Genova e l'Occitania nel secolo XII - Revue
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GENOVA E l'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 65<br />
ed ottoniana (1), una rete di rapporti dovette esistere tra la<br />
nostra città e le città occitaniche dei Mediterraneo, non foss'altro<br />
che per le esigenze dell'esistenza quotidiana, cioè per<br />
l'importazione di due prodotti essenziali: il grano ed il sale.<br />
Che tra la fine dei <strong>secolo</strong> XI ed il principio del <strong>XII</strong> <strong>Genova</strong> fosse<br />
una piazza frequentata da commercianti stranieri è dimostrato<br />
dalla tariffa dei pedaggio riscosso <strong>nel</strong>la città, la quale reca la<br />
data dei 1128, ma pub considerarsi come la codificazione d'una<br />
situazione anteriore di almeno un quarto di <strong>secolo</strong> (2). La tariffa<br />
allude a mercanti di Barcellona, che importano schiavi saraceni;<br />
aile navi provenienti dalla Provenza, cariche di sale; agli<br />
homines de U/tramontibus, che vendono tele e tessuti di lana,<br />
il percorso di viaggio dei quali non è sicuramente noto, ma<br />
deve probabilmente identificarsi <strong>nel</strong>la via del Rodano; a commercianti<br />
di Nizza, di Ventimiglia, di AlbenR:a. di Noli. di Savona.<br />
La presenza delle navi genovesi a Fréjus ed a St-Raphaël<br />
è attestata in se de documenta ria già sui primi dei <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong> (3).<br />
Sempre all'inizio del <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong> i Miracu/a beati Aegidii rivelano<br />
la frequenza di mercanti genovesi sulle coste catalane<br />
ed occitaniche: come <strong>nel</strong> casa di quella nave che, <strong>nel</strong> viaggio<br />
di ritorno da Almeria, colta dalla tempesta tra Barcellona e<br />
le Baleari, riusci a riparare a Marsiglia, don de prosegui per<br />
St-Gilles, meta dei SllO viaggio (4). Nè pub tacersi, <strong>nel</strong> quadro<br />
piü vasto dell'azione dell'episcopato genovese in armonia con<br />
gli interessi cittadini, l'episodio dell'insediamento dei nuovo ve-<br />
(1) La discussione sulla continuità dell'attività marinara di <strong>Genova</strong><br />
<strong>nel</strong>l'aito medioevo, affermata da alcuni, negata da altri, è chiarita nei<br />
suoi termini fondamentali da T. O. DE NEGRI, Provenza e <strong>Genova</strong>, tra<br />
Oll remare e Oltremonti. Note sulle vie dei cornmercio occidentale dall'antichità<br />
al medioevo, <strong>Genova</strong>, 1959, pp. 28-31.<br />
(2) H. P. M., Liber iurium Reipublicae Gelwensis, l, Torino, 1854, 32;<br />
C. b ·IPERIALB DI SA NT'ANGELO, Codice diplomatico della Repubblica di <strong>Genova</strong>,<br />
F.l.S.l., Roma. 1936-1942, I, doc. 51. Cfr., in proposito, R. LOPEZ, Le<br />
relazioni commerciali tra <strong>Genova</strong> e la Francia <strong>nel</strong> medioevo, in Cooperazione<br />
intellettuale, VI, 1937, p. 77. Sugli immigrati a <strong>Genova</strong> dal sud<br />
della Francia nei secoli <strong>XII</strong> e <strong>XII</strong>I, cfr. V. SLESSAREV, Die sogenannten<br />
Orienlalen im mittelalterlichen Genua. Einwanderer aus Südfrankreich Ùl<br />
der liguriclzen Metropole, in Vierteljahrschrift !ür Sozial,ul1d Wirtschaftsgeschichle,<br />
LI, 1964, fase. 1.<br />
(3) L. T. BELGRANO, Il registro della curia arcivescovile di <strong>Genova</strong>,<br />
in Alti della Società Ligure di Storia Pat ria, II, parte II, 1862, p. 10;<br />
R. LOPEZ, Le relazioni commerciali dt., p. 77.<br />
(4) PIETRO GUGLIELMO, Miracula beati Aegidii, ediz. PH. JAFFÉ, M. G. H.,<br />
Scriplorum, <strong>XII</strong>, Hannover, 1856, p. 321; Analecta Bollandiana, IX, 1890,<br />
pp. 393-422. Cfr. J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 78.
66<br />
scovo di Antibes, Manfredo Grimaldi, <strong>nel</strong>la propria diocesi, per<br />
opera dei vescovo di <strong>Genova</strong>, su mandato papale, contro J'opposizione<br />
degli abitanti della città, <strong>nel</strong> 1110 (1).<br />
Con la prima crociata questi rapporti spiccioli , di nalura<br />
contingente, mantenuti cioè <strong>nel</strong>l'ambito dei piccolo commercio<br />
di approvvigionamento, si configurano in problema politico,<br />
<strong>nel</strong>la misura in cui il giovane Comune genovese ne prende coscienza<br />
e ne tenta una prima impostazione in un quadro d'interesse<br />
generale ed in vista d'una più lontana finaIità. Sicchè non<br />
pui> considerarsi una semplice coincidenza, dovuta ad un puro<br />
casa di vicende documentarie, il fatto che solo all 'inizio dei<br />
<strong>secolo</strong> <strong>XII</strong> emergano dal buio d'una storia anonima i più antichi<br />
documenti relativi ai rapporti tra <strong>Genova</strong> e le città della Provenza,<br />
della Linguadoca, della Catalogna. Nè riteniamo una mera<br />
casualità la circostanza che, proprio in coincidenza con gli epigoni<br />
della crociata, nai troviamo i Genovesi già <strong>nel</strong>l'atto di<br />
tentare un'affermazione di potenza con la semplicità, per non<br />
dire con J'ingenuità, di chi si sente pieno di rigoglio di vita, ma<br />
ancora non sa commisurare la propria forza aile difficoltà della<br />
situazionc (2).<br />
In Terrasanta, dopo la presa di Gerusalemme, si pongono,<br />
per quanto sappiamo, i primi contatti di natura politica tra<br />
<strong>Genova</strong> e l'ambiente feudale occitanico, che aile navi genove;;i<br />
deve fare ricorso per le proprie imprese d'oltremare. Tra il<br />
marzo e l'aprile dei 1102, una spedizione genovese, comandata<br />
da Pagano della Volta e Mauro di Piazzalunga, appoggia Raimondo<br />
IV, conte di Tolosa e di St-Gilles, signore di Edessa,<br />
<strong>nel</strong>la conquista di Tortosa di Siria (3). Un 'altra spedizione, salpata<br />
da <strong>Genova</strong> <strong>nel</strong> 1103, aiuta di nuovo Raimondo <strong>nel</strong>la<br />
(1) E. TISSERAND, Histoire d'A/llibes, Antibes, 1876, p. 106. Occorre<br />
altresi sottolineare il fauo che Manfredo Grimaldi non fu j'uni co geno·<br />
vesc a sedere sulla cattedra episcopale di Antibes <strong>nel</strong> corso dei <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong>.<br />
(2) Sull'intcrvento genovese alla prima crociata e sulla marineria di<br />
<strong>Genova</strong> in qucll'epoca cfr. E. EYCK, Genua und seille Marine i/11 Zeitaller<br />
der K reuzziige, Innsbruck, 1886; C. IMPER IALE Dl S,\NT'ANGELO, 1 prim; docH·<br />
menti dell'espans ione coloniale genovese hl Oriente (1098- 1105 ), in Alti dei<br />
1/ Congresso di studi coloniali, 1934, vol. 2", Firenze, 1935, pp. 80-85.<br />
(3) Allnali genovesi di CaUaro e de' suoi c011til1uatori, a cura di L. T.<br />
BELGRI\NO, F.LS.I., vol. l, Roma, 1890, p. 14; CAFFARO, De liberatiOlze civifatum<br />
Orielltis liber, in Annali genoves i cit., l , pp. 118-119. Per la discordanza<br />
de lla data tra le due vers ioni deI cronista cfr. F. ANSA UJO, Cro l1aca<br />
della prima crociata seritta da Caffaro ed altra de i re di Gerl.lsalel1lllle<br />
da U/1 Ano/iil/w, in Alti della Socie tà Ligure di Storia Pa/ria, 1, 1858,<br />
p. 70 nota 22.
GENOVA E L'OCClTANIA NEL SECOLO Xl[ 69<br />
plice coincidenza? 0 non, piuttosto, una gara tra i due signori<br />
feudali per accaparrarsi il sostegno di <strong>Genova</strong>, ritenuto essenziale<br />
per la vittoria in Oriente ed anche, quasi certamente, per<br />
la risoluzione dei problemi dei feudo tolosano?<br />
Nel marzo deI 1109 Bertrando parti da <strong>Genova</strong>, con la flotta<br />
di 60 navi, messa insieme dai Genovesi sotto il comando di<br />
Ansaldo ed Ugo Embriaco (1 ). Secondo Calfaro la spcdizione<br />
rispondeva ad entrambe le richieste, quell a di Guglielmo Giordano<br />
e quell a di Bertrando (2); in reaItà, noi sappiamo che<br />
<strong>nel</strong> dissidio, tosto esploso apertamente in Terrasanta tra l'uno<br />
e l'aItro e conclusosi con la misteriosa morte di Guglielmo<br />
dopo la presa di Tripoli <strong>nel</strong> luglio deI 1109 (3), i Genovesi<br />
parteggiarono per Bertrando (4) e furono da lui largamente<br />
benefi ciati, ancora dut'ante l'assedio della città, <strong>nel</strong> mese di<br />
giugno, ricevendo in donazione «tutto Gibelletto maggiore<br />
colle sue pertinenze, e la terza parte di Tripoli colle isole e<br />
col porto» (5). Sicchè v'è da cbiedersi se non abbia elfettivamente<br />
ragione l'Imperiale di Sant'Angelo quando alfaccia<br />
l'ipotesi che le note concessioni di Bertrando a favore di <strong>Genova</strong><br />
entro l'ambito deI dominio tolosano, cd in par ticolare a<br />
St-Gilles, - quando questo centro fosse rÎtornato in suo poss('-sso<br />
(6), - debbano collocarsi cronologicamente non <strong>nel</strong>l'ago<br />
SIO dei 1109, dopo la conquista di Tripoli di Siria, ma <strong>nel</strong>l'agosto<br />
dei 1108, duranle la permanenza di Bertrando in <strong>Genova</strong> e le<br />
(l) C. IMPERIALE DI S I\NT'AKGELO, CocJice cit., l , p. 29.<br />
(2) CAFFARO, De libera/ione cit., in AlInali genovesi cit., pp. 122-124.<br />
(3) J. RICHARD, La comté de Tripoli sous le dynastie tou[ousQ/ze (1102-<br />
1187), Parigi, 1945, pp. 5·6.<br />
(4) ST. RUNCIMAN, A his/ory of crusades, vol. Il, The kil1gdom of<br />
Jerusalem and the Frankis" East, JJOO-Il87, Cambridge, 1952 (1954),<br />
pp. 62-70.<br />
(5) M. G. CANALS. Nuova istoria della Repubblica di <strong>Genova</strong>, l, Firenze,<br />
1858, p. 107. Cfr. Liber iuriuHl cit., l, 18; C. I MPERIALE DI SANT'AN<br />
GElO, Codice cit., l, n. 24; D. P UNCUH, Liber privilegiorwn Ecciesiae<br />
l anuel1sis, <strong>Genova</strong>, 1962, n. 26. Gibelletto fu occupa ta dai Genovesi pochi<br />
giorni dopo la caduta di Tripoli: BERNARIJ! THESAURARII, Liber de acquisitioHe<br />
Terrae Sanctae, in L. A. M URAToRr, RR. li. SS., VII, pp. 738-739.<br />
(6) Com'è noto, la lontananza di Raimondo di Tolosa, impegnato <strong>nel</strong>la<br />
crociata, e poi la sua morte in Oriente suscitarono «les tentatives, un<br />
moment couronnées de succès, de Guilhem IX d'Aquitaine, époux de<br />
Philippa, fine de Guilhem de Toulouse, pour s'emparer du comté »:<br />
CH. HrGOUNET, Un grand chapitre cit., p. 314. Guglielmo IX di Poitiers, duca<br />
di Aquitania, era cognato di Raimondo di Tolosa. Sull'importanza pOlitica<br />
ed economica di Tolosa cff. PH. W OLFF, Commerces et marchands de Toulouse,<br />
Parigi, 1954; ID., His/oire de Toulouse, Tolosa, 1958.
70<br />
trattative da lui condotte per ottenerne l'appoggio alla sua impresa<br />
orientale (1).<br />
Va ri indizi ci fanno ritenere che le co se stiano effettivamente<br />
COS! (2); ma soprattutto non puo tacersi la considerazione<br />
che, per imbarcarsi <strong>nel</strong>la nuova spedizione d'oltremare a fian co<br />
di Bertrando, <strong>Genova</strong> dovette certo chiedere a priori una contropartita,<br />
approfittando dell'antagonismo tra i due signori feudali<br />
, rivelato dalla stessa loro concorrenza <strong>nel</strong>la richiesta di<br />
aiuto; e che un compenso <strong>nel</strong>le terre occi taniche appare più<br />
rispondente all'interesse immediato della città che non a quello<br />
dei corpo di spedizione <strong>nel</strong> Levante, e più giustificabile, come<br />
acquisto sicuro di fronte ad un futuro incerto, prima della partenza<br />
dei crociati per la guerra, che non dopo la vittoria in<br />
oltremare.<br />
Comunque stiano le cose dal punta di vista cronologico, il<br />
diploma di Bertrando, rilasciato in <strong>Genova</strong> il ID agosto 1108, come<br />
noi crediamo, 0 in Tripoli di Siria esattamente un anno dopo, rappresenta<br />
il primo documento storieo, fors'anche il primo momento<br />
effettivo, dell'intervento politico genovese <strong>nel</strong>le terre occ i-<br />
(1 ) In sostanza i Genovesi fecero pagare due volte a Bertrando il<br />
proprio appoggio: prima per il loro intervento <strong>nel</strong>la spedizionc in Terrasanta,<br />
poi per l'atteggiamento assunto in suo favore <strong>nel</strong> contrasto con<br />
Guglielmo Giordano. La tesi che la donazione debba collocarsi prima della<br />
partenza di Bertrando per la Tcrrasanta è sostcnuta, seppure attraverso<br />
una imprecisa ricos truzione dei fa tti, anche da E . ROSCHACH, ÉlUde SlII<br />
les relalions diplomatiques des Comles de Toulouse avec la R epublique<br />
de Gênes au <strong>XII</strong>" siècle (1/01-1174), in Mémoires de l'Académie des sciellces<br />
de Toulouse, serie VI , vol. V, 1867, pp. 57-58.<br />
(2) Tra i presenti all 'atto di donazione c'è il console Iterio che fu<br />
in carica dal 1106 a tutto il 1109 (A. OUVJ.ERI , S erie dei cOl1soli dei CO/J1uue<br />
di Geuova, in Alli della Socielà Ligurie di Sforia Paf ria, l, fasc. lIT, 1860,<br />
p. 232) : cio fa presumere che gli avvenimenti si svolgano in Geno\'a.<br />
Nessuno dei principi crociati che, in Terrasanta, si valsero dell'aiuto dei<br />
Genovesi rilascio pel' questo compensi <strong>nel</strong>la madre pat ria : ma tutti clargi<br />
ronD donazioni <strong>nel</strong>la terra di conquista. l benefici concessi da Bertranclo<br />
<strong>nel</strong>la contea tolosana, soprattutto a St-Gilles, rivestivano un significato<br />
fmchè egli si trovava in Europa e si cak olava, - data anche la precarietà<br />
dei suoi rapporti con Guglielmo Giordano, - che vi ri entrasse, pel' ricuperare<br />
le terre dei dominio tolosano; risul tavano meno concrclamentc<br />
r ealizzabili, - e quindi più c1ifficilmente se ne puo clare ragione, -<br />
quando, affermatosi Bertrando in Tripoli di Siria, non parve più altuale<br />
il progetto dei suo rimpatrio. Si veelano aitresi le argomentazioni avanzate<br />
dall'[mperÎale di Sant' Angelo, Codice cit., l, p. 29. :Ë. vero che due<br />
dei personaggi che intervengono aU'atto di donazione sui beni tolosani,<br />
- Guglielmo Embriaco e Ansaldo Coldebruc (Caput de Brugo). - compaiono<br />
a nche in quello relativo a Gibello cd alla terza parte di Tripoli:<br />
ma cio significa sem pl icem ente che essi, appartenendo a lla maggiore classe<br />
mercantile e marinara genovese, furono tra coloro che condussero in<br />
<strong>Genova</strong> le tra ttative con Bertrando e parteciparono con lui alla spedizione.
GENOVA E L'OCClTANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 71<br />
taniche. Bertrando, impegnando <strong>nel</strong> patto anche il fratellastro<br />
Alfonso Giordano, - dell'età di appena cinque 0 sei anni, - ed il<br />
proprio figlio Poncio, - che segue il padre in Terrasanta, dove gli<br />
succederà <strong>nel</strong>la contea di Tripoli (1), - promette di corrispondere<br />
alla chiesa di S. Lorenzo di <strong>Genova</strong> un censo annuo di mille<br />
soldi; concede ai Genovesi libera ed esclusiva facoltà di commercio,<br />
con esenzione dalle imposte d'entra ta e di uscita, nei<br />
suoi dominî; dona una porzione di terreno in St-Gilles, in<br />
località assai vantaggiosa, sufficiente alla costruzione di trenta<br />
case: tutto cio a partire dal giorno in cui egli riuscirà a riconquistare<br />
il borgo di St-Gilles (2).<br />
:Ë vero: le terre occitaniche non sono la Terrasanta, sicchè<br />
giustamente pub osservarsi che l'accordo prevede, per quanto<br />
concerne St-Gilles, concessioni irrealizzabili rispetto al tentativo<br />
genovese di bloccare in mano propria tutto il commercio di<br />
quel centro marittimo: cib che, d'altra parte, è una riprova delle<br />
estreme difficoltà che si presentavano ai Tolosani per la rioccl1pazione<br />
-dei borgo, di fronte alla costituzione della signoria<br />
ecclesiastica, validamente sostenl1ta dalla Santa Sede (3). Per<br />
di più, la morte di Bertrando in Oriente, <strong>nel</strong> 1112, rese precaria<br />
la situazione di Alfonso Giordano, che aveva solo nove anni di<br />
età, di fronte aile rivendicazioni sulla contea di Tolosa da parte<br />
di Gugiielmo IX di Aquitania, il quale <strong>nel</strong> 1114 giunse ad occupare<br />
la stessa città ed una parte deI territorio (4), ed ai contrasti<br />
per la contea di Provenza con Raimondo Berengario III di<br />
Barcellona (5), che <strong>nel</strong> 1113 risulta sicuramente insediato ad<br />
(1) R. GROUSSET, Histoire des croisades cit., pp. 365-368.<br />
(2) Liber iurium cit., l , 19 ; C. IMPERIALE! DI SANT'ANGELO, Codice ciL,<br />
l, n. 22. St-Gilles faceva parte deI Tolosano, col titolo di contea.<br />
(3) Si noti, ad ogni modo, come per i Gcnovcsi, dinanzi all'interesse<br />
economko, non fosse assolutamcnte di ostacolo il fatto che l'cventuale<br />
azione di Bertrando sul borgo di St-Gilles sarcbbe stata diretta contra<br />
la Santa Sede.<br />
(4) CL. DE VTC - J. VAT SSETE, His/oire cit., vol. IV, p. 221. Guglielmo IX<br />
aveva già occupato una volta Tolosa, dopo la morte dei conte Guglielmo<br />
IV, tra il 1098 ed il 1100; CL. D E VIC-Jo VAISSETE, Histoire ci t., vol. IV,<br />
p. 208.<br />
(5) Alfonso Giordano avanzava pretese sulla Provenza come discendente<br />
in terzo grado da Emma, figlia di Rotboldo, secondogenito di<br />
Bosone II, conte di Provenza. la quaJe aveva sposato intorno al 992<br />
Guglielmo Tagliaferro, conte di Tolosa, portandogli in eredità i diritti<br />
sulla metà pro illdiviso dell'anlica contea provenzale tra l'Isère, le Alpi ,<br />
il Rodano e il mare. Raimondo Berengario III si richiamava invece ai<br />
diritti sulla contea conferitigli, per donazione <strong>nel</strong> 1113, dalla moglie Dolce,<br />
discendcnte, attraverso la madre Gerberga, da Gug1ielmo l, primogenito<br />
deI conte Bosone: CL. DI! V IC-Jo V ATSSETE, Histoire CiL, vol. IV, pp. 57·59;
GENOVA E L'OCClTANIA NEL SECOLO XIl 75<br />
rarsi, tra gli incentivi che volsero gli sguardi dei Genovesi verso<br />
Occidente, l'aiuto prestato, insieme con Pisa <strong>nel</strong> 1113 e forse<br />
soli 0 forse con Pisa ed Arles <strong>nel</strong> 1120, ai Galiziani di l ria Flavia<br />
(Santiago de Compostela) contro i Sarraceni ab Hispali usque<br />
ad Co/imbriam confinia maris inco/entes (1). Si aggiunga che<br />
il mare di Provenza assume un'importanza di primo piano in<br />
quel conflitto tra <strong>Genova</strong> e Pisa, che appunto ora si va accendendo<br />
e che si risolve, in sostanza, in una continua guerra di<br />
corsa (2): sicchè pub dirsi con ragione che il problema dei<br />
rapporti con Pis a esercita per tutto il <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong> un peso notevole<br />
<strong>nel</strong> quadro delle relazioni genovesi-occitaniche.<br />
Occorre ancora tenere presente che il matrimonio deI conte<br />
di Barcellona, Raimondo Berengario III, <strong>nel</strong> 1112, con Dolce,<br />
primogenita di Gerberga, contessa di Provenza, e di Gilberto,<br />
visconte di Millau e Gévaudon, e la donazione, da parte della<br />
novella sposa al marito, dei diritti ereditari provenzali, <strong>nel</strong> 1113<br />
(3), venivano a porre le basi, <strong>nel</strong> medesimo periodo, dei progetto<br />
catalano per la costituzione di un vasto stato marittimo al di qua<br />
e a l di là dei Pirenei (4), implicando tanto <strong>Genova</strong> quanto Pisa <strong>nel</strong><br />
lungo conflitto che ne sarebbe scaturito con i conti di Tolosa, con<br />
la casa di Baux, con 10 stesso Impero, che considerava la Provenza<br />
come un proprio feudo (5). "Amb la seva uni6 amb Provença,<br />
<strong>nel</strong> <strong>secolo</strong> X Il, in Studi storici in ouore di Francesco Loddo Canepa,<br />
Firenze, 1959, vol. II, pp. 11-27.<br />
(1) L. T. BELGRANO, Documenli e genealogia dei Pessagno genovesi,<br />
a1J1n1iragli deI Portogallo, in Atti della Società Ligure di Storia Palda,<br />
XV, 188 1, pp. 245-250; Historia Compostellana, ediz. a cura di M. SUAREZ<br />
e J. CAMPELO, Santiago, 1950, lib. l, cap. 103 e lib. II, cap. 20; M. MOLLAT,<br />
Note sur la vie maritime en Galice au XJlc siècle d'après 1'« Historia<br />
Composlellana», in Al1uario de estudios medievales, I, 1964, pp. 531-540.<br />
(2) OTTO LANGER, Politische Geschichle Gel1uas und Pisas im XlI. l altrhundert,<br />
Lipsia, 1882; COLONNA DE CESARl ROCCA, Recherches sur la Corse<br />
au moyen âge. Origine de la rivalité des Pisans et des Génois eu Corse,<br />
<strong>Genova</strong>, 1901; W. HEYWOOD, A hislory of Pisa: eieventh and twei/th centuries,<br />
Cambridge, 1921: G. ROSSl-SABi\TINI, L'espansione di Pisa <strong>nel</strong> Mediterraneo<br />
fono alla Meloria, Firenze, 1935; A. R. SCi\RSELLA, Sloria di <strong>Genova</strong>.<br />
Il Comune dei Consoli, Milano, 1942; T. O. DE NEGRI, L'Dra della Sardegna,<br />
in BolleLtùlO Ligustico, V, 1953, pp. 123-137 (e bibliografia relativa); V. Po<br />
LONTO, Dalla diocesi all'archidiocesi di <strong>Genova</strong>, in Momenti di storia e arte<br />
religiosa in Ligl.lria, Fanti e sludi di storia ecclcsiastica, III, <strong>Genova</strong>, 1963,<br />
pp. 4-51.<br />
(3) F. CARRt:RAS y CANDI, Geografia general de Cataltmya. La ciutat de<br />
Barcelona, Barcellona, s. a., pp. 249, 252.<br />
(4) Sul problema della Stato pirenaico-rncditerraneo dall'Ebro aIle Alpi,<br />
e sui suoi precedenti storici, si veda na le acute osservazioni di CH. HI<br />
GOUNET, Un grand chapitre cit., pp. 313-316.<br />
(5) 1 diritti imperiali sulla Provenza risalivano, com'è noto, alla promessa,<br />
da parte deI re di Borgogna, Rodolfo III, <strong>nel</strong> 1016, all'imperatore
GENOVA E L'OCClTAKIA NE L SECOLO XIl 77<br />
fase della guerra contro <strong>Genova</strong> che s i combatté dal 1119 al<br />
1133 (1).<br />
Anzi non è forse pura coincidenza il fatto che le ostilità<br />
pisano-genovesi per il problema della Corsica abbiano inizio <strong>nel</strong><br />
Il 19 (2), contemporaneamente allo scoppio della guerra aperta<br />
tra Alfonso Giordano di Tolosa, al quale si uniscono Bernardo<br />
Aton IV di Béziers, Ruggero III di Foix e Raimondo di Baux, e<br />
Guglielmo IX di Poitiers, duca di Aquitania, sostenuto da Raimondo<br />
Berengario III di Barccll ona e da Americo II di Narbona.<br />
Si combatte per Tolosa, che Alfonso Giordano ricupera<br />
<strong>nel</strong> 1121; per Carcassonne, sottrattasi al dominio di Bernardo<br />
Aton su istigazione catalan a e ritornata in suo potere <strong>nel</strong> U25 (3);<br />
ma anche per la Provenza, sulla quale Alfonso Giordano avanza<br />
rivendicazioni come erede deI conte Bosone II per il ramo<br />
cadetto, mentre Raimondo Berengario III sostiene i diritti<br />
ceduligli dalla moglie Dolce, discendente dallo stesso Bosone<br />
per il ramo primogenito. Ed è guerra sostanzialmente vittoriosa<br />
per il prode Alfonso Giordano, giacchè la pace <strong>nel</strong> 1125<br />
gli riconosce il possesso dell'alta Provenza, a settentrione della<br />
Durance e ad occidente deI Rodano, col tilolo marchionale,<br />
mentre lascia a Raimondo Berengario III la bassa Provenza,<br />
o Provenza marittima, a mezzogiorno e ad oriente rispettivamente<br />
dell'uno e dell'altro fiume, col titolo comitale (4).<br />
Per <strong>Genova</strong> e Pisa sono anni oscuri: anni nei quali l'attività<br />
italiana lungo il corso inferiore dei Rodano ci ri esce pressocchè<br />
ignota, avvolta in un'assenza di notizie che è, a nostro giudizio,<br />
il risultato di un ristagno dell'attività economica in conseguenza<br />
della guerra che si combatte per terra e sul mare. Non c'è dubbio<br />
sul fatto che i Pisani sono schierati con Raimondo Berengario ;<br />
i Genovesi, con Alfonso Giordano. La grande flotta di 80 galere,<br />
35 gatti (5), 28 golab i (6) e 4 grandi navi da trasporto, con un<br />
(1) A. DUPONT, Les l'ela/ions cit., p. 71.<br />
(2) Al'l1wli genovesi cit., 1, p. 16.<br />
(3) S. SOBREO UÉS VIDAL, Els grans comtes cit., p. 189. Tutt,avia i primogeniti<br />
della casa di Barcellona, da Raimondo Berengario HI ad Alfonso<br />
II, assunsero pcr sè il titoJo marchionale di Provenza, conferendo quello<br />
comitale ai proprî congiun ti da loro investiti della contea : R. B USQUET,<br />
Les institutions ciL. pp. 9-10.<br />
(4) CL. DE VIC· J . VAISSETE, His/oire cit., vol. V, docc. 488. CCCXCVII,<br />
489. CCCXCVIII.<br />
(5) Il « gatto » (dal danese « kat ») era un bastimento da trasporto:<br />
A. JAL, Glossaire nautique, Parigi, 1848, alla voce.<br />
(6) 11 « golabo» (daU'arabo « ghorâb Il) era una sorta di galiotta 0<br />
pi ccola galera: A. JAL, Glossaire cit., alla voce.
78<br />
armamento di 22.000 uomini, che <strong>Genova</strong> approntà <strong>nel</strong> 1119, era<br />
certo destinata non solo agli attacchi diretti contra Pisa, secondo<br />
il racconto di Caffaro (1), ma anche all 'appoggio dell 'alleato<br />
tolosano, dalla parte deI mare, ed all a protezione dei rapporti<br />
con la Provenza, isolata dai dominî catalani deI conte di<br />
Barcellona e soggetta quindi alla pressione politico-economica<br />
deI Comune genovese.<br />
Comunque, se anche <strong>Genova</strong> riesce a mantenere una certa<br />
attività almeno con alcuni centri costieri provenzali , soprattutto<br />
per gli indispensabili commerci dei granD e deI sale, essa si vede<br />
precluso il porto di Barcell ona, -- fors'anche quello di Narbona,<br />
- non tanto per i tentativi di elusione delle imposte doganali<br />
clavute in loco, come opina il Valle (2), quanta per la posizione<br />
assunta cial Comune, che è vincolato ai Tolosani clai patti ciel<br />
11080 1109 e che effettivamente non puà non temere un eccessivo<br />
rafforzamento dello schieramento catalano-pravenzale, preludio<br />
al grande sogno occitanico dei conti-re catalano-aragonesi.<br />
DaI 1125 la guerra tra <strong>Genova</strong> e Pisa conosce fasi assai<br />
aspre. " Menavan rumore i Pisani - dice un illustre storico<br />
genovese - di uscir d'Arno, navigare in Pravenza, distrurvi il<br />
commercio dei Genovesi: otto galere loro pareano ten tare il<br />
disegno ... Sette galere si armano in <strong>Genova</strong>, .. scorrono il mare<br />
di Provenza, Sardegna, Corsica » (3). Forse il tempestivo interventa<br />
genovese in Provenza, se anche non portà a risultati concreli<br />
con Pisa, contribui a determinare, in quello stesso anno,<br />
la fi ne della guerra tra Alfonso Giordano ed i suoi nemic;. Certo<br />
<strong>Genova</strong> seppe approfittare della nuova sÎtuazione catalano-provenzale<br />
per intervenire all 'estremità occidentale dell'arco occitanico,<br />
là dove negli ultimi anni le era stato precluso l'accesso:<br />
a Barcellona cd a Narbona.<br />
" El tractat de 1125 consolidava la situaci6 de Ramon Berenguer<br />
a Provença, i els comtes de Tolosa no tenien més remei<br />
que acceptar-Ia corn un fet legalitzat. En canvi posava un Hmi!<br />
a les ambicions, si és que existien, dels comtes de Barcelona de<br />
dominar el Delfina t 0 Provença marquesal ». Cosi il Sobrequés<br />
Vidal (4): in realtà Raimondo Berengario III usciva sostanzialmente<br />
diminuito non solo ri guardo ai proprî disegni, ma anche<br />
rispetto ai diritti comitali sulla Provenza, che la moglie Dolce gli<br />
( 1) Annali genovesi cit., J, pp. 16-17.<br />
(2) L. VALLE, Di due docwnen li cit., pp. 37·38.<br />
(3) M. G. CANA LE, Nl-wva istoria CiL, l , p. 114.<br />
(4) S. SOBREOVÉS VIDAL, Eis grans comtes cil., p. 190.
80<br />
botini, per le navi caricate a <strong>Genova</strong> (1), e secondo le tariffe in<br />
uso a Barcellona, per le navi di al tra provenienza. Tutto cib<br />
sil1e utriusque pa rtis el1ga/1 (2).<br />
Ma non tanto le clausole di questa prima stesura dei patti ci<br />
interessano, dato che le medesime furono poi modilicate <strong>nel</strong> testo<br />
definitivo, quanta i nomi di colora che l'una e l'altra parte<br />
chiamano come fideiussori deI risarcimento linanziario, a cui<br />
esse si obbligano in caso di mancata osservanza delle convenzioni.<br />
Per il conte di Barcellona sono ci tati Guglielmo Porcellel,<br />
signore di una parte di Arles, e Raimondo Sacrista, capo, prababilmente,<br />
dei lI1ilites vassalli dell'arcivescovo arlesiano, Guglielmo<br />
e Raimondo Goffredo visconti di Marsiglia, i vescovi di<br />
Antibes e di Fréjus, gli uomini di Hyères, Folco e Guglielmo<br />
signori di Grasse : dunque, praticamente, tutti i governi locali<br />
della Provenza marittima, dipendente da Raimondo Berengario<br />
III, sui quali puo essere facile per <strong>Genova</strong> rivalersi in casa<br />
di necessità. Per <strong>Genova</strong> compaiono Alfonso Giordano e gH<br />
uomini di St-Gilles, Aimerico II visconte di Narbona e gli uomini<br />
di Montpellier : cib che significa la continuazione degli ottimi<br />
rapporti deI Cornu ne con il conte di Tolosa; la sua penetrazione<br />
in St-Gilles in base al trattato deI 1108 0 1109, ma forse non con<br />
le stesse pesanti condizioni ; l'esistenza di relazioni positive, di<br />
cui non sappiamo altro, con Narbona e con Montpellier.<br />
Dopo vicende poco chiare, durante le quali gli ambasciatori<br />
di <strong>Genova</strong> furano addirittura cacciati in prigione a Barcellona<br />
(3) e sulle quali forse ebbe riflessi negativi la continuaz ionc<br />
deI blocco delle coste provenzali da parte genovese ancora <strong>nel</strong><br />
J 127 (4), il trattato definitivo venne concluso il 28 novembre 1127<br />
tra una nuova legazione dei Comune, formata dal console Caffaro<br />
e da An saldo Crispi ni, e Raimondo Berengario li J (5). Lé<br />
c1 ausol e sono alquanto diverse, a favore di <strong>Genova</strong>, da quell e<br />
dell'accordo preliminare : le navi genovesi, che si recheranno<br />
neila Spagna (6), facendo scalo tra Nizza ed il capo di Tortosa.<br />
(1) L. V.\LLE, Di dur! documenti cit., p. 40, nota 10.<br />
(2) L. V ALLE, Di due documenti CiL, pp. 32-33.<br />
(3) L. VALLE, Di due docwnen ti cit., pp. 3S.39.<br />
(4) Amwli genovesi ci L, l , p. 24.<br />
(5) A . DE CAPMANY y DE MONTI'ALAU , Mel1lorias hislorieu,'; suhre Ici<br />
marina, cOl11e rcio y arles de la antigua ciudad de Barcelol1a. M ad riù ,<br />
1779-92, vol. II, pp. 3-4, nUQva ediz. a cura di E. GIR:\LT y RA\'ENTOS C<br />
C. BATLLE y GALLART, Barce llona, vol. II, parte ! , 1962, pp. 4-5; C. 1.\l I' E<br />
RTALE DI SftNT'ANGELO, Codice ci t., J, n. 46.<br />
(6) La Spagna, di cui s i parla <strong>nel</strong> documento, non dc\'c in tendersi<br />
ncl senso d i Marca hisparlica, che nclla zona costiera, dai Pi rcnci aU'Ebro.
GENOVA E L'OCCITANIA. NEL SECOLO <strong>XII</strong> 81<br />
godranno della tutela del conte, dietru pagamento della somma<br />
di 10 marabotini in Barcellona 0 a San Feliu de Guixols; mentre,<br />
se porteranno rzegociatores extrarzeos 0 pecurziam alierzam, approdando<br />
tra Nizza e Salou (a sud di Tarragona), dovranno<br />
corrispondere agli uomini di Bercellona 10 stesso censo che<br />
quelli di Montpellier. Non si parla più d'intervento genovese<br />
contro i saraceni. Sono scomparsi i nomi dei fideiussori: cià<br />
che non sappiamo se risponda ad una pura esigenza di ordine<br />
pratico, oppure ad uno spostamento di posizioni politiche, in<br />
una situazione che è continuamente fluttuante.<br />
Certo <strong>Genova</strong> appare insediata in St-Gilles, - e quindi sempre<br />
in ottimi rapporti con Alfonso Giordano di Tolosa, - ancora<br />
tre anni dopo l'accordo con Raimondo Berengario III, quando,<br />
<strong>nel</strong> 1130, l'esule papa Innocenzo II consacrà in quel sito il nuovo<br />
vescovo genovese, Siro II, prossimo arcivescovo (1). Forse invece<br />
le relazioni con Narbona subirono un momentaneo peggioramento,<br />
oppure la fideiussione da parte deI visconte Aimerico<br />
II, previs ta dai preliminari deI 1126-27, rispondeva semplicemente<br />
ad un atto di speranza per un futuro che tardà ad attuarsi,<br />
giacchè la convenzione, firmata <strong>nel</strong> 1131-32 tra <strong>Genova</strong>, da un<br />
lato, il visconte, l'arcivescovo ed i consoli della città, dall'altro<br />
(2), concerne la natura d'un conflitto di natura economica<br />
e politica. Comllnque, l'accordo con Narbona, al quale forse<br />
devono aggillngersi altri accomodamenti locali, di cui si è<br />
perduta notizia, completa opportunamente i provvedimenti, che<br />
i Genovesi adottano <strong>nel</strong>l'area deI Mediterraneo nord-occidentale,<br />
sia per controbilanciare l'influenza pisana, sia pel' assicurarsi<br />
condizioni favorevoli di traflico. Esso fu certamente facilitato<br />
corrispondeva all'odierna Catalogna, come ritiene L. VALLE, (Di due documenti<br />
cit., p. 43, nota 24); ma come la parte della penisola iberica dominata<br />
daï Musulmani, in particolare il regno di Murcia e di Valencia:<br />
A. S CHAUBE, Storia dei commercio dei popoU latini dei Mediterratzeo,<br />
traduz. BONFANTE, Torino, 1915, p. 385. Sull'argomento in generale cfr. J. A.<br />
MARAVALL, EL concepto de Espai1a en la edad media, Madrid, 1954.<br />
(l) Annali genovesi cit., l , p. 25 ; L. GRASSI, Siro II, ultimo vescovo<br />
e primo arcivescovo di <strong>Genova</strong>, in Alti della Società Ligure di Sloria<br />
Pal ria, XVII, fasc. II, 1886, pp. 711-728.<br />
(2) A . SCHAUBE, Sloria cit., p. 675; C. I M PERIALE DI SANT'ANGE LO, Codiee<br />
ciL, l , n. 62. t intcressante notare che questa convenzione costituisce<br />
per noi la prima notizia sull'esistenza dei consolato a Narbona: A. D u<br />
PONT, Le cités cit., p. 699. Sui rapporti economici tra <strong>Genova</strong> e Narbona,<br />
in relazione con il conflitto genovese-pisano <strong>nel</strong> Mediterraneo, cfr. J. KOH<br />
LER, Hal1delsvertriige zwischen Genua w1d Narbol1ne im 12. w 1d .13. laltrhUl1dert,<br />
in Berliner iuristische Beitriige zum Civilrecht, Han delsrecht,<br />
Slrasreelit und Slrasprozess, 3. Hef!, Berlino, 1903 (1904). Per quanto
82 G. PISTARINO<br />
da quello stipulato in precedenza da <strong>Genova</strong> con il conte di<br />
Barcellona, data la ben nota politica filocatalana dei visconti<br />
narbonesi (1); ma trasse probabilmente conforto anche dalle<br />
trattative, ormai avanzate, per la pace tra <strong>Genova</strong> e Pisa.<br />
La convenzione dei 1131-32 regola le compensazioni reciproche<br />
tra <strong>Genova</strong> e Narbona; elimina l'uso deI saccheggio delle navi<br />
naufragate, esercitato dai Narbonesi a danno dei Genovesi (2);<br />
prevede, da parte narbonese, la riduzione d'un terzo dei diritti<br />
commerciali corrisposti dai mercanti di <strong>Genova</strong>, l'impegno a<br />
non imporre nuovi gravami fiscali e a non aumentare quelli<br />
esistenti, la concessione di un'area sulle rive deI l'Aude, a<br />
scelta dei Genovesi, per la costruzione di un fondaco e di<br />
due torri.<br />
Se si considera che tanto <strong>Genova</strong> quanta Pisa avevano come<br />
scopo l'insediamento sulle due estremità dell'·antica Provincia<br />
Narbonese, cioè a St-Gilles sul Rodano, ed a Narbona, crocevia<br />
dei traffici per il Tolosano e per la Spagna, il risultato era per<br />
<strong>Genova</strong> positivo (3). Anche se il trattato con Raimondo Berengario<br />
III non concedeva ai Genovesi nessun vantaggio territoriale,<br />
limitandosi a garanzie di sicurezza e ad agevolazioni fiscali (4),<br />
e se la posizione di forza, con la quale <strong>Genova</strong> si era insediata<br />
a Narbona, sul percorso tra Provenza e Catalogna, e <strong>nel</strong> com-<br />
riguarda la data della convenzione sopra cita ta, il Kahler (Handelsvertrage<br />
cit., p. 2), basandosi sul rapporta tra l'anna ab inCarl1aliolle e<br />
)'anno indizionale, propane la Iettura: millesinlO centesimo XXXI, 1 l11ensis<br />
iunii, indictione VIIII, in luogo di quella: millesimo .C.XXXI!. mensis<br />
iunii, indictione VIIII, accolta <strong>nel</strong>l'cdizione del Liber iuriwn, e ripresa<br />
dallo Schaube e dall'Imperiale di San t'Angelo. La congettura è acuta c<br />
sintatticamente corretta. La cronologia dei 1132 pub tuttavia essere sostenu<br />
ta, tenendosi presente l'usa dell'indizione genovese nei documenti deI<br />
<strong>secolo</strong> xn: cfr. G. COSTAMAGNA, La data cronica nei più al11ichi documenti<br />
privati genovesi (sec. X -sec. <strong>XII</strong>), in Alti della Societù Ligure di<br />
S/oria Pa/ria, LX<strong>XII</strong>, fasc. 2", 1940, pp. 5-18.<br />
(1) Si tenga inoltrc presente che Aimerico II, visconte di Narbona,<br />
era fratello uterino di Raimondo Berengario III, conte di Barcellona:<br />
Matilde, figlia di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabda,<br />
aveva sposato in prime nozze Raimondo Berengario II, dal quale avcva<br />
avuto Raimondo Berengario III; in seconde nozze, Aimerico J, dal quaJe<br />
aveva avuto Aimerico II.<br />
(2) Evidentemente la consuetudine era rimas ta in vita, almeno verso<br />
i nemici in guerra, nonostante l'abolizione decisa <strong>nel</strong> 1112 da Aimerico n,<br />
d'accordo con l'arcivescovo narbonese, nei riguardi delle navi di quaI un que<br />
nazione, fatta eccezione per quelle saracene: CL. DE VIC-Jo VAISSETE,<br />
Histoire cit., vol. V, doc. 44. CCCLIX; J. KOI·ILES, Handelsvertriige cit.,<br />
pp. 20-21.<br />
(3) A. DUPONT, Les relations cit., p. 72.<br />
(4) A. DUPONT, Les relations cit., p. 73.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO Xli 83<br />
mercio con la Linguadoca, rimaneva estremamente precaria,<br />
soggetta, come gli eventi successivi dimostreranno, a tutte le<br />
vicende politiche della regione, c'era il fatto che <strong>Genova</strong> aveva<br />
rotto in Narbona, come pure in St-Gilles, una tradizione di<br />
prevalenza pisana; s'inseriva con precisi accordi politico-economici<br />
<strong>nel</strong>l'area dei comitato barcellonese; si vedeva facilitata la<br />
strada, grazie al matrimonio di Raimondo Berengario III con<br />
la contes sa Dolce, verso l'intera Provenza comitale. Non a casa<br />
si colloca in questo momento, per quanta si richiami ad una<br />
situazione anteriore, la tariffa di pedaggio dei 1128, con i suoi<br />
riferimenti agli uomini di Barcellona, della Provenza, de Ultramontibus,<br />
mentre non si ha notizia, - ma si tratta di un'attesa<br />
di pochi anni, - di quelli di Narbona e di Montpellier.<br />
Alla vigilia d'un anno glorioso <strong>nel</strong>la storia di <strong>Genova</strong>, il<br />
1133, le condizioni per più ampi sviluppi verso il mondo occitanico<br />
sono ormai poste. D'ora in poi la presenza genovese nei<br />
mari di Provenza, Linguadoca e Catalogna sarà costante e dinamica<br />
sul piano politico, economico e militare, in guerra e in pace.<br />
3. - La pace con Pisa, raggiunta <strong>nel</strong> 1133 in seguito alla<br />
mediazione dei papa Innocenzo II, l'accresciuta potenza dei<br />
Comune, grazie alla spartizione della Corsica, all'erezione de!l'episcopato<br />
cittadino in archidiocesi (1) e alla creazione delle<br />
diocesi suffraganee di Bobbio e di Brugnato (2), l'impresa contro<br />
i saraceni di Bugia ne! 1136, di Almeria e dei Garbo<br />
<strong>nel</strong> 1137 (3) sono altrettanti stimoli, per i Genovesi, ad un più<br />
deciso intervento <strong>nel</strong>l'odierna Francia meridionale. Una grande<br />
impresa si profila all'orizzonte: la crociata di Spagna, sicchè<br />
non riesce illogico pensare che, prima di dare inizio alla politica<br />
di azione diretta <strong>nel</strong> mondo iberico, il Comune voles se assicu-<br />
(l) P. F. PALUMBO, Lo scisma dei 1130, Roma, 1942, pp. 490491; V. Po<br />
LONJO, Dalla diocesi cit., pp. 30-38. V. anche F. J. SCHMALE, Studien über<br />
das Schis11"la des Jahres 1130, Këln-Graz, 1961.<br />
(2) U. FORMENTINI, Brugnato (glî abati, i vescovi, i «cives»), in Memarie<br />
dell'Accademia Lwûgianese di Scienze «G. Capellini », XX, 1940 ;<br />
P. TOMAINI, Brugnato, città abbaziale e vescovile, Città di Castello, 1957,<br />
pp. 68-70; V. POlONlO, Dalla diocesi cit., pp. 3949.<br />
(3) M. G. CANALE, Nuova istoria cit., l, p. 132; R. LOPEZ, Storia delle<br />
colonie genovesi neZ Mediterraneo, Balogna, 1938, p. 110; A. R. SCARSELLA,<br />
Il Comune cit., p. 87. Cfr. Annali genovesi cit., pp. 28·29. Ricordiamo an·<br />
cora. ne1 1137, l'intervento all'assedio di Salerno: PERIZ., SS., VI, 774.
84 G. prSTARINO<br />
rarsi solide basi di appoggio e di rifornimenlo lungo tullo l'arco<br />
costiero dalle Alpi ai Pirenei. Di qui 10 sviluppo d'una più intensa<br />
attività diplomatica genovese, che si concreta in una serie di<br />
accordi con le città della Provenza, conclusi <strong>nel</strong> 1138, proprio<br />
mentre il problema occitanico, -in qllesto caso più Slrettamenlc<br />
provenzale, - va sfociando <strong>nel</strong>le « guerre dei Baux ») .<br />
L'anno precedente, il matrimonio di Raimondo Berengario<br />
IV di Barcellona, poco più che ventenne, sllccesso <strong>nel</strong> 1131<br />
al padre <strong>nel</strong>la contea, con la figlia di Ramiro II di Aragona,<br />
Petronilla, la quale non contava ancora un anno di elà, aveva<br />
Falto del giovane principe catalano « la figura clau de la historia<br />
d'Arago i Barcelona» (1), rafforzandone, alla lunga, anche le<br />
posizioni <strong>nel</strong>la Provenza che Raimondo Berengario III aveva<br />
lasciato per lestamento al figlio minore, Berengario Raimondo,<br />
separandola daï beni catalani, con atto rigorosamente feudale,<br />
ma scarsamenle politico.<br />
1:. un momento O$cura della storia occitanica : un « intermezzo<br />
», come 10 definisce 10 Schramm (2). Mentre Raimondu<br />
Bcrengario IV è implicalo nei problemi dell 'unione delle cill e<br />
corone, - quella ereditaria e quella portatagli dalla moglie, -<br />
e dei rapporti con Alfonso VI! di Castiglia; mentre in Proven",<br />
la casa dei potenti signori di Baux, sostenula dal conte di Tolosa<br />
e favori ta dall'Impero di Corrado III, si leva conlro Berengario<br />
Raimondo con crescenti rivendicazioni, che si ri chiamano al<br />
matrimonio di Raimonclo di Baux con Stefanetta, sorella minore<br />
di Dolce (3); mentre <strong>nel</strong>l'interno della contea, a Marsiglia, come<br />
ad Aix 0 ad Arles, la signoria ecclesiastica, rappresentata cial<br />
vescovo locale, si riafferma sulla feudalità laica (4), e la borghesia<br />
cittadina cerea faticosamente di aprirsi strada tra l'una<br />
e l'altra, <strong>Genova</strong>, stirnolata dai recenti sucees si ed abile <strong>nel</strong><br />
cog1iere il lTIOmento politico, interviene in forza di luogo in<br />
luogo, a colmare il rnomentaneo vuoto di potere, a secondare<br />
in apparenza, ad imbrigliare in realtà secondo le proprie mire,<br />
10 sviluppo economico-polilico dei centri marinari tra il Rodano<br />
e le Alpi.<br />
(1) PERCY E. SCHRM\llM, Ramon Berenguer IV, in PERCY E. SCHRIU\!\\<br />
JOAN F. CABESTANY - E:-.1RIC BAGU É, Els prim ers comles-reis: Ramon Berenguer<br />
IV, Alfolls el Cast, Pere el Catà/ic, Barcellona, 1960, pp. 15-20.<br />
(2) PERCY E. SCHRAMr"l.i. Ramon Berenguer IV ciL, p. 31.<br />
(3) J.-P. PAPON, Histoire cil., vol. II, p. 203.<br />
(4) Acles cOllcernanl les vicomtes de Marseille el leurs desCCl1û(lIlfS,<br />
a cura di H. DE GÉRIN-RICARO e E. ISNARl1 , Monaco-Parigi. 1926, nn. 230,<br />
231,333.
86<br />
dall'inosservanza di qualche clausola del trattato, entro quaranta<br />
giorni dalla richiesta del Comune. Fréjus, Hyères e Fos<br />
sono assoggettate al censo annuo, da pagarsi alla chiesa di<br />
S. Lorenzo, rispettivamente di 50 staia, 60 staia e 20 mine di<br />
frumento per lin periodo di dieci anni, successivamente prorogabile<br />
se e finché <strong>Genova</strong> riuscirà ad assicurare loro la pace col<br />
regno marocchino. Obblighi militari grava no su Antibes, Hyè res,<br />
Fos e Marsiglia, con la formula generica della partecipazionc<br />
all'oste dei Genovesi secondo i precetti dei consoli deI Comunc<br />
per le prime tre città (I); con la precisazione, invece, per Marsiglia,<br />
dell'intervento con cento uomini sulle navi genovesi qumldo<br />
fecerint exercitum contra Sarracenos, ugualmente con cento<br />
uomini per terram quocumque irent. Infine gli uomini di Marsiglia<br />
e quelli di Fos promettono di rendere ragione a <strong>Genova</strong><br />
dei danni recati a i suoi mercanti negli ultimi dieci anni, mentre<br />
è notevole, <strong>nel</strong> trattato con Fréjus, la clausola che assicura ai<br />
Genovesi cd ai loro alleati la piena sicurezza <strong>nel</strong>la partecipazione<br />
aile fiere locali, senza aggravi finanziari superiori a quelli<br />
già esistenti per consuetudine.<br />
Come si vede, è una sistemazione collettiva che assicura a<br />
<strong>Genova</strong> la supremazia sull'intera costa provenzale si no alla foce<br />
dei Rodano, completando sia la convenzione deI 1127 col conte<br />
di Barccllona, sia l'accordo dei 1131-32 con Narbona (2), ed afferman<br />
do ormai una decisa prevalenza su Pisa. « In collegamento<br />
con questi piani proprio <strong>nel</strong>l'anno 1138 - osserva il Lopez -<br />
<strong>Genova</strong> si fabbrica 10 strumento più importante di penetrazione<br />
economica: ottenuto da Corrado imperatore il diritto di zecca.<br />
es sa comincia a coniar moneta sul modello di quella melgorese,<br />
la più diffusa in tutta la Francia Occitanica, ma che ormai sta<br />
declinando insieme col potere dei conti di Melgueil, e che si<br />
pub tentar di soppiantare " (3).<br />
(1) Gli impegni militari ri sul ta no in vece assai mena onerosi e vincolanti<br />
da parte degli uomini di Fréjus, peT i quali non è prevista la partecipazione<br />
diretta nclle file dell'esercito genovese, ma 501tanto l'olJbligo<br />
di recare otTesa ai ncmici deI Comune di <strong>Genova</strong>, secondo le richicstc<br />
dei consoli di qucsta città, nci limiti delle possibilità dei Forogiulicsi.<br />
(2) Si tenga presente, ad ogni modo, che Narbona, alla morte di<br />
Aimerico II <strong>nel</strong> 1134, era passata in diretto dominio deI conte di Tolosa,<br />
Alfonso Giordano, che la tenne fino al 1143, quando la restitul alla primo·<br />
genita di Aimerico, Ermengarda. Sicchè è certo che il commercio di<br />
<strong>Genova</strong> con Narbona ebbe a subire una battuta d'arresto quando, una<br />
decina d'anni dopo, i Genovesi si trovarono impegnati contro il conte<br />
di Tolosa : v. oltrc.<br />
(3) R. LOPEZ, Le relaziolZi commerciali cit., p. 78. Sulla coniazionc<br />
della prima moneta genovese <strong>nel</strong> 1139, in base al diploma imperiale deI
88<br />
che detiene in questo momento direttamente anche il Feudo di<br />
Narbona, e Raimondo di Baux, coi suoi figli, dall'altro, per la<br />
formazione dello Stato mediterraneo, accentrato sulle coste occitaniche,<br />
al quale aspirano tante il ramo catalano-provenzale<br />
quanta i signori di Tolosa e di Baux (1). Era un problema dei<br />
quale <strong>Genova</strong> e Pisa, vincolate alla reciproca pace proprio grazie<br />
ail 'opera d'Innocenzo II, non potevano disinteressarsi sia, da un<br />
punto di vista generale, per il pericolo che l'attuazione d'un<br />
tale progeUo avrebbe comportato per i commerci di entrambc,<br />
sia, sul piano più immediato, per l'ostilità manifestata da Alfonso<br />
Giordano, che si appoggiava evidentemente, <strong>nel</strong>la sua<br />
azione contro la lega catalano-provenzale, e le città italiane<br />
che la sostenevano sia pure per sem pli ce ragione di equilibrio,<br />
aile aspirazioni autonomistiche delle nascenti borghesie mcrcantili<br />
dei nuclei urbani dei feudi avversari ed alla insofferenza<br />
di tutti i centri costieri, entro e fuori i suoi dominî, per la<br />
tutela economica pisan a e, soprattutto, genovese. Il diritto di<br />
rappresaglia, concesso dal conte tolosano a danno dei mercanti<br />
di <strong>Genova</strong> e di Pisa per un valore di 2000 marche d'argento,<br />
è sintomatico della situazione e rappresenta unD dei motivi dell'intervento<br />
militare pisano-genovese a Montpellier, unitamente<br />
all'intento, per gl i alleati, di ottenere da Guglielmo VI, una<br />
volta che fosse rientrato <strong>nel</strong> proprio dominio, l'abolizione della<br />
tassa speciale, oltre a particolari condizioni di favore per il<br />
traffico dell'una e dell'altra repubblica.<br />
Sicchè ci pare certo, - anche se manchiamo di prove documen<br />
tarie, - che l'appello deI papa per Guglielmo VI non si<br />
limita ai vescovi locali, ma si rivolse, con piü vasti intenti e<br />
trovando terreno già ampiamente favorevole, ai governi genovese<br />
e pisano, ai quali l'intervento deI pontefice offri le giustificazioni<br />
1l10rali per una decisa azione di guerra. Comunque, con un impegno<br />
scriUo, di cui s'ignora e si discute la data, ma che noi<br />
riteniamo debba collocarsi appunto <strong>nel</strong> 1141-42, il conte di Montpellier<br />
si obbligo a notevoli concessioni in favore di <strong>Genova</strong> e<br />
cli Pi sa, dichiarandosi, fra l'altro, disposto a muovere guen'a, a<br />
loro richiesta, contro Alfonso Giordano (2).<br />
(1) Cfr. Les BOliches-du-Rllôlle. Enciclopédie départemelliafe, solto la<br />
direzione di PAUL MASSON, parte I, tomo II, Parigi-Marsiglia, 1924, G\Pp·<br />
<strong>XII</strong> e XIV, a cura di V.-L. BOURI LLY, in particolare p. 312.<br />
(2) A. GF.RMi\1 N, Histoire de la C011l111lll1e d e MOlltpellier cit., \'01. Il ,<br />
p. 419; ID., Liber cit., doc. 203 (con la data dei 1177 a 1178).
90 G. PISTARINO<br />
genovesi, assistiamo tra il 1143 ed il 1144 ad un rapido, seppure<br />
momentaneo, cambiamento di fronte da parte di <strong>Genova</strong>: non<br />
è l'azione militare in grande stile, come il blocco marittimo di<br />
Montpellier, ma è la guerra di corsa, più insidiosa e logorante,<br />
punteggiata talvolta da episodi atroci, come quello dei vascello<br />
corsaro, catturato dai Genovesi <strong>nel</strong> mare di Provenza, ai cui<br />
membri dell'equipaggio i vincitori strapparono gli occhi, pel'<br />
vendicarsi delle perdite subite (1).<br />
Nel 1144, attaccato <strong>nel</strong>lo stagno di Melgueil da una nave genovese,<br />
Berengario Raimondo, conte di Provenza, è ucciso dalla<br />
freccia di un balestriere nemico (2). Scomparso uno dei maggiori<br />
antagonisti, campeggia sulla scena Raimondo di Baux, sostenuto<br />
sempre dal conte di Tolosa ed al quale l'imperatore<br />
Corrado III concede, <strong>nel</strong> 1145, valendosi dei proprio titolo in<br />
regno Provinciae e forse approfittando della morte di Berengario<br />
Raimondo, l'investitura feudale delle terre avite, tanto di Raimondo<br />
quanta della moglie, nonchè di quelle da Raimondo stesso<br />
acquistate legalibus modis, con il diritto di battere mo<strong>nel</strong>a ad<br />
Arles, ad Aix ed a Trinquetaille (3).<br />
Mentre il conflitto raggiunge la massima estensione, con<br />
l'intervento dei più cospicui rappresentanti della feudalità occilanica,<br />
<strong>Genova</strong>, che certo non gradisce la formazione, sul proprio<br />
confine occidentale, d'un complesso politico tolosano-provenzale,<br />
appoggiato dall'Impero, e che ritiene giunto il momento d'intervenire<br />
<strong>nel</strong>la Spagna musulmana a fianco dell'azione diretta della<br />
« Reconquista », per non perdere, di fronte ai probabili vincitori,<br />
(1) Annali genovesi cit., I, p. 32.<br />
(2) Gesta comilwn Barchinonensium, a cura di L. BARRAU Dn-llGo C<br />
J. MASSO TORRENTS, Barce llona, 1925, pp. 40, 131; Amzali genovesi cit., l , p. 82.<br />
Nella morte di Berengario Raimondo dovrebbe vedersi la Longa mantls<br />
dei signa ri di Baux, seconda CH. D'AIGREFEVILLE, Histoire de la ville de<br />
Montpellier, Montpellier, 1737-1739, vol. l, p. 26. Non, dunque, un momento<br />
di un confiitto tra <strong>Genova</strong> e la casa di Barcellona-Aragona, ma semplicemente<br />
un atto di aggressione piratesca per opera di mercenari, agenti<br />
per conto altrui.<br />
(3) J.-P. PAPON, Histoire cit., vol. II, doc. XV; K. F. STUMI',·BRENTANO,<br />
Acta lmperii, Innsbruck, 1883, n. 332 (STuMPr, Reg. 3495); V.·L. BOURILLY<br />
e R. BUSQUET, Histoire de Provence, Parigi, 1948, p. 44: J. DE Fmn-RÊAULX,<br />
Le trésor des chartres des Baux, in Provence historique, IV, 1954, fasc. 17,<br />
p. 147. Sul problema dell'autenticità dei diplomi imperiali per i Baux<br />
cfr. HANS HIRSCH, Urkundenfiilschungen aus dem Regnu11l Are1atense. Die<br />
burgundliche Politik Kaiser Friedrichs l, Vienna, 1937 ; URSULA BRUMl\1,<br />
Zur Frage der Echtheit der ersten Stauferdiplome fûr siidhurgundische<br />
Empfiinger, in Mitteilungen des Instituts für Osterreichisclze GeschiclllSforsc/zun<br />
g, LVII, 1949, pp. 279-338.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 91<br />
anzi per accrescere le proprie posizioni economiche in quell'area<br />
di m ercato (J), si riaccosta alla parte catalana.<br />
Dopo una spedizione contra i musulmani di Maiorca e di<br />
Almeria <strong>nel</strong> febbraio dei 1146 (2). essa raggiunge, <strong>nel</strong>lo stesso<br />
anno, l'accordo sia con Alfonso VII di Castiglia (3), sia con il<br />
conte di Barcellona e principe d'Aragona, Raimondo Berengario<br />
IV (4), <strong>nel</strong>l'imminenza di un'azione contra il regno di Valencia.<br />
Ottiene un terza delle future conquis te territoriali; una<br />
chiesa, un fondaco, un forno, un bagno ed un iardinum <strong>nel</strong>le<br />
città che toccheranno interamente agli alleati; completa franchigia<br />
da pedaggi, tasse portuali e qualsiasi gravame sia nei<br />
domini di Alfonso, sia in quelli di Raimondo Berengario IV<br />
a Rodano us que in Occidentem. Ma soprattutto consegue due<br />
scopi: da un lato la formazione d'un contrappeso alla minaccia<br />
di Raimondo di Baux in Provenza; dall'altro un più diretto<br />
inserimento, a scopo economico-politico, <strong>nel</strong>l"azione della « Reconquista<br />
». Da parte sua, Raimondo Berengario IV, rafforzato<br />
dall'appoggio genovese, ottiene, quale Provincie marchio, <strong>nel</strong> febbraio<br />
deI 1147, l'hominaticum e la fidelitatem da parte dei baroni<br />
provenzali, riuniti presso Tarascona, tra i quali sono anche<br />
i visconti di MarsigHa, già fedeli partigiani della casa di Tolosa<br />
(5).<br />
Almeria, nido di pirati, cade in mana ai crociati il 26 ottobre<br />
1147 ; Tortosa, in seguito a nuova spedizione, il 30 dicem-<br />
(1) Si tenga presente che il 28 dicembre 1136 Raimondo Berengario IV<br />
di Barcellona·Aragona aveva donato in feudo a Cuglielmo VI di Montpellier<br />
la città di Tortosa, «cum omnibus terris et castris ct municionibus, et<br />
omnibus ad eius dominatum pertincntibus », per quando essa fosse ritornata<br />
«in potestate Christianorum »: A. GERMAIN, Liber cit., doc. 152.<br />
1 diritti furono trasmessi da Guglielmo VI, <strong>nel</strong> testamento dell'll dicembre<br />
1146, al figlio e successore Guglielmo VII: A. GERMAIN, Liber cit.,<br />
doc. 95. tassai probabile che i Genovesi fossero al corrente della situazione,<br />
tanto più che il conte di Montpellier, Guglielmo VI, prese parte<br />
alla crociata di Spagna, imbarcandosi sulle loro navi: certo non potevano<br />
rimanervi cstraneÏ.<br />
(2) Annali gel10vesi cit., l, p. 33.<br />
(3) Liber iurium ciL, l, pp. 122, 123; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO,<br />
Codice ciL, l, nn. 166, 167.<br />
(4) BOfARULL y MASCAR6, Colecci6n de documentos inéditos dei Archivio<br />
de la Corona de Arag6n, Barcellona, 1847-59, vol. IV, pp. 332, 337; C. IM<br />
PERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., n. 168.<br />
(5) Actes cit., n. 234. Nel 1151 giurb fcde!tà alla casa di Barcellona<br />
anche Guido di Fos, con la promessa di consegnare, a richiesta, il castello<br />
di Hyères: Actes ciL, n. 239. Com'è noto, i conti .di Barcellona, poi re di<br />
Aragona, considerarono sempre la Provenza come un feudo che ritornava<br />
loro alla morte di agni principe della propria famiglia, che ne cra stato<br />
da loro investito. Nel 1144, alla morte di Bercngario Raimondo, che lasciava
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO xn 93<br />
dominio sulle terre occitaniche. Esse si ripromettevano infatti<br />
mutua assistenza conlro ogni nemico presente e futuro, « da<br />
Venezia a Costantinopoli, da Costantinopoli alla Siria, in tutta<br />
la Siria, in tutto J'Egitto, in tutta la Barberia, in tutto il Garbo,<br />
in tutta la Spagna e dalla Spagna fino al porto di Monaco" (1).<br />
Concessioni e privilegi, rilasciati dal re di Valencia, Abu-Abd<br />
Allah Mohammed ibn Said Mardanish, al Comune di <strong>Genova</strong><br />
<strong>nel</strong> giugno 1149 (2) ed al Comune di Pisa <strong>nel</strong> gennaio 1150 (3),<br />
parvero completare quegli accordi e consolidare quelle promesse<br />
su un piano di parità anche <strong>nel</strong>l'interno deI mondo saraceno (4).<br />
Ma, come si sa, erano promesse ed accordi destinati al vento.<br />
4. - Fallita, per ragioni assai note, J'operazione economicopolitica,<br />
tentata con la crociata di Spagna (5), ridotto a bassissimo<br />
livello, come conseguenza, il traffico genovese con i porti<br />
catalani (6), l'attività di <strong>Genova</strong> in Occitania ristagna per qualche<br />
anno. Il Cornu ne si di batte <strong>nel</strong>la grave crisi finanziaria.<br />
lasciatagli in eredità dalla partecipazione aile spedizioni anti·<br />
slamiche, e cerca faticosamente di liquidarne le passività (7),<br />
giungendo infine, <strong>nel</strong> 1153, a vendere i possessi in Tortosa a<br />
Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona e principe d'Ara-<br />
(1) C. IMPER JALE DI SANT'A NGELO, Codiee cit., n. 195. Cfr. anche O. LAN·<br />
GER, Politisehe Gesehiehte Genuas und Pisas in den Jahren 1133-1149, in<br />
FIistorisehe Studlen, VII, 1882.<br />
(2):M. AMAIH, 1 diplomi arabi dell'Archivio fiorel1til1o, Firenze, 1863,<br />
p. XXXIV; C. I MPERIALE DI SANT'A!'IIGELO, Codiee cit., n. 196.<br />
(3) M. AMART, 1 diplomi arabi cit., pp. 239·240.<br />
(4) Mentre da parte delle repubbliche italiane urgevano le istanze<br />
commcrciali, il re di Valencia, com'è nota, aveva in reaItà la scapa di<br />
assicurarsi le spalle da un eventuale intervento della flotta genovese 0<br />
pisana, <strong>nel</strong>l'imminenza di un attaCCQ da parte degli Almoadi: G. ROSSI<br />
SAHATlNI , L'espansione di Pisa cit., p. 13.<br />
(5) A. SCARSELLA, Il Conume cit., pp. 101·104; H. C. KRUEGER, Post-war<br />
eollapse and rehabilita/ion in Genoa, in S/udi in onore di Gino Luzza tto,<br />
Milano, 1950, vol. l , pp. 117·128.<br />
(6) A . D UPONT, Les relalions cit., p. 88; J. VENTURA, Alfons el Cast<br />
cit., p . 82.<br />
(7) Si vedana Je vendite degli introiti deI Camune e degli stessi<br />
possessi in Tortosa a privati e gruppi di privati in C. IMPER[ALE DI<br />
SANT'ANGELO, Cadiee cit., nn. 193, 202, 204, 214, 215, 216, 227. Cff. A. DUPONT,<br />
Les relations cit., pp. 87-88; R. laPEZ, 1 primi eento anni di storia dOClIl'nentata<br />
della banea a <strong>Genova</strong>, in Studi in OU ore di Armando Sapori,<br />
Milano, 1957, vol. l , pp. 217·218.
94 G. PISTARINO<br />
gona, per una somma che settantasette an ni più tardi restava,<br />
tuttavia, ancora da pagarsi per metà (1).<br />
E celebre l'episodio dei consoIi per l'anno 1154, che non<br />
volevano assumere il governo quoniw1'l civitatel'l'l d0r111ire et<br />
litargialn patl, et sÎcuti naveln sine gubernatore pey Inare cognaseebant;<br />
ma che infine, indotti all'ingrato incarico dalle insistenze<br />
dell'arcivescovo e dalla pressionc popolare, sIal;'" l1/Liltum<br />
cogitando quo11'lodo civitale111 e SOJnno eriperenl, riuscÎrono<br />
'a risvegliare l'interesse e l'attività dei cittadini ed a rimettere<br />
in sesto la barca dello Stato (2). Ci sembra significativo<br />
il fatto che la prima manifestazione concreta di quesla ripresa<br />
politica ed economica del Comune si attui in direûone dell 'Occitania,<br />
sia pure ad una distanza ravvicinata, quaI è qllella<br />
rappresentata da Marsiglia, dopo le grandi pllntate a Montpellier,<br />
a Narbona, sulle coste iberiche. La vicenda è poco chiara;<br />
il documento, che ce ne parla, presenta varie lacune, sicchè<br />
riesce di letlura incompleta: simbolo, quasi, deI faticoso ritorno<br />
alla normalità dopo quello che il Krueger chiama il « collasso<br />
post-bellico » (3). Ma colpisce la circostanza che, una delle prime<br />
volte in cui Marsiglia ci si presenta <strong>nel</strong> vivo dei suoi conflitti<br />
interni, <strong>Genova</strong> vi appare direttamente interessata e coinvolla.<br />
Semplice coincidenza? Non crediamo. L'iniziativa genovese,<br />
per ritessere le fila <strong>nel</strong> mondo provenzale, occitanico, mediterraneo,<br />
non poteva prescindere, in via aprioristica, dall'immediato<br />
Occidente, dalle incipienti, e ancora torbide, manifestazioni<br />
di vita autonoma d'una città che, per la sua stessa posizione<br />
geografica, si presentava come la futura rivale e che occorreva<br />
quindi controllare in modo diretto e positivo.<br />
Nell'aprile deI 1154 un trattato è concluso tra i consoli dei<br />
Comune ed i visconti marsigliesi: i fratelli Goffredo, Ugo Goffredo<br />
e Bertrando (4). <strong>Genova</strong> metterà a disposizione dei visconti<br />
da una a dieci galere, <strong>nel</strong> casa che essi si armino contro<br />
Raimondo Goffredo di MarsigIia, purchè la guerra sia stata<br />
dichiarata con l'assenso genovese (5). 1 visconti assumono la<br />
(1) BOFARULL y MASCAR6, Colecci611. ciL, vol. IV, p. 212; C. hlPEIUALE<br />
Dl SANT'AI\GELO, Codice ciL, nn. 243, 244.<br />
(2) Annali gel/ovesi cit., l , pp. 37-39.<br />
(3) H. C. KRUEGER, Post-war co[[apse cit., pp. 117-1 28.<br />
(4) R ÉGINE PERNOUD, Essai sur ['histoire du port de Marseille des origines<br />
à la fin du XIl' siècle, Marsiglia, 1935, pp. 83, 4; 291 , 2; C. IMPERI ALE<br />
Dl SANT'ANGELO, Codice ciL, n. 251.<br />
(5) Goffredo, Ugo Goffredo e Bertrando, figlio di Poncio, sono gli stessi<br />
che <strong>nel</strong> 1151 sono scesi ad un accordo col vcscovo di Marsiglia, Raimondo,
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 99<br />
sulmana. A Me!gueil non si aumenteranno i dazi d'uso sui Genovesi;<br />
a Montpellier, invece, le navi genovesi, provenienti da<br />
<strong>Genova</strong>, non dabunt ullum usatjewn. Una cIausola particolare<br />
vieta agli uomini di Montpellier la navigazione verso Oriente,<br />
consentendola solo fino a <strong>Genova</strong> e con percorso costiero. Da<br />
parte sua <strong>Genova</strong>, sfruttando abilmente le rivalità esistenti tra<br />
le città marinare occitaniche, s'impegna ad interdire al proprio<br />
naviglio l'accesso ai porti di Arles e di St-Gilles ed a concentrare<br />
il traffico su Montpellier, ne! casa che gli uomini di quei due<br />
luoghi non tengano fede ai patti firmati col Comune.<br />
È evidente che quest'ultimo tratta alla pari con gli alleati<br />
deI momento, mentre calea la mano là dove la sconfitta militare<br />
o altre ragioni, a noi ignote, hanno indebolito le forze di resistenza<br />
locali. AI tempo stesso pero, rendendosi conta delle precarietà<br />
delle situazioni <strong>nel</strong> mon do occitanico in perenne fermento,<br />
esso cerca di non f.arsi sorprendere dagli eventi, di non<br />
trovarsi impreparato dinanzi ad eventuali capovolgimenti di<br />
fronte.<br />
In breve volger di tempo <strong>Genova</strong> ha dunque ripristinato la<br />
propria influenza sulle terre occitaniche, approfittando dei conflitti<br />
feudali che intorbidano la ragione, delle lotte interne tra<br />
le diverse fazioni <strong>nel</strong>le singole città, deI periodo di pace con<br />
Pisa, stranamente assente, - ma forse è solo nostra carenza di<br />
documenti, - dai mari di Provenza e Linguadoca, dello stesso<br />
favore di Federico l di Svevia, che ha un assoluto bisogno<br />
dell'aiuto genovese per la progettata impresa di Sicilia. Aleuni<br />
particolari dànno la misura della posizione di autorità, che il<br />
Comune ha rapidamente riacquistato in Occitania e che intende<br />
mantenervi ad ogni costo. Tra il novembre ed il dicembre<br />
deI 1155 il visconte di Nimes e di Agde, Bernardo Aton V<br />
Trencavel, colpevole di avere messo le mani su beni genovesi,<br />
a quanto pare attraverso il saccheggio d'una nave, è colpito<br />
dall'intervento di papa Adriano IV, che incarica i vescovi di<br />
Nimes, di Agde e di Béziers di costringerlo a restituire il maltolto,<br />
sotto pena di scomunica (1). Ne! trattato stipulato ne!<br />
1156 tra <strong>Genova</strong> e Guglielmo l, re di Sicilia, la prima richiede<br />
ed ottiene che una precisa cIausola escIuda i Provenzali dal<br />
commercio col Regno e gli uomini deI Regno dal commercio<br />
(1) Annali Gellovesi cit., l, pp. 43-44; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO,<br />
Codice cit., l, n. 272. Cfr. anche CL. DE VIC·J. VASSETE, Histoire cit.,<br />
vol. IV, pp. lOS, 184.
100<br />
con la Provenza (1), mentre ne! nota diploma imperiale di Fe·<br />
derico l deI 1162 a favore deI nostro Comune una disposizionc<br />
an cora più ampia consentirà a <strong>Genova</strong> di intervenire diretta·<br />
men te con la [orza per espellere a negatiatiane laci"s Sicilie<br />
et taci"s Maritime et Calabrie et Apulie tanta i Pravenzali quanto<br />
i Francesi, che vi commercino per via di mare (2).<br />
Tuttavia proprio quest'ultima misura rivela quanta sia<br />
ormai complessa la situazione e corne il disegno genovese di<br />
mantenere in pugno tutta la rete dei commerci tra le Alpi e i<br />
Pirenei sia destinato ad un futuro fallimento. Una più matura<br />
cosCÎenza di sè, una più vasta gamma di possibilità economiche,<br />
un corrispondente impegno politico più intenso animano i centri<br />
maggiori deI Mediterraneo francese. Mentre gli uomini di Nar·<br />
bona e di Montpellier penetrano <strong>nel</strong> tessuto economico della<br />
vita catalana, attraverso i porti di Barcellona, di Tortosa, per·<br />
sino di Almeria (3), francesi e provenzali muovono concorrenza<br />
al trallieo genovese sulle stesse coste sicule cd italiane.<br />
5. - Ma v'è di più. Nel torbido quadro feudale delle terre<br />
occitaniche alcune linee si vengono precisando, in un connitto<br />
che riempie di sè tutta la seconda metà deI <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong> e che<br />
trasforma il contrasto catalano·tolosano in un problema inter·<br />
nazionale. È la «grande guerra meridionale », <strong>nel</strong>la quale si<br />
combattono per quasi tutta la vita due uomini della tempra di<br />
Alfonso II di Barcellona.Aragona e Raimondo V di Tolosa; nclla<br />
quale emergono di momento in mornento i signori di Baux, i conti<br />
di Montpellier, i conti di Provenza sotto lutela catalano·aragonc·<br />
se; <strong>nel</strong>la quale s'inserisce da posizioni di forza, corne massima po·<br />
tenza economica, il Comune di <strong>Genova</strong> con il suo dissidio con<br />
Pisa; <strong>nel</strong>la quale, infine, intervengono tanto la Francia quanta<br />
l'Inghilterra e, ad un certo punto, 10 stesso Impero, con i pro·<br />
blemi dello scisma, le questioni italiane ed orientali, le pretesc<br />
regalistiche di Federico l sulla corona di Borgogna.<br />
(l) Liber iuriwn CiL, l ,190, 202; C. I MPËRIALE DI SAK:T'AKGELO. Coc!iee<br />
cit., I, nn. 279, 280. Cfr. anche M. CHIAUDi\NO, Geuova e i Normanni. NOi e<br />
su lie relaziol1i tra Gellovesi e Norma11l1i dalla me/à deI <strong>secolo</strong> X II , in<br />
Archivio Srorico Pugliese, XU, 1959, pp. 73-78.<br />
(2) Vedi oltre.<br />
(3) J. VENTU RA. Alfolls el Cast cit., p. 77.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL $ECOLO <strong>XII</strong> J01<br />
Ne! 1159 la grande lega, che l'abile diplomazia deI conte di<br />
Barcellona e principe di Aragona, Raimondo Berengario IV, è riu·<br />
scito a mettere insieme con l'adesione di Raimondo 1 Trencave!<br />
visconte di Béziers, deI conte di Foix, di Guglielmo VII conte di<br />
Montpellier, di Ermengarda viscontessa di Narbona, dei baroni<br />
bearnesi, e dello stesso Enrico II d'Inghilterra, tenta un attacco<br />
decisivo contro Tolosa. Ma Raimondo V, soccorso dall'intervento<br />
di Luigi VII di Francia, costringe gli avversari a ritirarsi. Il dise·<br />
gno catalano è fallito, anche se l'aiuto francese ha insegnato ai<br />
Capetingi la via per la Linguadoca e il Mediterraneo (1).<br />
<strong>Genova</strong> approfitta della situazione di momentanea debolezza<br />
de! sovrano catalano-aragonese per cercare di estendere la propria<br />
zona d'influenza oltre la Riviera di Ponente, sconfinando<br />
ne!l'ambito della contea provenzale, grazie all'intervento della<br />
curia arcivescovile <strong>nel</strong>le interne contese dei Comune di Nizza,<br />
presso il quale è già in uso la moneta genovese e con il quale<br />
vigono stretti legami di vita e di commercio (2).<br />
Sennonchè Raimondo Berengario IV, battuto sul piano militare,<br />
si rifà rapidamente su quello diplomatico, inserendosi <strong>nel</strong><br />
grande conflitto che contrappone l'Impero di Federico 1 di<br />
Svevia al papa Alessandro III, con una decisa presa di posizione<br />
a favore dei primo. Nel luglio-agosto dei 1162 il Barbarossa<br />
abbandona la parte dei signori di Baux, che pretendono il titolo<br />
marchionale e comitale di Provenza sulla base di una capziosa<br />
interpretazione dei diplomi imperiali di Corrado III deI 1145 e<br />
dello sfesso Federico 1 de! 1160: respinte le loro richieste, egli<br />
concede la contea provenzale, secondo i limiti geografici stabiliti<br />
dalla pace catalano-tolosana dei 1125, a Raimondo Berengario III,<br />
nipote di Raimondo Berengario IV di Barcellona-Aragona (3),<br />
grazie alla promessa di quest'ultimo per il riconoscimento di<br />
VittoTe IV come papa legittimo in Provenza, nonchè al matrimonio<br />
contra tto dallo stesso Raimondo Berengario III con Richilde,<br />
nipote dell'imperatore e vedova di Alfonso VII di Castiglia<br />
(4). Fu l'ultima impresa dei conte-principe catalano-ara-<br />
(1) CH. HIGOUNET, Un grand chapitre cit., pp. 318·320.<br />
(2) P. L. DATTA, Della Iibertà deI comune di Nizl.a, Nizza, 1859, pp. 24<br />
sgg., 34; V. VITALE, Nizza medievale, in Nizza <strong>nel</strong>la storia, Istituto di Studi<br />
Liguri, Garzanti, Milano, 1943, pp. 39.<br />
(3) M. G. H., Constitutiones cit., nn. 215, 216, pp. 304·308.<br />
(4) ZURIrA, Anales de la Corona de Aragon, libro II, cap. XVIII. Com'è<br />
noto, pero, il matrimonio con la nipote deI Barbarossa inimico a Rai·<br />
mon do Berengario III la parte guelfa, tra cui il vescovo di Antibes,<br />
Raimondo Grimaldi, che <strong>nel</strong> 1165 non intervenne alla convocazione degli
102 G. PISTARINQ<br />
gonese: il 6 agosto 1162 la morte 10 coise a Borgo S. Dalmazzo,<br />
mentre si recava col nipote a Torino per assistere all'assemblea<br />
imperiale, evidentemente al doppio scopo di riaffermare la dipendenza<br />
della Provenza dall'Impero e la sua obbedienza all'antipapa<br />
(1).<br />
Le fortune della casa di Barcellona-Aragona, l'attuazione dei<br />
grandi disegni occitanici, le stesse regole dell'ordinato viver<br />
civile sembrarono subire una battuta d'arresto <strong>nel</strong>le terre dei<br />
suoi dominî. « Aprés la sua mort - dice il cronista catalano dei<br />
Gesta comitHm Barchinonensiwn - exiren ladres e robadors, e<br />
pobres e desapoderats s'amagaven; e en clergues e en lechs e<br />
en aquells de la terra e de fora, fo gran mal vengut e gran<br />
destrucci6, entr6 vench N'Amf6s, son fi Il , qui començà de regnar,<br />
qui era infant quan son pare mori » (2).<br />
Poco prima, il 9 giugno dello stesso anno, Federico Barbarossa<br />
aveva rilasciato al Comune di <strong>Genova</strong> il famoso diploma<br />
con il quale riconosceva ai Genovesi la giurisdizione su lutta la<br />
Liguria, da Monaco a Porlovenere, e prometteva loro, fra l'altro,<br />
it suo aiuto contro il Te di Valencia ed il re di Maiorca (3).<br />
L'cvoluzione deI problema occitanico è evidente, sia <strong>nel</strong>l'eliminazione<br />
della casa di Baux dal novero dei grandi antagonisti,<br />
sia <strong>nel</strong> profilarsi dello scontro decisivo tra la nuova dinastia dei<br />
conti-re catalano-aragonesi, che ha inizio con Alfonso II, e la vecchia<br />
casa di Tolosa e St-Gilles, a cui si aggiungerà <strong>nel</strong> 1172, per<br />
ragioni matrimoniali, la contea di Melgueil (4), sia <strong>nel</strong>l 'intervento<br />
Stati generali a Tarascona.<br />
(1) PERCY E. SCHRAMM, Ramolt Bere/1guer IV cit., p. 34; J. VENTURA.<br />
Alfolls el Cast cit., pp. 65-66.<br />
(2) Gesta Com itw11 Barchinonensium, ediz. cit., p. 132. Testa latina, a<br />
p. 41: « In eius nempc obitu exivit latro, praesumpsit praedo, Jatuit pauper,<br />
contincuit c1erus, luit incala, saevit hostis, fugit victoria , crcvit fuga,<br />
gladius in dornesticos cfferatur et palria extcrminio praeparatur, l1squcquo<br />
Ilde[onsus regni suscepit gubcrnacula, qui nimis primitus erat puer ».<br />
(3) H . P. M., Liber iuriwl1 ciL, l, p. 207; M. G. H ., COl1slitUliones ci t.,<br />
p. 292; C. I rvlPERIALE III SANr'ANGELO, Codiee cit., I. n. 308. Un inquadramento<br />
storico generale dei diploma federiciano deI 1162 in V. VITALE,<br />
<strong>Genova</strong> <strong>nel</strong> seeolo <strong>XII</strong> cit., pp. 21-23; T. O. DE NEGRI, <strong>Genova</strong> e il Barbarossa,<br />
in <strong>Genova</strong>, 1961, n. 12. Si veda anche il diploma di Alessandro III<br />
per l'arcivescovo Siro II dei 25 marzo 1162: P. F. KEf-IR, Ilalia Pontificia,<br />
VI, 2, Borlino, 1915, p. 268, n. 13.<br />
(4) Beatrice di Melgueil, unica erede dei conte Bernardo IV (t 1132),<br />
sposô in prime nozze, <strong>nel</strong> 1135, Berengario Raimondo. conte di Provcnza<br />
ct 1144), dal quale ebbe una figIia, Dolce; in seconde nozze, ne! 1146,<br />
Bernardo Pelet della casa di Narbona, dal quale ebbe una fig!ia, Ermcs·<br />
sinda, e un figlio, Bertrando. Quando Ermessinda andü sposa, <strong>nel</strong> Ilîl.<br />
al figlio di Raimondo V di Tolosa, - il futuro Raimondo VI, - Beatrice
104<br />
vese. Gli eventi successivi non faranno che confermare questo<br />
insopprimibile dato di fatto.<br />
Precisati i termini massimi della costruzione territoriale ciel<br />
Dominio di <strong>Genova</strong>, senza tenere conto delle libertà cittadine di<br />
centri di fiera tradizione autonomistica come Savona 0 Ventimiglia,<br />
e riaffermata l'unità feuclale della Provenza come terra cleil'Impero,<br />
Federico 1 riconosce largamente la posizione di privilegio<br />
economico di <strong>Genova</strong>, non soltanto per favorire la grande città<br />
marinara, il cui aiuto gli è prezioso, ma anche, 0 soprattutto, perché<br />
essa gli consente di mantenere sotto controllo il movimento<br />
delle libertà comunali <strong>nel</strong>l e terre occitaniche e di controbilanciare<br />
la crescente potenza della casa di Barcellona-Aragona, alleata<br />
oggi, ma forse nemica domani. L'autorizzazione ai Genovesi di<br />
dare la caccia ai mercanti provenzali e francesi su Ile vie dei<br />
traffico per l'Italia, che abbiamo sopra ricordata, si commenta<br />
da sè. La promessa di appoggio a <strong>Genova</strong> per un'azione contro<br />
i regni musulmani di Valencia e delle Baleari riesce più chi ara,<br />
<strong>nel</strong>le sue reali finalità, se si tiene presente che poco prima, ne!<br />
1161 , il Comune genovese aveva firmato accordi pacifici sia con<br />
i musulmani di Spagna sia con quelli dei Marocco ( 1). In realtà,<br />
come rileva giustamente 10 Schramm, poichè è assolutamente<br />
impensabile che il Barbarossa potesse mai progettare una campagna<br />
militare tanto eccentrica, la clausola è di evidente ispirazione<br />
genovese ed appare diretta contra il sovrano catalanoaragonese:<br />
rientra <strong>nel</strong> quadro delle preoccupazioni di <strong>Genova</strong><br />
per la crescente concorrenza barcellonese <strong>nel</strong> Mediterraneo occidentale;<br />
serve a Federico 1 come arma di pressione sulla casa<br />
di Barcellona-Aragona, con la minaccia di un intervento congiunto,<br />
imperiale-genovese, in quei paesi saraceni che rappresentano<br />
per i Catalani la maggiore fonte di ricchezza (2).<br />
La ripresa della guerra tra <strong>Genova</strong> e Pisa, proprio <strong>nel</strong> 11 62,<br />
completa il quadro storico dal punta di vista economico e militare,<br />
al di là dei disegno genovese ed imperiale (3), in quanta<br />
pone le premesse della crisi risolutiva nei rapporti tra <strong>Genova</strong><br />
ed i paesi occitanici, concepiti e forzatamente costretti entro 10<br />
schema rigido del monopolio commerciale della prima sopra i<br />
(1) Annali gel10vesi cit., I, pp. 61-62.<br />
(2) P ERCY E. SCHRAMM . Ramon Berenguer IV cit., p. 33.<br />
(3) Si tenga presente che il 6 aprile 1162 l'imperatore, <strong>nel</strong> diploma<br />
rilasciato a favore di Pisa, aveva contemplato la cessionc a quest'ultima<br />
di Portovcnere neI casa di guerra comune e di vittoria contro <strong>Genova</strong>:<br />
M. G. H., Constitutiones cit., n. 205, pp. 282-287.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SE(;OLO XU 107<br />
grossa nave genovese e di legni minori: una flotta di 14 galere,<br />
inviata d'urgenza da <strong>Genova</strong>, per vendicare 10 scacco, non giunge<br />
in tempo a sorprendere a St-Gilles i pisani, ritiratisi per il braccio<br />
occidentale de! Rodano, mentre i genovesi, penetrativi per<br />
il braccio orientale, riescono soitanto a cogliervi cinque navi<br />
avversarie. Frattanto una flotta di 31 galere pisane devasta le coste<br />
liguri; occupa Albenga; cattura e dà aIle fiamme cinque vasceIli<br />
nemici, sorpresi in navigazione all"altezza di Melgueil; saccheggia<br />
presso Fréjus, proprio <strong>nel</strong> giorno più importante della fiera,<br />
28 trasporti mercantili; risale il Rodano fino a St-Gilles. 1 genovesi,<br />
giunti a loro volta rapidamente nei pressi della città,<br />
con una flotta di 45 galere, <strong>nel</strong>l'intento di bloccare <strong>nel</strong> fiume<br />
gli avversari e di impedire loro l'uscita in mare aperto, cercano<br />
invano di cattivarsi i consoli di St-Gilles; riescono per un momento<br />
a comperare la neutralità dei signore feudale, Raimondo V<br />
di Tolosa, che peri> tosto se ne ritrae di fronte al ritardo dei<br />
genovesi <strong>nel</strong> versargli la somma pattuita e, soprattutto, aIle pressioni<br />
dei pisani e degli uomini di St-Gilles.<br />
A fianco dei genovesi sono i signori di Baux, mentre i<br />
pisani contano sull'appoggio degli uomini di St-Gilles, di Raimondo<br />
V di Tolosa, di Raimondo 1 Trencave! vis conte di Béziers,<br />
e sulI'azione diretta di un contingente di mercenari provenzali.<br />
Vincono i pisani, in una battaglia terrestre, sulle rive<br />
dei fiume, durata dal vespro alla notte, dopo la quale i genovesi<br />
si ritirano ad Arles (1).<br />
Battuta sul piano militare in un'azione di sbarco non risolutiva,<br />
<strong>Genova</strong> si rifà immediatamente su quello della sua superiorità<br />
navale, tecnica e numerica, in conseguenza della quale<br />
ai Pisani non sono possibili operazioni di blocco e scontri in<br />
mare aperto, ma solo azioni di guerra di corsa. Soprattutto ricupera<br />
il terreno sul piano diplomatico, grazie agli antagonismi,<br />
che si agitano in torno al dominio provenzale; alla situazione<br />
della politica generale <strong>nel</strong> Mediterraneo, <strong>nel</strong>la quale non mancano<br />
nemici a Pisa; alla stessa forza dei denaro, che i Genovesi<br />
sanno spendere, al momento opportuno, largamente ed oc.ulatamente.<br />
Già <strong>nel</strong>l'ottobre successivo, ad Arles, una convenzione<br />
viene firmata tra il Coroune ed il conte d i Provenza e di Melgueil,<br />
Raimondo Berengario III (2), la quale si riduce pratica-<br />
(l) Cfr. p. 106, nota 4.<br />
(2) Liber iurium cit., l , 219; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO. Codice cit.,<br />
II, Roma, 1938, n. 7. Raimondo Berengario III portava il titolo feudale
108 G. PISBRI NO<br />
mente ad una sola clausola: il conte, pure essendosi riliutato<br />
in precedenza, - è vero - di rnUDvere in armi contra Pisa e<br />
Raimondo V di Tolosa (l), s'impegna a non accogliere i pisani<br />
<strong>nel</strong>le proprie terre nisi fuerint negotiatores el veneril1t CUl Il<br />
mercationibus veZ pro mercalionibus, ricevendo a compenso dai<br />
Genovesi, come sappiamo da altra fonte, la somma di 400 lire<br />
di melgoresi (2).<br />
Subito dopo, <strong>nel</strong> novembre, un risultato ancora maggiorc<br />
per <strong>Genova</strong> e più pericoloso per Pisa: il trattato di alleanza<br />
tra <strong>Genova</strong> e Roma, concluso il giorno 22 e ratificato nei primi<br />
mesi dell'anno successivo (3). Si tratta di un accordo ne! quale,<br />
come si sa, confluiscono più vasti motivi di politica generale:<br />
il rientro di papa Alessandro III in Roma con l'appoggio normanno,<br />
proprio il 22 novembre 1165, contra l'opposizione dell'antipapa<br />
Pasquale III; la grave crisi economica dell a cittil,<br />
danneggiata dalle azioni condotte, tra la fine deI 1164 e la primavera<br />
deI 1165, da Cristiano, futuro arcivescovo di Magonza,<br />
per imporre l'antipapa sul trono di S. Pietro; la celata resistenza<br />
di <strong>Genova</strong> a Federico l e, di conseguenza, la posizione<br />
di favore, di cui essa gode presso il pontefice legittimo (4). Ma<br />
<strong>nel</strong> trattato, che pone fine ai contrasti commerciali ed ail e azioni<br />
di rappresaglia tra le due città, regolandone impegni e conœssioni<br />
su piano paritario, <strong>Genova</strong> ottiene al cu ne c1 ausole notevoli<br />
contra Pi sa sia in campo economico sia in campo militare,<br />
le quali, <strong>nel</strong> casa di guerra tra Genovesi e Pisani, com'è<br />
appunto ora, consentono di interrompere il traffico da Roma<br />
a Pisa, per indirizzarlo su <strong>Genova</strong>, e di fare di Roma stessa<br />
una sicura base di appoggio per le navi genovesi (5).<br />
di conle di Melguci l come erede deI primo matrimonio di Beatrice di McIgueil<br />
con Bcrengario Raimondo di Provenzu. In reallà, perù, all a morle di<br />
Berengario Raimondo, la contea di Mclgueil cra rimasta a Beatrice, diventando<br />
patrimonio delle seconde nozze dell a medesima con Bernardo Pelet:<br />
A. GEUMAIN, Etude cil., p. 568.<br />
(l) AUl1ali ge/lOvesi ciL, p. 185. Si tenga presente che proprio ndl'o<br />
ttobre deI 1165 abbiamo un tratlato di all eanza tra Raimondo V di<br />
To losa e Raimondo Berengario Il[ di Provenza: E.-G. LÉO!'\ARD, Caln.lo,!!,ue<br />
cil., n. 44, p. 32.<br />
(2) Anl1ali genovesi cit., p. 185.<br />
(3) C. I MPERl ALE III S ANT'ANGELO, Co(liee ciL, II, n. 8, 9, 12, 13.<br />
(4) 1. GIORG I, Il Iral/ato di pace e d'alleanza dei 1165-1166 fra ROll/a<br />
e <strong>Genova</strong>, in Archivio della Società Romalla di Sforia Patria, XXV , 1902;<br />
P. BREZZI , Roma e l'Impero medievale (774-/252), Bologna, 1947, pp. 352-356.<br />
(5) Si noti che, con una c1ausola, inscrila <strong>nel</strong> testo delle proprie<br />
o bbligazioni, i Genovesi salvaguardano la loro libertà d'azione nei riguardi<br />
della Provcnza: «Nec pretextu hui us compromissi contra devela Provincie,<br />
a Gcsta in Occidentem, tenebimur T.
GENOVA E l 'OCCITANIA NEL SECOW <strong>XII</strong> 109<br />
Un ulteriore aiuto giunse a <strong>Genova</strong> da parte della fortuna.<br />
Il 29 ottobre di quel venturoso 1165, una violenta tempes ta<br />
coise, all 'altezza dell e isole di Lérins, le navi pisane, che ritornavano<br />
in patria dalla Provenza: quasi la metà delle unità della<br />
flotta naufragarono, con la perdita dell'intero equipaggio (1).<br />
l Genovesi inviarono le proprie condoglianze alla città rivale,<br />
ma approfittarano della situazione politica e militare per stringere<br />
ancor più i tempi, ritornare all'iniziativa e riprendere in<br />
pugno la situazione in Occitania, dando il via <strong>nel</strong> 1166 a rigorose<br />
operazioni di blocco dei por ti provenzali. Una rapida serie<br />
di accordi e d i azioni, <strong>nel</strong> 1166 e <strong>nel</strong> 1167, rivela chiaramente<br />
che il blocco dei por ti e la guerra di corsa contro le navi nemiche<br />
hanno dato risultati positivi ; che qualcosa va mutando:<br />
anche se, da parte occitanica, riemerge sulla scena, in funzione<br />
filogenovese, soprattutto la classe feudale, la quale si giova dell'appoggio<br />
deI nostro Comune per uscire dall'incertezza politica<br />
e riaffermarsi, armai per breve tempo, sulla borghesia cittadina.<br />
Nel 1166 l'arcivescovo di Arles, i consoli ed i domini de<br />
burgo si dichiarano disposti ad accettare le richieste genovesi,<br />
di cui purtroppo ignoriamo il tenore, m a che molto probabilmente<br />
intendono richiamare in vita le c1ausole dei trattato dei<br />
1155, seppure con talune limitazioni alla Iibertà di movimento<br />
e di traffico a danno degli Arlesiani (2). Il 12 novembre dello<br />
stesso anno l'arcivescovo, la viscontessa Ermengarda ed il popolo<br />
di Narbona sono costretti a rompere l'alleanza di due anni<br />
prima con Pisa ed a riaffermare la validità dei patti firmati ne!<br />
1131-32 con <strong>Genova</strong>, con l'aggiunta d'una lunga serie di c1ausole,<br />
relative allo stato di guerra pisano-genovese, per le quali il commercio<br />
e la navigazione narbonesi passano sotto il controllo di<br />
<strong>Genova</strong>, rimanendone rigorosamente esclusi i rapporti con Pisa,<br />
nonché, - indicazione interessante circa gli schieramenti politici<br />
deI momento in Occitania, - con Montpellier e con St-Gilles (3).<br />
Sempre <strong>nel</strong> 1166 due fatti sono significativi della rinata<br />
fortuna e dei rinvigorito prestigio di <strong>Genova</strong>, ai poli opposti<br />
dei mondo occitanico. Sancio VI, re di Navarra, scrive al Comune<br />
chiedendo ed offrendo amicizia; assicurando protezione<br />
(1) Allnali genovesi cit., p. 187.<br />
(2) C. I MPERIALE Dr SANT'ANGELO, Codice c it., II, TI . 15.<br />
(3) CL. D E VIC- Jo VA ISSETE, Histoire cit., vol. VIII, coll. 263-266:<br />
r. KOHlER, Hal1delsvertriige cit., pp. 2-4; G. M OUYNÈS, Ville cit., p. 6;<br />
C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice diplol1latico cit., II, n . 16; A . D Ul>ONT,<br />
Les relations cit., pp. 95-96.
110 G. PISTARINO<br />
ai Genovesi <strong>nel</strong>le proprie terre e ricercandola per i propri sudditi<br />
<strong>nel</strong>l'ambito deI dominio terrestre e marittimo di <strong>Genova</strong>;<br />
dicendosi disposto a tutelare gl'interessi di quest'ultima presso<br />
il nipote Alfonso VIII di Castiglia ed il cognato Ferdinando II<br />
di Leon ; dichiarando di essere già intervenuto presso il nipote<br />
Guglielmo II di Sicilia, a quanta pare dietro richiesta di <strong>Genova</strong><br />
stessa, per il ristabilimento dell 'amicizia tra l'uno e l'altra (I ).<br />
In seguito alla morte deI conte di Provenza, Raimondo Berengario<br />
III, ucciso dai Nizzardi in un moto insurrezionale (2),<br />
<strong>nel</strong> quale probabilmente confluirono le aspirazioni comunistiche<br />
della borghesia in fase di sviluppo e le istigazioni pisane in<br />
funzione an tigenovese (3), il problema della successione <strong>nel</strong><br />
dominio si pose immediatamente tra Raimondo V di Tolosa ed<br />
Alfonso II, conte di Barcellona e re d'Aragona. Alfonso, che si<br />
trovava in Catalogna all'epoca deI luttuoso evento, si reco in<br />
Provenza a raccogliere l'eredità deI cugino (4), - 10 troviamo<br />
ad Arles <strong>nel</strong>l 'agosto deI 11 67, - ed inizià trattative di alleanza<br />
col Comune, mentre destinava al governo feudale della Provenza<br />
il fratello Raimondo Berengario IV.<br />
Gli accordi con <strong>Genova</strong>, ai quali Alfonso Il dovette per<br />
grande par te la propria riaffermazione in Provenza, si condusero<br />
con la firma d'un patto <strong>nel</strong> maggio, - secondo altra<br />
fonte <strong>nel</strong>l'ottobre, - deI 1167 (5). 1 Genovesi promettevano il<br />
lorD aiuto per la conquista deI castell o di Albaron, alla foce<br />
dei Rodano, in modo da b loccare St-Gilles. Il conte-re s'impegnava<br />
ad escludere i Pisani dalle sue terre, fra Tortosa e Nizza,<br />
fatta eccezione per l'approdo in Barcellona delle navi cariche<br />
esdusivamente di pellegrini; ad assicurare soltanto ai proprÎ<br />
(1) Liber iurium cit., l , 224; C. IMPERIALE lH SANT'ANGELO, Codice cit.,<br />
II, n. 22. Si ricordi che i rapporti tra <strong>Genova</strong> ed il Regna normannu<br />
erano stati turbati da l1a politica imperiale di Federico 1 e dalle c1ausole<br />
economiche dei diploma federiciano per <strong>Genova</strong> deI 11 62.<br />
(2) Gesta comitum Barchùlonensium, eruz. ciL, pp. 13, 46, 135. Com'è<br />
noto, la vedova Richilde passa a nuuvc nozze con il conte di Tolosa.<br />
(3) J. VENTURA, Alfons el Cast ciL, p. 107. Sulla discussa partecipazionc<br />
dell'ammiraglio genovese Grimaldi aIle operazioni navali contra Nizza cff.<br />
J.-P. PAPON, Histoire cit., vol. II, pp. 243-244; E. TTSSERAND, Histoire civile<br />
et religieuse de la cité de Nice ci t., vol. l, pp. 165-166.<br />
(4) ZURITA, Anales cit., Iibro l , cap. XXV.<br />
(5) Liber iurium cit., l , 227; C. I MPERIALE or SANT'A NGELO, Codice ciL,<br />
II, n. 25 ; A. D UPONT, Les relations cit., p. 97. Il rilievo sulla differenza<br />
di data tra ]a copia deI doc. <strong>nel</strong> codice deI Liber iurium della Repubblica<br />
di <strong>Genova</strong> e la copia <strong>nel</strong>la pergamena n. 47 di Alfonso 1 <strong>nel</strong>l'Archivio<br />
della Corona d'Aragona di Barcellona è di J. VENTURA, Ai/olls el Cast ciL,<br />
p . 135 nota 14.
GENOVA E L'OCClTANIA NEl SECOLO <strong>XII</strong> 111<br />
alleati, senza alcun limite, piena libertà di commercio e completa<br />
esenzione fiscale. Cosl <strong>Genova</strong>, rafforzate le posizioni in<br />
Occitania, rientrava a vele spiegate anche sulle coste catalane,<br />
con le quali i traffici si erano praticamente interrotti dopo il 1154.<br />
NeIJa primavera dei 1168, fallito l'assedio di Albaron, per<br />
l'eroica resistenza dei difensori dei castello (1), le navi pisane<br />
e le navi genovesi si scontrano duramente lungo le coste provenzali:<br />
Pisa riesce ad inviare, sia pure con gravi perdite, una<br />
squadra navale sino a Melgueil; <strong>Genova</strong> consegue un notevole<br />
successo al largo di Agde, ma non giunge ad impedire che, poco<br />
più tardi, sette galere pisane riescano ad eludere il blocco, trasportando<br />
<strong>nel</strong>la rada di Agay, presso Fréjus, il cancelliere di<br />
Federico Barbarossa, Filippo di Heinsberg, che si è vista preclusa<br />
la strada della Lombardia (2). Rimanevano sempre ostili<br />
a <strong>Genova</strong>, in atteggiamento filopisano, St-Gilles e Montpellier:<br />
la prima sorretta dal conte di Tolosa e difesa dalla vittoriosa<br />
resistenza di Albaron agli attacchi congiunti dei conte-re e deI<br />
Comune genovese; la seconda stretta ai Pisani dagli accordi<br />
firmati <strong>nel</strong> novembre dei 1168, per i quali i medesimi s'impegnavano,<br />
generosamente, ma abilmente, a risarcire senza contropartita<br />
i danni da loro arrecati in passato ai Montpellieresi (3).<br />
Su queste posizioni, tra l'una e l'altra città italiana interviene<br />
<strong>nel</strong> 1169 la tregua di Portovenere, che ribadisce 10 stato<br />
oggettivo della superiorità tecnica di <strong>Genova</strong>, ma, al tempo stesso,<br />
pretend en do di escludere le navi di Pis a dal commercio d'alto<br />
mare con tutta la costa tra Noli, <strong>nel</strong>la Riviera di Ponente, ed<br />
il capo di Salou, in Catalogna, pena la confisca d'un terzo deI<br />
carico (4), pone le premesse per una ripresa dei conflitto a breve<br />
scadenza.<br />
(1) J. V ENTURA, Alfons el Cast cit., p . 111. Com'è nota, l'assedio di<br />
Albaron fu abbandonato <strong>nel</strong>lo stesso anno 1167: Annali genovesi cit.,<br />
J, p. 205.<br />
(2) A. SCHAUBE, St aria cit., p. 694.<br />
(3) A. GERMAIN, Histoire du commerce de Montpellier, Montpellier,<br />
1861, J, Pièces justificatives, II, pp. 180-181; G. ROSSI-SABAJINI, L'espallsiolle<br />
di Pisa cit., pp. 88-89; A. D UPONT, Les relations cit., pp. 99·100.<br />
(4) Liber iurium cit., l , 244; C. IMPERIA LE DI SANT'ANGELO, Codice cit.,<br />
II, n. 48; Annali genovesi cit., p. 224; A. R. SCARSELLA, Il Comune cit.,<br />
pp. 156-157. Su Ile gravi conseguenze economiche che il divieto deI traffico<br />
d'alto mare con le coste italiane, occitaniche e catalane recava ai mer·<br />
canti pisani cfr. A. D UPONT, Les relations cit., p. 101.
112 G. PISTAR[NO<br />
6. - In una situazione in continuo sviluppo, quaI è quel la<br />
provenzale in questi anni, tra forze contrastanti, non v'è da<br />
stupirsi dei repentini cambiamenti di fronte, dei rapidi capuvolgimenti<br />
delle alleanze. L'appoggio di <strong>Genova</strong> è delerminan[e,<br />
e quindi ambito, per chi voglia insediarsi <strong>nel</strong>la contea, si tralti<br />
di Alfonso II di Barcellona-Aragona 0 ·di Raimondo V di Tolosa.<br />
Per <strong>Genova</strong> il problema risulta più complesso, giacché le occorre<br />
tenere conta sia della politica generale italiana, <strong>nel</strong> momento<br />
cruciale dell a presenza di Federico l di Svevia, sia deI conOilto con<br />
Pisa e dell a situazione <strong>nel</strong>le Riviere: comunque la direttrice fondamentale<br />
nei riguardi dell 'Occitania, in particolare della Provenza,<br />
rimane sempre quella deI rigido esclusivismo economico e<br />
dell'opposizione a qualunque tentativo di effettiva costruzione<br />
dello Stato territoriale, tanto più se si tratta dei non sopi[o<br />
progetto calalano di una unità, <strong>nel</strong>la molteplicità, che s i estenda<br />
sulla costa dalle Alpi al regno musulmano di Valencia.<br />
Nonostante la tregua di Portovenere, le navi pisane erano<br />
ben presto tomate a fare vela per la Provenza, non tanto pel'<br />
riaccendervi la guerra, quanta per affermare la presenza della<br />
città toscana, incoraggiare gli alleati ed i simpatizzanti, tenere<br />
in ·costante allarme i Genovesi, costringendoli ad un continuo,<br />
pesante servizio di polizia costiera (1). Tutto cib finchè la vittoria<br />
a Motrone, <strong>nel</strong> 1170, su Lucca, alleata a <strong>Genova</strong> fin dal<br />
11 66, eliminb una minaccia diretta, aprendo a i Pisani l'orizzonte<br />
per più rosee speranze e per più arditi disegni (2).<br />
Il lavorio diplomatico di <strong>Genova</strong>, per portare <strong>nel</strong> proprio<br />
campo le forze occitaniche ancora ostili 0 neutrali, si fece più<br />
intenso, <strong>nel</strong>la previsione della ripresa della guerra. Un'ambasceria,<br />
inviata a Montpellier <strong>nel</strong> 1170, falli <strong>nel</strong>l'intento, di fronte<br />
alla renitenza di Guglielmo VII (3). Riuscirono invece ai Genovcsi<br />
a!cune mosse <strong>nel</strong>la più vicina Provenza. Sappiamo che Nizza<br />
<strong>nel</strong> 1170 è schierata al loro fianco (4); che gli approcci, tenlal;<br />
(1) Armali genovesi cit., 1, p. 240; G. ROSSI-S .>\BATl NI, L'espwlsioll c di<br />
Pisa cit., pp. 88-89; J. V ENTURA, Alfons el Cast cit., p. [27.<br />
(2) G. Ross r-SADATINI, L'espansione di Pisa ci t., pp. 89-90.<br />
(3) Annali genovesi cit., l, p. 237; G. ROSS I-SABATlNl, L'espaHsiO//e di<br />
Pisa cit., p. 90.<br />
(4) ArmaIi genovesi dt., l , p. 236: E. TI SSE R/\ ND, Histoire civile er<br />
religieuse de la cité de Nice cit., vol. l, p. 166; V. VlT,\LE, Ni zza mediel'ale<br />
cit., p. 70.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO Xl[ 113<br />
con Grasse, si conclusero <strong>nel</strong> gennaio deI 1171, con un accordo<br />
che impegnava gli uomini di quel luogo ad interrompere le<br />
relazioni economiche con Pisa e ad assumere un atteggiamento<br />
di ostilità contro i Pisani (1). Ma soprattutto fu per <strong>Genova</strong> un<br />
prezioso acquisto la conclusione dell'alleanza con l'antico nemico,<br />
Raimondo V di Tolosa, accomunato ai Genovesi dall'ostilità<br />
contro Montpellier, e certo ben lieto di poter con tare sul<br />
loro appoggio in previsione della ripresa dei conflitto con Alfonso<br />
II per il dominio provenzale, mentre non dovevano esulare<br />
dall'animo dei Genovesi il desiderio d'impedire la definitiva<br />
afl'ermazione deI conte-re sulle terre occitaniche, ed anche la<br />
preoccupazione per la concorrenza marittima di Barcellona.<br />
Il trattato, stipulato <strong>nel</strong> maggio deI 1171, ricorda soltanto<br />
come nemici Pisa e Montpellier: non bisogna peri> dimenticare<br />
che, se la prima era ormai estromessa dalla maggior parte delle<br />
terre occitaniche e vedeva compromesse anche le posizioni di<br />
St-Gilles, in seguito alla nuova posizione assunta dal conte di<br />
Tolosa, dietro alla seconda stavano la crescente rete di traffico con<br />
i paesi catalani e, quindi, il diretto interesse della casa di Barcellona-Aragona<br />
(2). Comunque, l'alleanza impegnava le due parti ad<br />
azioni militari congiunte contro Montpellier; Raimondo V prometteva<br />
di escludere i Pisani dalle proprie terre, fatta eccezione<br />
per i pellegrini che venissero a St-Gilles, di non consentire a].]e navi<br />
delle sue città la navigazione d'alto mare, - in modo di lasciare a<br />
<strong>Genova</strong> il monopolio deI grande traffico marittimo, - e di non<br />
accogliere le navi provenienti de pelago; <strong>Genova</strong> prometteva di<br />
vietare ai propri sudditi la navigazione di cabotaggio con St-Gilles,<br />
concedeva agli uomini di quest'ultima le stesse condizioni di<br />
nolo marittimo di cui godevano i cittadini genovesi, s'impegnava<br />
a non imporre sui loro traffici nessun ulteriore gravame<br />
fiscale (3).<br />
Come immediata conseguenza dell'alleanza, Raimondo V<br />
migliori> rapidamente la propria posizione in Provenza, mentre<br />
il conte di Montpellier, Guglielmo VII, vedeva il suo porto invaso,<br />
le navi bruciate, i pellegrini ed i mercanti, che transita-<br />
(1) Liber iuriwn cit., I, 250, 251 (con la data errata dei 1170); C. IM<br />
PERIALE Dr SANT'ANGELO, Codice cit., II, n. 55. Cfr. G. G AUTHIER-ZIEGLER,<br />
Histoire de Grasse ciL, pp. 8·9.<br />
(2) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 128.<br />
(3) Liber iuriwn cil., l, 256, 258; C. IMPERIALE Dl SANT'A NGELO, Codice<br />
cit., II, nn. 58, 59; E.-G. LÉONARD, Catalogue cit., pp. 39-41; A. D UPONT,<br />
Les relations cit., pp. 103·104.
114<br />
vano sul suo territorio, catturati claï genovesi e trascinati in<br />
prigionia, in una situazione che fini per provocare, - inutil·<br />
mente, a quanta pare, - l'intervento epistolare dello stcsso<br />
pontefice Alessandro III, <strong>nel</strong>l'ottobre dei 1173, - proprio mentre<br />
Alfonso II si trovava a Montpellier (1), - sia presso l'arcivescovo<br />
sia presso il comune di <strong>Genova</strong> (2).<br />
Ma ormai non si tratlava più soltanto di Montpellier. Menll'e<br />
Pisa <strong>nel</strong> marzo dei 1174 riesce a trarre a sè Narbona, danneggiata<br />
dalle rappresaglie concesse da <strong>Genova</strong> contro cittadini narbonesi<br />
in dispregio dei patti, e desiderosa di svincolarsi dalla<br />
pesante tutela economica genovese (3), il problema della Provenza<br />
matura <strong>nel</strong>l'animo dei Genovesi non più solo come il disegno<br />
di un monopolio mercantile e dell 'opposizione alla costituzone<br />
d'uno Stato solido ed accentrato, - il sogno dei contire<br />
catalano-a ragonesi, - ma come la necessità d'una tutela<br />
contro il peri colo d'una troppo vigorosa espansione delle forze<br />
economiche locali, e per conseguenza come la ricerca d'un con·<br />
trollo politico, almeno parLiale, sulla ragione.<br />
L'occasione parve offert a da una recrudescenza dei grande<br />
conflitto tolosano-catalano che per quasi tutta la loro vita contrappose<br />
Alfonso II di Barcellona-Aragona e Raimondo V di Tolosa,<br />
dietro il quale si profila ormai chiaramente l'influenza prima<br />
di Luigi VII, poi di Filippo Augusto di Francia (4). Il contrasto<br />
tra i due sovrani per il predominio in Provenza getta un improvviso<br />
bagliore di fuoco nei rapporti tra <strong>Genova</strong> e le dttà occitaniche,<br />
aprendo per un istante <strong>nel</strong> cuore dei Genovesi la tiamma<br />
d'una speranza 0, meglio, d'una illusione. Nell 'agosto deI 1174 un<br />
trattato di alleanza tra il Comune ed il conte Raimondo contro<br />
Alfonso II presenta a favore dei primo condizioni che non trovano<br />
(1) A. GERMAIN, Liber cit., docc. 21 e 22 (con la data dei 11 69); Liber<br />
felldo rllnl maior, a cura di FRANCESC MIOUEL ROSELL, Barcellona, 1945.<br />
II , p. 343, n. 872. :Ë. possibile pertanto che l'intervcnto papale fosse sta LO<br />
provocato da lla stesso sovrano catalano-aragonese. Si ricordi, ad agni<br />
modo, che Alessandro III aveva soggiornato a Montpellier per Ire mesi<br />
ncl 1162, cd in tale occasione avcva preso sotto la protezionc della Se de<br />
Apostolica il conte Guglielmo VII ed i suoi beni: A. GERI\.JAI N, Liber cit. ,<br />
docc. 18 e 19. Cfr. anche J. VALERY, Alexal1dre III et la liberté des lI1 ers,<br />
in <strong>Revue</strong> générale de droit illternaliolwl public, 1907, pp. 243-245. Sul<br />
problema della datazione delle lettcre papali, assai controversa, cfr. A. Du<br />
PONT, Les relations cit., p. 106, nota 1.<br />
(2) P. F. KEHR, ltalia Pontifieia, VI, 2, Berlino, 1914 (dstampa anasta·<br />
tica, 1961), p . 270, n. 19; p. 331 , n . 36; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice<br />
c il., II, nn. 80, 81.<br />
(3) G. ROSSY-SABATINI, L'espansione di Pisa cit., p . 91.<br />
(4) F. S OLOEVILA, Histària cit., vol. l, pp. 202·203.
GENOVA E L'OCClTANIA NH SECOLO Xli 115<br />
precedenti, nè troveranno séguito (1). <strong>Genova</strong> appoggerà il conte<br />
con una squadra di sedici galere per la conquista di Tarascona,<br />
Hyères, Arles, Nizza (2) e dei luoghi compresi tra Arles e Turbia,<br />
mentre il conte pagherà per ogni galera al Comune, a<br />
partire dal secondo mese delle operazioni militari, la somma<br />
giornaliera di 50 soldi di MelgueiJ. Se per la ribellione di quaI ..<br />
cuna delle località, che verranno occupa te, sarà necessario un<br />
ulteriore intervento genovese, questo avverrà, aile stesse con dizioni<br />
precedenti, con una squadra da una a sedici galere. Ne!<br />
casa di operazioni militari genovesi, con almeno due navi, tra<br />
Marsiglia ed Albenga, il conte fornirà un contingente di cento<br />
cavalieri a spese proprie per le azioni tra Marsiglia e Ven timiglia,<br />
a spese genovesi per le azioni tra Ventimiglia ed Albenga.<br />
La guerra avrà inizio entro il mese di ottobre dello stesso anno,<br />
e non potrà concludersi pace separa ta da nessuna delle due<br />
parti. l Genovesi prevedono come ragione giustificativa de! proprio<br />
mancato intervento, senza che cib comporti J'annullamento<br />
deI trattato, circostanze derivanti dalla venu ta dell'imperatore<br />
in Italia, dal grande numero dei loro concittadini presenti <strong>nel</strong>le<br />
terre di Alfonso II, dall'importanza dei capitali investiti nei<br />
possessi di quest'ultimo. Il trattato avrà la durata di cinque<br />
anni e sarà rinnovabile.<br />
Raimondo è larghissimo di concessioni e promesse: completa<br />
libertà ai mercanti di <strong>Genova</strong> per il commercio in tutti i<br />
porti dei suoi dominî narbonesi, tolosani e provenzali; d ivieto<br />
ai mercanti degli stessi territori di trafficare pey pelagus, cioè<br />
per le rotte d'alto mare, senza licenza genovese; concessione deI<br />
poggio di Monaco, dove i Genovesi potranno edificare una propria<br />
fortezza, di metà di Nizza, deI pieno possesso della città<br />
di Marsiglia, deI castello e deI borgo di Hyères, delle saline di<br />
Bouc; concessione d'un fondaco in St-Gilles e d'una strada in<br />
(1) Liber iu,ium cit., l , 294, 296; E.-G. LÉONARD, Catalogue cit., n. 66 bis,<br />
p. 47, 66 ter, p. 48; C. IMPERIA LE DI SANT'ANGELO, Codice cit., II, nn. 91, 92.<br />
(2) Non è chiara per quale ragione Nizza, già allcata, praticamente<br />
a ufficialmen te, di <strong>Genova</strong> <strong>nel</strong> 11 70, si trovi elencata tra le località da<br />
conquis tare, tanto più che l'autorità dei conte-re catalano-aragonese sembra<br />
esservisi riaffcrmata solo <strong>nel</strong> 1176. A nostro giudizio occorre tenere presente<br />
che la politica genovese mira sistematicamente ad un duplice scopo :<br />
impedire la costituzione di uno Stato occitanico, 0 anche solo di un valido<br />
complesso politico che raggruppi le terre provenzali, Linguadochiane e<br />
ca talane. in ma no di chicchessia; comprimere i tentativi di affermazione<br />
dei liberi camuni cittadini in Occitania e, in modo particolare, in Provenza.<br />
Questo seconda elemento scmbra essere stato preponderante nei<br />
casa dell'alleanza con Raimondo V di Tolosa. Si veda, ad agni modo,<br />
V. VITALE, Nizza medievale . cit., p. 41.
116 G. PISTAR INO<br />
Arles; concessione della metà dei dominio e delle entrate in<br />
tutte le piazzeforti situate sul mare Ira Arles e Turbia; impegno<br />
a spendere la propria opera presso la curia papale per ottenere<br />
a <strong>Genova</strong> l'estensione della gi urisdizione dell'archidiocesi anche<br />
sul territorio dell'episcopato nizzardo (1).<br />
Le prospettive aperte dalle alleanze presentano dunque un<br />
programma splendido per <strong>Genova</strong>, la quale vede ancora una<br />
volta l'episcopato ed il Comune uniti in un solo corpo cittadino,<br />
<strong>nel</strong>l'intento di affermare il prestigio ed il predominio dell a<br />
città. Un programma, pero, di fronte al quale noi ci chiediamo<br />
se effettivamente i Genovesi credessero alla sua possibilità di<br />
attuazione, data una serie di circostanze che la rendevano diflicilissima,<br />
per non dire impossibile. Basta pensare all'ancora<br />
incompleta lInità territoriale dei Dominio della Repllbblica <strong>nel</strong>b<br />
Liguria di Ponente, dove persistevano tenaci le opposizioni di<br />
Savona e ·di Ventimiglia; alle possibilità politiche, economiche e<br />
militari deI SQv rano catalano-aragonese, grazie ai possessi ispanooccitanici,<br />
intorno al quale si sarebbero automaticamente raccolti<br />
non solo i Pi sani ed i Montpellieresi, ma tulli gli opposi tori,<br />
aperti ed occulti, di <strong>Genova</strong> e dei conte di Tolosa; alla s tessa<br />
resistenza che quest'ultimo avrebbe fatalmente opposto quando<br />
si fosse trattato di dare concret a attuazione, in caso di vittoria,<br />
ad un diseg no che praticamente devitalizzava la contea di Provenza<br />
con la cessione a <strong>Genova</strong> degli sbocchi sul mare. L'impressione<br />
nostra è quella d'un progetto formulato più come incentivo<br />
alla lotta, che come reale possibilità di sviluppo: di una richiesta<br />
genovese di ampissimi vantaggi <strong>nel</strong>l'intento, da parte dei<br />
COITIUn e. di avere in m a no buone carte per i successivi negoziati,<br />
di fronte all'inevitabile ridimensionamento delle proprie pretese.<br />
D'altra parte, anche <strong>nel</strong>le intenzioni dei conte di Tolosa<br />
l'accordo dovette avere il valore di un'arma di pressione pc!'<br />
indurre gli avversari alla ricerca di trattative. Cio spiega la<br />
generosità <strong>nel</strong>le concessioni a favore di <strong>Genova</strong>, per la grandissima<br />
parte, - si noti, - in terre ancora da conquistare, e giustifica<br />
la rapidità con la quale, già pochi mesi dopo la firma<br />
dei patto genovese-tolosano, incominciavano segreti approcci tra<br />
il conte-re catalano-aragonese ed il signore di Tolosa, quasi<br />
certamente all'insaputa dei Genovesi. Poichè se è vero che l'al·<br />
(1) Per una più minuta analisi deI testo deI trattalo cfr. E. ROSCHi\CII,<br />
Étude cil., pp. 70·77, 79·81: E.-G. LÉONARD, Catalogue cit., pp. 47-49: A. Du<br />
PONT, Les relations cit., pp. 109·11 5.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 117<br />
leanza tra <strong>Genova</strong> e Raimondo V dovette preoccupare Alfonso II<br />
e spaventare le città marinare occitaniche sue alleate, Narbona<br />
e Montpellier (1), è ugualmente vero che non minori preoccupazioni<br />
doveva nutrire in cuore Raimondo V per le mire egemoniche<br />
della propria alleata.<br />
In un ambito più modesto non veniva tuttavia a mancare<br />
a <strong>Genova</strong> qualche risultato. Non c'è dubbio: era illusoria<br />
per i Genovesi la speranza di ri us cire ad applicare integralmente<br />
quelle clausole deI trattato che, lasciando in loro mana 10 sfruttamento<br />
commerciale della costa tra le Alpi e i Pirenei ed imponendo<br />
ai sudditi deI conte l'obbligo deI benestare genovese<br />
per i proprî commerci, miravano ad assicurare al nostro Comune<br />
il monopolio commerciale sull'intera Occitania: l'accanita<br />
resistenza di Montpellier ed il ravvicinamento tra Narbona e<br />
Pisa, conclusosi <strong>nel</strong> marzo dei 1175 per iniziativa, - rileviamo, <br />
della contessa Ermengarda e deI nipote Aimerico (2), sono indizio<br />
eloquente di una situazione assai più complessa di quanta<br />
a noi risulti per documentazione diretta. Certamente, pero, costitui<br />
un fatto concreto per <strong>Genova</strong> l'acquisto di punti di appoggio<br />
sul corso inferiore deI Rodano, ad Arles ed a St-Gilles,<br />
dove i Pisani avevano sinora tenuto il campo (3). Inoltre un<br />
altro elemento favorevole fu, sempre <strong>nel</strong> novembre di quell'anno,<br />
il rinnovamento con Guglielmo II di Sicilia dei patti conclusi<br />
da <strong>Genova</strong> con Guglielmo l <strong>nel</strong> 1156, ribadendosi il divieto dei<br />
traffico tra la Provenza ed il Regno (4).<br />
Comunque, se in <strong>Genova</strong> illusione vi Fu, per qanto riguarda<br />
l'intero piano previsto dal trattato, essa fu l'illusione di un<br />
momento. Come abbiamo detto, le stesse eccessive pretese deI<br />
Comune dovettero avere un peso notevole <strong>nel</strong> facilitare il ravvicinamento<br />
di Raimondo V ed Alfonso II, mentre il potenziale<br />
politico, economico e militare, rappresentato dalle forze congiunte<br />
di <strong>Genova</strong> e del conte di Tolosa, era tale da consigliare<br />
al conte-re catalano-aragonese la ricerca della tregua e deI compromesso<br />
(5), da scoraggiare anche i più accaniti belligeranti,<br />
(1) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., p. 164.<br />
(2) C. PORT, Essai sur l'histoire du commerce lnaritime de Narbonne,<br />
parigi, 1854, p. 107; A. BLANC, Le livre des comptes de Jacme Olivier,<br />
marchant narbonnaise du XIve siècle, Parigi, J899, pp. 290-292; A. Du<br />
PONT, Les relations dt., p. 109.<br />
(3) J. VENTURA, Alfons el Cast cit., pp. 163·164.<br />
(4) C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cil., II, n. 94.<br />
(5) Di fronte aile precedenti posizioni storiografiche, che attribuiscono<br />
ad una presunta superiorità di Alfonso II la rapida fine delle ostilità,
118<br />
quali Pisa e Montpellier; da determinare, per ragioni di equilibrio<br />
generale, l'intervento dello stesso imperatore Federico r.<br />
Tra la fine dei 1174 e il principio dei 1175 Raimondo V<br />
ed Alfonso II s'incontrarono a Mezal, presso Montpellier, probabilmente<br />
per addivenire ad una tregua. Se essa tardà a concludersi<br />
ufl1cialmente tra i due sovrani, fu invece raggiunta, già<br />
ne! dicembre dei 1174, la pace tra Raimondo V e Guglielmo VIII<br />
di Montpellier, successo <strong>nel</strong> 1172 al padre Guglielmo VII (1).<br />
Ne! 1175 la stessa Pisa si voise all'accordo con <strong>Genova</strong>, per<br />
intervento di Federico l, accettando la conferma delle con dizioni<br />
stabilite ne! 1169: cioè il divieto per le sue navi di oltrepassare<br />
la Iinea costiera da Salou a Noli (2). Infine <strong>nel</strong>l'aprile<br />
1176 la pace, - 0 meglio una tregua, - fu firmata anche tra<br />
Raimondo V ed Alfonso II: il primo cedeva al secondo, per la<br />
somma di 3100 marche d'argento, i diritti sulla Provenza marittima,<br />
secondo l'accordo de! 1125 tra il conte Alfonso Giordano<br />
di Tolosa ed il conte Raimondo Berengario III di Barcellona (3).<br />
Per riguardo al problema provenzale, i due contendenti<br />
rimanevano dunque sulle rispettive posizioni, poichè nessuno<br />
era r iuscito ad ottenere concretamente il territorio posseduto<br />
dall'altro. Tuttavia Raimondo V si sottraeva al pericolo d'un a pesante<br />
tutela economica genovese, che minacciava di inimicargli<br />
la borghesia cittadina <strong>nel</strong>l'ambito dei suoi dominî, mentre Alfonso<br />
II aveva finalmente libertà d'azione <strong>nel</strong>la contea di Provenza:<br />
libertà ancora maggiore dopo la sconfitta di Federico<br />
Barbarossa a Legnano <strong>nel</strong> maggio de! 1176. Il conte-re catalanoaragonese<br />
approfittà dei momento favorevole per ricondurre<br />
all'obbedienza la città di Nizza, che, ricca di commerci marittimi<br />
e terres tri, si era sottratta, <strong>nel</strong> 1166, come s'è detto, alla sfera<br />
d' inll uenza della casa di Barcellona-Aragona.<br />
Non sappiamo se il conte-re ricuperà la città per accordi 0<br />
con le armi : il 7 giugno 1176 con privilegio solenne, datato ;/1<br />
plmlO ;llxla Varum, Alfonso II, quale marchese di Provenza ed<br />
il Ventura (Alfons el Cast cit., p. 161) chiarisce che si tratta deI contrario'<br />
deI pericolo, cioè, rapprcsentato per Alfonso Il, da parte « de la qui cra<br />
la vertadera potència economica d'Occitania : Gènova».<br />
(1) A. GERMAIN, Liber cit., doc. 81; E .-G. LÉONARD, Calalog"e c il.,<br />
n. 68, p. 50; J. VENTURA, Alfo"s el Cast cit., pp. 160-161.<br />
(2) P. TOLA, Codex diplomatieus Sardi"iae, in H.P.M., Torino, 1861·68,<br />
1, 248; C. IMPERIALE Dl SANT'ANGELO, Codice cit., II, n. JOI.<br />
(3) PIETRO DE MARCA, Marca hispal1ica sive limes hispanicus, Parigi,<br />
1688, doc. CCCCLXVIIl, coll. 1368-1370; E.-G. LÉONARD, Catalogue cil., n. 81,<br />
p. 58; Liber feudorul1l maior cit., Il, n. 890, pp. 362-364
GENOVA E L'OCCITANJA NEl SECOLO <strong>XII</strong> 121<br />
Il mese successivo ottenne dalla potentissima abbazia di Lérins<br />
la metà dell'isola di S. MargherHa, per costruirvi un castello ed<br />
un borgo, promettendo in cambio ai monaci di non recare loro<br />
molestia e di includere Lérins e le isole di S. Margherita negli<br />
accordi tra il Comune ed i Saraceni (1). Nel dicembre stipulo<br />
un patto con Narbona: la viscontessa Ermengarda ed il Comune<br />
regolavano la compensazione dei danni reciprocamente<br />
arrecatisi in passato, e le rispettive tariffe doganali, su piano<br />
di parità; i cittadini narbonesi rinunciavano aIle rappresaglie<br />
per le perdite subite ad opera della galea di Belmosto e Martino<br />
Golia (2).<br />
Ma il colpo più grosso fu quello che <strong>Genova</strong>, coadiuvata da<br />
Raimondo V, riusci a portare a termine in Provenza, qualche<br />
anno dopo: un colpo che mise in pericolo il fronte di Alfonso II<br />
ben più della guerra di corsa sulle coste occitaniche e delle operazioni<br />
terrestri condotte duramente, dal 1181 in poi, - dopo<br />
brevi avvisaglie <strong>nel</strong> 1180, - dalle truppe catalane, aragonesi,<br />
linguadochiane, provenzali.<br />
Il conte di Provenza, Raimondo Berengario IV, fratello deI<br />
conte-re Alfonso, era caduto vittima, il 5 aprile 1181, di un'imboscata<br />
tesagli presso Montpellier da un partigiano di Raimondo<br />
V: Ademaro, signore di Murviel (3). Alfonso destino a succedergli,<br />
dapprima soltanto come procuratore, poi come proprio<br />
vassallo feudale, il fratello Sancio. Quali trame nascoste, quali<br />
vicende preliminari si siano svolte tra il 1181 ed il 1184 alla<br />
corte di Sancio, ci è completamente ignoto. Ma non tutto ignoto<br />
dovette es sere agli uomini deI tempo, che ci pa da no per bocca<br />
deI trovatore Peire Vidal, in una canzone indirizzata al conte-re,<br />
con il chiaro carattere d'avvertimento:<br />
avec les Arabes de l'Afrique septentrionale au moyen-âge, Parigi, 1866,<br />
doc. III, p. 109; A. OLIVI ER!, Serie cit., p. 384; M. AMARI, Nuovi ricordi<br />
arabici su la storia di <strong>Genova</strong>, in Alti della Società Ligure di Storza Pat ria,<br />
V, 1873, pp. 593-600: C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Cadice cit., II, n. 133.<br />
Si noti la menzione di Nizza, in luago di Monaco, come indicazione dell'estremo<br />
limite occidentale de] distrctto giurisdizionale genovese: segno<br />
e10quente sia deI predominio genovese su Nizza, sottratta aIl 'influenza<br />
catalano-provenzaJe, in questo momento, sia della tendenza di <strong>Genova</strong>,<br />
- di uci farema cenna in seguito, - a superare i limiti stabiliti dal<br />
diploma federicinao dei 1162.<br />
(1) Liber iurium cit., l, nn. 307, 318; C. I MPERIALE DI SANT'ANGELO,<br />
Cadice cit., II, nn. 134, 135.<br />
(2) Liber iurium cit., l, nn. 319, 322; J. KOHlER, Handelsvertriige cit.,<br />
pp. 4-6; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., II, nn. 136, 137; A. D UPONT,<br />
Les relations cit., p. 117.<br />
(3) J. MIREl' y SANS, Iti11 erario cit., p. 414.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 123<br />
su un piano di rapida concorrenza; quaI è una delle ragioni<br />
di fondo per cui hanno aderito al fronte anticatalano ed an tiprovenzale;<br />
quaI è la condizione basilare, per non dire unica,<br />
in nome della quale sono disposti a tacere anche sulla rinascente<br />
concorrenza pisana negli altri centri occitan ici. Ma esso indica<br />
altresi una delle più gravi difficoltà che Sancio dovette incontrare<br />
<strong>nel</strong> proprio tentativo di governo feudale, e per cui dovette<br />
ritenere estremamente utile l'appoggio di <strong>Genova</strong>, anche a costa<br />
di tradire il fratello: l'ostilità della borghesia mercantile nei<br />
maggiori centri marittimi della contea, un'ostilità che raggiunse,<br />
a quanta pare, <strong>nel</strong> casa di Marsiglia, il carattere della ribellione.<br />
Il fatto stesso che cento borghesi tra i più ricchi dei paese<br />
dovessero venire chiamati a ratificare l'accordo riesce eloquente.<br />
<strong>Genova</strong> vuole cautelarsi contro possibili e prevedibili opposizioni<br />
degli ambienti cittadini e mercantili occitan ici all'esecuzione<br />
dei patti. Sancio e i suoi due alleati intendono rendere<br />
corresponsabili nei medesimi, tanto più che si tratta di ostilità<br />
contro un grosso centro di traflico quaI è Marsiglia, coloro che,<br />
logicamente, si dovrebbero trovare all'opposizione.<br />
Si trattà, questa volta, d'un progetto reale oppure di nuovo,<br />
come abbiamo supposto per il trattato tolosano-genovese deI<br />
1174, di un'arma diplomatica di pres si one e di minaccia, non<br />
solo nei riguardi di Nizza, ma anche di altri oppositori di <strong>Genova</strong>,<br />
di Sancio, di Raimondo V? Non sappiamo. Certo siamo<br />
indotti, come fa il Ventura, ad accostare l'accordo genoveseprovenzale<br />
dei 1184 con un risultato a favore della lega capeggiata<br />
dal conte di Tolosa, che si produsse <strong>nel</strong> maggio di quello<br />
stesso an no : la dichiarazione di vassallaggio di Guglielmo VIII<br />
di Montpellier, unD dei maggiori sostenitori di Alfonso II, verso<br />
Raimondo V (1).<br />
Anche se la cosa appare strana, trascorse un certo tempo<br />
prima che il conte-re catalano-aragonese venisse a conoscenza<br />
deil'operato dei fratello 0, comunque, prima che provvedesse<br />
in merito. Probabilmente fu impedito <strong>nel</strong>l'adozione di contromisure<br />
proprio dall'appartenenza di Sancio alla lega avversaria:<br />
si noti infatti che <strong>nel</strong> febbraio deI 1185 si colloca la pace, dopo<br />
i duri anni di guerra, tra Alfonso II e Raimondo V (2); <strong>nel</strong><br />
(1) CL. DE VIC-Jo VAISSETE, Histoire cit., vol. VI, p. 1l0; J. VENTURA,<br />
Alfons el Cast cit., p. 208.<br />
(2) PIETRO DE MARCA, Marca cit., doc. CCCCLXXIX, coll. 1378-1380;<br />
J. MIRET y SANS, Itillerario cit., pp. 420-421; E.·G. LÉONARD, Catalogue cit.,<br />
n. 1l2, p. 77.
126<br />
genovese, di cui attribuisce il merito ail" vittoria di Pisa, coraggiosa<br />
ed amica (1):<br />
Bon'aventura don Dieus ais Pisans,<br />
Car SOIl ardit e d'armas ben apres,<br />
Et an baissat l'orguoill dels Genoes,<br />
Qels fan estar aunitz e soterains;<br />
Per qu'eu volrai totz temps l'onor de Pisa,<br />
Car ant baissatz los perfieitz orgoillos,<br />
Que sol l'enois dels vil ans borboillos<br />
Mi trencal cor el me fraing el me brisa.<br />
8. - Oltre tutto, le torbide vicende degli ultimi an ni si sono<br />
ri solte in una contrazione deI traHico genovese-occitani co, a cui<br />
la borghesia che regge il governo deI Comune non pull rimanere<br />
in sensibile per la semplice vellcità d'una politica di potenza, che<br />
si è rivelata inattuabile. Secondo i dati raccolti da Erik Bach<br />
sui cartulari dei notai genovesi Oberto Scriba de Merel/to c<br />
Guglielmo Cassinese per il decennio dal 11 82 al 1191 , le navi<br />
che volgono la prora da <strong>Genova</strong> aile coste occitani che si possono<br />
contare sulle dita delle due mani: <strong>nel</strong> 11 82 abbiamo duc<br />
contratti relativi a Montpellier; <strong>nel</strong> 1186, uno rispettivamente<br />
per Fréjus, per Arles, per St-Raphaël, per Montpellier ; Ilel 1190.<br />
quattro per Marsiglia ed uno per la Provenza; <strong>nel</strong> 1191 , uno<br />
per Nizza, otto per Marsiglia, quattro per Montpellier, lino per<br />
la fiera di St-Agoul, uno per la Provenza, unD per la contea di<br />
Lione (2).<br />
La preoccupazione deI Comune di riportare, e ri sanare, la<br />
situazione sul piano concreto degli accordi economici bilaterali<br />
con i centri marittimi delle coste occitaniche, in una posizione<br />
di progressiva parità, si rivela già <strong>nel</strong> 1190 nei patti stipulati<br />
con il vescovo di Fréjus, consenziente Alfonso II, per il rego-<br />
(1 ) Il componimenla risale al 1195, quando, alla ripresa de lle ostili tà<br />
Ira Genovcsi e Pisani, questi ultimi avevano fatta occupare dai propri<br />
corsari il cas tello di Bonifacio in Corsica : V. DE BARTOl Oi\'IEIS, Poesie<br />
proveHza[i storicl1e relative all'/talia, F.I.S.L, Roma, 1931, l , pp. 48-49.<br />
Si tcnga presente, tuttavia, il contrario giudizio di Peïre Vidal <strong>nel</strong>la pocsia<br />
« Quant ham es en autrui pader »: ibidem, l , pp. 121-124.<br />
(2) E. BACH, La cité de Gênes au Xl1 P siècle, Ko bcnhavn , 1955,<br />
Appendice.
GENOVA E L'OCCITANIA NEL SECOLO <strong>XII</strong> 127<br />
lamento delle tarifie portuarie e dei dazi sulle merci, da pagarsi<br />
dai negozianti genovesi, partecipanti aIle varie fiere che<br />
durante l'an no si tengono in Fréjus, più precisamente <strong>nel</strong>la<br />
festa di S. Lorenzo, <strong>nel</strong>la festa di S. Rafiaele. <strong>nel</strong>la festa di<br />
S. Matteo e la quarta domenica dopo Pasqua (1).<br />
Ne! frattempo, appoggiandosi al diploma di Federico l deI<br />
1162, confermato dall'imperatorc Enrico VI <strong>nel</strong> 1191 (2), <strong>Genova</strong><br />
lavora ormai decisamente a consolidare il limite occidentale<br />
dello Stato, che si attesta, dopo qualche oscillazione e qualche<br />
tentativo verso Nizza (3), in modo definitivo su Monaco. Qui<br />
essa si adopera per assicurarsi in maniera concreta e stabile il<br />
possesso allodiale, oltrechè feudale, della località, quale caposaldo<br />
contro eventuali velleità espansionistiche provenzali verso<br />
la Liguria, agendo per averne la cessione presso quanti vi vantano<br />
diritti di diversa specie. Ne! 1191 ottiene ·dall'imperatore<br />
Enrico VI il poggio e il monte di Monaco, per costruirvi<br />
un cas/rum ed un borgo, in feudum imper;; (4). Nel 1197 consegue<br />
dai consoli di Peglia e dall'abate deI monastero di S. Poncio,<br />
rispettivamente, cinquanta tavole di terra ed un quarto dei<br />
poggio monegasco, che tanto i con soli quanto l'abate le cedono<br />
0, m eglio, sono costretti a cederle, per poter conservare, sotto<br />
l'egida genovese, i propri residui diritti sul territorio (5).<br />
In armonia con l'acquisto di Monaco, anzi in connessione<br />
con esso, <strong>Genova</strong> s'impegna a fondo per assicurarsi l'adesione<br />
di Ventimiglia. Tra il 1192 ed il 1193 promette il proprio aiuto<br />
ai conti Ottone, Guglielmo ed Enrico, ottenendone in cambio<br />
il giuramento di fedeltà (6). Nell'appoggio, che essa assicura ai<br />
(1) Liber iurium cit., l , 360 ; C. IMI'ERIALE UI SANT'ANGELO, Codice ciL,<br />
II, n. 197. Si noti che ne! testa deI trattato i lîmiti occidcntali dei terri·<br />
torio distrettuale genovese sono di nuovo arretrati a Monaco.<br />
(2) Liber iurium cit., l , 369·374; M. G. H ., Constitutiones et acta<br />
publica imperatorum et regum, l, Hannover, 1893, pp. 479493; C. I MPE<br />
RIALE DI SANT'ANGELO, Codice cit., III, Roma, 1942, n. 2. Sui rapporti tra<br />
<strong>Genova</strong> ed Enrico VI di Svevia cfT. V . VITALE, <strong>Genova</strong> <strong>nel</strong> <strong>secolo</strong> <strong>XII</strong><br />
cit., pp. 27·29; ID., <strong>Genova</strong> ed Enrico VI di Svevia, in Scritli storici in<br />
onore di Camillo Manfroni, Padova, 1925, pp. 87·102.<br />
(3) V. VITALE, Nizza cit., p. 45-55.<br />
(4) Liber iurium cit., l, 378; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ciL,<br />
III, n. 5.<br />
(5) Liber iurium cit., l, 413, 415 ; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice<br />
cit., vol. III, Rom., 1942, nn. 43, 45. Sull'inter. questione cfr. LÉON-HoNORÉ<br />
LA BANDE, Histoire de la principauté de Monaco, II ediz., Monaco, [1934],<br />
pp. 15-24.<br />
(6) Liber iurium cit., l, 402, 407; G. ROSSI, Storia della città di V el'Ztimiglia,<br />
Oneglia, 1888, p. 57; C. IMPERIALE DI SANT'ANGELO, Codice ciL,<br />
III, nn. 26, 32.
130<br />
<strong>secolo</strong> <strong>XII</strong>I (l), le preferenze deI Comune sono per le trattativc<br />
con i signori feudali, laid ed ecclesiastid, i quali rappresentano<br />
sempre, - e cib vale come giustificazione, - l'autorità legale<br />
deI posto. Ma il problema è ormai un altro. Mentre J'area di<br />
più immediato interesse genovese si restringe dall'intera Occitana<br />
alla contea di Provenza, sia <strong>nel</strong>le relazioni col governo<br />
comitale, sia nei contalti con le città costiere, un nome, che<br />
finora ha trovato scarsa eco tra cronache e documenti, emerge<br />
rapidamente e vigorosamente <strong>nel</strong> tessuto degli avvenimenti:<br />
Marsiglia (2).<br />
La storia futura è in buona parte la storia dei rapporti,<br />
dei contrasti e degli accordi, tra le due città.<br />
G EO PISTART'IO<br />
(1) A. DUPONT, Les relations cit., pp. 118-127.<br />
(2) PH. MABILLY, Les villes de Marseille au moyen.âge (/257·/348),<br />
Marsiglia, 1905; M. LABANDE, La commune de Marseille, ses origilles, SOIl<br />
développemellt jusqu'à l'acquisition de la seig'1eurie des vicomtes, in Jour·<br />
nal des Savants, 1926-27; V.-L. BOURILLY, Essai sur l'histoire politique de<br />
la commune de Marseille des origines à la victoire de Charles d'AII;OIl<br />
(/264), Aix, 1925.