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scompenso_cardiaco_p.. - Ospedale San Carlo Borromeo

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Via Pio II, 3 - 20153 Milano<br />

Tel. 02/4022.1<br />

www.sancarlo.mi.it<br />

Unità Operativa Complessa<br />

di Psicologia Clinica<br />

Health Promotion Hospital<br />

& Health Services<br />

ASPETTI PSICOLOGICI<br />

Edizione Giugno 2010<br />

Azienda Ospedaliera <strong>Ospedale</strong> <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> <strong>Borromeo</strong><br />

A cura di<br />

U.O.C. di Psicologia Clinica<br />

in collaborazione con<br />

U.O.C. di Cardiologia<br />

LEGATI ALLO<br />

SCOMPENSO CARDIACO<br />

Azienda Ospedaliera<br />

<strong>Ospedale</strong> <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> <strong>Borromeo</strong><br />

MILANO


INFORMAZIONI GENERALI<br />

CONCLUSIONI<br />

A.O. <strong>Ospedale</strong> <strong>San</strong> <strong>Carlo</strong> <strong>Borromeo</strong><br />

Dipartimento di Salute Mentale<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Direttore: dott. Giorgio De Isabella<br />

Via Pio II, 3 - 20153 Milano<br />

Tel. 02 40222832<br />

Fax 02 40222883<br />

E-mail: deisabella.giorgio@sancarlo.mi.it<br />

Il Programma che utilizza il presente fascicolo è stato<br />

inizialmente sostenuto dal Comune di Milano e successivamente<br />

ha ricevuto un premio della Rete Lombarda<br />

HPH – decr. n°14476 del 28/12/2009<br />

“Approvazione dei progetti nell’ambito della rete lombarda<br />

HPH (Health Promoting Hospitals and Health<br />

Services) per l’anno 2009 presentati dalla strutture<br />

sanitarie e sociosanitarie e relativa assegnazione del<br />

contributo regionale”.<br />

II presente testo è stato elaborato dall'U.O.C. di Psicologia<br />

Clinica (dott. Giorgio De Isabella, dott.ssa<br />

Antonella Curatolo, dott.ssa Chiara Bettineschi, dott.<br />

Fausto Girone, dott.ssa Daniela Macrì, dott.ssa Chiara<br />

Prato), in collaborazione con gli operatori del Servizio<br />

di Telesorveglianza dell'U.O.C. di Cardiologia<br />

(dott.ssa Ornella Agostoni, dott.ssa Valeria Antonazzo,<br />

Lorenza Corti, Monica Frigoli).<br />

L'uso di questo testo è interno e nessuna parte può<br />

essere riprodotta senza l'autorizzazione degli autori.<br />

Con questo libretto abbiamo cercato di trasmetterle<br />

alcune informazioni che guidano la ricerca di strumenti<br />

personali per il raggiungimento di un nuovo<br />

benessere ed equilibrio.<br />

Se siamo riusciti a stimolare il suo interesse, possiamo<br />

offrirle la possibilità di approfondire e assimilare<br />

meglio alcune tematiche psicologiche.<br />

Stiamo, per esempio, organizzando, in collaborazione<br />

con la cardiologia, un gruppo di incontro per persone<br />

ammalate di <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong>, che può<br />

aiutarla a confrontarsi con le esperienze altrui e a<br />

trarne suggerimenti utili.<br />

E' IMPORTANTE RICORDARE CHE<br />

• imparare a guardarsi con un certo distacco<br />

per riconoscere i pensieri, le emozioni,<br />

gli atteggiamenti e i comportamenti che<br />

sono associati alla malattia<br />

• riuscire a modificare alcune abitudini di<br />

vita e prendere regolarmente le medicine<br />

permette di migliorare la qualità della<br />

propria vita, anche in presenza di una malattia<br />

cronica.<br />

Una malattia grave è anche un'occasione per scoprire<br />

un modo nuovo di vedere la vita, di esprimere<br />

meglio gli affetti, di provare il gusto delle cose<br />

semplici, che non si ha avuto il tempo di cogliere<br />

quando si “stava bene”.<br />

Un “bravo ammalato” è anche un esempio prezioso<br />

di intelligenza e di coraggio per chi gli sta vicino, fonte<br />

rassicurazione per se stesso e per gli altri.<br />

III° edizione: Aprile 2010 (versione 1.3)<br />

Ha contribuito a titolo volontario, per la parte grafica:<br />

Silvia Vecchia<br />

1 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

26


LA DEPRESSIONE<br />

SOMMARIO<br />

La convinzione di essere efficaci<br />

influenza sia l'intenzione a cambiare il comportamento<br />

a rischio (“Cambierò il mio modo di mangiare e di<br />

bere”), sia la quantità di impegno diretta nel perseguire<br />

tale obiettivo e la persistenza nel continuare a<br />

farlo nonostante gli ostacoli (“Dovrò farlo ogni giorno,<br />

anche quando non ne ho voglia”).<br />

Introduzione<br />

Lo <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong><br />

Comportamenti a rischio per la malattia cardiaca<br />

Un nuovo equilibrio per una situazione nuova<br />

Ogni malato ha le sue idee<br />

Adesione al trattamento, ovvero: “l’arte di diventare<br />

un buon paziente”<br />

La malattia fa stare male<br />

L’ansia<br />

La depressione<br />

Conclusioni<br />

3<br />

4<br />

5<br />

7<br />

9<br />

11<br />

17<br />

19<br />

23<br />

26<br />

25 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

2


INTRODUZIONE<br />

ESSIONE<br />

In questo momento difficile della sua<br />

vita c'è bisogno di tutta la sua intelligenza<br />

e capacità.<br />

Per consentirle di capire meglio quello<br />

che le succede, è utile mettere ordine<br />

nelle emozioni e nei pensieri che attraversano<br />

la sua mente, e che sono del<br />

tutto naturali, affinché questi possano<br />

diventare alleati preziosi della sua cura.<br />

A tal fine abbiamo preparato questo testo,<br />

rifacendoci all'esperienza documentata<br />

di molti ammalati di <strong>scompenso</strong><br />

<strong>cardiaco</strong>, che riescono a vivere<br />

bene con se stessi, nonostante la loro<br />

condizione di malattia.<br />

Leggendo gli stati d'animo e gli atteggiamenti che<br />

caratterizzano la depressione, è possibile che lei si<br />

sia accorto di avere alcuni sintomi.<br />

È importante sapere che alcuni sintomi,<br />

come la diminuzione di energia o la fatica eccessiva,<br />

tipici della depressione, sono causati dalla<br />

malattia fisica e, quindi, riscontrarli in se stessi non<br />

significa essere depressi (lo psicologo può aiutarla a<br />

comprendere se si tratta di depressione).<br />

È importante, tuttavia,<br />

“accogliere” e legittimare i propri stati d'animo negativi,<br />

per far sì che non assumano immediatamente un<br />

aspetto di malattia.<br />

Però se gli stati d'animo negativi persistono, possono<br />

interferire con la cura e possono portare ad assumere<br />

comportamenti dannosi per la salute.<br />

Se si rende conto<br />

di essere costantemente afflitto e incapace di vedere<br />

una via di uscita, tanto da non riuscire a vivere la<br />

quotidianità con relativa serenità, è consigliabile<br />

rivolgersi ad uno specialista della salute mentale.<br />

Viceversa,<br />

IL RISCHIO DI SENTIRSI DEPRESSI<br />

SI RIDUCE<br />

SE CI SI SENTE “EFFICACI”.<br />

Viene usato il termine “autoefficacia” per indicare la<br />

convinzione di avere la capacità di modificare volontariamente<br />

i comportamenti a rischio per la salute.<br />

3 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

24


LA DEPR<br />

LO SCOMPENSO CARDIACO<br />

LA DEPRESSIONE<br />

La depressione è una risposta patologica dell'individuo<br />

a determinati eventi stressanti che<br />

hanno un significato di perdita: perdita della tranquillità<br />

(stress), perdita dell'autonomia (malattia),<br />

perdita di una condizione fisiologica (mestruazioni,<br />

parto, menopausa, ecc.), o psichica (lutto, licenziamento,<br />

divorzio, ecc.).<br />

Quali sono i sintomi della depressione?<br />

Chi soffre di depressione vive, per un lungo periodo,<br />

uno stato d'animo di tristezza e di malinconia, perde<br />

interesse per la vita, gli affetti e il lavoro.<br />

Altri sintomi che si possono riscontrare nella depressione<br />

sono:<br />

• irrequietezza, sensazione di vuoto, irritabilità,<br />

rabbia, preoccupazione, agitazione;<br />

• pessimismo, sensazione di mancanza di speranza,<br />

indifferenza;<br />

• difficoltà di concentrazione, perdita della<br />

memoria, indecisione;<br />

• sentimenti di colpa, di impossibilità di essere<br />

aiutati, di inutilità, poca stima di sé, pensieri<br />

negativi;<br />

• diminuzione di energia, fatica eccessiva,<br />

sensazione di essere rallentati;<br />

• insonnia, risveglio alle prime ore del mattino<br />

o addirittura nel mezzo della notte, sonnolenza<br />

eccessiva durante il giorno;<br />

• diminuzione dell'appetito o, viceversa, aumento<br />

incontrollabile dell'appetito;<br />

• riduzione o perdita della libido;<br />

• frequente voglia di piangere anche senza<br />

motivi, desiderio di isolarsi;<br />

• dolori frequenti e senza cause apparenti,<br />

disturbi gastrointestinali;<br />

• idee di morte.<br />

Lo <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong> (detto anche insufficienza<br />

cardiaca) è una condizione che si ha quando il cuore<br />

perde parte della sua capacità di pompare sangue e<br />

quindi lavora con minore efficienza. Il cuore scompensato<br />

fatica a garantire un'adeguata quantità di<br />

ossigeno agli organi che, quindi, non funzionano correttamente.<br />

Questo spiega perché possono comparire<br />

disturbi differenti che originano da altri organi.<br />

Lo <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong> è una malattia cronica.<br />

La malattia cronica è uno stato permanente, che richiede<br />

cure continuative nel tempo, per ridurne gli<br />

effetti negativi.<br />

Questa malattia comporta una limitazione delle proprie<br />

attività: alcune non possono essere svolte come<br />

prima e molti gesti che si compivano spontaneamente<br />

richiedono ora uno sforzo.<br />

In Italia il numero dei malati di <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong><br />

varia, a seconda delle statistiche, da 576.000 individui<br />

(1% circa della popolazione) a circa un milione<br />

(2% circa).<br />

Gli uomini sono colpiti tre volte più delle donne.<br />

Sopra i 65 anni di età, una persona su cento si ammala<br />

di <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong> ogni anno.<br />

Il 50% delle persone che soffrono di <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong><br />

ha avuto negli anni precedenti un infarto (che<br />

ha danneggiato in maniera irreversibile una parte del<br />

cuore) e il 20% ha avuto una storia di ipertensione<br />

non perfettamente curata in passato.<br />

23 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

4


I COMPORTAMENTI A RISCHIONSIA<br />

Pensare in modo funzionale è un modo di vedere<br />

la realtà che non ignora i fatti ma che consente di<br />

ridurre la frequenza e l'intensità delle reazioni<br />

spiacevoli e controproducenti.<br />

Spesso questo cambiamento risulta difficoltoso,<br />

soprattutto se si tratta di convinzioni consolidate<br />

negli anni.<br />

Tuttavia, in alcuni casi, se sussistono delle condizioni<br />

favorevoli, come il trovarsi in un ambiente non giudicante<br />

e rassicurante è possibile che questo avvenga,<br />

arrivando a considerare il proprio pensiero<br />

meno certo ed assoluto (“Non è detto che sia proprio<br />

come penso io….”).<br />

I problemi cardiaci sono causati sia da predisposizione<br />

genetica di tipo familiare che da comportamenti<br />

e stili di vita dannosi.<br />

Alcuni comportamenti a rischio sono:<br />

• abitudine al fumo<br />

• abitudine all'alcool<br />

• abitudini alimentari scorrette che favoriscono<br />

sovrappeso e/o ipercolesterolemia<br />

• sedentarietà<br />

Il personale sanitario le avrà certamente indicato come<br />

modificare questi comportamenti pericolosi per<br />

lei.<br />

Si tratta, quindi, di<br />

Pensiero funzionale<br />

“Mi conviene provare. Cercherò<br />

di fare del mio meglio e vedrò<br />

come va…”<br />

IMPARARE A SOSTITUIRE<br />

ALCUNE ABITUDINI CATTIVE<br />

CON ALTRE BUONE<br />

5 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

22


L’AN O PER LA MALATTIA CARDIACA<br />

Come si può gestire l'ansia?<br />

Spesso l'ansia si protrae nel tempo ed è aggravata<br />

dal vedere le cose in modo più catastrofico e<br />

drammatico del dovuto.<br />

È possibile far fronte a tale problematica cambiando<br />

il modo di pensare e giungendo ad una visione della<br />

situazione più realistica possibile e più funzionale ai<br />

propri intenti di cura.<br />

Pensiero disfunzionale<br />

“Che disastro se non ce la<br />

faccio a…”<br />

LO STRESS<br />

Anche lo stress mette in pericolo il cuore.<br />

Tuttavia, controllare lo stress non è facile come andare<br />

in bicicletta. Anzi, qualche volta lo sforzo di ridurre<br />

o evitare lo stress genera ancora più stress.<br />

Lo stress nasce quando non ci si sente in grado di<br />

fare fronte in modo adeguato agli eventi della vita.<br />

La malattia stessa può essere considerata un<br />

evento stressante e, in quanto tale, produce uno<br />

stato di “allarme” che causa una sensazione di riduzione<br />

di benessere (è come se il corpo comunicasse<br />

alla persona che vi è un “pericolo” e che si deve, conseguentemente,<br />

fare attenzione).<br />

Seguire bene le terapie prescritte, prendere con regolarità<br />

le medicine, modificare la dieta, mantenere<br />

un certo grado di attività, non sono solo strumenti<br />

necessari per stare meglio, ma danno anche la sensazione<br />

di essere capaci di tenere la malattia sotto<br />

controllo, e quindi di ridurre lo stress che fa sentire<br />

preda di eventi sconosciuti.<br />

Oltre a questi accorgimenti, è possibile imparare a<br />

ridurre il livello di stress attraverso le tecniche di<br />

rilassamento; ve ne sono diverse (vengono insegnate<br />

sia in ambito sanitario che in quello cittadino, a<br />

livello di corsi organizzati dal Comune), ma tutte<br />

hanno lo scopo di favorire un benessere globale, perché<br />

quando il corpo è rilassato anche la mente è più<br />

calma.<br />

21<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

6


UN NUOVO EQUILIBRIO PER NSIA<br />

Come si manifesta l'ansia?<br />

I sintomi connessi alla presenza di una condizione di<br />

ansia sono:<br />

La malattia cardiaca è come il terremoto: c'è la<br />

scossa, i movimenti di assestamento e infine il nuovo<br />

ordine che si è creato. È utile capire in quale momento<br />

ci si trova, per capire di volta in volta i rimedi più<br />

efficaci, aiutati anche dall'esperienza di milioni di persone<br />

che hanno affrontato gli stessi problemi.<br />

LA CRISI<br />

La crisi arriva inaspettata, improvvisa e grave.<br />

Qualche volta è così inaspettata che non si riesce<br />

nemmeno ad accettare la diagnosi di malattia cardiaca.<br />

Si pensa a un errore, a una eccessiva valutazione da<br />

parte dei medici, a troppa ansia dei familiari, ci si<br />

sente sicuri di sé e si confida che con un po' di riposo<br />

• sentirsi nervoso;<br />

• difficoltà a concentrarsi;<br />

• incapacità a rilassarsi;<br />

• difficoltà ad addormentarsi;<br />

• irritabilità;<br />

• atteggiamento apprensivo;<br />

• paura di morire;<br />

• paura di perdere il controllo;<br />

• sensazione di soffocamento;<br />

• sudorazione;<br />

• bocca asciutta;<br />

• nausea, diarrea o altri disturbi addominali;<br />

• vampate di calore o brividi;<br />

• tremore;<br />

• tensione muscolare;<br />

• facile affaticabilità;<br />

• irrequietezza.<br />

Alcuni di questi sintomi (come la sensazione di soffocamento,<br />

la facile affaticabilità, le vertigini) sono anche<br />

una conseguenza diretta della malattia, altri dipendono,<br />

invece, esclusivamente da una condizione<br />

psicologica.<br />

7 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

20


L’ANR UNA SITUAZIONE NUOVA<br />

L’ANSIA<br />

Va precisato che l'ansia è una condizione fisiologica,<br />

e utile, in molti momenti della vita in quanto<br />

permette:<br />

• di rispondere nel modo più funzionale<br />

alle minacce di pericolo. Ad esempio, se<br />

dovessimo imbatterci in un cane randagio<br />

che ringhia, è l'ansia che ci offre la possibilità<br />

di preparare l'organismo a reagire all'evento<br />

percepito come pericoloso;<br />

• di mantenere lo stato di allerta. È molto<br />

importante, al fine della sopravvivenza, riuscire<br />

a prestare e mantenere attenzione verso<br />

uno stimolo per poter, eventualmente,<br />

reagire in maniera appropriata nei confronti<br />

della situazione verificatasi;<br />

• di migliorare le prestazioni. È stato osservato<br />

che si ottengono prestazioni ottimali<br />

nelle situazioni in cui si sperimenta un livello<br />

d'ansia di entità media.<br />

Soffrire di una malattia cronica importante, come lo<br />

<strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong>, significa vivere una condizione<br />

di allarme e di “pericolo” per la propria salute.<br />

È DUNQUE NORMALE<br />

CHE SI POSSA PROVARE<br />

UNA CERTA QUOTA D'ANSIA.<br />

Entro certi limiti, quest'ansia è utile:<br />

essa, infatti, permette di avere un controllo vigile sui<br />

sintomi e di ricorrere in modo opportuno alle cure.<br />

D'altro canto, quando è presente una preoccupazione<br />

eccessiva per la propria salute, o quando i sintomi<br />

diventano troppo intensi, l'ansia perde la sua utilità e<br />

diventa un ulteriore problema da affrontare.<br />

e una “regolata” tutto tornerà come prima. Invece di<br />

sottovalutare la serietà della propria condizione è utile<br />

accettare le terapie prescritte in attesa di effettuare<br />

tutti gli approfondimenti che si reputano necessari.<br />

Di fronte ad una crisi cardiaca è meglio essere curati<br />

troppo che troppo poco. Quando si accetta di essere<br />

curati si è già a metà strada e si è pronti a partecipare<br />

alla gestione della propria malattia.<br />

LA CRONICIZZAZIONE<br />

I sintomi sono sotto controllo, ma non per questo<br />

la malattia è passata. Per vivere bene occorre<br />

prendere le misure con quello che si può fare con<br />

piacere e senza rischio e con quello che, invece,<br />

comporta disagi o pericoli. È il momento in cui servono<br />

pazienza, fiducia e creatività.<br />

19<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica 8


OGNI MALATO FA H STARE MALE<br />

Anche di fronte alla stessa malattia, gli atteggiamenti<br />

delle persone possono essere molto diversi.<br />

Le informazioni sulle cause, l'evoluzione o le conseguenze<br />

che ne derivano, così come quelle sui trattamenti<br />

farmacologici, non arrivano soltanto da quello<br />

che dicono i dati diagnostici obiettivi (i risultati degli<br />

esami, l'esito delle visite, i colloqui con gli specialisti),<br />

ma anche da convinzioni personali.<br />

Le spiegazioni date al manifestarsi di un disturbo<br />

possono essere differenti da persona a persona; c'è<br />

chi attribuisce la malattia alla sfortuna ("Sto male<br />

perché il destino è crudele con me", oppure "Mi sono<br />

ammalato perché sono sfortunato"), chi sottovaluta<br />

le cause che l'hanno determinata o ne considera solo<br />

alcune ("Mi è successo per colpa dello stress"), oppure,<br />

ancora, chi nega l'influenza di abitudini dannose<br />

quali ad esempio il fumo di tabacco e un'alimentazione<br />

sregolata.<br />

Anche rispetto alle terapie, le persone hanno delle<br />

convinzioni proprie, anche se non sempre esplicitate.<br />

Queste convinzioni influenzano la precisione e la costanza<br />

con cui si assumono i farmaci.<br />

È probabile che un'avversione assoluta verso i farmaci<br />

non sia tanto motivata da prove scientifiche circa i<br />

loro possibili effetti collaterali, quanto piuttosto da un<br />

pregiudizio che fa vedere il farmaco come "tossico" in<br />

quanto "non naturale".<br />

È anche possibile che, quando la malattia persiste nel<br />

tempo, si faccia fatica ad accettarne gli effetti sulla<br />

propria vita. Quanto più la malattia comporta delle<br />

limitazioni, a livello fisico, psicologico e relazionale,<br />

tanto più ci si sente vittime e, quindi, meno capaci<br />

di reagire.<br />

Anche in questo caso, le valutazioni personali, soprattutto<br />

quelle che riguardano se stessi ("Ormai mi<br />

sento inutile") o il rapporto con le persone vicine<br />

Questo può essere l'inizio di una riflessione approfondita<br />

sulla sua condizione.<br />

Chi soffre di <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong>, spesso, prova ansia<br />

per la propria esistenza, paura, angoscia per il<br />

futuro, sensazione di limite e di incapacità, incertezza<br />

e rabbia.<br />

Questi sentimenti possono dominare la condizione<br />

emotiva degli scompensati ed appesantire lo stato di<br />

salute generale, rendendo più difficoltosa la possibilità<br />

del ritorno ad una condizione di stabilità.<br />

Sebbene sia normale che queste emozioni si verifichino<br />

nel corso di una patologia cronica, come lo <strong>scompenso</strong><br />

<strong>cardiaco</strong>, in alcuni casi, in soggetti predisposti,<br />

possono portare ad una vera e propria condizione<br />

ansiosa e/o depressiva.<br />

9 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

18


LA MALATTIA FHA LE SUE IDEE<br />

Le persone che soffrono di una malattia cronica dirigono<br />

la loro attenzione prevalentemente sulla malattia<br />

e sulle conseguenze fisiche-pratiche che questa<br />

comporta tralasciando, o sottovalutando, le emozioni<br />

e le sensazioni che inevitabilmente emergono a seguito<br />

del manifestarsi di una grave problematica.<br />

È impossibile effettuare una separazione netta tra<br />

corpo e mente: corpo e mente sono due elementi<br />

correlati.<br />

("Sono solo un peso per la mia famiglia"), sono fondamentali<br />

nel determinare atteggiamenti e comportamenti<br />

negativi.<br />

Infine, quando si pensa che la malattia di cui si soffre<br />

provoca conseguenze inevitabili e al di fuori del proprio<br />

controllo ("Non posso fare nulla per stare meglio"),<br />

può emergere un sentimento di sfiducia in<br />

merito alla propria capacità di comportarsi in modo<br />

adeguato.<br />

Tali pensieri, pur essendo abbastanza comuni nelle<br />

persone che devono convivere con un disturbo cronico,<br />

possono portare a vivere in modo passivo i cambiamenti<br />

che la malattia comporta sulla propria vita.<br />

Questo insieme di pensieri ed emozioni negative, in<br />

soggetti predisposti, può portare ad uno stato depressivo<br />

secondario alla malattia (nel capitolo<br />

sulla depressione si parlerà più specificamente di<br />

questo).<br />

L'intervento psicologico può aiutare il paziente<br />

a:<br />

• distogliere l'attenzione insistente dai suoi<br />

sintomi. In tal modo, il paziente potrà indirizzare<br />

e trasferire le sue energie sugli aspetti non intaccati<br />

dalla malattia, anziché sugli inevitabili impedimenti<br />

provocati dalla stessa;<br />

• identificare e potenziare le risorse a sua disposizione<br />

(ovvero le capacità personali e il supporto<br />

familiare/professionale) e le sue reali possibilità<br />

(ovvero quello che può ancora fare).<br />

17<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

10


ADESIONE AL TRATT<br />

“l’arte di diventare<br />

SOTTOVALUTAZIONE DEI RISCHI<br />

Quando un paziente segue i consigli sanitari ricevuti<br />

si dice che egli aderisce al trattamento.<br />

L'aderenza riguarda tutta una serie di comportamenti<br />

qui sotto elencati:<br />

• entrare in un programma di trattamento e portarlo<br />

avanti con continuità;<br />

• rispettare gli appuntamenti per le visite di controllo;<br />

• assumere in modo corretto i farmaci prescritti;<br />

• mettere in atto gli appropriati cambiamenti nello<br />

stile di vita (dieta, attività fisica ecc.);<br />

• gestire correttamente i regimi terapeutici domiciliari;<br />

• evitare i comportamenti a rischio per la salute<br />

(consumo di alcool, sigarette, ecc.).<br />

Chi convive da tempo con uno <strong>scompenso</strong> <strong>cardiaco</strong>,<br />

sa bene che quelle sopra elencate sono regole da seguire<br />

ogni giorno.<br />

Ciò nonostante, modificare o mantenere alcuni di<br />

questi comportamenti può essere a volte difficoltoso<br />

perché è difficile abbandonare le vecchie abitudini<br />

(ad esempio a livello alimentare, controllando il<br />

consumo di grassi e di sale oppure non assumendo<br />

liquidi oltre una certa quantità).<br />

A tal proposito riportiamo una frase di uno scrittore<br />

di nome Mark Twain, che ha detto:<br />

“ Non si può buttare un'abitudine fuori dalla finestra,<br />

bisogna sospingerla giù per le scale, un gradino alla<br />

volta”.<br />

Partendo da queste premesse, possiamo dire che è<br />

naturale e prevedibile che lei incontri o possa aver<br />

incontrato delle difficoltà nel seguire le indicazioni<br />

elencate; queste difficoltà, tuttavia, diventano davvero<br />

un problema nel momento in cui le impediscono di<br />

Un'altra causa di difficile<br />

aderenza alle terapie e<br />

alle prescrizioni può essere<br />

il non considerare<br />

sufficientemente dannosi<br />

per se stessi alcuni<br />

comportamenti legati<br />

alla quotidianità (come abbiamo già accennato nel<br />

capitolo sulle convinzioni personali sulla malattia).<br />

In questo caso, acquisire informazioni accurate in<br />

merito a ciò, può aiutare a rivedere la propria posizione.<br />

INADEGUATO SOSTEGNO<br />

DA PARTE<br />

DI FAMILIARI E AMICI”<br />

Un aspetto molto importante,<br />

per il problema<br />

dell'aderenza,<br />

riguarda l'aiuto da<br />

parte dei familiari e/o<br />

amici.<br />

L'incoraggiamento ad iniziare e a mantenere i comportamenti<br />

consigliati dal medico è fondamentale per<br />

superare le eventuali difficoltà legate alla necessità di<br />

seguire le prescrizione stesse.<br />

Questo aiuto da parte dei familiari diventa ancora più<br />

importante se non si tratta solo di un supporto materiale,<br />

ma se si basa anche sulla comprensione, l'affetto<br />

e il calore.<br />

11 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

16


PENSIERI NEGATIVI”<br />

TAMENTO, OVVERO:<br />

un buon paziente”<br />

La mancanza di<br />

fiducia nel riuscire<br />

a mantenere<br />

comportamenti<br />

non rischiosi per<br />

la salute, può<br />

talvolta provocare<br />

pensieri<br />

negativi.<br />

ricorrere in modo corretto ed efficace alle cure mediche<br />

e alle norme alimentari.<br />

Di seguito elencheremo una serie di condizioni che<br />

possono causare queste difficoltà e che sono comuni<br />

a pazienti che si trovano nella sua stessa condizione.<br />

Il nostro intento è quello di aiutarla ad individuare,<br />

se ci sono, delle difficoltà, ed eventualmente superarle.<br />

A titolo d'esempio, di seguito, le riportiamo alcuni<br />

pensieri negativi comuni fra le persone che seguono<br />

una dieta alimentare.<br />

Cercheremo, inoltre, di sostituirli con esempi di risposte<br />

alternative che modificano i precedenti pensieri<br />

negativi:<br />

Pensiero negativo<br />

“Ho mangiato più di<br />

quello che dovevo,<br />

ho rovinato la dieta,<br />

tanto vale che mangi<br />

quello che voglio”.<br />

Risposta alternativa<br />

“Anche se oggi ho mangiato<br />

qualcosa in più non ho<br />

rovinato il mio programma<br />

alimentare, domani mi rimetterò<br />

in carreggiata”.<br />

Pensiero negativo<br />

“Dovrei già essere in<br />

grado di perdere cinque<br />

chili.<br />

Dal momento che<br />

fino ad ora non ci<br />

sono riuscito, tanto<br />

vale non provarci<br />

più”.<br />

Risposta alternativa<br />

“I dottori mi hanno detto<br />

che dovrò perdere diversi<br />

chili nei prossimi mesi, a<br />

piccoli passi raggiungerò il<br />

peso corretto”.<br />

15 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

12


INSUFFICIENTI INFORMAZIONI<br />

circa la malattia e il trattamento<br />

PROBLEMI DI MEMORIA”<br />

Un'adeguata conoscenza<br />

delle cause, delle manifestazioni<br />

e della gestione<br />

della malattia, così come<br />

dei farmaci e della loro<br />

funzione, può aiutare ad<br />

accettare le prescrizioni<br />

mediche e aderire alle<br />

stesse con una maggiore partecipazione. Tuttavia,<br />

l'informazione da sola non basta!<br />

Infatti, nel precedente capitolo abbiamo evidenziato<br />

che le convinzioni personali sulla malattia, sulla possibilità<br />

di controllare il suo corso e i pregiudizi sulle<br />

medicine sono elementi decisivi.<br />

Queste idee, infatti, guidano i comportamenti a tutela<br />

o a rischio della propria salute.<br />

EMOZIONI NEGATIVE<br />

Molti studi hanno evidenziato<br />

che le persone con<br />

un costante stato d'animo<br />

negativo, seguono con<br />

meno continuità le prescrizioni<br />

mediche per la<br />

cura della loro malattia.<br />

In sostanza, più si è tristi e sfiduciati e più è probabile<br />

che le indicazioni siano seguite faticosamente e in<br />

modo discontinuo.<br />

Non aderire alle prescrizioni in modo corretto può,<br />

tuttavia, influire sullo stato fisico.<br />

In modo inconsapevole, si viene a creare un circolo<br />

vizioso: peggio si sta, più ci si sente afflitti.<br />

Accorgersi di questo è il primo passo per interrompere<br />

il circolo vizioso.<br />

Quando le medicine<br />

da prendere durante<br />

il giorno sono<br />

molte e la loro assunzione<br />

è distribuita<br />

in differenti<br />

momenti della giornata,<br />

si mette a<br />

dura prova la memoria<br />

riguardo due<br />

attività:<br />

• fissare le informazioni fornite dal medico o<br />

dagli infermieri in merito alle prescrizioni;<br />

• ricordarsi di prendere ogni farmaco all'ora<br />

prevista.<br />

Nelle persone anziane tali compiti possono risultare<br />

più difficoltosi quindi, in questi casi, spetta alla moglie<br />

o al marito, oppure ai familiari o ad una badante<br />

occuparsene.<br />

Tuttavia, è stato dimostrato che anche le persone più<br />

giovani si dimenticano dopo cinque minuti metà delle<br />

istruzioni verbali fornite dal medico.<br />

Per ricordarsi di prendere nel modo opportuno le medicine,<br />

molte persone usano alcune strategie, quali,<br />

ad esempio:<br />

• usare come promemoria il momento dei pasti<br />

e il momento per andare a letto;<br />

• tenere ben in vista (in un luogo spesso frequentato<br />

della casa) uno schema chiaro di come<br />

assumerli.<br />

13 Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

Unità Operativa Complessa di Psicologia Clinica<br />

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