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Uomini oggi - Biblioteca Provinciale di Foggia La Magna Capitana

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Valeria de Trino Galante<br />

<strong>Uomini</strong> <strong>oggi</strong>: metamorfosi del silenzio<br />

<strong>di</strong> Valeria de Trino Galante<br />

…io non so né perché venni al mondo,<br />

né come, né cosa sia il mondo, né cosa sia io stesso.<br />

E s’io corro ad investigarlo, ritorno confuso<br />

d’una ignoranza sempre più spaventosa.<br />

21<br />

Blaise Pascal, Pensées<br />

Cammino per la città e… incontro uomini per i quali la cultura è una sfida,<br />

non una trage<strong>di</strong>a e può portare ad<strong>di</strong>rittura alla felicità. Questi lottano per affermare<br />

che “cultura” vuol <strong>di</strong>re investimenti, vuol <strong>di</strong>re crescita, sviluppo, lavoro.<br />

In realtà pochi sono coloro che li ascoltano, per cui hanno bisogno <strong>di</strong> “gridare<br />

più forte per farsi sentire”, ma non sempre lo fanno.<br />

Peccato che scopro, poi, che molti <strong>di</strong> loro si chiudono nel proprio mondo,<br />

leggendo e scrivendo solo per se stessi, passando il loro tempo chiusi nel proprio<br />

stu<strong>di</strong>o. E penso: “una intelligenza che non accetta mai nessuna sfida lentamente si<br />

consuma e muore”, muore chi non rischia e non cambia il colore dei propri vestiti,<br />

<strong>di</strong>ceva Pablo Neruda. Anche gli uomini dotti, ultima speranza per noi del Sud,<br />

hanno perso il significato del loro esistere e la loro incrollabilità e capacità <strong>di</strong> insegnare<br />

al mondo è naufragata in un gioco perverso <strong>di</strong> alleanze con chi fa delle persone<br />

lo scudo dei propri interessi. Non vorrei esagerare, ma ho l’impressione che le<br />

parole “conoscenza” e “cultura” provochino molto fasti<strong>di</strong>o e facciano paura, soprattutto<br />

a chi non ha appreso appieno il loro significato e la loro importanza.<br />

Cammino per la città e… scorgo uomini che seguendo la legge della forza e<br />

della prepotenza finiscono per generare la microviolenza, che è la violenza del<br />

sopraffattore, dello scippatore, dell’uomo sgarbato e maleducato, che non si ferma<br />

agli stop, che parcheggia sui passaggi per persone con han<strong>di</strong>cap, che usa un linguaggio<br />

scurrile con gli anziani e con i bambini e che, seguendo questa logica, sviluppa i<br />

suoi pensieri e il suo modo <strong>di</strong> essere.<br />

Cammino per la città e…. incontro ven<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> sogni. Non importa quanto<br />

siano stupi<strong>di</strong> o evanescenti quei sogni, l’importante è che la gente ci creda!


<strong>Uomini</strong> <strong>oggi</strong>: metamorfosi del silenzio<br />

Senza sogni vacui cosa mai potrebbero vendere? Forse la propria immagine,<br />

sempre la stessa da anni, che appare prepotentemente su tutti i muri della città,<br />

viaggia su tutti gli autobus, viene fatta rimbalzare dai satelliti ed entra nelle case,<br />

creando emozioni “forti”, dettate da slogan accattivanti su sfon<strong>di</strong> colorati e primaverili.<br />

Ma la “storia” non è mai ferma, si <strong>di</strong>ce, i cicli ed i ricicli storici sono inevitabili,<br />

il ritorno continuo al passato è sconsolante. Tuttavia non è vero che deve finire<br />

sempre male, perché tutto <strong>di</strong>pende dalla nostra capacità <strong>di</strong> saper sognare.<br />

“Io ho davanti a me un sogno” lo <strong>di</strong>ceva un uomo e si chiamava Martin Luter<br />

King. Questi uomini si perdono in astruse strategie e non sanno che possono ancora<br />

vincere conservando e <strong>di</strong>fendendo il coraggio delle proprie idee.<br />

Cammino per la città e… mi fermo a parlare con un uomo che ogni giorno,<br />

con il sole o con la neve, pulisce le nostre strade e mi racconta <strong>di</strong> sé, della sua famiglia,<br />

delle <strong>di</strong>fficoltà dell’euro e dei sacrifici che si fanno per andare avanti, vedo in<br />

lui il piccolo eroe dei nostri tempi e mi chiedo: quanti ce ne sono <strong>di</strong> questi scalatori<br />

intrepi<strong>di</strong> <strong>di</strong> montagne senza vette?<br />

Mi assale un senso <strong>di</strong> paura, e se le <strong>di</strong>fficoltà e le avversità facessero loro<br />

smettere <strong>di</strong> fare i padri, mandando in crisi totale la società?<br />

Cammino per la città e… penso come il prigioniero incarcerato con il giaguaro,<br />

nel racconto <strong>di</strong> Borges, cercava, grazie ad un raggio <strong>di</strong> sole che filtrava solo una<br />

volta al giorno, <strong>di</strong> leggere il senso dell’essere nelle macchie del pelo dell’animale,<br />

così noi passiamo la vita tentando d’interpretare attraverso i segni che ci provengono<br />

dalla società, dal mondo <strong>di</strong> cui facciamo parte, le metamorfosi ed i cambiamenti<br />

che nel silenzio e dal silenzio provengono.<br />

In questo camminare per la città capisco che si sta attuando una esplorazione<br />

dentro <strong>di</strong> me e fuori <strong>di</strong> me, dell’essere in<strong>di</strong>viduale e della collettività.<br />

Cammino per la città e… mi ritrovo nel cuore della vecchia città, fra vecchie<br />

case e antiche chiese. In esse esiste una mia storia, come <strong>di</strong> qualsiasi altro uomo.<br />

In esse vedo chi sono, vittorie, fallimenti, limiti, verità, bugie.<br />

E poi all’improvviso la “piazzetta” si anima e vedo una mescolanza <strong>di</strong> persone,<br />

una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> giovani, indecifrabile, e l’in<strong>di</strong>viduo si perde.<br />

<strong>La</strong> prima impressione che ho, è <strong>di</strong> trovarmi circondata da muratori intenti ad<br />

alzare muri altissimi per non mostrarsi mai per quello che realmente sono. Scorgo<br />

un Icaro che non potrà mai prendere il volo perché la vanità gli ha bruciato le ali.<br />

Un tempo per Amleto il problema era “essere o non essere” <strong>oggi</strong> si è trasformato<br />

nell’ “essere o apparire”.<br />

Così la vanità, che i nostri nonni <strong>di</strong>cevano essere “donna”, è entrata anche<br />

nel mondo maschile e la fa da padrona. Tutta colpa del consumismo, della facile<br />

pubblicità?<br />

Può essere, ma io ritengo che altre siano le motivazioni delle scelte, che i<br />

giovani uomini fanno.<br />

Una società dove l’apparire, la ricerca della bellezza fisica, la cura dell’immagine<br />

sono <strong>di</strong>ventati modelli comportamentali, nasconde una vera e propria guerra<br />

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Valeria de Trino Galante<br />

esistenziale, che partendo da un desiderio <strong>di</strong>sperato <strong>di</strong> attenzioni, in mancanza <strong>di</strong><br />

ideali forti e profon<strong>di</strong>, cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere la propria in<strong>di</strong>vidualità per affermarsi ed<br />

intrecciare relazioni pubbliche e private.<br />

Sono tempi complessi i nostri: c’è, in essi, tanto passato ma anche tanto presente<br />

ed entrambi agiscono sul costume, sulla cultura, sul modo <strong>di</strong> essere, sulle<br />

scelte; per questo si passa con facilità e rapi<strong>di</strong>tà da una tendenza ad un’altra e poi ad<br />

un’altra ancora. È la società dei consumi e tra questi bisogna inserire, ormai, anche<br />

la nostra maniera <strong>di</strong> essere uomini e donne.<br />

Vedo giovani immersi in una <strong>di</strong>lagante e sconsolata solitu<strong>di</strong>ne che avvertono<br />

tutto il peso del silenzio che li ha cambiati.<br />

Non possiedono se stessi, ma hanno <strong>di</strong> sé immagini astratte, costruite, intimamente<br />

fragili, sempre pronti a mascherare in qualunque maniera la propria fragilità.<br />

Miti, riti, consumismo, falsi ideali, sms, messaggi virtuali si mescolano in un<br />

turbinio <strong>di</strong> voci senza parole.<br />

Mi ricordano la città immaginaria <strong>di</strong> Plutarco dove gli abitanti pronunciano<br />

parole che si congelano per il freddo e si scongelano con il caldo, sicché, ciò che la<br />

gente <strong>di</strong>ce d’inverno verrà ascoltato solo con l’arrivo dell’estate.<br />

Oggi, a questi giovani non si chiede <strong>di</strong> sapere nulla, né d’inventare nulla, si<br />

chiede loro, solo, <strong>di</strong> seguire la “corrente”.<br />

Soltanto un po’ <strong>di</strong> anni fa i giovani, miei coetanei, pensavano che presto la<br />

“fantasia” sarebbe andata al potere, <strong>oggi</strong>, non più giovani, devono riconoscersi la<br />

responsabilità del naufragio della creatività in un mare <strong>di</strong> luoghi comuni, <strong>di</strong> bisogni<br />

preconfezionati, <strong>di</strong> valori stereotipati. Lo sforzo coraggioso della passata generazione,<br />

che voleva essere quello <strong>di</strong> liberare l’uomo dai vecchi valori, creandone <strong>di</strong><br />

nuovi, è fallito.<br />

Nel nostro tempo segnato da macroscopiche contrad<strong>di</strong>zioni, gli uomini stanno<br />

rischiando <strong>di</strong> far prevalere quale valore principe: l’egoismo.<br />

Ebbri <strong>di</strong> una libertà che non controllano, come soleva <strong>di</strong>re Eric Fromm: “liberi<br />

da” ma non ancora “liberi <strong>di</strong>” vagano in un mondo dove tutto è concesso e ciò<br />

che un tempo era considerato illecito pretende <strong>oggi</strong> <strong>di</strong> essere legittimo.<br />

Cammino per la città e … incontro uomini che mi ispirano inizialmente fiducia<br />

e stima. Amano la loro famiglia, sono bravi padri, bravi mariti, mettono al primo<br />

posto la vita democratica e l’importanza <strong>di</strong> aiutare i giovani, poi camminando,<br />

giriamo l’angolo e quegli stessi uomini si tolgono la maschera e <strong>di</strong>ventano bugiar<strong>di</strong>,<br />

egoisti, amanti e <strong>di</strong>ssacratori degli stessi giovani per i quali sembrava fossero <strong>di</strong>sposti<br />

a tutto.<br />

Cammino per la città e … mi ritrovo in una scuola e la fragilità che avevo<br />

intravisto nei giovani, qui la sento sulla pelle ed essa mi appare come smarrimento,<br />

paura e, nello stesso tempo, vedo nei ragazzi la maschera dell’arroganza e della<br />

presunzione. Questi giovanissimi sono chiamati a decidere se essere scoglio o essere<br />

acqua. L’acqua si adegua ad ogni recipiente e ad ogni letto, e scorre via, non fa<br />

mai resistenza. Lo scoglio invece si oppone, non <strong>di</strong>venta altro, sta fermo al suo<br />

posto.<br />

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<strong>Uomini</strong> <strong>oggi</strong>: metamorfosi del silenzio<br />

E si chiedono: ma la fermezza, <strong>oggi</strong>, è ancora un valore?<br />

In verità noi gli proponiamo modelli confezionati con cura e facilmente<br />

riciclabili, l’in<strong>di</strong>rizziamo ad essere brillanti, a cercare lo scoop e l’au<strong>di</strong>ence, e a <strong>di</strong>re<br />

quello che pensano anche senza averlo davvero pensato, ma seguendo semplicemente<br />

una moda.<br />

Non devono in realtà pensare, né decidere come strutturare il pensiero, perché<br />

a questo ci abbiamo già pensato noi.<br />

<strong>La</strong> loro creatività, quella creatività che prevede persino l’andare da un’altra<br />

parte, non è stata coltivata ed è rimasta imbrigliata in una rete <strong>di</strong> effimere apparenze.<br />

Cammino per la città e… mi avvicino ad un gruppo <strong>di</strong> uomini seduti sulle<br />

panchine <strong>di</strong> una piazza, <strong>oggi</strong> <strong>di</strong>versa dal passato e mi piace ascoltarli.<br />

<strong>La</strong> loro saggezza mi colpisce, parlano del mondo e della società moderna e<br />

uno <strong>di</strong> loro <strong>di</strong>ce: “non si ferma il vento con le mani”.<br />

<strong>La</strong> frase mi ricorda Seneca e ritorno con la mente al passato a ricercare le<br />

sicurezze perdute, per ritornare a sognare con la mente e con il cuore… per ritrovare<br />

il coraggio <strong>di</strong> giurare fedeltà alle immagini che sento riversarsi nell’anima.<br />

Ritrovo nelle parole <strong>di</strong> questi uomini <strong>di</strong> una “certa età” la storia dell’uomo<br />

che rifiuta <strong>di</strong> piegarsi alle paure, alle mode, agli schemi ideologici da qualunque<br />

parte vengano, <strong>di</strong> qualunque colore si vestano, e pre<strong>di</strong>ca la libertà.<br />

<strong>La</strong> solita storia dell’uomo che non si adegua, pure accettando i vantaggi, pochi<br />

in verità, della moderna civiltà.<br />

E poi, una mattina <strong>di</strong> un giorno qualunque apro il giornale e leggo <strong>di</strong> un tal<br />

Nicola Calipari: “È morto da eroe facendole da scudo”, “L’ultima missione <strong>di</strong> un<br />

eroe gentile”, e nel mio cuore ferito si <strong>di</strong>lata la speranza.<br />

Esistono ancora uomini che non rinunciano ai loro principi, ai loro ideali!<br />

“<strong>La</strong> solita fiaba dell’eroe che si batte da solo, preso a calci, vilipeso,<br />

incompreso…la solita trage<strong>di</strong>a dell’in<strong>di</strong>viduo che non si adegua, che non si rassegna,<br />

che pensa con la propria testa...mentre l’orologio senza lancette segna il cammino<br />

della memoria”. Come <strong>di</strong>ceva la Fallaci parlando <strong>di</strong> “Un uomo”.<br />

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