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S<br />
Il vuoto è come<br />
un prisma<br />
e lo spazio vuoto avesse<br />
davvero struttura <strong>granulare</strong>,<br />
si dovrebbe comportare, per<br />
certi aspetti, come un mezzo<br />
materiale, per esempio per<br />
quel che riguarda la luce.<br />
Atomi. La luce bianca che<br />
entra in un prisma, per<br />
esempio, si scompone nei<br />
colori dell’arcobaleno perché le<br />
diverse frequenze luminose,<br />
cioè i colori, si propagano a<br />
velocità differenti: un fenomeno<br />
che, in ultima analisi, è dovuto<br />
proprio alla struttura <strong>granulare</strong><br />
del quarzo.<br />
Lampi gamma. Secondo la<br />
loop quantum gravity, qualcosa<br />
di simile dovrebbe avvenire<br />
anche nel vuoto. Non riguarderebbe,<br />
però, la luce, ma i più<br />
energetici raggi gamma. Per<br />
dimostrarlo, si possono<br />
studiare le lontane e violente<br />
esplosioni dette lampi gamma:<br />
se la teoria fosse corretta, certi<br />
tipi di raggi gamma raggiungerebbero<br />
i nostri strumenti un<br />
po’ prima di altri, mentre<br />
secondo Einstein dovrebbero<br />
viaggiare tutti alla stessa<br />
velocità (quella della luce).<br />
Dispersione<br />
della luce: la<br />
luce bianca<br />
entra nel<br />
prisma e si<br />
scompone<br />
nei colori<br />
dell’iride.<br />
Dic ’97 Feb ’98<br />
246<br />
Lampo gamma 971214... si<br />
“scompongono” anche loro?<br />
due teorie è la sfida più ambiziosa<br />
della fisica contemporanea.<br />
«Il problema è che sono teorie<br />
tra loro incompatibili» spiega<br />
Amelino-Camelia. «Si possono paragonare<br />
a due tessere di un puzzle<br />
che non combaciano». Ma gli sforzi<br />
dei teorici sono giustificati, perché<br />
l’obiettivo è quello di ottenere<br />
un’unica teoria che riesca a spiegare<br />
“tutto”, cioè il mondo micro-<br />
▲<br />
scopico e l’universo intero, compresi<br />
gli esseri viventi.<br />
● Perché si chiama così?<br />
Tra le candidate al titolo di “teoria<br />
del tutto”, la più accreditata è,<br />
oggi, la teoria delle stringhe (v. <strong>Focus</strong><br />
n° 110) ma la sua concorrente<br />
principale è proprio la loop quantum<br />
gravity. Quest’ultima si chiama<br />
“quantum gravity” perché de-<br />
Fase 2. Non solo il volume, anche l’area è “<strong>granulare</strong>”<br />
utte le superfici (1) si<br />
Tpossono suddividere<br />
in tasselli fondamentali<br />
(“quanti” di area). Le<br />
aree dei tasselli non<br />
06/2004<br />
Raggi<br />
ritardatari<br />
Disegno del<br />
satellite Glast,<br />
che sarà<br />
lanciato nel<br />
2006 e potrà<br />
stabilire se<br />
ci sono raggi<br />
gamma più<br />
lenti di altri.<br />
Sfida a Einstein: e se la<br />
velocità della luce non fosse<br />
una costante assoluta?<br />
possono assumere tutti<br />
i valori, ma solo quantità<br />
ben precise (2).<br />
■ Area minima<br />
In particolare, non è<br />
possibile misurare aree<br />
più piccole di un certo<br />
valore minimo (3). A<br />
ogni quanto di area si<br />
può associare un seg-<br />
Quanto di area<br />
indivisibile<br />
1 Area composta da più “quanti” 2 3<br />
mento che l’attraversa.<br />
In generale, l’area di<br />
una superficie è proporzionale<br />
al numero di linee<br />
che la attraversano.<br />
Area non consentita<br />
Fondamento<br />
teorico<br />
Lee Smolin,<br />
fisico teorico<br />
e tra i fondatori<br />
della teoria<br />
della “loop<br />
quantum gravity”.<br />
scrive la gravità in maniera quantistica,<br />
cioè <strong>granulare</strong>. La parola<br />
inglese loop, che significa “anello”,<br />
la distingue da altre teorie simili<br />
e deriva dal particolare linguaggio<br />
matematico che si usa: gli<br />
anelli sono le maglie delle reti di<br />
spin che, come abbiamo scritto in<br />
precedenza, costituiscono l’ossatura<br />
dello spazio-tempo (v. anche<br />
riquadro “Fase 3”). Queste reti, tra<br />
l’altro, sono un’invenzione del matematico<br />
Roger Penrose, che le<br />
concepì nel 1971 per tutt’altri scopi.<br />
● Sfida a Einstein<br />
Gli atomi di spazio-tempo, però,<br />
sono così minuti che è impensabile<br />
misurarli direttamente. Proprio<br />
per questo, fino a pochi anni fa, si<br />
pensava che fosse impossibile sottoporre<br />
questa teoria al vaglio degli<br />
esperimenti. «Alla fine degli anni<br />
’90, però, ci si è accorti che la<br />
granulosità dello spazio-tempo potrebbe<br />
avere effetti misurabili» afferma<br />
Amelino-Camelia, che è stato<br />
tra i pionieri di questi studi. «La<br />
granulosità dello spazio può far sì<br />
che la velocità dei fotoni (i quanti<br />
di luce) nel vuoto dipenda dalla<br />
loro frequenza, anche se di pochissimo».<br />
Strano? Sì, perché la relatività<br />
di Einstein si basa sul fatto<br />
che la velocità della luce nel vuoto<br />
è una costante assoluta.<br />
● Sorgenti lontane<br />
La relatività, però, considera il<br />
concetto classico di vuoto, mentre<br />
è proprio la granulosità a far sì che<br />
la velocità della luce dipenda dalla<br />
frequenza (come avviene in un prisma:<br />
v. riquadro in alto a sinistra).<br />
Questo fenomeno, tuttavia, sarebbe<br />
talmente ridotto che si potrebbe<br />
notare soltanto nei raggi gamma,<br />
radiazioni molto più energetiche<br />
della luce, anche se della stessa<br />
natura.<br />
«In natura esistono sorgenti lontanissime<br />
di raggi gamma» spiega<br />
Amelino-Camelia. «Se la teoria è<br />
corretta, allora dovremmo aspettarci<br />
che raggi gamma di frequenza<br />
diversa, che partono nello stesso<br />
istante, ci raggiungano in tempi<br />
diversi». I raggi più energetici, per<br />
esempio, se fossero più veloci, arriverebbero<br />
un po’ prima di quelli<br />
meno energetici. «Il satellite Glast<br />
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