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Per una “città delle immagini” etrusca. Eracle, i giovani e la caccia

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V. Ibelli – <strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong> <strong>etrusca</strong>. <strong>Eracle</strong>, i <strong>giovani</strong> e <strong>la</strong> <strong>caccia</strong><br />

Virginia Ibelli<br />

<strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong> <strong>etrusca</strong>. <strong>Eracle</strong>, i <strong>giovani</strong> e <strong>la</strong> <strong>caccia</strong><br />

Recenti riflessioni critiche hanno riproposto il problema del rapporto tra <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> ceramica<br />

attica e i mercati occidentali verso i quali essa è indirizzata, riservando partico<strong>la</strong>re attenzione ai meccanismi<br />

di ricezione e rifunzionalizzazione del complesso immaginario e<strong>la</strong>borato dal<strong>la</strong> città di Atene per rappresentare<br />

se stessa 1 . Tale tipo di indagine ha determinato un ampio ventaglio di posizioni critiche da parte degli studiosi<br />

che tuttavia, come evidenziato da L. Cerchiai, sembra delineare il “carattere aperto e non discriminante”<br />

del<strong>la</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong>, capace di accom<strong>una</strong>re “comunità culturalmente distinte in quanto consente a<br />

ciasc<strong>una</strong> di esprimere il proprio ‘arbitrario sociale” 2 .<br />

In questo quadro che tende a valorizzare <strong>la</strong> capacità ricettiva <strong>delle</strong> comunità locali, ci si può domandare<br />

se lo stesso tipo di approccio semiologico applicato al<strong>la</strong> ceramica attica non possa essere sperimentato<br />

anche nel caso del<strong>la</strong> ceramografia <strong>etrusca</strong> a figure nere: se anch’essa non possa essere trattata come un<br />

corpus strutturato di immagini, fondato su quei codici significativi che <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> ceramica attica ha<br />

contribuito a diffondere su <strong>una</strong> sca<strong>la</strong> molto ampia.<br />

Si è ovviamente consapevoli che, nel ca<strong>la</strong>re il modello del<strong>la</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong> all’interno del<strong>la</strong> società<br />

<strong>etrusca</strong>, si debba procedere attraverso un percorso teso di volta in volta a istituire <strong>una</strong> prospettiva<br />

comparativa per misurare lo scarto e l’autonomia <strong>delle</strong> risposte, ma un solido punto di partenza su cui ancorare<br />

<strong>una</strong> ricerca ancora tutta da sviluppare, può essere costituito dal<strong>la</strong> valorizzazione <strong>delle</strong> matrici sociali del<strong>la</strong><br />

committenza del<strong>la</strong> ceramica figurata: <strong>una</strong> rinnovata aristocrazia urbana, per <strong>la</strong> quale l’appropriazione di un<br />

immaginario di tipo greco assume il significato ideologico di aderire al sistema di rappresentazione del modello<br />

politico e culturale del<strong>la</strong> polis 3 .<br />

<strong>Per</strong> esplicitare <strong>la</strong> logica di tale tipo di approccio, si è scelta come esempio l’iconografia di <strong>Eracle</strong>.<br />

L’eroe si configura come il mediatore culturale tra il mondo civilizzato del<strong>la</strong> polis e l’eschatia, capace,<br />

attraverso il compimento <strong>delle</strong> ‘dodici fatiche’, di vincere mostri ed animali feroci, temibili per l’uomo, e di addomesticare<br />

le bestie utili, necessarie al <strong>la</strong>voro dei campi, per il compimento del sacrificio e l’alimentazione<br />

carnea 4 .<br />

Durante l’età arcaica, infatti, il mito di <strong>Eracle</strong> è eletto a paradigma di aristocrazie di carattere tirannico<br />

che rivendicano <strong>una</strong> legittimazione che passa attraverso gli erga più che <strong>la</strong> genealogia: un processo di rifun-<br />

1 PONTRANDOLFO 2007; CERCHIAI 2008.<br />

2 CERCHIAI 2008, 27.<br />

3 CERCHIAI 2008a, 91-93. Tale tipo di approccio non preclude <strong>la</strong> possibilità di individuare ulteriori artico<strong>la</strong>zioni, riconducibili ad <strong>una</strong><br />

pluralità di committenze, sebbene tale compito non sia agevo<strong>la</strong>to dal grado di conoscenza in nostro possesso dei meccanismi sottesi ai<br />

processi di produzione e fruizione del<strong>la</strong> produzione nel suo insieme.<br />

4 BURKERT 1998; 1992, in part. 116. <strong>Per</strong> l’argomento in generale si veda DURAND 1982.<br />

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XVII International Congress of C<strong>la</strong>ssical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008<br />

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zionalizzazione che accom<strong>una</strong> trasversalmente aristocrazie greche, magnogreche ed etrusche 5 .<br />

Secondo <strong>una</strong> logica non dissimile l’eroe, in quanto esploratore dello spazio marginale, vincitore degli<br />

ath<strong>la</strong> e fondatore dei giochi, è assunto a campione del mondo <strong>giovani</strong>le.<br />

Proprio a quest’ultimo aspetto è dedicato il mio contributo che intende analizzare nel repertorio del<strong>la</strong><br />

ceramica <strong>etrusca</strong> a figure nere il tema di <strong>Eracle</strong> quale paradigma per il kosmos dei <strong>giovani</strong>: in questa serie<br />

l’eroe è non casualmente denotato da <strong>una</strong> silhouette <strong>giovani</strong>le.<br />

Non si affronterà in questa sede <strong>la</strong> pur cospicua serie di <strong>Eracle</strong> ricorrente nel<strong>la</strong> produzione pontica<br />

che sembra collocarsi ad un altro livello dell’immaginario: l’eroe, infatti, vi è spesso rappresentato adulto mediante<br />

<strong>la</strong> marca iconografica del<strong>la</strong> barba e talvolta dotato di un corpo nerboruto 6 , lontano dall’aspetto <strong>giovani</strong>le<br />

e s<strong>la</strong>nciato adottato nelle produzioni successive.<br />

Si presentano di seguito alcune ricorrenze degli ath<strong>la</strong> dell’eroe esemplificativi di un più ampio studio<br />

sull’argomento.<br />

Il leone di Nemea<br />

L’uccisione del leone nemeo apre <strong>la</strong> serie degli ath<strong>la</strong>, a compimento di quel processo di formazione<br />

efficacemente definito da C. Bril<strong>la</strong>nte come“<strong>la</strong> paideia di <strong>Eracle</strong>” 7 .<br />

L’athlon è rappresentato in almeno tre esemp<strong>la</strong>ri a figure nere: un’oinochoe attribuita al<strong>la</strong> produzione<br />

di Orvieto conservata al Metropolitan Museum of Art 8 , un’anfora del Gruppo di Firenze 80675 9 ed un’altra del<br />

Gruppo di Monaco 892 10 .<br />

Nel<strong>la</strong> prima <strong>Eracle</strong> imberbe, con <strong>una</strong> corta capigliatura e dotato di perizoma 11 , affronta il leone in <strong>una</strong><br />

composizione iconografica orizzontale che si snoda lungo il fregio continuo che occupa il corpo del vaso.<br />

Con entrambe le braccia immobilizza il leone cingendone il collo (trachelismos 12 ) mentre, nel campo, alle sue<br />

spalle, sono sospese le armi: l’arco e <strong>la</strong> spada 13 (fig.1).<br />

Lo schema, ampiamente attestato nel<strong>la</strong> ceramica attica a figure nere, dove viene introdotto a partire<br />

dal 530 a.C. 14 , e a figure rosse 15 , si ispira - come da tempo è stato sottolineato - “agli schemi di presa che<br />

ricorrono…nelle scene di lotta” 16 (fig. 2).<br />

5<br />

Il mito di <strong>Eracle</strong> diviene strumento di propaganda tirannica in Grecia: ad Atene Pisistrato si manifesta come novello <strong>Eracle</strong>, adottando<br />

a modello l’apoteosi dell’eroe, come ricordato dal celeberrimo racconto erodoteo (Herdodot. I, 60), per cui si veda BOARDMAN 1972;<br />

1984. <strong>Per</strong> le diverse posizioni critiche a riguardo si veda ROSATI 2002.<br />

Una logica non dissimile è sottesa anche ad alcuni monumenti d’Etruria: è il caso del gruppo acroteriale del santuario di S. Omobono e<br />

del donario proveniente dal santuario di Portonaccio a Veio, entrambi espressione del potere tirannico, per cui AMPOLO 1990.<br />

6<br />

LIMC V, s.v. Hercle, n. 282, 283, 284, 362.<br />

7<br />

BRILLANTE 1992, in part. 208, 213.<br />

8<br />

LIMC V, s.v. Hercle, n. 182; RONCALLI, BONFANTE 1991, 243-244.<br />

9<br />

LIMC V, s.v. Hercle, n. 169, con bibl. prec.<br />

10<br />

LIMC V, s.v. Hercle, n. 185, con bibl. prec.<br />

11<br />

La statua dell’eroe appartenente al gruppo proveniente dal santuario di Portonaccio a Veio, approfonditamente analizzata da G.<br />

Colonna indossa <strong>la</strong> spoglia del leone di Nemea avvolta intorno al<strong>la</strong> vita in <strong>una</strong> “…disposizione…assimi<strong>la</strong>bile, nonostante <strong>la</strong> voluta<br />

variatio, a quel<strong>la</strong> di un perizoma o subligaculum”. Un partico<strong>la</strong>re che, come ha sottolineato lo studioso, trova confronto nel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong><br />

bronzistica <strong>etrusca</strong> e italica dal<strong>la</strong> fine dell’arcaismo fino all’età ellenistica, e che ben si adatta al ruolo di exemplum svolto dall’eroe degli<br />

ath<strong>la</strong> per <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dei <strong>giovani</strong>; COLONNA 1987a (citazione a pag. 21); D’AGOSTINO 2000; COLONNA 2001.<br />

12<br />

Nel repertorio etrusco il trachelismos ricorre nel<strong>la</strong> parete centrale del fregio atletico del<strong>la</strong> tomba <strong>delle</strong> Bighe: due <strong>giovani</strong> atleti dal<strong>la</strong><br />

corta chioma si affrontano, quello di destra si dispone ad afferrare l’avversario al collo, per cui si veda BENASSAI 2001. Si veda, inoltre,<br />

THUILLER 1985, 281.<br />

13<br />

Il partico<strong>la</strong>re <strong>delle</strong> armi sospese nel campo è desunto dal<strong>la</strong> descrizione del<strong>la</strong> scena fornita da RONCALLI, BONFANTE 1991. Tale stilema<br />

ricorre frequentemente nell’iconografia attica: alle armi tradizionali dell’eroe, spada e arco con faretra spesso si associa anche <strong>la</strong> spada,<br />

cfr. ad es. LIMC V, s.v. Herakles, nn. 1862, 1866, 1870.<br />

14<br />

BOARDMAN 1998a, 235. LIMC V, s.v. Herakles, nn. 1851-1880 (‘on the ground’).<br />

15<br />

BOARDMAN 1998b, figg. 7, 104. Si veda, inoltre, solo a titolo d’esempio Samaranch 1993, 140, cat. 83 (cratere a colonnette attico a<br />

f.n., Musée de l’Ermitage, Saint Pétresbourg, B1524; kylix attica a f.r., Collezione privata, Genève); KALTSAS 2004 Atene, 117, n. 15<br />

(kylix attica a f.r., Atene, Museo Nazionale, inv. 1666).<br />

16<br />

BOARDMAN 1998a, 235, in modo non dissimile dagli altri schemi iconografici individuati dallo studioso per rappresentare <strong>la</strong> lotta di<br />

<strong>Eracle</strong> con il leone nemeo. Nell’iconografia attica <strong>Eracle</strong> appare imberbe dal 520 al 500 a.C. e diviene più usuale nel corso del V<br />

sec.a.C. La più ampia casistica <strong>delle</strong> rappresentazioni dell’agone, sia dal<strong>la</strong> pittura tombale che nel<strong>la</strong> produzione ceramica a figure nere,<br />

predilige lo schema del<strong>la</strong> sustasis, come mostrano un dinos del gruppo <strong>delle</strong> Foglie d’Edera (WERNER 2005, 32, 5.6.2, pl. 30a) e<br />

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Fig. 1 – New York, Metropolitan Museum<br />

of Art, oinochoe a f.n.<br />

del gruppo di Orvieto.<br />

(da R , B 1991, n. 5.5).<br />

Nell’oinochoe di Orvieto,<br />

l’adozione dello schema triango<strong>la</strong>re<br />

è tesa a valorizzare <strong>la</strong> tensione<br />

necessaria al buon esito dell’im-<br />

Fig. 2 – Maplewood Noble Collection, coppa attica a f.r. del pittore di Euergides<br />

(da BOARDMAN 1998b, fig. 104).<br />

Fig. 3 – Firenze, Museo Archeologico, anfora a f.n. del gruppo di Firenze 80675,<br />

(da RIZZO 1987, figg. 149-150).<br />

presa: <strong>la</strong> bie Herakleeie che non si avvale di mezzi ausiliari, come dimostrano le armi sospese nel campo.<br />

L’anfora attribuita al Gruppo di Firenze 80675 (fig. 3) mostra, nel fregio circo<strong>la</strong>re che campisce il ventre<br />

del vaso, un giovane, nudo e con krobylos, che incede verso destra, recando in ciasc<strong>una</strong> mano <strong>una</strong> c<strong>la</strong>va<br />

e uno strumento ricurvo, identificabile con un <strong>la</strong>gobolon; segue <strong>Eracle</strong>, abbigliato di perizoma, in lotta con il<br />

leone mediante l’adozione, ancora <strong>una</strong> volta, dello schema compositivo triango<strong>la</strong>re, noto sia nelle raffigurazioni<br />

attiche dell’athlon 17 (fig. 4) sia nelle scene di lotta ambientate in palestra (fig. 5) 18 . Nell’anfora lo schema<br />

è reduplicato anche nel secondo athlon in cui è impegnato l’eroe: <strong>la</strong> lotta contro Acheloo, con l’arco e <strong>la</strong> c<strong>la</strong>va<br />

sospesi nel campo ed <strong>una</strong> sfinge, rivolta a sinistra, a chiudere <strong>la</strong> composizione.<br />

un’anfora conservata al Museo C<strong>la</strong>udio Faina di Orvieto (CAPPELLETTI 1992, 134-137, in cui è ritenuta dubbia l’autenticità<br />

dell’esemp<strong>la</strong>re), in quest’ultima due <strong>giovani</strong> si fronteggiano su altrettanti lebeti: <strong>una</strong> scena reduplicata, con poche variazioni, nel<strong>la</strong> parete<br />

destra del<strong>la</strong> del<strong>la</strong> tomba degli Auguri (STEINGRÄBER 1985, 289, n. 42) l’osservazione è già in CAPPELLETTI 1992, 134- in cui due atleti,<br />

appartenenti a differenti c<strong>la</strong>ssi d’età, si affrontano. Analogo schema ricorre nel lebete Barone, in cui le specialità agonistiche del<br />

pugi<strong>la</strong>to, del<strong>la</strong> lotta e del<strong>la</strong> corsa con <strong>la</strong> biga sono ambientate nel<strong>la</strong> palestra come indicano le colonne che inquadrano <strong>la</strong> scena. Il<br />

confronto è partico<strong>la</strong>rmente pregnante se si considera che <strong>Eracle</strong> è impegnato contro Caco, quale exemplum paradigmatico del mondo<br />

<strong>giovani</strong>le.<br />

17 BOARDMAN 1998a, fig. 97.<br />

18 BOARDMAN 1998b, fig. 3.1; SETTIS 2002, fig. 26 (psykter a f. r., fine VI sec. a.C., Boston, Museum of Fine Arts 01 8019).<br />

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Fig. 4 – (sopra) Berlino, StaatlicheMuseen,<br />

anfora attica a f.n. di Exechias,<br />

(da BOARDMAN 1998°, fig. 97).<br />

Fig. 5 – (a destra) Berlino Staatliche Museen,<br />

anfora attica a f.r.del pittore di Andokides<br />

(da BOARDMAN 1998b, fig. 3.1).<br />

Fig. 6 – (sotto) Richmond, Virginia Museum,<br />

anfora a f.n. gruppo di Monaco 892,<br />

(da MARTELLi 1987, fig. 135a).<br />

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Nel giovane che accompagna l’eroe, recandogli l’arma, è<br />

possibile riconoscere Io<strong>la</strong>o, spesso rappresentato nel<strong>la</strong> ceramica<br />

attica mentre assiste agli ath<strong>la</strong>: in questo caso il personaggio è<br />

denotato attraverso lo strumento proprio del<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> astuta degli<br />

efebi: il <strong>la</strong>gobolon utilizzato nel<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> veloce contro <strong>la</strong> picco<strong>la</strong><br />

preda.<br />

Il richiamo al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse dei neoi, esplicitato mediante<br />

l’aspetto <strong>giovani</strong>le di <strong>Eracle</strong>, il suo perizoma simile a quello degli<br />

atleti e <strong>la</strong> presenza del giovane nipote che impugna il bastone da<br />

<strong>caccia</strong> 19 , è ulteriormente richiamato nel fregio mediante l’ekphrasis<br />

del<strong>la</strong> sfinge, che, disposta ad assistere allo scontro con Acheloo,<br />

costituisce <strong>una</strong> sorta di “doppio” di Io<strong>la</strong>o, evocando, secondo <strong>una</strong><br />

logica di opposizione, i pericoli che i <strong>giovani</strong> sono chiamati ad affrontare<br />

durante il percorso di formazione condotto ai margini del<strong>la</strong><br />

città 20 . Le armi dell’eroe sospese nel campo dinanzi a Acheloo,<br />

ancora <strong>una</strong> volta, enfatizzano <strong>la</strong> necessità di compiere <strong>la</strong> prova<br />

mediante le proprie capacità senza l’intervento di mezzi ausiliari.<br />

Io<strong>la</strong>o assiste al<strong>la</strong> lotta con il leone anche nell’anfora del<br />

gruppo di Monaco 892 (fig. 6): imberbe e privo di armi, è disposto<br />

di spalle - come indicano le linee incise che definiscono le scapole<br />

- mentre solleva il braccio sinistro e nasconde <strong>la</strong> mano destra: secondo<br />

M. Pipili 21 , il pittore avrebbe, invece, reso un tempo dell’e-<br />

19<br />

L’attributo proietta <strong>la</strong> scena in <strong>una</strong> dimensione cinegetica affatto estranea al mondo <strong>giovani</strong>le; su cui, per <strong>la</strong> ceramica attica, SHNAPP<br />

1997, in part. 212-223.<br />

20<br />

Nel<strong>la</strong> ceramica attica e nel<strong>la</strong> produzione campana a figure nere, i mostri dal volto di donna sono spesso coinvolti nelle pratiche di<br />

inversione a cui sono sottoposti i <strong>giovani</strong> per accedere al kosmos degli adulti, LISSARRAGUE 1990, 166-170; FALCONE, IBELLI 2007, 65-<br />

67.<br />

21<br />

LIMC V, s.v. Io<strong>la</strong>os /Vile, n. 23.<br />

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Figg. 7a-b-c – Paris, Musée du Louvre,<br />

anfora stamnoide a f.n. del Pittore del Vaticano 238.<br />

Partico<strong>la</strong>re del collo (in alto a destra),<br />

partico<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> (in basso a destra).<br />

(da GAULTIER 2003, tavv. 28, 30.3, 30,1).<br />

pisodio in cui <strong>la</strong> mano era sta già recisa dal<br />

leone 22 , ma occorre sottolineare che tale<br />

schema ricorre anche nell’athlon dell’hydra,<br />

analizzato più avanti.<br />

Il giovane è vestito di perizoma annodato<br />

in vita come <strong>Eracle</strong> che, bloccata <strong>la</strong> testa del<strong>la</strong> fiera con il piede sinistro, fa leva con entrambe le mani<br />

su <strong>una</strong> <strong>delle</strong> zampe del<strong>la</strong> belva che ha già il treno posteriore sollevato e sta per essere definitivamente ribaltata<br />

a terra. La c<strong>la</strong>va, sospesa al centro del<strong>la</strong> composizione, ancora <strong>una</strong> volta, focalizza l’attenzione sul<br />

mancato impiego dell’arma nel<strong>la</strong> lotta, esaltando le capacità atletiche dell’eroe che, come in un round di lotta,<br />

non si avvale dell’arma ma esclusivamente <strong>delle</strong> proprie doti fisiche.<br />

L’Hydra<br />

Il tema compare, oltre che sul<strong>la</strong> già citata hydria ceretana ed un’anfora pontica, su un’anfora stamnoide<br />

del pittore del Vaticano 238, dove è associato al<strong>la</strong> lotta con Tritone 23 (fig. 7a). <strong>Eracle</strong> è raffigurato a<br />

sferrare un colpo di c<strong>la</strong>va contro <strong>una</strong> <strong>delle</strong> tredici spire serpentine del mostro che stringe nel<strong>la</strong> mano sinistra.<br />

Dall’altro <strong>la</strong>to Io<strong>la</strong>o, il cui intervento nel racconto mitico è indispensabile per il superamento del<strong>la</strong> prova, afferra<br />

con <strong>la</strong> sinistra un’altra <strong>delle</strong> teste terrificanti, mentre nasconde dietro le spalle, come indicano le linee incise<br />

che definiscono le scapole, <strong>la</strong> destra 24 in cui risalta l’assenza dell’harpe.<br />

22 LIMC V, s.v. Io<strong>la</strong>os/Vile, n. 23.<br />

23 LIMC V, s.v. Hercle, n. 199; GAULTIER 2003, 54-56, pl. 28-31. Desidero ringraziare <strong>la</strong> dott.ssa F. Gaultier per <strong>la</strong> competenza, <strong>la</strong><br />

disponibilità e <strong>la</strong> cortesia con le quali mi ha permesso di studiare gli esemp<strong>la</strong>ri attribuiti al pittore di Micali ed al<strong>la</strong> sua scuo<strong>la</strong>, conservati<br />

al Museo del Louvre e oggetto del<strong>la</strong> mia ricerca di dottorato, in corso presso l’Università degli Studi di Salerno.<br />

24 Manca nel campo <strong>la</strong> marca del fuoco indispensabile per cauterizzare le ferite ed impedire <strong>la</strong> ricrescita <strong>delle</strong> teste dell’Hydra. GAULTIER<br />

2003, p. 55. In modo analogo viene descritto lo strumento da LIMC V, s.v. Hercle, n. 199 (S. J. Schwarz).<br />

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Chiamato ad intervenire esclusivamente contro l’Hydra 25 e, in genere, equipaggiato di armamento oplitico<br />

e spada il giovane appare armato di harpe nel<strong>la</strong> ceramica corinzia 26 e nelle hydriai ceretane 27 : come è<br />

noto, si tratta piuttosto di uno strumento connesso ai <strong>la</strong>vori agricoli e, quindi, si configura come un’arma impropria,<br />

il cui impiego richiede destrezza e scaltrezza, capacità non estranee al<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse degli efebi.<br />

Mediante <strong>la</strong> mancanza del<strong>la</strong> marca del<strong>la</strong> barba <strong>Eracle</strong> è connotato come giovane in modo non dissimile<br />

a Io<strong>la</strong>o ed entrambi, nudi, esibiscono un’esile silhouette che, associata al krobylos, assimi<strong>la</strong> <strong>la</strong> loro iconografia<br />

a quel<strong>la</strong> dei neoi: essi risultano omologati ai <strong>giovani</strong> rappresentati sul collo e <strong>la</strong> spal<strong>la</strong> del vaso, secondo<br />

<strong>una</strong> ricorrenza ancor più significativa se si nota che sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> sono rappresentati due corridori, con<br />

<strong>una</strong> allusione specifica al<strong>la</strong> sfera degli ath<strong>la</strong> 28 (fig. 7b-c).<br />

La pertinenza del<strong>la</strong> costruzione iconografica può essere ulteriormente confermata se si approfondisce<br />

lo specifico schema iconografico adottato per Io<strong>la</strong>o ed, in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> peculiare posizione del<strong>la</strong> mano<br />

destra unita all’assenza dell’harpe, ritenuta evanida da F. Gaultier 29 .<br />

L’assenza di tracce di vernice e <strong>la</strong> ricorrenza dello schema già riscontrato sull’anfora del gruppo di<br />

Monaco 892, dove dell’eroe, ancora <strong>una</strong> volta, non è rappresentata <strong>la</strong> mano, possono, però, condurre a<br />

un’ipotesi alternativa che valorizza <strong>la</strong> pregnanza del gesto: Io<strong>la</strong>o potrebbe nascondere l’harpe dietro <strong>la</strong> schiena,<br />

ce<strong>la</strong>ndo<strong>la</strong> al<strong>la</strong> fiera - come allo spettatore - per coglier<strong>la</strong> di sorpresa ed avere <strong>la</strong> meglio: se tale ipotesi<br />

fosse accettabile, l’immagine enfatizzerebbe <strong>la</strong> metis di Io<strong>la</strong>o, altrove denotata dall’attributo del falcetto.<br />

La cerva<br />

Più rara <strong>la</strong> ricorrenza nell’imagerie dell’athlon in cui <strong>Eracle</strong> è impegnato nel<strong>la</strong> cattura del<strong>la</strong> cerva cerinite<br />

che, in base alle prescrizioni di Euristeo, avrebbe dovuto consegnare ancora viva.<br />

In un’anfora assegnata da N. Spivey al<strong>la</strong> fase atticizzante del pittore di Micali, è reduplicato con poche<br />

variazioni, sotto le anse, il momento del<strong>la</strong> contesa per <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dell’animale protetto da Artemide 30 . <strong>Eracle</strong>,<br />

imberbe e vestito di perizoma, fronteggia con arco e c<strong>la</strong>va <strong>una</strong> figura con lungo chitone, di solito identificata<br />

con Apollo, intenta a scoccare un dardo; tra i due figura <strong>una</strong> cerva; l’animale, in un caso, è ac-cucciato<br />

e retrospiciente verso il dio; nell’altro, è sollevato sulle zampe posteriori.<br />

Nel <strong>la</strong>to principale del<strong>la</strong> stessa anfora <strong>una</strong> figura maschile imberbe e dai corti capelli è intenta a condurre<br />

<strong>una</strong> quadriga; nel<strong>la</strong> destra stringe le redini, mentre nel<strong>la</strong> sinistra impugna <strong>una</strong> folgore: un attributo che<br />

ne ha suggerito l’identificazione con Zeus 31 . L’altro <strong>la</strong>to è occupato da <strong>una</strong> scena di corteggiamento omoerotico:<br />

due coppie di <strong>giovani</strong> finemente abbigliati si scambiano fiori, tralci e, in un caso, un uccello di picco<strong>la</strong><br />

taglia.<br />

Nel<strong>la</strong> composizione vasco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> contesa del<strong>la</strong> cerva funge da paradigma mitico per inquadrare scene<br />

connesse al kosmos dei <strong>giovani</strong>: di <strong>Eracle</strong>, ancora <strong>una</strong> volta, sono ribaditi l’aspetto <strong>giovani</strong>le e, mediante<br />

l’attributo del perizoma, <strong>la</strong> connessione con il mondo <strong>delle</strong> prestazioni agonistiche.<br />

25<br />

BOARDMAN 1998a, 234; LIMC V, s.v. Io<strong>la</strong>os, nn. 20-23; BONAUDO 2004, 127.<br />

26<br />

D’AGOSTINO, CERCHIAI 1999, 76.<br />

27<br />

BONAUDO 2004, 123-130, hydria cat. 23.<br />

28<br />

Le scene che ricorrono sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> e sul collo dell’anfora stamnoide sono ambientate in uno spazio esterno come indicano i racemi e<br />

l’arbusto d’edera, prospettando <strong>una</strong> possibile connessione con <strong>la</strong> sfera dionisiaca, evidente anche in altri esemp<strong>la</strong>ri esaminati in questa<br />

sede, quale l’anfora a Richmond attribuita al gruppo di Monaco 892 in cui, nel <strong>la</strong>to opposto al<strong>la</strong> lotta con il leone nemeo, è rappresentato<br />

lo stesso Dioniso che stringe nel<strong>la</strong> sinistra un kantharos. Colgo l’occasione per ringraziare il Prof. M. Harari per l’osservazione avanzata<br />

durante <strong>la</strong> discussione, rinviando un ulteriore approfondimento sull’argomento ad altra sede.<br />

29<br />

GAULTIER 2003, 55.<br />

30<br />

L’episodio mitico era ben noto in Etruria come dimostra il gruppo acroteriale compreso nel programma decorativo del santuario di<br />

Portonaccio a Veio, COLONNA 1987b; TORELLI, MORETTI SGUBINI 2008, 201-202, con bibliografia precedente.<br />

31<br />

UGGERI 1975; LIMC VIII, s.v. Zeus/Tinia, n. 56, in cui G. Camporeale mette in evidenza l’assenza del<strong>la</strong> marca del<strong>la</strong> barba. Si noti,<br />

inoltre, che Tinia su carro compare nell’ambito del<strong>la</strong> produzione a figure nere nell’anfora del<strong>la</strong> Raccolta Depoletti , dove però il carro “è<br />

a<strong>la</strong>to e tirato da cavalli a<strong>la</strong>ti”(LIMC VIII, s.v. Zeus/Tinia, n. 50). Occorre ricordare che nel<strong>la</strong> produzione del pittore di Micali Zeus compare<br />

barbato nell’hydria con l’apoteosi di <strong>Eracle</strong>.<br />

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V. Ibelli – <strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong> <strong>etrusca</strong>. <strong>Eracle</strong>, i <strong>giovani</strong> e <strong>la</strong> <strong>caccia</strong><br />

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54<br />

Una non dissimile connessione tra mondo<br />

dell’eros, <strong>caccia</strong> e sfera di <strong>Eracle</strong> informa il<br />

programma decorativo di un’hydria attribuita al<br />

pittore del Vaticano 238, analizzata da G.<br />

Camporeale 32 e da A. Schnapp 33 (fig. 8).<br />

Nel riquadro del ventre sono raffigurate<br />

due coppie ai <strong>la</strong>ti di un giovane con <strong>la</strong>gobolon e<br />

c<strong>la</strong>mide: a destra, un giovane con krobylos e <strong>la</strong>ncia<br />

si rivolge ad <strong>una</strong> figura, probabilmente femminile<br />

per il sakkos, che gli offre un fiore; dall’altro<br />

<strong>la</strong>to, è raffigurato il ‘colloquio’ di due <strong>giovani</strong> con<br />

himation e krobylos, forse appartenenti a due diverse<br />

c<strong>la</strong>ssi d’età, come indica l’attributo del<strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>ncia impugnata da uno solo dei due. La picco<strong>la</strong><br />

pantera che quest’ultimo reca è un noto pegno<br />

amoroso e, nello stesso tempo, un’allusione al<strong>la</strong><br />

sfera del<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> evocata dal giovane con <strong>la</strong>go-<br />

bolon e c<strong>la</strong>mide che campeggia al centro del<strong>la</strong> scena.<br />

La connessione con il mondo del<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> trova il suo referente paradigmatico in <strong>Eracle</strong>, se si considerano<br />

i due gruppi che decorano <strong>la</strong> spal<strong>la</strong> del vaso: da destra verso sinistra, un giovane con corti capelli e<br />

perizoma è in lotta con <strong>una</strong> leonessa secondo lo schema del trachelismos; ad esso segue un giovane nudo,<br />

con corti capelli ed <strong>una</strong> breve <strong>la</strong>ncia che, seduto, tiene al <strong>la</strong>ccio un cerbiatto 34 : l’immagine evoca <strong>la</strong> cattura<br />

dell’animale praticata mediante le armi efebiche del<strong>la</strong> corsa e dell’astuzia, che trova conferma nell’esempio<br />

mitico del<strong>la</strong> doma dell’animale compiuta dall’eroe.<br />

La mandria<br />

Fig. 8 – Vaticano, Collezione Guglielmi, hydria a f.n.<br />

del Pittore del Vaticano 238<br />

(da CAMPOREALE 1997, fig. 4).<br />

E’ possibile esplorare il legame che intercorre tra <strong>Eracle</strong>, i <strong>giovani</strong> e <strong>la</strong> <strong>caccia</strong> anche su un’anfora a figure<br />

nere conservata a Kiel ed analizzata da K. Schauenburg 35 (fig. 9).<br />

Sul corpo è rappresentato un cane a tre teste, con spire serpentine sul collo e all’estremità del<strong>la</strong> coda,<br />

che muove verso <strong>una</strong> figura maschile imberbe e con krobylos, che gli attributi del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>va, dell’arco e del<strong>la</strong><br />

leonté consentono di identificare con <strong>Eracle</strong>. L’eroe avanza verso <strong>una</strong> mandria di sei buoi che procede<br />

nel<strong>la</strong> medesima direzione, come indicano le zampe sollevate.<br />

La disposizione del<strong>la</strong> scena e lo schema iconografico rimandano all’episodio del furto del<strong>la</strong> mandria<br />

di Gerione, un episodio mediante il quale <strong>Eracle</strong> “rende possibile il sacrificio, il consumo civilizzato <strong>delle</strong> carni”<br />

36 , sebbene, come notato dallo stesso Schauenburg, il cane Orthos sia denotato da tre teste, al posto <strong>delle</strong><br />

più canoniche due, rive<strong>la</strong>ndo un’interferenza iconografica con Cerbero, adottata per accrescere l’aspetto<br />

mostruoso del guardiano che, tuttavia, in atteggiamento mansueto come un cane da pastore, segue <strong>Eracle</strong> e<br />

<strong>la</strong> mandria 37 .<br />

La cattura del<strong>la</strong> mandria è omologata ad <strong>una</strong> <strong>caccia</strong>, se si valorizza l’associazione con le scene di<br />

inseguimento al<strong>la</strong> lepre rappresentate sul<strong>la</strong> spal<strong>la</strong> dell’anfora, di cui sono protagonisti gruppi di <strong>giovani</strong> nudi e<br />

con krobylos, affiancati da cani da <strong>caccia</strong>. Quattro di essi recano il tipico strumento del <strong>la</strong>gobolon.<br />

32<br />

CAMPOREALE 1997.<br />

33<br />

SCHNAPP 1997, 209.<br />

34<br />

Sul<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> al cerbiatto praticata con i <strong>la</strong>cci e connessa agli efebi cfr. SCHNAPP 1997, 249-250; per il ricorrere del tema nel<strong>la</strong> pittura<br />

tombale <strong>etrusca</strong> si veda CERCHIAI 2002.<br />

35<br />

SCHAUENBURG 1992.<br />

36<br />

D’AGOSTINO, CERCHIAI 1999, 155.<br />

37<br />

Nell’anfora in esame, infatti, sono tra<strong>la</strong>sciati il momento del<strong>la</strong> lotta e dell’uccisione del guardiano. La capacità di addomesticare fiere<br />

mostruose, propria dell’eroe, è manifesta nelle due hydriai ceretane con <strong>Eracle</strong> presso Euristeo, nelle quali l’eroe è affiancato da<br />

Cerbero “come da un cane da <strong>caccia</strong>…” e “si volge… a stanare il re dal pithos in cui si è nascosto” (BONAUDO 2004, 142).


Un’analisi sistematica dei diversi dispositivi<br />

iconografici consente, dunque, di recuperare e<br />

restituire <strong>una</strong> piena coerenza a serie iconografiche,<br />

di cui a lungo è stata sminuita <strong>la</strong> carica<br />

significativa.<br />

Nel caso di <strong>Eracle</strong> <strong>la</strong> valorizzazione di alcune<br />

cifre iconografiche ricorrenti, quali l’aspetto<br />

<strong>giovani</strong>le e il peculiare costume, nonché l’interferenza<br />

iconografica con le scene di palestra e l’associazione<br />

al tema del<strong>la</strong> <strong>caccia</strong>, permettono di focalizzare<br />

il valore paradigmatico che anche in<br />

Etruria l’eroe assume per <strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse <strong>giovani</strong>le che<br />

riconosce nel<strong>la</strong> pratica agonistica e nell’apprendistato<br />

del<strong>la</strong> <strong>caccia</strong> tappe fondanti del<strong>la</strong> propria<br />

paideia 38 .<br />

In questa prospettiva, non desta stupore<br />

che <strong>Eracle</strong> possa sostituirsi a Teseo nel duello<br />

contro il Minotauro in due esemp<strong>la</strong>ri attribuiti al<br />

pittore dei Satiri Danzanti (fig. 10) 39 : l’omologia<br />

passa, ancora <strong>una</strong> volta, attraverso <strong>la</strong> caratterizzazione<br />

<strong>giovani</strong>le dell’eroe, imberbe come<br />

Teseo, anche se dotato di leonte e armato di c<strong>la</strong>va.<br />

Fig. 9 – Kiel, Antikensammlung, anfora a f.n.<br />

(da SCHAUENBURG 1992, figg. 1-4).<br />

XVII International Congress of C<strong>la</strong>ssical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008<br />

Session: Testo, immagine, comunicazione: immagine come linguaggio<br />

Ringraziamenti<br />

Desidero esprimere il mio ringraziamento al Prof. Marco Rendeli per <strong>la</strong> disponibilità al<strong>la</strong> discussione e l’opportunità<br />

concessami, al Prof. M. Menichetti per le utili osservazioni e al Prof. L. Cerchiai per <strong>la</strong> consueta disponibilità.<br />

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55<br />

Virginia Ibelli<br />

Dipartimento di Beni Culturali<br />

Università degli Studi di Salerno<br />

Via Ponte don Melillo<br />

84084 Fisciano (Salerno)<br />

Italia<br />

38 <strong>Per</strong> un analogo valore simbolico assunto dall’eroe nell’ambito dell’imagerie dell’Etruria campana cfr. CERCHIAI 1995; D’AGOSTINO,<br />

CERCHIAI 1999; FALCONE, IBELLI 2007, 77-78, 178.<br />

39 MARTELLI 2004, 7-26.


V. Ibelli – <strong>Per</strong> <strong>una</strong> <strong>“città</strong> <strong>delle</strong> <strong>immagini”</strong> <strong>etrusca</strong>. <strong>Eracle</strong>, i <strong>giovani</strong> e <strong>la</strong> <strong>caccia</strong><br />

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XVII International Congress of C<strong>la</strong>ssical Archaeology, Roma 22-26 Sept. 2008<br />

Session: Testo, immagine, comunicazione: immagine come linguaggio<br />

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