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TOTALE PAGINE pg03 ULTIMO - Ordine Regionale dei Geologi ...

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Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale -70% CB-NO/GENOVA n. 1 anno 2010


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

3


SOMMARIO<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

6-8 Gli Editoriali di Giovanni Scottoni e Carlo Malgarotto - Il Saluto di Giuliano Antonielli<br />

9 L’articolo - Cantieristica: esempi di verifiche e controlli<br />

23 L’opinione - Considerazioni a margine del Convegno sul Rischio idrogeologico: alcuni esempi<br />

di prevenzione geologica attuata.<br />

29 Riassunto tesi: Il metodo HVSR quale strumento utile all’indagine del sottosuolo ed alla<br />

microzonazione in aree a bassa sismicità<br />

31 Linee Guida NTC: Stralcio contenuti Relazione <strong>Geologi</strong>ca e Relazione Geotecnica<br />

37 Geofoto<br />

38 Bibliotek<br />

39 Bilanci ORGL: consuntivo 2009 - preventivo 2010<br />

PG PROFESSIONE GEOLOGO<br />

Rivista semestrale dell’<strong>Ordine</strong> <strong>Regionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Geologi</strong> della Liguria - n.1 del 2010 - impaginato nel<br />

dicembre 2010<br />

Editore <strong>Ordine</strong> <strong>Regionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Geologi</strong> della Liguria<br />

Sede Legale Via XXV Aprile 4/3 - 16123 Genova<br />

Direttore responsabile Carlo Malgarotto<br />

Tel. 0102474295 - www.geologiliguria.it<br />

Presidente del Comitato di redazione Guido Paliaga<br />

Comitato di redazione<br />

Roberto Cabella (Università di Genova), Andrea Cevasco (Università<br />

di Genova), Laura Crispini (Università di Genova), Francesco Faccini<br />

Segretario di redazione Alessandro Monti<br />

Impaginazione Alessandro Monti e Massimiliano Testa<br />

Stampa GRAFICHE FASSICOMO Cooperativa a r.l.<br />

5<br />

Via Imperiale 41- 16143 Genova<br />

Autorizzazione Tribunale di Genova n. 37/93 del 17/11/1993<br />

(Università di Genova), Marco Ferrari (Università di Genova), Luana<br />

Isella (Libero Professionista), Gian Mario Molin (Università di<br />

Padova), Roberto Pedone (D’Appolonia), Michele Piazza (Università<br />

di Genova), Federico Pittaluga (Libero Professionista), Marino<br />

Vetuschi Zuccolini (Università di Genova)<br />

Decreto Tribunale di Genova n. 31/08 del 10 ottobre 2008 di<br />

variazione nel Registro Stampa n.37/93<br />

Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e non impegnano in alcun modo l’editore o la redazione


L’EDITORIALE<br />

di Giovanni Scottoni<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Presidente dell’<strong>Ordine</strong> <strong>Regionale</strong> <strong>dei</strong> <strong>Geologi</strong> della Liguria<br />

Con estremo piacere inizio ad utilizzare questo spazio congratulandomi con il Collega Giuliano Antonielli,<br />

nostro Presidente per oltre un mandato, eletto insieme a tutti i Membri della lista “GEOLOGI, PUNTO E A CAPO”<br />

nel Consiglio Nazionale <strong>dei</strong> <strong>Geologi</strong>.<br />

Giuliano ha guidato l’O.R.G.L. con capacità, equilibrio e trasparenza e sono certo che le Sue doti saranno ora<br />

di massima utilità per lo sviluppo della nostra professione anche a livello nazionale; spero di meritare la<br />

fiducia che il Consiglio mi ha dato nominandomi Presidente ma sono certo di potere assolvere e sviluppare il<br />

mandato con l’aiuto di tutti gli altri Colleghi, dal nuovo Vice Presidente Carlo Malgarotto al nuovo Consigliere<br />

Pietro Balbi, senza dimenticare il supporto delle cariche mantenute (Segretario e Tesoriere), <strong>dei</strong> “vecchi”<br />

Consiglieri nonché della nostra preziosissima Segretaria.<br />

Ormai da oltre un anno e mezzo sono entrate in vigore le, prima tanto auspicate, N.T.C. che ora forse creano<br />

qualche inaspettato grattacapo a molti di Noi, sia Liberi Professionisti che Pubblici Dipendenti<br />

(verosimilmente molti di Noi non valutano che le norme sono state promulgate con la prima e, forse unica,<br />

finalità delle “grandi opere”).<br />

Comunque, grazie all’impegno di Colleghi designati ed appartenenti ai Consigli degli Ordini Regionali (questo<br />

Consiglio ha costantemente impegnato ed impegna due Membri), sono state prodotte linee guida che ci<br />

possono schiarire le idee ed a breve saranno pubblicati anche “quaderni” miranti ad una migliore<br />

comprensione di tematiche specifiche.<br />

In ogni caso, rammentando che la relazione geologica è di nostra esclusiva competenza, ricordiamo, ma non<br />

pavoneggiamoci, che possiamo autonomamente firmare anche la relazione geotecnica (ovviamente, ma pare<br />

il caso di ricordarlo ancora, non si intendono i calcoli delle strutture che sono di completa competenza di<br />

Tecnici non iscritti ai Nostri Albi)<br />

Partendo dalla convinzione che ciascuno di Noi è in grado di redigere una buona relazione geologica, necessita<br />

anche essere franchi ed ammettere che molti di Noi non sono capaci di stilare una valida relazione geotecnica.<br />

Partendo dal presupposto che ciascuno di Noi chiede un giusto onorario per la redazione della relazione<br />

geologica che ci viene commissionata (non sono convinto di ciò in quanto troppo spesso molti nostri Colleghi<br />

offrono prestazioni professionali al limite e/o al di sotto della decenza), non si crede che sempre venga chiesto<br />

il giusto onorario per la redazione di una seria relazione geotecnica.<br />

Ciò perché per stilare una decorosa relazione geotecnica, oltre ad un costante confronto con il Progettista<br />

delle strutture, è indispensabile disporre di tutta una serie di parametri geotecnici che si possono ottenere<br />

solo con una seria campagna di indagini in sito ed in laboratorio.<br />

Detto ciò non si ritiene che una relazione geotecnica possa, come a volte si sussurra tra gli Addetti ai lavori,<br />

essere messa sul mercato a prezzi inferiori e/o a volte molto inferiori anche al migliaio di euro: si riporta ciò in<br />

quanto ad alcuni Membri del Consiglio ORGL, sebbene al momento non esistono legalizzati tariffari minimi,<br />

sono giunte velate e numerose lamentele verbali (spesso anche solo come sfogo tra un Collega ed il Membro del<br />

Consiglio perché amico e/o perché al momento ritenuto migliore alleato per scaricare/iniettare veleno su<br />

altro Collega).<br />

Di conseguenza si suggerisce che, se un Collega non è in grado di redigere una relazione geotecnica e di<br />

valutare quale onorario deve essere richiesto per una prestazione che potrà essere impugnata in qualunque<br />

momento futuro, sarebbe saggio che il Medesimo declinasse l’incarico.<br />

Le considerazioni di quanto sopra derivano anche dal fatto che in quest’ultimo periodo sono esponenzialmente<br />

6


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Aumentati i contenziosi in cui molti di Noi sono stati chiamati in causa per danni patiti e/o lamentati da parte<br />

di Committenze pubbliche e/o private.<br />

In parole povere, vista la crisi che incombe nell’ambito dell’edilizia, cosa può avvenire:<br />

- le Società di “grido”, o costituite ad “hoc” per eseguire l’operazione, pur di aggiudicarsi l’appalto pubblico,<br />

o la realizzazione di un S.U.A., e/o anche per la sola costruzione di un box da committenza privata,<br />

propongono offerte che spesso non possono poi essere sostenute (i Colleghi sanno che le Società di “grido”<br />

ormai troppo spesso sono delle “scatole vuote” – ovvero i Dipendenti sono spesso sotto la decina);<br />

- in conseguenza, ciò certamente non sempre nell’ambito pubblico, queste Società di “grido” e/o costituite ad<br />

“hoc” sub-appaltano ad altre Imprese che a loro volta sub-appaltano ancora ad Imprese Artigiane e/o pseudo<br />

tali, a volte costituite il giorno prima o quello dopo dell’incarico ricevuto;<br />

- acquisito l’appalto e/o l’incarico per avviare le procedure atte all’ottenimento delle autorizzazioni per<br />

sviluppare l’operazione, Procacciatori di affari e/o Tecnici compiacenti incaricati, a volte con nomi di “grido”,<br />

contattano il Collega che, pur di acquisire il lavoro, perché comunque si dica siamo in tempi di “vacche<br />

magre”, accetta di ottemperare a quanto di competenza limitando il Suo onorario, e/o peggio riducendo e/o<br />

accettando una campagna di indagini limitata;<br />

- si ottengono le autorizzazioni, il Geologo, dove richiesto, firma l’inizio delle operazioni, partono i lavori;<br />

- il Geologo spesso non segue le fasi lavorative perché non interpellato e/o perché lo stesso è preso da altri<br />

impegni che gli consentono di “sbarcare il lunario”;<br />

- a termine lavori al Geologo si chiede, dove richiesto, la relazione di fine lavori che il medesimo, troppo<br />

spesso pur di mantenere i buoni rapporti con la Committenza, redige, tappandosi il naso e venendo troppo<br />

spesso meno alle norme deontologiche;<br />

- in tali situazioni (limitazioni economiche ormai di norma nell’ambito dell’edilizia) troppo spesso si constata<br />

che i lavori non vengono realizzati a ”regola d’arte” e poi, dopo ripetuti, a volte condotti da Legali<br />

Rappresentanti che reputano economicamente vantaggioso protrarre le “liti”, tentativi di arrivare a<br />

concordato bonario per sanare quanto realizzato in ristrettezza economica, vengono avviati contenziosi dal<br />

Proprietario (Committente) del bene appena costruito contro l’Impresa appaltatrice e/o esecutrice;<br />

- quest’Ultima, non appena chiamata in giudizio, chiama a sua volta in causa tutti i sub-appaltatori ed i<br />

Professionisti incaricati in quanto, a questo punto, almeno questi Ultimi, hanno accettato incarico per<br />

assolvere un determinato compito ed ora, come Professionisti certamente lautamente retribuiti e/o<br />

comunque che hanno proposto un onorario poi magari anche accettato e/o sottoscritto, devono rispondere se<br />

non hanno adempiuto in maniera più che adeguata al Loro mandato.<br />

A sunto di quanto detto, senza volere fare ulteriori commenti in merito al rispetto della deontologia<br />

professionale, conscio che molti Colleghi sono sprovvisti di assicurazione professionale, si raccomanda almeno<br />

di provvedere in tal senso. Sono comunque da sempre convinto che Noi <strong>Geologi</strong> possiamo aiutare in modo<br />

sostanzioso e sostanziale, per non dire unico, la Società. Per fare ciò è indispensabile che ci teniamo<br />

costantemente aggiornati come, fortunatamente, le norme relative all’A.P.C. ci impongono.<br />

Il Consiglio dell’O.R.G.L. ha all’unanimità concordato di avviare giornate e/o corsi di aggiornamento<br />

professionale, oltre quelle/i già espletate/i e/o comunicate/i, che saranno mirate/i alle N.T.C. puntuali, a<br />

tematiche specifiche, al comportamento che un Collega deve tenere se nominato C.T.U. (Consulente Tecnico<br />

di Ufficio – nominato dal Tribunale) o C.T.P. (Consulente Tecnico di Parte – nominato dalla Parte Ricorrente e/o<br />

Resistente) in un contenzioso giudiziario (a tal fine si informa che il Consiglio sta provando ad organizzare<br />

anche nelle altre Province giornate come quella tenuta a Genova lo scorso 15 ottobre), alla possibilità di<br />

assolvere incarichi nell’ambito della sicurezza nei cantieri temporanei (a tal proposito si constata che, a<br />

parere mio, troppo pochi di Noi si impegnano in tale mestiere – questo è certamente rischioso in quanto si è<br />

soggetti anche, in caso di incidente, al codice penale: è vero però che gli onorari possono essere adeguati al<br />

rischio che si accetta). Sono, però, convinto che, se vogliamo emergere, dobbiamo anche assumerci<br />

responsabilità. Il Consiglio dell’O.R.G.L. intende inoltre riavviare il lavoro delle Commissioni che in passato<br />

hanno portato ottimi risultati. A conclusione di queste esternazioni, garantendo che a breve sarà indetta<br />

un’Assemblea generale per la quale si auspica la massima partecipazione degli Iscritti, auguro a Tutti buon<br />

lavoro.<br />

7


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

L’EDITORIALE<br />

di Carlo Malgarotto<br />

Direttore Responsabile della Rivista PG-Professione Geologo<br />

Cari Colleghe e Colleghi,<br />

per prima cosa voglio esprimere i miei più sinceri Auguri di Buon Lavoro al nuovo Consiglio Nazionale <strong>dei</strong><br />

<strong>Geologi</strong>, in particolare al nostro ex Presidente Giuliano Antonielli, dedicandogli la copertina di questo numero;<br />

il bambino rappresenta simbolicamente la categoria che vuole crescere e brinda al nuovo Consiglio Nazionale,<br />

bambino che da grande vuole fare il Geologo! (e forse il direttore di PG...)<br />

La copertina nel retro invece rappresenta un augurio per gli abitanti di Torenco, al secondo Natale di<br />

emergenza con una frana che, contrariamente a quanto affermato da qualcuno, è tutt'altro che stabilizzata e<br />

porta apprensione e paura negli abitanti.<br />

Ci sono novità anche nella linea editoriale della rivista, dobbiamo necessariamente aggiustare il tiro cammin<br />

facendo, siamo riusciti a ridurre le spese, coprendole quasi interamente con la pubblicità, aumentando di pari<br />

passo la qualità della stampa. Abbiamo deciso di dare più spazio alle rubriche, affinché la rivista possa essere<br />

una sorta di bacheca dove ci si possa scambiare informazioni ed anche commenti.<br />

Ci tengo a precisare che la rivista PG non è l’organo di stampa portavoce del Consiglio dell'<strong>Ordine</strong> <strong>Regionale</strong> <strong>dei</strong><br />

<strong>Geologi</strong> della Liguria, ma la rivista di tutti gli Iscritti all’ORGL, dove chi si esprime lo fa a titolo personale,<br />

ognuno si assume le responsabilità di quello che scrive e vige rigorosamente il diritto di replica.<br />

Vorrei infine ricordare la disponibilità ad ospitare in queste pagine commenti, foto, pubblicazioni recensioni<br />

ecc..<br />

Un saluto a tutti gli iscritti.<br />

IL SALUTO<br />

di Giuliano Antonielli<br />

Care Colleghe, Cari Colleghi,<br />

come sapete nei giorni scorsi si sono svolte le elezioni per il rinnovo del CNG.<br />

La lista “<strong>Geologi</strong>, punto e a capo” di cui mi era stato chiesto di fare parte ha ottenuto la totalità <strong>dei</strong> posti in<br />

Consiglio e quindi anche il sottoscritto è stato eletto. Desidero ora approfittare di questo spazio per<br />

ringraziare tutti Voi che e a tutti gli altri OORR che ci hanno sostenuto in questa occasione.<br />

Il mio ringraziamento va anche a chi si è riconosciuto in altre idee e altri programmi perché è solo attraverso il<br />

confronto anche aspro che la categoria può crescere. Per questo voglio dire un particolare grazie a Marino<br />

Trimboli che in questi anni si è speso prima come Presidente dell’ORGL poi a livello nazionale come Segretario<br />

del CNG. Un ringraziamento va a tutti Voi che con i Vs. interventi, suggerimenti, critiche avete permesso di<br />

portare un contributo sempre molto apprezzato, sia a livello locale che a livello nazionale, in termini di<br />

proposte e documenti. E’ anche grazie alla Vs. partecipazione attiva che l’ORGL ha potuto sempre essere<br />

presente con documenti e proposte ai più vari livelli. Questo ha fatto crescere non solo a livello locale la<br />

considerazione e la stima verso un OR oggettivamente piccolo e gli ha consentito di riportare in elezioni a<br />

carattere nazionale un risultato a livello di preferenze sinceramente inaspettato. Questo risultato non premia<br />

me come singola persona, ma è sicuramente un riconoscimento che anche gli altri OR e i colleghi di altre<br />

regioni hanno voluto dare a tutti noi geologi liguri. Voglio quindi proseguire ringraziando pubblicamente<br />

l’insostituibile segretaria Maria Cascino senza la quale non so come l’ORGL potrebbe funzionare. Faccio i miei<br />

migliori auguri al nuovo Presidente ed al Consiglio dell’ORGL per il prosieguo del mandato rassicurandoli che se<br />

sarò sempre a loro disposizione. Ovviamente la mia disponibilità è, come in passato, estesa a tutti Voi quindi<br />

continuate a contattarmi come avete sempre fatto in questi anni. Chiudo rinnovandovi i miei ringraziamenti<br />

per il sostegno e l’amicizia che mi avete dimostrato in questi anni e spero mi dimostrerete in futuro e vi faccio i<br />

miei più calorosi saluti.<br />

8


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Cantieristica: esempi di verifiche e controlli<br />

Site construction: examples of field quality controls<br />

Giuseppantonio Yusuf Morrone<br />

Geologo libero professionista, via Posalunga 46 b/23, Genova<br />

parole chiave: verifiche di progettazione, controlli, qualita <strong>dei</strong> dati<br />

key words: design verification, quality control, inspection data<br />

RIASSUNTO<br />

Le grandi opere come la costruzione regionale di una strada, in paesi in via di sviluppo, puo coinvolgere quasi tutti i lavori<br />

civili piu importanti, ovvero: stabilita <strong>dei</strong> versanti, movimenti terra, opere idrauliche, ponti e gallerie, apertura di cave di<br />

prestito, ecc.<br />

Il Geologo che viene a trovarsi nel team di controllo <strong>dei</strong> lavori, deve aver conoscenze di base sia di progettazione che di<br />

esecuzione lavori nonche conoscere le prove di laboratorio sui materiali di routine piu usuali. Qui si riportano alcuni casi<br />

reali di verifiche di progettazione e controlli <strong>dei</strong> dati di prove eseguite in Cantiere<br />

ABSTRACT<br />

Major works like the construction of a regional road, in developing countries, can involve all the most important civil<br />

works, such as : slope stability, earth movement, hydraulics works, bridges and tunnels, open pits, etc. The geologist who<br />

is in the team of supervising the work, must have basic knowledge of both design and execution of the work and control on<br />

site laboratory tests on materials most usual. Here we report some design verification and monitoring of the data of tests<br />

performed in Site.<br />

Esempio 1<br />

VERIFICA DEL CALCOLO IDROLOGICO E IDRAULICO PER IL DIMENSIONAMENTO DI FOSSI DI<br />

GUARDIA E SCATOLARI STRADALI<br />

1. PREMESSA<br />

Esistono due opere idrauliche principali (opere d’arte di completamento) per lo smaltimento della acque meteoriche dalla<br />

sede stradale. Una é chiamata scatolare e l’altra tombino. Tutte e due attraversano il corpo stradale ma mentre lo<br />

scatolare é collegato ad un pozzetto o fosso di guardia laterale che raccoglie le acque dalla canaletta superficiale, il<br />

tombino riceve direttamente le acque a lato da zone depresse stagnanti. La prima ha sempre struttura scatolare in<br />

cemento armato mentre la seconda puo essere costituita anche da un cilindro di ferro corrugato. Per il dimensionamento<br />

bisogna eseguire inizialmente uno studio idrologico.<br />

2. STUDIO IDROLOGICO<br />

2.1. Zona di progetto<br />

La zona si situa nell’altopiano Batekes (Repubblica Democratica del Congo) vicino all’isoieta 1850 mm e i fattori che<br />

influenzano il ruscellamento sono: la geologia (creste con sabbie superficiali permeabili e vallate per lo piu secche), e la<br />

vegetazione (zona a savana, ma presenza anche di boscaglia che rallenta lo scorrimento).<br />

9


2.2. Metodo<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Non esiste nessun stazione pluviometrica nella zona in esame per cui le piovosita saranno ricavate con metodi<br />

deterministici, in funzione <strong>dei</strong> bacini di intercettazione delle acque pluviali. Il metodo utilizzato sara:<br />

-piccoli bacini con superficie inferiore a 5 km2 : metodo razionale.<br />

2.3. Determinazione <strong>dei</strong> bacini<br />

Sulla carta topografica bisogna prendere le caratteristiche seguenti :<br />

- Superficie (S) Km2<br />

- Lunghezza talweg L (fondovalle) km<br />

- Quota massima Hmax (m)<br />

- Quota minima Hmin (m)<br />

- Pendenza media i (m/m)<br />

- Per tutti i bacini versanti sabbiosi l’area é stata considerata S = 4 ha = 0,04 km2, mentre la quota media Hm = 50 m ed<br />

infine la lunghezza L tra 100 e 350 m.<br />

2.4. Determinazione della reazione idrologica <strong>dei</strong> bacini<br />

Quasi tutti i bacini presentano una forma allungata tipica di bacini equatorali a savana, permeabili e di forte pendenza.<br />

L’analisi idrologica di un bacino versante (sistema idrologico) si effettua con lo studio della reazione idrologica del bacino<br />

alla precipitazione. Tale studio si esegue valutando due parametri :<br />

- Coefficiente di ruscellamento = altezza d’acqua di ruscellamento [mm]<br />

altezza di acqua precipitata [mm]<br />

-Tempo di concentrazione=tempo per cui la quantita di acqua precipitata a monte<br />

raggiunge la sezione di valle.<br />

Il coefficiente di ruscellamento Cr é fortemente influenzato dal tipo di copertura del suolo come mostrato dalla seguente<br />

tabella Norme Svizzere SNV 640 351:<br />

Natura superficiale del bacino versante Valori di Cr<br />

Bosco 0,1<br />

Campi coltivati 0,2<br />

Vigneti e terre nude 0,5<br />

Roccioso 0,7<br />

Strada senza asfalto 0,7<br />

Strada con asfalto 0,9<br />

Per ricavare il tempo di concentrazione o corrivazione qui si utilizza la formula del Giandotti:<br />

T = (4S) + 1,5 L / 0,8 Hm = 4 * 0,04 + 1,5 * 0,35 / 0,8 * 50 = 0,23 ore<br />

c<br />

2<br />

Si sono considerati i parametri <strong>dei</strong> bacini - versanti sabbiosi ovvero 0,04 km di area, 0,35 Km di lunghezza e 50 m di<br />

dislivello medio.<br />

2.5. Stima degli apporti<br />

Si prende l’ altezza massima di precipitazioni giornaliera per un dato periodo (stazione di Ndijli a 100 km di distanza) e si<br />

assegna una durata di 24 ore (anche se cio non é vero) in modo da ricavare l’altezza di pioggia critica con la semplice:<br />

1/3 1/3<br />

hc = h 24 [Tc/24] = 128 mm [0,23 /24] = 27 mm<br />

per cui l’intensita di pioggia critica:<br />

ic = hc /Tc = 27/0,23 = 117 mm/ora<br />

A questo punto siamo in grado di applicare la formula razionale:<br />

3<br />

Q’ = 0,278 * Cr * ic * S = 0,278 * 0,5 * 117 * 0,04 = 0,65 m /sec<br />

Tale valore non é quello definitivo, dato che bisogna considerare meta strada con area di<br />

2<br />

0,0036 km e quindi:<br />

3<br />

Q’’= 0,278 * 0,9 * 117 * 0,0036 = 0,105 m /sec<br />

3<br />

Q = Q’ + Q’’ = 0,755 m /sec<br />

10


3. CALCOLO IDRAULICO PER UNO SCATOLARE<br />

3.1. Portata di entrata<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Consideriamo m = H/D dove H é l’altezza di acqua a lato nel pozzetto e D l’altezza totale del dalot o scatolare.<br />

Per m < = 1,25 il livello di acqua h nella sezione di entrata é inferiore a D e la perdita di carico si calcola con la :<br />

2 2<br />

H – h = (1+ k) v /2g = D (m – m’); da cui la velocita di entrata dell’acqua nel dalot: v = 2g D (m – m’) / 1 + k L’espressione puo<br />

porsi come: v = n D<br />

La portata risulta: Q = v S = v 1 h = v m’ D ; da cui sostituendo la v con la precedente si giunge alla:<br />

3/2 2<br />

Q = a m’ D m-m’ ; con a = 2g /1 + k<br />

3/2 3/2 3/2<br />

Si fa in modo che sia massimo il termine m’m-m’ che porta alla 0,3849 m e quindi : Q = 0,3849 a m D<br />

3<br />

Ponendo m = 1 e D = 1 metro, con k = 0,06 ovvero a = 2* 9,81 /1,06 = 4,3 si trova: Q = 4,3 * 0,3489 * 1 * 1 = 1,5 m /sec<br />

Ponendo in precedenza la sezione pari a m’D si ricava la velocita di entrata con la : v = Q / m’D = 1,5 / 0,67 * 1 = 2,24 m/sec<br />

Si tenga presente che l’analisi é bidimensionale ovvero si considera un metro di profondita o larghezza.<br />

Consideriamo ora il caso che m > = 1,5 ovvero l’acqua attraversa il dalot a sezione piena. Per m = 1,5 e D = 1 :<br />

1,5 3<br />

Q = 4,3 * 0,3489 *1,5 * 1 = 2,75 m /sec<br />

In questo caso la sezione é pari a D = 1 m e la velocita di entrata risulta : v = Q/D = 2,75 m/sec<br />

3.2. Pendenza minima<br />

Il raggio idraulico R risulta pari alla sezione d’acqua diviso il perimetro bagnato ovvero Hf * B / 2Hf + B.<br />

Ponendo il fluido dentro il dalot di altezza pari a 0,67 D = 0,67 m e larghezza B = 1 m si ha :<br />

R = 0,67 * 1 / 1,34 + 1 = 0,286 m<br />

La formula di Chezy si scrive : v = C R i<br />

C = 87 / 1 + (y / R); ponendo y = 0,6 (coeff. rugosita delle pareti in calcestruzzo) si ha : C = 87 /2,12 = 41 (Bazin)<br />

Prendendo la velocita per 0,67 D pari a 2,24 m/sec, risulta: R i = v / C = 2,24/ 41 = 0,0546<br />

R i = 0,003, per cui la pendenza del fondo: i = 0,003 / 0,286 = 0,0104 (1,04 %)<br />

3.3. Verifiche<br />

Generalmente la velocita massima non deve essere superiore da 2 a 5 m/sec per non danneggiare il tipo di materiale<br />

presente, l’altezza deve essere ¾ della massima possibile ovvero non oltre 0,75 D e la velocita minima, per evitare depositi<br />

di materiale, deve essere non inferiore ai 0,6 m/sec. La pendenza in genere del dalot non deve superare 1,1 %.<br />

Le verifiche sono tutte soddisfatte : 0,67 D < 0,75 D<br />

v = 2, 24 m/sec ovvero entro 2 ÷ 5 m/sec, e superiore a 0,6 m/sec<br />

3 3<br />

Q = 0,67 * 2,24 = 1,5 m /sec > 0,755 m /sec (portata idrologica). I = 1, 04 % < 1,1%<br />

4. CONCLUSIONI<br />

In pratica costruendo un pozzetto di 1,5 m * 1 * 1 si collega poi lo scatolare di 1m * 1m * 1m , posto sotto la sede stradale.<br />

Fig.1. Schema di fosso di guardia laterale e scatolare sotto la sede stradale<br />

11


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Dalla sede stradale e dal versante l’acqua piovana entra nella canaletta o cunetta superficiale a lato della sede stradale e<br />

dopo un certo percorso va nel fosso di guardia o pozzetto. Quindi l’acqua passa nel dalot ad esso collegato e sfocia in una<br />

zona valliva o a possibile assorbimento. Importante, in clima tropicale su versanti ripidi, la presenza della vegetazione per<br />

diminuire la capacita erosiva che è elevatissima. Lo scrivente piu di una vota ha visto incisioni vallive dai 3 ai 4 metri<br />

dopo una sola pioggia intensa notturna.<br />

Esempio 2<br />

VERIFICA DI UNA PROVA DI AMMETTENZA MECCANICA SU UNA PILA DI UN PONTE<br />

1. PREMESSA<br />

Il primo studio sulle pile esistenti nel fiume Mayindombe in Repubblica Democratica del Congo, é stato quello di eseguire<br />

delle prove soniche per valutare lo stato di integrita del calcestruzzo dato che le campate vecchie si erano demolite con<br />

cariche esplosive. Allo stesso momento tali prove potevano definire la lunghezza della pila e quindi per differenza con la<br />

profondita del fiume, risalire all’incassamento nel terreno. La pila é costituita da palancole metalliche chiuse su se stesse,<br />

con forma pseudo esagonale, con internamente del calcestruzzo armato in testa.<br />

2. METODO DI STUDIO<br />

Il metodo sonico proposto é quello della norma francese NFP 94.160.4 basato sull’impedenza meccanica (velocita onda<br />

sonica x densita del mezzo attraversato), prodotta da un impatto<br />

(colpo di martello) in testa. La forza F di impatto e la velocita della vibrazione V prodotta nel palo sotto tale impatto,<br />

vengono registrati e trasmessi ad un computer che sviluppa una curva V/F [m/s N] in funzione della frequenza [Herz].<br />

Fig.1 Curva tipo V/F in funzione della frequenza<br />

I differenti picchi successivi della curva sono posizionati secondo la frequenza propria della vibrazione dell’elemento<br />

testato. La lunghezza della pila si calcola tramite la:<br />

L = V / 2 df<br />

L’ammettenza media della curva é considerata come quella teorica e pari a:<br />

Adm = 1 / (V S)<br />

Dove V é l’impedenza meccanica prima definita mentre S é la sezione in funzione del diametro.<br />

Il raggio dinamico [N/m] é invece il modulo di un numero complesso ottenuto dall ‘inverso della pendenza della curva a<br />

basse frequenze e dello stesso ordine della pendenza della parte lineare iniziale di una prova di carico statico su palo.<br />

Tale valore quindi caratterizza l’inerzia della fondazione ed eventuali difetti al contatto tra la base della pila e il terreno.<br />

12


3. ANALISI DEI DATI<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

-7 3<br />

Prendendo come ammettenza media un valore di 1*10 m/sN e densita del calcestruzzo 2400 kg /m si ha un valore di<br />

-7<br />

velocita: V = 1/ 2400 * 1* 10 = 4166 m/sec<br />

-7<br />

Il rapporto dell’Impresa, che ha eseguito le analisi, ha fornito la stessa velocita ma con una ammettenza media di 2,5 10<br />

-7<br />

ovvero: V = 1 / 2400 * 2,5 10 * 0,4 = 4166 m/sec<br />

Questa differenza é di fondamentale importanza perche nel primo caso le onde hanno attraversato il contatto ferro-<br />

2<br />

calcestruzzo, mentre nel secondo caso si considera che attraversano tutta la sezione di 0,4 m .<br />

-7 -7<br />

Come si puo vedere da il seguente segnale ricevuto, l’ammettenza media generale é 1* 10 mentre il valore di 2,5 10<br />

supera abbondantemente le creste essendo circa il valore medio della prima onda.<br />

Il valore di 4166 m/sec risulta un valore buono come mostrato dalla seguente tabella 1, per cui considerare tale velocita<br />

per tutta la sezione della pila, significava dire che tutta la pila era integra. L’ultima aspetto da vedere é il raggio dinamico<br />

che é la pendenza iniziale della curva e che nel caso in esame, essendo a forte pendenza, indica un contatto tra pila e<br />

terreno di tipo flessibile (al contrario per una bassa inclinazione il contatto sarebbe stato di tipo rigido).<br />

13<br />

Fig.2. Curva reale V/F per la pila in esame<br />

Tab.1. Qualita del calcestruzzo in funzione delle velocita soniche<br />

Calcoliamo adesso la lunghezza con la : L = V/ 2 df = 4166/ 2 * 230 = 9 m<br />

Per conoscere di quanto la pila é incassata nel terreno si scrive : La = L – Lp - Hw<br />

Dove Lp é la distanza tra ricevitore <strong>dei</strong> segnali e livello del fiume, e Hw la profondita dell’acqua del fiume.<br />

Quindi eseguendo misure dirette per Lp e Hw si é trovato che : La = 9 – 1,7 – 4,3 = 3 m<br />

La resistenza a compressione del calcestruzzo Rc si puo valutare invece dalla letteratura, dove per 4000 m/sec, si trova Rc<br />

2<br />

= 36 N / mm . La velocita’ risulta buona e fornisce una resistenza a compressione per il calcestruzzo maggiore di 30<br />

considerato come valore di progetto.<br />

4. CONCLUSIONI<br />

La densita’ del calcestruzzo é stata data teoricamente mentre era piu professionale eseguire una carota e valutarla<br />

direttamente, come del resto sarebbe stato meglio eseguire sulla stessa carota anche una prova di carbonatazione.<br />

Le velocita sono state «manipolate» per cui non é possibile verificare in maniera rigorosa l’integrita del calcestruzzo.<br />

Infine rimangono <strong>dei</strong> dubbi, nel caso si eseguono delle estrapolazioni dai sondaggi fatti a lato sotto le spalle, per lo<br />

spessore di sabbia e roccia sotto la pila in mezzo al fiume.<br />

Qui si mette in evidenza come a volte i rapporti forniti dalle Imprese di Costruzioni, nascondono bene alcune<br />

manchevolezze e una non completezza delle indagini.


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Esempio 3<br />

CONTROLLO DEI DATI DI COMPATTAZIONE PER UNO STRATO DI BASE IN MISTO CEMENTATO<br />

1. PREMESSA<br />

Per verificare che i lavori procedono secondo una qualita accettabile e che non sia hanno anomalie e bene considerare<br />

una serie di risultati e studiarli attentamente.<br />

Di conseguenza risulta importante gia da subito, eseguire <strong>dei</strong> tabulati e confrontare i valori per stabilire che il Capitolato<br />

tecnico venga seguito nelle sue richieste principali. Nel caso si arrivi in un Cantiere gia iniziato da diversi mesi, risulta<br />

fondamentale ricostruire tutti gli studi fatti in precedenza. Si riporta un esempio di controllo <strong>dei</strong> dati relativi ai movimenti<br />

terra per la costruzione di uno strato di base stradale in misto cementato eseguito in Benin (Africa Occidentale).<br />

2. SEMPLICI RICHIAMI DI MECCANICA DELLE TERRE E DIMENSIONAMENTO DEL SOLIDO STRADALE<br />

Poiché in natura raramente i terreni risultano suddivisi nei componenti granulometrici tipici, ma risultano variamente<br />

assortiti, ed anzi a questo si tende tecnicamente nella formazione <strong>dei</strong> rilevati o sottofondi stradali, le terre si classificano<br />

mediante l’indice di gruppo I.G., cioè dal numero risultante dalla seguente espressione: I.G. = 0.2 a + 0.005 ac + 0.01 bd<br />

Con: a = passante allo setaccio 200 ASTM (0,075 mm) meno 35, b = passante allo setaccio 200 ASTM meno 15, c = WL 40 ed<br />

infine d = Ip - 10; i valori di a, b, c sono al massimo 40 mentre d è al massimo 20.<br />

L'Indice di Gruppo qualifica il comportamento statico di una terra, con portanza tanto migliore quanto più basso è l'indice.<br />

Se risulta I.G.= 0 il terreno si classifica buono come sottofondo stradale.<br />

1


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Notevole importanza ha la nozione di grado di costipamento <strong>dei</strong> terreni nelle costruzioni stradali. Il grado di costipamento<br />

di un terreno è misurato con prove di penetrazione che non sono altro che prove di carico. Si impiegano diversi metodi che<br />

differiscono fra loro per le diverse modalità del costipamento e dell’infissione. Le prove più usate in Cantiere sono la<br />

AASHO e CBR.<br />

- A.A.S.H.O.: consiste nel determinare il massimo costipamento per un dato campione di terra passato al setaccio di 20<br />

mm (19 mm serie americana ASTM) entro un contenitore cilindrico (fustella Proctor), costipato mediante un pestello di<br />

determinata massa, lasciato cadere un certo numero di volte da un’altezza prestabilita.<br />

Il modificato con martello da 10 libbre cadente da 457 mm, sulla fustella eseguita in 5 strati ognuno battuti con 56 colpi, su<br />

materiale passante al setaccio da 19 mm é il piu tipico ed energetico tra le prove AASHO (american association standard<br />

highway officer). il peso specifico apparente del materiale Y e il contenuto di acqua naturale W, si ricava il valore della<br />

densita secca con la semplice: Yd = Y / (1 + W).<br />

Eseguendo diverse fustelle Proctor con diversi contenuti d’acqua W, si ricava una curva a campana, come qui di seguito,<br />

che fornira la massima densita secca per un contenuto d’acqua ottimo.Tali valori saranno quelli di riferimento per il grado<br />

di costipamento in situ.<br />

Indicativamente per US Navy : Yd max = 130,3 – 0,82 WL + 0,3 Ip [pcf ]<br />

Caso 1: prima calcolando I.G. = 9 avevamo WL= 47 e Ip = 23 per cui utilizzando la formula Navy: Yd max = 98,66 pcf = 16<br />

* 98,66 = 1578 kg/m3= 1,578 gr /cm3.<br />

Caso 2: il maximum é 2,1 gr/cm3(valore massimo tramite la formula Navy) e l’optimum 8% ricavati dalla curva a campana.<br />

In Cantiere dopo aver messo uno strato di rilevato e compattato con rulli, si misura che l’umidita e meno 1% e la densita<br />

secca (metodo del cono di sabbia) pari a 2 gr/cm3; per cui il grado di costipamento percentuale in sito sarà di 2/2,1 =<br />

95%.<br />

15<br />

Schemi per la prova AASHO<br />

Standard (a) e modificata (b)


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Fig.2 metodo del cono di sabbia: il metodo calcola il volume del foro praticato nel terreno costipato tramite differenza di<br />

peso tra prima P1 e dopo P2 nella bottiglia di sabbia calibrata di noto peso specifico reale ys (V = P2 - P1 / ys). Noto il peso di<br />

materiale estratto P e quindi il suo volume V si ricava Y= P/V. Il materiale poi viene essicato in stufa per valutare la perdita<br />

di peso e quindi il contenuto di acqua W, in modo da calcolare la densita secca in situ. Il peso specifico <strong>dei</strong> grani ys per una<br />

sabbia quarzosa vale sui 2,65 gr/cm3.<br />

- CBR: diminutivo di californian bearing ratio; tale prova consiste nel comprimere tramite un pistone standard da 19,4 cm2<br />

sezione di punta, il materiale costipato dopo prova AASHO. Si legge il carico corrispondente ad una penetrazione di 1 inch<br />

che viene riferito ad un valore standard di 13,43 KN corrispondente a CBR = 100. Riportando una curva carichi cedimenti,<br />

l’origine viene spostata per estrapolazione lineare della curva se questa inizialmente non ha un andamento lineare. Ad<br />

esempio la prova fornisce sotto 1 inch un carico di 4,5 KN per cui l’indice CBR sara: CBR = 4,5 /13,43 = 33.<br />

Per tenere conto dell’eventuale saturazione ( tutti i vuoti della terra riempiti di acqua) si tiene la fustella Proctor immersa<br />

in acqua per 4 giorni e quindi in seguito si fa il punzonamento CBR. In genere per il sottofondo stradale si richiede CBR =<br />

>15, mentre per uno strato di fondazione almeno 30, infine per lo strato di base da 30 a 60 in funzione del tipo di traffico.<br />

Costruttivamente una strada è formata da un solido stradale; con esso si individuano i vari strati con i quali si trasmettono<br />

sia i pesi propri sia i carichi transitanti al terreno di sottofondo (terreno naturale o top del rilevato su cui poggia la<br />

sovrastruttura), con il minimo di deformabilità e di usura della strada. La sovrastruttura s’intende costituita da tre strati<br />

con il modulo elastico che diminuisce verso il basso ovvero con lo strato di fondazione che ha valore piu basso:<br />

1. pavimentazione<br />

2. strato di base<br />

3. Strato di fondazione<br />

per ognuno <strong>dei</strong> quali vengono impiegati materiali lapi<strong>dei</strong> e materiali leganti (bitumi naturali, artificiali, emulsioni<br />

bituminose, asfalti, cementi). Sia gli aggregati lapi<strong>dei</strong> che i leganti bituminosi e i cementi devono sottostare a particolari<br />

requisiti di accettazione e di prove, che permettono la loro classificazione. Lo strato di base ha in genere uno spessore di<br />

15-20 cm e viene realizzato impiegando gli stessi materiali usati per lo strato di fondazione, ed anzi può sostituirlo quando<br />

il sottofondo del terreno possiede buone capacità portanti. Costituendo il supporto alla pavimentazione, deve essere in<br />

grado di ripartire i carichi trasmessi dai veicoli in transito e possedere una buona rigidezza; i materiali vengono<br />

generalmente stabilizzati con leganti bituminosi (misti bitumati) o leganti cementizi (misti cementati). Nel misto<br />

cementato si spande il cemento sopra la superficie e quindi con macchina riciclatrice si miscela la terra al cemento. Poi si<br />

passano i rulli costipatori prima che il cemento inizi la presa. In Cantiere si preparano fustelle Proctor da cui si estraggono<br />

cilindri da rompere a compressione semplice sia in condizioni sature che asciutte dopo 7 giorni generalmente. La rullatura<br />

è solo parziale, in modo da ottenere una superficie con sufficienti cavità che migliori la possibilità di attacco dello strato di<br />

collegamento (binder) o direttamente del tappeto di usura che costituiscono la pavimentazione bituminosa flessibile.<br />

16


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Il rullo vibrante viene utilizzato per le terre miste o sabbiose mentre quello a piede di montone per terre con contenuto<br />

limo-argilloso significativo, infine quello liscio non vibrante con acqua scorrente (prima) e compattore gommato (in<br />

seguito) sono usati per le pavimentazioni bituminose. La piastra viene in genere usata per terre poco spesse da costipare in<br />

spazi ristretti<br />

3. RICHIESTE DEL CAPITOLATO TECNICO<br />

Lo strato di fondazione di 15 cm deve essere fatto con terra selezionata con Ip inferiore a 15 e con l’indice CBR pari almeno<br />

a 30, per un costipamento del 95% del suo massimo dopo 4 giorni di immersione in acqua. Lo strato di base invece deve<br />

essere di 15 cm e fatto con terra delle stesse caratteristiche dello strato di fondazione o meglio con Ip < 10 e trattata con<br />

cemento in quantita tale che provini costipati al 95% del maximum abbiamo la resistenza a compressione semplice di<br />

almeno 5 bar dopo 7 giorni (o almeno di 2,5 bar se stagionati per 3 giorni in acqua e 4 giorni in aria).<br />

In situ si dovranno avere <strong>dei</strong> gradi di costipamento di almeno il 95% e i tests al cono di sabbia o gammadensimetro si faranno<br />

uno ogni 100 metri lineari.<br />

4. ANALISI DEI DATI PER LO STRATO DI BASE<br />

Il confronto <strong>dei</strong> dati parte dalla verifica del valore massimo di densita secca Ydmax utilizzato in sito ed esso deve essere<br />

pari a quello della cava (Yd reference) del materiale di provenienza.<br />

Date le distanze in gioco lungo il tracciato si eseguono piu cave di prestito (emprunts in francese) per cui é importante farsi<br />

dare fin dall’inizio dall’Impresa un piano in cui si evinca che quella data cava ricoprira un dato tratto (da pk a pk ovvero da<br />

punto chilometrico a punto chilometrico).<br />

17


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Densité in situ sur sol ciment<br />

pk pk Ydmax in situ Yd reference Emprunts Note<br />

2+600 10+000 1,93 1,98 2+365<br />

10+000 13+250 1,93 1,93 10+000 sans ciment<br />

13+250 13+900 1,89 1,89 10+000 sans ciment<br />

13+900 17+200 1,86 1,89 10+000 sans ciment<br />

17+200 17+225 1,89 1,89 10+000 sans ciment<br />

17+225 17+525 1,93 1,93 19+200<br />

17+525 17+650 1,82 1,93 19+200<br />

17+650 17+725 1,93 1,93 19+200<br />

17+725 18+100 1,85 1,93 19+200<br />

18+100 19+650 1,93 1,93 19+200<br />

19+650 20+300 1,93 1,93 19+200<br />

20+300 20+600 1,93 1,93 19+200 planche 3%<br />

20+600 23+500 1,93 1,93 19+200<br />

23+500 24+600 1,93 1,95 23+500<br />

24+600 25+150 1,93 1,96 19+200<br />

25+150 27+100 1,99 1,95 23+500<br />

27+100 27+450 1,91 1,95 23+500<br />

27+450 27+750 1,93 1,95 23+500<br />

27+750 28+525 1,91 1,95 23+500<br />

28+525 28+675 1,98 1,98 38+000<br />

28+675 30+200 1,96 1,98 38+000<br />

30+200 37+425 1,96 1,98 38+000<br />

37+425 39+700 1,98 1,98 38+000<br />

39+700 41+550 1,96 1,98 38+000<br />

41+550 41+600 2,02 2,05 kwango sterile<br />

41+600 44+800 1,98 1,98 38+000<br />

44+800 45+200<br />

45+200 45+900 1,98 1,98 38+000<br />

45+900 46+200 2 2 46+49 melange<br />

46+200 46+800 1,97 2 46+49 melange<br />

46+800 50+525 2 2 46+49 melange<br />

50+525 55+475 2,03 2,03 55+000<br />

serie 3 : Yd reference d'emprunt<br />

serie 1 : Yd max utilisée in situ<br />

Nell’analisi qui di sopra si riportano i valori della Ydmax che é stata utilizzata in situ (serie 1), per calcolare il grado di<br />

costipamento tramite cono di sabbia, e i valori di Ydmax dello studio AASHO sulle cave di prestito (serie 3 sia con cemento<br />

che senza cemento). Come si evince dalle curve vi é un gap tra 17,725 e 18,100 km, ovvero in Cantiere é stato<br />

3<br />

utilizzatoYdmax = 1,89 gr/cm , mentre per la cava piu prossima (punto chilometrico 19,200) il valore dello studio ha dato<br />

in presenza di 3,2% di cemento un Ydmax = 1,93. La medesima cava senza cemento presentava un valore di Ydmax = 1,89,<br />

quindi l’Impresa ha utilizzato il valore senza cemento. Per alcuni brevi tratti si sono utilizzati valori di 1,82 e 1,85.<br />

Abbassare la densita secca significa fare meno costipamento in sito o anche mettere meno cemento, risparmiare anche<br />

tempo e quindi denaro. Per verificare il valore di 1,89 si puo utilizzare la formula Navy utilizzando W = 17,7 e Ip = 0,<br />

L<br />

ricavati dallo studio sulla medesima cava:<br />

18<br />

Fig.3. Analisi delle<br />

densita’ secche<br />

massime


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

3<br />

Ydmax = 130,3 - 0,82 * 17,7 = 144 pcf pari a 16 * 144 = 1852 = 1,852 gr/cm<br />

Il valore 1,89 senza cemento va bene perche è superiore a 1,852. Per ogni fustella AASHO si valuta Yd e W e quindi dopo<br />

immersione per 4 giorni in acqua si valuta il corrispondente CBR in modo che una volta eseguita la curva a campana si<br />

esegue a fianco anche una curva CBR in funzione delle densita secche Yd.<br />

3<br />

Caso 3: cava pk 2 + 365, maximum secco con 3,2 % di cemento pari a 1,98 gr/cm e optimum 9,6%, il valore al 95% risulta<br />

3<br />

0,95 *1,98 = 1,88 gr/cm che corriponde sulla curva a fianco ad un CBR = 32. Per poter verificare anche i provini cilindrici<br />

preparati in Cantiere e rotti a compressione semplice dopo 7 giorni, si deve sempre far riferimento al valore di 1,88 e al suo<br />

3<br />

corrispondente contenuto d’acqua: Y = 1,88 * (1+ 0,058) = 1,99 gr/cm . Tutti i provini di diametro 100 mm e altezza 100 mm<br />

che presentano un peso di volume naturale superiore a 1,99 sono stati costipati in Cantiere piu del 95% del maximum e<br />

quindi daranno resistenze sicuramente maggiori di quelle che ci interessano. Infatti per il tratto 2+365 a 10+000 si é avuta<br />

3<br />

una media per i provini di Y = 2,12 gr/cm con una resistenza a compressione semplice media di 16 bar, dopo una<br />

maturazione in aria per 7 giorni.<br />

5. CONCLUSIONI<br />

Da questa breve analisi si capisce che i dati possono essere chiaramente messi a confronto come per le Yd max, oppure<br />

anche essere non facilmente confrontabili come nel caso di provini da rompere a compressione con un peso di volume<br />

naturale superiore a 1,99 (dall’esempio prima esposto). In Cantiere casi come questi sono all’ordine del giorno e valori<br />

apparentemente ottimi, potrebbero esserlo meno di quanto sembri.<br />

Esempio 4<br />

SCELTA DEL BATTIPALO E CALCOLO DEL RIFIUTO<br />

1. INTRODUZIONE<br />

I pali battuti sono poco usati in Italia, mentre sono ancora abbastanza utilizzati in America, Africa ed Asia. Qui di seguito si<br />

affronta una problematica classica riguardo alla verifica del tipo di battipalo da usare ed il rifiuto da attendere in sito per<br />

fermare la battitura. Il presente esempio prende spunto da un caso reale avutosi a Bonny Island (Nigeria).<br />

2. IL CALCOLO DEL PALO<br />

Il carico limite di un palo puo ricavarsi secondo formule statiche teoriche o con metodi semiempirici ovvero valutando le<br />

caratteristiche geotecniche con prove in situ e poi applicando le formule teoriche od infine utilizzando formule<br />

penetrometriche dirette come ad es. qui : Qu = 0,218 Nspt * Abase + 0,0015 Nspt * Afusto<br />

2<br />

Consideriamo una sezione di 12000 mm e perimetro sui 1927 mm.<br />

Poniamo 12 m = 12000 mm di lunghezza ed un numero colpi medio allo Standard Penetration Test di Nspt = 18.<br />

I coefficienti numerici qui usati valgono soprattutto per limi sabbiosi o sabbie limose.<br />

Qu = 0,218* 18* 12000 + 0,0015 * 18* 12000* 1927 = 47088 + 624348 = 672 KN<br />

Quindi il carico di sicurezza : Qes = 67,2 / 2 = 33,6 ton<br />

3. VALUTAZIONE DEL BATTIPALO<br />

Per un battipalo Delmag diesel D12-42, si ha una “bearing capacity” di 157 ton ovvero utilizzando Fs = 4, un carico<br />

ammissibile di 157/ 4 = 39,25 ton > 33 ton.<br />

Models D6-32 D8-22 D12-42 D16-32 D19-42 D25-32/33 D30-32/33<br />

ENERGY PER BLOW (ADJ)<br />

max (ft lbs) 13,500 20,100 33,990 40,200 43,225 66,380 75,452<br />

min (ft lbs) 6,300 9,434 15,660 18,871 20,540 29,486 35,383<br />

BEARING CAPACITY*<br />

(tons) 68 90 157 201 216 332 377<br />

BLOWS PER MINUTE<br />

min/max 38/52 36/52 35/52 36/52 35/52 35/52 36/52<br />

19


4. RIFIUTO<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

La formula della capacita portante per il battipalo é stata trovata con la New Engineer formula pari a :<br />

* Qu = [ 2 E / ( 2S + 0,1 ) ] / 2000<br />

Per cui il rifiuto S finale, da trovare in sito:<br />

2S + 0,1 = 2 * 33990 / 157 * 2000 = 0,216<br />

2S = 0,216 - 0,1 = 0,116<br />

S = 0,5 * 0,116 = 0,058 inch /colpo = 1,45 mm /colpo<br />

Si puo comunque aumentare leggermente ovvero:<br />

S = (39/33) * 1,45 = 1,71 mm / colpo, ovvero 2 mm /colpo.<br />

In definitiva 2*50 = 100 mm; quindi gli ultimi 50 colpi devono fare affondare il palo per 10 cm.<br />

Utilizzando la formula di Gates modificata:<br />

Qu = 1,6 E log (10 Ncolpi) = 1,6 * 33 ,99 * log (500) = 146,78 kips = 64,58 ton<br />

Qes = 64,58 / 2 = 32,3 ton<br />

5. CONCLUSIONI<br />

Tutte le verifiche sono soddisfatte per cui scegliendo il battipalo diesel D12-42 Delmag ci possiamo fermare in situ<br />

quando raggiungiamo un rifiuto finale sui 2 mm a colpo.<br />

Esempio 5<br />

VERIFICA DEI PARAMETRI RESIDUI DI RESISTENZA A TAGLIO LUNGO TRINCEE STRADALI INSTABILI<br />

1. PREMESSA<br />

I problemi di stabilita' precaria <strong>dei</strong> tagli stradali nella regione di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) riguardano<br />

sia le condizioni di breve che lungo termine.<br />

Un caso coinvolge la strada nazionale no1, lungo uno scavo di 35 m di lunghezza ove si sono rilevate fessure di trazione a<br />

monte ed un valore di umidita' W del terreno superiore a 10% di OPM (optimum moisture content della curva a campana)<br />

con conseguente abbassamento della resistenza a taglio del terreno, che come noto innesca frane. La diminuzione della<br />

resistenza a taglio dovuta a saturazione d' acqua, dopo piogge intense, non e' facile misurarla. Idealmente e' piu' facile<br />

ricavarla indirettamente dopo un movimento franoso con il metodo della back analysis. Qui invece si e' eseguita una misura<br />

diretta in foro con il BST (borehole shear test) che fornisce gli effetti combinati di coesione e angolo di attrito, che<br />

consentono l'analisi di stabilita' di un versante.<br />

2. ANALISI GEOTECNICA IN SITU<br />

Il BST si esegue espandendo due piastre simmetriche a contatto con le pareti del foro di sonda. Quindi a<br />

consolidazione avvenuta si tirano le piastre verticalmente in modo da sviluppare il taglio. I dati si riportano come<br />

nella prova di laboratorio in modo da disegnare la retta di Mohr -Coulomb e ricavare l'angolo di attrito e coesione.<br />

Foto 1. BST test<br />

20


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Lambe e Whitman (1979) considerano la resistenza a taglio residua come la resistenza piu' bassa possibile registrata nella<br />

fase di taglio. La diminuzione del valore di picco a quello residuo dipende dalla riorganizzazione delle lamelle argillose che<br />

si dispongono parallelamente allo sforzo di taglio. La resistenza residua e' stata correlata con il contenuto di argilla o con i<br />

limiti di Atterberg. Il valore residuo secondo Skempton di una certa area dipende dalla storia geologica della regione, per<br />

cui una diminuzione del valore residuo a lungo termine puo' rimettere in moto vecchie frane.<br />

L' analisi di un versante e' fatta generalmente con il metodo dell' equilibrio limite ovvero si valuta il fattore di sicurezza del<br />

versante con la: Fs = c + tg / t<br />

Il numeratore rappresenta la resistenza a taglio di un campione di materiale secondo la retta di Mohr-Coulomb ricavata in<br />

laboratorio o in sito, mentre il denominatore e' la pressione tagliante effettiva che produce il movimento. Nella teoria<br />

della spinta delle terre a riposo il valore di t corrisponde alla spinta Po (Fig.1). In realta nell’espressione precedente si<br />

considerano dimensionalmente delle pressioni (ton/m2) mentre nell’equilibrio del versante delle forze per unita di<br />

lunghezza essendo l’analisi bidimensionale (ton/m).<br />

Fig 1. Analisi di stabilita secondo la spinta delle terre a riposo<br />

Nel caso reale si e' presa la pendenza topografica quindi si é rilevata la posizione della falda. Si e' eseguito a - 2 m di<br />

profondita' in argilliti un BST di foro (BH 1 di Fig.2). I valori residui di resistenza hanno dato: c’ = 12 KPa ; ’ = 6°<br />

21<br />

Fig 2. Sezione versante sopra e<br />

rette Mohr Coulomb sotto<br />

(ripreso dalla relazione<br />

originaria di Cantiere)


PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

3<br />

Assumendo un peso di volume Y = 1,8 ton/m uniforme si e' eseguita l'analisi all'equilibrio limite. Qui si utilizza per<br />

semplicita l’analisi della spinta delle terre a riposo calcolando le aree, totale ed immersa in falda, come triangoli<br />

approssimati invece che il piu lungo e rigoroso metodo delle fette Svedese:<br />

d = 40 m<br />

W - u d = 0,5* 40* 8 *1,8 + 0,5 *5 * 40 * (1,8 - 1) = 368 ton/m<br />

Ko = 1 – sen 6° = 0,89 (coefficiente di spinta a riposo)<br />

Anche se la falda non é a piano campagna, ma per la presenza delle fessure a monte scriviamo:<br />

Po = 0,5 Ko Y Z2 + 0,5 Yw Z2 = 0,5 * 0,89 * 1,8 * 64 + 0,5* 1 * 64 = 83,26 ton/m<br />

Fs = 1,2 * 40 + 368 * tg 6 ° / 83,26 = 1,04<br />

3. CONCLUSIONI<br />

I valori residui della coesione c’ e angolo di attrito ’ trovati con il BST vanno piu che bene, perche si é trovato un fattore di<br />

sicurezza unitario e quindi si possono usare per prevenire franamenti in altre zone in cui é presente lo stesso materiale<br />

argilloso a bassa plasticita.<br />

Bibliografia<br />

G.Torelli, Costruzioni Stradali, Calderini, 1975<br />

D.S.Brock, L.Sutcliffe Jr., Field Inspection Handbook, Mc Graw Hill, 1986<br />

R.Peurifoy, W.Ledbetter, Construction Planning, Equipment, and Method, Mc Graw Hill,1996<br />

22


L’OPINIONE<br />

Considerazioni a margine del Convegno sul Rischio<br />

idrogeologico: alcuni esempi di prevenzione geologica<br />

attuata.<br />

Marco Del Soldato<br />

Provincia della Spezia, Settore 07 Difesa del Suolo, Servizio Piani di Bacino<br />

Via XXIV Maggio, 3 – 19100 La Spezia<br />

RIASSUNTO<br />

A margine di quanto discusso nel recente convegno di Genova sul Rischio Idrogeologico e sulla prevenzione geologica,<br />

vengono illustrati gli interventi di prevenzione messi in opera dal Servizio Piani di Bacino della Provincia della Spezia in<br />

situazioni particolarmente complesse e pericolose, i risultati immediati ottenuti e le prospettive future di questo moderno<br />

modo di intendere l’intervento geologico.<br />

Considerazioni generali<br />

Il recentissimo convegno svoltosi a Genova su: Rischio idrogeologico: un decennio di catastrofi, da Sarno 1998 a Messina<br />

2009 ha messo in luce come sia ancora lontana la corretta educazione geologica ed ambientale (e non per mancanza di<br />

strumenti normativi), come la prevenzione sia ancora una generalizzata filosofia teorica e come regni sovrana<br />

l’approssimazione a tutti i livelli, professionali ed amministrativi, poiché la convinzione generale è ancora quella che<br />

rende di più, in termini economici e soprattutto politici, l’intervento in emergenza, la dichiarazione di catastrofe o<br />

calamità NATURALE (che continuano a richiamare finanziamenti), oltre che l’abitudine a cavalcare l’enfasi del momento<br />

per comparire su qualche notiziario o quotidiano di provincia nell’illusione di fare qualche favore e recuperare qualche<br />

voto.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Nonostante tutti i mezzi e sistemi di programmazione territoriale capita che geologi di pubbliche amministrazioni (pochi e<br />

generalmente considerati tecnici di serie B) e qualche eminente professore universitario (che al contrario dovrebbero<br />

essere i tecnici di serie A) si stupiscano concordemente quando una frana coinvolge un abitato e causa l’evacuazione di un<br />

paese dichiarando, altresì, che in quella zona non ce n’era memoria storica (ma un geologo non dovrebbe leggere il<br />

territorio? La geomorfologia è ormai una scienza morta?) senza curarsi di verificare se, per caso, la frana non fosse stata<br />

correttamente cartografata sul PUC o sul Piano Regolatore.<br />

Soprattutto è ancora più deleteria l’abitudine di dare speranze alle vittime delle catastrofi naturali con le parole e non con<br />

i fatti: è stata la prassi, ma purtroppo lo è ancora, quella del principio arrogante della messa in sicurezza a tutti i costi. Si<br />

mobilizza una frana che coinvolge un abitato? Ebbene ecco la corsa al progetto di sistemazione: costo? Svariati milioni di<br />

euro. Risultato? Si passa la palla e la responsabilità a qualcun’altro che deve dare e/o trovare i quattrini, cosicché i<br />

promotori della messa in sicurezza a tutti i costi (a prescindere della bontà o meno delle soluzioni previste) se ne possono<br />

lavare le mani, tanto tutti quei milioni non arriveranno mai. E se per fortuna arriva un finanziamento parziale (ma per<br />

fortuna di chi?) che copre uno, due o tre lotti <strong>dei</strong> dieci o dodici previsti il risultato è ancora più deprecabile: le aspettative<br />

della gente si accrescono ancora di più. L’intervento, per adeguato che sia il progetto, resterà sempre monco ed<br />

incompleto, la messa in sicurezza una fantasia e le aspettative deluse. Sono stati spesi soldi pubblici inutilmente, ma la<br />

responsabilità non è e non sarà mai di nessuno, o sarà di qualcun altro.<br />

Però la gente ha visto le macchine operatrici sconvolgergli i terreni, a volte anche più della frana, predisporre i cantieri,<br />

scavare e palificare, realizzare drenaggi e macropozzi tirantati, apprestare piste di accesso (che fanno anche insorgere la<br />

speranza che potrebbero trasformarsi in una nuova strada, utile da mantenere per arrivare a quella dimenticata casetta,<br />

diruta, ma che così tornerebbe ad avere un nuovo valore di mercato) ed ha anche visto i professori magnificare a studenti la<br />

funzionalità di quelle prime opere zoppe (e non solo perché sono <strong>dei</strong> pagliativi tecnici).<br />

23


Allora, dopo qualche tempo si potrà tornare in Comune a chiedere una nuova concessione edilizia o in Provincia a<br />

domandare la rimappatura della frana. Però, la Carta di Suscettività al Dissesto del Piano di Bacino riporta ancora la frana e<br />

continua a rimanere con la classificazione attiva, con tutti i limiti edificatori che ne conseguono. Come mai? Dove s’è<br />

interrotto il meccanismo?<br />

A questo punto subentra la parte più difficile: bisogna spiegare e far comprendere alla gente che i lavori fatti sono restati<br />

incompleti ed insufficienti e che, di conseguenza, la suscettività al dissesto di quel territorio rimane inalterata come il<br />

grado di attività della frana. Anzi, bisognerebbe anche riflettere sul rapporto e la concorrenza fra le cause che hanno<br />

indotto la riattivazione della frana (all’epoca della dichiarazione di calamità naturale) ed i lavori eseguiti. La frana si è<br />

mobilizzata in conseguenza ad un periodo esageratamente piovoso e, magari, in concomitanza all’attività di un cantiere<br />

molto impattante i cui risentimenti diretti sul territorio erano stati anche previsti, ma certamente sottovalutati da chi<br />

aveva avuto l’onere di approvare le opere. Conseguentemente è altresì possibile che l’aver riprodotto analoghe<br />

perturbazioni durante la messa in sicurezza (ricordiamo: parziale), con vibrazioni e grandi quantità d’acqua in<br />

circolazione, abbia rinnovato qualche segno di ripresa dell’attività di frana e, dunque, quel progetto ha probabilmente<br />

previsto soluzioni discutibili o almeno poco consone e, probabilmente, imprudenti.<br />

Ancora una riflessione ed un’altra considerazione: senza entrare nel merito della correttezza e funzionalità delle<br />

impattanti soluzioni progettuali che si possono o devono adottare per la messa in sicurezza di una frana complessa, di<br />

notevoli dimensioni areali e profondità del/<strong>dei</strong> piani di scivolamento, che coinvolge poi un ampio abitato e centinaia di<br />

residenti, magari già nota in letteratura (anche e soprattutto storica), è evidente che un finanziamento di diversi milioni di<br />

euro difficilmente può essere conferito in unica soluzione e conseguentemente le opere saranno eseguite per lotti<br />

successivi e necessiteranno di attuazione in tempi lunghi.<br />

Quale influenza avrà tale situazione sulla funzionalità globale della sistemazione, in relazione alla vita delle strutture<br />

poste in opera? Purtroppo il risultato ultimo è solo la confusione e, talvolta, la rabbia delle due volte vittime della frana: la<br />

prima volta per i danni che hanno subito e la seconda per il fatto che i lavori che hanno visto eseguire sono stati, in ogni<br />

caso, inutili quanto meno perché la risoluzione promessa non c’è stata (per incapacità progettuale, esecutiva o<br />

semplicemente per l’obiettiva impossibilità di ricondurre la zona ad una classe di suscettività al dissesto più bassa). In<br />

questa nuova situazione come si potrà contestare l’eventuale mancata o errata funzionalità del progetto?<br />

L’opposizione ovvia e incontestabile sarà che non essendo stati completati i lavori è naturale che il risultato non sia stato<br />

risolutivo. In ogni caso il discorso deve essere ricondotto agli assiomi di partenza: la costruzione del modello geologico e<br />

geotecnico deve essere attendibile e conseguentemente bisogna forse affrontare la ricerca della soluzione con una certa<br />

dose di umiltà.<br />

Innanzitutto i modelli geologico e geotecnico sono fondamentali: quanto più saranno dettagliati ed attendibili tanto più<br />

sarà possibile comprendere le cause del fenomeno e, soprattutto, le sue dimensioni per ragionare sulla percorribilità o<br />

meno di un intervento strutturale.<br />

Alcuni esempi<br />

Nel caso della frana di Molunghi del 2000, che aveva provocato, in sequenza, il danneggiamento e poi il crollo di un tratto di<br />

strada provinciale e di un paio di edifici (uno residenziale ed uno turistico-ricettivo) oltre all’incipienza su un piccolo<br />

nucleo abitato (la frazione Molunghi di Sotto del Comune di Calice al Cornoviglio), fu decisiva la possibilità di eseguire<br />

differenti e successive fasi di monitoraggio e di intervento per decretare il successo della progettazione:<br />

1- una prima fase di monitoraggio strumentale (inclinometrico) posta in opera immeditamente dopo l’evidenziarsi delle<br />

prime fessurazioni sulla strada provinciale e delle lesioni sugli edifici e nel terreno, consentì di predisporre l’evacuazione<br />

degli edifici compromessi direttamente, e di quelli di una fascia di cornice, immediatamente prima del collasso definitivo<br />

del versante che li ha coinvolti;<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

2- una seconda fase di indagine diretta (carotaggi continui e sismica a riflessione) e monitoraggio strumentale<br />

(inclinometrico) ha consentito di individuare una zona alternativa dove realizzare una nuova viabilità;<br />

3- una terza fase di monitoraggio strumentale, ad intervento ultimato (colonne inclinometriche, estensimetri, piezometri<br />

24


e celle di carico), ha permesso di tenere sotto controllo l’evoluzione possibile del fenomeno e la funzionalità delle scelte<br />

progettuali.<br />

In definitiva la soluzione progettuale è stata quella di abbandonare il vecchio tracciato stradale poiché il suo ripristino<br />

avrebbe comportato un intervento di messa in sicurezza troppo oneroso (in relazione sia al valore dell’opera da ripristinare<br />

che a quello <strong>dei</strong> due edifici da abbattere) con un grado di incertezza, nella sua durata e funzionalità, troppo elevato. A<br />

circa dieci anni dall’intervento e nonostante le polemiche della prima ora, che volevano la ricostituzione del versante a<br />

tutti i costi con conseguente ripristino sia del vecchio tracciato stradale che <strong>dei</strong> due edifici, la scelta è stata favorevole<br />

poiché gli strumenti, che continuano a funzionare in continuo, non hanno registrato spostamenti significativi neppure in<br />

concomitanza <strong>dei</strong> numerosi modesti sismi che hanno avuto epicentro nella contermine area dell’Appennino Emiliano –<br />

Garfagnana, né della crisi metereologica del dicembre 2008-febbraio 2009 che pure tanti danni rilevanti ha prodotto.<br />

È curioso sottolineare come le uniche avvisaglie di spostamento si registrino in corrispondenza di una colonna<br />

inclinometrica esterna all’area della frana del novembre 2000, lungo il preesistente tracciato che viene ancora utilmente<br />

e precauzionalmente tenuto sotto controllo.<br />

Un’altra situazione molto critica ed affrontata fino ad oggi in maniera alternativa è stata quella della vasta e profonda<br />

frana di Castagnola in Comune di Framura.<br />

Anche in questo caso la possibilità di costruire un modello geologico e geotecnico attendibile è stata fondamentale per<br />

capire la vastità e la dinamica del fenomeno, seppure contestata dalla, quanto meno, cecità di improbabili amministratori<br />

locali di vecchio stampo che, per fortuna, da qualche tempo hanno cessato di fare danni.<br />

In questo caso specifico c’è stata la possibilità di applicare tecniche di indagine di avanguardia, grazie anche alla<br />

sensibilità della Regione Liguria, che hanno avuto il fondamentale ed indiscusso pregio di essere necessariamente<br />

interpretate da soggetti esterni (Politecnico di Milano e Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze),<br />

come in un arbitrato, ma che ha consentito di tacitare quelle interpretazioni strumentali, convenzionali, che potevano<br />

essere gravate anche di una forte soggettività più o meno obbiettiva.<br />

Altri fattori fondamentali a vantaggio di quello studio sono stati la possibilità di avere, in un anno circa, un monitoraggio<br />

esteso ad una dozzina di anni indietro (cioè nell’arco temporale di disponibilità <strong>dei</strong> passaggi <strong>dei</strong> satelliti ERS 1 ed ERS 2) ed<br />

una forte economicità (circa 7.500-8.000 euro l’anno).<br />

Solo su tali basi, naturalmente connesse a tutti gli studi dispersi in letteratura ed ai risultati delle indagini convenzionali, è<br />

stato possibile costruire il modello geologico locale ed avere già indicazioni fondamentali sulla correlazione fra due crisi<br />

meteorologiche estreme ed i connessi movimenti più macroscopici che hanno registrato spostamenti cumulati fino a 6,00-<br />

6,50 cm in poco più di un mese, come riverificatosi nel febbraio 2009. Senza la possibilità di uno strumento in loco come il<br />

radar a terra che trasmetteva in continuo i dati al Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze e le informative da questo<br />

Istituto alla Provincia (ed al Comune) non sarebbe stato possibile gestire la crisi in atto che interessava un territorio con un<br />

centinaio di edifici abitati e circa trecento residenti. Sicuramente ci sono stati alcuni momenti che hanno fatto ipotizzare<br />

la possibilità di un’evacuazione, ma poi la situazione si è risolta. L’unica deficienza è stata forse la carenza di informazione<br />

verso l’esterno, ma è stata una scelta e se oggi viene divulgata questa notizia è solo per sottolineare come questo tipo di<br />

attività sperimentale e preventiva sia stato e sia fondamentale, abbia necessità di coordinamento fra soggetti differenti<br />

(specialisti e pubblici) ed abbia costi ragionevoli seppure si presti anche a locali strumentalizzazioni, ignoranti e pre<br />

elettorali, che puntualmente si risvegliano per chiedere i soliti fantomatici interventi risolutori. Affrontare il problema<br />

delle frane più importanti per vastità e profondità <strong>dei</strong> piani di scivolamento e con le risorse a disposizione non può<br />

prescindere dall’ottica della convivenza con il rischio, come succede per il rischio sismico, con la differenza che nel caso<br />

delle frane è più ragionevole e possibile impostare un percorso di previsione che non, allo stato attuale, nel caso <strong>dei</strong><br />

terremoti.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Cosa dire, poi, per quanto riguarda la regimazione <strong>dei</strong> corsi d’acqua in ambito urbano?. Innanzitutto bisogna ricordare e<br />

denunciare le affermazioni gratuite, ma purtroppo riportate dalla stampa locale, di un qualche sprovveduto burocrate<br />

25


politicizzato secondo il quale è sufficiente prevedere la distribuzione a pioggia di finanziamenti finalizzati allo sfalcio<br />

dell’erba sulle sponde <strong>dei</strong> corsi d’acqua per mitigare e contenere anche il rischio idrogeologico. Affermazione che diventa<br />

estremamente più grave quando a farla è un responsabile di Protezione Civile.<br />

Ma torniamo ai corsi d’acqua. Ancora oggi alla fine del primo decennio del XXI secolo si lamentano, ed in questi ultimi<br />

tempi in maniera più ricorrente che in passato, le esondazioni e le alluvioni.<br />

È incredibile come, dopo tutti i fiumi di parole, dette in questi ultimi 25 anni e lo shoc dell’approvazione supercontestata<br />

<strong>dei</strong> Piani di Bacino si registrino ancora i soliti danni e sia estremamente attuale la Pubblicità Progresso di Figura 1 che<br />

compariva sulla quarta di copertina di una rivista del 1984!<br />

Ma per fortuna si intravede qualche barlume: è proprio mentre si stanno scrivendo queste note che alla foce del torrente<br />

Deiva è in fase di definizione un intervento radicale di pulizia e ripristino delle sezioni di deflusso, un intervento tanto<br />

drastico quanto coraggioso intrapreso dal Comune di Framura, che fino ad oggi ha movimentato ed asportato non meno di<br />

30.000 mc di materiale e che da funzionario geologo in odore di pensione non avrei mai immaginato di vedere, soprattutto<br />

calato in quella particolare realtà.<br />

Quell’alveo soprattutto, ma come tanti altri, è sempre stato territorio di conquista da parte di interessi più o meno privati<br />

e con la connivenza delle Istituzioni via via competenti:<br />

- per la chiusura fino a quasi quattro <strong>dei</strong> cinque archi del ponte ferroviario (poi a fatica e con tante battaglie e compromessi<br />

riportato a tre più due mezzi archi liberi che, sia ben chiaro, non corrispondono alla luce ed alla sezione di deflusso di<br />

quattro archi liberi);<br />

- per la realizzazione di una scogliera per un capriccio ambientale (che ha tolto circa quattro mq di sezione di deflusso);<br />

- per la realizzazione di una scogliera a protezione temporanea di un depuratore che non sarà mai spostato (come<br />

abitudine italiana le cose temporanee sono le più stabili e durature);<br />

- per la realizzazione di alcuni manufatti in alveo (fra i quali un paio di muretti e cordoli con l’evidente scopo di trappola<br />

per mantenere ed aumentare la spiaggia davanti ad uno stabilimento balneare, ma che ha influito ed influisce in maniera<br />

sostanziale sulla velocità di accrescimento anche della barra fociva);<br />

- per la forzatura a realizzare un ponte con una pila centrale (sempre per un capriccio di gusto ambientale) su una sezione<br />

d’alveo che oggi, in base ad una proposta di legge, quando approvata, lo vedrebbe costruito a campata unica;<br />

- per la creazione temporanea di parcheggi in alveo (il custode che dormiva in un furgone alla fine dell’estate del 1981 è<br />

stato portato via da una piena e mai più ritrovato e le auto parcheggiate sono oggi tane per saraghi, branzini e cefali) o di<br />

campi da beach wolley e bocce;<br />

- e per il mantenimento di un’improponibile area protetta – zona di riproduzione realizzata con la parziale<br />

impermeabilizzazione dell’alveo fra detriti e scarichi più o meno abusivi.<br />

Oggi la situazione si è capovolta e l’alveo è tornato libero, oggi il fiume sembra nuovamente un fiume e già solo a vederlo<br />

consente una certa tranquillità circa la possibilità che una piena, anche con portata duecentennale, vi possa essere<br />

smaltita. Ricordiamoci, però, che anche in questo caso si lavora con situazioni naturali, alla foce di un torrente, di fronte<br />

ad un mare aperto e sempre in movimento e che per mantenere questo grado di sicurezza, raggiunto, bisognerà<br />

manutentare quanto fatto: sarà indispensabile garantire un piccolo finanziamento annuo per mantenere queste<br />

condizioni, impedire nuove invasioni dell’alveo ed asportare periodicamente la barra fociva.<br />

Conclusioni<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Sono pochi esempi, ma credo significativi di come sia possibile oggi gestire in maniera alternativa, ovviamente senza<br />

necessariamente generalizzare, situazioni critiche anche vaste e complesse, che coinvolgono intere frazioni abitate ed un<br />

gran numero di residenti. Ovviamente occorre una certa dose di coraggio a tutti i livelli e, soprattutto, a livello politico per<br />

condividere strade inconsuete e apparentemente o inizialmente poco remunerative in termini di popolarità, ma che alla<br />

fine ripagano almeno in termini di velocità di soluzione e di tranquillità della popolazione. Naturalmente non bisogna<br />

26


abbassare la guardia perché il problema e la necessità di assumere una decisione forte possono riattualizzarsi in qualunque<br />

momento, ma il conforto dell’efficienza strumentale, dell’evoluzione tecnologica e della continuità di attenzione sono<br />

fondamentali. Purtroppo la maturità non è ancora sufficiente ed allora anche dove le situazioni sono sotto costante<br />

controllo la minaccia dell’ignoranza è in agguato: per esempio a Molunghi non sono più disponibili risorse economiche per<br />

tenere accese le strumentazioni ed avere disponibili in rete i dati strumentali in tempo reale tanto che il sistema sarà<br />

oscurato a brevissimo. A Castagnola, a fronte di un nuovo, recente, finanziamento regionale per porre in opera, dopo la<br />

fase sperimentale dell’anno scorso, un radar a terra per il rilevamento in continuo con tecnica GB-InSar e la posa di nuovi<br />

fori attrezzati con celle Casagrande, una prescrizione collegata al finanziamento prevede che venga estromessa<br />

l’Università di Firenze, il partner che fino ad oggi ha affiancato la Provincia della Spezia nello studio del fenomeno e<br />

nell’interpretazione della precedente fase di studio mediante tecnica interferometrica, sia da satellite che da<br />

strumentazione a terra, e predisposizione delle mappe di spostamento della frana su un arco temporale di una quindicina<br />

di anni, ed in base alle cui informazioni è stato assunto di mantenere in loco gli abitanti. Con quale vantaggio? Il nocciolo<br />

della scelta operata è stato quello di integrare la normativa del Piano di Bacino con la possibilità di eseguire interventi di<br />

demolizione con ricostruzione del patrimonio edilizio esistente, senza aumentare il carico insediativo (e di conseguenza<br />

gli obbiettivi a rischio), ma applicando uno <strong>dei</strong> cardini della filosofia di protezione civile: la coscienza della convivenza col<br />

rischio e la possibilità di riduzione, seppure puntuale, dello stesso. Estromettendo l’assistenza tecnica dell’Università di<br />

Firenze si corre il rischio di vanificare anni di lavoro e di collaborazione estremamente costruttiva con l’Amministrazione<br />

Comunale che ha condiviso questa impostazione. Forse sarebbe stata molto più utile e costruttiva una scelta differente,<br />

alternativa ed altrettanto coraggiosa (per altro formulata, ma che non ha avuto alcun seguito): offrire un finanziamento,<br />

anche parziale, a tutti i soggetti privati che intendono eseguire a Castagnola interventi di demolizione con ricostruzione al<br />

fine di realizzare strutture più idonee e resistenti. Ma purtroppo questa politica non è condivisa e si continua a favorire i<br />

capricci (troppo spesso sono solo capricci) ambientali finanziato i tetti in ardesia, ma non la sicurezza di strutture più<br />

leggere, adeguate e sicure. Forse i tempi non sono ancora maturi e probabilmente fra poco si tornerà a parlare anche a<br />

Castagnola di macro pozzi tiratati e di interventi da x milioni di euro come se fossero la panacea di tutti i mali (e purtroppo<br />

la realtà dimostra il contrario come si può facilmente verificare navigando in Internet) o di progettare semplici restiling<br />

con improbabili interveti di regimazione delle acque superficiali che, però, trovano maggiore sensibilità anche nella<br />

Regione Liguria.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

27<br />

Figura 1 - Pubblicità Progresso<br />

sulla quarta di copertina di una<br />

rivista del 1984 ancora<br />

purtroppo attuale.


Figura 2 - Foce del torrente Castagnola (Deiva Marina-Framura): stato di ingombro dell'alveo e di occupazione delle luci del<br />

ponte ferroviario nel giugno 2001.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Figura 3 - Foce del torrente Castagnola (Deiva Marina-Framura): stato ed assetto dell'alveo a seguito della pulizia radicale<br />

operata. Il confronto è evidente anche nella zona più a monte in corrispondenza delle luci del ponte della ferrovia.<br />

28


RIASSUNTO TESI<br />

IL METODO HVSR QUALE STRUMENTO UTILE ALL’INDAGINE<br />

DEL SOTTOSUOLO ED ALLA MICROZONAZIONE IN AREE A<br />

BASSA SISMICITA’<br />

(Relatori: Andrea Cevasco – Alessandro Scarpati Correlatore: Daniele Spallarossa)<br />

di Arianna Zucchelli<br />

Gli obiettivi principali del presente lavoro sono<br />

stati:<br />

- la valutazione delle potenzialità della tecnica<br />

HVSR (Horizontal to Vertical Spectral Ratio) come<br />

metodo d’indagine finalizzato all’individuazione e<br />

alla caratterizzazione della stratigrafia, attraverso<br />

l’utilizzo di uno strumento di nuova generazione, il<br />

Tromino.<br />

- la valutazione dell’attendibilità o meno <strong>dei</strong> dati<br />

ottenuti dalle registrazioni di microtremore,<br />

effettuate con il Tromino, ai fini di effettuare uno<br />

studio di microzonazione dell’area indagata: la<br />

piana costiera di Alassio.<br />

La tecnica HVSR è una tecnica di sismica passiva che<br />

si basa sul calcolo <strong>dei</strong> rapporti spettrali tra la<br />

componente orizzontale e quella verticale del<br />

segnale sismico registrato (rapporto H/V) in una<br />

determinata stazione. Questo metodo sfrutta i<br />

microtremori sismici sempre presenti in natura, la<br />

cui sorgente può essere sia di origine antropica<br />

(traffico, attività industriale), sia di origine<br />

naturale (onde oceaniche, vento).<br />

Il lavoro ha comportato l’esecuzione di n. 25<br />

registrazioni di microtremore in siti ubicate lungo la<br />

piana costiera alassina, caratterizzata da depositi<br />

alluvionali interdigitati a depositi di spiaggia, che<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

29<br />

Oltre ad essere l’area maggiormente edificata, è<br />

anche l’area più facilmente soggetta a fenomeni di<br />

amplificazione sismica locale.<br />

Le registrazioni di microtremore sismico<br />

restituiscono il valore delle frequenza di risonanza<br />

di sito, parametro fondamentale per effettuare uno<br />

studio di microzonazione dell’area. Attraverso<br />

opportune elaborazioni è possibile, a partire dalle<br />

registrazioni di microtremore, ottenere<br />

informazioni sulla stratigrafia del sottosuolo,<br />

individuando in particolare la profondità del<br />

contatto copertura- bedrock, caratterizzata da un<br />

più elevato contrasto di impedenza, rispetto alle<br />

singole discontinuità.<br />

Per valutare l’attendibilità della tecnica ai fini della<br />

caratterizzazione stratigrafica, e quindi<br />

l’individuazione del contatto sedimento-bedrock,<br />

sono state effettuate n.10 misure in siti ove erano<br />

già a disposizione stratigrafie ottenute dai sondaggi<br />

geognostici.<br />

Peraltro la semplice valutazione del valore di<br />

frequenza di risonanza del terreno fornita dalla<br />

tecnica HVSR può fornire informazioni qualitative<br />

sull’andamento in profondità del bedrock: ad un<br />

maggior valore di frequenza di risonanza<br />

corrisponde infatti una minor profondità del<br />

substrato e viceversa.


Per avere informazioni quantitative sulla profondità<br />

del substrato si è proceduto a confrontare le<br />

discontinuità sismiche (individuate da contrasti<br />

d’impedenza), messe in evidenza tramite<br />

l’elaborazione delle registrazioni di microtremore,<br />

con le discontinuità evidenziate da sondaggi<br />

geognostici. Nella maggior parte <strong>dei</strong> casi esaminati<br />

è stata rilevata una buona corrispondenza tra fra i<br />

dati ottenuti da indagini dirette e quelli definiti<br />

tramite la tecnica HVSR, con alcune eccezioni ove<br />

sono state rilevate difformità. Nuovi studi potranno<br />

permettere di definire i limiti e l’applicabilità di<br />

tale tecnica in questo campo.<br />

Il secondo obiettivo del lavoro ha riguardato<br />

l’utilizzo della tecnica HVSR mediante tromografo<br />

digitale in microzonazione. Al fine di valutare<br />

l’attendibilità <strong>dei</strong> valori di frequenza di risonanza<br />

ottenuti con il Tromino, quattro delle venticinque<br />

misure sono state effettuate in contemporanea con<br />

il sismografo Lennartz-Marslite, strumento<br />

comunemente utilizzato per questo tipo di<br />

registrazioni. I risultati sono stati successivamente<br />

confrontati: in tutti e quattro i casi studiati si è<br />

avuta una completa corrispondenza tra i risultati, a<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

conferma dell’attendibilità <strong>dei</strong> valori di frequenza<br />

di risonanza ottenuti mediante tromografo digitale.<br />

Dal punto di vista <strong>dei</strong> risultati di carattere<br />

applicativo l’interpretazione delle curve di H/V e la<br />

conseguente identificazione della frequenza di<br />

risonanza ha permesso di creare una carta delle<br />

isofrequenze (Fig.1), delimitando aree a<br />

comportamento omogeneo, oltre a stimare il<br />

parametro Vs30, richiesto dalla normativa vigente<br />

(Norme Tecniche per le Costruzioni, 2008).<br />

Infine, facendo riferimento alle linee guida<br />

introdotte da “Indirizzi e criteri generali per la<br />

microzonazione sismica” a cura del DPC<br />

(Dipartimento della Protezione Civile) si può<br />

affermare che lo studio effettuato nella piana<br />

costiera di Alassio può essere classificato come<br />

“Microzonazione sismica di secondo livello”,<br />

comprendendo in questa fase le analisi e gli<br />

approfondimenti che introducono elementi<br />

quantitativi (in questo caso i valori di frequenza di<br />

risonanza) nella caratterizzazione delle aree<br />

omogenee.<br />

Fig. 1 : carta delle isofrequenze di risonanza ottenuta mediante registrazioni di microtremore sismico<br />

con Tromino.<br />

30


LINEE GUIDA COMMISSIONE INTERREGIONALE NTC<br />

Nel mese di ottobre 2010 sono state pubblicate le Linee Guida, prodotte dalla<br />

Commissione Interregionale degli Ordini <strong>dei</strong> <strong>Geologi</strong>, inerenti le nuove norme tecniche<br />

sulle costruzioni DM 14.01.2008 e relativa Circolare 617/2009.<br />

Nel seguito si riportano le pagine dedicate agli indici della Relazione <strong>Geologi</strong>ca<br />

(comprendente anche la Relazione Sismica) e della Relazione Geotecnica, rimandando<br />

al testo delle Linee Guida (scaricabili anche dal nostro sito www.geologiliguria.it) la<br />

lettura completa di quanto in esse discusso.<br />

LA RELAZIONE GEOLOGICA<br />

INDICE DELLA RELAZIONE GEOLOGICA<br />

1 PREMESSA<br />

2. VINCOLISTICA<br />

2.1 Ubicazione e caratteristiche generali dell’intervento;<br />

2.2 Quadro normativo di riferimento (nazionale e regionale);<br />

2.3 Descrizione del sito d’intervento (vincolistica paesistica (PPR) e/o ambientale da PTR o altro<br />

strumento di pianificazione integrato a scala sovra comunale);<br />

2.4 Individuazione e/o definizione delle problematiche ambientali;<br />

2.5 Analisi documenti e cartografia da Piani Urbanistici (generale o esecutivo), con estratti<br />

cartografici;<br />

2.6. Analisi Cartografia Piano di Bacino (e altri piani di settore, ad esempio: PTA, Piano Cave, Piani<br />

forestali, ecc.),<br />

2.6.1. PAI rischio geomorfologico (o pericolosità da frana),<br />

2.6.2. PAI rischio idraulico (o pericolosità da esondazione/alluvionamento)<br />

2.7. Pericolosità geomorfologica ed idraulica (da normativa PAI);<br />

2.8. Classificazione sismica (da NTC 08 od altra norma regionale).<br />

3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO<br />

Inquadramento geologico, geomorfologico, idrogeologico regionale (sulla base di dati pregressi);<br />

a. analisi e descrizione <strong>dei</strong> nuovi dati derivanti dal CARG, al 50.000 o al 25.000;<br />

b. analisi e descrizione della sismicità storica, nonché di dati derivanti dalla letteratura e dalla cartografia<br />

tecnico-scientifica pubblicata (faglie sismogenetiche da INGV ed altri dati relativi alle aree sorgente) ;<br />

c. analisi e descrizione della eventuali situazioni di franosità o di dissesto idrogeologico (frane<br />

e/o alluvioni) pregresso;<br />

d. analisi e descrizione delle condizioni di antropizzazione presenti al contorno (ambito morfologico<br />

significativo).<br />

L’inquadramento idrogeologico dovrà contenere anche l’"Individuazione di pozzi per acque destinate al<br />

consumo umano (art. 94 D.Lgs. 152/2006) e individuazioni di risorgive e sorgenti" e gli estratti di eventuali<br />

carte idrogeologiche pubblicate”<br />

4. CARATTERIZZAZIONE E MODELLAZIONE GEOLOGICA<br />

Analisi opportunamente estesa ad un ambito o - intorno significativo - zona significativamente estesa, in<br />

relazione al tipo di opera ed al contesto geologico in cui questa si colloca.– verifica di interferenze con<br />

manufatti al contorno con produzione di cartografia originale a scala di dettaglio e comunque idonea a<br />

rendere chiare le descrizioni e le analisi realizzate.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

31


Lo studio geologico deve pervenire alla definizione, con preciso riferimento al progetto, di un modello<br />

geologico tridimensionale, compreso il volume significativo, basato sulla conoscenza <strong>dei</strong> caratteri<br />

litostratigrafici, strutturali, geomorfologici ed idrogeologici del sito d’interesse , acquisiti attraverso specifici<br />

rilevamenti di superficie e sulla scorta di indagini dirette ed indirette. Inoltre dovranno essere definite le<br />

eventuali condizioni di instabilità , in atto e/o potenziali, e la loro tendenza evolutiva, nonché gli eventuali<br />

fenomeni erosivi connessi a forme di ruscellamento superficiali e/o episuperficiali.<br />

La relazione, inoltre, contiene lo schema della circolazione idrica superficiale e sotterranea e deve descrivere<br />

le eventuali interferenze con i manufatti al contorno e/o quelli in progetto.<br />

4.1. Indagini geognostiche<br />

4.1.1. Illustrazione del programma d’indagine e progettazione dello stesso in funzione degli obiettivi<br />

del progetto (è auspicabile che questa fase venga svolta di concerto con il progettista strutturale).” Il piano<br />

delle indagini specifiche sui terreni e sulle rocce nel sito di interesse deve essere definito ed attuato sulla base<br />

dell’inquadramento geologico della zona e in funzione <strong>dei</strong> dati che è necessario acquisire per pervenire ad una<br />

ricostruzione geologica di dettaglio che possa risultare adeguata ed utile per la caratterizzazione e la<br />

modellazione geotecnica del sottosuolo”, con precisi riferimenti al progetto (compreso quelle geofisiche<br />

realizzate per la definizione dell’azione sismica )<br />

4.1.2. Descrizione <strong>dei</strong> risultati ottenuti e delle eventuali difficoltà incontrate; illustrazione<br />

degli Standard di riferimento delle varie prove e delle indagini eseguite (AGI, ANISIG, ASTM, ecc. ,<br />

elaborazione di una carta con l’ubicazione delle indagini redatta in scala adeguata)<br />

4.1.3. Esposizione ed interpretazione <strong>dei</strong> dati risultanti dalle indagini e dalle prove eseguite<br />

(evidenziazione delle eventuali incertezze) - caratteristiche intrinseche delle singole unità litologiche<br />

(terreni o rocce) con particolare riguardo ad eventuali disomogeneità, discontinuità, stati di alterazione e<br />

fattori che possano indurre anisotropia delle proprietà fisiche <strong>dei</strong> materiali. Nelle unità litologiche costituite<br />

da alternanze di materiali diversi devono essere descritte le caratteristiche <strong>dei</strong> singoli litotipi e quantificati gli<br />

spessori e la successione delle alternanze. Alla scala dell’ammasso roccioso, che in molti casi è costituito<br />

dall’insieme di più unità litologiche, devono essere evidenziate le differenze di caratteristiche fra le diverse<br />

unità e devono essere descritte in dettaglio le discontinuità, quali contatti stratigrafici e/o tettonici, piani di<br />

stratificazione, fratture, faglie con relativa fascia di frizione, cavità per dissoluzione.<br />

Particolare attenzione deve essere posta nel riconoscimento di ammassi di origine antropica (rilevati e<br />

discariche) evidenziando , natura ed origine specificando eventuali adempimenti derivanti da norme<br />

settoriali (vedi ad es. d.lgs 152/06).<br />

4.2. Analisi e ricostruzione degli aspetti e <strong>dei</strong> processi morfologici ed i dissesti in atto o potenziali e la loro<br />

tendenza evolutiva, nonché di quelli connessi al ruscellamento superficiale ed all’evoluzione del reticolo<br />

idrografico<br />

4.3. Analisi idrologica finalizzata alla individuazione e/o definizione degli eventi estremi o di quelli<br />

particolarmente significativi sotto il profilo idrogeologico e di stabilità <strong>dei</strong> versanti<br />

4.4. Analisi e ricostruzione degli aspetti idrogeologici ed idrogeochimici dell’area fornendo lo schema della<br />

circolazione idrica superficiale e sotterranea. Valutazione delle permeabilità/trasmissività. Definizione<br />

geometrica e dinamica degli acquiferi e delle relazioni fra acque superficiali e sotterranee.<br />

4.5. Modellazione sismica<br />

4.5.1. Definizione del terremoto di progetto e magnitudo;<br />

4.5.2. Definizione delle forme spettrali definite dal DM 14.1.08 (ag , F , Tc );<br />

o o o<br />

4.5.2.1. Risposta sismica locale con individuazione e caratterizzazione degli<br />

elementi di ulteriore penalizzazione ai fini del calcolo della forza sismica<br />

orizzontale (stratigrafici, idrogeologici, morfologici, cavità, stabilità <strong>dei</strong> versanti,<br />

ecc.);<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

32


4.5.2.2 Definizione e giustificazione di eventuali coefficienti correttivi diversi da<br />

quelli previsti dalla norma (vedi abachi regione Toscana, Emilia Romagna,<br />

Lombardia, ecc.);<br />

4.5.3. analisi della risposta sismica locale o, in subordine, calcolo della Vs30 per la<br />

definizione della categoria del suolo di fondazione;<br />

4.5.4. Spettro di risposta elastico;<br />

4.5.5. Potenziale di liquefazione (verifica a liquefazione o evidenziazione <strong>dei</strong> motivi per i<br />

quali è giustificata l’omessa verifica);<br />

4.6. Elementi di sintesi per la progettazione<br />

4.6.1. Analisi <strong>dei</strong> risultati delle indagini<br />

4.6.2. Stratigrafia e caratterizzazione geotecnica <strong>dei</strong> terreni e geomeccanica delle<br />

rocce (parametri geotecnici medi e valori disaggregati per le elaborazioni statistiche relative al<br />

valore caratteristico)<br />

5. ANALISI DELLA PERICOLOSITA’ GEOLOGICA<br />

Inquadramento del sito d’intervento e delle eventuali opere preesistenti, analisi delle interferenze con<br />

manufatti circostanti.<br />

5.1 PERICOLOSITA’ GEOMORFOLOGICA<br />

5.1.1 Considerazioni generali sulla stabilità del versante (opportunamente estese ad un<br />

intorno significativo) tenendo conto di quanto previsto dai PAI e dell’analisi delle forme e <strong>dei</strong> p r o c e s s i<br />

geomorfologici; processi erosivi e dinamiche evolutive del retìcolo idrografico (ove presente);<br />

5.1.2 Definizione del modello concettuale di franosità ed individuazione delle possibili<br />

tipologie di’evento potenzialmente atteso (caratteristiche geometriche ed evolutive del versante)<br />

anche sulla base di deduzioni relativa alla franosità pregressa (IFFI ; PAI; ecc.);<br />

5.1.3 Verifiche analitiche di stabilità generali e puntuali come prescritto al punto C.6.3.2<br />

(analisi geomorfologica quantitativa);<br />

5.1.4 Individuazione della necessità di eventuali interventi a favore della stabilità e giudizio<br />

sulla compatibilità dell’intervento con la normativa del PAI (o di altro strumento di<br />

programmazione idrogeologico ).<br />

5.2 PROBLEMATICHE IDROGEOLOGICHE<br />

5.2.1. Valutazioni sulla vulnerabilità della falda;<br />

5.2.2. Problematiche idrogeologiche delle aree costiere, intrusione salina;<br />

5.2.3. Previsione, prevenzione degli effetti indesiderati degli abbattimenti temporali locali<br />

della falda;<br />

5.2.4. Subsidenza;<br />

5.3 PERICOLOSITA’ IDRAULICA<br />

5.3.1. Bilancio ideologico;<br />

5.3.2. Identificazione e stima del trasporto solido;<br />

5.3.3. Valutazione di sintesi sugli aspetti idraulici, anche sulla scorta di precedenti esperienze<br />

emergenziali ed individuazione degli eventuali interventi di mitigazione del rischio (strutturali e n o n<br />

strutturali);<br />

5.3.4. Compatibilità dell’intervento con la normativa del PAI (o di altro strumento di<br />

programmazione idraulica ).<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

33


5.4 PERICOLOSITA’ SISMICA<br />

Ove richiesto specificatamente da disposizioni regionali, ai sensi della Circolare 617/09 cap. 10.1, la parte di<br />

cui al punto 4.5, potrà essere oggetto di uno specifico elaborato, sempre di esclusiva competenza del geologo,<br />

in quanto la modellazione sismica, come specificato nella stessa Circolare, non rientra nel volume<br />

significativo, ma riguarda gli aspetti di sito.<br />

6. CONCLUSIONI<br />

Tale capitolo, oltre ad una brevissima sintesi di quanto realizzato, dovrà contenere il giudizio sulla fattibilità<br />

geologica dell’opera in progetto ed una eventuale migliore esplicazione degli interventi eventualmente<br />

previsti per rendere il manufatto e/o l’opera compatibile con l’assetto idrogeologico dell’area ed in<br />

particolare con le pericolosità ambientali definite in funzione delle indagini eseguite (tale concetto, in<br />

determinati PAI, viene espresso in termini di compatibilità idrogeologica e di rischio accettabile).<br />

NOTA BENE<br />

La relazione geologica dovrà essere corredata degli elaborati grafici (cartografie) e descrittivi (tabelle,<br />

figure, prove penetrometriche, sondaggi, ed allegati vari) utili a supportare il modello geologico ed a chiarire,<br />

in modo inequivocabile, gli aspetti relativi alla pericolosità geologica ed ambientale del sito anche in chiave<br />

sismica.<br />

LA RELAZIONE GEOTECNICA<br />

La Relazione Geotecnica, esplicita i risultati ottenuti dalle indagini e prove geotecniche,descrive la<br />

caratterizzazione e la modellazione geotecnica <strong>dei</strong> terreni interagenti con l’opera. In essa si riassumono i<br />

risultati delle analisi svolte per la verifica delle condizioni di sicurezza e la valutazione delle prestazioni nelle<br />

condizioni d’esercizio del sistema costruzione-Terreno. L’intero studio riguarda esclusivamente il volume<br />

significativo.<br />

La relazione è a tutti gli effetti un elaborato progettuale; essa fornisce valutazioni precise sull’opera o meglio<br />

sul sistema struttura-terreno; pertanto, come definito dal punto 6.2.2, non può più prescindere dall’opera<br />

vera e propria e non può fornire calcoli ed indicazioni esemplificativi.<br />

INDICE DELLA RELAZIONE GEOTECNICA<br />

1. PREMESSA<br />

1.1. Ubicazione e caratteristiche generali dell’intervento;<br />

1.2. Quadro normativo di riferimento;<br />

1.2.1. Eurocodici e/o altri codici internazionali;<br />

1.2.2. Normativa Nazionale;<br />

1.2.3. Normativa <strong>Regionale</strong> e/o Provinciale;<br />

1.2.4. Normativa Comunale (norma di attuazione, RUEC regolamento urbanistico edilizio<br />

comunale o altra regolamentazione a scala locale);<br />

1.3. Sintesi <strong>dei</strong> dati relativi al modello geologico (con richiamo alla relazione geologica).<br />

2. PROGRAMMA DELLE INDAGINI E DELLE PROVE GEOTECNICHE<br />

Illustrazione del programma d’indagine e definizione dello stesso in funzione dell’opera. Caratterizzazione<br />

delle problematiche geologiche individuate e definite nella relazione geologica con particolare riferimento<br />

alla risposta simica locale (è auspicabile che questa fase venga svolta di concerto tra geologo e progettista<br />

strutturale).<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

34


Il piano delle indagini specifiche sui terreni e sulle rocce, nel sito di interesse, deve essere definito ed attuato<br />

sulla base dell’inquadramento geologico della zona ed in funzione <strong>dei</strong> dati che è necessario acquisire per<br />

pervenire ad una adeguata caratterizzazione <strong>dei</strong> terreni ai fini della modellazione geotecnica<br />

dell’individuazione del volume significativo.<br />

2.1. Criteri di indagine ed eventuali difficoltà incontrate ed illustrazione degli Standard di<br />

riferimento delle varie prove eseguite (AGI, ANISIG, ASTM, ecc. - Elaborazione della carta con ubicazione delle<br />

indagini in scala adeguata). Valutazione della qualità delle indagini.<br />

2.2. Stima della rappresentatività <strong>dei</strong> campioni prelevati e delle prove in sito in relazione<br />

all’opera in progetto.<br />

2.3. Esposizione <strong>dei</strong> risultati, compresi quelli delle indagini effettuate per la modellazione<br />

sismica del sito.<br />

3. DEFINIZIONE DI EVENTUALI PROBLEMI GEOLOGICI ED ASPETTI GEOTECNICI LOCALI<br />

Esplicitazione di un numero adeguato di sezioni stratigrafiche relative al volume significativo investigato<br />

definite anche in relazione alla modellazione geologica realizzata o assunte totalmente da questa.<br />

Indicazione <strong>dei</strong> profili delle grandezze misurate.<br />

3.1. Aspetti connessi all’interazione con la falda (dewatering, sifonamento ecc).<br />

3.2. Problematiche connesse alla liquefazione degli orizzonti di interesse geotecnico.<br />

3.3. Aspetti connessi alla stabilità <strong>dei</strong> versanti.<br />

3.4. Aspetti connessi all’amplificazione sismica per effetti di sito (stratigrafia e topografia).<br />

3.5. Aspetti connessi alla presenza di anomalie non contemplate dal DM 14.1.2008<br />

(eteropiedi facies, faglie, sinkholes ecc.).<br />

4. CARATTERIZZAZIONE FISICA E MECCANICA DEI TERRENI E DELLE ROCCE – MODELLO GEOTECNICO<br />

4.1. interpretazione <strong>dei</strong> risultati della campagna geognostica ai fini della ricostruzione del modello<br />

geotecnico. Caratteristiche intrinseche delle singole unità litologiche (terreni o rocce) con particolare<br />

riguardo ad eventuali disomogeneità, discontinuità, stati di alterazione e fattori che possano indurre<br />

anisotropia delle proprietà fisiche <strong>dei</strong> materiali.<br />

4.2. Definizione <strong>dei</strong> valori caratteristici fk <strong>dei</strong> parametri geotecnici.<br />

5. DATI DI PROGETTO<br />

I dati di progetto devono essere forniti dal progettista strutturale: le azioni, carichi permanenti strutturali,<br />

non strutturali e carichi variabili, le caratteristiche geometriche dell’opera interagente con il terreno, il<br />

fattore di struttura/duttilità (q ) ed il periodo fondamentale della struttura (T1).<br />

6. VERIFICHE DELLA SICUREZZA E DELLE PRESTAZIONI<br />

6.1 Combinazione delle azioni per i vari tipi di verifica<br />

- stati limite ultimi (SLU): Combinazione fondamentale statica<br />

G1×G1 + G2×G2 + P×P + Q1×Qk1 + Q2× R02×Qk2 + Q3× R03×Qk3 +…<br />

= Ed (per qlim statica; confronto tra Ed e Rd)<br />

- stati limite di esercizio (SLE) irreversibili<br />

verifiche alle tensioni ammissibili : Combinazione caratteristica<br />

G1 + G2 + P + Qk1 + 02×Qk2 + 03×Qk3+ …..<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

35


- stati limite di esercizio statici (SLE) reversibili<br />

(cedimenti immediati): Combinazione frequente<br />

G1 + G2 +P+ 11×Qk1 + 22×Qk2 + 23×Qk3 + …<br />

- stati limite di esercizio statici(SLE)<br />

(cedimenti a lungo termine) Combinazione quasi permanente<br />

G1 + G2 + P + 21×Qk1 + 22×Qk2 + 23×Qk3 + …<br />

- stati limite ultimi (qlim sismica) SLV Combinazione sismica e di esercizio (cedimenti sismici) SLD<br />

E + G1 + G2 + P + 21×Qk1 + 22×Qk2 + …<br />

6.2. Identificazione degli stati limite di progetto in condizioni statiche e in condizioni sismiche.<br />

Le verifiche sia in condizioni statiche che in condizioni sismiche fanno riferimento agli SL riportati nella tabella<br />

seguente, precisando che in presenza di azione sismica si considerano verificati per le NTC08 gli SLU<br />

utilizzando lo stato limite SLV (qlim sismica) e gli SLE utilizzando SLD (cedimenti sismici).<br />

6.3. Approcci progettuali<br />

La norma consente di scegliere (strutturista) tra due approcci di progetto diversi:<br />

6.4. Analisi delle attività svolte e <strong>dei</strong> risultati ottenuti ai fini della valutazione della disequazione Ed < Rd , con<br />

evidenziazione degli eventuali accorgimenti da utilizzare ai fini della stabilità dell’opera in condizioni<br />

statiche e dinamiche .<br />

7. PIANO DI MONITORAGGIO<br />

Ove ritenuto necessario o se obbligatorio in caso di scelta di metodo osservazionale, con l’individuazione della<br />

strumentazione di controllo e la definizione delle procedure di acquisizione, archiviazione ed elaborazione<br />

delle misure.<br />

8. CONCLUSIONI<br />

Nelle conclusioni, oltre ad una sintesi della attività svolte dovrà essere espresso un giudizio sulla fattibilità<br />

geotecnica dell’opera in progetto ed eventualmente degli accorgimenti utilizzati per rendere l’opera stabile<br />

sotto il profilo geotecnico.<br />

NOTA BENE<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

La relazione geotecnica dovrà essere corredata degli elaborati grafici (cartografie) e descrittivi (tabelle,<br />

figure ed allegati vari) utili a supportare il modello geotecnico relativo al volume significativo<br />

del manufatto in progetto ed a chiarire in modo inequivocabile gli aspetti legati alle verifiche da effettuare<br />

per garantire la stabilità dell’opera anche in chiave sismica.<br />

36


GEOFOTO<br />

Geofoto è una rubrica dove potete pubblicare i vostri contributi fotografici, corredati da una breve nota descrittiva,<br />

inerenti la geologia e la professione di geologo, con preferenza per foto curiose o simpatiche.<br />

Se lo desiderate potete inviare il materiale a PG@geologiliguria.it<br />

Albero di Pietra<br />

a sud del Salar de Uyuni, Bolivia (confine con il Cile)<br />

(Foto: Geol. Federico Botto)<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

37


BIBLIOTEK<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Riceviamo dall'Associazione Geoturismo (www.geoturismo.it) l'annuncio dell'uscita di due nuove<br />

pubblicazioni.<br />

La prima é ‘Il geoturismo: salvaguardia e valorizzazione del patrimonio geologico’. Dagli studi svolti con<br />

l'Universita' di Milano sulle relazioni tra turismo e geologia l'autrice, Parisi Annalisa, ha elaborato ed estratto<br />

un libro di interesse per gli addetti del settore turistico e della valorizzazione del paesaggio e della geologia.<br />

Il geoturismo si è affermato recentemente come un nuovo modo di valorizzare il territorio attraverso il<br />

connubio tra la scienza e il turismo. Il volume analizza i fondamenti teorici e lo stato attuale del geoturismo.<br />

La seconda é ‘Geotourism, the geological attractions of Italy for tourists’, il libro che descrive alcuni <strong>dei</strong> luoghi<br />

di maggior interesse geoturistico d'Italia. Scritto in lingua inglese, è la traduzione della terza edizione italiana.<br />

L'autore è Matteo Garofano, ed ha inserito nel libro più di 80 località per escursioni a carattere Geoturistico<br />

lungo tutta l'Italia. Nel sito è possibile scaricare un piccolo campione dimostrativo del libro.<br />

Entrambe le pubblicazioni sono disponibili, oltre che nella classica versione, anche in download in formato<br />

pdf; si può effettuare il pagamento e subito dopo scaricare la copia.<br />

38


BILANCI ORGL<br />

CONSUNTIVO 2009<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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BILANCI ORGL<br />

PREVENTIVO 2010<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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GEOLOGO<br />

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PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

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