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La segnaletica invisibile - Comune di Firenze

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1<br />

Luoghi<br />

<strong>di</strong><br />

aggregazione<br />

“Bisogna pensare il mondo in ogni quartiere e non uscire<br />

dal quartiere per pensare al mondo.”<br />

M. Benasayeg, Resistere è creare.<br />

Ogni gruppo che si forma vivendo un territorio in qualche modo lo contamina, deter<br />

minando così nuovi scenari sociali.<br />

Gli spazi <strong>di</strong> sempre si arricchiscono <strong>di</strong> altro vivere e <strong>di</strong>ventano punti <strong>di</strong> riferimento con<br />

altri significati. Una <strong>segnaletica</strong> <strong>invisibile</strong> che passa dalle strade, dalle piazze, dai luoghi della<br />

relazione, <strong>di</strong> culto e del commercio e lascia essa stessa raccontarsi tramite le parole e le<br />

informazioni <strong>di</strong> chi la vive.<br />

“Per centinaia <strong>di</strong> anni la strada è il palcoscenico <strong>di</strong> matrimoni, attività formative, <strong>di</strong>battiti,<br />

preghiere, processi, attività commerciali…” (C. Carlsson, Critical Mass). Adesso “se prescin<strong>di</strong>amo<br />

dai centri storici, peraltro ridotti a semplici centri turistici, è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> fronte ai nuovi<br />

inse<strong>di</strong>amenti scorgere un principio d’or<strong>di</strong>ne che li preceda nei valori e negli obiettivi”. (V.<br />

Gregotti, Giorno dopo giorno l’archiettura prigioniera della tecnica perde la propria identità). <strong>La</strong> città<br />

contemporanea si presenta, sempre più spesso, “come un coacervo <strong>di</strong> frammenti dotati <strong>di</strong><br />

un’autonomia sorprendente; si aprono vuoti e compaiano per<strong>di</strong>te o, almeno, indebolimenti del<br />

ruolo sociale per luoghi tra<strong>di</strong>zionalmente ricchi <strong>di</strong> significati costitutivi (la piazza, la chiesa,<br />

la fabbrica); che alcuni <strong>di</strong> questi ultimi stiano cambiando il loro significato tra<strong>di</strong>zionale, perché<br />

<strong>di</strong>ventino oggetto <strong>di</strong> un uso alternativo da parte <strong>di</strong> nuove popolazioni” (Augè Marc, Non<br />

luoghi, Introduzione a una antropologia della surmodenità ). Durante il percorso <strong>di</strong> documentazione<br />

della città, abbiamo incontrato interi mon<strong>di</strong> <strong>di</strong> relazione vissuti all’interno <strong>di</strong> circoli, luoghi<br />

<strong>di</strong> culto, giar<strong>di</strong>ni, piazze, che danno vita ad un rinnovato utilizzo dei luoghi pubblici della<br />

città. Entrando in profon<strong>di</strong>tà all’interno dei vari contesti sociali, sono emerse <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong><br />

relazione e <strong>di</strong> solidarietà, spesso informali, da noi chiamate Informale Attivo. Queste si occupano<br />

<strong>di</strong> sostegno, informazione e aiuti, organizzate tramite il passa parola, esistenti grazie<br />

a singoli soggetti, che <strong>di</strong>ventano punti <strong>di</strong> riferimento per la propria comunità e non solo.<br />

Dunque puoi incontrare il cartolaio che traduce i documenti, la parrucchiera che in ospedale<br />

aiuta a partorire, il ven<strong>di</strong>tore che in<strong>di</strong>rizza nella ricerca della casa e del lavoro, il religioso<br />

che organizza corsi <strong>di</strong> italiano…

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