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Sant'Anna news, numero 39 - Scuola Superiore Sant'Anna

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Quel che ebbi successivamente<br />

a leggere, in un’intervista da lui<br />

rilasciata ad un quotidiano, ci dà<br />

la misura dell’uomo: “meglio morire<br />

per una giusta causa, che per<br />

un infarto od un tumore”.<br />

Il destino ha poi disposto diversamente.<br />

Marcello Spatafora<br />

***<br />

Antonio Cassese (Nino per<br />

gli amici) è morto nella<br />

notte tra il 21 e il 22<br />

ottobre 2011. Mi trovavo a Bruxelles<br />

e fui avvertito da una telefonata<br />

degli amici. Qualche giorno<br />

prima avevo saputo che le sue<br />

condizioni si erano aggravate, ma<br />

avevo appreso della malattia che<br />

l‘aveva colpito solo da poco. Non<br />

me ne aveva parlato. Venuto a<br />

conoscenza del suo precario stato<br />

di salute, gli telefonai con la scusa<br />

di sapere quando sarebbe stato<br />

pubblicato un libro da lui curato e<br />

per cui avevo io stesso contribuito.<br />

Ovviamente non feci cenno<br />

della malattia e Nino non me la<br />

palesò. Solo i soliti convenevoli<br />

quando si chiede dello stato di<br />

salute tra colleghi ed amici ormai<br />

lontani. Il volume dal titolo Realizing<br />

Utopia. The Future of International<br />

Law è poi uscito postumo,<br />

per i tipi di Oxford University<br />

Press, a testimonianza di una prolifica<br />

produzione scientifica e di<br />

una passione per il divenire della<br />

comunità internazionale che<br />

Nino ha sempre coltivato. Come<br />

mi ha rivelato un comune amico<br />

le notti insonni e, forse, il sentimento<br />

dell’approssimarsi della fine<br />

erano diventati uno sprone per<br />

mettere a fuoco le sue continue<br />

intuizioni e per l’ambizione che<br />

ogni studioso condivide di lasciare<br />

un patrimonio culturale che gli<br />

sopravviva.<br />

Qui non voglio scrivere un<br />

necrologio di Nino autore, protagonista<br />

di <strong>numero</strong>se battaglie<br />

internazionali, professore e giudice<br />

internazionale. Tutti ruoli che<br />

egli ha ricoperto con entusiasmo<br />

e dedizione. Altri lo hanno fatto,<br />

come la commemorazione svolta<br />

presso la Camera dei Deputati<br />

da autorevoli rappresentanti del<br />

mondo politico ed accademico,<br />

o il necrologio che Paola Gaeta,<br />

uno degli allievi, ha pubblicato<br />

sulla Rivista di Diritto Internazionale<br />

(2012, pp. 120-150), dove il<br />

lettore potrà ripercorrere la lunga<br />

carriera di Nino e trovare il robusto<br />

elenco delle pubblicazioni.<br />

Commemorazioni si sono svolte<br />

anche presso varie Università italiane<br />

e straniere, compresa Pisa, a<br />

cui non ho potuto partecipare per<br />

improrogabili impegni all’estero<br />

che avevo già assunto.<br />

Intendo solo condividere con<br />

gli amici e gli allievi del Sant’Anna<br />

ricordi di vita vissuta.<br />

Conobbi Nino quando frequentavo<br />

le lezioni di Diritto internazionale<br />

presso la Facoltà di Giurisprudenza<br />

dell’Università di Pisa.<br />

Il titolare della cattedra, Giuseppe<br />

Sperduti, era spesso assente,<br />

perché occupato per il Ministero<br />

degli Affari Esteri alle Nazioni<br />

Unite. A quei tempi, come soleva<br />

dirsi, gli assistenti tiravano<br />

la carretta ed erano non di rado<br />

impegnati a sostituire il docente<br />

ufficiale (cui spettava il compito<br />

di “impostare” le lezioni!). Le<br />

lezioni di Nino erano di qualità<br />

e quelle di Sperduti, New York<br />

permettendo, zeppe di riferimenti<br />

alle esperienze alle Nazioni Unite.<br />

Noi studenti, in un ambiente<br />

tutto sommato provinciale, ne restavamo<br />

affascinati, anche perché<br />

non esistevano ancora i mezzi di<br />

comunicazione e le facilitazioni di<br />

oggi. Non solo non esisteva Internet,<br />

ma neppure le fotocopiatrici,<br />

strumenti che avrebbero poi rivoluzionato<br />

il modo di fare ricerca e<br />

di scrivere, talvolta a scapito della<br />

profondità di pensiero e a premio<br />

della superficialità e di una non<br />

adeguata meditazione sui “sacri<br />

testi”. Nino mi seguì anche nella<br />

preparazione della tesi di laurea,<br />

che discussi con Sperduti, e nei<br />

primi passi della carriera scientifica,<br />

quando, appena laureato, mi<br />

fu offerto il “favoloso” posto di assistente<br />

volontario. Cioè a dire<br />

non retribuito. Bisognoso di vitto<br />

ed alloggio e di una qualche forma<br />

di sostentamento, Nino mi guidò<br />

nel reperimento di una borsa di<br />

studio, facilitando il mio ingresso,<br />

come perfezionando, al Collegio<br />

Medico-Giuridico, predecessore<br />

del Sant’Anna, dove lo stesso Nino<br />

aveva studiato. Iniziò così un<br />

lungo sodalizio che, con alterne<br />

vicende e lunghe interruzioni, è<br />

durato fino alla sua scomparsa.<br />

Come ho detto, Nino era stato<br />

allievo ordinario del Medico-<br />

Giuridico, un ambiente stimolante,<br />

ma non privo di distrazioni e di<br />

continui scherzi, alternati a “supplizi”<br />

per le matricole.Questo avveniva<br />

nei primi mesi dell’anno<br />

accademico. Poi si sgobbava per<br />

preparare gli esami, ed io, come<br />

perfezionando, per scrivere i primi<br />

lavori. Non mancavano ovviamente<br />

i contatti con gli ex allievi,<br />

che erano divenuti assistenti<br />

o professori incaricati, dopo aver<br />

conquistato la libera docenza, il<br />

primo gradino del cursus honorum.<br />

La casa di Nino e Silvia, specialmente<br />

dopo il trasferimento in via<br />

Giunta Pisano, era sempre aperta,<br />

punto d’incontro degli amici, e la<br />

generosità dei giovani sposi contrastava<br />

con l’ambiente chiuso e<br />

per certi aspetti sparagnino di Pisa<br />

e della sua cerchia accademica,<br />

dove motivo di dibattito era<br />

sovente la querelle tra professori<br />

“pisani” e “romani”, cioè residenti<br />

a Pisa o abitanti a Roma e con<br />

naturale aspirazione a trasferirsi<br />

nella capitale. Il Medico-Giuridico<br />

non era solo un posto dove<br />

si sgobbava, ma era anche foriero<br />

di stimoli intellettuali, spesso<br />

disconosciuti dai nostri “superbi”<br />

vicini della <strong>Scuola</strong> Normale<br />

<strong>Superiore</strong>. Anche noi, oltre agli<br />

studi del diritto, ci dilettavamo<br />

di buona letteratura e non ci potevamo<br />

sottrarre alla conoscenza<br />

di Robert Musil e del suo L’Uomo<br />

senza Qualità, un romanzo in tre<br />

tomi nella ristampa Einaudi del<br />

1963, che costituiva una condicio<br />

sine qua non per essere ammessi<br />

nel “circolo dei non incolti”. Per<br />

superare il test di ammissione si<br />

veniva sottoposti da un giovane<br />

collega all’interrogativo: “ma tu<br />

l’hai mai letto Musil?”<br />

Venendo da tale ambiente e<br />

seguendo una naturale inclinazione<br />

si capisce come Nino alternasse<br />

agli studi giuridici sostanziose<br />

incursioni nella letteratura, che<br />

hanno stimolato le sue curiosità<br />

nel campo del diritto. Mi chiedo,<br />

con altri, se le preferenze per certi<br />

temi e le insofferenze per il formalismo<br />

giuridico e il dogmatismo<br />

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