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apss notizie, n. 1, anno 10 - Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari

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cremento della tem<strong>per</strong>atura corporea e<br />

comparsa delle macchie ipostatiche -<br />

che, in ambito necroscopico, si utilizzano<br />

<strong>per</strong> accertarne la sua realtà), i suoi segni<br />

clinico osservazionali (cessazione del<br />

battito cardiaco, stato di coma profondo,<br />

atonia muscolare, ecc.) e i relativi criteri<br />

diagnostici (rispettivamente di tipo cardiologico<br />

e di tipo neurologico), con una<br />

disciplina finalizzata al solo trapianto di<br />

organi da cadavere che, in maniera del<br />

tutto appropriata, rinunciava a cimentarsi<br />

in una sua formale definizione giuridica.<br />

Esisteva, infatti, una legittima preoccupazione,<br />

che si coglie ancora oggi rileggendo<br />

i dibattiti di quel tempo: quella<br />

di non «ingessare» le molte (e difficili)<br />

questioni a<strong>per</strong>te, riportandole dentro le<br />

categorie giuridiche, <strong>per</strong> dare evidentemente<br />

una risposta concreta ai molti<br />

problemi di quei pazienti in attesa di trapianto<br />

di organo. Anche se ciò richiedeva<br />

di prendere, <strong>per</strong> così dire, le distanze da<br />

quel potere taumaturgico che viene oggi<br />

troppo spesso attribuito alla scienza nella<br />

sua riconosciuta incapacità di fornire<br />

risposte assolute (non falsificabili) ai<br />

grandi problemi esistenziali dell'umanità<br />

che v<strong>anno</strong> certamente affrontati con<br />

l'aiuto delle conoscenze scientifiche, ma<br />

all'interno di una vision che deve essere<br />

e restare di matrice etica.<br />

Questa situazione vira radicalmente, a<br />

partire dal 1993, <strong>per</strong> una non trascurabile<br />

circostanza, poco considerata sul<br />

piano dell'elaborazione critica. È da questa<br />

data che il legislatore si cimenta in<br />

una titanica impresa: quella di trasferire<br />

la morte dentro i rigidi schemi della tassonomia<br />

giuridica e di farlo all'interno di<br />

una disciplina organica che, rispetto alla<br />

precedente, <strong>per</strong>de i suoi punti di contatto<br />

con quella dei trapianto degli organi.<br />

La circostanza merita la nostra attenzione.<br />

È la legge del 29 dicembre 1993, n. 578<br />

(«Norme <strong>per</strong> l'accertamento e la certificazione<br />

di morte») che introduce una<br />

definizione giuridica della morte, identificandola<br />

(art. 1 - Definizione di morte)<br />

con la «cessazione irreversibile di tutte le<br />

funzioni dell'encefalo». Si tratta di una<br />

definizione circoncisa, chiara nella sua<br />

formulazione testuale (solo la parola<br />

«encefalo» suscita qualche <strong>per</strong>plessità<br />

interpretativa; fugata, <strong>per</strong>altro, da alcuni<br />

dettagli contenuti nel successivo decreto<br />

del Ministero della sanità 22 agosto<br />

1994, n. 582, art. 3, comma 2, in cui si<br />

ribadisce l'irrilevanza dei riflessi spinali,<br />

spontanei o provocati, «essendo essi<br />

compatibili con la condizione di cessazione<br />

irreversibile di tutte le funzioni encefaliche»),<br />

che, tuttavia, ripropone le insidie<br />

e i <strong>per</strong>icoli (ripetutamente segnalati<br />

da Stefano Rodotà) di un diritto particolarmente<br />

intrusivo, onnipresente, <strong>per</strong>vasivo,<br />

miope e incapace di guardare<br />

lontano.<br />

Dal 1993 la morte ha, dunque, trovato<br />

diritto di cittadinanza tassonomica nel<br />

dizionario giuridico, essendo stata definita<br />

come la «cessazione irreversibile di<br />

tutte le funzioni dell'encefalo», nonostante<br />

poi siano stati esplicitati i «segni<br />

clinico osservazionali» e i «criteri diagnostici»<br />

- e, <strong>per</strong>tanto, le condizioni - <strong>per</strong> il<br />

suo accertamento e la sua certificazione.<br />

All'epoca, non si sollevarono forti obiezioni<br />

nel dibattito scientifico e bioetico,<br />

ma che le creano oggi, essendo stato dimostrato<br />

che quelle condizioni non sono<br />

in grado di esprimere l'impairment (la<br />

cessazione irreversibile) di tutte le funzioni<br />

dell'encefalo e, anzi, che alcune di<br />

queste restano conservate in pazienti<br />

potenzialmente espiantabili.<br />

La circostanza, a ben riflettere, appare<br />

davvero paradossale: nel momento in<br />

cui il legislatore decise di separare la disciplina<br />

dell'accertamento della morte<br />

da quella dei trapianti di organo da cadavere,<br />

la scelta fatta fu quella di inserire<br />

la morte dentro i complessi (e rigidi)<br />

schemi concettuali della tassonomia giuridica,<br />

nel tentativo - possibile ma non<br />

dichiarato - di agganciare la disciplina del<br />

1975 con il Regolamento di polizia mortuaria<br />

del 1990, di su<strong>per</strong>are le ampie<br />

criticità che ancora oggi esistono tra la<br />

constatazione della morte e l'accertamento<br />

della sua realtà e di farle <strong>per</strong>dere<br />

quella nudità che le è propria e che rende<br />

aprioristicamente improprio qualsiasi<br />

tentativo linguistico concettuale di raffreddare<br />

un processo dinamico (la morte,<br />

appunto) all'interno di rigide (e prefissate)<br />

coordinate spazio temporali.<br />

A sproposito si è parlato, a questo riguardo,<br />

d'ing<strong>anno</strong> della legge, <strong>per</strong>ché è evidente<br />

che la norma del 1993 non modifica<br />

le previsioni del Regolamento di polizia<br />

mortuaria e, soprattutto, la durata del<br />

<strong>per</strong>iodo di osservazione dei cadaveri e i<br />

criteri tanatologici tradizionali usati, da<br />

secoli, <strong>per</strong> accertarne la sua realtà: la<br />

legge si limita a definire la morte, le sue<br />

distinte fenomenologie (morte da arresto<br />

cardiaco e morte cerebrale) e a rinviare<br />

al Ministro della sanità la definizione<br />

(e il <strong>per</strong>iodico aggiornamento) delle<br />

«condizioni la cui presenza simultanea<br />

determina il momento della morte». Cosa<br />

che, puntualmente, è avvenuta con il<br />

decreto del Ministero della sanità 22<br />

<strong>notizie</strong><br />

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