Viatico Bimestrale d’arte e cultura contemporanea a cura dell’ Ass. Cult. “Il Viatico” - anno IX n. 36 - ottobre/novembre 2005 CASORIA INTERNATIONAL CONTEMPORARY ART MUSEUM
LA CITTÀ IDEALE DELL’ARTE CONTEMPORANEA di Antonio Manfredi Quando due anni fa l’Amministrazione Comunale di Casoria mi ha proposto di seguire questo progetto pluriennale, dal titolo “Una Città per l’Arte”, che prevede la riqualificazione di svariate aree industriali dismesse in aree di sviluppo culturale ed artistico (Il Parco delle Sculture, il Museo Internazionale di Arte Contemporanea), ho capito, anche se tra mille perplessità , che non potevo esimermi dall’accettare. Il primo passo è stato quello di coinvolgere alcuni critici che stimavo e ritenevo potessero aiutarmi, con i loro consigli, nel definire le linee essenziali del progetto. Il secondo passo è consistito nel creare un gruppo di lavoro giovane e dinamico che mi coadiuvasse nel lavoro da svolgere; il terzo nel selezionare ed invitare quegli artisti che avevo conosciuto personalmente ed imparato ad apprezzare per il loro lavoro e la loro serietà professionale. Nella selezione non ho seguito criteri esclusivi di tendenza o di appartenenza a questo o quel circuito di mercato. La mia è stata una scelta sulla base delle personali conoscenze del mondo dell’arte, compiuta senza preconcetti, muovendomi con libertà entro l’intero orizzonte delle correnti artistiche internazionali. La raccolta che si viene profilando accosta, infatti, la figurazione alla performance, l’astrattismo geometrico alla video arte, il concettuale all’informale, l’installazione fotografica alla scultura. L’intenzione è quella di raccogliere soprattutto lavori di artisti che operano nella quotidianità , con o senza la mediazione delle istituzioni private e pubbliche. Mentre è del tutto estranea allo spirito di questa iniziativa la pretesa di offrire una ricostruzione esaustiva del panorama artistico contemporaneo, si nutre invece l’ambiziosa speranza di riuscire a mediare, nel contesto del percorso espositivo che il Museo intende tracciare, l’apertura alla realtà sociale con la dimensione interiore e individuale dell’esperienza artistica, facendo convivere l’immagine poetica con quella socialmente provocatoria. Con questa prima serie di mostre e workshop realizzati tra il 2004 e il 2005 sono state acquisite, grazie alla donazione degli artisti, 141 opere tra pittura, scultura, fotografia, video ed installazioni, una decina di documentari di performance di body art, sound art, poesia visiva, painting, video e dance performance, 10 tra opere di graffitisti e fumettisti, 20 opere selezionate tra gli artisti partecipanti alla XII Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo ed infine 12 opere di scultura monumentale installate in via definitiva nel Parco delle Sculture della Città di Casoria. Quasi 200 opere, dunque, per altrettanti artisti che hanno creduto in un progetto che viene da una provincia, quella di Napoli, che solo negli ultimissimi anni sta cercando di uscire da una condizione di pesante chiusura ed arretratezza confrontandosi, attraverso la cultura, con i grandi temi della vivibilità e della crescita sociale. D’altronde la nascita in provincia di diverse gallerie private d’arte contemporanea sta ad indicare la volontà crescente di ritrovare una propria identità culturale, che non è certamente di confronto/scontro con la grande città di Napoli, ricca della sua storia passata e presente, ma non è neppure di subalternità ai grandi progetti che proprio in questo tempo si stanno realizzando a Napoli in tema di arte contemporanea. Per questo va un ringraziamento particolare agli amministratori di Casoria, che con coraggio e tra mille difficoltà economiche e burocratiche hanno voluto fortemente questo progetto e mi hanno dato la possibilità di portarlo avanti. Molta attenzione ho voluto dedicare alle nuove generazioni di artisti orientali, soprattutto cinesi, giapponesi e coreani, che hanno accolto generosamente la mia proposta presentando opere, soprattutto fotografiche, ma anche video, pittura e scultura, di sicuro impatto sociale. Un’altra presenza importante è quella di molti artisti italiani dell’ultima generazione, che, pur lavorando con prestigiose gallerie ed essendo presenti a manifestazioni di carattere internazionale, hanno voluto dare il loro prezioso contributo a questa manifestazione. Ma dall’Europa all’Australia, dal Sud al Nord America, dall’Africa al Medio Oriente tutti gli artisti invitati hanno compreso il vero obiettivo di questa raccolta ed hanno voluto contribuire inviando opere recenti o già storicizzate e presentate a prestigiose rassegne internazionali, come, ad esempio, la Biennale di Venezia. Per ognuno di questi amici, artisti e curatori, avrei da raccontare aneddoti, grandi e piccole avventure, delusioni e trionfi nei luoghi più disparati della terra. A tutti solo un sincero ringraziamento per avermi dato la forza ed il coraggio di intraprendere e cercare di portare a termine questo progetto. L’obiettivo immediato, dopo questa prima mostra, sarà quello di allargare ulteriormente l’area della nostra iniziativa, sia perfezionando i contatti avviati con vari artisti del continente africano, sia invitando a partecipare al progetto una significativa rappresentanza di artisti campani. Ma cosa è questo luogo che io amo chiamare “La città ideale dell’arte contemporanea”? il Museo Internazionale di Arte Contemporanea è stato incentrato dal primo momento sull’obiettivo fondamentale che esso sia un punto di riferimento culturale, vivace e stimolante per tutti e non un luogo statico. Questo Museo si prefigge di essere momento di incontro e scambio, con un programma di iniziative che toccano, da una parte, un pubblico ampio, soprattutto di giovani, e, dall’altra, gli stessi artisti, che sono chiamati di volta in volta a realizzare in loco l’allestimento degli spazi e delle opere. Con questa operazione si punta alla creazione di un villaggio di forme, una sorta di “città ideale dell’arte contemporanea”, nella quale le opere presenti coabitano armoniosamente, in modo da esprimere al meglio la loro diversità. “Plastic Gloss” 2005 L’obiettivo principale è quello di avvicinare e coinvolgere tutti coloro che sono interessati all’arte contemporanea. Con i periodici work shop, dove sono invitati gli artisti, si vuole contribuire all’interazione tra gli autori delle opere esposte ed i visitatori, in modo da rendere l’arte contemporanea chiara e comprensibile a tutti coloro che desiderano ampliare i propri orizzonti. Ritengo che sia questa la nota che differenzia questo Museo dagli altri, e cioè la possibilità per gli artisti, invitati periodicamente nei numerosi workshop, di avere a disposizione nel Museo degli atelier dove poter realizzare le proprie opere, una sala mostre temporanea per poter esporre le opere realizzate e dare nel contempo la possibilità ai visitatori, studenti, collezionisti, galleristi ed operatori del settore in genere, di interagire con gli artisti. Infine, particolarmente significativo e qualificante è il rapporto che si è stabilito con il mondo della scuola. Un aspetto importante dell’attività del Museo è, infatti, quello di offrire alle scuole d’ogni ordine e grado la possibilità di progettare percorsi cognitivi e laboratoriali, calibrando il proprio intervento rispetto alle opere in esposizione. Una delle peculiarità dell’arte contemporanea è quella di poter offrire al suo pubblico, l’occasione per discutere ed approfondire tematiche strettamente legate al quotidiano, offrendo, al contempo, molteplici spunti per riflessioni di carattere linguistico, sociale e politico di sicuro interesse socio/culturale. Insomma, da questo nostro progetto dovrà nascere un Museo vivo ed aperto: una vera e propria città ideale dell’arte contemporanea. CENTRO E PERIFERIA di Davide Auricchio Già da qualche anno il tema del centro e della periferia è oggetto di un grande dibattito nell’ambito delle discipline più disparate. Pensiamo agli esiti più recenti dell’antropologia, alla teoria del cosiddetto “Centro itinerante” ovvero di un centro che si sposta all’infinito ad una velocità tale da produrre un senso di forte estraniamento. O ai nuovi approcci della sociologia che rivolge particolare interesse all’indagine degli effetti di un contesto sociale e ambientale profondamente mutato, all’istituirsi di nuovi processi di interazione e socializzazione, alla sostanziale ridefinizione di concetti come identità, territorio, pratiche sociali. Si pensi all’urbanistica che nell’individuazione di nuove possibili aree di espansione della città recupera e ridefinisce destinazioni e funzioni di vaste aree periferiche, per la maggior parte costituite da strutture industriali dismesse che si apprestano a diventare parte integrante del centro. In Italia, seppure con un certo ritardo, esempi di questo tipo sono rappresentati, solo per citarne qualcuno, dalla recentissima ridestinazione dell’Hangar Bicocca di Milano, diventato sede permanente della monumentale installazione “I sette Palazzi Celesti” di Anselm Kiefer (Vedi “Arte/Architettura/Città – Anselm Kiefer “ I sette Palazzi Celesti” di Fabrizio Tramontano, in Viatico anno IX , numero 33, febbraio-marzo 2005) oppure altri progetti, per rimanere al contesto milanese, come “Assab One” o l’ispirato “Cittàzioni”, progetto di arte urbana curato da Mimmo di Marzio. D’altronde è cresciuto in questi ultimi anni l’interesse degli stessi artisti per questi temi, di qui il proliferare, fino a diventare fenomeno di tendenza, di vere e proprie poetiche dei “Non luoghi” esplicitamente ispirate all’omonimo libro di Augé. In questo senso il successo di critica e di pubblico di Botto&Bruno ne è sicuramente una dimostrazione, ma esempi di sconfinamento nelle scienze sociali sono anche i progetti di artisti come Armin Link e dei vicinissimi Stalker, lo stesso “nomadismo” di Fraterno, i video della Mezzaqui o le provocatorie quanto esilaranti incursioni mediatiche dei dimenticati Paglierini&Arpiani. Ma se è vero che questi temi trovano sempre più spazio nelle opere degli artisti, nei loro progetti, quasi a suggerire il movente del loro “fare”, è evidente che l’arte stessa sembra particolarmente adatta a innescare processi di riqualificazione e di trasformazione: pensiamo alla mole di investimenti di numerose amministrazioni pubbliche nonché di enti privati. A livello internazionale un esempio eclatante ci è offerto dalla nuova cattedrale dell’arte contemporanea, la Tate Modern di Londra sorta sulle ceneri della mastodontica ex centrale elettrica del South Bank sul Tamigi. Accanto alla Tate Modern, sempre nella zona ex-industriale di Southwark sorge anche il Globe Theatre, fedele ricostruzione del teatro di Shakespeare, nonché il Museo del Rose Theatre sulle fondamenta ritrovate del teatro di epoca elisabettiana. Questo solo per dare un’idea delle dimensioni e dell’impatto di progetti di questo tipo. In Italia, alla già citata Milano vanno segnalate Napoli e Torino che hanno fatto dell’arte un volano del “riscatto” e della riqualificazione urbana, nel quadro di un programma più generale di riassetto e ammodernamento. La città di Torino con la provincia, di fatto, è diventata il polo museale dell’arte contemporanea in Italia, “Untitled” di Raquel Schwartz, 2004 in copertina: “Travel in to memory” Installazione fotografica di Antonio Manfredi Reggia di Caserta, maggio 2002 per avvistamenti, contatti e scambi di provviste: Viatico, vico Purgatorio ad Arco, 19 - 80138 Napoli redazione volante: 339 8937215 info@viatico.net viatico@libero.it www.viatico.net