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tutto: dal razionalismo aristotelico di Averroè alla teologia di al-Ghazali, dalla sociologia ante<br />
litteram di Ibn Khaldun all’interpretazione letterale del Corano di Ibn Taymiya. E questo fervore<br />
intellettuale e sociale (che pure in parte ancora esiste) sembra, per il momento, perduto o difficile da<br />
riguadagnare. Da qui, secondo Kassir, una delle fonti dell’infelicità araba.<br />
Ma allora, come venirne fuori? Da militante e intellettuale Kassir rifugge l’opinione di<br />
coloro che non nutrono più speranze per una rinascita araba e che, addirittura, citano la Nahda come<br />
un’anomalia della storia. E, ovviamente, si allontana dagli islamismi radicali che vedono l’infelicità<br />
come stimolo per guadagnarsi il paradiso. Ma Kassir si allontana soprattutto da coloro che, sulla<br />
scia di Huntington, esaltano lo scontro delle civiltà e propone una rilettura delle “civiltà” che, per<br />
dirla con Lévi-Strauss, utilizzi l’idea che l’umanità è una sola poiché riposa su un fondamento<br />
antropologico comune.<br />
Da arabo e intellettuale Kassir esorta tutti a rimettersi in discussione: non soltanto<br />
l’Occidente, attraverso una revisione dei suoi schemi orientalisti, neo-colonialisti e imperialisti, ma<br />
anche il mondo arabo. E la ricetta che propone per gli arabi per porre fine alle ambiguità che<br />
incoraggiano una logica culturalista dello scontro frontale appare semplice, quasi banale: rivedere<br />
l’ottica di vittimismo in cui le società arabe si sono adagiate e accettare l’idea che “nonostante le<br />
sconfitte, il XX secolo ha portato agli arabi un gran numero di conquiste, grazie alle quali possono<br />
partecipare al cammino dell’umanità (p. 79)”. E le conquiste nonostante l’infelicità, continuano<br />
ancora oggi. La presenza di uno spazio culturale omogeneo di matrice araba ha permesso e permette<br />
una circolazione dinamica di idee e di risorse culturali, e questo nonostante il persistere di numerosi<br />
ostacoli. Il risultato di questo processo è che l’area culturale araba comincia ad integrarsi nel<br />
mosaico mondiale ma continua ad essere frenata da strutture economiche e politiche bloccate da<br />
rapporti di forza sia interni sia esterni. Eppure questo freno, questo rallentamento, nonostante le<br />
pessime condizioni attuali, non impedisce di ricercare un possibile equilibrio, difficile ma non<br />
impossibile a patto “che gli arabi abbandonino il miraggio di un passato ineguagliabile e guardino<br />
finalmente in faccia la loro vera storia. In attesa di esserle fedeli (p. 84)”.<br />
Nota Biografica<br />
Nato nel 1960 da un padre di origine palestinese e da una madre di origine siriana Samir<br />
Kassir cresce in Libano, paese che lascerà per studiare all’università Sorbona di Parigi dove, nel<br />
1984, si diplomerà in filosofia e filosofia politica. Nel 1990 conseguirà, sempre alla Sorbona, un<br />
dottorato in Storia Moderna e, poco più tardi, otterrà un incarico come docente presso il<br />
Dipartimento di Studi Politici dell’Università di Saint Joseph a Beirut. Contemporaneamente<br />
comincia una carriera di giornalista attivando collaborazioni con Annahar, Al-Hayat, Le Monde<br />
diplomatique e l'Orient - Le Jour. Come editorialista di Annahar fu tra i primi a dichiarare<br />
apertamente la sua opposizione all’egemonia del regime siriano sul Libano, sia attraverso i suoi<br />
editoriali, sia tramite pubblici dibattiti. Voce vibrante e attiva del Movimento della Sinistra<br />
Democratica muore il 2 giugno del 2005, assassinato da una carica esplosiva posta sotto il sedile<br />
della sua vettura.<br />
Per approfondire:<br />
- Guazzone L., F. Bicchi, D. Pioppi, (a cura di) La questione della democrazia nel<br />
mondo arabo, Polimetrica, Monza 2004<br />
- Esposito J. L., A. Temimi, (a cura di), Islam and secularism in the Middle East,<br />
Hurst & Company Editors, Rondone 2000<br />
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