02.11.2014 Views

Ahmad Alaa Eddin Siria Ana Banjac Bosnia Almalé & Bondía ...

Ahmad Alaa Eddin Siria Ana Banjac Bosnia Almalé & Bondía ...

Ahmad Alaa Eddin Siria Ana Banjac Bosnia Almalé & Bondía ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>Ahmad</strong> <strong>Alaa</strong> <strong>Eddin</strong> <strong>Siria</strong> <strong>Ana</strong> <strong>Banjac</strong> <strong>Bosnia</strong> Almalé & Bondía Spagna Felix <strong>Ana</strong>ut Spagna<br />

Klitsa Antoniou Cipro Norbert Francis Attard Malta Llorenç Barber Spagna Renato<br />

Barisani Italia Fernando Barredo Spagna Marta Carolina Beckelman Gonzales Paraguay<br />

Franz Josef Berger Austria Sandra Bermudez Colombia Giona Bernardi Svizzera Monica<br />

Biancardi Italia Martina Braun Austria Carmine Caliendo Italia Luciano Campitelli Italia<br />

Iraida Cano Guatemala Odile Cariteau Francia Carmen Carmona Fernandez Spagna<br />

Renate Christin Germania Rodolfo Llópiz Cisneros Cuba Pasquale Ciuccio Svizzera<br />

Melita Couta Cipro Cyop Italia Charly d’Almeida Benin José D'Apice Brasile Caroline De<br />

Lannoy Belgio Federico Del Vecchio Italia Zourane Djamel Algeria Huxiang Dong Cina<br />

Zhang Donghong Cina Frederica Bastide Duarte Portogallo Metka Erzar Slovenia Fulvio<br />

Farina Italia Bartolomé Ferrando Spagna <strong>Ana</strong> Ferreira Spagna Enzo Fiore Italia Pierre<br />

Gauthier-Dubédat Francia GGTarantola Italia Vladimir Gasparic Croazia Ashish Ghosh<br />

India Fabio Giampietro Italia Boris Glacomanin <strong>Bosnia</strong> Klementina Golija Slovenia Petra<br />

Grozaj Croazia Dimitar Grozdanov Bulgaria Armin Guerino Austria Amela Hazimejlic<br />

<strong>Bosnia</strong> e Erzegovina Eti Haik-Naor Israele Jacques Haramburu Francia Manabu Hasegawa<br />

Giappone Heiko Hofmann Germania Iabo Italia Nora Iniesta Argentina Gisella Jackle<br />

Germania Kaf Italia Kaori Kawakami Giappone Nader Khaleghpour Iran Ria Klop Olanda<br />

Bostjan Lapajne Slovenia Nusa Lapajne Slovenia Barbara La Ragione Italia Stéphane<br />

Macedo Francia Liz Magic Laser Stati Uniti Christian Leperino Italia Ma Lin Cina Joan<br />

Llacer Spagna Aidoud Macine Algeria Macro Italia Christoph Mancke Germania Mayerle<br />

Manfred Germania Antonio Manfredi Italia Jannis Markopoulos Grecia Nikolai Masukov<br />

Russia Keco Mensud <strong>Bosnia</strong> e Erzegovina Manolo Messía Spagna Penka Mincheva<br />

Bulgaria Vuk Mitevski Macedonia Helmut Morawets Austria Valentina Mozzillo Italia Aghim<br />

Muka Albania Mihoko Nakahara Giappone Mira Narobe Slovenia Silvana Nini Albania<br />

Lindsey Nobel Stati Uniti Odelot Group Spagna Bonnie Onderwaater Olanda Milena<br />

Ouzounova Bulgaria Emir Ozer Turchia Bruno Paladin Croazia Michael Panayiotis Cipro<br />

Sibille Pasche Svizzera Gloria Pereda Spagna Massimo Pianese Italia Ivan Piano Italia<br />

Teresa Pollio Italia Alberto Ponticelli Italia Robert Primig Austria Michele Quercia Italia<br />

Raffo Italia Hana Rajkovic Serbia & Montenegro Robot Inc2501 Italia José Javier Rodrìguez<br />

Sànchez Spagna Marie-Françoise Rouy Francia Titti Sarpa Italia Ulf Saupe Germania<br />

Raquel Schwartz Bolivia Maria Grazia Serina Italia Murat Sezer Turchia Natalie Silva Italia<br />

Kamen Simov Bulgaria Irmelin Slotfeldt Norvegia Ale Staffa Italia Kim Tae-Jun Corea<br />

Suo Tan Cina Tatiana Italia Li Tianyuan Cina Yoshie Tonegawa Giappone Cristina Treppo<br />

Italia Fillippos Tsitsopoulos Grecia Etko Tutta Slovenia Klavdij Tutta Slovenia Two four<br />

two Cipro Unz Italia Eliana Vamvakinos Grecia Pim van Halem Olanda Willem van Hest<br />

Olanda Jiri Voves Repubblica Ceca Gordana Vrencoska Macedonia Celia Washington<br />

Scozia Alan Waters Inghilterra Liu Wei Cina Wu Wenguang Cina Emma Wood Inghilterra<br />

Xu Xianglin Cina Zhou Xiaohu Cina Cang Xin Cina Toshiro Yamaguchi Giappone Kazuyo<br />

Yamamoto Giappone Huang Yan Cina Liu Yang Cina Jung Yeun Park Corea<br />

Ming Yi Chou Taiwan Zhou Yuechao Cina Xu Zhenglong Cina Lin Zijie Cina


L’ARTE GLOBALE di Helena Dagureeva<br />

“Chiribiscos” di Iraida Cano, 2004<br />

Ho conosciuto Antonio Manfredi in occasione della sua<br />

personale nell’ Ethnographic Russian Museum di San<br />

Pietroburgo nell’inverno del 1995, già all’epoca,<br />

passeggiando per la Nieschi discutendo per ore, a volte<br />

anche animatamente, sul significato del fare arte mi accorsi<br />

che la sua visione dell’arte era globale, non mi sono quindi<br />

affatto meravigliata quando sono venuta a conoscenza<br />

del suo progetto di realizzare un Museo di Arte<br />

Contemporanea. È veramente arduo fare una panoramica<br />

esaustiva di tutte le opere presenti nel Casoria International<br />

Contemporary Art Museum, ci troviamo di fronte ad artisti<br />

differenti per stile, tecnica, età e formazione. Eppure già<br />

ad uno sguardo d’insieme risulta evidente come la<br />

rassegna restituisca con grande evidenza quella che è<br />

la caratteristica principale della ricerca artistica di questi<br />

anni: un contesto aperto, dove all’assenza di correnti<br />

nettamente dominanti e di rigidi separazioni settoriali<br />

corrisponde la complessa, indefinibile fenomenologia di<br />

un pluralismo diffuso, in cui il protagonismo delle diverse<br />

personalità traccia percorsi mobilissimi, che s’accostano,<br />

s’incrociano, divaricano, creando così una rete di identità<br />

e di differenze che scavalca i confini geopolitici e assume<br />

dimensioni planetarie.<br />

Dalla fotografia alla pittura e alla scultura, dal video alla<br />

installazione, ci accorgiamo che ai linguaggi e alle tecniche<br />

tradizionali delle arti visive si aggiungono altre modalità<br />

espressive, come quelle consentite dalle nuove tecnologie<br />

della comunicazione, in un rapporto che non è solo di<br />

convivenza nella distinzione, ma anche di osmosi, di<br />

meticciamenti, di contaminazioni reciproche. Questo<br />

processo è documentato, tra l’altro, dalle opere fotografiche<br />

delle giovani artiste italiane Barbara La Ragione, che<br />

attraverso le mostruose deformazioni dei suoi “ritratti”<br />

allude a una dolorosa diagnosi della condizione umana,<br />

e Monica Biancardi, capace di cogliere, nel flusso della<br />

quotidianità, momenti di sofferenza e di dolcissima<br />

sensualità, e di consegnarli icasticamente ai suoi<br />

fotogrammi, della americana Liz Magic Laser, con le sue<br />

figure femminili percorse dal fascino di una fluida e<br />

misteriosa energia, e della bulgara Penka Mincheva, il<br />

cui dittico ... it sometimes hurts... gioca efficacemente sul<br />

contrasto tra l’estrema nitidezza della resa iconica e<br />

l’ambiguità delle corrispondenze semantiche.<br />

Diverso invece l’utilizzo della fotografia da parte del giovane<br />

fotografo tedesco Ulf Saupe, che muta le sue figure umane<br />

in tracce metamorfiche in dinamico attraversamento di<br />

campi visivi indeterminati, e dell’americana Lindsey Nobel,<br />

impegnata a tradurre il dato fotografico in nuclei filamentosi<br />

di una inquietante materia vivente. Le immagini alla<br />

Rorschach della colombiana Sandra Bermudez, con le<br />

loro fiorite simmetrie, esplorano il mondo della sessualità<br />

femminile, in una ricerca che riesce a bilanciare il rigore<br />

della forma con l’imprevedibilità del caso.<br />

L’installazione dell’argentina Nora Iniesta utilizza<br />

l’ingrandimento di una vecchia foto di famiglia per portarci<br />

in un dimensione a mezza strada tra la precisione del<br />

referto documentario e la seduzione di una memoria<br />

dilatata del tempo. Ancora allo scorrere della dimensione<br />

temporale ci riconducono l’installazione della boliviana<br />

Raquel Schwartz, che presenta un manto realizzato con<br />

nastri recuperati da vecchie cassette audio, e quella<br />

dell’indiano Ashish Ghosh, realizzata con ventuno magliette<br />

di plastica trasparente serigrafate con motivi derivanti<br />

dalla storia e della cultura indiana.<br />

Su una linea di impegno sociale si colloca, invece, la<br />

scultura interattiva dal titolo “Swing I” dell’artista maltese<br />

Robert Francis Attard, che presenta una serie di tre<br />

altalene realizzate con fucili da guerra. Di grande impatto<br />

emotivo sono le opere dei pittori italiani Fabio Gianpietro,<br />

“Akin” di Lindsey Nobel, 2003<br />

con la sua mamma/zebra, carica di una pietas che, nella<br />

sua dichiarata inclinazione alla monumentalità, ha accenti<br />

da murales messicani, e Christian Leperino, con il<br />

lacerante, tragico espressionismo del suo bambino urlante,<br />

dal titolo “Bes/an”, del bulgaro Dimitar Grozdanov, con il<br />

ritmo oscuro della la sua plastica, drammatica sequenza<br />

di passi, del tedesco Heiko Hoffman, con una serie di<br />

quattro dipinti di figure femminili in cui la matrice<br />

espressionistica e gestuale si stempera in gradevoli<br />

pastosità cromatiche, dell’austriaco Robert Primig, che<br />

incide nella luce abbagliata del fondo frammenti figurali<br />

di forme, e dello bosniaco Keco Mensud, con il suo “Grytan<br />

silente”, dal segno grafico pieno di graffiante dinamismo.<br />

Il brasiliano José D’Apice presenta, con “Immagine e<br />

somiglianza”, un’opera che nella dolcezza di una luminosità<br />

soffusa rivela una mirabile costruzione formale. Né meno<br />

raffinata, nella prevalenza ovattata dei grigi, è il lavoro<br />

dell’inglese Emma Wood, che espone un grande collage<br />

realizzato con media diversi e disegni a china su carta.<br />

Da una personale elaborazione dell’esperienza astrattoinformale<br />

nascono l’ariosa spazialità dell’austriaco Armin<br />

Guerino, il luminoso e caldo cromatismo del connazionale<br />

Helmut Morawets, i mobili incastri di geometrie trasparenti<br />

dell’iraniano Nader Khaleghpour, la pausata danza delle<br />

forme sullo sfondo animato da cilestrine penombre<br />

dell’inglese Alan Waters, l’ordinato assetto compositivo<br />

di toppe e macchie sul timbro squillante del rosso della<br />

tedesca Renate Christin, le delicate e misteriose variazioni<br />

cromatiche su orizzonti multipli del ceco Jiri Voves.<br />

Su diverse linee di ricerca pittorica si muovono il cubano<br />

Rodolfo Llópiz Cisneros, col suo gioioso montaggio di<br />

scritte e di icone familiari, l’italiana di origini americana<br />

Natalie Silva, che declina le immagini in forme di più<br />

energica e corsiva immediatezza, l’austriaco Franz Josef<br />

Berger, che in “Per-che” costruisce per accostamenti di<br />

frammenti un’immagine inedita di Napoli, l‘israeliana Eti<br />

Haik Naor, che nel suo lavoro di forte e ricercata matericità<br />

ha utilizzato il sale come medium.<br />

Di diversa estrazione culturale l’opera pittorica del siriano<br />

<strong>Ahmad</strong> <strong>Alaa</strong> <strong>Eddin</strong>, che partendo dai segni grafici della<br />

scrittura approda a risultati di tenero lirismo, in cui la<br />

morbida partitura delle geometrie si coniuga con un<br />

tonalismo di attonita luminosità. Suggestive le opere di<br />

Aghim Muka, il cui “Puzzle” assembla, come su una<br />

scacchiera della memoria, icone che sono tracce di<br />

emozioni e pensieri, dell’artista del Benin Charly d’Almeida,<br />

che trasforma la superficie del quadro in uno schermo di<br />

apparizioni luminescenti, della norvegese Irmelin Slotefeldt,<br />

con un dipinto in cui il paesaggio si apre su aeree<br />

lontananze, dell’italiana Maria Grazia Serina, con i suoi<br />

uomini/insetti realizzati con un grafismo entomologico<br />

sensibilissimo.<br />

Di natura post-ecologica l’opera del giovane artista italiano<br />

Federico Del Vecchio, che nel nitore lineare delle sue<br />

icone fonde i temi dell’artificio tecnologico e della natura,<br />

con un effetto che s’insinua nella nostra percezione della<br />

realtà e la altera. Enigmatica la piccola, ma non per questo<br />

meno efficace, tela della scozzese Celia Washington,<br />

dove un aereo/uccello colpisce una figura mezzo animale<br />

e mezzo umano e ci riporta ai fatti dell’11 settembre.<br />

Nell’area di ricerca tra scultura e installazioni si collocano<br />

il delicato minimalismo della scultura in cristallo della<br />

portoghese Frederica Bastide Duarte, il lavoro in ferro del<br />

tedesco Christoph Manke, che nella sua compatta<br />

matericità lascia affiorare la griglia di una sagoma<br />

topologica, e quelli delle giovanissime artiste italiane Titti<br />

Sarpa, con la scultura bambola “Sitting doll” che declina<br />

con affettuosa delicatezza l’ossimoro di una ludica<br />

malinconia, e Cristina Treppo, con la fluente ariosità della<br />

sua cascata di fiori rosa.<br />

Di particolare valore ritmico le sette piccole tele astratte<br />

dal titolo “L’immage di Napoli” dell’austriaca Martina<br />

Braun, con il loro accentuato sviluppo orizzontale, e le<br />

quattro del tedesco Mayerle Manfred.<br />

Affascinante, per il calibrato equilibrio tra rigore geometrico<br />

e intensità percettiva, appare il luminoso quadro della<br />

pittrice belga Caroline De Lannoy.<br />

Particolarmente interessante il trittico dell’artista croato<br />

Bruno Paladin, che ha realizzato una vibrante<br />

composizione attraversata da una trama di venature<br />

“Untitled” di Natalie Silva, 2003<br />

d’ombra.<br />

Meritano anche grande attenzione le opere dei fumettisti<br />

italiani Alberto Ponticelli, con una “tavola” dal diramato e<br />

nervoso linearismo, e Ale Staffa, con una striscia gigante<br />

gustosamente ironica, e dello svizzero Giona Bernardi,<br />

che dipinge una sorta di reportage sociale utilizzando un<br />

linguaggio personale di forte accento realistico<br />

Ed infine l’installazione video fotografica di Antonio<br />

Manfredi, il quale in “Red vision” istituisce, tra le immagini<br />

del dittico, una rete di silenziosi rimandi, sul filo delle<br />

opposizioni e delle analogie iconiche. Il lavoro di Manfredi<br />

introduce alla sezione, notevolmente significativa per<br />

numero e qualità delle opere, dei videoartisti, che vede<br />

la presenza degli italiani Massimo Pianese e Ivan Piano<br />

con i loro video dal titolo “The bedroom” e “Red Rain”,<br />

della bosniaca Alema Hadzimejlic con il suo ciclo del<br />

giorno e notte dal titolo “Krug” e dei greci Fillippos<br />

Tsitsopoulos e Jannis Markopoulos rispettivamente con<br />

le opere dal titolo “A drop of dust again” e “Liquid and<br />

melted two”.<br />

Qualche cenno vorrei dedicare alle sculture monumentali<br />

realizzate nel 2004 in occasione del 1° Casoria International<br />

Sculture Symposium che sono andate a costituire il primo<br />

nucleo di sculture del Parco delle Sculture della città.<br />

“Curve nello spazio” dell’eclettico artista napoletano Renato<br />

Barisani, una splendida traccia di luce, una spada brillante,<br />

una forma astratta nello spazio concreto. “Rogo di luce”<br />

dello spagnolo Fernando Barredo, un totem lucente<br />

dedicato a Crapula, il dio che combatte i senza sesso.<br />

Una maschera urlante, un atto di accusa alle menzogne<br />

ideologiche nella storia dell’uomo. “Presente/futuro” dello<br />

scultore napoletano Luciano Campitelli, un viaggio nella<br />

forma pura della materia attraverso la rilettura<br />

dell’esperienza futurista del nostro secolo. “The shadow<br />

of the ring” dell’artista slovena Metka Erzar, l’ombra<br />

dell’anello; una sorta di meridiana, un segnale, un orologio<br />

naturale. Una ricerca introspettiva sull’interazione tra<br />

spazio e luce alla ricerca dei punti energetici della terra.<br />

“The animals” dell’italiano Enzo Fiore, una ricerca<br />

antropologica sulla essenzialità della materia che diventa<br />

forma viva. “Plavi obljic icretama” del croato Vladimir<br />

Gasparic, una freccia di marmo e ferro tesa verso il cielo,<br />

la ricerca dello spazio e della materia! la pietra che irradia<br />

nello spazio la sua energia. Domani, una enorme sasso<br />

di basalto del Vesuvio della scultrice tedesca Gisella<br />

Jackle, un’oscura, cupa roccia levigata. Una ricerca<br />

nell’essenza della materia. Una roccia lavica pronta ad<br />

espellere la sua energia. “Rinascita”, la scultura in ferro<br />

della giapponese Kaori Kawakami simboleggiante la<br />

rinascita della materia, un seme pronto ad iniziare il suo<br />

ciclo vitale. L’intrigante installazione di Antonio Manfredi<br />

dal titolo “Non è spiderman! ovvero prigioniero della<br />

stupidità”, un’opera concettuale sul significato dell’essere<br />

umano della quale lo stesso autore ci scrive: “Come in<br />

un incubo! prigioniero della stupidità umana, resti sospeso<br />

tra realtà e fantasia, tra passato e futuro, tra cielo e terra”.<br />

“Fly to sky”, l’imponente scultura in ferro e legno del<br />

bulgaro Kamen Simov, un’insetto che sorge dalla terra<br />

profonda pronto a librarsi nel cielo. “West and cast to<br />

combine” dello scultore cinese Suo Tan, un finto reperto<br />

archeologico, una stele coronata di fiori. Una straordinaria<br />

visione del mondo orientale attraverso il tatuaggio della<br />

materia. Ed infine quella che forse simboleggia in se tutto<br />

il progetto della Città di Casoria, The Cog - la ruota dentata,<br />

la grande scultura che tutti gli artisti presenti al Casoria<br />

International Sculture Symposium hanno voluto realizzare<br />

utilizzando una imponente ruota dentata per altoforno di<br />

archeologia industriale e che segna indubbiamente la<br />

nascita di una nuova era per la Città di Casoria.


“Rogo di luce” di Fernando Barredo, 2004<br />

UN VERO PIACERE PER I SENSI di <strong>Ana</strong> M. Revilla<br />

Non dico nulla di nuovo ne quando affermo che l’arte<br />

e la creazione contemporanea vivono in una vertiginosa<br />

voragine, ne quando dico che le teorie sull’arte<br />

contemporanea progrediscono di continuo e che l’idea<br />

di museo propria del XIX secolo è ormai obsoleta.<br />

Oggi “l’arte non è solo realizzata dagli artisti in senso<br />

proprio”, in primo luogo perchè viviamo in un’epoca<br />

di relativismo artistico in cui non esiste un criterio<br />

unico di distinzione tra cosa è e cosa non è arte - tutto<br />

può essere arte – che porta allo sviluppo di diverse<br />

teorie sia circa l’essenza della “artisticità” nel suo<br />

“significato” sia circa il piacere estetico che essa<br />

provoca - e in secondo luogo perché l’arte<br />

contemporanea viene determinata da molti agenti e<br />

fattori, creatori, artisti, curatori, musei, centri d’arte,<br />

che cercano di trovare nuovi corsi e costruire un nuovo<br />

discorso. Attraverso questo progetto possiamo<br />

prendere parte alla costruzione di questo nuovo<br />

discorso.<br />

Il Museo di Arte Contemporanea di Casoria punta a<br />

realizzare, oltre diverse sale espositive anche spazi<br />

in cui gli artisti lavorino, laboratori d’arte, luoghi destinati<br />

alla riflessione ed al dibattito sull’arte e le culture<br />

contemporanee.<br />

Come direttrice di un centro d’arte contemporanea<br />

con caratteristiche ed obiettivi simili, apprezzo la<br />

ricchezza di questo progetto e la sua capacità di<br />

dialogare con gli agenti dell’arte contemporanea, con<br />

il pubblico e con chiunque si mostri interessato a<br />

conoscere ed a contribuire allo sviluppo delle nostre<br />

manifestazioni artistiche, culturali ed estetiche.<br />

“100 artisti per un Museo” raggruppa artisti provenienti<br />

da diverse nazioni e che lavorano in diverse discipline.<br />

Gli artisti spagnoli selezionati quest’anno mostrano<br />

nelle loro creazioni, originalità, qualità e molteplici<br />

possibilità di espressione e sfumature artistiche ed<br />

estetiche.<br />

Quando Javier Almalé e Jesús Bondía decisero di<br />

iniziare a lavorare insieme, ognuno aveva già orientato<br />

la propria pratica artistica verso la fotografia e la<br />

creazione di video.<br />

Il loro lavoro riflette una delle costanti artistiche degli<br />

ultimi anni: smantellare la costruzione degli stereotipi<br />

per la rappresentazione della realtà, rimetterla in<br />

discussione e introdurre nuovi livelli di interpretazione.<br />

Attraverso il loro lavoro essi cercano di provocare una<br />

situazione estetica che sia intuitiva, costruire paesaggi<br />

(o nozioni di paesaggi), inferni o paradisi mentali<br />

contrassegnati dall’estasi estetica, l’amore, la<br />

solitudine, il dolore. Descrivono un mondo singolare<br />

in cui il naturale si trasforma in artificiale e quella<br />

realtà in qualcosa di impossibile da interpretare<br />

attraverso le sue proprie cose, è un paesaggio metafora<br />

di un mondo in cui l’uomo non è la misura di tutte le<br />

cose.<br />

Le immagini del loro video sono uno shock sensoriale,<br />

significanti di fronte a significati, una poetica che mette<br />

in relazione amore e dolore. La presenza umana è<br />

sparita.<br />

Fernando Barredo, Loc, è un artista diverso, unico, e<br />

il suo mondo artistico è definito da quella originalità,<br />

da una visione speciale piena di ambiguità,<br />

provocazione, di forza sensoriale, di potere mentale.<br />

Nella sua opera, il punto di partenza si va trasformando<br />

nella misura in cui l’artista lo elabora e lo lavora.<br />

L’ambiguità fa sì che lo spettatore sia coinvolto, che<br />

determini il contenuto dell’opera d’arte. Non ci sono<br />

limiti nella scultura. L’opera d’arte si trasforma in una<br />

moltiplicazione di processi di “incontro col reale”.<br />

L’opera di Fernando Barredo è una sintesi tra la verità<br />

accessibile e inaccessibile, tra la realtà e la magia.<br />

Felix <strong>Ana</strong>ut ha uno stile molto personale, attraverso<br />

forme eccessive e opprimenti l’artista ridefinisce e<br />

ripensa alle nozioni di soggetto ed essere umano.<br />

Questo ricorso al teatrale rivela l’interesse dell’artista<br />

per l’anatomia umana come via per investigare nell’arte<br />

figurativa e nell’essere umano. <strong>Ana</strong>ut sembra<br />

rappresentare un postmodernismo conservatore:<br />

promuove un ritorno alla figura, alla tradizione umanista<br />

ed al soggetto. In definitiva, un ritorno al reale. Se<br />

l’arte contemporanea si è allontanata dal mondo reale,<br />

<strong>Ana</strong>ut ci da’ una prospettiva del mondo molto<br />

individuale basata sul ritorno del corpo.<br />

Gloria Pereda ci offre un quadro di sottile poetica, di<br />

colori soavi e contrastati e di forme piatte. Lo spettatore<br />

ricerca un punto spaziale da cui dare inizio<br />

all’interpretazione. Questo stimola l’interazione tra<br />

l’opera d’arte e lo spettatore che si trova circondato<br />

da un mondo estetico con un linguaggio unico pieno<br />

di significati allegorici. Attraverso un’astrazione estetica<br />

Iraida Cano, invece, ottiene un’opera d’arte che è<br />

stata creata come una forma artificiale per integrarsi<br />

col mondo reale E’ come se l’arte nascesse dalla<br />

natura per tornare ad essa. E’ come se l’artista volesse<br />

trasmetterci, attraverso la sua opera la felicità, la<br />

bellezza o l’edonismo, ricorrendo all’imitazione di<br />

forme della natura ma raggiungendo un grado<br />

superiore: la stilizzazione. Si tratta di uno stato<br />

avanzato di denaturalizzazione dell’oggetto<br />

rappresentato. Osservando le sue sculture, esse ci<br />

rivelano un senso concettuale e penetrante; oltre<br />

l’imitazione, oltre la figurazione, oltre la semplice<br />

rappresentazione della bellezza.<br />

Joan Llácer pianta il seme dell’autodistruzione in ogni<br />

suo lavoro. Fa della negazione l’istanza per la purezza<br />

della sua lotta per eliminare ogni contaminazione di<br />

bellezza estetica, ogni concessione all’ornamento o<br />

alle forme superflue che seducono lo spazio e<br />

rinnegano il tempo, che annunciano la loro<br />

decomposizione epidermica per l’amore della<br />

consacrazione dello scheletro. L’essenzialità strutturale<br />

è il paradigma del Trascendente in un’arte senza<br />

concessioni, in una scultura che eredita la semplicità<br />

e la forza della ceramica, che esprime le verità del<br />

fuoco e della terra. Llácer usa lo stato larvale come<br />

un germe della creazione e elude lo splendore della<br />

farfalla, l’illusione sensoriale, per saltare direttamente<br />

alla piroetta concettuale dallo stato della crisalide ad<br />

uno di fossile, con cui consacra forme e idee.<br />

I dipinti dello spagnolo Manolo Messia sono<br />

caleidoscopi che sovvertono la realtà attraverso la<br />

finzione; con la precisione del chirurgo, commette il<br />

“crimine perfetto”. Egli infatti con geometria ingannevole<br />

colpisce ogni resto della natura. Si tratta di<br />

composizioni pura in cui l’elemento narrativo non crea<br />

discorsi estetici; piuttosto si rallegra di distruggere il<br />

linguaggio fino ad arrivare al silenzio della luce che<br />

attraversa il vetro.<br />

<strong>Ana</strong> Ferriera compone, con l’argilla cotta, figure che<br />

arrivano intrecciate al forno, crogiuoli di afflizioni e<br />

sentimenti in cui gli aspetti umani incontrano ancora<br />

il Dio del fuoco. Nell’idea di quest’ artista “del popolo”,<br />

i corpi appaiono nella loro identità, le mani si toccano,<br />

i visi sono interrogativi, c’è il rifiuto dell’IO in favore<br />

del NOI con cui Ferreira si rivolge ai cori ancestrali,<br />

alle danze di iniziazione e ai riti di fratellanza; i falò<br />

collettivi dove il gesto, il contatto, il grido, mostrano<br />

che la complicità umana non ha bisogno di parole,<br />

“The shadow of the ring” di Metka Erzar, 2004<br />

slogan, bandiere. L’uomo allo stato “puro”, nel paradiso<br />

prima delle proibizioni, ci libera da scismi, pregiudizi<br />

e frustrazioni; ci restituisce la nostra capacità di vivere<br />

senza limiti.<br />

La paraguaiana Marta Carolina Beckelmann González<br />

eleva l’antropometria a categoria estetica, relaziona<br />

la figura umana alla geometria mostrando che la<br />

materia organica e inorganica, sopravvissuta ed estinta,<br />

sono espressioni della medesima realtà pulsante. In<br />

questa realtà, specchio dei momenti in cui la vita non<br />

ha alcun senso senza testimonianze, le cose di ogni<br />

giorno, anche gli aneddoti, possiedono significati onirici<br />

Beckelmann obbliga all’importanza del pensare e<br />

insiste di volta in volta nel percorso umano “dal” fango.<br />

La sud coreana Jung Yeun Park abita un mondo in<br />

cui la realtà è una primavera di sogni vissuti. In esso<br />

i sogni sono riflessi, sfere scintillanti dai colori<br />

impossibili che non inviano mai i loro raggi su linee<br />

rette. Questa artista giunge all’astrazione dalla<br />

riduzione dell’assurdo, dall’esaurimento dei parametri<br />

figurativi in un universo plastico che tende a rimuovere<br />

la corporeità. Il lavoro che ci presenta è etereo poiché<br />

parla di chimere non assopite mentre lasciano i loro<br />

stessi posti d’origine, trasformando la vita in strada e<br />

la strada in movimento.<br />

Il dipinto della bulgara MIlena Ouzounova ricava l’ocra<br />

dalla terra e il blu dal cielo e dall’acqua. L’artista crea<br />

il suo lavoro come il vento e la pioggia fanno con i<br />

paesaggi. Lavora con le superfici pittoriche<br />

impregnandole, lacerandole, inumidendole,<br />

corrugandole, facendo di ogni composizione, con il<br />

minimo utilizzo di colori e procedure, un’esperienza<br />

unica. Usa solo due colori dello spettro visivo da cui<br />

ottiene risultati eccellenti.<br />

Senza alcun dubbio, questi artisti rispondono al tempo<br />

in cui vivono, ed è in special modo interessante che<br />

essi ci invitino alla riflessione e alla contemplazione<br />

della bellezza, al godimento estetico e all’unione tra<br />

il naturale e l’artificiale.<br />

Un vero piacere per i sensi! Un progetto unico e ricco.<br />

Un museo vivo.<br />

CASORIA INTERNATIONAL CONTEMPORARY ART MUSEUM<br />

Via Duca D’Aosta, Casoria - Tel: +39 0818345656 - www.casoriacontemporaryartmuseum.com<br />

Capone Ceramiche s.r.l.<br />

Ceramiche e Termoidraulica<br />

AFRAGOLA<br />

Art Director<br />

Antonio Manfredi<br />

Progetto degli allestimenti<br />

Mariateresa Pezzella<br />

Organizzazione tecnica<br />

Alfredo D’Aponte<br />

Mimmo Mocerino<br />

Giorgio Mormone<br />

Fotografia<br />

Emauela Esposito<br />

Annalisa Pulcrano<br />

Centro di documentazione<br />

Michela Maiello<br />

Web master<br />

Claudio Castaldo<br />

Ufficio stampa e pubbliche relazioni<br />

Laura Vingiani<br />

info@casoriacontemporaryartmuseum.com<br />

Orari<br />

Martedì - Giovedì - Sabato ore 17.30/20.30<br />

Domenica ore 10.30/13.00


Viatico<br />

Bimestrale d’arte e cultura contemporanea a cura dell’ Ass. Cult. “Il Viatico” - anno IX n. 36 - ottobre/novembre 2005<br />

CASORIA INTERNATIONAL CONTEMPORARY ART MUSEUM


LA CITTÀ IDEALE DELL’ARTE CONTEMPORANEA di Antonio Manfredi<br />

Quando due anni fa l’Amministrazione Comunale di<br />

Casoria mi ha proposto di seguire questo progetto<br />

pluriennale, dal titolo “Una Città per l’Arte”, che<br />

prevede la riqualificazione di svariate aree industriali<br />

dismesse in aree di sviluppo culturale ed artistico (Il<br />

Parco delle Sculture, il Museo Internazionale di Arte<br />

Contemporanea), ho capito, anche se tra mille<br />

perplessità , che non potevo esimermi dall’accettare.<br />

Il primo passo è stato quello di coinvolgere alcuni<br />

critici che stimavo e ritenevo potessero aiutarmi, con<br />

i loro consigli, nel definire le linee essenziali del<br />

progetto. Il secondo passo è consistito nel creare un<br />

gruppo di lavoro giovane e dinamico che mi<br />

coadiuvasse nel lavoro da svolgere; il terzo nel<br />

selezionare ed invitare quegli artisti che avevo<br />

conosciuto personalmente ed imparato ad apprezzare<br />

per il loro lavoro e la loro serietà professionale.<br />

Nella selezione non ho seguito criteri esclusivi di<br />

tendenza o di appartenenza a questo o quel circuito<br />

di mercato. La mia è stata una scelta sulla base delle<br />

personali conoscenze del mondo dell’arte, compiuta<br />

senza preconcetti, muovendomi con libertà entro<br />

l’intero orizzonte delle correnti artistiche internazionali.<br />

La raccolta che si viene profilando accosta, infatti, la<br />

figurazione alla performance, l’astrattismo geometrico<br />

alla video arte, il concettuale all’informale,<br />

l’installazione fotografica alla scultura. L’intenzione<br />

è quella di raccogliere soprattutto lavori di artisti che<br />

operano nella quotidianità , con o senza la mediazione<br />

delle istituzioni private e pubbliche. Mentre è del tutto<br />

estranea allo spirito di questa iniziativa la pretesa di<br />

offrire una ricostruzione esaustiva del panorama<br />

artistico contemporaneo, si nutre invece l’ambiziosa<br />

speranza di riuscire a mediare, nel contesto del<br />

percorso espositivo che il Museo intende tracciare,<br />

l’apertura alla realtà sociale con la dimensione interiore<br />

e individuale dell’esperienza artistica, facendo<br />

convivere l’immagine poetica con quella socialmente<br />

provocatoria.<br />

Con questa prima serie di mostre e workshop realizzati<br />

tra il 2004 e il 2005 sono state acquisite, grazie alla<br />

donazione degli artisti, 141 opere tra pittura, scultura,<br />

fotografia, video ed installazioni, una decina di<br />

documentari di performance di body art, sound art,<br />

poesia visiva, painting, video e dance performance,<br />

10 tra opere di graffitisti e fumettisti, 20 opere<br />

selezionate tra gli artisti partecipanti alla XII Biennale<br />

dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo ed<br />

infine 12 opere di scultura monumentale installate in<br />

via definitiva nel Parco delle Sculture della Città di<br />

Casoria. Quasi 200 opere, dunque, per altrettanti<br />

artisti che hanno creduto in un progetto che viene da<br />

una provincia, quella di Napoli, che solo negli<br />

ultimissimi anni sta cercando di uscire da una<br />

condizione di pesante chiusura ed arretratezza<br />

confrontandosi, attraverso la cultura, con i grandi<br />

temi della vivibilità e della crescita sociale.<br />

D’altronde la nascita in provincia di diverse gallerie<br />

private d’arte contemporanea sta ad indicare la volontà<br />

crescente di ritrovare una propria identità culturale,<br />

che non è certamente di confronto/scontro con la<br />

grande città di Napoli, ricca della sua storia passata<br />

e presente, ma non è neppure di subalternità ai grandi<br />

progetti che proprio in questo tempo si stanno<br />

realizzando a Napoli in tema di arte contemporanea.<br />

Per questo va un ringraziamento particolare agli<br />

amministratori di Casoria, che con coraggio e tra<br />

mille difficoltà economiche e burocratiche hanno<br />

voluto fortemente questo progetto e mi hanno dato<br />

la possibilità di portarlo avanti.<br />

Molta attenzione ho voluto dedicare alle nuove<br />

generazioni di artisti orientali, soprattutto cinesi,<br />

giapponesi e coreani, che hanno accolto<br />

generosamente la mia proposta presentando opere,<br />

soprattutto fotografiche, ma anche video, pittura e<br />

scultura, di sicuro impatto sociale. Un’altra presenza<br />

importante è quella di molti artisti italiani dell’ultima<br />

generazione, che, pur lavorando con prestigiose<br />

gallerie ed essendo presenti a manifestazioni di<br />

carattere internazionale, hanno voluto dare il loro<br />

prezioso contributo a questa manifestazione. Ma<br />

dall’Europa all’Australia, dal Sud al Nord America,<br />

dall’Africa al Medio Oriente tutti gli artisti invitati hanno<br />

compreso il vero obiettivo di questa raccolta ed hanno<br />

voluto contribuire inviando opere recenti o già<br />

storicizzate e presentate a prestigiose rassegne<br />

internazionali, come, ad esempio, la Biennale di<br />

Venezia. Per ognuno di questi amici, artisti e curatori,<br />

avrei da raccontare aneddoti, grandi e piccole<br />

avventure, delusioni e trionfi nei luoghi più disparati<br />

della terra. A tutti solo un sincero ringraziamento per<br />

avermi dato la forza ed il coraggio di intraprendere<br />

e cercare di portare a termine questo progetto.<br />

L’obiettivo immediato, dopo questa prima mostra,<br />

sarà quello di allargare ulteriormente l’area della<br />

nostra iniziativa, sia perfezionando i contatti avviati<br />

con vari artisti del continente africano, sia invitando<br />

a partecipare al progetto una significativa<br />

rappresentanza di artisti campani.<br />

Ma cosa è questo luogo che io amo chiamare “La<br />

città ideale dell’arte contemporanea”? il Museo<br />

Internazionale di Arte Contemporanea è stato<br />

incentrato dal primo momento sull’obiettivo<br />

fondamentale che esso sia un punto di riferimento<br />

culturale, vivace e stimolante per tutti e non un luogo<br />

statico. Questo Museo si prefigge di essere momento<br />

di incontro e scambio, con un programma di iniziative<br />

che toccano, da una parte, un pubblico ampio,<br />

soprattutto di giovani, e, dall’altra, gli stessi artisti,<br />

che sono chiamati di volta in volta a realizzare in loco<br />

l’allestimento degli spazi e delle opere.<br />

Con questa operazione si punta alla creazione di un<br />

villaggio di forme, una sorta di “città ideale dell’arte<br />

contemporanea”, nella quale le opere presenti<br />

coabitano armoniosamente, in modo da esprimere<br />

al meglio la loro diversità.<br />

“Plastic Gloss” 2005<br />

L’obiettivo principale è quello di avvicinare e<br />

coinvolgere tutti coloro che sono interessati all’arte<br />

contemporanea. Con i periodici work shop, dove sono<br />

invitati gli artisti, si vuole contribuire all’interazione<br />

tra gli autori delle opere esposte ed i visitatori, in<br />

modo da rendere l’arte contemporanea chiara e<br />

comprensibile a tutti coloro che desiderano ampliare<br />

i propri orizzonti.<br />

Ritengo che sia questa la nota che differenzia questo<br />

Museo dagli altri, e cioè la possibilità per gli artisti,<br />

invitati periodicamente nei numerosi workshop, di<br />

avere a disposizione nel Museo degli atelier dove<br />

poter realizzare le proprie opere, una sala mostre<br />

temporanea per poter esporre le opere realizzate e<br />

dare nel contempo la possibilità ai visitatori, studenti,<br />

collezionisti, galleristi ed operatori del settore in<br />

genere, di interagire con gli artisti.<br />

Infine, particolarmente significativo e qualificante è<br />

il rapporto che si è stabilito con il mondo della scuola.<br />

Un aspetto importante dell’attività del Museo è, infatti,<br />

quello di offrire alle scuole d’ogni ordine e grado la<br />

possibilità di progettare percorsi cognitivi e<br />

laboratoriali, calibrando il proprio intervento rispetto<br />

alle opere in esposizione. Una delle peculiarità dell’arte<br />

contemporanea è quella di poter offrire al suo pubblico,<br />

l’occasione per discutere ed approfondire tematiche<br />

strettamente legate al quotidiano, offrendo, al<br />

contempo, molteplici spunti per riflessioni di carattere<br />

linguistico, sociale e politico di sicuro interesse<br />

socio/culturale. Insomma, da questo nostro progetto<br />

dovrà nascere un Museo vivo ed aperto: una vera e<br />

propria città ideale dell’arte contemporanea.<br />

CENTRO E PERIFERIA<br />

di Davide Auricchio<br />

Già da qualche anno il tema del centro e della periferia<br />

è oggetto di un grande dibattito nell’ambito delle<br />

discipline più disparate. Pensiamo agli esiti più recenti<br />

dell’antropologia, alla teoria del cosiddetto “Centro<br />

itinerante” ovvero di un centro che si sposta all’infinito<br />

ad una velocità tale da produrre un senso di forte<br />

estraniamento. O ai nuovi approcci della sociologia<br />

che rivolge particolare interesse all’indagine degli effetti<br />

di un contesto sociale e ambientale profondamente<br />

mutato, all’istituirsi di nuovi processi di interazione e<br />

socializzazione, alla sostanziale ridefinizione di concetti<br />

come identità, territorio, pratiche sociali. Si pensi<br />

all’urbanistica che nell’individuazione di nuove possibili<br />

aree di espansione della città recupera e ridefinisce<br />

destinazioni e funzioni di vaste aree periferiche, per<br />

la maggior parte costituite da strutture industriali<br />

dismesse che si apprestano a diventare parte integrante<br />

del centro.<br />

In Italia, seppure con un certo ritardo, esempi di questo<br />

tipo sono rappresentati, solo per citarne qualcuno,<br />

dalla recentissima ridestinazione dell’Hangar Bicocca<br />

di Milano, diventato sede permanente della<br />

monumentale installazione “I sette Palazzi Celesti” di<br />

Anselm Kiefer (Vedi “Arte/Architettura/Città – Anselm<br />

Kiefer “ I sette Palazzi Celesti” di Fabrizio Tramontano,<br />

in Viatico anno IX , numero 33, febbraio-marzo 2005)<br />

oppure altri progetti, per rimanere al contesto milanese,<br />

come “Assab One” o l’ispirato “Cittàzioni”, progetto di<br />

arte urbana curato da Mimmo di Marzio.<br />

D’altronde è cresciuto in questi ultimi anni l’interesse<br />

degli stessi artisti per questi temi, di qui il proliferare,<br />

fino a diventare fenomeno di tendenza, di vere e proprie<br />

poetiche dei “Non luoghi” esplicitamente ispirate<br />

all’omonimo libro di Augé. In questo senso il successo<br />

di critica e di pubblico di Botto&Bruno ne è sicuramente<br />

una dimostrazione, ma esempi di sconfinamento nelle<br />

scienze sociali sono anche i progetti di artisti come<br />

Armin Link e dei vicinissimi Stalker, lo stesso<br />

“nomadismo” di Fraterno, i video della Mezzaqui o le<br />

provocatorie quanto esilaranti incursioni mediatiche<br />

dei dimenticati Paglierini&Arpiani.<br />

Ma se è vero che questi temi trovano sempre più<br />

spazio nelle opere degli artisti, nei loro progetti, quasi<br />

a suggerire il movente del loro “fare”, è evidente che<br />

l’arte stessa sembra particolarmente adatta a innescare<br />

processi di riqualificazione e di trasformazione:<br />

pensiamo alla mole di investimenti di numerose<br />

amministrazioni pubbliche nonché di enti privati.<br />

A livello internazionale un esempio eclatante ci è offerto<br />

dalla nuova cattedrale dell’arte contemporanea, la<br />

Tate Modern di Londra sorta sulle ceneri della<br />

mastodontica ex centrale elettrica del South Bank sul<br />

Tamigi. Accanto alla Tate Modern, sempre nella zona<br />

ex-industriale di Southwark sorge anche il Globe<br />

Theatre, fedele ricostruzione del teatro di Shakespeare,<br />

nonché il Museo del Rose Theatre sulle fondamenta<br />

ritrovate del teatro di epoca elisabettiana. Questo solo<br />

per dare un’idea delle dimensioni e dell’impatto di<br />

progetti di questo tipo.<br />

In Italia, alla già citata Milano vanno segnalate Napoli<br />

e Torino che hanno fatto dell’arte un volano del “riscatto”<br />

e della riqualificazione urbana, nel quadro di un<br />

programma più generale di riassetto e<br />

ammodernamento.<br />

La città di Torino con la provincia, di fatto, è diventata<br />

il polo museale dell’arte contemporanea in Italia,<br />

“Untitled” di Raquel Schwartz, 2004<br />

in copertina:<br />

“Travel in to memory”<br />

Installazione fotografica di Antonio Manfredi<br />

Reggia di Caserta, maggio 2002<br />

per avvistamenti, contatti e scambi di provviste:<br />

Viatico, vico Purgatorio ad Arco, 19 - 80138 Napoli<br />

redazione volante: 339 8937215<br />

info@viatico.net viatico@libero.it<br />

www.viatico.net


accanto alla storica GAM e al Castello di Rivoli, sono<br />

nate la Fondazione Sandretto Re Debaudengo, il grande<br />

progetto della “Cittadella” di Pistoletto, di recente<br />

apertura la Fondazione Merz, il Castello di Rivara<br />

insieme ad altre collezioni private, e altri musei come<br />

il Museo della Montagna che aprono le porte a importanti<br />

eventi dell’arte contemporanea.<br />

Napoli non di meno ha investito nell’arte contemporanea,<br />

delle volte prediligendo l’immagine, altre badando più<br />

alla sostanza. Nel frattempo sono nati due musei<br />

dedicati al contemporaneo, il Pan e il Madre che<br />

sicuramente rappresentano un segnale positivo di<br />

attenzione al contemporaneo e sono il prodotto di sforzi<br />

notevoli, anche se forse è mancato il lavoro di<br />

storicizzazione sull’arte a Napoli, ancora poco<br />

considerata, anche a causa di un mercato debole e<br />

attardato.<br />

Di grande impatto, sicuramente, la nuova metropolitana<br />

cittadina dove trovano collocazione ideale opere di<br />

artisti celebri, più spesso legati al territorio, e molto<br />

attenti al rapporto arte-architettura.<br />

Ed è proprio in questo contesto che si colloca la vicenda<br />

del Casoria International Contemporary Art Museum<br />

che, pur mantenendo elementi di assoluta originalità,<br />

contribuisce a diversificare un’offerta culturale, come<br />

abbiamo visto, in grande crescita.<br />

A parte considerazioni ovvie sulla nascita di un museo<br />

nella provincia, se non erro l’unico rivolto al<br />

contemporaneo, il Casoria Internetional Contemporary<br />

Art Museum è un progetto di assoluta attualità per una<br />

serie di ragioni molto semplici ma non per questo<br />

scontate.<br />

Sono presenti artisti di tutto il mondo, di generazioni<br />

diverse, che usano linguaggi e supporti, i più disparati,<br />

nel segno della “diversità ”. È davvero sorprendente<br />

“Swing II” di Norbert Francis Attard, 2005<br />

constatare una tale rappresentanza di artisti cinesi o<br />

ciprioti, vera novità del panorama internazionale, nonché<br />

vedere censita una giovanissima quanto promettente<br />

compagine di artisti napoletani come La Ragione, Piano,<br />

o i graffitisti Cyop&Kaf e Raf, accanto a nomi più<br />

conosciuti come Barisani per rimanere nell’ambito<br />

cittadino oppure <strong>Ana</strong>ut, Barredo, Grozdanov, Hofmann,<br />

Schwartz, allargando i confini.<br />

Altro aspetto peculiare è la location del museo, ubicato<br />

negli spazi seminterrati di una scuola elementare che<br />

immediatamente ci informa sulla dimensione<br />

sperimentale e “underground” di un progetto che nasce<br />

dal basso e si sviluppa secondo un modello orizzontale.<br />

Qui lo spazio non “relega” l’ opera, piuttosto si trasforma<br />

e ridefinisce la sua funzione proprio grazie alla presenza<br />

dell’arte. È questo un aspetto particolarmente<br />

significativo, anche alla luce di quello che abbiamo<br />

detto all’inizio, ovvero in relazione alla questione del<br />

recupero e della ridestinazione dei luoghi.<br />

Non trascurabile il fatto che ci troviamo, anche nel caso<br />

di artisti più storicizzati, di fronte a produzioni<br />

recentissime, spesso veri e propri progetti site-specific,<br />

non necessariamente allineati con le mode del mercato;<br />

visto che gli artisti non sono stati scelti sulla base di<br />

logiche di appartenenza ma piuttosto sulla valutazione<br />

dei progetti. Ciò naturalmente ha contribuito a creare<br />

uno scenario composito e variegato dove tutto sembra<br />

più giocato sul contrasto che sull’assonanza e dove le<br />

differenze culturali convivono in un dialogo serrato e<br />

stimolante.<br />

Penso che il grande riscontro di pubblico e di critica<br />

che il Casoria International Contemporary Art Museum<br />

ha riscosso immediatamente, anche se inaugurato solo<br />

da qualche mese, sia, almeno in parte, riconducibile<br />

proprio alla sua struttura aperta, alla capacità di<br />

accogliere ricerche, le più disparate.<br />

Siamo decisamente lontani da un approccio filologico,<br />

da scelte, già detto, condizionate dal borsino dell’arte<br />

o dal trand del momento o irrigidite in banali percorsi<br />

tematici. Piuttosto ci troviamo in uno spazio sobrio che<br />

ci invita a fruire dell’opera senza troppi inutili accessori,<br />

come potrebbe capitare aggirandosi in qualche loft<br />

newyorkese.<br />

Vero “deus ex-machina” di questo progetto è Antonio<br />

Manfredi, artista di lunga data approdato con successo<br />

ad esperienze di curatela, che non rinuncia per questo<br />

alla sperimentazione e alla ricerca nella migliore<br />

tradizione di quella critica creativa troppo dimenticata.<br />

Di qui l’atmosfera che si respira in questo museo, di<br />

elegante informalità, senza compiacimenti o false<br />

modestie, lasciando che l’arte dica quello che sa, quello<br />

che ogni volta scopre, senza eccessivi clamori e<br />

spettacolarizzazioni mediatiche.<br />

E, forse, insinuando anche l’idea che, tutto sommato,<br />

essere periferici non è sempre una disgrazia.<br />

L’ARTE ORIENTALE di Zhao Shulin<br />

“Untitled” di Huang Yan, 2004<br />

Non è un caso che siano così tanti gli artisti orientali,<br />

cinesi, giapponesi, coreani e taiwanesi invitati a questa<br />

manifestazione, così come non è un caso che sia io a<br />

scrivere per questi artisti. Quando nel 2001 conobbi<br />

Antonio Manfredi impegnato nella realizzazione di alcune<br />

sculture monumentali in Cina, immediatamente nacque<br />

un feeling che ci portò successivamente a collaborare<br />

per varie iniziative comuni. Insieme visitammo a Pechino<br />

e in tutta la sua sterminata provincia decine di studi di<br />

pittori, scultori, fotografi e performer che in buona parte<br />

abbiamo invitato a questa manifestazione per la<br />

realizzazione del Museo Internazionale di Arte<br />

Contemporanea della Città di Casoria di cui Manfredi<br />

è il curatore.<br />

L’arte orientale fin dagli esordi è nata sottolineando il<br />

suo aspetto prettamente didattico e ha sempre<br />

evidenziato il suo intento nello sviluppare valori in grado<br />

di regolare i rapporti umani. Il pittore orientale riflette<br />

nelle sue opere la storia, il suo pensiero, l'anima e la<br />

sua concezione filosofica.<br />

In questi primi anni del nuovo millennio, la scena dell’arte<br />

contemporanea si presenta molto articolata, vi<br />

partecipano artisti così diversi per storia e per educazione<br />

da rendere vano ogni tentativo di racchiuderla in una<br />

definizione unitaria, che possa valere per tutti i suoi<br />

aspetti.<br />

Così, l’arte cinese in particolare e quello orientale in<br />

generale, si occidentalizza solo in apparenza,<br />

mantenendo nella sostanza le proprie prerogative<br />

caratteriali e culturali, pur guardando con interesse alla<br />

storia dell’arte occidentale, ne trasforma il linguaggio in<br />

una originale fusione tra Asia e Occidente, sviluppando<br />

così un’assoluta originalità di stili e di contenuti.<br />

Il supporto fotografico e il video ha rappresentato forse,<br />

in questo ultimo decennio, il mezzo espressivo più<br />

idoneo a soddisfare le esigenze creative degli artisti<br />

orientali dell’ultima generazione e delle loro<br />

performances, il messaggio delle opere esposte in<br />

questa mostra di Casoria offre spunti di riflessione sul<br />

rapporto fra tradizioni e culture diverse tra loro.<br />

Sono infatti molti gli artisti che hanno presentato un<br />

video o una fotografia<br />

Il cinese Huang Yan è conosciuto in tutto il mondo come<br />

il tatuatore di paesaggi policromi sui corpi, attingendo<br />

dalla body art e dall’arte del tatoo, ripropone tematiche<br />

proprie della tradizione cinese: a Casoria espone appunto<br />

una fotografia delle sue performances dove si dipinge<br />

sul corpo i simboli stessi dell’iconografia cinese, come<br />

le montagne delle antiche pitture cinesi.<br />

Liu Yang propone una piccola serie di immagini di donne,<br />

notevoli per la discrezione e la delicatezza, anche<br />

cromatica, con cui è avvicinata la realtà del mondo<br />

femminile. Cang Xin si autoritrae al centro di un’aiuola<br />

di rose, in un paesaggio dai colori nitidi e dall'atmosfera<br />

quasi irreale. Zhou Yuechao presenta due fotografie di<br />

grande formato, realizzate durante una performance<br />

dal titolo “Floating Installation-Teahouse” nella città di<br />

Chongqing dove un gruppo di 5 uomini scelti a caso e<br />

una donna vengono mirabilmente utilizzati per una<br />

performance che vuole essere un paradosso della<br />

moderna concezione dell’arte e della cultura.<br />

Li Tianyuan espone la foto di un pallido cielo dal forte<br />

potere evocativo per l’assenza, in un campo totale di<br />

minime variazioni cromatiche, di qualsiasi altro elemento<br />

iconico.<br />

Il fotografo coreano Kim Tae-Jun è, invece, presente<br />

con una grande foto di più di quattro metri di lunghezza,<br />

realizzata mirabilmente nell’interno di un vecchio<br />

ristorante coreano Con il video dal titolo “Utopian<br />

machine”, Zhou Xiaohu, lavorando con personaggi<br />

realizzati in plastilina, mette in scena un interessante<br />

confronto tra la cultura orientale ed occidentale con le<br />

sue miserie e i suoi drammi.<br />

Di particolare interesse anche il film documentario di<br />

56 min. di Wu Wenguang dal titolo “Dance with farm<br />

workers”, dove l’ artista utilizza operai di una industria<br />

tessile per realizzare una performance di grande effetto<br />

scenografico.<br />

Sulla linea dell’analisi politica della società cinese è<br />

invece il suggestivo video dell’artista Liu Wei, dove in<br />

una sorta di sogno autobiografico si succedono immagini<br />

del presente e del passato comprese quelle dei fatti di<br />

piazza Tienamen.<br />

Ancora un video dal titolo “Aliens”, ma questa volta del<br />

giapponese Manubu Hasegawa. Il lavoro, realizzato nel<br />

corso di quattro anni, presenta una successione frenetica<br />

di migliaia di disegni di alieni<br />

Nel momento in cui la Cina in particolare e l’oriente in<br />

generale si apre al mondo come una paradossale<br />

combinazione tra tradizione e novità, gli artisti<br />

“Untitled” di Cang Xin, 2004<br />

manifestano un’energia creativa piena di immaginazione<br />

che poggia, però, sempre su una grande consapevolezza<br />

culturale riguardo al proprio passato e alle significative<br />

trasformazioni del presente. Un mirabile esempio lo<br />

abbiamo con alcune opere che saranno esposte a<br />

Casoria e che faranno parte della collezione permanente<br />

del Museo: a cominciare dai pittori cinesi Huxiang Dong,<br />

che in una piccola tela ad olio ci presenta i singolari<br />

effetti di luce su un corpo di donna coperto da un vestito<br />

di plastica trasparente, Zhang Donghong, affascinato<br />

anch’egli dai giochi della luce, ma in un contesto pittorico<br />

molto differente, dove s’intravede una lingua che sfuma<br />

nel colore azzurro dello sfondo, Ma Lin, con un dipinto<br />

di grande energia figurativa, in cui trionfa uno spettacolare<br />

simbolismo, e infine Xu Xianglin, con un tenero pastello<br />

su carta pergamena che dà vita, sulla trasparenza di<br />

un cielo, a una scena dai toni fiabeschi. Particolarmente<br />

significativa, per il respiro della sua dislocazione spaziale,<br />

è l’opera del pittore taiwanese Ming Yi Chou, il quale<br />

con sedici elementi realizza una composizione, intitolata<br />

significativamente “Felicitad”, che ci porta in una foresta<br />

di fiori. Una segnalazione a parte meritano gli artisti<br />

giapponesi Mihoko Nakahara, che, con una ricerca di<br />

sapore concettuale, distribuisce sulla superficie<br />

monocroma delle sue opere piccole pietre che dilatano<br />

la percezione dello spazio circostante, Toshiro<br />

Yamaguchi, il cui acrilico su tela, intitolato “Spring”,<br />

fornisce un esempio di svolgimento musicale realizzato<br />

attraverso la ritmica distribuzione delle forme sulla<br />

superficie dipinta, e Kazuyo Yamamoto, che, nel suo<br />

olio su tela, ha inserito sul fondo verde un arcipelago<br />

di forme tondeggianti.<br />

Di diversa natura le opere della scultrice giapponese<br />

Yoshie Tonegawa, che conduce una ricerca di raffinato<br />

materismo su strutture di essenziale geometrismo, degli<br />

scultori cinesi Xu Zhenglong, con una piccola scultura<br />

in resina, intitolata “Revival”, che raffigura un personaggio<br />

dalla caratterizzazione singolarmente accentuata, e Li<br />

Zijie, con un’opera in materiale plastico argentato<br />

raffigurante una sorta di argenteo idolo coronato da due<br />

mani congiunte in preghiera, che – scrive l’autore –<br />

sono il simbolo di Dio.


UN PROGETTO PER IL MUSEO DELLA CITTÀ<br />

di Vitaliano Corbi<br />

La convinzione che il turismo rappresenti per il nostro paese<br />

un’importante risorsa economica ha indotto spesso gli<br />

amministratori pubblici, e i loro amministrati, a riporre grande<br />

fiducia in tutte quelle iniziative che, in un modo o in un altro,<br />

dovrebbero avere la capacità di promuoverlo. Oggi quasi<br />

non c’è iniziativa pubblica, nel campo dell’arte contemporanea,<br />

che non venga proposta nell’ottica del cosiddetto “turismo<br />

culturale”. Una mostra acquista interesse quando le viene<br />

riconosciuto il ruolo di “attrattore”, quando, indipendentemente<br />

dal suo valore culturale, si ritiene che possa contribuire ad<br />

orientare il flusso turistico verso la località che la ospita. In<br />

realtà , affinché il turismo d’arte diventi davvero un fattore<br />

importante di sviluppo economico sono necessarie una serie<br />

di condizioni (che vanno da una politica adeguata di tutela<br />

e di valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio storicopaesaggistico<br />

all’efficienza dei servizi e delle strutture<br />

d’ospitalità, alla capacità di programmazione e di<br />

coordinamento) che, tutte insieme, fanno di una mostra o<br />

di un concerto in piazza qualcosa di più di un episodio isolato,<br />

di un momento di “festa” nel tessuto di una grigia e degradata<br />

quotidianità . Quando mancano questi presupposti, il “grande<br />

evento”, come da qualche tempo viene enfaticamente definita<br />

qualsiasi pretenziosa manifestazione artistica, non produce<br />

altro effetto che una modesta risonanza sui media locali e<br />

qualche marginale incremento di consenso: l’obiettivo di<br />

intercettare il flusso turistico rimane fuori portata, diventa<br />

anzi un miraggio irraggiungibile per il quale si sacrifica ogni<br />

altro traguardo e si rinuncia all’elaborazione di linee di politica<br />

culturale più coraggiose, in grado di incidere positivamente<br />

nella formazione dell’opinione pubblica e, oserei dire, nella<br />

coscienza civile nella cittadinanza.<br />

Questa breve premessa era necessaria per richiamare<br />

l’attenzione su un aspetto fondamentale del progetto Una<br />

Città per l’Arte, affidato dal Comune di Casoria alla cura di<br />

Antonio Manfredi e dell’International Contemporary Art<br />

Center. Il progetto ha già prodotto alcuni risultati rilevanti,<br />

come il Simposio internazionale svoltosi nello scorso ottobre<br />

e la realizzazione del Parco delle Sculture. Ora, con questa<br />

mostra che vede la partecipazione di circa cento artisti<br />

provenienti da ogni parte del mondo, si affronta un passaggio<br />

decisivo, che porterà all’istituzione del Museo d’Arte<br />

Contemporanea della Città di Casoria.<br />

A me, che seguo la generosa impresa di Manfredi e dei<br />

suoi collaboratori con ammirazione e grande interesse, ma<br />

solo dall’esterno, non tocca certamente il compito di illustrare<br />

i contenuti e gli obiettivi del progetto. Penso, però, che sia<br />

doveroso da parte di chi da molti decenni partecipa alle<br />

vicende della vita artistica non solo napoletana con un ruolo<br />

che è, se non altro, di testimone pubblico, sottolineare il<br />

caso niente affatto frequente di un’amministrazione cittadina<br />

che, rinunciando alle solite iniziative che inseguono la<br />

speranza di qualche vantaggio promozionale, in chiave<br />

turistica o elettorale, s’impegna invece su una linea progettuale<br />

a lungo termine, centrata su obiettivi di crescita culturale e<br />

civile della cittadinanza. Chi ha avuto modo di seguire le<br />

diverse fasi del Simposio Internazionale di Scultura, che ha<br />

messo a contatto diretto gli organizzatori della manifestazione,<br />

gli artisti e la popolazione di Casoria, con la partecipazione<br />

attiva di una folta rappresentanza studentesca, sa che queste<br />

nostre considerazioni non si riferiscono solo alle motivazioni<br />

che hanno ispirato il progetto Una Città per l’Arte, ma toccano<br />

il piano della concreta operatività cui esso ha già dato<br />

corso.<br />

Un tratto caratterizzante del progetto sta sicuramente nel<br />

modo in cui esso ha affrontato l’obiettivo del coinvolgimento<br />

dei giovani, mettendo direttamente in contatto gli alunni con<br />

le opere e con gli artisti. È evidente che questo proposito<br />

“Regina” di Klitsa Antoniou, 2004<br />

si fonda sulla convinzione che l’attività artistica non sia<br />

riducibile a un’esigenza espressiva ingenua e preriflessiva,<br />

ma contiene in sé un elemento di consapevolezza critica e<br />

che questa dimensione autoriflessiva è strettamente collegata<br />

alla concretezza del fare arte. In realtà , autoriflessività e<br />

apertura pragmatica al mondo sono polarità costitutive<br />

dell’esperienza artistica e non a caso esse sono presenti<br />

ed esplicitamente tematizzate nell’arte contemporanea, a<br />

partire dalle avanguardie storiche dell’inizio del Novecento.<br />

Va inoltre osservato che l’importanza della dimensione<br />

educativa non è semplicemente una conseguenza dell’aver<br />

individuato nella scuola un terreno propizio a un’iniziativa di<br />

promozione e di conoscenza dell’arte contemporanea.<br />

Quella dimensione è già implicita nel carattere aperto e<br />

costitutivamente problematico dell’arte e può essere avvertita<br />

pienamente quando, rivolgendo l’attenzione sulla<br />

processualità della ricerca artistica, se ne colga la<br />

connessione con ogni altro momento esperienziale e<br />

l’incidenza sullo sviluppo e sulla crescita dell’individuo. Non<br />

a caso tra i primi ad aver posto l’accento su quello slancio<br />

immaginativo che proietta la ricerca artistica oltre il traguardo<br />

dell’esistente, c’è John Dewey, che aveva visto<br />

nell’immaginazione “lo strumento essenziale dell’educazione”.<br />

Il ruolo insostituibile dell’immaginazione artistica sta da una<br />

parte nella sua capacità di aderire alla realtà dell’esperienza,<br />

ai suoni, ai colori, alle qualità sensibili delle cose del mondo,<br />

e, dall’altra, nell’esigenza di totalità che in essa si esprime.<br />

Attraverso l’arte noi avvertiamo che gli oggetti che l'intelletto<br />

ci consente di raggiungere sono frammenti di quella possibile<br />

totalità di esperienza che l'immaginazione ci dischiude.<br />

Sappiamo bene, dopo Kant, che all’idea della totalità del<br />

mondo interno e del mondo esterno non corrisponde nessun<br />

particolare contenuto conoscitivo e che perciò essa non può<br />

rivestire il carattere di effettiva conoscenza. Ma tale ideale<br />

di totalità, che può aspirare solo a presentarsi come un<br />

modello regolativo, si rispecchia nel carattere di organicità<br />

dell’esperienza artistica, nell'immanenza del tutto nelle parti,<br />

del fine nei mezzi che questa, pur nella sua finitezza, sembra<br />

in grado di realizzare. Nelle opere d’arte convivono frammenti<br />

di storie individuali, stili linguistici diversi e dissonanti accenti<br />

espressivi, tracce cognitive destinate “normalmente” a<br />

rimanere separate. Ma la loro convivenza non è solo un<br />

dato di fatto. È il risultato della condivisione di un progetto<br />

riconoscibile come elemento unitario che attraversa e tiene<br />

insieme quella molteplicità di differenze. Il valore estetico<br />

non è un sigillo di totalità impresso una volta per sempre,<br />

ma piuttosto un’aspirazione, la traccia visibile di un processo<br />

che nell’opera raggiunge il momento del suo compimento<br />

e insieme del suo rinnovarsi. La consapevolezza di questa<br />

tensione processuale è alla base dell’idea di un museo che<br />

sia non solo luogo di conservazione e di esposizione dell’opera<br />

d’arte, ma campo di ricerca e di sperimentazione, spazio<br />

d’incontro e di dialogo formativo o, come giustamente dice<br />

Manfredi, “museo-laboratorio”.<br />

L’impostazione data al progetto Una Città per l’Arte,<br />

chiaramente segnata negli obiettivi che sono stati già<br />

realizzati, ci autorizza ad avanzare un’ulteriore considerazione.<br />

La giusta attenzione verso i problemi dell’organizzazione<br />

della cultura e il riconoscimento dell’importanza dell'attività<br />

svolta dalle gallerie private nel campo della distribuzione<br />

e della vendita dei prodotti artistici non giustificano la<br />

trasfigurazione del mercato in protagonista della storia<br />

dell’arte, con il conseguente scarso interesse dei media e<br />

delle stesse istituzioni pubbliche verso i problemi specifici<br />

della formazione e della produzione artistica, verso il mondo<br />

degli studi e dei laboratori degli artisti, le istituzioni scolastiche,<br />

le accademie e le università , verso il contesto, cioè, delle<br />

condizioni e dei fattori - non riducibile al solo circuito del<br />

mercato - che concorrono direttamente allo svolgimento<br />

della vita artistica. È con questa realtà che deve rapportarsi<br />

un museo d’arte contemporanea e non solo con l’attività<br />

delle gallerie private. Certo, il mercato è una realtà che<br />

condiziona in maniera determinante, nel bene e nel male,<br />

lo svolgimento della vita artistica e un’amministrazione<br />

democratica non può ignorarlo. Ma dal progetto Una Città<br />

per l’Arte viene la preziosa indicazione che è necessario<br />

rapportarsi con questa realtà sulla base di un proprio progetto<br />

di sviluppo culturale e che in tal modo si può evitare di fare<br />

da cassa di risonanza a quanto le mode e il mercato hanno<br />

già portato al successo.<br />

Infine, merita un cenno il richiamo esplicito e costante, da<br />

parte del curatore del progetto e dei rappresentanti delle<br />

istituzioni in esso impegnati, all’arte come strumento di<br />

solidarietà tra i popoli e alla necessità che l’attuale impetuoso<br />

processo di globalizzazione dell’economia e della<br />

comunicazione sia indirizzato non già verso l’eliminazione<br />

delle differenze, ma verso la loro comprensione, in quanto<br />

elemento di forza nella costruzione di un'etica mondiale,<br />

fondata sul senso della comune appartenenza umana.<br />

L’orizzonte marcatamente internazionale in cui s’inseriscono<br />

tutti i momenti del progetto – e in particolare questa mostra<br />

– sta a testimoniare che anche l’arte può assumersi quest’<br />

impegno etico e dare il proprio contributo alla comprensione<br />

reciproca tra i popoli e ad una pacifica, costruttiva convivenza,<br />

nel cui ambito le differenti tradizioni possono trovare una<br />

giustificazione etico-filosofica ed esplicarsi in un clima di<br />

fratellanza. La mondializzazione degli scambi, che accelera<br />

la competizione economica e tende ad imporre standard<br />

omologanti, potrà allora essere vissuta come impegno<br />

affinché essa si trasformi in opportunità di apertura agli altri<br />

e di dialogo tra tutti gli uomini, in modo che anche il campo<br />

dell’arte e della creazione diventi davvero territorio<br />

di libertà e di valorizzazione delle differenze.<br />

VIATICO-FLASH<br />

“Untitled” di Kim Tae-Jun, 2004<br />

XII Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo, Castel Sant’Elmo,<br />

19-28 settembre, Napoli. Il 22 settembre a Torino inaugurazine congiunta di 6<br />

gallerie: Carbone.To presenta la personale di Elisabeth Aro, a cura di F. Pasini;<br />

alla Galleria Maze “I don’t always agree” ovvero opere di Lise Harley, testo di C.<br />

Corbetta; negli spazi della galleria Alberto Peola mostra di Marguerite Kahrl dal<br />

titolo “Noble Savage”; Andrea Massaioli con “Un bacio e dieci conchiglie” alla 41<br />

artecontemporanea, testo di G. Curto; Guido Costa Projects apre la stagione<br />

espositiva con “Il segreto di collo” ultima produzione artistica di Cuoghi Corsello;<br />

per finire Nils-Udo con “Rwcent Works” negli spazi di Photo & Contemporary.<br />

Presentata il 22 settembre negli spazi della Triennale di Milano la guida definitiva<br />

del Torino Tour, “Visual design per una città invisibile”, tra gli altri inerventi del<br />

direttore artistico E.Biffi Gentili, di R. Bedrone e Pininfarina. Inaugurata il 24 settembre<br />

“Unexpected”, l’ultima personale italiana di Robert Barry, Galleria Massimo Minini,<br />

Brescia. “The Strange Museum” di Ilya e Emilia Kabakov negli spazi milanesi della<br />

Galleria Lia Rumma, a partire dal 4 ottobre. Nuova prestigiosa location per lo Studio<br />

d’arte Raffaelli, trasferitosi a Palazzo Wolkenstein, via Marchetti, 17 – Trento. Dal<br />

7 ottobre al 23 dicembre, mostra antologica dedicata a Ketty La Rocca “Works<br />

1964-1976”, Galleria Emi Fontana, Milano. Fine settembre, doppia personale di<br />

Umberto Manzo negli spazi napoletani e romani dello Studio Trisorio.<br />

Dopo la pausa estiva, partenza “aggressiva” del Changing Role-Move Over Gallery:<br />

sino al 4 novembre “Post-Photography” nel Mail Space, la performance “Stark Rot”<br />

di Rosy Rox il 28 settembre con omonima mostra fino al 15 ottobre nei locali della<br />

Rosario Farina Haute Couture di Palazzo Cellamare, per finire con la personale<br />

di Massimo Mastronardi dal titolo “Inside” nei nuovissimi spazi della Home Gallery.<br />

Chiusa il 20 settembre nella splendida cornice di Castel dell’Ovo la mosta “Invenit”<br />

a cura dell’Istituto di Tecniche dell’Incisione dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.<br />

S.N.O.W. ovvero “Sculpture in Non-Objective Way”, indagine sulla ricerca plastica<br />

non oggettuale e astratta curata da A. Bellini, in mostra opere di G. Caravaggio,<br />

P. Piscitelli, C. Shawcross, R. Rhode, B. Dahlem e F. Gennari; Galleria Tucci<br />

Russo, Torre Pellice, a partire dall’8 ottobre 2005. Inaugurata il 15 settembre la<br />

personale di Givanni Anselmo negli storici spazi napoletani della Galleria Alfonso<br />

Artico. Fino al 29 ottobre presso Antonio Colombo Arte Contemporanea ultima<br />

attesissima personale di Andrea Salvino dal titolo “Antagonista”, testo a cura di C.<br />

Perrella. Mostra “Mail Art allo specchio” a cura di Ruggero Maggi, dal 24 settembre<br />

al 18 ottobre presso la On the road Art Gallery di Gallarate. Intrigante mail art<br />

project dal titolo significatico “Emigration” a cura dell’artista napoletano Roberto<br />

Scala, 140 artisti da 28 nazioni nel chiostro del convento di S.Maria della Lobra in<br />

Massa Lubrense. Presentato il 13 settembre alla Feltrinelli di Napoli l’ultimo romanzo<br />

di Franco Borgo Taviani dal titolo “Il tesoro”, inerventi critici di Valerio Caprara e<br />

Titti Marrone.


LA RETE GLOBALE DELL’ARTE di Simona Ciuccio UNDERCOVER PAINTING ART di Ilaria Pacini<br />

“Immagine Verticale” di Renato Barisani, 2003<br />

Lo scopo di queste manifestazioni è<br />

quello di dar vita a questo “luogo<br />

dell’arte”, di dare al pubblico la<br />

p o s s i b i l i t à d i c o n f r o n t a r s i<br />

continuamente con tematiche e<br />

questioni d’arte contemporanea e di<br />

conoscerle meglio.<br />

Nella prima esposizione “100 Artists<br />

for a museum” saranno presenti artisti<br />

provenienti da quaranta paesi diversi.<br />

L’alto numero di nazioni presenti<br />

lascia immaginare che in sostanza<br />

non si tratta di ridurre allo stesso<br />

denominatore o di trovare una<br />

corrente comune all’interno dell’arte<br />

contemporanea. Attraverso questa<br />

rete globale si cerca di richiamare<br />

l’attenzione sulle sintonie e le<br />

differenze che si ritrovano nelle<br />

tematiche e nel materiale che<br />

possibilmente conducono ad intense<br />

discussioni e confronti.<br />

Lo spettro si mostra ampio già solo<br />

tra gli artisti dei vicini dintorni.<br />

Renato Barisani, napoletano nato nel<br />

1918, che attraverso la sua continua<br />

ricerca di tecniche e materiali<br />

cercando un linguaggio concreto ha<br />

influenzato l’arte di quest’ultimo<br />

secolo fin oltre la sua regione, è<br />

presente così come lo sono alcuni<br />

altri suoi concittadini dell’ultima<br />

generazione. Christian Leperino, del<br />

1979, conosciuto oltre che per i video,<br />

la fotografia e le performance anche<br />

per i suoi dipinti innovativi, ci dimostra<br />

c o n i l s u o r i t r a t t o m o l t o<br />

impressionante in mostra, che la<br />

pittura è più attuale che mai. Anche<br />

Monica Biancardi riesce a toccare<br />

l’anima con le sue fotografie delicate<br />

r i p r e n d e n d o l e t e m a t i c h e<br />

dell’esistenza umana, che restano<br />

valide fuori dallo spazio e dal tempo.<br />

Con i due artisti dalla Svizzera,<br />

Sybille Pasche e Pasquale Ciuccio,<br />

vediamo rappresentate due posizioni<br />

della scultura contemporanea.<br />

Mentre per Sybille Pasche è<br />

questione di rendere visibile la<br />

determinata pietra e di studiarne la<br />

struttura, nell’installazione al suolo<br />

di Pasquale Ciuccio, utilizzando uno<br />

strato di colore ultramarino, ci si<br />

rende conto solo in un secondo<br />

momento che si tratta di pietre. La<br />

scultura appare in tale leggerezza<br />

che sembra quasi staccarsi dal suolo<br />

e fluttuare.<br />

Oltre a numerosi artisti europei vi<br />

troviamo anche rappresentanti di altri<br />

continenti, come la guatemalteca<br />

Iriada Cano e la boliviana Raquel<br />

Schwartz, che impressionano con le<br />

loro installazioni. Anche il cinese Li<br />

Tianyan riesce ad affascinarci con<br />

una sua fotografia che testimonia ciò<br />

che il pubblico sa dalla Biennale di<br />

Venezia, vale a dire che la Cina così<br />

come la restante arte extra-europea<br />

possono presentare scene artistiche<br />

vivaci e attraenti e che il nostro<br />

sguardo deve essere globale se non<br />

vogliamo fare a meno di attualità,<br />

bellezza e bravura.<br />

Guardando le opere dei cento artisti<br />

possiamo dire con certezza che la<br />

eterogeneità presenta un campo<br />

incredibilmente vasto dell’arte<br />

contemporanea e che quindi a<br />

Casoria sta per nascere una<br />

collezione che ci permetterà di<br />

ricevere impulsi sempre nuovi alla<br />

discussione sull’arte attuale.<br />

“a.a.a. cercasi umanità disperatamente” di Cyop & Kaf, 2005<br />

L'idea di organizzare un simposio di<br />

Undercover painters a Casoria nell’ambito<br />

del progetto per la realizzazione del Museo<br />

Internazionale di Arte Contemporanea della<br />

Città di Casoria si sviluppò a Venezia<br />

incontrando per strada alcuni graffitisti rincorsi<br />

da una pattuglia di polizia municipale. Pensai<br />

che, al di là delle gallerie prestigiose, delle<br />

accademie d'arte e delle fiere, esiste un<br />

f e r m e n t o c u l t u r a l e c h e , f o r s e<br />

inconsapevolmente, riflette i rumori, gli odori,<br />

il ritmo, le immagini e le problematiche delle<br />

città contemporanee. Trovai in Antonio<br />

Manfredi e nel suo progetto un immediato<br />

riscontro e dopo appena due mesi ero già a<br />

Casoria con i 9 artisti invitati e alle prese con<br />

bombolette spray, pennelli e colori.<br />

L’Undercover painters ha avuto inizio con le<br />

avanguardie storiche e oggi si confronta e<br />

si contamina con la cronaca, la poesia, la<br />

tecnologia e con la solitudine di chi vive tra<br />

la folla.<br />

Attenzione però a non cercare in queste<br />

produzioni strascichi di movimenti ormai<br />

definiti o definibili, sarebbe invece opportuno<br />

coglierne l'immediatezza espressiva e la<br />

freschezza della composizione.<br />

Le opere realizzate durante questo simposio,<br />

infatti, non vanno guardate attentamente,<br />

non ci sono virtuosismi ne sperimentalismi<br />

pittorici; ciò che conta ed interessa è la<br />

percezione dell'uomo, non quella del critico.<br />

Lo storico dell'arte potrebbe non notare nulla<br />

di interessante nell'opera di Raffo, mentre<br />

un napoletano leggerà in essa la risposta<br />

genuina di un ragazzo di periferia che nella<br />

aerosol-art ha trovato la chiave per<br />

valorizzare il suo mondo e se stesso.<br />

Diverso discorso va fatto per gli altri artisti<br />

presenti; ognuno di loro si trova ad un punto<br />

della propria ricerca artistica nel quale il<br />

“Rifletti” di Iabo, 2005<br />

prodotto finale ha volutamente infinite chiavi<br />

di lettura che variano a seconda della<br />

collocazione - che può essere tanto un museo<br />

quanto la strada -.<br />

Nell'opera di GGTarantola, Tatiana, Unz e<br />

Robot Inc2501 la realtà virtuale e il mondo<br />

del pixel si scontrano con una Napoli formato<br />

cartolina che agli azzurri-grigi-viola-bianchi<br />

del cielo-mare-Vesuvio contrappone il grigio<br />

scuro dei palazzi per un risultato che, se da<br />

un lato evidenzia le mille possibilità dell'arte<br />

multimediale, dall'altro la immortala in una<br />

forma, quella pittorica, ironicamente scelta<br />

per rendere più aulica la collocazione<br />

all'interno di un museo.<br />

Altre intenzioni muovono, invece, il lavoro di<br />

Cyop e Kaf, due nomi legati a Napoli e alle<br />

sue strade che, per l'occasione, scelgono<br />

come supporto anziché i muri o i vagoni del<br />

treno, una ingiallita carta da parato sulla<br />

quale incorniciano ed espongono le foto dei<br />

loro "pezzi" e, attraverso l'uso degli stencil,<br />

ci ripropongono dei modelli espressivi tipici<br />

del post-graffitismo e della street-art che<br />

riallacciano l'opera in questione con la loro<br />

produzione precedente che trova nei vicoli<br />

di Napoli il suo habitat naturale.<br />

A completare il gruppo ci sono le opere di<br />

Iabo e Macro, entrambi napoletani, legati<br />

anche loro alla street-coulture ma che,<br />

attraverso gli studi "accademici", seguono<br />

un percorso artistico che allo sperimentalismo<br />

espressivo unisce la riflessione sulla società<br />

contemporanea. In particolare Macro indaga<br />

il fenomeno della shopaholic "veneo ergo<br />

sum", mentre Iabo utilizza la grafica tipica<br />

delle immagini pubblicitarie per catturare<br />

l'attenzione dello spettatore e far giungere<br />

in maniera semplice ma immediata il suo<br />

messaggio.<br />

Insomma, una breve panoramica sull'arte<br />

lontana dai salotti e dai clichè.<br />

Viatico<br />

calendario<br />

Alfonso Artiaco<br />

piazza Dei Martiri, 58 (NA) tel. 081 4976072<br />

Giovanni Anselmo<br />

dal 15 settembre<br />

Studio d’arte Cannaviello<br />

via A. Stoppani, 15 - Tel. 02 20240428<br />

Norbert Bisky<br />

dal 7 ottobre al 26 novembre<br />

Dina Carola<br />

via Orazio, 29 (NA) tel/fax. 081 669715<br />

per info telefonare<br />

Cardelli&Fontana<br />

via Mazzini, 35 Sarzana (SP) tel. 0187 626374<br />

per info telefonare<br />

Galleria Fonti<br />

via Chiaia, 229 (NA) tel. 081 411409<br />

per info telefonare<br />

Galica arte contemporanea<br />

viale Bligny, 41 (MI) tel. 02 58430760<br />

Brigitte Niedemair Holy Cow<br />

dal 22 ottobre<br />

Vera Vita Gioia<br />

vico Fonseca, 16 (NA) tel. 335 8343735<br />

David Hammons<br />

ottobre - novembre<br />

In Arco<br />

p.zza V. Veneto, 1/3 (TO) - tel 011 8122927<br />

per info telefonare<br />

Franco Noero<br />

via Giolitti, 52/A (TO) tel. 011 882208<br />

Omaggio al quadrato<br />

13 ottobre - 5 novembre<br />

Alberto Peola<br />

via della Rocca, 29 (TO) tel. 011 8124460<br />

Marguertite Kahrl Noble Savage<br />

dal 22 settembre<br />

404 arte contemporanea<br />

via S. Brigida, 76 (NA) tel. 081 5529169<br />

per info telefonare<br />

41 arte contemporanea<br />

via Mazzini, 41(TO) tel/fax. 011 8129544<br />

Andrea Massaioli<br />

dal 22 settembre<br />

Lia Rumma - Napoli<br />

via Vanella Gaetani, 12 (NA) tel. 081 7643619<br />

William Kentridge<br />

16 novembre - 16 gennaio<br />

Tucci Russo<br />

via Stamperia, 9 Torre Pelice (TO) tel. 012 1953357<br />

S. N. O. W.<br />

8 ottobre - 22 gennaio<br />

Francesco Soffiantino arte contemporanea<br />

via Rossini, 23 (TO) tel. 011 837743<br />

per info telefonare<br />

T293<br />

Piazza Amendola, 4 (NA) tel. 081 295882<br />

Melvin Moti The black room<br />

19 ottobre - 30 novembre<br />

Changing Role<br />

via Chiatamone, 26 (NA) tel. 081 19575958<br />

Post-Photography<br />

21 settembre - 4 novembre<br />

Changing Role - Project Room<br />

via Chiatamone, 36(NA) tel. 081 19575958<br />

Massimo Mastronardi Inside<br />

21 settembre - 4 novembre<br />

Raffaella Cortese<br />

via A. Stradella, 7 (MI) - tel. 02 2043555<br />

T.J. Wilcox<br />

7 ottobre - 30 novembre<br />

Emi Fontana<br />

viale Bligny (MI) tel. 02 58322237<br />

Ketty La Rocca Works 1964-1976<br />

7 ottobre - 23 dicembre<br />

Linding in Paludetto<br />

via Accademia Albertina,40 (TO) tel. 335388868<br />

per info telefonare<br />

Raucci/Santamaria<br />

c.so Amedeo di Savoia, 190 (NA) tel. 081 7443645<br />

Pàdraig Timoney - Frederic Pradeau<br />

7 ottobre - 26 novembre<br />

Franco Riccardo<br />

via S. Teresa al Museo, 8 (NA) tel. 081 5444300<br />

Odinea Pamici A lunga conservazione<br />

7 ottobre - 1 novembre<br />

Vitamin<br />

corso S. Maurizio, 73/b (TO) tel. 001 8136006<br />

per info telefonare<br />

Lipanjepuntin<br />

via Diaz, 4 Trieste tel. 040 308099<br />

per info telefonare<br />

PAC<br />

via Palestro, 14 (MI) tel. 02 76009085<br />

per info telefonare<br />

Giò Marconi<br />

via Tadino, 15 (MI) tel. 02 29404373<br />

Maurizio Mochetti<br />

7 ottobre - 19 novembre<br />

Massimo Minini<br />

via Apollonio, 68 Brescia tel. 030 383034<br />

Robert Barry Unexpected<br />

dal 24 settembre<br />

Studio d’Arte Raffaelli<br />

via Marchetti, 17 Trento tel. 0461 982595<br />

Veritas<br />

14 ottobre - 15 dicembre<br />

PAN<br />

P.zzo Roccella, via dei Mille, 60 (NA)<br />

Il dono dell’artista<br />

Lia Rumma - Milano<br />

via Solferino, 44 (MI) tel. 0229000101<br />

Ilya e Emilia Kabakov<br />

dal 7 ottobre<br />

CASORIA ART MUSEUM<br />

Via Duca D’Aosta, Casoria (Na) tel. 081 8345656<br />

100 Artisti per un museo

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!