SPINOZA NEL JOURNAL DE TRÉVOUX - Società Italiana di Storia ...

Annarita Angelini - La medietas del corpo...
FIORMICHELE BENIGNI
Spinoza nel Journal de Trévoux (1701-1767)
Lo studio della ricezione del pensiero di Spinoza non può prescindere
dal ruolo fondamentale svolto dai journaux eruditi nella
circolazione delle idee in Europa, a cavallo fra Seicento e Settecento
1 . In un complesso sistema di produzione, scambio e circolazione
dei saperi, le nuove pratiche di comunicazione giornalistica ed editoriale
contribuirono infatti a definire i tratti della République des
Lettres all’interno del faticoso processo di costituzione di un nuovo
campo scientifico, delineando così un luogo strategico di intervento
e penetrazione delle diverse dinamiche conflittuali e di potere
– tramite cui si disegnavano nuove modalità di formazione di
una rinnovata opinione pubblica 2 . Nei journaux la lotta contro lo
“spinozismo” – categoria che segnava al tempo stesso l’estraneità
allo spazio tradizionale e l’appartenenza a una linea di filiazione dai
caratteri mobili e in continua ridefinizione - si incorpora pertanto
di volta in volta a problematiche differenti, in modo tale da disporre
una dinamica di trasmissione plurivoca, all’interno della quale le
1 Cfr. P. Clair, Spinoza à travers les journaux en langue française à la fin du
XVII siècle, «Cahiers Spinoza», 2, Printemps, 1978, pp. 207-240; J. de Vet,
La “Bibliothèque Universelle et Historique”: témoignage d’une revue à propos
de la lutte autour de Spinoza à la fin du XVII siècle, «LIAS», 16 (1989), 7, pp.
81-110; Id., In Search of Spinoza in the Histoire des Ouvrages des Savans, in
W. Van Bunge and W. Klever edd., Disguised and Overt Spinozism around
1700, Brill, Leiden-New York-Köln, 1996, pp. 83-101; Id., Spinoza en spinozisme
in enkele “journaux de Hollande”, «Mededelingen vanwege het Spinozahuis»,
83, Eburon, Delft, 2002.
2 Cfr. J.-P. Seguin, préface, in L’Informazione in Francia nel Seicento, «Quaderni
del Seicento Francese», 5, Adriatica-Nizet, Bari-Paris, 1983, pp. 6-10. J. de
Vet afferma: “A mirror of the intellectual life of their time and a platform
where men of learning could exchange ideas: these were two function of the
periodicals of learning of the Ancien Régime” (In Search of, cit., p. 83).
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FilosofiaLuca Verzelloni
diverse tematiche si sovrappongono e intrecciano 3 . Le direttrici
ideologiche che articolano lo spazio classico si muovono così tutte
attraverso la rifrazione della figura dell’ateo olandese, dislocata nei
vari conflitti come l’indice dei confini sempre più ristretti di un
pensiero che doveva a tutti i costi mantenersi all’interno dei canoni
della Tradizione. Lo spinozismo è un emblema, una traccia che
evoca il rischio e la tentazione implicati in ogni alterità rispetto alle
nozioni classiche: è presente nel fatalismo e nel libertinismo, nell’epicureismo
e nello stoicismo, nello scetticismo, nel giansenismo
o nel cartesianismo 4 . Nel milieu ideologico e culturale europeo – e
francese in particolare – l’incontro con Spinoza avvenne dunque
sotto il segno di una dislocazione del suo pensiero in contesti e linguaggi
differenti, in cui di volta in volta si trattava di organizzare la
propria strategia in opposizione a quello che veniva identificato
come “spinozismo” secondo complesse dinamiche di proiezione e
identificazione. La prospettiva reticolata dei journaux è pertanto in
grado di fornire una via d’accesso privilegiata alle diverse modalità
di utilizzo e di costruzione di quello che fu lo “spinozisme” dell’Ancien
Régime e che passerà pressoché inalterato al XVIII secolo. Attraverso
le recensioni, le citazioni o i riferimenti dei periodici eruditi,
si edificava infatti quel discorso reattivo antispinozista che, pur
muovendo da esigenze e concetti spesso del tutto estranei al suo
3 P.-L. Assoun, Spinoza, les libertins français et la politique (1665-1725),
«Cahiers Spinoza», 3, hiver 1979-80, p. 171, all’interno di uno studio sul primo
coinvolgimento del pensiero di Spinoza in Francia avvenuto in chiave
filoaristocratica e antiassolutista, colloca questi meccanismi di ricezione e
utilizzo in un momento in cui “la réalité du système de Spinoza se mue en
spinozisme, réferent philosophique engagé dans des combats idéologiques et
politiques. C’est la période qui va de 1670 environ à l’orée de la Régence,
dans les années 1715-20”.
4 P.-F. Moreau, Spinoza’s reception and influence, in The Cambridge Companion
to Spinoza, Cambridge University Press, Cambridge, 1995, p. 408:
“More than other philosophies, Spinoza’s has been held up like a mirror to
the great currents of thought, a mirror in which their distorted images can
be seen. Its first reception was accomplished in the midst of polemics; the
modalities of its influence have always suffered from this”.
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Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
pensiero, costituì il vettore principale nella costituzione e legittimazione
dell’immagine dell’“impie Spinoza” 5 .
Una corretta valutazione di tale fenomeno non può prescindere
dallo studio del principale periodico erudito francese, quel Journal
de Trévoux 6 la cui pubblicazione, dal 1701 al 1767, copre gran
parte della circolazione mediata dello spinozismo, consacrando, in
un contesto storico attraversato dai fermenti sfociati nell’illuminismo,
la sua raffigurazione di ateo e maledetto.
Benché, fin dalla préface del 1701, avessero voluto celare la loro
appartenenza optando per una presentazione meno sospetta, di carattere
e ispirazione unicamente letteraria, i journalistes di Trévoux
5 J. Israel, Radical Enlightenment – Philosophy and the Making of Modernity
1650-1750, Oxford University Press, Oxford, 2002, p. 145, ricorda al riguardo
che nelle Province Unite, a partire dagli anni ‘80 del Seicento fino
alla seconda metà del secolo successivo, videro la luce i più importanti periodici
europei. Per la Francia, si è visto J. Sgard, La multiplication des périodiques,
in H.-J. Martin, R. Chartier, J.-P. Vinet edd., Histoire de l’édition
française, PROMODIS, Paris, 1984, t. II, pp. 198-205; H. Bots ed., La diffusion
et la lecture des journaux de langue francaise sous l’Ancien Régime,
Apa-Holland University Press, Amsterdam & Maarssen, 1988; e H. Duranton,
C. Labrosse, P. Rétat edd., Les gazettes européennes de langue francaise
(XVIIe-XVIIIe siècles), Publications de l’Université de Saint-Etienne, Saint-
Etienne, 1993.
6 D’ora in poi, in nota, JT. Riportando nella grafia originaria solo alcuni
passi delle recensioni, aggiungiamo fra parentesi mese e anno dell’articolo:
in nota, i numeri di pagina. Per un inquadramento generale, cfr. A.
Desautels, Les Mémoires de Trévoux et le mouvement des idées au XVIII
siècle, 1701-1734, Institutum historicum Societatis Iesu, Roma, 1956; J.
Sgard, Chronologie des Mémoires de Trévoux, «Dix-huitième siècle», 8,
1976, pp. 189-192. Ora, M.-H. Froeschlé-Chopard, M. Froeschlé, «Sciences
et Arts» dans les Mémoires de Trévoux (1701-1762), «Revue d’histoire
moderne et contemporaine», 2001/1, pp. 30-49; C. Borghero, Il crepuscolo
del cartesianismo. I gesuiti dei Mémoires de Trévoux e la dottrina dei
"petits tourbillons", «Nouvelles de la République des Lettres», 2004/1-2,
pp. 65-98, a cui si rimanda anche per la ricca bibliografia; S. Van Damme,
Les jésuites lyonnais et l’espace européen de la presse savante (1690-1714),
«XVIIe siècle», 2005/3, pp. 499-512; e J.-P. Vittu, Du Journal des savants
aux Mémoires pour l’histoire des sciences et des beaux-arts: l’esquisse
d’un système européen des périodiques savants, «XVIIe siècle», 2005/3,
pp. 527-546.
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FilosofiaLuca Verzelloni
– tutti membri della compagnia di Gesù e provenienti dal collegio
Louis-Le-Grand – non si sottraevano alle urgenze ideologiche del
momento, individuando nella necessità di contrastare “le grand
concours des journaux hérétiques” una delle ragioni principali della
nascita della testata, votata pertanto a “la défense de la religion”
(févr. 1712) 7 . Orientato inizialmente in direzione antiprotestante e
antigiansenista, il giornale individua presto nelle tendenze deistiche
che andavano diffondendosi nella cultura europea un più urgente
pericolo contro il quale muovere 8 . Combattendo l’influenza perva-
7 Pp. 222-223; fu la preoccupazione per la nascita di nuovi giornali eretici, si
legge nel JT (dopo aver citato il Journal des Sçavans, il Mercure sçavant, le
Nouvelles de la Republique des Lettres, l’Histoire des Ouvrages des sçavans,
la Bibliotheque universelle et historique e la Bibliotheque choisie), che suscitò
in “Monseigneur le Duc du Maine l’idée d’un Journal où l’on eût principalement
en vûë la défense de la Religion. Il choisit les Jesuites du College
de Paris pour executer son dessein”.
8 A questo spostamento polemico probabilmente può essere ricondotto il
leggero mutamento che si nota nei toni d’accusa contro Spinoza, dato che
gradualmente l’interesse metafisico si sposta verso tematiche più morali. È
infatti quest’ultima la prospettiva che “tend à tenir dans les Mémoires de
Trévoux la place qu’y occupait la métaphysique au début” (Dictionnaire des
Journaux – 1600-1789, J. Sgard ed., Universitas, Paris, 1991, p. 808). Si
veda anche J. Pappas, Berthier’s Journal de Trévoux et les philosophes,
«Studies on Voltaire», 1976, pp. 237-255. L’importanza specifica del giornale
per lo studio della ricezione francese di Spinoza, in particolare, è confermata
anche dalle autonome prese di posizione di alcuni tra i suoi principali
redattori. Claude Buffier, insegnante al Louis-Le-Grand e sostenitore
di un empirismo prudente, secondo la linea adottata dall’Ordine dei Gesuiti,
nel suo Cours de Sciences e nel più celebre Traité des premières verités
contestò, dal punto di vista di un lockismo moderato, il razionalismo spinoziano
che presumeva di spiegare e addirittura criticare con astratte dimostrazioni
i più profondi misteri cristiani che, in quanto verità rivelate, erano
da assumere semmai come indiscutibili realtà di fatto, allo stesso modo
in cui era necessario rigettarne le astruse elucubrazioni attorno al concetto
di sostanza che erano più vicine alle disprezzate sottigliezze scolastiche che
non a un coerente e lineare discorso razionale su Dio. Professore di Teologia
nello stesso collegio e sostenitore di tesi alquanto controverse sulla filosofia
antica, Jean Hardouin nell’Athei detecti accusava di ateismo tanto Fénelon
quanto Malebranche, inaugurando presso i gesuiti il paradigma di
una continuità teorica tra Descartes, Malebranche e Spinoza. Bibliotecario
4

Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
siva di giansenismo e quietismo sul pubblico colto anche cattolico,
e assumendosi più in generale l’onere di denunciare ogni deviazione
dall’‘ortodossia’, i giornalisti di Trévoux, a dispetto delle loro dichiarazioni
di neutralità, rivelavano il carattere “militante” della
loro attività 9 . Non a caso la vantata imparzialità nella stesura delle
recensioni e degli estratti doveva cessare quando si affrontavano
questioni come la “Religion, bonnes moeurs, ou…l’Etat”, sulle
quali “il n’est jamais permis d’être neutre” (Avertissement, 1701) 10 .
La funzione di controllo svolta dal Journal de Trévoux si esercitava
pertanto in un terreno accidentato e insidioso in cui, accanto agli
énnemis déclarez, si muovevano anche degli énemis cachez, da sco-
e direttore del periodico fino al 1719, René de Tournemine è, lo vedremo,
l’autore di un celebre Discours contre l’Atheisme che intendeva confutare il
“monisme materialiste” di Spinoza, rinvenendone alcuni aspetti tanto in
Descartes quanto in Malebranche. Tournemine, Hardouin e Buffier collaborarono
regolarmente al JT fino alla loro morte, confermando nelle loro
prese di posizione come la vicenda del periodico fosse attraversata di continuo
dalle polemiche attorno a Spinoza, in sintonia con quanto avveniva
negli altri giornali eruditi. Su Claude Buffier (1661-1737), cfr. Dictionnaire
des Journalistes – 1600-1789, J. Sgard ed., Voltaire Foundation, Oxford,
1999, t. I, pp. 171-172, e P. Vernière, Spinoza et la pensée française avant la
Révolution, PUF, Paris, 1982, pp. 436-437; su Jean Hardouin (1646-1729),
oltre alla voce del già citato Dictionnaire des Journalistes, cfr. A.Ch. Kors,
Atheism in France, 1650-1729 – Volume I: The Ortodox Sources of disbelief,
Princeton University Press, Princeton, 1990, pp. 366 sgg., ma anche C. Fabro,
Introduzione all’ateismo moderno, Studium, Roma, 1964, pp. 99 sgg.;
su René de Tournemine (1661-1739) cfr. D. Ribard, Pratique(s) jésuite(s) de
l’écrit: le P. Tournemine, les Mémoires de Trévoux et Fénelon, «XVIIe siècle»,
2005/3, pp. 513-526; Dictionnaire des Journalistes, cit., t. II, pp. 775-
776; A.Ch. Kors, Atheism, cit, pp. 377-378; e P. Vernière, Spinoza et la pensée,
cit., pp. 230-232, il quale vede nel Discours di Tournemine la prima
presa di posizione ufficiale contro Spinoza da parte dei gesuiti, in chiave
decisamente anti-cartesiana.
9 M.-H. Froeschlé-Chopard, M. Froeschlé, «Sciences et Arts», cit., p. 33.
10 Per affermazioni di questo genere, cfr. anche nov. 1710, p. 1295; déc. 1754,
p. 2981; e, soprattutto, avr. 1755, vol. II, pp. 1085-1088 (“les fonctions de
notre zèle doivent donc se corner à prévenir, autant que le permet la forme
de nos Extraits, les dangereuses atteintes qu’on donne… à la Religion des
simples fidèles”).
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FilosofiaLuca Verzelloni
vare e giudicare: il continuo utilizzo di un lessico militare e di una
retorica bellicistica denota il ruolo ideologico cruciale, nella Francia
dell’Ancien Régime, di quello che sarà lo strumento principale
di lotta culturale e propaganda cristiana contro gli “eretici” 11 .
Centrali nel Journal furono le discussioni circa l’efficacia di una
strategia d’attacco frontale allo spinozismo. Nell’annunciare la
pubblicazione in Olanda de La Verité de la Resurrection prouvée
contre Spinoza del pastore luterano Colerus, si sostiene l’inutilità di
confutare Spinoza, essendo le sue stravaganze fin troppo evidenti 12 .
Analoga valutazione nelle recensioni de La Vie de B. Spinoza dello
stesso Colerus (janv. 1707) 13 e di una Dissertation antispinozista
contenuta nell’Exposition des preuves les plus sensibles de la veritable
Religion di Claude Buffier (mai 1732) 14 . Che i tentativi di confutazione
comportassero semmai il rischio di rafforzare il sistema
avversario piuttosto che contrastarlo era del resto costantemente rimarcato
dai giornalisti di Trévoux: per ben due volte (juillet e août
1722) intorno all’opera La verité de la religion prouvée par les faits
11 Cfr. 1708, préface: “dans le dessein où nous sommes d’attaquer sans ménagement
les énemis déclarez de la Religion et de démasquer ses énemis cachez,
nous devons nous attendre à tous les effets de leur ressentiment: mais
rien ne nous détournera de nôtre dessein”. In questa prospettiva, la cauta e
conciliante apertura alle novità scientifiche newtoniane, alle moderne teorie
del diritto naturale, o all’epistemologia empiristico-sensistica dei Lumi (certo
depurata dagli aspetti più scomodi), indicava il tentativo del JT di recuperare
all’ortodossia cattolica i nuovi sviluppi del sapere e delle scienze, per
quanto le istanze apologetiche, a loro volta indissolubilmente legate alla causa
monarchica, prevalessero su ogni altra preoccupazione. Cfr. C. Borghero,
Il crepuscolo del cartesianismo, cit., pp. 68-72, e M.-H. Froeschlé-Chopard,
M. Froeschlé, «Sciences et Arts», cit., pp. 41-48. Nello studio delle occorrenze
nel JT dei vocaboli “Spinoza” e “spinozisme” ci siamo serviti dell’indispensabile
opera di D. Lenardon, Index du Journal de Trévoux – 1701-1767,
Slatkine, Genève, 1986.
12 Mars 1706, p. 518: non c’è dunque alcun “rischio di esserne sedotti”.
13 Pp. 94-109: criticare Spinoza “c’est bien faire de l’honneur à un tissu d’extravagances
difficile à démêler, que de se donner la peine de le suivre pour
le refuter serieusement” (p. 105).
14 Pp. 888-917: inutile “raisonner beaucoup contre Spinoza” (p. 915).
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Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
di Claude François Houtteville, accanto all’elogio del disegno generale
dell’opera, viene sottolineata la debolezza di una strategia
mimetica che si ponga sul terreno avversario per combatterlo 15 . Nel
giro di qualche anno, però, a proposito delle Praelectiones Theologicae
de Deo et divinis attributis, di Honoré de Tournely (fevr.
1726) 16 , la prospettiva pareva completamente rovesciata: se la forza
dello spinozismo era quella di utilizzare i concetti tradizionali intendendoli
in un senso del tutto nuovo, l’arma migliore sarebbe stata
allora quella di “user contre lui ses propres armes, et attaquer
Spinoza par Spinoza même” 17 . Nel secolo dei Lumi le cose stavano
dunque cambiando in fretta, e la vecchia e prudente strategia del
silenzio di fronte a Spinoza risultava ormai drammaticamente inefficace.
Del volume Histoire de l’Académie Royale des Sciences et des
belles Lettres de Berlin (avril 1747) 18 , viene così elogiata una confutazione
a firma di J. P. de Jariges che, alla réfutation bayliana "qui
avait attaqué autrefois cette hypothèse monstrueuse par le développement
des conséquences qu’elle entraîne", aveva affiancato "une
espèce de réfutation a priori" 19 . Piuttosto che volgersi alle conse-
15 Juillet, pp. 1154-1181; août, pp. 1329-1346. Il titolo dell’opera è in realtà La
religion chrétienne prouvée par les faits, come verrà specificato nel secondo
articolo, in cui viene pubblicata una Lettre ecrite en Province au sujet du Livre
de la Religion Chrétienne prouvée par les faits. In essa (p. 1345) si
condanna l’errore tattico di quanti pretendono di “adopter la réalité du Spinozisme,
pour donner au Spinozisme l’apparence et le langage du Christianisme”;
nella recensione, apparsa il mese prima, si leggeva: “rien en effet
n’est plus victorieux que cette sorte de replique qui tourne contre l’ennemi
le trait même qu’il employe pour attaquer… M. Houtteville… donne généreusement
tout l’avantage à Spinoza, et… il ne prend pour lui que les risques
du combat” (p. 1167); tuttavia, una volta mostrato l’impianto filosofico
del trattato recensito, tutto incentrato su una metafisica delle loix générales
(che non poteva che rimandare a Malebranche), la recensione si concludeva
con un’aspra critica - “cette méthode de raisonner, loin de nuire à Spinosa,
lui ouvre une issuë” (p. 1176).
16 Pp. 332-357.
17 P. 345.
18 Pp. 648-667.
19 P. 658.
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guenze o agli aspetti secondari del sistema spinoziano, la prospettiva
d’attacco privilegiata era dunque quella di concentrarsi sul suo
nucleo dottrinale, "la vraye notion de Dieu; c’est par là qu’il faut
[...] [l’] attaquer et [...] [le] détruire, sans quoi l’on perd son temps,
sa peine, son érudition" (juin 1748) 20 . Un così radicale mutamento
di prospettiva può essere compreso meglio se inquadrato nei suoi
sviluppi tematici.
Specie nei primi anni di pubblicazione del Journal de Trévoux,
la figura di Spinoza venne coinvolta nella discussione di aspetti specifici
di esegesi biblica. Pur esprimendo delle riserve sull’autore,
che condivideva “l’ancien paradoxe des Protestants” contrari all’autorità
della Chiesa, si riportavano così ampi stralci del saggio di
Johann Heinrich Heidegger, Exercitationes Biblicae (janv. 1702) 21 ,
che, per dimostrare l’origine divina delle Sacre Scritture, si era opposto
tanto a Louis Cappel e Richard Simon quanto alle posizioni
più estreme di Spinoza e Hobbes 22 . Quasi a riprova del fatto che il
Tractatus spinoziano avesse lasciato comunque un segno della sua
velenosa influenza, il Journal notava come, nella seconda sezione
20 P. 1048, in un extrait dell’opera di Jacob Jean Vernet, Traité de la verité de
la Religion Chrétienne – sect. VII (p. 1047-1071). Per qualche discussione
circa la strategia da adottare contro Spinoza, si vedano anche Histoire des
Ouvrages des Savans, mars 1696, p. 234, e déc. 1698, p. 166; e Nouvelles de
la République des Lettres (d’ora in poi NRL), juin 1684, pp. 388-9.
21 Pp. 103-121. L’espressione citata è a p. 109: “L’Ecriture suffit sans aucune
autre regle - c’est l’ancien paradoxe des protestants”.
22 Pp. 114-115. Il protestante Heidegger infatti condannava sia i cattolici Cappel
e Simon, che si richiamavano alla Tradizione, “senza la quale le Scritture
non costituirebbero di per sé una regola sufficiente”, sia l’ateo Spinoza,
che invece negava insieme la Tradizione e il carattere divino delle Scritture
(p. 103). Ma i due fronti dovevano coincidere, nell’ottica di Heidegger, che
così, dopo aver affermato la mosaicità del Pentateuco contro Spinoza e
Hobbes, passava a confutare Richard Simon, colpevole di avvicinarsi troppo
a Spinoza quando pretendeva di “distinguere le leggi e i fatti storici del
Pentateuco”, per attribuire le prime a Mosé e “a degli scribi” i secondi (pp.
114-115).
8

Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
dell’opera, Heidegger fosse costretto suo malgrado ad ammettere
delle distorsioni e contraddizioni all’interno delle Sacre Scritture,
giustificandole come mezzi della Provvidenza per costringere il lettore
a un’attenzione “più profonda” 23 . Prospettiva incerta, quella
di Heidegger, contro la quale si poneva invece l’esigenza di rivalutare
l’apporto fondamentale dell’Histoire critique du Vieux Testament
il cui autore, a dispetto di un’impostazione razionalistica non
del tutto condivisibile, aveva comunque ritenuto che la “tradition
jointe à l’Ecriture forme une regle de Foy divine et incontestabile:
peut-on mieux se déclarer contre Spinoza?” 24 . Ancora nel 1748, nel
già menzionato extrait dal Traité di Jean Vernet, la posizione di Spinoza
sui miracoli era accostata a quella di Diderot (citato come “un
Auteur anonime de ces derniers temps, auteur des Pensées Philosophiques”)
accomunati entrambi da un razionalismo “qui […] se
pique […] d’être si éclairé […] pour traverser, brouiller, détruire
toutes les routes qui peuvent conduire à la verité”, laddove per una
più adeguata analisi delle Sacre Scritture era sufficiente adottare un
metodo “storico” (“méthode de fait, méthode de rapport, de témoignage
[...] de la même façon qu’on développe des points historiques”),
sgombro da influenze metafisiche e geometrizzanti e indirizzato
tuttavia alla valutazione delle fonti, alla “comparazione”
delle autorità e alla misura delle “varie circostanze” 25 . Accadeva
23 Pp. 104-105. Una convergenza analoga viene rilevata, appena un anno dopo
(févr. 1703, pp. 212-229), fra Spinoza e i calvinisti Grozio e Le Clerc, che dinanzi
alle Scritture limitano l’ispirazione divina alle sole profezie, “défenseurs
de ce [...] sentiment; qui, par une impieté assez mal deguisée, et plus
mal appuïée, renverse l’autorité de l’Ecriture” (p. 218).
24 Pp. 115-116.
25 May 1748 (II vol.), pp. 1049-1051; altre critiche alle tesi del Trattato spinoziano
sui miracoli compaiono in mars 1740, pp. 520-533, recensendo l’ultimo
volume del De Servorum Dei Beatificatione del cardinal Lambertini:
Spinoza nella sua invettiva contro i miracoli, si legge nella recensione, non
ha avuto neanche il primato dell’originalità (“le frivole, le dangereux avantage
de la nouveauté – si ç’en pouvoit être un de l’emporter en irréligion
sur les siècles passés”), avendo avanzato obiezioni già confutate da Tomma-
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Filosofia
così che, nel respingere lo “spinozismo” dei calvinisti, che rifiutavano
l’autorità della Tradizione, nelle pagine del Journal venisse fatta
valere un’esigenza metodologica storico-critica che però a ben
vedere era tutt’altro che immune da rischi di spinozismo – come
acutamente aveva fatto notare Heidegger. E con ciò viene alla luce
il nucleo del problema: il carattere surdeterminato e opaco della famigerata
categoria di “spinozismo”.
Il rilievo teorico di Spinoza nel Journal si delinea in particolare
attorno alla metafisica della potenza necessaria. La tesi di William
Fleetwood, autore di An Essay upon miracles per cui solo Dio può
essere autore dei miracoli, è ritenuta debole e incerta dal recensore
(déc. 1703), in quanto condivisibile anche da uno “Spinosiste”, che
fa di Dio “l’enchaisnement de toutes les causes” 26 . Analogamente,
nella recensione dell’Avis touchant l’Entretien d’un philosophe chrétien
et d’un philosophe chinois di Malebranche (déc. 1708) il filosofo
cinese che nel dialogo malebranchiano “ne reconnoît point d’autre
Dieu que le Monde entier” veniva senz’altro bollato dal Journal
come “Spinoziste” 27 . La pubblicazione del libro L’Action de Dieu
so (pp. 522-523); in avril 1759, pp. 773-805, nella recensione di una parte
de La Religion Naturelle et la Révélée di G. de Maleville, compariva un
nuovo riferimento all’impresa ermeneutica di Spinoza, “empio” autore che
“a chicané sur des passages de l’Ecriture et cherché des occasions de dispute
dans les livres de Moyse; le tout pour fatiguer les Théologiens” (pp. 789-
790). Si vedano anche Acta Eruditorum, Leipzig 1682, p. 98; NRL juin
1686, p. 654, e déc. 1686, pp. 1452-1455; Histoire des Ouvrages des Savans,
juill. 1691, p. 505.
26 Pp. 2016-2017.
27 Nel luglio del 1708 (pp. 1134-1143) il JT aveva già pubblicato una recensione
critica nei confronti dell’Entretien di Malebranche: in un momento in
cui “l’impie systeme de Spinoza fait de secrets ravages” (p. 1136), sarebbe
stato più opportuno evitare “des termes qui font un mauvais sens”. Senonché
Malebranche reagì all’offensiva del JT con un Avis che venne immediatamente
pubblicato in una ristampa dell’Entretien (David, Paris, 1708), suscitando
le ire dei gesuiti, i quali a loro volta risposero con una recensione
dell’Avis (pp. 1977-1985), e con sei Reflexions (pp. 1985-2004). “D’altronde
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Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
sur les créatures del giansenista Laurent François Boursier, ritenuto
una raccolta di opinioni eterodosse, innescò una serie di considerazioni
cruciali, volte a denunciare a più riprese lo spinozismo nascosto
nelle tesi del libro (sept. 1714) 28 . Una Lettre d’un théologien de
Toulouse sur l’Athéisme caché dans le livre de l’action de Dieu, resa
pubblica nel 1715 (janv.), individuava nelle tesi incriminate del trattato
una somiglianza con l’idea spinoziana di una volontà divina
che opera per sua sola natura senza essere “éclairée, dirigée, inclinée”
da una Saggezza suprema 29 . Analogo richiamo a Spinoza nella
recensione della Refutation du Systeme Réproductif (févr. 1715),
a proposito della dottrina per cui la conservazione, secondo la nota
tesi cartesiana, è una continua (ri-) produzione del mondo da par-
– si ribadiva nella prima Reflexion – alcune espressioni malebranchiane
troppo simili a quelle di certa gente che non è incline a dichiarare esplicitamente
la propria empietà…; queste espressioni, dicevo, andrebbero evitate
con cura”, specie in un’opera che si proponeva di educare un cinese “chargé
du rôle d’un Spinoziste, qui ne reconnôit point d’autre Dieu que le monde
entier” - cosa penserà infatti un “Cinese spinozista” quando “si sentirà dire
che Dio non è un essere particolare, ma che racchiude in se stesso la realtà
e la perfezione di ogni cosa - e che, per dirlo in una parola, Dio è tutto?” (p.
1988). Nella terza Reflexion torna l’altra perfida accusa mossa da sempre a
Malebranche, per cui “l’essenza di Dio non può essere formalmente rappresentativa
di ciò che non contiene formalmente”, e cioè di estensione, figure,
cose create – altrimenti con ciò si riprodurrebbe “quello Spinozismo che
Malebranche detesta” (pp. 1997-1998).
28 Lettre de Monsieur de *** au sujet du livre intitulé…, pp. 1578-1591: “le Spinoziste
y [nel libro L’Action de Dieu…] découvre le systeme de Spinoza caché
sous les apparences du Thomisme; c’est la même méthode, ce sont en
bien des endroits ses propositions et ses démonstrations presque mot à
mot… [Spinoza] est le point où il ramene tout. C’est là le noeud et le dessein
caché. D’un autre côté le Thomisme est le projet apparent dont il l’autorise…
c’est le prétexte… le masque” (pp. 1587-1588).
29 La Volontà sovrana divina è ridotta così all’“indifferenza” di “un choix entre
deux parties égaux”, e la sua azione è un’‘operazione’ che non suppone
alcuna legalità. Sul piano della grazia, lo spinozismo del libro recensito si
traduceva pertanto in un cieco predestinazionismo, poiché l’autore del libro
non supponeva alcuna ragione divina, né considerava “ces loix, cette uniformité
d’operer constamment, que comme un effet naturel et nécessaire au
sens spinoziste” (pp. 48-54).
11

Filosofia
te di un Dio creatore 30 . Il carattere necessario dell’operare divino,
che privo di ordine e saggezza si dispiega secondo “combinaisons
purement fortuites” dovute a un “hazard sans aucune industrie” è
considerato criticamente anche da Fénelon, nelle sue Lettres sur divers
sujets (mars 1718) 31 . Di Fénelon sarà estesamente recensita anche
la ristampa del 1719 delle Oeuvres Philosophiques (janv.
1719) 32 , con particolare attenzione alla prefazione (non-autorizzata
dall’autore) del gesuita Tournemine all’edizione del Traité de l’existence
de Dieu del 1713, una delle analisi più penetranti della metafisica
di Spinoza esposte nel periodico francese - malgrado si regga
sull’opposizione ormai convenzionale fra necessità e armonia,
fra “hazard” e “arrangement merveilleux des parties” e fra movimento
cieco della materia e meraviglie del creato 33 . Prospettiva
30 Pp. 224-232. Questa convergenza teorica saltava immediatamente agli occhi
se si considerava che nel “sistema riproduttivo”, le creature erano ridotte a
meri “écoulements de la nature divine”, il che costituiva esattamente “le
fondement de la doctrine de Spinoza” (p. 231) e, in quanto tale, contraddiceva
apertamente la Bibbia. Infatti nelle Scritture il settimo giorno Dio rimane
in assoluto riposo, ma una tale pausa dell’azione creatrice sarebbe impossibile
se davvero il mondo avesse sempre bisogno, per continuare a esistere,
di un intervento positivo della potenza di Dio (p. 230).
31 Pp. 394-439. Si tratta di un’estesa parafrasi dello scritto feneloniano: il mondo
è stato creato secondo simmetria, ordine e proporzione, secondo il paragone
con le opere di un Architetto o di un Orologiaio (p. 403). Nella recensione
già ricordata dell’Exposition del Père Buffier, affiorerà nuovamente
questo noto paragone per cui una meccanica universale tanto ordinata non
poteva essere ricondotta al mero caso, a meno di non intendere per ‘caso’
quella causa sconosciuta che chiamiamo ‘Dio’: cfr. may 1732, pp. 893-894.
32 Pp. 5-54. Sulle tortuose vicende editoriali legate alla redazione dell’introduzione
a firma di Tournemine, cfr., oltre al ricco articolo di D. Ribard già citato,
H. Hillenaar, Fénelon et les Jésuites, Nijhoff, La Haye, 1967.
33 Spinoza è andato oltre l’Epicureismo, e ha considerato tutto ciò che esiste
come una produzione necessaria. Il Dio spinoziano è l’Essere universale, il
mondo, una necessaria sorgente di cui ogni cosa esistente è una porzione limitata.
La potenza divina è cieca, senza conoscenza né intelligenza, e non
agisce seguendo alcun disegno (pp. 33-34). I concetti di “sagesse” e “regularité”
sono la chiave di volta dell’argomentazione finalistica di Tournemine,
secondo cui una regolarità constatata non può che rinviare a un’intelligenza
che la pre-dispone. Spinoza, che pure non negava l’esistenza di una regula-
12

Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
identica ma esattamente rovesciata ne Le Psychometre, di un anonimo
“mylord” inglese (avr. 1735) 34 , dove l’“emanatismo” di Spinoza,
letto baylianamente attraverso una pluralità di tradizioni teoriche,
è accusato di ridurre tutto a puro spirito, essenza eterna e infinita
intelligenza “qui renferme toutes les idées; et ces idées sont
des êtres réels, éternels, consubstantiels à Dieu, qui émanent de lui
nécessairement” in una forma pura di Idealismo cristiano, “Malebranchisme
consommè, une espèce de jansenisme tombé en demence”
35 .
Fra evidenti distorsioni e mirate polemiche, il sistema spinoziano
emerge in generale come una forma geometrizzante di panteismo
emanatista in cui tuttavia l’accento è posto, al solito, su
due aspetti in apparenza opposti e divergenti. L’assoluta necessità
della sostanza di Spinoza toglie ogni spazio alla libertà e al disegno
intelligente di Dio, ritenuti entrambi limitativi della sua potenza.
Allo stesso tempo, però, lo spinozismo è attaccato per la libertà
incondizionata che conferirebbe all’agire della divinità, che
si dispiega secondo una potenza assoluta svincolata da qualsiasi
principio orientativo e pertanto sottratta ai parametri classici della
Ragione di Dio. La sostanza spinoziana, detto altrimenti, ha insieme
troppa e troppo poca libertà. Questo rebus accusatorio rimanda
con ogni evidenza alle oblique traiettorie teoriche che attraversavano
l’orizzonte cartesiano e ne portavano continuamente
alla luce i risvolti radicali rispetto alla potenza divina, all’occasionalismo,
o al determinismo. Sicché, nonostante un lavoro me-
rité nell’organizzazione deterministica della materia bruta, era incapace pertanto
di rendere conto del nesso di “un ouvrage regulier avec un ouvrier intelligent”.
Qui risiedeva la sua incoerenza, secondo Tournemine: se ciò che
è necessario implica la determinazione, e dunque un “principe de détermination”
disposto da un soggetto determinante (e non determinato), allora è
la stessa necessità universale che gli spinozisti riconoscono a richiedere un
Dio, un principio necessitante e libero - e non una cieca necessità autodeterminata
(pp. 36-38).
34 Pp. 694-720; l’autore del breve saggio è Andrew Michael de Ramsay.
35 Pp. 705-707.
13

FilosofiaFrancesco Cattaneo
ticoloso e costante di analisi e critica durato più di trent’anni, nel
Journal il “cartesianismo” – che in quanto tale sopravviveva quasi
soltanto nel discorso degli avversari – sembrava inesorabilmente
destinato a essere definito attraverso il filtro fornito dalla metafisica
di Spinoza.
Siffatta metafisica peraltro comportava inevitabilmente implicazioni
profonde anche sul piano della morale. Nel 1714 (avril) 36 è
pubblicata una recensione del libro dell’ugonotto Jean La Placette,
uscito cinque anni prima ad Amsterdam, con il titolo significativo
di Eclaircissements sur quelques difficultés qui naissent de la consideration
de la liberté nécessaire pour agir moralement. Benché criticabile
per le sue posizioni anticattoliche, La Placette era apprezzato
per il duplice attacco sferrato a Spinoza e a Bayle, entrambi negatori
della libertà umana: dall’inequivocabile sentimento della libertà
che ogni uomo ha in sé come ciò che vi è di più intimo e indubitabile,
nasce infatti la “persuasion génerale de la liberté, persuasion
commune à tous les peuples”, e unico fondamento del vivere
sociale 37 . Un appello analogo all’“évidence” e al “sentiment intérieur”
della libertà è sollevato nelle già ricordate recensioni di Fénelon
del marzo 1718 e gennaio 1719, dove si era sottolineata la
contraddizione evidente in cui versano quanti negano in teoria il libero
arbitrio, ma sono costretti loro malgrado a presupporlo nei
loro comportamenti, in quanto “dans la pratique on suppose la li-
36 Pp .619-640. L’addition di La Placette dedicata a Spinoza e Bayle viene discussa
alle pp. 636-640.
37 La prova più forte a sostegno di questo evidente sentimento di libertà era da
rintracciarsi nella capacità dell’uomo di padroneggiare e scegliere le proprie
azioni “prima di compierle”: siamo liberi al punto tale “que nous établissons
nous-mêmes des causes occasionelles de nos actions; nous promettons, par
exemple, de faire ou de dire telle chose en tel tems…et nous n’y manquons
pas” (p. 639). Solo il Pirronismo ha osato combattere una persuasione tanto
forte, e se era la figura di Bayle a delinearsi dietro questa conclusione, la
recensione non mancò di menzionare nuovamente Spinoza, le cui “suppositions”
erano ritenute non rispettare neanche i più elementari criteri della
“vraisemblance” (ibidem).
14

Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
berté” (mars 1718) 38 . Così, segnalando la quinta edizione de Le
Droit de la nature et des gens di Pufendorf, tradotto in francese da
Jean Barbeyrac (août 1734) 39 , se ne sottolineava l’opposizione alla
concezione giuridico-morale spinoziana, per la quale il diritto di
ogni uomo è determinato non solo e non tanto dalla ragione, quanto
dai desideri e da eterogenee dinamiche passionali, in un evidente
pervertimento delle nozioni “tradizionali”, come opportunamente
segnalato in nota dallo stesso Barbeyrac 40 .
Opponendosi a una teoria che introduceva come fattore determinante
l’intreccio delle dinamiche passionali, le polemiche
incentrate nel Journal de Trévoux sulle implicazioni morali della
metafisica spinoziana assumevano pertanto una valenza cruciale
anche sotto il profilo politico. Il libro di Matthew Tindal, The
rights of the Christian Church asserted, “satira maligna” ricolma
di massime “qui font peur à tous ceux qui aiment l’ordre, de
quelque Communion qu’ils soient” (may 1708), era avversato soprattutto
per la convinzione attorno a una naturale libertà degli
uomini che, giustificando anche il diritto di disobbedienza,
avrebbe finito con il giustificare qualsiasi sedizione, degradando
Principi e Vescovi al rango di semplici amministratori sempre revocabili
41 . La posizione apertamente filomonarchica del Journal
38 Pp. 394-439, specialmente le pp. 424 sgg. Il JT apprezza in particolare
l’estensione, da parte di Fènelon, di un analogo biasimo contro la dottrina
calvinista della grazia: cfr. pp. 396-400.
39 Pp. 1349-1374.
40 Il significato “naturale e proprio” dei termini di legge, diritto, e altri a questi
relati, è quello di regole prescritte ad agenti liberi, in grado di conoscere
le regole e di conformarsi a esse. A partire da questo originario significato
giuridico, il nome di ‘legge’ è stato poi “metaforicamente applicato” ai moti
naturali degli animali o degli oggetti che tuttavia, non sottomettendosi ad alcuna
“determination libre de la volonté”, non hanno più conservato molto
del significato originario (pp. 1367-1370). Una tesi diametralmente opposta
in Spinoza, Trattato teologico-politico, in B. Spinoza, Opera, C. Gebhardt
ed., Winter, Heidelberg, 1925, t. III, pp. 57-58.
41 P. 735.
15

FilosofiaLuca Verzelloni
si esplicitava pertanto nella difesa dell’“inégalité des conditions”,
“ordre établi dans le monde par la sage disposition de la
Providence qui ayant crée l’homme pour la societé a aussi introduit
la difference des conditions, necessaire pour entretenir la
paix et pour éviter la confusion” 42 . Inquietudini analoghe nel recensire
l’Examen du Matérialisme di M. Denesle (déc. 1754) 43 : se
in Europa dilaga un sentimento antimonarchico, la causa va ricercata
nelle dottrine dell’“Ecole du Matérialisme” 44 , e che dietro
di esse si profilasse la figura di Spinoza sarà Grégoire Simon
a dirlo a chiare lettere, nel Tractatus de Religione (déc. 1758) 45 ,
con particolare riferimento ai devastanti effetti che gli “impies
systèmes de Hobbes et Spinoza” potevano avere sul vivere associato
degli uomini: da un sistema dove “il n’y a ni Dieu ni liberté
ni principe d’agir” non può che scaturire la tendenza perversa
a ravvisare “le fondement de la justice dans la cupidité, c’est-à-
42 P. 734. L’interesse del JT si volgeva a quest’opera in ragione del preoccupante
successo che stava riscuotendo in Inghilterra, presso “i Tolleranti” e
“presso tutti i Libertini”, gli uni e gli altri intenzionati a “minare alla base
(secoüer le joug) le Leggi Ecclesiastiche e Civili” nel nome della tolleranza e
del rispetto delle coscienze (p. 735). Interessante notare come, fra le presunte
fonti dell’autore, compaia quel De ecclesiastica et politica potestate del
giansenista Edmond Richer (1611) che “tutte le potenze della Chiesa e dello
Stato - Papa e Vescovi, Re e Consiglio - si sono affrettati a condannare” e
che negava l’origine divina del pontefice, attribuendo ai sovrani il diritto di
controllare l’organizzazione ecclesiastica, e ai concilii la suprema autorità.
L’altra fonte di Tindal è invece un “livre de Spinoza” stampato nel 1665 con
il titolo Lucii Antistii Constantis de Iure Ecclesiasticorum liber singularis –
che sappiamo oggi essere un libello clandestino che Spinoza certamente conobbe,
e la cui paternità nel tempo è stata di volta in volta attribuita a Van
den Enden, a Spinoza, o a Meyer.
43 Pp. 2951-2982.
44 P. 2981. Spinoza non era direttamente chiamato in causa, ma nell’articolo si
ritrovavano le accuse da sempre rivolte contro di lui, come la critica della
tesi per cui non c’è altro mondo che la Materia “eterna”, intesa come “sostanza
unica, soggetto di pensiero, sentimento e di tutti gli altri modi esistenti
o possibili” (p. 2952), e il cui funzionamento ordinato sarebbe solamente
“effet d’un hazard” (p. 2960).
45 Pp. 2987-3015.
16

Fiormichele Benigni - Spinoza nel Journal de Trévoux
dire dans le penchant naturel, dans l’inclination ou la tendance
physique vers les objets sensibles” 46 .
Anche in politica, pertanto, la radice del problema continuava
a essere individuata nella metafisica dell’Ethica, rispetto alla
quale il Journal de Trévoux spesso sceglieva di scendere anche nel
dettaglio dell’analisi di singoli aspetti filosofici, e se certo gran
parte delle critiche sono prive di rilievo su un piano teorico, testimoniano
comunque l’avvenuta acquisizione di una serie di argomentazioni
antispinoziste standard. Dalla già menzionata bio-
46 Pp. 2998-2999. Se lo spinozismo si prestava a essere coinvolto in polemiche
di teoria politica, ancora più forte era la tendenza dei journalistes del Louis-
Le-Grand a trascinare Spinoza in questioni di scottante attualità religiosa.
Così nella già menzionata recensione di Tindal (may 1708), il riferimento a
Spinoza serviva a screditare le tendenze tolleranti diffuse nell’Inghilterra
protestante. Nella stessa ottica antiprotestante, il Tractatus quo Atheismus fanatismi
dello Il saggio svedese completo, Gustav Herwech nella (avril versione 1711, pp. cartacea, 719-721), utilizzava
ancora Spinoza persino per “montrer par des raisons évidentes et invinci-
è in vendita presso: www.pendragon.it
bles” che la mistica di Böhme era quella naturalistica di un “franc Athée” (il
paragone non era nuovo, cfr. H. More, Confutatio, in A. Jacob, Henry More’s
Refutation of Spinoza, Olms, Hildesheim-Zürich-New York, 1991, p.
12). Grande apprezzamento si manifesta per L’Histoire des religions de tous
les royaumes du monde (janv. 1712, p. 17) di Jean Jovet, che aveva accostato
gli “Spinozistes” alle sette presenti in Olanda (calvinisti arminiani, anabattisti
e sociniani), così come per i già citati Eclaircissements di Jean La Placette,
che permettevano di prendere posizione anche contro Bayle e i discepoli
dei teologi calvinisti John Cameron e Moise Amyraut (avril 1714, p. 636):
il principale merito del La Placette, si legge nell’articolo, era da ricercare
nelle copiose argomentazioni addotte a difesa della libertà umana che risultavano
però pienamente efficaci solo quando di fatto coincidevano con le
posizioni cattoliche - malgrado l’autore non fosse “entièrement Catholique”
e ammettesse invece un’invincibile necessità morale della grazia, che sola
può convertire l’uomo. La propaganda antigiansenista e anticalvinista del JT
intendeva in tal modo mostrare i limiti di una strategia non-cattolica che
pretendesse di criticare il determinismo di Bayle e di Spinoza partendo da
un punto di vista pericolosamente affine, quello di un pur moderato calvinismo:
“mais il [La Placette, ndr] a l’esprit trop droit, il voit qu’il faut être
Catholique pour répondre à Monsieur Bayle, et quand il est contraint de
s’expliquer, il s’explique en catholique” (1. 634). Analoghi argomenti nella
già citata critica del libro L’Action de Dieu sur les créatures: cfr. sept. 1714,
pp. 1586 sgg.
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