La seconda sofistica come espressione culturale della ... - sirago.net
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abdica a questa libertà mettendosi al servizio di qualcuno 221 , accettò una<br />
carica onorifica presso il prefetto dell’Egitto 222 e potè così accomodarsi in<br />
modo definitivo. Non c’era nessun vero spirito rivoluzionario in Luciano,<br />
nessuna forma di rifiuto <strong>della</strong> cultura contemporanea, nessuna contestazione:<br />
la riprova l’abbiamo dalla stessa conservazione dei suoi scritti, che dovettero<br />
piacere a contemporanei e a posteri, se questi si diedero tanto da fare per<br />
conservarne il testo e trasmetterlo fino a noi.<br />
31<br />
IV. Sopravvivenza e risultato<br />
Il caso di Luciano, con tutti i salti d’umore ch’egli esprime, ci fa<br />
comprendere ancor meglio la validità dell’operazione <strong>culturale</strong> dei sofisti.<br />
Questa, avviata sotto i Flavii, pe<strong>net</strong>rò in tutte le forme e generi stilistici: per<br />
cui non è possibile, in seguito, non scorgere atteggiamenti e gusti sofistici in<br />
qualunque scritto, qualunque argomento esso tratti. Attirando poi l’attenzione<br />
sulla necessità dell’atticismo, i sofisti ebbero il merito eccezionale non<br />
solo di unificare le varie espressioni greche in unica forma di linguaggio, ma<br />
di ancorarle a un perno stabile, di valore indiscusso. L’unificazione fu a<br />
detrimento di altre forme espressive che non solo esistevano e resistevano nel<br />
mondo greco, ma che nel generale ritorno al passato furono spesso esumate,<br />
provocando l’impressione che si potesse ricadere nei particolarismi del<br />
passato 223 . Invece, dopo brevi incertezze, il trionfo dell’atticismo assicurò<br />
l’unificazione linguistica, per cui Claudio Eliano di Preneste, Favorino di<br />
Arles, Antonio Polemone ed Elio Aristide di Smirne poterono esprimersi<br />
nello stesso linguaggio di Erode Attico di Atene. L’unificazione fu compiuta<br />
in nome di un autentico classicismo, nel concetto <strong>della</strong> necessità di ancorarsi<br />
a un momento espressivo del passato, rinunciando al capriccio del linguaggio<br />
parlato. Se da una parte questo portò alla scissione dei due linguaggi, parlato<br />
e scritto, dall’altra assicurò una lunga vitalità al linguaggio scritto, destinato a<br />
conservarsi per oltre un millennio nel mondo d’<strong>espressione</strong> greca. Quando si<br />
pensi che Anna Comnena nella sua ‘Alessiade’ e Zonara (XII sec.) usano<br />
ancora l’atticismo 224 , non si può non riconoscere, all’operazione <strong>sofistica</strong> del<br />
II sec, una validità d’importanza eccezionale. Segno evidente che la classe<br />
dirigente del II sec. aveva le sue buone ragioni di credere nella necessità del<br />
proprio intervento a scorgere le varie tendenze centrifughe nei movimenti<br />
culturali contemporanei. E’ vero che tra quelle tendenze c’era anche il<br />
cristianesimo, che ormai nelle manifestazioni letterarie — sorte proprio nel II<br />
sec, dal tempo delle ‘Lettere’ di Ignazio di Antiochia in poi — si esprimeva<br />
nelle forme proprie <strong>della</strong> periferia, in un linguaggio che voleva aderire a<br />
221 Luciano XVII (De mercede conductis).<br />
222 Luciano XVIII (Apologia).<br />
223 All’inizio del II sec, proprio in corrispondenza con la prima o <strong>seconda</strong> generazione <strong>sofistica</strong> che<br />
predicava la necessità dell’atticismo, sotto la spinta del generale ritorno al passato, rifiorirono qua e là in<br />
Grecia forme linguistiche (e perfino scritture) arcaiche, molto più antiche dell’atticismo. Sull’argomento, di<br />
ampia portata, cfr. R. MARACHE, <strong>La</strong> critique littéraire de la langue latine et le développement du goùt<br />
archaïsant au Ile siede de notre ère, Rennes 1952, Parte I, lib. II, cap. II, L'archai'sme dans la littérature<br />
grecque, L'atticisme, p. 98 sgg.<br />
224 Per gli scrittori bizantini del XII sec. cfr. il saggio storiografico del NEUMANN, citato in Bibl.