Omaggio a Beato Angelico: un dipinto per il Poldi Pezzoli - UBI Banca

36 • RASSEGNA N. 11 NOVEMBRE 2001

OMAGGIO A BEATO ANGELICO:
UN DIPINTO PER IL POLDI PEZZOLI
DI ANNALISA ZANNI
La mostra, sponsorizzata dalla Banca
Regionale Europea, presenta il capolavoro
di Zanobi Strozzi Madonna dell’Umiltà con
due angeli musicanti recentemente donato
al Museo Poldi Pezzoli, insieme ad altri
dodici capolavori del Beato Angelico,
di Benozzo Gozzoli, del Pesellino.
Fino al 20 gennaio 2002.
Due anni fa giungeva al Museo una lettera stilata
da un notaio che annunciava la volontà di due
generosissimi collezionisti e mecenati di donare al
Museo Poldi Pezzoli un capolavoro: una Madonna
dell’umiltà con angeli musicanti realizzata a
Firenze intorno al quarto decennio del
Quattrocento da un grandissimo artista, oggi individuato
in Zanobi Strozzi, stretto collaboratore del
Beato Angelico. Il dipinto era stato acquistato probabilmente
intorno al 1952 dal senatore Mario
Crespi, la cui famiglia, tra l’altro, fu per lungo
tempo proprietaria del Corriere della Sera, il più
famoso quotidiano italiano. Antonio Leonardi e
Bianca Leonardi de Feo avevano ricevuto in eredità
il dipinto alla morte del senatore nel 1962;
nel corso degli anni, hanno maturato la decisione
di legare alcuni dei loro capolavori a tre musei
italiani, per ricordare la famiglia e insieme per
spingere altri collezionisti a donare per conservare
le testimonianze della cultura artistica
italiana per le future generazioni.
La destinazione ad una istituzione aperta al pubblico
consente inoltre di sottoporre l’opera
all’attenzione e all’autorevolezza del parere degli
studiosi di tutto il mondo: al Poldi Pezzoli, ad
esempio, questo già è avvenuto per alcune importanti
donazioni quali la croce Visconti Venosta
che è stata attribuita ad un intervento giovanile di
Raffaello e per la collezione dei bronzetti rinascimentali
di Mario e Fosca Crespi, ospitati nella
sala Trivulzio al primo piano del Museo dal 1968.
Il legame con la famiglia del senatore Mario e di
donna Fosca data infatti ad anni lontani: la famiglia
ospitò in alcuni locali della propria abitazione
in corso Venezia 20-22 tutte le opere mobili del
Museo durante la seconda guerra mondiale e
donò nel 1949 parte degli arredi della camera da
letto di Giulia Morbio, madre del senatore Mario,
oggi conservati nella Sala Nera.
La decisione di presentare questo capolavoro al
pubblico e insieme di cercare di dirimere le molte
ipotesi riguardanti la sua paternità (tutte, a partire
dal 1924, legate alla figura del Beato Angelico ma
oscillanti tra Domenico di Michelino, il maestro
della Pala di Buckingham, Zanobi Strozzi) ci
A sinistra:
Zanobi Strozzi
(Firenze 1412-1468)
Madonna
dell’Umiltà
con due angeli
musicanti
(di Antonio Leonardi
e Bianca Leonardi de Feo)
Sopra:
Beato Angelico
(Firenze? 1395/1400 ca.
Roma 1455)
Madonna
con il Bambino
(Torino, Pinacoteca
Sabauda)
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hanno spinto a realizzare una piccola mostra selettiva,
nella quale presentare altri dodici grandi
capolavori di mano del Beato Angelico, di
Benozzo Gozzoli, di Pesellino e di Zanobi Strozzi
e poterli confrontare direttamente e discuterne
con i massimi studiosi dell’argomento.
Si tratta quindi di una mostra che è anche
un’occasione di studio e ricerca. Essa infatti
prevede un ricco e approfondito catalogo per
tutto il pubblico con splendide illustrazioni delle
opere, ma anche una giornata di studio-seminario
che ha visto discutere insieme e direttamente di
fronte alle opere i più autorevoli conoscitori della
cultura artistica fiorentina tra il 1425 e il 1455.
Ma questa mostra è anche e soprattutto l’opportunità
per tutto il pubblico di accostarsi a tredici
grandi capolavori tra cui ben quattro splendide opere
di Fra Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico.
A tutti i direttori dei musei e ai colleghi che
hanno generosamente prestato queste fragili,
delicatissime opere che sono esposte in teche
climatizzate, vanno il nostro ringraziamento e
la nostra gratitudine; che vengono estesi inoltre
al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e
alla Regione Lombardia che, oltre al proprio
patrocinio, hanno costantemente aiutato con
competente professionalità la buona riuscita della
mostra. Le tre tavole del frate fiorentino provengono
rispettivamente dalla Galleria Nazionale
di Parma, dalla Pinacoteca Sabauda di Torino e
dai Musei Vaticani di Roma; a queste si affianca
un corale miniato dall’Angelico per il convento di
San Domenico a Fiesole e ora presso la Biblioteca
Medicea Laurenziana di Firenze.
La scelta di accostare ai dipinti opere miniate è
legata alla ricchissima attività miniatoria, svolta
e documentata, di Zanobi Strozzi (Firenze 1412-
1468), artista appartenente ad un’importante
famiglia patrizia fiorentina che alla fine degli
anni Venti del Quattrocento iniziò a frequentare
la bottega di Fra’ Angelico nella Badia di San
Domenico a Fiesole. L’artista lavorò insieme
all’Angelico in quel periodo e almeno fino al
1438, come attestano i documenti, per opere
importanti quali la pala della chiesa di
Sant’Egidio e la pala di Annalena.
In quell’anno l’Angelico si trasferì a Firenze nel
convento di San Marco, per iniziarne la decorazione.
Certo non dimenticò il suo collaboratore
Zanobi Strozzi; quest’ultimo nel 1446 ricevette
grazie a lui l’incarico da parte di Cosimo il
Vecchio de’ Medici di miniare i corali di San
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A sinistra dall’alto:
Benozzo Gozzoli
(Firenze 1420/1422 - 1497)
Madonna con il
Bambino e angeli
(Bergamo, Accademia
Carrara)
Zanobi Strozzi
(1412 - 1468)
Madonna con il
Bambino e angeli
(Firenze, Museo di San
Marco)
Sotto:
Francesco di
Stefano, detto
Pesellino
(1422 circa - 1457)
Il Re Magio
Melchiorre naviga
verso la Terra Santa
(Williamstown, Mass.,
Sterling and Francine Clark
Art Institute)
Marco. Due di questi straordinari corali sono
esposti nella mostra e porgono alla nostra incredula
contemplazione brani di grande “poesia pittorica”.
Nelle iniziali miniate si ritrovano le caratteristiche
migliori della pittura di Zanobi: lo spirito
narrativo vivace e gli accostamenti cromatici
spesso arditi e contrastanti, come il blu e il viola
che egli adotta anche per le vesti della Madonna
nei dipinti di grandi dimensioni; inoltre un’attenzione
tutta particolare al movimento delle figure,
sottolineato spesso dall’ondeggiare dei panneggi e
una descrizione quasi “favolistica” dei particolari
paesaggistici, molto vicina all’arte di Paolo Uccello.
Lo Strozzi ama indagare e descrivere con raffinata
tecnica gli elementi del lusso cuscini broccati,
marmi preziosi, vesti variopinte, conchiglie rosa,
drappi di lungo vello d’oro, come nella esemplare
realizzazione della Madonna dell’Umiltà Crespi-
Leonardi. Un modello che egli senz’altro desume
dalla Madonna dell’Umiltà della Galleria Nazionale
di Parma, che l’Angelico probabilmente realizzò
negli anni 1428-30, quando il giovane miniatore
era presso la sua bottega. Il rapporto tra il frate
e Zanobi proseguì oltre gli anni ‘50 e tutte le
importanti commissioni che lo Strozzi ricevette
dalla famiglia Medici (tra le quali pale oggi
conservate ad Avignone e a Strasburgo) si debbono
senz’altro all’intervento in suo favore da
parte dell’Angelico. Grande l’abilità dell’artista
nell’eseguire dipinti di piccole dimensioni, per lo
più Madonne dell’Umiltà, molti dei quali destinati
alla devozione privata, come ricorda Vasari:
“Zanobi Strozzi, che fece quadri e tavole per tutta
Fiorenza per le case dei cittadini”.
Tra le altre relazioni che egli ebbe modo di intrecciare
lavorando insieme all’Angelico, importanti
furono quelle con Pesellino e con Benozzo
Gozzoli, quest’ultimo rappresentato nella mostra
nel piccolo dipinto dell’Accademia Carrara di
Bergamo. La tavoletta, a lungo attribuita
all’Angelico e fu eseguita durante il periodo
in cui l’artista lavorò presso la bottega del
maestro, prima della sua partenza per Roma nel
1447, come indicano la presenza del trono di
marmo screziato e l’uso
delle aureole raggiate.
Anch’egli aderisce alla
poetica del lusso nella
descrizione delle trame
dorate, dei panneggi morbidi
e fluenti, degli elaboratissimi
tessuti, come
già l’Angelico e Zanobi.
Quanto poi a Pesellino
(Firenze 1422 ca-1457),
la loro frequentazione e le
loro tangenze sono rappresentate
nella mostra attraverso
un’opera poetica tra
le più incantevoli:
Il re Magio Melchiorre
naviga verso la Terra
Santa. Si tratta di un
pannello che era stato
finora attribuito a Zanobi
e che è conservato a
Williamstown, nel
Massachusets occidentale,
presso lo Sterling and
Francine Clark Art
Institute, museo aperto
al pubblico per volontà
del collezionista e donatore
nel 1955.
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In occasione di questa mostra uno dei massimi
esperti di questo argomento, Everett Fahy, direttore
del Dipartimento di pittura europea del
Metropolitan Museum di New York, propone per
questa tavola l’attribuzione a Pesellino che alla
fine degli anni Quaranta lavorava insieme a
Zanobi Strozzi alla realizzazione delle miniature
del manoscritto De Secundo Bello Punico Poema
di Silio Italico, eseguito per papa Niccolò V e conservato
parte all’Ermitage di San Pietroburgo e
parte alla Biblioteca Marciana di Venezia. Questo
esemplare, insieme ad altri due pannelli, di cui
uno perduto ed uno ora a Strasburgo, era forse
destinato ad adornare i fianchi di una cassapanca
o le ante di un armadio oppure a decorare una
sala destinata alle riunioni di una confraternita
laica. Simile all’Angelico “nella divisione tra la
luce diurna e il cielo notturno, come nella tecnica
così insolita di spruzzare gocce di diversi colori
per realizzare la spiaggia cosparsa di ciottoli”,
Pesellino ha la stessa attitudine nel realizzare,
come anche Zanobi, le vesti ornate d’oro e di
sgargianti colori, nell’accostare ardite cromie di
verdi brillanti e azzurri chiari, come nelle vesti
dei due cacciatori in primo piano. Toccanti brani
di poesia sono presenti anche nelle colline, nelle
vele gonfiate dal vento e nelle architetture; nelle
pose dei marinai, nella presenza del ghepardo da
caccia in primo piano e di due minuscoli eremiti,
l’uno che sbuca da una roccia, l’altro su una barca.
Numerosi, interessanti contributi hanno offerto gli
studiosi per una migliore comprensione e lettura
della produzione artistica fiorentina tra il 1425 e
il 1455: ad esempio lo studioso di Philadelphia
Carl Brandon Strehlke, che ha analizzato la piccola
tavola di Zanobi Cristo in trono fra due
angeli, proveniente da Parigi, dal museo di Nelly
e Edouard Jacquemart André, ha visto nella presenza
del trono marmoreo e, più in generale, nell’uso
diffuso in tutte queste tavole di marmi preziosi
che non imitano alcuna pietra reale, l’applicazione
della teologia largamente diffusa nei circoli
Domenicani Osservanti di Firenze: “la materia
essenziale o le cose materiali senza forma sono
quelle che meglio possono stimolare la contemplazione
della grazia divina”.
Magnolia Scudieri, direttrice del Museo di San
Marco di Firenze e preziosa collaboratrice della
mostra, ha messo a fuoco alcuni caratteri “tipici”
della pittura di Zanobi: rispetto all’Angelico lo
Strozzi definisce teste più tondeggianti, profili
molto sottolineati, mani “ad artiglio”; usa colori
“quasi surreali” nel paesaggio: tutti elementi preziosi
e fondanti l’ipotesi di attribuire la paternità
della tavola della collezione Crespi Leonardi al
miniatore fiorentino.
Interessante il caso della Madonna dell’Umiltà di
Parma, splendida nell’intensità e malinconia dei
volti e nella delicatezza dei quattro santi straordinariamente
definiti dalla pittura dell’Angelico, ma
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Da sinistra:
Antifonario
Crocifissione
miniata da Beato
Angelico
Miniatura su
pergamena
(Firenze, Biblioteca
Medicea Laurenziana)
Zanobi Strozzi
(1412 - 1468)
Cristo in trono fra
due angeli
(Parigi, Musée Jacquemart-
André)
Beato Angelico
Madonna con il
Bambino, angeli,
San Domenico e
Santa Caterina
d’Alessandria
(Roma, Pinacoteca
Vaticana)
strana per l’assenza di ogni definizione dello spazio,
probabilmente dovuta alla perdita delle finiture
a lacca che erano state destinate a dare volumetria
al cuscino, alla tenda, al manto. Ruolo fondamentale
ha la luce, metafisica e divina, nella
pittura di Angelico e Zanobi : nella tavola della
Sabauda, come magistralmente descrive Andrea
De Marchi, l’artista raggiunge “... uno dei risultati
più commoventi... La luce proviene dalla finestra
a sinistra, che si intravede appena, investe di
colpo la prima lesena, risaltando variamente gli
incavi delle scanalature, quindi si diffonde nell’esedra
ombrosa, lambisce di sotto in su i capitelli,
striscia l’ultima lesena sulla destra e si riverbera
sul pavimento. Un’altra fonte di luce, più forte,
investe in primo piano la Madonna, da sinistra, e
di nuovo ricorrono gli effetti ottici ed atmosferici
soliti all’Angelico durante gli anni quaranta: li si
riconoscono, stupendi, nel cartiglio nettissimo,
inciso dalla luce e dalle ombre come in nessun’altra
sua opera, o nella fibbia che ferma il manto
della Vergine, dipinta sull’oro con una vernice rossa
che finge la traslucenza di un vetro colorato...”.
Splendide le alcove suntuose che accolgono la
Madonna dell’Umiltà delle numerose tavole esposte:
a volte ella siede su severe troni marmorei, a
volte poggia su bassi seggi rivestiti di morbidi tessuti
e soffici cuscini. Nella tavola della Sabauda
Maria è invece seduta su un panca dorata
coperta da un cuscino rosso all’interno dell’abside
di una chiesa, con la volta azzurra e un ricchissimo
rivestimento di preziosi porfidi, scandita da
lesene scanalate in pietra serena, evocatrice della
nicchia absidale del Pantheon. Mentre una cortina
dorata, esterna al quadro è finta come legata ai
bordi: ed è l’Angelico il primo ad introdurre questo
effetto illusionistico. Raffinata infine la tecnica
utilizzata da questi artisti per realizzare i tessuti,
con la stesura sulla foglia d’oro della lacca, poi
parzialmente graffita per formare i decori dei
broccati e velluti rappresentati nelle scene, come
nella piccola straordinaria tavola della Pinacoteca
Vaticana. La mostra presentata
dal Museo Poldi Pezzoli, al cui
risultato scientifico hanno collaborato
tra gli altri Andrea De
Marchi, Andrea Di Lorenzo,
Aldo Galli, Everett Fahy,
Magnolia Scudieri, è aperta
al pubblico dal 20 settembre
2001 fino al 20 gennaio 2002.
La mostra è stata realizzata
grazie alla Fondazione Banca
del Monte, a Cattolica
Assicurazioni, e a Banca
Regionale Europea che per
prima ha creduto nell’eccellenza
di questa esposizione
che offre per la prima volta
a Milano la presenza di un
numero così elevato di opere
del più famoso frate domenicano
e che, nella rinnovata
collaborazione con il Poldi
Pezzoli, si pone tra i più
importanti sostenitori istituzionali
di questa celebre e amata
casa museo milanese.
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