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La seconda sofistica come espressione culturale della ... - sirago.net

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oratori, con tutta la voglia d’imitare Isocrate e Demostene, son ben diversi da<br />

loro: mentre quelli agirono e parlarono in base ad esigenze concrete <strong>della</strong><br />

storia, i sofisti non seppero mai staccarsi dall’imitazione e perciò da<br />

un’autentica messa in scena. Questa si rivelava immediatamente dal vestito<br />

che indossavano 87 , quasi un segno esteriore che li designasse agli occhi del<br />

pubblico. E poi i tipi di discorsi che facevano (resta sempre valida la<br />

classifica con relativo quadro, dello SCHMID): le sedute (ἐπιδείξεις)<br />

avvenivano entro le mura di un’aula o comunque al chiuso 88 , con discorsi in<br />

tono di conversazione, o esercitazioni (µελέται) o esposizioni (λαλιαί) di vari<br />

argomenti (cioè il λόγος ἀφελής del quadro dello SCHMID); in pubblico<br />

invece erano discorsi epidittici, le vere e proprie declamazioni (λόγοι<br />

πανεγυρικοί, ἐπικήδειοι, ἐγκώµια, προσφωνήσεις) in tono elevato (il λόγος<br />

πολιτικός dello SCHMID) 89 .<br />

I temi poi trattati tradivano anch’essi l’origine scolastica: erano sempre<br />

immaginari, anche se parte si ricavavano dalla fantasia quotidiana (ma già<br />

entrati nel repertorio scolastico) e parte - in misura maggiore - si ricavavano<br />

dalla storia, che poi aveva confini ben limitati, quella dedotta dai classici<br />

ateniesi del V e del IV sec. a. C. I temi del primo tipo erano detti ὑποθέσεις,<br />

mo<strong>della</strong>ti sulle controversiae di Seneca retore, quelli del secondo tipo<br />

discorsi epidittici in genere, che prendevano un diverso nome a <strong>seconda</strong><br />

dell’argomento trattato (πανηγυρικοί, ἐπιτάφιοι, ecc.). Tra questi un tipo di<br />

discorso posto in bocca a personaggi persiani era detto µηδική (dai Medi che<br />

nel mondo greco sono stati sempre confusi coi Persiani): e c’era qualche<br />

sofista, <strong>come</strong> Scopeliano, che addirittura s’era specializzato nelle µηδικαί, in<br />

cui rappresentava anche nei gesti il personaggio prescelto. In quest’ordine di<br />

idee si comprendono i vari aneddoti riferiti da Filostrato: <strong>come</strong> Scopeliano<br />

eccelleva nei discorsi fittizi attribuiti a Dario e a Serse 90 , così Dionisio di<br />

Mileto compose un discorso ‘<strong>La</strong>mentazione di Cheronea’ 91 , Antonio Polemone<br />

trattò, in presenza di Erode Attico, nel primo giorno di Demostene che<br />

nega d’aver preso i talenti nell’affare di Arpalo, nel secondo l’invito ai Greci<br />

di distruggere i trofei dopo la guerra del Peloponneso, nel terzo l’invito agli<br />

Ateniesi di tornare nei demi dopo la rotta di Egospotami 92 . Alessandro<br />

Peloplatone possedè anche lui la facoltà di „medizzare“: quando si presentò<br />

in Atene, nel primo giorno tenne un discorso encomiastico <strong>della</strong> città con le<br />

proprie scuse di non esserci venuto prima; poi dietro richiesta dello stesso<br />

pubblico, si diede a „esortare gli Sciti a tornare all’errabondaggio primitivo,<br />

per essersi ammalati abitando in città“ 93 . In altra occasione, rappresentava<br />

Artabazo che dissuade Serse dalla guerra o consigliava egli stesso Dario a<br />

14<br />

87 Secondo Luciano LI (Rhet. Praec.) 15, solevano indossare una veste a fiori a fondo bianco di manifattura<br />

Tarentina, sandali Attici, all’uso femminile o stivaletti di Sicione. Sulla veste speciale dei sofisti cfr.<br />

Filostrato V. Soph. I 25, 2; II 10, 2. Più tardi l’uniforme dei sofisti in Atene fu il τρίβον φοινικοῦς, un<br />

mantello rosso: cfr. Olimpiodoro, FHG IV 63 sgg.<br />

88 Luciano LXI (De oeco) 1 sgg. A Roma Adriano di Tiro dava convegno nell’Athenaeum (Filostrato V.<br />

Soph. II 10,5), costruito da Adriano <strong>come</strong> ludus ingenuarum artium (cfr. Aurelio Vittore, De Caes. 14, 2;<br />

Dione Cassio LXXIII 17).<br />

89 Cfr. CROISET, Litt. Gr. V p. 564 sgg.<br />

90 Filostrato, V. Soph. I 21,11: ... µηδικαί, ἐν αἷς οἱ εἰσὶ καὶ οἱ Ξέρξαι. ταύτας γὰρ αὐτός ( = Scopeliano)<br />

τέ µοι δοκεῖ ἄριστα σοφιστῶν ἑρµηνεῦσαι.<br />

91 V. Soph. I 22,1.<br />

92 V. Soph. I 25,16.<br />

93 V. Soph. II 5,4.

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