Le giuste nozze di Serafino
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• <strong>Le</strong>ggi il testo seguente<br />
<strong>Le</strong> <strong>giuste</strong> <strong>nozze</strong> <strong>di</strong> <strong>Serafino</strong><br />
[…] <strong>Serafino</strong> rientrò nell’ufficio postale, si rimise al telegrafo e cercò <strong>di</strong> riprendere il filo del<br />
<strong>di</strong>scorso interrotto precedentemente all’arrivo del cliente. “Tac – tac – tac – tac – tac …”<br />
[…] Il telegramma era lungo; veniva da Torino, proseguiva per Modane. Quando <strong>Serafino</strong> ebbe<br />
finito sospirò <strong>di</strong> sollievo; poi, visto che il martelletto vibrava ancora, ascoltò, sorrise: era<br />
l’impiegata <strong>di</strong> Torino, la corrispondente sconosciuta che l’interrogava. <strong>Serafino</strong> sorrise più forte,<br />
quasi la signorina potesse vederlo in viso.<br />
“Che cosa fa signor Ghigliotti?”<br />
“<strong>Le</strong>ggo.”<br />
“Che cosa?”<br />
“ Forse che sì forse che no”<br />
“A me non piace D’Annunzio”<br />
“Perché?”<br />
“Perché sono una piccola oca.”<br />
“Chi le piace?”<br />
“Gli scrittori che fanno piangere o ridere: Fogazzaro, Pascoli, Bracco, Rovetta … Ma qui non si può<br />
leggere …Beati loro degli uffici <strong>di</strong> provincia!”<br />
<strong>Serafino</strong> ascoltava, assentiva, <strong>di</strong>ssentiva sorridendo. E il picchiettio del tasto non gli era più o<strong>di</strong>oso.<br />
L’amicizia telegrafica dei due datava da un mese. Un mattino d’aprile <strong>Serafino</strong> si era infatti accorto<br />
che il corrispondente torinese era stato cambiato. Era una donna e non sposata. Quando <strong>Serafino</strong> le<br />
aveva detto signora a più riprese, “Sì signora, No signora, Scusi, signora”l’altra s’era impazientita,<br />
aveva finito col rispondere: “Signorina, se non le <strong>di</strong>spiace!”<br />
<strong>Serafino</strong>, timido e maldestro in presenza delle persone, <strong>di</strong>ventava audace e <strong>di</strong>sinvolto a <strong>di</strong>stanza, per<br />
lettera, o all’apparecchio telegrafico, dove non era necessario mostrare il viso, far sentire la voce o<br />
far vedere dei gesti. E a poco a poco aveva guadagnato la fiducia della sua “corrispondente”. Nei<br />
brevi, ma frequenti intervalli d’ozio e nonostante il <strong>di</strong>vieto formale <strong>di</strong> simili colloqui personali sul<br />
lavoro, si erano fatti molte intime confidenze.<br />
“Papà è senese. La mamma era torinese. Io sono nata a Siena. Ho perduto la mamma ancora<br />
bambina e ho passato in collegio molti anni. Poi mio padre si ritirò a riposo e mi volle con lui. Sono<br />
figlia unica e vivo sola con lui. Mi occuperei esclusivamente delle faccende <strong>di</strong> casa – e ben più<br />
volentieri! - ma papà non ha altra fortuna che la sua pensione ed è per quando sarò sola, che mi<br />
sono rassegnata ad un impiego.”<br />
[…] <strong>Serafino</strong> aveva parlato <strong>di</strong> sé e dei casi suoi. Aveva descritti i suoi capelli neri tagliati a<br />
spazzola, i suoi denti bianchi, la sua barba aguzza”<br />
“Ho compiuto trent’anni l’altro ieri. Mi sono laureato in legge a vent’anni […] <strong>Le</strong>ggo molto e non<br />
sono triste. Sopporto la vita come una persona <strong>di</strong> spirito sopporta uno scherzo <strong>di</strong> cattivo genere;<br />
cercando <strong>di</strong> sorridere…”<br />
( da G.Gozzano, L’altare del passato, 1918)
1. Rispon<strong>di</strong> con le tue parole alle domande.<br />
a) Chi sono i protagonisti del racconto?<br />
b) Qual è il loro mezzo <strong>di</strong> comunicazione?<br />
c) Che tipo <strong>di</strong> lavoro svolgono?<br />
d) Come nasce la loro amicizia?<br />
e) Quali sono i loro argomenti <strong>di</strong> conversazione?<br />
2. Immagina che l’impiegata <strong>di</strong> Torino scriva ad un’amica e le racconti <strong>di</strong> <strong>Serafino</strong>, come lo ha<br />
conosciuto, che cosa sa <strong>di</strong> lui ecc.. (circa 80-100 parole)<br />
3. La situazione in cui due in<strong>di</strong>vidui possono comunicare in tempo reale, senza gli intervalli <strong>di</strong><br />
tempo imposti dalle lettere, è tipicamente moderna. La situazione riportata nel testo si<br />
riferisce ai primi anni del ‘900 ma in fondo è abbastanza attuale. Spiega perché ed esponi<br />
quali sono i vantaggi e gli svantaggi legati alle forme moderne <strong>di</strong> comunicazione e che<br />
conseguenze hanno per lo sviluppo delle relazioni umane. (circa 150-200 parole)