig<strong>li</strong>a Maria<br />
Antonia lasciò la legittima ed una casa a Marina <strong>di</strong> <strong>Carrara</strong>.<br />
Nel dopoguerra, precisamente nel 1919, l’azienda fu<br />
unificata ed assunse la denominazione <strong>di</strong> Ditta Carlo
AgorÀ n. 9 - ottobre 2011 pagina 24<br />
CENNI SULLA FAMIGLIA FABBRICOTTI<br />
NELLA STORIA DEL MARMO<br />
Fabbricotti <strong>di</strong> Bernardo Fabbri cotti & Fig<strong>li</strong>: fu questo il periodo<br />
della massima espansione nei vari paesi, europei ed americani,<br />
del nord e del sud, nonché nei paesi asia tici, dell’impero del<br />
marmo Fabbricotti.<br />
Carlo Andrea si trovò solo a <strong>di</strong>rigere questo enorme patrimonio<br />
civile e industriale. Va detto che i suoi collaboratori non erano in<br />
gra do <strong>di</strong> aiutarlo efficacemente.<br />
Il 1926 fu l’anno in cui produzione ed esportazione del marmo<br />
raggiunsero il massimo <strong>li</strong>vello, non solamente del dopoguerra,<br />
dopo la crisi dovuta all’avvento del conf<strong>li</strong>tto europeo, ma<br />
ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> tutti i tempi. Tuttavia è evidente che qualcosa si<br />
era inceppato nel processo <strong>di</strong> sviluppo dell’industria marmifera,<br />
infatti l’anno successi vo si avvertirono i sintomi <strong>di</strong> una profonda<br />
crisi. Il marmo non era più richiesto all’estero ed i depositi<br />
rigurgitavano <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> mar mo.<br />
A questo punto la brutale generazione <strong>di</strong> fi<strong>li</strong>bustieri senza scrupo<strong>li</strong>,<br />
come <strong>di</strong>ce Lukács, prese il sopravvento nella <strong>di</strong>rezione<br />
tanto della vita po<strong>li</strong>tica che <strong>di</strong> quella economica nella città <strong>di</strong><br />
<strong>Carrara</strong>. In Ita<strong>li</strong>a, proprio nel 1926, il fascismo aveva gettato le<br />
basi della <strong>di</strong>tta tura che doveva durare un ventennio e a <strong>Carrara</strong><br />
una parte deg<strong>li</strong> indu stria<strong>li</strong>, seguaci <strong>di</strong> Renato Ricci, il cosidetto<br />
Duce <strong>di</strong> Apuania, avevano progettato <strong>di</strong> fondare un consorzio<br />
obb<strong>li</strong>gatorio della produzione e del commercio del marmo. Carlo<br />
Andrea Fabbricotti che aveva idee chiare e lungimiranti, cercò<br />
<strong>di</strong> opporsi alla sua costituzione e, sempre nel 1927, incontrò<br />
il ministro Giuseppe Bottai ed il sottosegretario all’industria,<br />
Bisi. I fautori del Consorzio partivano da presupposti falsi ma<br />
da ob biettivi rea<strong>li</strong>, cioè <strong>di</strong>struggere la potenzia<strong>li</strong>tà economica<br />
delle maggiori aziende ed impossessarsi dei loro patrimoni<br />
industria<strong>li</strong>. L’errore <strong>di</strong> par tenza dei seguaci <strong>di</strong> Renato Ricci era <strong>di</strong><br />
considerare il marmo <strong>di</strong> Car rara un monopo<strong>li</strong>o mon<strong>di</strong>ale e che<br />
pertanto fosse necessario aumen tarne i prezzi, mentre invece la<br />
concorrenza <strong>di</strong> altri marmi e <strong>di</strong> altri materia<strong>li</strong> in tutto il mondo<br />
si era fatta fortissima e richiedeva, sem mai, una <strong>di</strong>minuzione dei<br />
prezzi <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. A <strong>Carrara</strong> sopravvenne la crisi del marmo e<br />
le <strong>di</strong>sposizioni governative, emanate dal governo “a favore”<br />
dell’industria marmifera, posero questa nella necessità <strong>di</strong> indebitarsi<br />
fortemente con le banche, anche perché il Consorzio<br />
obb<strong>li</strong>gava le <strong>di</strong>tte consorziate a contingentare la produzione<br />
propria, ed i ridotti or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fornitura venivano assegnati<br />
prevalentemente alle <strong>di</strong>tte <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> industria<strong>li</strong> fascisti,<br />
ponendo in <strong>di</strong>fficoltà sempre maggiori le gran<strong>di</strong> e tra<strong>di</strong>ziona<strong>li</strong><br />
<strong>di</strong>tte come quella dei Fabbricotti. Questi, insie me con le altre<br />
gran<strong>di</strong> imprese, i Marchetti, i Faggioni, i Lazzoni e naturalmente<br />
g<strong>li</strong> stranieri, i Walton, i Goody, i Cripps, erano fonda mentalmente<br />
contrari al fascismo, anche se non davano palese <strong>di</strong> mostrazione<br />
<strong>di</strong> esserlo: non volevano portare sul piano po<strong>li</strong>tico una questione<br />
che era puramente economica.<br />
Alla crisi del 1927, causa vera del <strong>di</strong>ssesto dell’industria marmifera,<br />
si sovrappose la crisi mon<strong>di</strong>ale del 1929, iniziata con il crollo<br />
della Borsa <strong>di</strong> Wall Street. In questi tragici anni, fino allo scoppio<br />
della guerra <strong>di</strong> Abissinia, Carlo Andrea Fabbricotti fece quanto<br />
g<strong>li</strong> era possibile per fermare la catastrofe: tutto fu inutile. Anche<br />
l’accordo con una finanziaria francese, che avrebbe salvato<br />
l’azienda, fu vietato dal regime fascista, determinato ormai a far<br />
crollare l’industria carra rese ed a spartire tra i suoi seguaci i resti<br />
<strong>di</strong> quella che fu una costru zione voluta nel corso <strong>di</strong> due seco<strong>li</strong><br />
da quattro generazioni <strong>di</strong> indu stria<strong>li</strong>, tre delle qua<strong>li</strong> <strong>di</strong> valorosi<br />
cavatori.<br />
Carlo Andrea Fabbricotti morì il giorno della proclamazione<br />
della guerra <strong>di</strong> Abissinia: lasciava in totale miseria i fig<strong>li</strong> e le loro<br />
famig<strong>li</strong>e: i due fig<strong>li</strong> maschi, Carlo Bernardo e Bernardo Carlo,<br />
si erano sposati il primo con Maria Teresa Mazzei ed il secondo<br />
con Beatrice Donegani. Bernardo non ebbe fig<strong>li</strong> maschi, mentre<br />
Carlo ne ebbe cinque sui nove avuti dalla mog<strong>li</strong>e.<br />
Di questi uno, Pietro Carlo, ha seguito la tra<strong>di</strong>zione deg<strong>li</strong> avi,<br />
de<strong>di</strong>candosi all’attività marmifera.<br />
Mi sia permesso ripetere qui ciò che <strong>di</strong>ssi nella prefazione alle<br />
Poesie del fratello maggiore <strong>di</strong> Piero, Carlo Andrea, a proposito<br />
della Signora Tettè, mog<strong>li</strong>e <strong>di</strong> Carlo Bernardo: - L’unico<br />
personaggio mo derno della famig<strong>li</strong>a era la madre, Maria Teresa<br />
Fabbricotti Mazzei, don na colta e spiritosa, che guardava con<br />
occhio fiorentinamente critico i personaggi della famig<strong>li</strong>a nella<br />
quale era entrata e alle cui vicende par tecipava. Fu valente<br />
pittrice; aveva spiccato il senso dell’umorismo, molto toscano,<br />
e certamente costituì per Andrea, e suppongo per tutti g<strong>li</strong> altri<br />
fig<strong>li</strong>, il vero rovescio della medag<strong>li</strong>a <strong>di</strong> questa famig<strong>li</strong>a, una volta<br />
ricchissima e tra<strong>di</strong>ziona<strong>li</strong>sta.<br />
Testo e illustrazioni da: Maria Teresa Fabbricotti, Album <strong>di</strong> Memorie,<br />
Giunti E<strong>di</strong>tore, Firenze 1989.