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IL CARBONE, OVVERO IL PROCESSO AL PIGMENTO - Fotografia.it

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ANTICHE TECNICHE<br />

<strong>IL</strong> <strong>CARBONE</strong>, <strong>OVVERO</strong><br />

<strong>IL</strong> <strong>PROCESSO</strong> <strong>AL</strong> <strong>PIGMENTO</strong><br />

Un processo che viene dal passato e che ci regala risultati straordinari.<br />

Il procedimento passo passo: come preparare le carte,<br />

come fare la sensibilizzazione, come effettuare l’esposizione.<br />

Il carbone è uno dei tanti processi<br />

di stampa alternativa,<br />

tutti differenti fra loro, capaci<br />

di risultati diversi in termini<br />

di caratteristiche dell’immagine,<br />

di gamma tonale,<br />

di profond<strong>it</strong>à dei toni, di<br />

sfumature, ecc. Credo di averli<br />

praticati un po’ tutti, questi<br />

processi messi a punto dagli<br />

operatori dalla metà del 1800<br />

in poi; ogni tanto ne riprendo<br />

qualcuno, meravigliandomi<br />

sempre delle straordinarie<br />

peculiar<strong>it</strong>à estetiche delle immagini<br />

che se ne ricavano,<br />

tanto da sentirmi invogliato<br />

a insistere con quel processo,<br />

convinto dell’opportun<strong>it</strong>à di<br />

verificare l’efficacia di alcune<br />

varianti che la lunga esperienza<br />

in questo settore mi<br />

permette di provare, spesso a<br />

colpo sicuro.<br />

E’ la volta, questa, del processo<br />

al carbone (PAC), così detto dal primo<br />

pigmento usato, il carbone, appunto,<br />

ovvero il nerofumo. Qualcuno preferisce<br />

il termine Processo al Pigmento; è infatti<br />

possibile usare polveri diverse dal carbone;<br />

io preferisco mantenere la dizione<br />

Stampa al carbone. Sensibilizzazione con soluzione di bicromato<br />

di potassio al 5%. Immagine morbida, ottimo dettaglio, gamma tonale<br />

estesa e completa.<br />

prim<strong>it</strong>iva, anche perché il potere coprente<br />

del nerofumo è insuperabile.<br />

La ripresa del mio interesse al processo è<br />

nata dal fatto che l’amico Sergio Devecchi,<br />

anche lui membro attivo del GRN –<br />

il Gruppo Rodolfo Namias di Parma che<br />

si occupa di antiche tecniche di stampa -<br />

dopo i brillanti risultati consegu<strong>it</strong>i<br />

con la platinotipia, si è<br />

buttato a corpo morto nel carbone,<br />

con la cura, la precisione<br />

e la pazienza necessarie.<br />

L’immagine viene stampata –<br />

per contatto, come al sol<strong>it</strong>o per<br />

queste tecniche, e quindi con<br />

un negativo (originale di grande<br />

formato OGF) delle stesse<br />

dimensioni della copia finale<br />

– sulla carta al carbone<br />

(CAC); l’immagine non si vede,<br />

ma viene trasfer<strong>it</strong>a sulla<br />

carta da trasporto (CDT), che<br />

la rovescia: per questa ragione<br />

la stampa per contatto va<br />

esegu<strong>it</strong>a invertendo destra-sinistra<br />

il negativo OGF, pena,<br />

per esempio, il dover leggere<br />

IT<strong>AL</strong>EG invece di GELATI.<br />

Il procedimento<br />

Per sensibilizzare il foglio di<br />

CAC lo si immerge in acqua<br />

a temperatura ambiente per qualche minuto,<br />

si estrae, si poggia su una lastra rigida,<br />

gelatina in su, eliminando l’acqua<br />

in eccesso con pelle scamosciata o con<br />

fazzolettini di carta. La sensibilizzazione<br />

vera e propria si fa spennellando la su-


Stampa al carbone; sensibilizzazione con soluzione di bicromato<br />

di potassio all’1%, esposizione 60’. Immagine eccessivamente<br />

contrastata.<br />

Stampa al carbone, stesso negativo della immagine a fianco. Sensibilizzazione<br />

con soluzione di bicromato di potassio al 2.5%,<br />

esposizione 60’. L’immagine acquista in morbidezza.<br />

LA PREPARAZIONE DELLE CARTE<br />

La carta al carbone<br />

Si prepara ricoprendo di gelatina pigmentata un foglio di carta, per es. la Fabriano F4 del formato 24x33cm; per un foglio occorrono<br />

circa 60ml di soluzione di gelatina. Si consiglia tuttavia di prepararne una maggior quant<strong>it</strong>à, sia per le successive lavorazioni, sia<br />

per tener conto dei possibili scarti in fase di apprendimento, anche se il processo, se ben condotto, funziona molto bene.<br />

Mettere a bagno in circa mezzo l<strong>it</strong>ro d’acqua a temperatura ambiente 80g di gelatina fino a rammollimento; deve rammollire bene in<br />

almeno una decina di minuti; se lo fa troppo presto non è adatta, non è fresca e deve essere scartata.<br />

Estrarre un po’ alla volta la gelatina rammoll<strong>it</strong>a, strizzarla con le mani e calarla in 800ml d’acqua a circa 60°C, mescolando continuamente<br />

con un cucchiaio di metallo, fino a completa dissoluzione; la soluzione è leggermente torbida senza corpi sospesi.<br />

Aggiungere 15g di zucchero, 7g di pigmento nero avorio precedentemente ben stemperato in mortaio con 10ml di glicerina, e 5ml di<br />

inchiostro di china. L’amico Sergio preferisce l’Indian Ink Talens Holland.<br />

Lavare il foglio F4 per qualche minuto in acqua molto calda, porlo su una superficie piana messa in bolla perfetta, ed eliminare accuratamente<br />

tutta l’acqua in eccesso. Versarvi sopra – meglio con una grossa siringa da 60ml con tubo di prolunga, preriscaldata con<br />

acqua molto calda - la soluzione calda di gelatina, stendendola delicatamente, ma velocemente, con il tubetto di prolunga della siringa<br />

o con il dorso di un cucchiaio preriscaldato. Eliminare le eventuali bollicine trascinandole sul bordo con l’estrem<strong>it</strong>à del tubetto.<br />

Attendere, sempre in bolla, che la gelatina si rapprenda, che gelifichi e accertarsi dell’avvenuta gelificazione toccando con precauzione<br />

la superficie, morbida ma ben rappresa, vicino al bordo. Si appende poi il foglio ad asciugare il che può richiedere parecchie<br />

ore, ma è bene non aver fretta, meglio di più che di meno. La carta al carbone (CAC) è pronta, non è sensibilizzata, può esser<br />

conservata per mesi, meglio se i fogli vengono tenuti in piano con dei pesi.<br />

La carta da trasporto<br />

La preparazione non differisce di molto da quella della CAC, salvo il fatto che non è pigmentata. Il suo scopo è infatti quello di prendere<br />

l’immagine, che si è formata sulla CAC.<br />

Un foglio di carta da disegno viene ricoperto con gelatina al 4% - 40g in 1000ml d’acqua, aggiungendo poi 30g di zucchero e 30ml<br />

di glicerina, con la stessa tecnica già descr<strong>it</strong>ta per la CAC.<br />

Una volta asciugato, il foglio va messo a bagno per 5’ in acqua addizionata del 3% in volume di soluzione di formalina al 30% e appeso<br />

successivamente ad asciugare. La formalina serve a insolubilizzare la gelatina.


perficie, con rapide e continue passate,<br />

con una soluzione di bicromato di potassio<br />

dall’1% al 5%, insistendo per alcuni<br />

minuti; una maggior concentrazione darà<br />

immagini più morbide, e viceversa.<br />

L’operazione si compie alla luce di una<br />

lampada a filamento da 25-40 watt, mentre<br />

la successiva essiccazione – dura parecchie<br />

ore - va condotta al buio, anche<br />

dentro un cassetto. La gelatina sensibilizzata<br />

al bicromato è assai poco sensibile;<br />

i tempi di esposizione alla luce UVA –<br />

con un illuminatore a 5 tubi da 20 watt<br />

ciascuno, del tipo usato per le abbronzature<br />

casalinghe - sono dell’ordine di un’ora,<br />

anche se è opportuno, almeno agli inizi,<br />

orientarsi con qualche provino.<br />

I raggi UVA provocano l’indurimento della<br />

gelatina al bicromato, che perde la proprietà<br />

di sciogliersi a caldo. In un’ampia<br />

bacinella metteremo in ammollo in acqua<br />

a temperatura ambiente per 20’-25’ un foglio<br />

di CDT, di dimensioni maggiori di<br />

quelle del foglio di CAC, con la gelatina<br />

in giù.<br />

Trascorso questo periodo, introdurremo il<br />

foglio esposto di CAC, gelatina in su, al<br />

disotto del foglio di CDT; le superfici gelatinate<br />

devono essere affacciate.<br />

Dopo 2’-3’ si estrae il sandwich facendolo<br />

strisciare sul bordo della bacinella e curando<br />

di non intrappolare aria. Il sandwich<br />

– CDT in basso - va posto su un paio<br />

di fogli di carta da giornale, sostenuti da<br />

una lastra di vetro o di plastica rigida e<br />

passato con un rullo di gomma per fare<br />

aderire i due fogli ed eliminare l’acqua in<br />

eccesso, gialla per il bicromato dilavato.<br />

Porre il sandwich fra qualche foglio di<br />

carta da giornale ben piana e collocare tale<br />

pacchetto tra due lastre, in vetro o in<br />

plastica rigida, caricando il tutto, per es.,<br />

con una tanica da 5 l<strong>it</strong>ri piena d’acqua, e<br />

lasciando sotto il peso per 20’-30’.<br />

Al termine, il sandwich dei due fogli aderenti<br />

l’un l’altro viene posto a galleggiare<br />

sull’acqua calda di una bacinella, con<br />

la CDT in alto, in modo che solo la CAC<br />

venga a contatto con l’acqua calda. Il riscaldamento<br />

provoca la fusione della gelatina<br />

che non è stata impressionata, mentre<br />

la parte che cost<strong>it</strong>uisce l’immagine non<br />

fonde e resta intatta; dopo un paio di minuti<br />

di galleggiamento, se la temperatura<br />

era sufficiente, si comincia a vedere qualche<br />

striscia colorata che si diffonde nell’acqua:<br />

la gelatina sta fondendo.<br />

Non è purtroppo possibile definire un valore<br />

della temperatura dell’acqua che vada<br />

bene in ogni caso, perché gelatine più<br />

dure richiedono temperature maggiori, e<br />

PER GLI APPASSIONATI DI ANTICHE TECNICHE<br />

Il negativo originale grande formato<br />

Partendo da un negativo, anche 24x36, sia B&N che a colori, occorre farne un controtipo<br />

pos<strong>it</strong>ivo, da cui si potrà poi ottenere l’originale grande formato (OGF) con l’ingrand<strong>it</strong>ore.<br />

Il materiale più adatto per il controtipo è senza dubbio la Technical Pan 2415<br />

della Kodak, un’emulsione straordinariamente flessibile, con cui si possono avere pos<strong>it</strong>ivi<br />

in un’ampia gamma di valori di dens<strong>it</strong>à e di contrasto.<br />

E’ preferibile esporre la TP 2415 35mm - reperibile in caricatori da 36 pose - con i convenzionali<br />

sistemi di riproduzione con la reflex; la stampa per contatto non riesce a ev<strong>it</strong>are<br />

i tanti puntini prodotti dall’onnipresente polvere.<br />

Con un I.E. di 125-160 - un po’ di bracketing per ottimizzare il risultato - si sviluppa<br />

poi per 4’-5’ a 20°C in D-163: metolo 2.5g; sodio solf<strong>it</strong>o anidro 75g; idrochinone 17g;<br />

sodio carbonato anidro 65g; potassio bromuro 3g; acqua fino a 1000ml. E’ un ottimo<br />

rivelatore per carte, da diluire 1+2 per l’uso. Arresto, fissaggio convenzionale, lavaggio<br />

a fondo alla fine. Il pos<strong>it</strong>ivo viene poi stampato - per ingrandimento, nel formato richiesto<br />

- su materiale ortocromatico per arti grafiche. Si può usare anche il l<strong>it</strong>h, che però<br />

richiede lo sviluppo in D-163 dilu<strong>it</strong>o 1+9. Ho utilizzato la 3M Imation CN, trattata in<br />

D-163 1+5. Non è facile dare i valori precisi d’esposizione e di trattamento senza conoscere<br />

le caratteristiche del pos<strong>it</strong>ivo, l’ingrandimento e la potenza della lampada dell’ingrand<strong>it</strong>ore.<br />

In linea di massima, si può cominciare a provare con una decina di secondi,<br />

a f/8 e con 10x.<br />

L’OGF dovrà avere una dens<strong>it</strong>à massima di circa 2, con dettagli nelle ombre. Partendo<br />

da una diacolor 24x36 sembrerebbe più facile ottenere - direttamente per ingrandimento<br />

- un OGF negativo. La corretta riproduzione dei toni, il rosso in particolare - vorrebbe<br />

però un materiale pancromatico, meno comodo da trattare, dovendo operare al buio.<br />

Il Gruppo Rodolfo Namias di Parma<br />

si occupa di antiche tecniche<br />

di stampa ed ha un s<strong>it</strong>o internet:<br />

www.grupponamias.com<br />

viceversa.<br />

La gelatina in fogli reperibile in drogheria<br />

e presso i negozi di materiali per belle<br />

arti non è di sol<strong>it</strong>o molto dura; si suggerisce<br />

di usare acqua a 40-41°C, attendendo<br />

l’apparire delle strisce colorate di<br />

gelatina fusa che partono dal bordo della<br />

CAC.<br />

Nel caso non si avvertisse questo fenomeno,<br />

si trasferisca il sandwich in acqua<br />

a 42-43°C, elevando la temperatura fino<br />

a verificare la fusione della gelatina. A<br />

questo punto si solleva un angolo della<br />

CDT, che deve staccarsi facilmente dalla<br />

CAC, continuando a operare fino alla totale<br />

separazione dei due fogli; la CAC ha<br />

eserc<strong>it</strong>ato la sua funzione e viene gettata<br />

mentre la CDT trattiene l’immagine, sepolta<br />

in un eccesso di gelatina pigmentata.<br />

Si continua ad ag<strong>it</strong>are il foglio di CDT<br />

– gelatina in giù – per favorire il dissolvimento<br />

della gelatina in eccesso, fino a<br />

pulire completamente l’immagine, rinnovando<br />

eventualmente l’acqua per completare<br />

l’operazione.<br />

Al termine, sciacquare il foglio in acqua<br />

fredda e appendere ad asciugare. I prodotti<br />

e i materiali c<strong>it</strong>ati sono reperibili<br />

presso i negozi di prodotti per belle arti<br />

o in farmacia.<br />

Giampaolo Bolognesi

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