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Articoli<br />

La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

Proclamazione del vincitore del Concorso<br />

Nazionale “L’approccio terapeutico,<br />

farmacologico e non farmacologico, nelle<br />

cure palliative”<br />

La Società Italiana di Cure Palliative e la Rivista Italiana di Cure Palliative assegnano <strong>il</strong> primo premio del concorso <strong>SICP</strong>/<br />

RICP 2009-2010 sul tema “L’approccio terapeutico, farmacologico e non farmacologico, nelle cure palliative” a Rita<br />

Carboni, Simona Mazzeo, Claudia Naro, Federica Montagno, Elena Viglianti, Stefania Munaò, afferenti al Servizio di<br />

assistenza domic<strong>il</strong>iare – SISIFO – Messina, per l’articolo “Approccio integrato nell’assistenza domic<strong>il</strong>iare al malato oncologico<br />

terminale: uno studio osservazionale”, qui di seguito pubblicato.<br />

Approccio integrato nell’assistenza domic<strong>il</strong>iare<br />

al malato oncologico terminale:<br />

uno studio osservazionale<br />

Rita Carboni, Simona Mazzeo, Claudia Naro, Federica Montagno,<br />

Elena Viglianti, Stefania Munaò<br />

Servizio di assistenza domic<strong>il</strong>iare – SISIFO – Messina<br />

Corrispondenza a:<br />

Rita Carboni<br />

e-ma<strong>il</strong>: rita_carboni@virg<strong>il</strong>io.it<br />

giuseppegreco72@libero.it<br />

Gli Autori dichiarano la non sussistenza di eventuali conflitti di interesse<br />

Riassunto<br />

Le cure palliative rappresentano un modello di intervento terapeutico a carattere socio-sanitario, destinato alla gestione di malati affetti sia<br />

da patologie oncologiche che di altra natura, che non rispondono più a trattamenti specifici e per i quali rimane imprescindib<strong>il</strong>e la possib<strong>il</strong>ità<br />

di cura e <strong>il</strong> miglioramento della qualità di vita più che <strong>il</strong> prolungamento della vita.<br />

Lo studio si propone di valutare l’impatto dell’intervento integrato, nel contesto domic<strong>il</strong>iare delle cure palliative, sul controllo del dolore e sulla<br />

qualità di vita in un campione di pazienti oncologici gestiti da dicembre 2004 a ottobre 2009 nel territorio dei distretti di S. Agata di M<strong>il</strong>itello<br />

e Mistretta, facenti parte dell’A.S.P. 5.<br />

I pazienti sono stati valutati alla presa in carico e quindi settimanalmente per un periodo totale di tre mesi.<br />

Gli strumenti ut<strong>il</strong>izzati sono stati <strong>il</strong> Performance status (KPS), la scala verbale per la valutazione iniziale del dolore e del suo andamento, <strong>il</strong><br />

questionario TIQ, una scheda di valutazione psiconcologica. Dai dati r<strong>il</strong>evati emerge che la terapia con farmaci oppiacei ha permesso un buon<br />

controllo del dolore, ad eccezione dei pazienti con scarso performance nei quali la presenza di sintomi concomitanti ha reso più difficoltosa<br />

la gestione. Unitamente al controllo del dolore, gli interventi di supporto psicologico rivolti al paziente e al nucleo fam<strong>il</strong>iare hanno contribuito<br />

al contenimento degli stati ansiosi e depressivi e al miglioramento del clima relazionale all’interno delle famiglie.<br />

Parole chiave: cure palliative, qualità di vita, performance status.<br />

8<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it


La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

Summary<br />

Palliative care represents a model of therapeutic intervention with social-sanitary nature, intended for the management of patients<br />

with oncological pathologies and other pathologies that don’t respond anymore to specific treatments and for which remain absolute<br />

the possib<strong>il</strong>ity of cure and improvement of quality of life instead of the prolongation of life.<br />

The study intends to evaluate the impact of the integrated intervention, in the domic<strong>il</strong>iary context of palliative cares, on the control<br />

of pain and quality of life in a sample of oncological patients managed in the territory of the districts of S. Agata di M<strong>il</strong>itello and<br />

Mistretta in A.S.P. 5, from December 2004 unt<strong>il</strong> October 2009.<br />

The patients have been evaluated from the beginning and then weekly for a period of three months.<br />

The instruments used have been The Performance status (KPS), scale for evaluation of the pain, TIQ questionnaire, form of psychooncological<br />

valuation. The recent data show that the therapy with opiates drugs permitted a good control of pain, with the exception<br />

of the patients with an insufficient performance where the presence of concomitant symptoms made the management more<br />

difficult. Together with the control of pain, the intervention of psychological support given to patient and to the fam<strong>il</strong>iar nucleus<br />

contributed to the containment of the anxious and depressive status of the patient and to the improvement of the relational climate<br />

into the fam<strong>il</strong>ies.<br />

Key words: palliative care, quality of life, performance status.<br />

INTRODUZIONE<br />

L’assistenza domic<strong>il</strong>iare nelle cure palliative nasce da una<br />

nuova cultura socio-assistenziale, in cui l’ospedale non rappresenta<br />

più l’unico luogo adibito ad affrontare i bisogni<br />

e le problematiche dei pazienti, connesse alla gestione di<br />

una malattia cronico-degenerativa in fase avanzata; in tempi<br />

relativamente recenti, infatti, si è iniziato a valorizzare<br />

maggiormente <strong>il</strong> contesto di vita naturale.<br />

L’aspetto principale del lavoro svolto nell’assistenza domic<strong>il</strong>iare<br />

è riassumib<strong>il</strong>e nell’attenzione posta al benessere<br />

globale dell’individuo, dunque alla cura degli aspetti fisici,<br />

psicologici e sociali connessi al vissuto della condizione di<br />

malattia e che trovano nell’ambiente domestico e fam<strong>il</strong>iare,<br />

più che in ogni altro contesto, <strong>il</strong> luogo di elezione per potenziare<br />

le risorse dell’individuo e della famiglia.<br />

In quest’ottica, le cure palliative in assistenza domic<strong>il</strong>iare<br />

intervengono con <strong>il</strong> passaggio dal Curare al Prendersi cura,<br />

per garantire ai malati terminali la migliore qualità di vita,<br />

individuandone necessità e bisogni. Quando <strong>il</strong> decorso della<br />

malattia oncologica diventa irreversib<strong>il</strong>e e porta in breve<br />

tempo alla morte, si evidenzia spesso un complesso quadro<br />

problematico definito come “dolore totale”. A <strong>questo</strong> afferiscono<br />

le diverse dimensioni del dolore: fisico, emotivo,<br />

psichico, sociale e spirituale. Lo stato di sofferenza della<br />

persona è infatti acuito dalla perdita della posizione sociale<br />

e del proprio ruolo in famiglia, dalla perdita della dignità<br />

del proprio corpo, dalla forzata dipendenza dagli altri, dalla<br />

paura del dolore, della morte e della solitudine (1) .<br />

Il contesto di cura domic<strong>il</strong>iare presuppone una tipologia di<br />

assistenza in cui diviene dunque indispensab<strong>il</strong>e la configurazione<br />

di un intervento multidisciplinare in cui <strong>il</strong> malato<br />

diventi <strong>il</strong> centro attorno a cui ruotano tutte le figure professionali<br />

(medico, infermiere, riab<strong>il</strong>itatore, psicologo, assistente<br />

sociale, OSA). L’intervento integrato ha dunque lo<br />

scopo di migliorare la qualità di vita del paziente, tenendo<br />

sempre conto dei molteplici fattori coinvolti e della valutazione<br />

soggettiva che ogni individuo fa del proprio benessere<br />

psicofisico. Tra gli indicatori più r<strong>il</strong>evanti di una buona<br />

qualità della vita nella fase terminale possiamo annoverare<br />

<strong>il</strong> controllo del dolore e degli altri sintomi invalidanti, la<br />

possib<strong>il</strong>ità per <strong>il</strong> paziente di sentirsi rassicurato e ascoltato,<br />

<strong>il</strong> miglioramento della qualità delle relazioni fam<strong>il</strong>iari o di<br />

quelle affettivamente significative (2-5) .<br />

Lo studio presentato si propone di valutare l’impatto<br />

dell’intervento integrato, nel contesto domic<strong>il</strong>iare delle cure<br />

palliative, sul controllo del dolore e sulla qualità di vita in<br />

un campione di pazienti oncologici gestiti nel territorio dei<br />

Distretti di S. Agata di M<strong>il</strong>itello e Mistretta, facenti parte<br />

dell’A.S.P. 5, da dicembre 2004 a ottobre 2009.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Da dicembre 2004 a ottobre 2009 sono stati assistiti 270<br />

pazienti, età media 68 anni (19-83).<br />

Ogni paziente è stato valutato alla presa in carico nonché<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it<br />

9


Articoli<br />

La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

settimanalmente e a distanza di tre mesi dall’inizio dell’assistenza<br />

secondo <strong>il</strong> Performance status (KPS), la scala verbale<br />

per la valutazione del dolore iniziale e del suo andamento,<br />

<strong>il</strong> questionario TIQ, una scheda psiconcologica.<br />

Il Karnofsky Performance Status (KPS) stab<strong>il</strong>isce un punteggio<br />

riferito alle performance che <strong>il</strong> paziente può compiere<br />

nell’attendere alle sue ordinarie occupazioni; <strong>il</strong> questionario<br />

TIQ è lo strumento standard italiano per la valutazione<br />

della qualità di vita nei trial clinici su pazienti oncologici<br />

in cure palliative. È costituito da 36 item che riguardano<br />

sintomi fisici, psicologici, problemi sociali ed economici,<br />

nonché la soddisfazione per le cure ricevute secondo una<br />

scala di valutazione verbale (6) .<br />

La scheda psiconcologica è stata formulata appositamente<br />

al fine di raccogliere le osservazioni cliniche e monitorare<br />

alcune componenti emotive e relazionali, nell’ottica di una<br />

più generale valutazione della qualità di vita del paziente<br />

e della famiglia: bisogni psicologici del paziente, livello di<br />

informazione, conoscenza, consapevolezza e stati emotivi<br />

prevalenti nel paziente, livello di compliance, clima emotivo<br />

all’interno del nucleo fam<strong>il</strong>iare, risorse e strategie di<br />

coping del paziente e della famiglia. Alla prima valutazione<br />

globale ha fatto seguito l’attuazione di programmi di cura<br />

farmacologici specifici (medico-infermieristici), di interventi<br />

di supporto psicologico e sociale sul malato e sui fam<strong>il</strong>iari<br />

e di sostegno al paziente in risposta ai bisogni fisici (igiene,<br />

riab<strong>il</strong>itazione). Le rivalutazioni settimanali con l’équipe di<br />

assistenza hanno permesso di modulare i piani di cura e le<br />

modalità di approccio, a seconda delle esigenze di volta in<br />

volta presentate dal malato o dalle famiglie.<br />

RISULTATI<br />

È stata condotta un’analisi osservazionale su un campione di<br />

100 pazienti rispetto ai 270 assistiti, scelti secondo i seguenti<br />

criteri: sopravvivenza superiore a tre mesi, discreto livello<br />

di collaborazione. Dei restanti, 132 sono deceduti entro tre<br />

mesi dalla presa in carico, 29 non hanno mostrato una buona<br />

compliance al trattamento terapeutico, 9 hanno rifiutato<br />

<strong>il</strong> supporto psicologico e/o l’intervento di altre figure professionali<br />

facenti parte dell’équipe. Sul campione esaminato,<br />

l’indagine è stata condotta per <strong>il</strong> 65% dei casi direttamente<br />

sul malato e per <strong>il</strong> 35% con <strong>il</strong> supporto dei caregiver.<br />

I pazienti presentavano una distribuzione di malattia come<br />

qui di seguito riportato: 35% tumori del polmone, 23% tumori<br />

del colon, 15% tumori della mammella, 12% tumori<br />

dell’apparato genitourinario, 2% tumori del SNC, 2% tumori<br />

del fegato e delle vie b<strong>il</strong>iari, 1% tumori del pancreas,<br />

1% mieloma multiplo, la restante quota (9%) comprendeva<br />

pazienti con tumore primitivo sconosciuto, tumori cutanei,<br />

delle ghiandole salivari, rabdomiosarcoma a localizzazione<br />

addominale, tumore parotideo (Figura 1).<br />

Figura 1. Distribuzione di malattia.<br />

polmone (35%)<br />

colon (23%)<br />

mammella (15%)<br />

genitourinario (12%)<br />

SNC (2%)<br />

fegato-vie b<strong>il</strong>iari (2%)<br />

pancreas (1%)<br />

mieloma multiplo (1%)<br />

altri (9%)<br />

1%<br />

2%<br />

2%<br />

12%<br />

15%<br />

23%<br />

35%<br />

L’approccio farmacologico affidato al medico ha sempre<br />

visto <strong>il</strong> malato al centro del panorama assistenziale, con la<br />

finalità di gestire la problematica più comune e invalidante,<br />

ovvero <strong>il</strong> controllo del dolore, quale esperienza prevalente<br />

negli ultimi mesi di vita (7) .<br />

Alla presa in carico, <strong>il</strong> KPS dei pazienti variava da 20 a 70, <strong>il</strong><br />

65% dei pazienti riferiva, oltre al dolore, altri sintomi associati<br />

(dispnea, disfagia, fatigue, nausea e vomito). Il dolore si<br />

definiva nel 58% dei casi come viscerale, identificato come<br />

sordo o gravativo oppure lancinante o penetrante a seconda<br />

che fossero interessati un viscere cavo o piuttosto membrane<br />

periviscerali o mesenteri; non era fac<strong>il</strong>mente localizzab<strong>il</strong>e<br />

e a volte riferito in parti del corpo diverse dal punto in cui<br />

originava e valutato come peggiore esperienza dolorosa, di<br />

intensità pressoché costante, sia durante <strong>il</strong> giorno sia nelle<br />

ore notturne. Nel 22% dei pazienti <strong>il</strong> dolore veniva definito<br />

nocicettivo somatico per stimolazione di cute o mucose<br />

(superficiale) e dei tessuti profondi (come l’osso, la pleura);<br />

era fac<strong>il</strong>mente localizzab<strong>il</strong>e ed esacerbato dal movimento,<br />

quindi episodico, discontinuo, nella maggioranza dei casi<br />

più forte durante la notte, di intensità moderata, a tratti<br />

insopportab<strong>il</strong>e. Il 17% dei pazienti definiva <strong>il</strong> dolore come<br />

misto, viscerale e neuropatico per danno o disfunzione del<br />

sistema nervoso periferico o centrale descritto come dolore<br />

spontaneo spesso urente, a scossa elettrica o lancinante, ma<br />

anche crampiforme, profondo a morsa o evocato da stimoli<br />

dolorosi (iperalgesia) e non (allodinia), saltuario, indifferen-<br />

1%<br />

9%<br />

10<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it


La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

temente presente di giorno come durante la notte. Anche<br />

questa tipologia di dolore veniva identificata come peggiore<br />

esperienza dolorosa possib<strong>il</strong>e. Il 3% dei pazienti ha riferito<br />

un dolore lieve, costante o saltuario.<br />

Complessivamente <strong>il</strong> 75% dei pazienti ha definito alla prima<br />

valutazione <strong>il</strong> dolore come severo e continuo, <strong>il</strong> 22%<br />

moderato continuo o saltuario, solo <strong>il</strong> 3% dolore lieve e<br />

saltuario (8) .<br />

Sul campione dei pazienti esaminati, <strong>il</strong> 25% non aveva mai<br />

assunto stab<strong>il</strong>mente farmaci antidolorifici e su di essi è stato<br />

possib<strong>il</strong>e ab initio impostare un programma di cura che<br />

ha previsto una prima fase di titolazione con l’impiego di<br />

morfina a r<strong>il</strong>ascio immediato per via orale (10 mg ogni 4<br />

ore) e ut<strong>il</strong>izzo di dosi “rescue” con la stessa dose di morfina<br />

orale in caso di breakthrough pain, per poi riadattare<br />

la dose totale in base alla quantità di dosi rescue impiegate.<br />

Successivamente, si è passati all’impiego di fentanyl transdermico<br />

come terapia di mantenimento e morfina a r<strong>il</strong>ascio<br />

rapido per la gestione del dolore incidente. Tutte le possib<strong>il</strong>i<br />

variazioni di dose sono state effettuate tenendo conto della<br />

tollerab<strong>il</strong>ità ai farmaci impiegati nonché della variab<strong>il</strong>ità<br />

giornaliera dell’intensità di dolore. In otto pazienti si è ricorso<br />

all’uso di farmaci adiuvanti, mentre sei pazienti hanno<br />

ut<strong>il</strong>izzato una dose doppia di morfina serale per garantire<br />

un migliore riposo notturno. Il 67% dei pazienti ha usato<br />

la morfina come farmaco di seconda scelta dopo FANS<br />

prescritti dalla struttura ospedaliera di riferimento. Anche<br />

in <strong>questo</strong> caso si è provveduto alla titolazione della<br />

morfina per poi ut<strong>il</strong>izzare <strong>il</strong> sistema transdermico di<br />

somministrazione, con correzione del breakthrough<br />

pain tramite morfina a rapido r<strong>il</strong>ascio (morfina sottocute<br />

o per bocca). È stata ut<strong>il</strong>izzata la via transdermica<br />

di somministrazione, per la semplicità di ut<strong>il</strong>izzo e la<br />

buona compliance da parte del paziente e dei fam<strong>il</strong>iari,<br />

aspetto <strong>questo</strong> r<strong>il</strong>evante in un regime di gestione<br />

al domic<strong>il</strong>io. Solo <strong>il</strong> 3% dei pazienti osservati aveva<br />

impiantato una pompa spinale, contenente morfina e<br />

altre categorie di analgesici e anestetizzanti; <strong>il</strong> 2% ha<br />

ricevuto morfina a infusione continua per via sottocutanea,<br />

tramite pompe per infusione gestite al domic<strong>il</strong>io<br />

dai nostri infermieri; <strong>il</strong> 3% ha eseguito una terapia con<br />

morfina per via endovenosa in infusione continua tramite<br />

accesso venoso centrale.<br />

Nel corso delle valutazioni settimanali e, in ultima analisi,<br />

dopo tre mesi di assistenza si è osservato che <strong>il</strong> controllo del<br />

dolore si è ottenuto nella quasi totalità dei pazienti analizzati,<br />

eccezion fatta per quelli con pompa spinale, pressoché<br />

refrattari alla terapia e nei quali l’intervento terapeutico era<br />

condizionato dalla gestione di tali dispositivi, spesso demandata<br />

alle strutture ospedaliere di riferimento. Una quota di<br />

pazienti con dolore giudicato severo alla prima valutazione<br />

non ha tollerato <strong>il</strong> trattamento con oppioidi per la comparsa<br />

di sintomi collaterali importanti e su di essi è stato possib<strong>il</strong>e<br />

un controllo parziale con l’impiego di FANS e l’aus<strong>il</strong>io di farmaci<br />

sia adiuvanti che per <strong>il</strong> dolore episodico. Nei pazienti<br />

con basso Performance la presenza di altri sintomi correlati<br />

alla malattia oncologica ha reso comunque più diffic<strong>il</strong>e la<br />

gestione del dolore, sebbene <strong>il</strong> trattamento farmacologico<br />

nel complesso abbia fatto registrare, al termine della valutazione,<br />

un lieve innalzamento della soglia del Performance.<br />

Nei pazienti con dolore severo l’intervento terapeutico ha<br />

permesso di raggiungere livelli di dolore lieve nel 36% dei<br />

casi, moderato e discontinuo, controllab<strong>il</strong>e con la terapia<br />

medica al bisogno nel 46%, mentre <strong>il</strong> 18% ha risposto parzialmente<br />

al trattamento. In tutti i pazienti con dolore iniziale<br />

moderato e discontinuo si è ottenuta una remissione<br />

parziale della sintomatologia dolorosa, avvertita meno di<br />

una volta la settimana e comunque, anche in <strong>questo</strong> caso,<br />

controllab<strong>il</strong>e al bisogno e definito lieve, sopportab<strong>il</strong>e. I pazienti<br />

con dolore iniziale lieve hanno avuto una completa<br />

remissione della sintomatologia o comunque hanno manifestato<br />

un dolore lieve ma episodico (Figura 2).<br />

Figura 2. Andamento del dolore.<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8<br />

settimane<br />

10 11 12<br />

La somministrazione in infusione continua di morfina<br />

(sottocutanea ed endovenosa), per la semplicità di applicazione<br />

e gestione al domic<strong>il</strong>io e la possib<strong>il</strong>ità di modulare<br />

agevolmente <strong>il</strong> dosaggio dei farmaci, si è associata<br />

a una buona compliance da parte del paziente e ha per-<br />

9<br />

dolore lieve<br />

moderato<br />

severo<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it<br />

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Articoli<br />

La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

messo un buon controllo della sintomatologia dolorosa.<br />

L’analisi finale del KPS ha reso ragione di come un buon<br />

controllo del dolore, oltre che degli altri sintomi associati,<br />

possa migliorare i parametri fisici del paziente, consentendo<br />

a questi di rapportarsi più serenamente nei confronti di<br />

una malattia a prognosi comunque infausta (Figura 3).<br />

Figura 3. Variazione del KPS.<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

presa in carico dopo tre mesi<br />

A dare concretezza alla valutazione verbale, si è aggiunta<br />

nel nostro caso una risposta in termini di mob<strong>il</strong>izzazione<br />

dei pazienti allettati con dolore, nei quali la riduzione della<br />

sintomatologia dolorosa ha agevolato, dove possib<strong>il</strong>e, <strong>il</strong><br />

compito del fisioterapista a scopo riab<strong>il</strong>itativo, permettendo<br />

in tal modo al malato di riappropriarsi di una fetta di vita<br />

quotidiana. In conclusione, possiamo affermare che la gestione<br />

del dolore e di eventuali sintomi correlati, nel paziente<br />

oncologico terminale, in presenza di tutte le condizioni favorevoli<br />

al regolare svolgimento di un’assistenza domic<strong>il</strong>iare,<br />

pur nel rispetto degli spazi e dei tempi spesso dettati dal<br />

malato e dalle famiglie, si traduce in una stab<strong>il</strong>izzazione dei<br />

sintomi di una malattia purtroppo inguarib<strong>il</strong>e, ma certamente<br />

curab<strong>il</strong>e. All’intervento farmacologico si è affiancato, in<br />

tutti i casi esaminati, un adeguato supporto psicosociale a<br />

cadenza settimanale, che si è avvalso di alcune valutazioni<br />

essenziali.<br />

L’approccio psicologico ha previsto la presa in carico del<br />

paziente e della famiglia, focalizzandosi soprattutto sulla<br />

valutazione di alcuni aspetti relativi alla globalità del benessere<br />

psicologico ed emotivo dell’intero nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />

Per la r<strong>il</strong>evazione dei dati, nonché per <strong>il</strong> monitoraggio e<br />

la valutazione dell’intervento, è stata ut<strong>il</strong>izzata la scheda<br />

clinica psicologica comp<strong>il</strong>ata nella fase di presa in carico<br />

del paziente e aggiornata durante <strong>il</strong> corso dell’assistenza.<br />

È stato in tal modo possib<strong>il</strong>e evidenziare eventuali modificazioni<br />

dei parametri presi in considerazione, nell’ottica di<br />

una più generale valutazione della qualità di vita. In relazione<br />

alle osservazioni cliniche effettuate nella fase iniziale<br />

dell’assistenza, è emerso che i bisogni psicologici prevalenti<br />

dei pazienti si riferivano principalmente alla necessità di<br />

esprimere ed elaborare i vissuti emotivi (angoscia, tristezza,<br />

rabbia) legati alla condizione di malattia e al dolore fisico<br />

(84%), al bisogno di condividere con i fam<strong>il</strong>iari le paure<br />

connesse alla perdita e alla morte (55%), al bisogno di rassicurazione<br />

e di ascolto (72%) (Figura 4).<br />

Figura 4. Bisogni psicologici dei pazienti.<br />

distribuzione<br />

delle risposte<br />

100<br />

50<br />

0<br />

elaborazione emotiva<br />

condivisione con i fam<strong>il</strong>iari<br />

rassicurazioni e ascolto<br />

1<br />

In merito al livello di informazione, è stato r<strong>il</strong>evato che<br />

solo <strong>il</strong> 28% era informato sulla diagnosi, <strong>il</strong> 72% non aveva<br />

informazioni reali sulla natura della propria patologia e <strong>il</strong><br />

92% non era informato sulla prognosi; <strong>il</strong> 78% dei pazienti<br />

aveva comunque un’alta consapevolezza delle proprie condizioni<br />

cliniche. In relazione agli stati emotivi prevalenti,<br />

sono emersi sentimenti di angoscia, ansia e paura (84%),<br />

tristezza e depressione (73%), senso di perdita della propria<br />

autonomia (56%), rabbia (53%), preoccupazione per<br />

gli effetti della malattia su di sé e sulla famiglia (78%). Nella<br />

quasi totalità del campione riguardo al livello di compliance<br />

nei confronti dell’intervento dell’équipe multidisciplinare,<br />

<strong>il</strong> 12% si è mostrato poco collaborante, <strong>il</strong> 32%<br />

collaborante, <strong>il</strong> 56% molto collaborante.<br />

Il clima emotivo fam<strong>il</strong>iare alla presa in carico era generalmente<br />

caratterizzato da disorientamento rispetto alla<br />

gestione del paziente, da modalità comunicative disfunzionali,<br />

connotate da un reciproco bisogno di protezione<br />

rispetto alla drammaticità dell’evento morte e della sua<br />

rappresentazione, da sentimenti di rabbia e impotenza.<br />

La valutazione delle strategie di coping e delle risorse emotive<br />

del paziente e del contesto fam<strong>il</strong>iare ha permesso di<br />

evidenziare le aree di criticità e i punti di forza di ciascun<br />

nucleo fam<strong>il</strong>iare.<br />

12<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it


La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

L’intervento di supporto psicologico è stato dunque<br />

attuato su due livelli: <strong>il</strong> supporto al paziente,<br />

finalizzato al contenimento del senso di ansia, di<br />

agitazione e degli stati depressivi (associati nel<br />

48% dei casi alla consapevolezza di una morte<br />

imminente) e al miglioramento dell’impatto psicologico<br />

e sociale della malattia neoplastica, nonché<br />

alla restituzione di un ruolo attivo del paziente<br />

stesso nella gestione della propria condizione<br />

clinica.<br />

Parallelamente sono stati effettuati interventi rivolti<br />

alla famiglia, mirati a valorizzare le risorse<br />

del nucleo fam<strong>il</strong>iare stesso e del contesto, a favorire l’integrazione<br />

della malattia nell’esperienza di vita della famiglia,<br />

tramite percorsi di elaborazione dei vissuti connessi<br />

all’angoscia di morte e al senso di perdita che la malattia<br />

comporta, nonché migliorare la qualità della comunicazione<br />

tra <strong>il</strong> paziente e i fam<strong>il</strong>iari.<br />

Il monitoraggio in itinere degli interventi di supporto effettuati<br />

e dei parametri presi in considerazione ha evidenziato<br />

un generale miglioramento del clima emotivo fam<strong>il</strong>iare, un<br />

decremento di sintomi ansioso-depressivi nei pazienti e un<br />

aumento dei livelli di compliance mostrati dal paziente. Tali<br />

osservazioni, riportate settimanalmente sulla scheda clinica,<br />

sono state confrontate con le risposte fornite dai<br />

pazienti al TIQ e che evidenziano un graduale miglioramento<br />

di alcuni parametri. Nello specifico, è<br />

stata monitorata la variazione delle risposte ad alcuni<br />

item indicativi dello stato emotivo dei pazienti<br />

ed è emersa una riduzione dell’intensità dei sintomi<br />

di depressione e tristezza, nonché degli stati di nervosismo<br />

e ansietà (Figura 5).<br />

un po’<br />

no<br />

Rispetto alla percezione del disaccordo all’interno molto<br />

del nucleo fam<strong>il</strong>iare, si r<strong>il</strong>eva come <strong>questo</strong> dato segua<br />

un andamento variab<strong>il</strong>e, ma con valori maggiormente<br />

distribuiti nelle colonne indicanti “un<br />

po’” e “molto”, che spesso coincide con un senso<br />

di isolamento provato dal paziente (Figura 6).<br />

Dal confronto con le osservazioni cliniche effettuate<br />

emerge una connessione tra questi stati d’animo<br />

e <strong>il</strong> livello di informazione dei pazienti che, laddove<br />

non informati sulla diagnosi o sulla reale pro-<br />

un po’<br />

no<br />

gressione della malattia, costruiscono frequentemente<br />

con i fam<strong>il</strong>iari st<strong>il</strong>i comunicativi forzati. La<br />

molto<br />

tendenza per i fam<strong>il</strong>iari a evitare l’idea della morte<br />

Figura 5. Stato emotivo dei pazienti e risposte al questionario TIQ.<br />

frequenza<br />

risposte<br />

no<br />

un po’<br />

molto<br />

moltissimo<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Triste o depresso<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

somministrazioni<br />

10 11 12<br />

e la loro difficoltà nel gestire la rabbia e la disperazione<br />

del malato, in genere, si accompagnano a un occultamento<br />

della verità al paziente. La non comunicazione esplicita<br />

sulle sue condizioni cliniche contribuisce alla costruzione di<br />

scenari fam<strong>il</strong>iari dominati da quella che in letteratura viene<br />

definita la “congiura del s<strong>il</strong>enzio”. Questa rappresenta una<br />

situazione paradossale, in cui tutti sanno cosa sta accadendo<br />

(spesso anche <strong>il</strong> malato ne è consapevole), ma la natura<br />

della malattia o la gravità della condizione clinica non possono<br />

essere oggetto della comunicazione all’interno delle<br />

relazioni significative del paziente. Questo si traduce in un<br />

incremento del reciproco senso di solitudine, che aumenta<br />

la distanza emotiva all’interno della famiglia (9) . Dalle osser-<br />

Figura 6. Percezione del disaccordo e senso di isolamento del paziente.<br />

frequenza<br />

risposte<br />

moltissimo<br />

frequenza<br />

risposte<br />

moltissimo<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Disaccordo in famiglia<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

somministrazioni<br />

Senso di isolamento<br />

1 2 3 4 5 6 7 8<br />

somministrazioni<br />

9<br />

9<br />

9<br />

10 11 12<br />

10 11 12<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it<br />

13


Articoli<br />

La Rivista Italiana<br />

di Cure Palliative<br />

vazioni cliniche è emerso che <strong>il</strong> miglioramento dello stato<br />

emotivo dei pazienti e del clima relazionale intrafam<strong>il</strong>iare si<br />

associa al controllo della sintomatologia dolorosa, nonché<br />

all’aumento del Performance status del paziente.<br />

CONCLUSIONI<br />

L’esperienza riportata nello studio effettuato è certamente<br />

limitata da diversi fattori, primo fra tutti <strong>il</strong> numero non<br />

eccessivo dei pazienti, l’eterogeneità dei casi clinici rispetto<br />

alla tipologia dei sintomi riferiti e alle condizioni dei<br />

malati nonché la variab<strong>il</strong>e, pur sempre presente, legata a<br />

un certo livello di autonomia da parte dei pazienti e dei<br />

fam<strong>il</strong>iari nella gestione della terapia medica. Nonostante i<br />

limiti connessi al sistema di ospedalizzazione domic<strong>il</strong>iare,<br />

con la nostra esperienza abbiamo voluto comunque porre<br />

una riflessione su come sia ut<strong>il</strong>e, nella pratica clinica, <strong>il</strong> controllo<br />

del dolore mediante l’uso di oppioidi come farmaci<br />

di prima scelta nei pazienti oncologici terminali, a prescindere<br />

dall’età (10) . In secondo luogo la nostra esperienza ha<br />

suggerito come, diversamente dalla vecchia concezione del<br />

curare la malattia ponendo questa al centro dell’attenzione<br />

medica, piuttosto sia necessario guardare al malato come<br />

al protagonista assoluto e alla malattia come a una parte<br />

di sé, per cui curare <strong>il</strong> malato significa occuparsi non solo<br />

della sua patologia bensì di tutto ciò che esiste attorno a<br />

lui: famiglia, scuola, lavoro. Ciò è reso possib<strong>il</strong>e in maniera<br />

globale attraverso lo strumento dell’ospedalizzazione domic<strong>il</strong>iare.<br />

L’impatto positivo, sulle famiglie e sul malato, di<br />

un’équipe di assistenza attrezzata al domic<strong>il</strong>io, unitamente<br />

alla disponib<strong>il</strong>ità di presidi e farmaci a supporto del trattamento,<br />

rende ragione di come possa essere ut<strong>il</strong>e valorizzare<br />

queste forme di assistenza, per consentire di sv<strong>il</strong>uppare al<br />

meglio un intervento multidisciplinare.<br />

Sebbene la distribuzione geografica dei malati da noi assistiti<br />

sia stata alquanto varia, per cui i pazienti più vicini alle<br />

strutture ospedaliere hanno usufruito anche di <strong>questo</strong> tipo<br />

di supporto nel percorso assistenziale, l’esperienza da noi<br />

condotta ci suggerisce che l’ospedalizzazione domic<strong>il</strong>iare<br />

può rappresentare un ut<strong>il</strong>e strumento per la messa in opera<br />

di un ideale approccio terapeutico integrato al malato oncologico<br />

terminale e alla propria famiglia.<br />

RINGRAZIAMENTI<br />

Si ringraziano per <strong>il</strong> contributo apportato al servizio di assistenza<br />

domic<strong>il</strong>iare tutti gli operatori che nel corso degli<br />

anni si sono alternati nella gestione dei pazienti presi in carico<br />

e delle rispettive famiglie.<br />

Bibliografia<br />

1. Amore, Guida, Martinez, Mazzeo (2006). I servizi domic<strong>il</strong>iari di assistenza<br />

al malato terminale: Congruenze ed incongruenze rispetto al<br />

cambiamento nelle famiglie. Atti Convegno residenziale 2006 Scuola<br />

M<strong>il</strong>anese di Terapia della Famiglia.<br />

2. Paoli F. La valutazione della qualità di vita nella fase terminale. G<br />

Gerontol 2004; 52: 472-474.<br />

3. Jordhoy MS, Fayers PM, Loge JH et al. Quality of life in palliative<br />

cancer care: results from a cluster randomized trial. J Clin Oncol<br />

2001; 19: 3884-3894.<br />

4. Steinhauser KE, Christakis NA, Clipp EC et al. Factors considered<br />

important at the end of life by patients, fam<strong>il</strong>y, physicians, and other<br />

care providers. JAMA. 2000; 284(19): 2476-2482.<br />

5. Alesii A, Fini M, Mastr<strong>il</strong>li F. Cure palliative e qualità della vita. Quali<br />

strumenti? Rivista Italiana di Cure Palliative 2007; 1: 46-50.<br />

6. Paganini G, Bassi M, De Conno F. Valutazione della qualità della vita<br />

e fattori prognostici di sopravvivenza in malati terminali ricoverati in<br />

hospice. Rivista Italiana di Cure Palliative 2008; 4: 21-28.<br />

7. van den Beuken-van Everdingen MHJ, de Rijke JM, Kessel AG et al.<br />

Prevalence of pain in patients with cancer: a systematic review of the<br />

past 40 years. Ann Oncol 2007; 18: 1437-1449.<br />

8. Payne R, Gonzales GR. Pathophysiology of pain in cancer and other<br />

terminal diseases. In: Doyle D, Hanks G, Cherny N, Calman K. eds.<br />

Oxford Textbook of Palliative Medicine (III edition), Oxford University<br />

Press 2004: 288-298.<br />

9. Kubler-Ross E. La morte e <strong>il</strong> morire. Città di Castello: Cittadella Editrice,<br />

1976.<br />

10. Hanks GW, Conno F, Cherny N et al. Morphine and alternative opioids<br />

in cancer pain: The EAPC recommendations. Br J Cancer 2001;<br />

84: 587-593.<br />

Altri Autori:<br />

Fabio Barbagiovanni, Benedetta LoBalbo, Maria Rosa Oddo, Tiziana<br />

Pintaudi, Salvatore Proto, Antonio Ravì, Santo Restifo P<strong>il</strong>ato, Giovanna<br />

Russo Facciazza, Salvatore Smriglio.<br />

Si sono elencati più di sei Autori perché facenti parte tutti della stessa<br />

équipe di assistenza domic<strong>il</strong>iare e che hanno prestato <strong>il</strong> proprio servizio<br />

nel corso di questi anni.<br />

14<br />

Numero 2 estate 2010 - www.sicp.it

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