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IL MIOCLONO NEI PARKINSONISMI ATIPICI - Limpe

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La registrazione poligrafica EEG-EMG permette la correlazione delle manifestazioni EMG<br />

ed EEG del mioclono.<br />

Lo scopo principale è di rivelare se vi sia un'attività EEG parossistica corrispondente al<br />

mioclono e, quindi, di determ i n a rne la morfologia e i rapporti temporali col mioclono stesso.<br />

Una tempo-correlazione costante suggerisce l'ipotesi del mioclono corticale.<br />

Per meglio esplorare i correlati EEG del mioclono, è talora necessario "estrarlo" con le<br />

stesse tecniche di averaging usate per i potenziali evocati.<br />

È questo il metodo del back-averaging, che consiste nell'isolare elettronicamente un<br />

tratto di EEG che precede e che segue immediatamente l'evento mioclonico.<br />

Quest' operazione viene ripetuta per 50-100 volte.<br />

Con l'averaging l'attività' elettrica non correlata col mioclono si annulla progressivamente<br />

mentre le attività EEG t e m p o - c o r re l a t eal mioclono si sommano a latenza costante,<br />

ed appaiono così come un segnale ben definito.<br />

Il "trigger" che sincronizza la sommazione elettronica dei segmenti di segnale è proprio<br />

l'inizio del potenziale EMG, correlato elettrico del mioclono ("jerk-locked averaging").<br />

La dimostrazione di un'attività EEG tempo-correlata al mioclono viene considerata uno<br />

dei criteri principali per la definizione di mioclono corticale.<br />

Il tipico reperto è un potenziale EEG bifasico di breve durata, detto "punta corticale pre -<br />

mioclonica".<br />

Nel mioclono corticale i potenziali evocati cerebrali spesso sono patologicamente<br />

ingranditi (anche più di 10 volte il normale).<br />

Di qui la denominazione di P.E. "giganti".<br />

Ciò avviene quasi esclusivamente per i SEP.<br />

Questo reperto, indice di ipereccitabilità corticale, è ritenuto tipico del mioclono corticale.<br />

Inoltre, lo stesso stimolo sensoriale che origina i potenziali evocati "giganti", può spesso<br />

generare un mioclono riflesso, che elettricamente appare come un "riflesso a lunga<br />

latenza" (long-latency reflex, LLR), o "riflesso C" (corticale).<br />

Ciò allude al fatto che il mioclono si svilupperebbe per attivazione patologica di un<br />

circuito "transcorticale".<br />

La latenza tipicamente riferita per il riflesso C nei mm. intrinseci della mano - dopo stimolo<br />

di un nervo misto al polso - è di 45-50 ms.<br />

Un tempo ragionevole per percorrere il percorso - afferenza in corteccia (20 ms) - tempo<br />

intracorticale (5-10 ms) - efferenza corteccia-muscolo (20 ms).<br />

Quando ad un mioclono riflesso non fa riscontro un SEP gigante, ciò fa propendere per<br />

un origine sottocorticale.<br />

E' del resto possibile, in una vasta serie di patologie, re g i s t r a re SEP giganti senza mioclono<br />

riflesso.<br />

Esistono infine "riflessi C" con latenze intorno ai 40 msec (o inferiori): anche in questi casi<br />

l'effettiva origine del mioclono sarebbe sottocorticale.<br />

Infine la stimolazione magnetica transcranica fornisce informazioni sullo stato di eccitabilità<br />

della corteccia motoria primaria e riveste un naturale interesse nello studio del mioclono<br />

corticale, in cui appunto si postula un'abnorme ipereccitabilità di questa regione.<br />

Il mioclono nelle sindromi parkinsoniane<br />

Le malattie neurodegenerative sono una causa importante di mioclono secondario.<br />

In questo numeroso ed eterogeneo gruppo di patologie, il mioclono è frequentemente<br />

osservato in associazione a numerose sindromi parkinsoniane, soprattutto quelle<br />

atipiche, tra cui demenza a corpi di Lewy, degenerazione corticobasale e atrofia multisistemica.<br />

Meno frequentemente,il mioclono si associa a sindromi rigido-acinetiche come la malattia<br />

di Huntington, l'atrofia dentato-rubro-pallido-luysiana o le sindromi parkinsoniane iatro g e n e.<br />

Infine, in alcune demenze, il mioclono si può associare a sintomi extrapiramidali come

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