Gruppo di ricerca della Zancan Formazione - Assemblea Legislativa
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<strong>Gruppo</strong> <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> <strong>della</strong> <strong>Zancan</strong> <strong>Formazione</strong> Srl:<br />
Elena Buccoliero, sociologa, giu<strong>di</strong>ce onorario presso TpM Bologna<br />
Salvatore Busciolano, sociologo, giu<strong>di</strong>ce onorario presso TpM Bologna<br />
Luca Degiorgis, educatore, giu<strong>di</strong>ce onorario presso TpM Bologna<br />
Roberto Maurizio, psicopedagogista, <strong>Zancan</strong> <strong>Formazione</strong><br />
Daniele Stumpo, psicologo, giu<strong>di</strong>ce onorario presso TpM Bologna<br />
Susanna Vezza<strong>di</strong>ni, sociologa, giu<strong>di</strong>ce onorario presso TpM Bologna<br />
Per l’attenzione espressa verso questo lavoro <strong>di</strong> indagine e per la preziosa<br />
collaborazione che concretamente è stata espressa si ringraziano:<br />
- Maurizio Millo, Presidente del Tribunale per i Minorenni e Ugo Pastore, Capo<br />
<strong>della</strong> Procura <strong>della</strong> Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna;<br />
- Tutti gli operatori <strong>della</strong> cancelleria civile e penale del Tribunale per i Minorenni<br />
per il prezioso aiuto nel reperimento dei fascicoli e nella comprensione dei<br />
percorsi, ed in particolare: Maria Carmen Antonacci, Luigi Benegiamo, Patrizia<br />
Betti, Carmen Copertino, Marina Salmasi, Jolanda Senatori, Massimo Zucchini.<br />
- Maura Forni, Dirigente del Settore Politiche familiari, infanzia e adolescenza<br />
<strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna, con i collaboratori Alberto Calciolari e Maria<br />
Teresa Pala<strong>di</strong>no; Rossella Selmini, Dirigente del Servizio regionale Politiche<br />
per la Sicurezza urbana, con il collaboratore Giovanni Sacchini; Maurizio<br />
Braglia del Servizio regionale Politiche per l’accoglienza e l’integrazione<br />
sociale, e Elisabetta Frejaville, <strong>di</strong>rigente <strong>della</strong> Neuropsichiatria Infantile presso il<br />
Servizio regionale Salute mentale, <strong>di</strong>pendente patologiche, salute nelle carceri,<br />
per avere creduto in questo progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e per aver contribuito a creare le<br />
con<strong>di</strong>zioni per la sua realizzazione.<br />
Infine, per la <strong>di</strong>sponibilità a partecipare ai focus group e per i preziosi contributi in essi<br />
apportati si ringraziano:<br />
- i componenti dei Tavoli <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tecnico provinciale infanzia e<br />
adolescenza dell’Emilia-Romagna,<br />
- gli operatori del territorio (servizi sociali, servizi <strong>di</strong> psicologia, progetti <strong>di</strong><br />
prevenzione, strutture <strong>di</strong> accoglienza e <strong>di</strong> intervento con minori),<br />
- i <strong>di</strong>rigenti e i funzionari degli Uffici Minori presso le Questure,<br />
- i magistrati minorili, togati e onorari, del Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna.<br />
Tiratura: 500 copie<br />
Distribuzione gratuita<br />
© Regione Emilia-Romagna – Difensore civico regionale 2010<br />
Tutti i <strong>di</strong>ritti sono riservati. È consentita la riproduzione a fini <strong>di</strong>dattici e non commerciali,<br />
a con<strong>di</strong>zione che venga citata la fonte. Il testo integrale degli atti è pubblicato su Internet<br />
al sito: http://www.regione.emilia-romagna.it>>Difensore Civico<br />
2
In<strong>di</strong>ce<br />
Introduzione<br />
Perché una <strong>ricerca</strong> sui proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
Intervista a Daniele Lugli, Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-<br />
Romagna<br />
Intervista a Maurizio Millo, Presidente del Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong><br />
Bologna<br />
9<br />
11<br />
21<br />
Prima parte<br />
Adolescenti, comportamenti irregolari e misure amministrative<br />
I. Comportamenti a rischio e rischi <strong>di</strong> coinvolgimento nella devianza<br />
1. La <strong>ricerca</strong> e il confronto scientifico sui comportamenti a rischio<br />
II. La riscoperta delle misure amministrative<br />
1. Presupposti, obiettivi e modalità <strong>di</strong> intervento<br />
2. Una procedura ancora applicabile?<br />
3. La procedura e le modalità dell’intervento<br />
4. Gli strumenti <strong>di</strong> contrasto<br />
5. Quale ruolo per i servizi sociali del territorio?<br />
6. …Se rieducare fa rima con responsabilizzare<br />
III. Le misure amministrative in Italia: alcuni dati <strong>di</strong> contesto<br />
IV. Nuove ipotesi <strong>di</strong> lavoro: l’intervento del Tribunale per i minorenni<br />
<strong>di</strong> Bologna<br />
1. La proposta del progetto rieducativo<br />
27<br />
29<br />
34<br />
47<br />
52<br />
3
Seconda parte<br />
La <strong>ricerca</strong><br />
V. Finalità, obiettivi e metodologia del progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />
1. Perché questo stu<strong>di</strong>o<br />
2. Gli obiettivi dello stu<strong>di</strong>o<br />
3. L’oggetto <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> e la metodologia <strong>di</strong> indagine<br />
4. Gli strumenti utilizzati<br />
VI. I minori con provve<strong>di</strong>menti amministrativi ai sensi degli art. 25 e<br />
25bis in Emilia Romagna<br />
1. Dati generali<br />
1.1. Il profilo socio-demografico<br />
1.2. La famiglia<br />
1.3. L’esperienza scolastica<br />
2. Le <strong>di</strong>fficoltà affrontate nel percorso <strong>di</strong> crescita<br />
2.1. II percorso in<strong>di</strong>viduale e familiare dei minori segnalati<br />
2.2. Fragilità in ambito familiare<br />
2.3. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate fuori dalla famiglia<br />
2.4. Tanti fattori sulle stesse persone<br />
2.5. Da vittima ad autore?<br />
3. Il contenuto delle condotte irregolari<br />
3.1. Un duplice invito alla precauzione<br />
3.2. Le molte <strong>di</strong>rezioni <strong>della</strong> “irregolarità <strong>della</strong> condotta”<br />
3.3. Perché si aprono i proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
3.4. Ciò che emerge nel corso dell’istruttoria<br />
4. Storia giu<strong>di</strong>ziaria del minore<br />
4.1. La conoscenza pregressa dei minori da parte dei servizi<br />
4.2. Le segnalazioni<br />
4.3. I ricorsi <strong>della</strong> Procura Minorile<br />
4.4. I decreti del Tribunale per i Minorenni<br />
4.5. Richieste <strong>della</strong> Procura e decisioni del Tribunale<br />
4.6. Rapporto tra proce<strong>di</strong>menti penali e amministrativi<br />
59<br />
61<br />
69<br />
69<br />
78<br />
88<br />
95<br />
4
VII. Alcuni profili possibili<br />
1. Insofferenti alle regole<br />
1.1. Le storie rappresentative<br />
1.2. I dati in sintesi<br />
1.3. Il quadro esplicativo<br />
2. Consumatori <strong>di</strong> sostanze<br />
2.1. Le storie rappresentative<br />
2.2. Psicopatologia e normalità in adolescenza correlate all’abuso <strong>di</strong><br />
sostanze<br />
2.3. Il quadro esplicativo e le relazioni con l’art. 25<br />
2.4. I dati in sintesi<br />
3. Farsi male<br />
3.1. Le storie rappresentative<br />
3.2. Farsi male in adolescenza. Quali relazioni con l’art. 25?<br />
3.3. I dati in sintesi<br />
3.4. La storia giu<strong>di</strong>ziaria<br />
3.5. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
4. Autori <strong>di</strong> violenze<br />
4.1. Le storie rappresentative<br />
4.2. Adolescenti e violenza. Quale relazione con l’art. 25?<br />
4.3. I dati in sintesi<br />
4.4. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
5. Indotti alla prostituzione<br />
5.1. Le storie rappresentative<br />
5.2. La tratta dei minori e i proce<strong>di</strong>menti ex art. 25bis<br />
5.3. Recenti tendenze nel fenomeno <strong>della</strong> prostituzione minorile<br />
5.4. La prostituzione minorile in Emilia Romagna<br />
5.5. I dati in sintesi<br />
5.6. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
5.7. Una storia a lieto fine<br />
6. Accusati <strong>di</strong> violenza sessuale<br />
6.1. Due storie per cominciare<br />
6.2. Alcune riflessioni partendo dai dati<br />
6.3. Uno sguardo d’insieme al fenomeno: la letteratura in materia<br />
6.4. Quali interventi per i minori autori <strong>di</strong> reati sessuali?<br />
111<br />
113<br />
123<br />
135<br />
149<br />
165<br />
191<br />
5
VIII. Approfon<strong>di</strong>menti<br />
1. Sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> genere<br />
1.1. I dati socioanagrafici<br />
1.2. Profili maschili, femminili, misti<br />
1.3. In famiglia, a scuola<br />
1.4. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
1.5. Le “irregolarità” commesse<br />
1.6. I rapporti con la giustizia<br />
1.7. I proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
2. Citta<strong>di</strong>nanze in crescita: identità e provenienze<br />
2.1. Un quadro generale sui minori stranieri in Emilia Romagna<br />
2.2. Dati socio-anagrafici e percorso migratorio in<strong>di</strong>viduale e familiare<br />
2.3. Il nucleo familiare<br />
2.4. L’esperienza scolastica<br />
2.5. Profili prevalentemente italiani, stranieri, composti<br />
2.6. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
2.7. Le “irregolarità” commesse<br />
2.8. Breve <strong>di</strong>gressione sui ragazzi <strong>della</strong> generazione “uno e mezzo”<br />
2.9. Le segnalazioni, ovvero, chi si preoccupa per loro<br />
2.10. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
2.11. L’intreccio con gli altri proce<strong>di</strong>menti<br />
2.12. Ultime considerazioni<br />
3. Under 14: i minori non imputabili<br />
3.1. Ragazzi e ragazze, italiani e stranieri, comunque migranti<br />
3.2. In famiglia e a scuola<br />
3.3. Perché sono stati segnalati: i profili <strong>di</strong> rischio<br />
3.4. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
3.5. Le “irregolarità” commesse<br />
3.6. Le segnalazioni, ovvero, chi si preoccupa per loro<br />
3.7. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
3.8. L’intreccio con gli altri proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari<br />
4. La scuola come teatro delle irregolarità degli adolescenti<br />
4.1. In particolare, il bullismo<br />
4.2. Le prese in carico del minore in rapporto ad alcuni<br />
comportamenti a scuola<br />
203<br />
203<br />
210<br />
223<br />
232<br />
6
5. Verso un macromodello dei comportamenti irregolari<br />
<strong>di</strong> Giovanni Sacchini, Servizio Sicurezza urbana Regione E.R.<br />
5.1. Quali relazioni tra i molti comportamenti rilevati?<br />
5.2. Dalle variabili agli in<strong>di</strong>ci<br />
5.3. Un cenno alle <strong>di</strong>fferenze comportamentali tra maschi e femmine<br />
5.4. Il macro-modello<br />
5.5. Conclusioni<br />
5.7. Appen<strong>di</strong>ce - Nota tecnica<br />
a. L’analisi in Componenti principali<br />
b. Il coefficiente <strong>di</strong> associazione phi (φ)<br />
237<br />
Terza parte<br />
Le opinioni degli esperti sull’utilizzo dei provve<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi<br />
IX. Il punto <strong>di</strong> vista degli operatori dei servizi territoriali e degli Uffici<br />
Minori presso le Questure<br />
1. Introduzione<br />
2. L’art. 25 e la <strong>ricerca</strong><br />
3. Il ruolo dei coor<strong>di</strong>namenti provinciali e la situazione delle politiche<br />
per i minori<br />
4. Osservazioni su quanto emerso dalla <strong>ricerca</strong><br />
4.1. La scuola<br />
4.2. La famiglia<br />
4.3. I Servizi territoriali<br />
4.4. Gli adolescenti<br />
4.5. L’utilizzo dell’art. 25: timori e opportunità<br />
X. Il punto <strong>di</strong> vista dei magistrati <strong>della</strong> Procura Minorile e del<br />
Tribunale per i Minorenni<br />
1. Introduzione<br />
2. La percezione <strong>della</strong> fatica e del <strong>di</strong>sorientamento<br />
3. Le misure amministrative ex art 25 e 25bis<br />
4. Con<strong>di</strong>zioni per rendere efficace l’utilizzo delle misure<br />
amministrative<br />
5. Misure amministrative in rapporto a procedure civili e penali<br />
255<br />
257<br />
269<br />
7
Conclusioni<br />
277<br />
Premessa<br />
Le storie degli adolescenti<br />
Dal conoscere all’agire<br />
Le misure amministrative<br />
Postfazione<br />
291<br />
Intervista a Maura Forni, <strong>di</strong>rigente Servizio Politiche familiari, infanzia<br />
e adolescenza, Regione Emilia-Romagna<br />
Intervista a Rossella Selmini, <strong>di</strong>rigente del Servizio sicurezza urbana<br />
Regione Emilia-Romagna<br />
Bibliografia <strong>di</strong> riferimento<br />
Appen<strong>di</strong>ci<br />
1. La scheda <strong>di</strong> rilevazione<br />
2. I partecipanti ai focus group<br />
301<br />
307<br />
309<br />
318<br />
8
Introduzione<br />
Perché una <strong>ricerca</strong><br />
sui proce<strong>di</strong>menti amministrativi?
Intervista a Daniele Lugli<br />
Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
D. La <strong>ricerca</strong> sui minori segnalati per irregolarità <strong>della</strong> condotta presso il<br />
Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna è stata possibile essenzialmente<br />
grazie al suo supporto. Che cosa l’ha convinta a promuovere questo<br />
stu<strong>di</strong>o?<br />
Favorire una <strong>ricerca</strong> sui minori segnalati per irregolarità <strong>della</strong> condotta è stato<br />
per me un riprendere un percorso <strong>di</strong> quarant’anni fa, e più precisamente dalla<br />
metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta. Leggere nel testo<br />
dell’art. 25 “istituti me<strong>di</strong>co psicopedagogici” accanto a “case <strong>di</strong> rieducazione” mi<br />
riporta all’impegno per un’azione contro l’istituzionalizzazione dei minori<br />
devianti, in particolare <strong>di</strong> quelli con <strong>di</strong>sturbi del comportamento etichettati come<br />
psichici. Spesso il ricovero negli istituti era l’anticamera del manicomio.<br />
D. Di che cosa si occupava in quegli anni?<br />
Avevo la responsabilità dell’assistenza dell’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong><br />
Ferrara e affiancai come potevo l’azione <strong>di</strong> un’assessora particolarmente<br />
impegnata nel togliere il più possibile i ragazzi dagli istituti, e costituire dei<br />
gruppi famiglia ai quali affidarli. In parallelo si avviava il processo <strong>di</strong> progressivo<br />
superamento degli stessi manicomi, in primo luogo aprendone i reparti più<br />
chiusi e poi con la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> servizi ed esperienze sul territorio.<br />
Nei primi anni Settanta come Assessore alla Pubblica Istruzione proseguii e<br />
affiancai questo impegno nel superamento delle classi <strong>di</strong>fferenziali e speciali,<br />
ritenendo dannoso per i minori ogni trattamento fortemente <strong>di</strong>fferenziato dai<br />
coetanei, tanto da <strong>di</strong>venire segregante. L’idea era quella <strong>di</strong> evitare ogni forma<br />
<strong>di</strong> istituzione separata, <strong>di</strong> sostenere e accompagnare i minori in <strong>di</strong>fficoltà a<br />
con<strong>di</strong>videre il più possibile attività ed esperienze “normali”. Usciti dagli istituti<br />
psicopedagogici e affidati a gruppi famiglia frequentavano colonie estive, centri<br />
ricreativi e attività scolastiche con gli altri ragazzi.<br />
Il mio interesse rispetto alla <strong>ricerca</strong> era dunque da un lato comprendere quali<br />
passi in avanti concreti si fossero fatti ponendo, in luogo degli istituti e delle<br />
case <strong>di</strong> rieducazione, le comunità educative, e dall’altro se vi fosse un progetto<br />
11
con<strong>di</strong>viso da tutti gli attori coinvolti nella vicenda complessa dell’applicazione<br />
dell’articolo 25.<br />
Nella mia limitata esperienza il successo <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> iniziative contro<br />
l’istituzionalizzazione e la marginalizzazione fu dovuto alla con<strong>di</strong>visione,<br />
faticosa ma produttiva <strong>di</strong> evidenti risultati, <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> liberazione che vide<br />
nelle <strong>di</strong>fferenti responsabilità coinvolti psichiatri, infermieri, servizi, pazienti,<br />
famiglie, amministratori. Sulla base <strong>di</strong> buone pratiche affermate nei territori si<br />
giunse alla cosiddetta legge Basaglia.<br />
D. I ragazzi segnalati sembrano, per la maggior parte, a rischio carcere<br />
più che a rischio psichiatrico. Una forma <strong>di</strong> restrizione che, a <strong>di</strong>fferenza<br />
del manicomio, non sembra sia stata messa veramente in <strong>di</strong>scussione,<br />
anzi tutto procede semmai verso un maggior uso degli istituti <strong>di</strong> pena, e il<br />
problema è eventualmente come contenere tutti coloro che meritano <strong>di</strong><br />
esservi rinchiusi.<br />
In manicomio si finiva per essere pericolosi a sé e agli altri e <strong>di</strong> pubblico<br />
scandalo. Sono le caratteristiche presenti nei comportamenti degli art. 25 e<br />
25bis. Se non vengono trattati con il carcere, è perché appare dominante<br />
l’elemento dell’età ovvero quello <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong> volere.<br />
Dobbiamo chiederci che progetto abbiamo per i minori e che valore<br />
riconosciamo loro. Questo è ancora più chiaro con gli stranieri non<br />
accompagnati. L’idea che per “i nostri” qualcosa bisogna fare e che il carcere<br />
deve essere assolutamente residuale è in qualche modo riconosciuta, si è<br />
capito che la carcerazione è solo una scuola <strong>di</strong> perfezionamento sulla strada<br />
del crimine. La valenza <strong>di</strong> esclusione e <strong>di</strong> nessuna volontà <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong>venta<br />
evidente quando non si parla <strong>di</strong> ragazzi italiani e ancor più in presenza <strong>di</strong><br />
quella categoria straor<strong>di</strong>naria che si è voluta chiamare <strong>di</strong> minori non<br />
accompagnati, per non <strong>di</strong>re “male” o “pessimamente” accompagnati… e che il<br />
problema è renderli innocui in attesa <strong>di</strong> espellerli. Ma questo è semmai<br />
funzionale al fatto <strong>di</strong> avere in Italia un <strong>di</strong>ritto speciale per lo straniero.<br />
Invece il dato vero per tutti, stranieri e italiani, è il fatto che si impieghino<br />
intelligenze e mezzi per dare un’opportunità e una capacità <strong>di</strong> esercitare <strong>di</strong>ritti,<br />
<strong>di</strong> osservare doveri. Di vivere nella società in cui si viene gettati, in cui un<br />
adolescente viene a trovarsi senza sua colpa – ma questo poi è vero per tutti,<br />
non solo per gli adolescenti. Il fatto che, con tutti i limiti, attraverso i servizi e le<br />
comunità si voglia dare questa capacitazione, contrasta un’idea che tende a<br />
farsi senso comune, che gli stranieri non in grado <strong>di</strong> integrarsi subito vanno<br />
cacciati via in ogni modo, e che per i nostri carcerati la cosa migliore sarebbe<br />
gettare la chiave.<br />
12
Tutta l’attenzione portata su una fase <strong>della</strong> crescita nella quale si ha almeno la<br />
percezione che non tutti i giochi siano fatti, in questo momento <strong>di</strong> nuova nascita<br />
costituita dall’adolescenza, <strong>di</strong> nuovo principio, <strong>di</strong> possibilità, è decisivo per<br />
contrastare anche tutto il resto, tutti gli aspetti regressivi che in questo<br />
momento sono alla nostra attenzione. Ecco perché è importante capire cosa si<br />
riesce a fare proprio per gli adolescenti. Per i minori nostri, per gli stranieri, per<br />
i noma<strong>di</strong>. Perché questo costituisce la messa alla prova più seria delle nostre<br />
istituzioni, da quelle che sono particolarmente protese verso le situazioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficoltà fino alle istituzioni che ci riguardano tutti – la famiglia, le istituzioni<br />
pubbliche.<br />
D. A proposito <strong>di</strong> tentazione <strong>di</strong> buttare via la chiave… Svolgendo le<br />
istruttorie per i ragazzi segnalati ex art. 25 si ritrova il segno <strong>di</strong> forze<br />
espulsive nei loro confronti a volte molto forti, soprattutto dalla famiglia,<br />
dalla scuola, ed eventualmente dalle famiglie degli altri, per esempio dei<br />
compagni <strong>di</strong> scuola.<br />
Sono storie <strong>di</strong> fallimenti nell’affrontare situazioni conflittuali nelle quali ci si è<br />
trovati, in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> svantaggio, e dalle quali spesso si è ritenuto <strong>di</strong> poter<br />
uscire attraverso forme <strong>di</strong> violenza, verso gli altri o verso se stessi.<br />
Nello svolgimento <strong>di</strong> questi proce<strong>di</strong>menti ritorna l’idea <strong>di</strong> consegnare ai giovani<br />
la responsabilità che possono portare e avere, <strong>della</strong> propria vita, delle proprie<br />
sorti. È quin<strong>di</strong> un restituire uno spazio che è <strong>di</strong> esistenza, <strong>di</strong> libertà – perché<br />
amplia gli orizzonti nei quali si sono trovati e che spesso li hanno convinti <strong>di</strong><br />
non potere fare altro da ciò che hanno fatto, e spesso anche chi li ha giu<strong>di</strong>cati,<br />
per condannarli o per scusarli, ha pensato che non potessero fare<br />
<strong>di</strong>versamente – e poi tenere conto che invece possono <strong>di</strong>ventare altro.<br />
D. Per Aldo Capitini la nonviolenza è “apertura all’esistenza, alla libertà e<br />
allo sviluppo <strong>di</strong> ogni essere”. Una frase che potrebbe anche definire<br />
l’educazione. Si potrebbe <strong>di</strong>re che svolgere bene i proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi sia un atto <strong>di</strong> nonviolenza…?<br />
È certamente un atto <strong>di</strong> apertura. Per questo a me ricorda anni molto passati<br />
nei quali la parola d’or<strong>di</strong>ne era “liberare”, era promuovere “processi <strong>di</strong><br />
liberazione”.<br />
D. C’è qualcosa che l’ha colpita particolarmente nella descrizione <strong>di</strong><br />
questi ragazzi?<br />
La cosa che colpisce <strong>di</strong> più è che… sono dei ragazzi. Si avverte una<br />
con<strong>di</strong>zione comune all’adolescenza. Con<strong>di</strong>zioni svantaggiate e la complessità<br />
crescente <strong>della</strong> società hanno messo in una situazione <strong>di</strong> grande <strong>di</strong>fficoltà<br />
13
questi giovani che sono però l’espressione, la spia un malessere molto più<br />
ampio e che a me pare crescente. Colpisce, insomma, il fatto che non sono dei<br />
marziani.<br />
C’è una ristrettezza nel modo <strong>di</strong> vedere le cose, e una miseria dal punto <strong>di</strong><br />
vista delle relazioni che, nei suoi tratti fondamentali, a me pare caratterizzi<br />
anche i più privilegiati. Sto pensando ai molti giovani che incontro nelle scuole<br />
o che vengono in visita all’<strong>Assemblea</strong> <strong>Legislativa</strong>, e per i quali è forse più facile<br />
riconoscere le potenzialità.<br />
E però le potenzialità ci sono anche nei ragazzi segnalati come “irregolari”.<br />
D. Una delle critiche che vengono rivolte ai proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
riguarda proprio la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definire che cosa sia irregolare. Ci sono,<br />
tra i giovani portati all’attenzione del tribunale, alcuni che hanno davvero<br />
percorsi molto complessi, ma ce ne sono altri i cui comportamenti sono<br />
comuni a gran parte <strong>della</strong> loro generazione - penso ad esempio all’uso <strong>di</strong><br />
cannabis - e a volte sembra che l’unica <strong>di</strong>stinzione tra chi è segnalato e<br />
chi non lo è sia l’occasione <strong>di</strong> essere intercettati dalla giustizia minorile,<br />
in un modo o nell’altro. Il dato <strong>di</strong> fondo è che non è semplice definire i<br />
confini oltre ai quali occorre preoccuparsi.<br />
L’intervento possibile continua ad essere quello <strong>di</strong> far intravedere ai ragazzi<br />
che c’è anche altro, e <strong>di</strong> meglio, rispetto a quanto hanno vissuto, alla loro<br />
esperienza, alle loro relazioni, e che possono essere aiutati ad incontrare<br />
questo meglio. Non credo si possa fare <strong>di</strong> più. Ma già questo richiede un’idea<br />
del “meglio” che abbia una con<strong>di</strong>visione sociale più ampia. Non <strong>di</strong>co<br />
maggioritaria – non lo è mai stata, neanche nei processi che ho ricordato,<br />
positivi, <strong>di</strong> liberazione – ma quantomeno ampia.<br />
Una con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong>fficile perché, al<strong>di</strong>là <strong>della</strong> retorica sui giovani come<br />
speranza per il futuro, viviamo momenti in cui sembra non si possano nutrire<br />
molte speranze, né avere del futuro un’idea positiva. Se ne ha piuttosto paura,<br />
e conseguentemente paura dei giovani. È in un testo <strong>di</strong> Ceronetti un verso che<br />
<strong>di</strong>ce, se ricordo bene, “Accarezzate con terrore la testa dei vostri figli”. Ecco io<br />
ritrovo questo elemento, la confusa sensazione che come adulti stiamo<br />
facendo delle porcherie alle generazioni più giovani e a quelli che devono<br />
ancora venire, e quin<strong>di</strong> dobbiamo avercela con loro perché ci ricordano le<br />
nostre insufficienze.<br />
Soprattutto, non c’è un progetto <strong>di</strong> futuro con<strong>di</strong>viso. Quando la lotta era contro<br />
gli istituti me<strong>di</strong>co psicopedagogici o contro i manicomi, io me lo ricordo, vedevi<br />
le persone braccate, spogliate <strong>della</strong> loro identità, spersonalizzate, che poi, in<br />
un contesto accogliente e rispettoso <strong>della</strong> loro persona, magari ancora ma<br />
<strong>di</strong>versamente contenitivo, ritrovavano la loro espressione, la loro fisionomia.<br />
14
Capivi che c’era davvero un processo <strong>di</strong> liberazione. Con i ragazzi.. non lo so.<br />
Sono troppe le variabili, e anche le oppressioni contro cui combattere sono<br />
molto più sfumate, e per certi versi <strong>di</strong>ffuse appunto anche a tutti gli altri.<br />
D. Mi vengono in mente tanti ragazzi che arrivano in tribunale perché<br />
hanno commesso un’azione illegale, ad esempio un furto a scuola o<br />
un’aggressione a un compagno, e parlando con loro ti accorgi che la<br />
legge non è un confine riconosciuto come significativo. Il senso <strong>della</strong><br />
legalità è tutto da costruire.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre un’idea del “meglio” è legata a questo. È <strong>di</strong>fficile<br />
intervenire su dei legacci interni, non su una camicia <strong>di</strong> forza. Il ragazzo che<br />
trasgre<strong>di</strong>sce con certi modelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento o <strong>di</strong> consumo, anche <strong>di</strong><br />
stupefacenti, può obiettare che la Riviera è il luogo dello sballo, c’è tutto un<br />
mondo pre<strong>di</strong>sposto per questo, c’è tutta un’industria che li invita al consumo…<br />
e loro si sentono in grado <strong>di</strong> sballare e anche <strong>di</strong> controllare, impotenti e potenti<br />
contemporaneamente come appunto si è in adolescenza. Nell’incontro li ve<strong>di</strong><br />
limitati, costretti, e capisci che occorre un progetto <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> libertà, ma i<br />
lacci che li tengono sono meno evidenti e a volte non riconoscibili a loro stessi.<br />
O meglio, alcuni lacci sono evidentissimi: questa società, con questa<br />
televisione, dove la prima industria del paese è la mafia e la seconda è il gioco<br />
d’azzardo… Che cosa ci aspettiamo? La cosa più normale è che sognino <strong>di</strong><br />
andare al Grande Fratello, e se non sono una velina o gioco male a pallone<br />
lascia almeno che mi sballi. Li ve<strong>di</strong> in trappole che non sono la camicia <strong>di</strong> forza,<br />
il reparto separato, ma le con<strong>di</strong>zioni già separate <strong>di</strong> un società nella quale la<br />
miseria si accompagna ad una possibilità <strong>di</strong> consumi. Un tempo la cocaina la<br />
prendeva solamente Agnelli, ora chi è lo sfigato che non può permettersi un<br />
tiro? Solo che gli effetti sono <strong>di</strong>versi, se sei Agnelli o se sei uno sfigato.<br />
E allora dovremmo in<strong>di</strong>care il “meglio”? Chi crede che ci può essere <strong>di</strong> meglio?<br />
Un meglio collettivo non esiste.<br />
D. Parliamo allora dell’obiettivo che si è posto con questa <strong>ricerca</strong>, come<br />
Difensore Civico regionale.<br />
È altrettanto forte, e mi costringe a un bilancio <strong>di</strong> mezzo secolo, la riflessione<br />
che, in quanto Difensore Civico, mi porta a questa <strong>ricerca</strong>.<br />
Non c’è solo il fatto che i citta<strong>di</strong>ni più giovani sono quelli che mi interessano <strong>di</strong><br />
più, perché una qualche speranza <strong>di</strong> riuscire meglio degli adulti ce l’hanno<br />
ancora. È proprio che nel leggere le <strong>di</strong>fficoltà che li attraversano si legge la<br />
<strong>di</strong>fficoltà propria <strong>di</strong> questa società. E la tensione a utilizzare al meglio uno<br />
strumento anche controverso come questo, la tensione a mettere vino nuovo<br />
negli otri vecchi – che non è mai stato consigliato, ma queste sono le botti che<br />
15
abbiamo, e questo è il vino che abbiamo – mi dà conferma. Le loro vicende per<br />
come sono narrate, le somiglianze e le <strong>di</strong>fferenze che i profili permettono <strong>di</strong><br />
riconoscere avvicinandoci alle in<strong>di</strong>vidualità, fanno emergere linee <strong>di</strong> tensione e<br />
<strong>di</strong> frattura che sono sociali, e loro vi sono immersi. Però si comprende anche<br />
che tutto lo sforzo che si fa nei loro riguar<strong>di</strong> è perché non siano solamente un<br />
prodotto. È cercare <strong>di</strong> dare loro la capacità <strong>di</strong> essere degli attori consapevoli,<br />
con qualche possibilità <strong>di</strong> efficacia nel mutare la propria situazione e quella più<br />
generale.<br />
L’altra riflessione, che se vogliamo emerge dalla lettura dei focus group, è che<br />
per riuscire, anche solamente ad approssimarci a capire, c’è bisogno <strong>di</strong> tante<br />
figure <strong>di</strong>fferenti. Gli operatori delle forze dell’or<strong>di</strong>ne, i togati, gli onorari – che a<br />
loro volta sono una popolazione <strong>di</strong>fferenziata al loro interno per competenze ed<br />
esperienze –, e poi i servizi sociali… occorre che tutti siano presenti<br />
nell’ideazione <strong>di</strong> un progetto. E, pur essendo tutti addetti ai lavori, si coglie un<br />
bisogno grande che si capiscano tra <strong>di</strong> loro, e intendo tra simili (i servizi con i<br />
servizi, la polizia con la polizia…) e anche tra istituzioni <strong>di</strong>verse. Ci vorrebbe<br />
che da questi focus scaturisse l’incen<strong>di</strong>o in cui questa comunicazione <strong>di</strong>venta<br />
normale, continua.<br />
È questo che a me ricorda i processi <strong>di</strong> liberazione. Perché allora dopo i focus<br />
group <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> ce ne vogliono altri con i ragazzi, con le loro famiglie, con le<br />
vittime delle offese…<br />
Che poi è l’idea del riparare quello che si è rotto, pensando <strong>di</strong> utilizzare le<br />
potenzialità esistenti per uscire da situazioni che sono costrittive, in cui le<br />
persone sono limitate nelle loro possibilità personali a causa <strong>di</strong> processi <strong>di</strong><br />
marginalità, <strong>di</strong> situazioni anche drammatiche che hanno già avuto, e <strong>di</strong> percorsi<br />
che hanno preso e non portano a gran<strong>di</strong>ssimi risultati, perché pochi <strong>di</strong> loro<br />
<strong>di</strong>venteranno capi mafia o saranno devianti <strong>di</strong> successo… Ce n’è forse<br />
qualcuno ma non l’abbiamo visto nei questionari, non si è fatto beccare…<br />
D. Stiamo parlando <strong>di</strong> problematiche sociali, trasversali, sicuramente<br />
vere. Mi viene spontaneo ritrovarle coniugate nelle singole storie, <strong>di</strong> quel<br />
ragazzo con quei genitori o insegnanti…<br />
Beh, certo. Occorre guardare il rapporto <strong>di</strong> quell’adulto con quel minore, <strong>di</strong><br />
quegli adulti con quei minori, che non è La Famiglia o La Scuola. In questo<br />
sbriciolamento <strong>di</strong>venta decisivo rintracciare quello che è successo proprio nella<br />
storia <strong>di</strong> quel ragazzo o quella ragazza. Quin<strong>di</strong> da un lato c’è la relazione,<br />
dall’altro l’obiettivo <strong>di</strong> accrescere la responsabilità dei singoli.<br />
Un altro fatto che non aiuta è l’appiattimento generale intorno alla fascia d’età<br />
giovanile. Nessuno sta al suo posto. Ci sono dei cinquantenni che vanno a<br />
ballare e devono drogarsi per reggere il passo coi se<strong>di</strong>cenni… L’età giovane è<br />
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troppo affollata. C’è <strong>della</strong> gente che non ne vuol mai uscire e altri che vogliono<br />
entrarci troppo presto.<br />
D. Visti i risultati <strong>di</strong> questa <strong>ricerca</strong>, come sentirebbe l’esigenza <strong>di</strong><br />
muoversi ora?<br />
Sentirei la necessità <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>re ancora. Innanzitutto vorrei capire bene come<br />
funzionano le comunità, come riescono ad essere strutture nelle quali i ragazzi<br />
si sentano anche protagonisti, sentano che stare lì fa parte <strong>di</strong> un loro processo<br />
<strong>di</strong> rinforzo, che lì stanno acquistando delle capacità. Mi piacerebbe conoscere<br />
meglio il progetto che c’è <strong>di</strong>etro alle comunità, e <strong>di</strong> quali esperienze si<br />
alimentino in termini <strong>di</strong> volontà <strong>di</strong> mutamento. Penso ci sia molta <strong>di</strong>fferenza tra<br />
le strutture, e che almeno in parte queste conoscenze siano già <strong>di</strong>sponibili.<br />
Sentirei il bisogno <strong>di</strong> un ragionamento sull’efficacia del trattamento in struttura.<br />
Quanto agli affidamenti ai servizi territoriali, il problema è analogo e riguarda la<br />
correttezza del progetto, <strong>di</strong> come questo venga davvero eseguito e <strong>di</strong> quali<br />
risultati effettivamente riesca a dare. Per esempio, se ci sono comportamenti<br />
magari non denunciati ma che sono penalmente rilevanti, e ci sono delle<br />
vittime in<strong>di</strong>viduate o in<strong>di</strong>viduabili, per me il progetto dovrebbe sempre portare il<br />
ragazzo a fare i conti con una assunzione <strong>di</strong> responsabilità nel rapporto con la<br />
persona offesa. Occorre accompagnarlo nella consapevolezza del male<br />
commesso perché si assuma la responsabilità <strong>di</strong> quello che ha fatto, e quin<strong>di</strong><br />
tendenzialmente anche <strong>di</strong> quello che potrebbe fare.<br />
Nella mia visione <strong>di</strong> un buon percorso rieducativo, il minore dovrebbe sapere<br />
che il progetto è suo, che deve indossarlo lui, non deve subirlo; se ha delle<br />
idee, che le <strong>di</strong>ca per mo<strong>di</strong>ficarlo a suo dosso.<br />
E se ce la facciamo con loro, forse ce la possiamo fare anche con gli altri<br />
giovani, perché la mia impressione è che non ce la stiamo facendo con<br />
nessuno, neppure con i meno sfortunati. Sono convinto che stiamo osservando<br />
soltanto i primi segni <strong>di</strong> una crisi definita come economico finanziaria, ma che a<br />
me sembra proprio una crisi antropologica, e questo nei giovani si svela sotto<br />
forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />
D. È una visione piuttosto cupa…<br />
Sono stato <strong>di</strong> recente alla presentazione dell’ultimo rapporto nazionale Caritas-<br />
<strong>Zancan</strong> sulla povertà e riflettevo su questo: cresce la miseria che ci circonda,<br />
ma cresce anche la miseria che abbiamo dentro e a questa voltiamo le spalle.<br />
Ernesto Rossi a suo tempo aveva scritto un libro che era un programma per i<br />
giovani, s’intitolava “Abolire la miseria”. Questo non è un compito che noi ci<br />
pren<strong>di</strong>amo. E quando si parla <strong>di</strong> accettare, o <strong>di</strong> amare le persone così come<br />
sono si <strong>di</strong>mentica che questo equivale a o<strong>di</strong>are quello che potrebbero<br />
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<strong>di</strong>ventare, lo sviluppo positivo che potrebbero avere, in modo da poter<br />
continuare a <strong>di</strong>re: “Io sono meglio”.<br />
Ecco, come Difensore ci terrei ad assicurarmi che il progetto venga costruito<br />
con molta attenzione, in modo completo. E questo sapendo che le risorse a<br />
<strong>di</strong>sposizione per questi interventi saranno sempre <strong>di</strong> meno, soprattutto per gli<br />
stranieri che poi devi espellere appena hanno 18 anni. Un progetto che<br />
preveda <strong>di</strong> utilizzare un mezzo adeguato al fine, che si accerti <strong>di</strong> avere a<br />
<strong>di</strong>sposizione le risorse necessarie e poi che preveda una verifica a fine<br />
percorso, perché senza la verifica non c’è nemmeno il progetto.<br />
D. Sta ipotizzando un ruolo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento del tribunale?<br />
Forse, ma non è detto. Di sicuro ci vuole una maggiore conoscenza e<br />
con<strong>di</strong>visione tra tribunale e territorio. E dato che il progetto risponde a una<br />
frattura sociale deve coinvolgere il sociale, non può chiudersi tra i servizi, il<br />
minore e la famiglia. Il fatto che, in casi eccezionali, si possa ampliare lo<br />
sguardo fino ai 21 anni dà ancor più l’idea <strong>di</strong> quanto sia importante questa<br />
possibilità <strong>di</strong> accompagnamento educativo.<br />
E poi mi interesserebbero i particolarmente riottosi.<br />
D. …cioè?<br />
I minori stranieri non accompagnati che si prostituiscono e che tendono a<br />
sfuggire da ogni azione <strong>di</strong> inserimento. Il bilancio dell’intervento ex art. 25 bis è<br />
scoraggiante, vorrei capire come rendere efficace questo intervento. Una<br />
società che riuscisse a fare qualcosa per questi ragazzi qua, <strong>di</strong> sicuro starebbe<br />
facendo qualcosa <strong>di</strong> buono per se stessa.<br />
D. Il suo compito, come Difensore Civico, è tutelare i citta<strong>di</strong>ni nel<br />
rapporto con i servizi e con le pubbliche amministrazioni. Quale<br />
intervento le appare necessario rispetto agli adolescenti a rischio?<br />
Bisognerebbe che il percorso iniziato con i focus group proseguisse nel<br />
territorio non solo per portare i risultati ma <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> ma per proseguire a<br />
lavorare insieme. Portare il tema dell’adolescenza a livello provinciale<br />
coinvolgendo tutti i soggetti in campo, dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne ai servizi al<br />
volontariato, nella programmazione del piano <strong>di</strong> zona, magari a livello <strong>di</strong><br />
comitato tecnico provinciale. E in questa <strong>di</strong>mensione inserire anche il tribunale,<br />
almeno attraverso i giu<strong>di</strong>ci onorari che garantiscono la connessione con i<br />
togati.<br />
D. L’idea è interessante, compreso il raccordo con il tribunale, perché<br />
spesso come giu<strong>di</strong>ci ci troviamo a immaginare progetti e poi a mo<strong>di</strong>ficarli<br />
18
perché il territorio non ha le risorse necessarie. Magari non c’è il centro<br />
educativo pomeri<strong>di</strong>ano, o la possibilità dell’educatore o del supporto<br />
psicologico… E questo sempre ricordando che lavoriamo in Emilia<br />
Romagna, cioè in un territorio fortunato.<br />
Uno dei ragionamenti che posso fare come Difensore Civico, inteso anche<br />
come attuale sostituto del Garante per i minori, è avere in mente che ci sono<br />
stili <strong>di</strong> lavoro, mission e livelli decisionali <strong>di</strong>versi, e si tratta <strong>di</strong> armonizzare<br />
questi processi. Quin<strong>di</strong> benissimo lavorare con le Province o ad<strong>di</strong>rittura a livello<br />
<strong>di</strong>strettuale. La sfida vista su un piano <strong>di</strong> programmazione riappare con il<br />
singolo progetto. Se le risorse non le trovi per la prevenzione secondaria, ti<br />
costeranno in carcere. Anche in Italia la spinta è sempre <strong>di</strong> più verso<br />
provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> carattere securitario, ma siamo in buona compagnia. In<br />
Francia, sull’esempio degli USA, hanno iniziato a controllare il possesso <strong>di</strong> armi<br />
tra gli studenti delle scuole superiori, in Inghilterra hanno abbassato l’età<br />
imputabile… Noi ancora non ci siamo arrivati ma le tensioni in questo senso si<br />
osservano da tempo. E scopri che per i metal detector o per le telecamere i<br />
sol<strong>di</strong> ci sono, invece per gli educatori e i me<strong>di</strong>atori i sol<strong>di</strong> non ci sono mai.<br />
D. ...e a volte mi pare che la questione vada oltre le risorse e investa il<br />
piano metodologico, piuttosto spinoso quando si parla <strong>di</strong> prevenzione<br />
secondaria o mirata ai gruppi a rischio.<br />
Il fatto è che in passato c’era un pensiero che forse era ideologico ma<br />
orientava l’azione. Oggi questo non esiste più e gli adolescenti, mi sembra, più<br />
li stu<strong>di</strong>amo e meno sappiamo quello che va fatto. Abbiamo in mente degli<br />
obiettivi generali, siamo a corto <strong>di</strong> buone prassi.<br />
La conoscenza <strong>di</strong>retta dei comportamenti che richiamano interventi <strong>di</strong><br />
prevenzione secondaria è consegnata ai luoghi frequentati dai giovani. I centri<br />
giovanili già si pongono a cavallo tra l’intervento educativo <strong>di</strong>ffuso e la<br />
prevenzione secondaria. Ogni posto ha i suoi luoghi preferenziali.<br />
C’è da rimettere al centro una competenza sul lavoro con gli adolescenti che è<br />
larga, è <strong>di</strong>ffusa, è tutt’altro che inesistente. Anche su questo mancano dei<br />
confronti fatti come si deve. Un’attenzione su questo stimolerebbe un assieme<br />
<strong>di</strong> competenze.<br />
Voglio <strong>di</strong>re, non è solo che ci mancano delle conoscenze perché<br />
l’approfon<strong>di</strong>mento sta nelle Università; se ne sa poco anche perché una parte<br />
delle competenze <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo non vengono riconosciute da chi le ha. A<br />
suo tempo si è capito <strong>di</strong> più del <strong>di</strong>sagio mentale quando è stata data la parola<br />
anche agli infermieri.<br />
E accanto alle competenze degli operatori <strong>di</strong> base, ci sono quelle dei ragazzi<br />
stessi. Se gli si dà la parola si acquisiscono più conoscenze, come voi onorari<br />
19
nei colloqui con i ragazzi raggiungete un livello maggiore <strong>di</strong> conoscenza dei<br />
problemi che trattate. Abbiamo sennò dei racconti psicologici, fisiologici,<br />
sociologici che <strong>di</strong>cono come è fatta l’adolescenza, e ognuno racconta la sua<br />
versione, ma lui, l’adolescente, sa delle cose <strong>di</strong> sé. I luoghi <strong>di</strong> conoscenza <strong>della</strong><br />
tensione verso il rischio sono quelli che vanno alimentati nei mo<strong>di</strong> giusti per<br />
acquistare delle conoscenze pratiche, utili. Che non saranno ancora un metodo<br />
scientifico per intervenire, ma possono costituire un bagaglio importante da cui<br />
ripartire.<br />
20
Intervista a Maurizio Millo<br />
Presidente del Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna<br />
D. Da dove nasce l’interesse peculiare del Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong><br />
Bologna verso i proce<strong>di</strong>menti amministrativi?<br />
In un periodo storico in cui crescenti e preoccupanti appaiono i segnali <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio e irregolarità <strong>della</strong> condotta che provengono dagli adolescenti, anche il<br />
Tribunale per i Minorenni è chiamato ad interrogarsi e a mettere a <strong>di</strong>sposizione<br />
<strong>della</strong> collettività gli strumenti suoi propri per avviare o sostenere, con la propria<br />
autorità ed autorevolezza, percorsi <strong>di</strong> prevenzione o <strong>di</strong> rieducazione <strong>di</strong> tutti quei<br />
giovani a rischio <strong>di</strong> devianza.<br />
In questo senso lo strumento più appropriato sembra essere quello dei<br />
proce<strong>di</strong>menti ex art. 25 <strong>della</strong> Legge Minorile.<br />
D. L’art. 25 è stato abbandonato da molti Tribunali per i Minorenni anche<br />
perché accusato <strong>di</strong> riportarsi a valori e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> stampo fascista.<br />
A mio avviso invece riscoprire oggi l’art. 25, in questo particolare clima<br />
culturale del tutto <strong>di</strong>verso rispetto a quello in cui era stato pensato e con finalità<br />
ben <strong>di</strong>stanti da quelle originarie, ha il senso <strong>di</strong> una proposta verso le giovani<br />
generazioni. La sua base potrebbe essere riassunta con uno slogan, “i <strong>di</strong>ritti si<br />
realizzano con l'assunzione dei doveri”, dove il significato <strong>della</strong> frase è<br />
illuminato dalla preposizione “con”, che qui sta per “insieme” e anche per<br />
“attraverso”. Le ra<strong>di</strong>ci storiche <strong>di</strong> una proposta del genere affondano<br />
<strong>di</strong>rettamente nella Carta Costituzionale, dove i principali <strong>di</strong>ritti <strong>della</strong> persona –<br />
che la Costituzione non pone in essere ma “riconosce”, ovvero li ammette<br />
come preesistenti alla sua stessa stesura – vengono affermati <strong>di</strong> pari passo<br />
con i doveri.<br />
D. Può farci qualche esempio?<br />
Questa impostazione emerge già con l'art. 2 nel quale, appunto, la Carta<br />
“riconosce e garantisce i <strong>di</strong>ritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle<br />
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, ma al tempo stesso<br />
“richiede l'adempimento dei doveri inderogabili <strong>di</strong> solidarietà politica,<br />
21
economica e sociale”. Nella stessa <strong>di</strong>sposizione il Patto che è il fondamento <strong>di</strong><br />
tutte le leggi, con lo stesso fiato, riconosce i <strong>di</strong>ritti inviolabili e richiede<br />
l'adempimento <strong>di</strong> doveri inderogabili. Il suo appello è rivolto ad ognuno e non<br />
c'è scusa per potersi sottrarre: anche chi è malato, o piccolo, o anziano, o<br />
han<strong>di</strong>cappato, ha comunque dei doveri inderogabili, certo commisurati alle<br />
proprie possibilità <strong>di</strong> adesione. E questo non avviene solo imme<strong>di</strong>atamente nel<br />
rapporto <strong>di</strong>retto citta<strong>di</strong>no-istituzione ma anche nelle <strong>di</strong>verse “formazioni<br />
sociali”, cioè nell'insieme <strong>di</strong> strutture, famiglie, gruppi sociali, gruppi sportivi, o<br />
<strong>di</strong> volontariato che me<strong>di</strong>ano e rendono possibile l'espressione in<strong>di</strong>viduale.<br />
Il <strong>di</strong>scorso prosegue con il lavoro, che è <strong>di</strong>ritto, ma si associa al dovere <strong>di</strong><br />
impegnarsi per il progresso <strong>della</strong> comunità (art. 4); la cura <strong>della</strong> salute (art. 32),<br />
che in<strong>di</strong>ca il benessere in<strong>di</strong>viduale come qualcosa <strong>di</strong> cui la persona non può<br />
<strong>di</strong>rsi padrona, in quanto passo preliminare alla possibilità <strong>di</strong> esprimere la<br />
propria partecipazione politica; l'iniziativa economica privata (art. 41), “libera”<br />
ma “in<strong>di</strong>rizzata e coor<strong>di</strong>nata a fini sociali”, così come la “proprietà” (art. 42),<br />
“riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> acquisto, <strong>di</strong><br />
go<strong>di</strong>mento e i limiti allo scopo <strong>di</strong> assicurarne la funzione sociale e <strong>di</strong> renderla<br />
accessibile a tutti”; la “cooperazione” (art. 45), <strong>di</strong> cui viene in<strong>di</strong>cata chiaramente<br />
la “funzione sociale”; lo stesso “voto” (art. 48), che è “dovere civico” per “tutti i<br />
citta<strong>di</strong>ni, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età” oltre ad essere<br />
“<strong>di</strong>ritto” <strong>di</strong> cui la legge stabilisce requisiti e modalità; ed infine la “<strong>di</strong>fesa <strong>della</strong><br />
Patria” (art. 52), “sacro dovere del citta<strong>di</strong>no”, e la “partecipazione alle spese<br />
pubbliche” attraverso il gettito fiscale (art. 53), da intendersi anch'esse come<br />
dovere <strong>di</strong> partecipazione politica, un impegno ma anche un <strong>di</strong>ritto.<br />
Per comprendere appieno il senso <strong>di</strong> questo bilanciamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e doveri<br />
bisogna andare oltre un'idea <strong>di</strong> pura specularità e ritornare alle ra<strong>di</strong>ci storiche<br />
<strong>della</strong> Costituzione.<br />
D. Ra<strong>di</strong>ci che forse andrebbero riproposte.<br />
Parlo <strong>di</strong> cogliere il nesso profondo in<strong>di</strong>cato dai Costituenti, non a caso dopo<br />
vent'anni <strong>di</strong> violenza subita e assistita e cinque anni <strong>di</strong> vero e proprio<br />
abbrutimento <strong>di</strong> tutto il mondo che li circondava dovuto alla guerra, e in<br />
particolare alla guerra civile. Avevano conosciuto le degenerazioni <strong>della</strong><br />
democrazia, sia pure non perfezionata, che aveva dato luogo al fascismo in<br />
Italia e al nazismo in Germania, erano consapevoli che il passaggio dalla<br />
democrazia alla <strong>di</strong>ttatura, e con il favore del popolo, sarebbe stato ancora<br />
possibile se non avessero contribuito a costruire una democrazia forte.<br />
Miravano quin<strong>di</strong> a stendere una Carta Costituzionale che risolvesse, per<br />
quanto possibile, le degenerazioni che la democrazia basata sul solo voto e sul<br />
principio <strong>di</strong> maggioranza aveva <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> non saper arginare. La presenza<br />
22
oggi <strong>di</strong> giovani citta<strong>di</strong>ni che nel tempo sono sempre più <strong>di</strong>stanti dall'esperienza<br />
esistenziale dei costituenti, ed inoltre i nuovi “ospiti” che provengono da<br />
ambienti culturali <strong>di</strong>versi dal nostro, aumentano la responsabilità e la necessità<br />
<strong>di</strong> impegno nel proporre il senso profondo dello sforzo fatto dai costituenti.<br />
Il loro obiettivo era proprio dare una risposta umana e storica ai sentimenti che<br />
li animavano. Lo hanno perseguito con una Carta che non a caso si compone<br />
<strong>di</strong> due parti: una – la seconda – <strong>di</strong> architettura istituzionale intelligente,<br />
democratica, basata sulla partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni e sull'intreccio dei poteri<br />
più che sul loro bilanciamento; ma come prima parte un appello ai citta<strong>di</strong>ni a<br />
crescere e partecipare alla società come uomini “forti e liberi”, avrebbe detto<br />
don Sturzo.<br />
D. Non è solo un appello ai buoni sentimenti…<br />
È molto <strong>di</strong> più. I costituenti non si aspettavano che l'architettura istituzionale<br />
funzionasse da sola, sapevano che per questo occorreva la partecipazione <strong>di</strong><br />
tutti nel riconoscere – per sé e per ciascuno - i <strong>di</strong>ritti inviolabili e assumere i<br />
doveri inderogabili.<br />
D. Come mettere in <strong>di</strong>alogo questa impostazione con la fase storica,<br />
certamente molto <strong>di</strong>versa, che stiamo vivendo nel nostro Paese?<br />
Questo appello dei padri costituenti conduce ad una visione <strong>della</strong> società molto<br />
<strong>di</strong>versa da quella che troppi citta<strong>di</strong>ni sembrano avere oggi, apparentemente<br />
composta solo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti. È anche qualcosa <strong>di</strong> più del richiamo al rapporto<br />
“sinallagmatico” - come lo definirebbero i giuristi - <strong>di</strong> <strong>di</strong>retta corrispondenza tra<br />
<strong>di</strong>ritti e doveri. O meglio, tutto questo è presente ma siamo chiamati ad andare<br />
oltre, ad uno sguardo più largo che consenta <strong>di</strong> capire come l'esercizio dei<br />
propri <strong>di</strong>ritti, per crescere e svolgere la propria personalità <strong>di</strong> uomo e <strong>di</strong><br />
citta<strong>di</strong>no, deve procedere <strong>di</strong> pari passo con l'assunzione dei doveri inderogabili<br />
<strong>di</strong> solidarietà ed anche <strong>di</strong> partecipazione.<br />
D. “Libertà è partecipazione”, cantava Giorgio Gaber. Anche qui non<br />
guasterebbe un esempio…<br />
L'esempio migliore <strong>di</strong> questa connessione <strong>di</strong>ritti-doveri è data dalla figura del<br />
genitore. Chi si rivolge ad un Tribunale per i Minorenni per affermare il proprio<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> genitorialità riven<strong>di</strong>ca in realtà la possibilità <strong>di</strong> svegliarsi la notte per<br />
accu<strong>di</strong>re il proprio bambino, o <strong>di</strong> rinunciare ad una parte <strong>della</strong> propria<br />
realizzazione professionale per de<strong>di</strong>care tempo al rapporto con lui. Un genitore<br />
è tale proprio in quanto si assume questi doveri e attraverso questi <strong>di</strong>venta più<br />
uomo o più donna, più madre o più padre, con l'esercizio dei doveri, non a<br />
prescindere da essi o in contropartita. Lo stesso vale per la citta<strong>di</strong>nanza. Di<br />
23
conseguenza le istituzioni, e quin<strong>di</strong> gli uomini e le donne che vi lavorano,<br />
hanno il dovere <strong>di</strong> trasmettere questa proposta a tutti i citta<strong>di</strong>ni, a incominciare<br />
dai più giovani.<br />
D. Perché questa proposta si è fatta più debole?<br />
È un passaggio che rischia oggi <strong>di</strong> perdersi. La democrazia e il pluralismo si<br />
traducono spesse volte in un lassismo che è anche un vuoto, quasi che lo<br />
Stato e le istituzioni, per non invadere o ridurre la libertà in<strong>di</strong>viduale, dovessero<br />
restare in<strong>di</strong>fferenti alle scelte dei singoli. A livello relazionale questo viene<br />
segnalato da psicologi e sociologi come <strong>di</strong>fficoltà a porre regole e limiti al<br />
comportamento infantile; in un senso più ampio questo si traduce nella<br />
sostanziale in<strong>di</strong>fferenza dello Stato e <strong>della</strong> collettività verso l'agire in<strong>di</strong>viduale,<br />
dei minori e non solo.<br />
Al contrario la Costituzione in<strong>di</strong>ca per tutti i citta<strong>di</strong>ni una precisa proposta fatta<br />
<strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti inviolabili e <strong>di</strong> doveri inderogabili e chiede alle<br />
istituzioni <strong>di</strong> farsene carico, perché non perda <strong>di</strong> sostanza l'impalcatura<br />
istituzionale <strong>della</strong> democrazia. Naturalmente la proposta può essere rifiutata e<br />
nessuno sarà penalizzato per questo, ma ciò non toglie che le istituzioni<br />
debbano continuare a perfezionarla e ad offrirla.<br />
D. E dunque, l’art. 25…!?<br />
In coerenza con i principi <strong>di</strong> cui abbiamo appena parlato, i proce<strong>di</strong>menti ex art.<br />
25 sono l'occasione per il TM <strong>di</strong> rivolgere questo appello a quella parte a volte<br />
troppo “vivace” <strong>della</strong> nazione che sono i minorenni a rischio <strong>di</strong> devianza, e <strong>di</strong><br />
farlo con un linguaggio che renda tale appello comprensibile, realistico e<br />
attraente.<br />
D. È bello che si parli <strong>di</strong> un appello “attraente”. Al contrario, i<br />
proce<strong>di</strong>menti amministrativi sono accusati <strong>di</strong> essere mezzi <strong>di</strong> controllo<br />
sociale.<br />
I progetti <strong>di</strong> “rieducazione” non tendono a favorire percorsi <strong>di</strong> omologazione o<br />
l'emarginazione <strong>di</strong> chi infrange creativamente una norma sociale o punta al<br />
cambiamento, come talvolta è stato detto, bensì a rendere possibili incontri e<br />
proposte nei quali siano testimoniati e tangibili i valori costituzionali, così da<br />
<strong>di</strong>venire riferimenti possibili per quei giovani che probabilmente non hanno<br />
avuto occasioni <strong>di</strong>verse per incontrarli. Il nostro compito non è costringere il<br />
minore ad aderire alla proposta, ma dare delle occasioni per ampliare le<br />
possibilità <strong>di</strong> scelta, perché questi ragazzi e ragazze possano allargare lo<br />
sguardo alla possibilità <strong>di</strong> strade nuove, <strong>di</strong>verse dai percorsi devianti.<br />
Tutto questo non può avvenire istantaneamente né in maniera teorica, astratta.<br />
24
Occorre trovare un modo adatto per avviare e adattare progressivamente un<br />
percorso <strong>di</strong> crescita. Quando come TM <strong>di</strong>sponiamo l’affidamento <strong>di</strong> un ragazzo<br />
ai servizi e magari il suo inserimento in una comunità o qualche altro percorso<br />
che nel caso concreto appaia possibile, ci auguriamo appunto che un percorso<br />
iniziato in maniera coercitiva porti il minore a conoscere un educatore<br />
significativo, a trovare un nuovo riferimento familiare e a sentire in sé quella<br />
scintilla che si realizza attraverso l'incontro.<br />
D. In questo quadro, qual è a suo avviso il ruolo del giu<strong>di</strong>ce?<br />
I ragazzi segnalati con l'art. 25 sono giovani che destano preoccupazioni per la<br />
loro condotta, ma hanno alle spalle vissuti familiari, personali, migratori <strong>di</strong>fficili.<br />
Dinanzi a loro il giu<strong>di</strong>ce, con tutta la sua persona e capacità <strong>di</strong> incontro, è qui a<br />
rappresentare i valori <strong>della</strong> Costituzione e a testimoniare – perché lo<br />
sperimenta nella vita – che in essi è racchiuso un appello a crescere, e<br />
crescere può dare sod<strong>di</strong>sfazione. Volendo interpretare il proce<strong>di</strong>mento in<br />
chiave psicoanalitica potremmo <strong>di</strong>re che questi adolescenti, e quelli italiani in<br />
particolare, presentano una carenza nella figura paterna e qualche volta il TM<br />
può incarnarla, almeno temporaneamente, in un transito che porta ad altre<br />
figure educative presenti nella continuità <strong>di</strong> vita del ragazzo.<br />
D. L’art. 25 può essere visto come strumento <strong>di</strong> prevenzione <strong>della</strong><br />
devianza?<br />
Certo, c'è un nucleo preventivo nei percorsi amministrativi, presente anche nel<br />
proce<strong>di</strong>mento penale minorile rappresentato tipicamente da un processo <strong>di</strong><br />
responsabilizzazione e mira a produrre non una socializzazione passiva ma<br />
una partecipazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni responsabili, per la loro felicità e per il<br />
funzionamento <strong>di</strong> questa società, che secondo la Costituzione non può<br />
funzionare bene escludendo chi è in <strong>di</strong>fficoltà, ma può riuscire a realizzarsi solo<br />
attraverso processi <strong>di</strong> inclusione e valorizzazione <strong>di</strong> tutti.<br />
D. In concreto come opera il TM <strong>di</strong> Bologna?<br />
In coincidenza con l'ingresso dei nuovi giu<strong>di</strong>ci onorari del triennio 2008-10, è<br />
stato rivitalizzato un “gruppo adolescenti”, in precedenza già previsto ma non<br />
ancora utilizzato appieno, che raccoglie un certo numero <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci onorari,<br />
mensilmente coinvolti in una Camera <strong>di</strong> Consiglio dove si <strong>di</strong>scutono i casi dei<br />
giovani incontrati nell'ultimo periodo e si assumono le decisioni previste in<br />
astratto dall’art. 25 <strong>della</strong> legge in modo che possano <strong>di</strong>venire in concreto utili<br />
per la loro vita.<br />
Gli stessi onorari vengono incaricati, a coppie, <strong>di</strong> incontrare in fase istruttoria –<br />
come previsto dalla norma – le persone maggiormente interessate ed<br />
25
informate sui ragazzi via via segnalati dalla Procura – generalmente i servizi<br />
sociali, i genitori e il minore – per raccogliere il maggior numero <strong>di</strong> informazioni<br />
sulla loro vita attuale, sui loro progetti e, in molti casi, su come hanno vissuto o<br />
stanno affrontando le loro specifiche situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio personale, familiare,<br />
scolastico e via <strong>di</strong> seguito. A questo scopo l'assegnazione dei casi tiene conto,<br />
per quanto possibile, delle esperienze e capacità professionali degli onorari,<br />
così da valorizzare al meglio le risorse <strong>di</strong> ognuno.<br />
D. Che cosa è cambiato con l’avvio del “gruppo adolescenti”?<br />
Il fatto <strong>di</strong> creare uno spazio de<strong>di</strong>cato <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> elaborazione con<strong>di</strong>visa<br />
favorisce una rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> intervento particolarmente necessaria con minori che<br />
spesso vivono situazioni estreme e in un'età già molto vicina ai 18 anni, quin<strong>di</strong><br />
quando il TM ha poco tempo per intervenire. In questi casi anche i tempi<br />
burocratici, del TM e non solo, possono costituire un problema e occorre<br />
inventare modalità <strong>di</strong> intervento il più possibile agili.<br />
Solo un buon numero <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci onorari garantisce questa celerità e, ove<br />
occorra, anche la possibilità <strong>di</strong> convocare più volte gli stessi ragazzi, allo scopo<br />
<strong>di</strong> costruire i programmi in modo appropriato o <strong>di</strong> verificarli a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni<br />
mesi. Forse così, con intelligenza e moderazione, il Tribunale può fare la<br />
propria parte in un percorso <strong>di</strong> trattamento che trae vantaggio anche dal<br />
confronto con un'autorità capace <strong>di</strong> fermezza e <strong>di</strong> attenzione verso la persona.<br />
Particolarmente in tutti questi casi la funzione del TM non è solo quella <strong>di</strong><br />
capire e decidere – come per il tribunale or<strong>di</strong>nario -, ma è anche quella <strong>di</strong><br />
seguire l'attuazione delle decisioni così da perfezionarle, preoccupazione tipica<br />
<strong>della</strong> giustizia minorile nella quale, sulla falsariga dei proce<strong>di</strong>menti sulla potestà<br />
o <strong>di</strong> possibile adottabilità, le prescrizioni <strong>di</strong>ventano strumento <strong>di</strong> stimolo oltre<br />
che <strong>di</strong> verifica.<br />
26
Prima parte<br />
Adolescenti, comportamenti irregolari<br />
e misure amministrative<br />
27
I. Comportamenti a rischio e rischi <strong>di</strong> coinvolgimento<br />
nella devianza<br />
In questi ultimi anni appaiono in crescita i segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio che provengono<br />
dagli adolescenti con un progressivo, e parallelo, crescere dell’allarme sociale<br />
intorno ad essi, fino a ritenere <strong>di</strong> essere <strong>di</strong> fronte ad una “emergenza<br />
educativa”.<br />
Oggetto <strong>di</strong> particolare attenzione del mondo degli adulti sono, soprattutto, i<br />
comportamenti a rischio e, più in generale, le condotte “irregolari” e/o quelle<br />
devianti. L’allarme sociale focalizza in particolar modo l’attenzione sulle storie<br />
degli adolescenti non italiani, delineando una possibile equazione – valida non<br />
soltanto per i più giovani - tra con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> immigrazione e messa in atto <strong>di</strong><br />
comportamenti a rischio o devianti.<br />
Il tema presenta molteplici elementi <strong>di</strong> complessità che ne rendono <strong>di</strong>fficile la<br />
trattazione:<br />
- a livello etico-morale, in or<strong>di</strong>ne al punto a cui si può spingere la<br />
possibilità <strong>di</strong> limitare la libertà degli in<strong>di</strong>vidui;<br />
- a livello politico, relativamente agli interventi legislativi da mettere in<br />
atto;<br />
- a livello scientifico, nella scelta delle metodologie da utilizzare nella<br />
in<strong>di</strong>viduazione del <strong>di</strong>sagio e nell’intervento successivo <strong>di</strong> prevenzione o<br />
presa in carico;<br />
- a livello culturale per quanto attiene ai messaggi sociali da trasmettere<br />
su questi comportamenti, in relazione alla cultura e del soggetto che<br />
veicola quei messaggi (mondo adulto, istituzioni…), e degli adolescenti<br />
a cui ci si rivolge e dei gruppi nei quali essi si riconoscono.<br />
Uno degli elementi <strong>di</strong> maggior criticità è la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> costruire azioni<br />
preventive serie e adeguate quando il sistema culturale <strong>di</strong> riferimento in cui gli<br />
adolescenti vivono, crescono e si socializzano propone loro, costantemente e<br />
forsennatamente, un modello <strong>di</strong> vita basato proprio sul rischio, vissuto come<br />
una componente positiva <strong>della</strong> vita degli in<strong>di</strong>vidui.<br />
29
Il rischio è quello <strong>di</strong> costruire azioni preventive vissute dagli adolescenti come<br />
contrastanti non tanto con la cultura giovanile, quanto con i caratteri essenziali<br />
dei modelli <strong>di</strong> fondo che riguardano tutte le fasce d’età suscitando in loro<br />
talvolta l’energia <strong>di</strong> reclamare la vali<strong>di</strong>tà dei propri comportamenti, <strong>di</strong> cui<br />
trovano conferma nei “gran<strong>di</strong>”; più spesso, nei contesti educativi, la critica<br />
all’incoerenza degli adulti che, non essendo in grado <strong>di</strong> fare ciò che ritengono<br />
giusto, lo pretendono dai loro figli o nipoti. Paradossalmente si rischia <strong>di</strong><br />
intervenire su una delle rare situazioni <strong>di</strong> forte vicinanza culturale tra<br />
adolescenti e adulti, e non per rafforzare questa vicinanza ma per creare una<br />
frattura, una separazione.<br />
Il nodo <strong>di</strong> fondo da sciogliere, in questo senso, è quanto la preoccupazione sui<br />
comportamenti a rischio si concentri esclusivamente sugli adolescenti e quanto<br />
riguar<strong>di</strong> tutti, adulti compresi. In altri termini, è <strong>di</strong>fficile comprendere certe<br />
preoccupazioni quando giocare d’azzardo, bere smodatamente e poi guidare,<br />
lanciarsi dai ponti legati a elastici, avere rapporti sessuali non protetti, ecc.,<br />
sono azioni ammesse se a compierle sono adulti, e non più tollerate quando<br />
riguardano gli adolescenti.<br />
1. La <strong>ricerca</strong> e il confronto scientifico sui comportamenti a rischio<br />
Il tema costituisce un importante punto evolutivo <strong>della</strong> riflessione e delle prassi<br />
inerenti le politiche sociali <strong>di</strong> prevenzione del <strong>di</strong>sagio e <strong>della</strong> devianza. A ciò si<br />
è giunti in considerazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>fficoltà intrinseca <strong>di</strong> trattare questi temi,<br />
proprio per la loro indeterminatezza. Inizialmente, infatti, il termine “rischio” è<br />
stato ricondotto o all’intera con<strong>di</strong>zione adolescenziale (si parlava allora <strong>di</strong><br />
“giovani a rischio”) o alla vita in alcuni territori (“zone a rischio”).<br />
Nel tempo sono state formulate molteplici considerazioni critiche su entrambe<br />
queste espressioni, che comportavano l’etichettamento sociale <strong>di</strong> alcune<br />
persone, singolarmente intese o per categorie <strong>di</strong> appartenenza, o <strong>di</strong> alcuni<br />
ambienti, fino ad abbandonarle. Ragionare in termini <strong>di</strong> “comportamenti a<br />
rischio” è stata, pertanto, la risposta all’esigenza <strong>di</strong> considerare con maggiore<br />
attenzione le problematiche <strong>della</strong> prevenzione concentrandosi sulle possibili<br />
implicazioni <strong>di</strong> alcuni comportamenti, non sul “normale” <strong>di</strong>sagio inteso come<br />
incertezza adolescenziale e neppure sull’appartenenza a determinati contesti o<br />
fasce <strong>di</strong> popolazione.<br />
Purtroppo, però, alla confusione che s’intendeva evitare si è aggiunta quella<br />
derivata dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> definire i “comportamenti a rischio”, fino a includere in<br />
questa espressione tutti i fattori <strong>di</strong> vulnerabilità che possono intervenire nel<br />
percorso <strong>di</strong> crescita. Sono raccolti qui anche con<strong>di</strong>zioni che storicamente<br />
venivano nominate, invece, devianza, tossico<strong>di</strong>pendenza, ecc..<br />
30
Una ragione <strong>di</strong> questa inclusione, e maggior confusione nel linguaggio e nel<br />
pensiero, sta nella consapevolezza – fondata sull’esperienza e sulla <strong>ricerca</strong>,<br />
accolta da un’apertura in atto almeno tra gli operatori del settore – che le<br />
rappresentazioni sociali classiche, <strong>della</strong> tossico<strong>di</strong>pendenza come <strong>della</strong><br />
devianza o altro, non sono più sufficienti. Non bastano a comprendere giovani<br />
che sembrano entrare ed uscire rapidamente da ruoli e maschere, adottano<br />
comportamenti <strong>di</strong> consumo per poi variarli o interromperli, fanno convivere<br />
modalità apparentemente trasgressive nella socializzazione, nell’espressione<br />
<strong>della</strong> sessualità ecc. con altre coscienziosamente rispettose delle regole e dei<br />
ruoli, in una flui<strong>di</strong>tà che sfugge ad ogni categorizzazione.<br />
Queste possibili “irregolarità” (le stesse oggetto dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
<strong>di</strong> cui qui ci occupiamo) spaziano in tutte le principali <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> vita degli<br />
adolescenti.<br />
Le molte ricerche compiute nel corso <strong>di</strong> questi ultimi hanno preso in esame, ad<br />
esempio: il fumo <strong>di</strong> sigarette o <strong>di</strong> cannabis, il consumo <strong>di</strong> alcolici, la guida<br />
pericolosa, i comportamenti devianti, l’espressione <strong>della</strong> sessualità,<br />
l’alimentazione, l’uso <strong>di</strong> sostanze stupefacenti sintetiche, i tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, il<br />
bullismo, la violenza. Una gamma ampia, comprendente situazioni molto<br />
<strong>di</strong>fferenti l’una dall’altra. Seguendo uno dei possibili criteri classificatori, quello<br />
del confronto con la legge, si <strong>di</strong>stinguono comportamenti che configurano<br />
responsabilità penali (reati), da quelli trattabili solamente con misure<br />
amministrative (ad es. l’uso <strong>di</strong> droghe illegali), a quelli non perseguibili ma che<br />
potrebbero preludere a interventi <strong>di</strong> tipo civile sulla potestà dei genitori.<br />
Tutto questo è affrontato unitariamente non solo da stu<strong>di</strong> e ricerche ma, anche,<br />
dall’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria minorile. E tuttavia sono molteplici le funzioni che essi<br />
perseguono nella crescita <strong>di</strong> un adolescente.<br />
Il rischio risponde a <strong>di</strong>verse esigenze, in un continuum che va dal vincere la<br />
noia, stor<strong>di</strong>rsi, riempire il vuoto con la <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> sensazioni forti, estreme,<br />
incre<strong>di</strong>bili, intense (“sensation–seeking”), all’esigenza <strong>di</strong> crescere, migliorarsi,<br />
sviluppare se stessi come in<strong>di</strong>vidui attraverso azioni altrettanto intense, forti e<br />
significative (“risk-tasking”).<br />
In questa seconda accezione assumersi o correre dei rischi è assolutamente<br />
normale ed anzi la cultura attuale, come già ricordato, lo incentiva in un’ottica<br />
prevalentemente in<strong>di</strong>vidualista (ad es., rischiare per vincere una gara, per<br />
realizzare un guadagno, per primeggiare in un determinato ambito). Si<br />
<strong>di</strong>mentica facilmente che esistono anche altri tipi <strong>di</strong> rischi legati ad emozioni<br />
forti – tipicamente quelli che si sperimentano nelle relazioni importanti, o in un<br />
gioco <strong>di</strong> squadra, o in un pericolo sfiorato per dare supporto a una persona in<br />
<strong>di</strong>fficoltà… - e ci si concentra con preoccupazione su quella che sembra l’unica<br />
alternativa, ovvero le azioni che generano allarme sociale in quanto mettono gli<br />
31
adolescenti nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> subire dei danni non desiderati, in misura<br />
elevata, o <strong>di</strong> produrre conseguenze <strong>di</strong> elevato valore negativo nella vita <strong>di</strong> altri<br />
in<strong>di</strong>vidui.<br />
Per quanto detto fin qui, i comportamenti a rischio in adolescenza – almeno<br />
quelli potenzialmente dannosi a sé o agli altri - sarebbero sintomi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sagio<br />
che può essere variamente affrontato a seconda che lo si interpreti come<br />
errore, o malattia, o carenza affettiva e relazionale.<br />
Tuttavia gli stessi comportamenti possono essere considerati come mo<strong>di</strong> per<br />
provare piacere attraverso sensazioni nuove e forti, con una componente<br />
accentuata <strong>di</strong> sfida e <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong> sé. Secondo questa visione sono<br />
azioni coerenti e funzionali alle esigenze psicologhe tipiche <strong>di</strong> questa fase <strong>di</strong><br />
crescita: rinnovarsi, uscire dalle incertezze, affermare la propria identità,<br />
costruire relazioni sociali e affettive significative, sviluppare identificazione con<br />
gruppi <strong>di</strong> pari (nei termini <strong>di</strong> sentirsi parte <strong>di</strong> un gruppo e farsi accettare dai suoi<br />
componenti).<br />
Le ricerche realizzate in molti paesi hanno permesso <strong>di</strong> far convergere le<br />
opinioni degli esperti intorno ad alcuni elementi chiave. Gli adolescenti sovente:<br />
- si percepiscono immuni dai rischi, in una sorta <strong>di</strong> immortalità che li<br />
porta a ritenersi al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> ogni possibile conseguenza negativa;<br />
- sono convinti <strong>di</strong> esercitare un adeguato controllo sui rischi che<br />
assumono (tipicamente l’idea <strong>di</strong> ricavare piacere dalle sostanze<br />
sapendo controllare il legame e, dunque, schivando ogni possibile<br />
<strong>di</strong>pendenza, ma lo stesso si potrebbe <strong>di</strong>re per la guida pericolosa e<br />
“controllata” ecc.);<br />
- se sono “sensation seeker”, ovvero particolarmente affascinati dal<br />
rischio (perché non tutti gli adolescenti lo sono), lo cercano attraverso<br />
una varietà <strong>di</strong> condotte tra loro collegate (sindrome o costellazioni <strong>di</strong><br />
comportamenti),<br />
- altri adolescenti, che pure sono consapevoli dei rischi connessi ad<br />
alcune azioni, non riescono a sfuggirle perché incapaci <strong>di</strong> sottrarsi alle<br />
pressioni del gruppo dei pari (su questo tema si è sviluppato un<br />
particolare filone <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> teso ad analizzare se e in che misura la<br />
frequentazione <strong>di</strong> un gruppo incentiva o protegge dal rischio),<br />
- considerano un vero rischio per sé non ciò che gli adulti in<strong>di</strong>cherebbero<br />
come tale, bensì la possibilità <strong>di</strong> perdere affetti, emozioni, relazioni<br />
significative,<br />
- in<strong>di</strong>viduano quale ambito in cui sperimentano azioni a rischio non tanto<br />
i loro luoghi <strong>di</strong> incontro (come è nella percezione degli adulti) quanto la<br />
casa, nella quale spesso ci si sente soli.<br />
32
Recenti stu<strong>di</strong> evidenziano una quota <strong>di</strong> adolescenti che si caratterizzano per<br />
l’elevata prudenza e attenzione, giovani sperimentatori che sentono il fascino<br />
del brivido e se lo concedono solo <strong>di</strong> tanto in tanto, ed altri (i “sensation<br />
seeker”, appunto) che vivono il rischio come una componente essenziale <strong>della</strong><br />
propria vita.<br />
Un’altro <strong>di</strong>fferenza – questa volta relativa ai comportamenti – riguarda il livello<br />
<strong>di</strong> controllo con cui vengono affrontati: vi sono situazioni <strong>di</strong> rischio elevato ma<br />
sottoposte a un uguale livello <strong>di</strong> controllo e preparazione (è quanto avviene ad<br />
es. nell’ambito degli sport estremi), altre in cui il rischio non viene percepito o<br />
calcolato ed altre ancora nelle quali si perde il controllo completamente.<br />
Del resto, molti stu<strong>di</strong> hanno messo l’accento sulla necessità <strong>di</strong> non operare una<br />
correlazione automatica tra comportamenti a rischio, <strong>di</strong>sagio e devianza<br />
(poiché non sempre essi si innestano su in<strong>di</strong>vidui che vivono <strong>di</strong>sagi o patologie<br />
psicologiche o devianze).<br />
I dati raccolti in <strong>di</strong>verse ricerche europee e italiane in<strong>di</strong>cano con chiarezza<br />
l’esigenza <strong>di</strong> investire e rafforzare l’impegno preventivo, che può svilupparsi<br />
positivamente almeno in quattro <strong>di</strong>rezioni:<br />
- coinvolgere gli adolescenti in iniziative preventive (non solo nella<br />
scuola) rispetto ai comportamenti a rischio,<br />
- accrescere la consapevolezza cognitiva dei rischi e quella emotiva<br />
dell’esperienza dei comportamenti,<br />
- aumentare le possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo tra adolescenti ed adulti sul<br />
significato del rischio per cogliere i <strong>di</strong>versi approcci (vantaggiosvantaggio<br />
piuttosto che pericolo-sicurezza) e per rileggere la propria<br />
quoti<strong>di</strong>anità,<br />
- lavorare non sul cambiamento del singolo comportamento, ma sulle<br />
funzioni sociali che più comportamenti correlati assumono e svolgono.<br />
33
II. La riscoperta delle misure amministrative<br />
Di fronte a questi acca<strong>di</strong>menti tutte le istituzioni, da quelle centrali a quelle<br />
locali, nonché tutte le realtà non istituzionali, sono chiamate a riflettere sui<br />
caratteri o<strong>di</strong>erni dell’adolescenza e sulle problematiche che gli adolescenti si<br />
trovano a fronteggiare nel loro percorso <strong>di</strong> costruzione dell’identità e nel loro<br />
<strong>di</strong>venire adulti.<br />
In base alle normative vigenti le Regioni, gli enti locali, le aziende sanitarie, le<br />
istituzioni scolastiche, le Autorità Giu<strong>di</strong>ziarie minorili (sia la Procura <strong>della</strong><br />
Repubblica per i minorenni, sia il Tribunale per i minorenni) sono chiamate a<br />
interrogarsi e a mettere a <strong>di</strong>sposizione <strong>della</strong> collettività gli strumenti <strong>di</strong> loro<br />
pertinenza per avviare o sostenere, con la propria autorità ed autorevolezza,<br />
percorsi <strong>di</strong> prevenzione dei giovani maggiormente a rischio <strong>di</strong> comportamenti<br />
devianti.<br />
Per quanto riguarda le regioni, gli enti locali, le aziende sanitarie e l’Autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria, inoltre, vi è la con<strong>di</strong>visione <strong>della</strong> responsabilità in or<strong>di</strong>ne alla<br />
possibilità <strong>di</strong> attivare percorsi “rieducativi” dei minori coinvolti in situazione <strong>di</strong><br />
devianza.<br />
A fianco dei percorsi e progetti <strong>di</strong> prevenzione attivati nel territorio o nelle<br />
scuole, appare interessante operare una maggior conoscenza degli strumenti<br />
operativi <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spone l’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria e, in particolare, appare utile<br />
soffermarsi su uno strumento molto <strong>di</strong>scusso e criticato, in un passato anche<br />
recente: il proce<strong>di</strong>mento per l’applicazione delle misure amministrative<br />
cosiddette “rieducative” ex art. 25 <strong>della</strong> legge del 1934 che ha istituito il<br />
tribunale per i minorenni (r.d.l. 20 luglio 1934, n. 1404), in<strong>di</strong>cata appunto come<br />
“legge minorile”.<br />
Riscoprire oggi tale proce<strong>di</strong>mento, in un clima culturale tanto <strong>di</strong>verso rispetto a<br />
quello in cui era stato pensato e attribuendogli finalità certamente <strong>di</strong>stanti da<br />
quelle originarie, può sembrare un’operazione non particolarmente importante<br />
o significativa.<br />
In realtà, a fronte <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito giuri<strong>di</strong>co e culturale che ha assegnato a questo<br />
proce<strong>di</strong>mento un valore progressivamente in calo, nella realtà o<strong>di</strong>erna esso<br />
appare uno strumento utilizzato dalle Autorità Giu<strong>di</strong>ziarie, seppur con gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenziazioni da Ufficio a Ufficio. Nel corso degli ultimi nove anni, infatti, in<br />
34
Italia sono stati aperti - presso i vari Tribunali per i minorenni - poco meno <strong>di</strong><br />
duemila fascicoli amministrativi all’anno.<br />
Riprendere questo argomento, pertanto, ha il senso <strong>di</strong> una proposta seria <strong>di</strong><br />
riflessione, per comprendere se questo strumento possa essere utile ed<br />
efficace nei confronti delle giovani generazioni, ferma restando l’esigenza <strong>di</strong><br />
delineare una nuova fisionomia dello strumento.<br />
In particolare appare interessante, e da esplorare, la possibilità <strong>di</strong> concepire le<br />
misure amministrative all’interno <strong>di</strong> una prospettiva nella quale i <strong>di</strong>ritti si<br />
realizzano con l’assunzione dei doveri, dove il senso <strong>della</strong> frase è illuminato<br />
dalla preposizione “con”, che qui sta per “insieme” e anche per “attraverso”.<br />
I proce<strong>di</strong>menti amministrativi potrebbero costituire l’occasione per rivolgere<br />
questo appello ai <strong>di</strong>ritti e ai doveri a quella parte talvolta eccessivamente<br />
“vivace” del paese, ossia i minorenni, ed in particolare a quelli che presentano<br />
rilevanti rischi <strong>di</strong> coinvolgimento in esperienza <strong>di</strong> devianza, e <strong>di</strong> farlo con un<br />
linguaggio che renda tale appello comprensibile, realistico e finanche attraente,<br />
pur nel rispetto dei principi e dei valori costituzionali ispiratori del nostro<br />
or<strong>di</strong>namento.<br />
Proprio la complessità ma, soprattutto, l’ambiguità richiamate quasi<br />
inevitabilmente dal termine “rieducazione”, peraltro fin dall’inizio associato<br />
all’idea <strong>di</strong> fondo che sorregge i proce<strong>di</strong>menti amministrativi, necessitano <strong>di</strong><br />
alcune ulteriori precisazioni prima <strong>di</strong> entrare nel vivo dell’argomento.<br />
A lungo, il <strong>di</strong>battito sorto già a partire dalla fine degli anni Sessanta del 1900 in<br />
Europa si è interrogato sui significati che tale sostantivo porta con sé. Cosa<br />
significa, infatti, rieducare? Senza aver la pretesa <strong>di</strong> riassumere quasi cinque<br />
decenni <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zi e valutazioni inerenti l’opportunità del concetto, nonché la<br />
concreta possibilità ad intervenire in tal senso, va ricordato che attorno all’idea<br />
non si sono davvero risparmiate critiche e condanne. Difatti si è affermato che<br />
rieducare significa “convertire” un soggetto a un sistema <strong>di</strong> valori in precedenza<br />
sconosciuto e quin<strong>di</strong> mai sperimentato, senza <strong>di</strong> fatto rimuovere gli ostacoli che<br />
inevitabilmente si ritroverà davanti non appena tornato nel proprio contesto<br />
abituale. L’esito <strong>di</strong> qualsivoglia percorso non potrà essere che fallimentare. Il<br />
duro scetticismo che ispira la critica qui sinteticamente riportata sottolinea la<br />
problematicità (e forse anche la presunzione) insita nell’idea stessa <strong>di</strong><br />
rieducare qualcuno, con riferimento ad almeno due con<strong>di</strong>zioni:<br />
a) l’improbabilità <strong>di</strong> una “conversione” per coloro che non hanno<br />
conosciuto che stimoli negativi, dovendo credere nell’esistenza <strong>di</strong> un<br />
<strong>di</strong>fferente sistema <strong>di</strong> valori <strong>di</strong> riferimento senza averlo esperito<br />
personalmente e che, forse, conosceranno soltanto al momento <strong>di</strong><br />
ritornare in società (in quella società che, va ricordato, non <strong>di</strong> rado si è<br />
ferito col proprio atto e rispetto alla quale pare <strong>di</strong>fficile immaginare<br />
35
l’esercizio tout court <strong>di</strong> un’attitu<strong>di</strong>ne com-passionevole in<strong>di</strong>spensabile<br />
al fine <strong>di</strong> una sostanziale, e non solo formale, reintegrazione nel<br />
tessuto comunitario);<br />
b) l’assoluta <strong>di</strong>fficoltà, per qualsiasi operatore sociale, nel rimuovere gli<br />
ostacoli presenti nell’ambiente al quale tornerà il soggetto al termine<br />
del progetto, così che inevitabilmente egli sarà suo malgrado costretto<br />
a fronteggiare una realtà che, pur essendo mutato lui, molto<br />
probabilmente non lo avrà seguito in tale evoluzione.<br />
Ora, benché sia indubbio che tali critiche contengono più <strong>di</strong> un elemento <strong>di</strong><br />
verità, e pertanto se ne con<strong>di</strong>vidono alcuni passaggi, va osservato come nel<br />
caso dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi l’idea <strong>di</strong> “rieducazione” si sostanzi proprio<br />
nella volontà <strong>di</strong> rendere possibili, e dunque concretamente praticabili, gli<br />
incontri e le proposte offerte al giovane. Entro il fitto sistema <strong>di</strong> relazioni,<br />
riman<strong>di</strong> e riferimenti, in funzione dei numerosi attori sociali chiamati in gioco, il<br />
richiamo a valori positivi - come ad esempio quelli in<strong>di</strong>cati nella Costituzione -<br />
non dovrebbe apparire come qualcosa <strong>di</strong> teorico e astratto, lontano e<br />
irraggiungibile; piuttosto, l’obiettivo è quello <strong>di</strong> offrire al minore sì nuove, ma<br />
reali e tangibili, occasioni per ampliare le sue possibilità <strong>di</strong> scelta, potendo<br />
allargare il proprio sguardo fin verso l’eventualità <strong>di</strong> strade <strong>di</strong>fferenti da quelle<br />
percorse sino a quel momento.<br />
Perciò, occorre trovare un modo adatto per avviare e adattare<br />
progressivamente un percorso <strong>di</strong> crescita. Quando nel Tribunale per i<br />
minorenni si <strong>di</strong>spone l’affidamento <strong>di</strong> un ragazzo ai servizi, e magari il suo<br />
inserimento in una comunità o qualche altra misura che nel caso concreto<br />
appaia possibile, l’auspicio è sempre che un percorso iniziato in maniera<br />
coercitiva lo porti, ad esempio, a conoscere un educatore significativo, a<br />
trovare un nuovo riferimento familiare e a sentire in sé quella scintilla che si<br />
realizza attraverso l’incontro.<br />
C’è un nucleo preventivo nei percorsi amministrativi, presente anche nel<br />
proce<strong>di</strong>mento penale minorile, rappresentato tipicamente da un processo <strong>di</strong><br />
responsabilizzazione e mirato a produrre non una socializzazione passiva ma<br />
una partecipazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni responsabili, per la loro felicità e per il<br />
funzionamento <strong>di</strong> questa società che, come è noto, secondo la Costituzione<br />
non può funzionare bene escludendo chi è in <strong>di</strong>fficoltà, potendo piuttosto<br />
realizzarsi solo attraverso processi <strong>di</strong> inclusione e valorizzazione <strong>di</strong> tutti.<br />
1. Presupposti, obiettivi e modalità <strong>di</strong> intervento<br />
La legge istitutiva del Tribunale per i minorenni o legge minorile (r.d.l. 20 luglio<br />
1934, n. 1404, in seguito mo<strong>di</strong>ficato con legge 25 luglio 1956, n. 888), aveva<br />
36
previsto, accanto alla competenza civile e penale del Tribunale per i minorenni<br />
una sua competenza denominata amministrativa in grado <strong>di</strong> esprimersi nella<br />
funzione rieducativa.<br />
In particolare l’art. 25, comma 1, così recita: “Quando un minorenne degli anni<br />
18 dà manifeste prove <strong>di</strong> irregolarità <strong>della</strong> condotta o del carattere il<br />
procuratore <strong>della</strong> Repubblica, l’ufficio <strong>di</strong> servizio sociale minorile, i genitori, il<br />
tutore, gli organismi <strong>di</strong> protezione e <strong>di</strong> assistenza dell’infanzia e<br />
dell’adolescenza possono riferire i fatti al tribunale per i minorenni il quale, a<br />
mezzo <strong>di</strong> uno dei suoi componenti all’uopo designato dal presidente, esplica<br />
approfon<strong>di</strong>te indagini sulla personalità minorile e <strong>di</strong>spone con un decreto<br />
motivato una delle seguenti misure:<br />
1) affidamento del minore al servizio sociale;<br />
2) collocamento in una casa <strong>di</strong> rieducazione o in un istituto me<strong>di</strong>co-psicopedagogico”.<br />
La norma qui richiamata, va ricordato, nasce entro un contesto storico-politico<br />
preciso e riassumibile, per brevità, con riferimento ad alcune parole apparse<br />
nel 1933 sul “Giornalino”: “La <strong>di</strong>mensione deamicisiana del singhiozzo<br />
pedagogico appare senz’altro superata: i lettori del “Giornalino” non devono<br />
piangere ma marciare. E lo faranno presto” (cit. in A. Faeti 2001, p. 243).<br />
Proprio questo, con ogni probabilità, deve essere stato lo spirito con cui il<br />
legislatore in epoca fascista ha pensato alla procedura “rieducativa”: tutti i<br />
ragazzi devono marciare e chi esce dalle righe dovrà con la forza esservi<br />
ricondotto. È evidente che si trattava <strong>di</strong> una norma assai chiara e<br />
inequivocabile, in grado <strong>di</strong> contenere e riflettere perfettamente lo spirito del<br />
tempo; perciò la stessa, oggi, pone alcuni interrogativi nel momento in cui si<br />
voglia impiegare lo strumento dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi sulla base <strong>di</strong><br />
presupposti, e dunque con finalità, significativamente <strong>di</strong>stinti da quelli che li<br />
ispirarono.<br />
2. Una procedura ancora applicabile?<br />
Le critiche all’applicazione dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi, <strong>di</strong>fatti, non sono<br />
certo mancate in tempi più recenti tanto che, a partire dagli anni Settanta, si è<br />
assistito al progressivo abbandono dell’art. 25 da parte <strong>di</strong> molti tribunali per i<br />
minorenni nel nostro Paese fino a richiederne, da più parti, la soppressione. Va<br />
detto, le motivazioni erano numerose e parzialmente con<strong>di</strong>visibili: in primis,<br />
come già anticipato, le problematicità insite nel concetto stesso <strong>di</strong> rieducazione<br />
e, non certo secondariamente, l’idea che il binomio rieducazione-sanzione così<br />
come implicitamente rappresentato nell’art. 25 contenesse qualcosa <strong>di</strong><br />
paradossale e perciò stesso inattuabile; si aggiunga a ciò la complessa<br />
37
situazione in cui versavano (e versano a tutt’oggi) i servizi sociali del Ministero<br />
<strong>della</strong> Giustizia e quelli del territorio; nonché la previsione dell’impiego <strong>di</strong> misure<br />
fortemente contestate e successivamente abolite (così fu, ad esempio, per le<br />
case <strong>di</strong> rieducazione); infine, la convinzione che gli strumenti del penale, da un<br />
lato, e del civile, dall’altro, potessero bastare, intervenendo i primi <strong>di</strong>rettamente<br />
sul giovane che <strong>di</strong>sattendeva la norma, i secon<strong>di</strong> sul contesto familiare ritenuto<br />
incapace o inadeguato attraverso la limitazione <strong>della</strong> potestà genitoriale.<br />
Più in generale, è possibile asserire che la posizione maggiormente con<strong>di</strong>visa,<br />
capace <strong>di</strong> dar conto del progressivo abbandono <strong>di</strong> tale strumento da parte <strong>di</strong><br />
molti tribunali, è quella per cui le misure rieducative hanno perso, <strong>di</strong> fatto, la<br />
loro efficacia anche in seguito all’avvenuto passaggio delle competenze<br />
rieducative agli enti locali (D.P.R. n. 616 del 1977). A tal proposito, netta (e<br />
certo <strong>di</strong>ffusa, seppure con <strong>di</strong>fferenti sfumature) è la posizione <strong>di</strong> Paolo<br />
Vercellone (già Presidente del Tribunale per i minorenni <strong>di</strong> Torino negli anni<br />
‘70-80), per il quale l’ambito degli interventi rieducativi si è gradualmente ridotto<br />
fino a <strong>di</strong>ventare - del tutto impropriamente - una sorta <strong>di</strong> surrogato alla<br />
sanzione penale, senza però possederne la medesima incisività in grado <strong>di</strong><br />
intervenire sui comportamenti devianti del minore (R. Maurizio, 2005, pp. 209-<br />
215; A. Fiorillo, 2005, pp. 216-218).<br />
Tuttavia va ora notato come, così ragionando, si concorse a lasciare scoperta<br />
tutta quell’area <strong>di</strong> condotte ritenute spiacevoli e incresciose sul piano sociale, o<br />
ad<strong>di</strong>rittura proprio inaccettabili sebbene non già criminali, che <strong>di</strong> fatto è<br />
cresciuta nel tempo, escludendo così in buona misura la possibilità <strong>di</strong><br />
intraprendere interventi mirati sull’area del <strong>di</strong>sagio e del <strong>di</strong>sadattamento<br />
giovanile.<br />
Va intanto osservato come l’art. 25 <strong>della</strong> legge minorile, attraverso il riferimento<br />
a uno dei componenti del Tribunale designato dal presidente, che può essere<br />
un giu<strong>di</strong>ce onorario, può <strong>di</strong> fatto rappresentare anche un momento <strong>di</strong><br />
accrescimento dell’autonomia culturale e propositiva del giu<strong>di</strong>ce onorario<br />
medesimo, attribuendo a tale figura funzioni <strong>di</strong> rilievo nella fase istruttoria <strong>della</strong><br />
procedura. In questo compito proprio tale giu<strong>di</strong>ce può rappresentare il<br />
collegamento più adatto del tribunale con i servizi dell’ente locale che meglio<br />
sono in grado <strong>di</strong> apportare informazioni relativamente alle caratteristiche dello<br />
stesso minore con problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong>sadattamento o anche devianza,<br />
nonché alle peculiarità <strong>della</strong> realtà sociale nella quale il minore si trova a<br />
vivere, identificando l’esistenza <strong>di</strong> concrete possibilità <strong>di</strong> aiuto presenti sul<br />
territorio allo scopo <strong>di</strong> dar vita ad una effettiva ed efficace azione <strong>di</strong> recupero<br />
del giovane (A. C. Moro, 2002).<br />
Quanto ai destinatari dell’intervento, la nozione <strong>di</strong> irregolarità <strong>della</strong> condotta o<br />
del carattere fa riferimento ad un complesso <strong>di</strong> atteggiamenti e comportamenti,<br />
38
posti in essere dal minore, in grado <strong>di</strong> evidenziare la sua <strong>di</strong>fficoltà ad adeguarsi<br />
a condotte e ritmi <strong>di</strong> crescita qualificabili - pur con tutti i limiti che tale concetto<br />
comporta - come “normali”; comportamenti che si traducono in modalità<br />
relazionali <strong>di</strong> tipo regressivo, in atteggiamenti <strong>di</strong>mostrativi che rimandano ad<br />
una sorta <strong>di</strong> rifiuto - più o meno palese - <strong>della</strong> realtà circostante ed, inoltre, in<br />
varie forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza (siano queste da altri adulti, dall’alcool o ancora da<br />
sostanze psicotrope) capaci <strong>di</strong> incidere negativamente sulla sua crescita e<br />
sullo sviluppo armonioso <strong>della</strong> sua personalità (A. C. Moro, 2002).<br />
Va osservato, tuttavia, che proprio tale aspetto contiene una delle criticità più<br />
evidenti - e <strong>di</strong>fficili da superare - in questo preciso momento storico: in un<br />
contesto sempre più <strong>di</strong>fferenziato a livello culturale come è il nostro, investito<br />
da tempo da complessi processi <strong>di</strong> globalizzazione e da flussi migratori sempre<br />
più articolati al proprio interno, è indubbiamente <strong>di</strong>fficile giungere ad identificare<br />
e quin<strong>di</strong> a con<strong>di</strong>videre una con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>cata come “regolare”. La convinzione<br />
che definire la regolarità nelle società attuali sia un compito particolarmente<br />
ostico, unitamente alla consapevolezza <strong>di</strong> quanto l’adolescenza sia, <strong>di</strong> per sé,<br />
un momento in cui è assai improbabile riuscire a in<strong>di</strong>viduare cosa possa/debba<br />
ritenersi “normale” e cosa invece no (si pensi agli aspetti inerenti le condotte<br />
sessuali o a quelle alimentari, ad esempio), porta inevitabilmente ad esprimere<br />
un dubbio sulla possibilità <strong>di</strong> intervenire in tale <strong>di</strong>rezione e con gli strumenti<br />
anzidetti.<br />
E, pur tuttavia, la sfida è appunto questa.<br />
3. La procedura e le modalità dell’intervento<br />
Da quanto asserito, l’intervento giu<strong>di</strong>ziario per l’applicazione delle misure<br />
amministrative <strong>di</strong> cui all’art. 25 legge minorile non può che essere inteso quale<br />
intervento non penale <strong>di</strong> recupero, riferendosi a tutte quelle condotte - peraltro<br />
assai numerose - che sebbene non sanzionate penalmente (benché non <strong>di</strong><br />
rado correlate ad altre che lo sono) rappresentano modalità <strong>di</strong>struttive del<br />
soggetto, e del sentimento su cui poggia la convivenza sociale. Si pensi, ad<br />
esempio, alla tossico<strong>di</strong>pendenza e all’alcolismo, alle fughe da casa, ai<br />
comportamenti autolesivi e auto<strong>di</strong>struttivi, ai tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, alla<br />
prostituzione maschile e femminile (inserita espressamente nel 1998 dall’art.<br />
25 bis) 1 , alle forme <strong>di</strong> sopraffazione verso i compagni <strong>di</strong> scuola o i coetanei,<br />
1 L’art. 25 bis del r.d.l. 20 luglio 1934 n. 1404, inserito dall’art. 2 <strong>della</strong> legge n. 269/1998, con la<br />
rubrica “Minori che esercitano la prostituzione o vittime <strong>di</strong> reati a carattere sessuale”, recita:<br />
1. Il pubblico ufficiale o l’incaricato <strong>di</strong> pubblico servizio, qualora abbia notizia che un minore<br />
degli anni <strong>di</strong>ciotto esercita la prostituzione, ne dà imme<strong>di</strong>ata notizia alla procura <strong>della</strong><br />
Repubblica presso il tribunale per i minorenni, che promuove i proce<strong>di</strong>menti per la tutela del<br />
39
alla <strong>di</strong>pendenza da Internet, alla mancanza <strong>di</strong> rispetto verso le norme familiari e<br />
scolastiche, agli abbandoni scolastici, etc. Inoltre, il proce<strong>di</strong>mento per le misure<br />
rieducative può essere impiegato in casi residuali anche qualora si sia in<br />
presenza <strong>di</strong> reati commessi da soggetti con età inferiore agli anni quattor<strong>di</strong>ci<br />
che, secondo quanto <strong>di</strong>sposto dall’art. 97 c. p., non possono mai essere<br />
considerati imputabili né, dunque, oggetto <strong>di</strong> misure penali implicanti un<br />
addebito <strong>di</strong> responsabilità.<br />
In tal senso, possiamo affermare che l’art. 25 <strong>della</strong> legge minorile prevede<br />
l’opportunità <strong>di</strong> intervenire in tutti quei casi che parrebbero configurare<br />
situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong>sadattamento e persino devianza e che, quin<strong>di</strong>,<br />
rappresentano un serio ostacolo al pieno sviluppo del processo evolutivo del<br />
giovane pregiu<strong>di</strong>candone il fondamentale <strong>di</strong>ritto a veder tutelati i bisogni<br />
centrali per la formazione <strong>della</strong> sua personalità. Vi è, inoltre, da aggiungere<br />
come tale norma costituisca al contempo una modalità - ancora poco esplorata<br />
- volta a tutelare l’intera collettività dalle conseguenze dannose che la devianza<br />
inevitabilmente produce (non solo danni a singole vittime, ma anche allarme<br />
sociale, senso <strong>di</strong> insicurezza <strong>di</strong>ffuso e persistente, etc.), tentando <strong>di</strong> rimuovere<br />
le cause che la determinano - o che potrebbero determinarla in futuro - e, con<br />
ciò, cercando <strong>di</strong> dare una risposta positiva ed educativa anche a quelle<br />
esigenze <strong>di</strong> sicurezza sociale tanto invocate nella nostra epoca che rischiano<br />
così facilmente <strong>di</strong> imboccare altrimenti strade solo repressive ed irrazionali.<br />
Appare, a questo punto, necessario mettere a fuoco brevemente quelle<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, <strong>di</strong>sadattamento e devianza a cui la legge si rivolge<br />
specificatamente, nella consapevolezza che tali termini vengono spesso<br />
impiegati, erroneamente, in modo in<strong>di</strong>fferenziato. Al contrario, si tratta <strong>di</strong> tre<br />
<strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>stinte, sebbene talvolta esse possano risultare fasi <strong>di</strong> uno stesso<br />
percorso involutivo.<br />
Infatti, mentre con il termine <strong>di</strong>sagio ci si riferisce, prevalentemente, ad una<br />
con<strong>di</strong>zione contrassegnata da un malessere soggettivamente percepito, la<br />
nozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sadattamento traduce l’oggettività <strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong>sturbata entro<br />
un ambiente specifico (così parliamo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sadattamento scolastico, sociale,<br />
lavorativo, etc.); infine, la devianza può essere sinteticamente definita - e<br />
minore e può proporre al tribunale per i minorenni la nomina <strong>di</strong> un curatore. Il tribunale per i<br />
minorenni adotta i provve<strong>di</strong>menti utili all’assistenza, anche <strong>di</strong> carattere psicologico, al recupero<br />
e al reinserimento del minore. Nei casi <strong>di</strong> urgenza il tribunale per i minorenni procede d’ufficio.<br />
2. Qualora un minore degli anni <strong>di</strong>ciotto straniero, privo <strong>di</strong> assistenza in Italia, sia vittima <strong>di</strong> uno<br />
dei delitti <strong>di</strong> cui agli articoli 600-bis, 600-ter e 601, secondo comma, del co<strong>di</strong>ce penale, il<br />
tribunale per i minorenni adotta in via <strong>di</strong> urgenza le misure <strong>di</strong> cui al comma 1 e, prima <strong>di</strong><br />
confermare i provve<strong>di</strong>menti adottati nell’interesse del minore, avvalendosi degli strumenti<br />
previsti dalle convenzioni internazionali, prende gli opportuni accor<strong>di</strong>, tramite il Ministero degli<br />
affari esteri, con le autorità dello Stato <strong>di</strong> origine o <strong>di</strong> appartenenza”.<br />
40
certamente non in modo esaustivo - come quell’insieme <strong>di</strong> condotte che si<br />
pongono più o meno apertamente in contrasto con le norme giuri<strong>di</strong>che o<br />
culturali <strong>di</strong> un società (L. Regoliosi, 1994, p. 20), ossia con tutte quelle<br />
aspettative che dovrebbero essere reciprocamente orientate in quanto<br />
fondamentali per lo sviluppo e per l’integrazione <strong>di</strong> una determinata comunità.<br />
Dalla loro violazione deriva perciò lo stigma <strong>di</strong> deviante attribuito al soggetto<br />
che ha infranto le regole del patto sociale, sul quale poggiano i presupposti <strong>di</strong><br />
convivenza.<br />
Pertanto è possibile affermare come, rispetto a queste definizioni, mutino “(…)<br />
la natura delle tre con<strong>di</strong>zioni (una percezione, una relazione, un<br />
comportamento) e soprattutto gli elementi <strong>di</strong> riscontro (uno stato <strong>di</strong> malessere<br />
soggettivo, le aspettative e le risposte <strong>di</strong> un determinato ambiente, le norme e<br />
gli stigmi <strong>di</strong> un certo sistema sociale)” (ibid.), sottolineando la sostanziale<br />
eterogeneità delle tre con<strong>di</strong>zioni e, al contempo, in<strong>di</strong>cando la necessità <strong>di</strong><br />
intraprendere modalità <strong>di</strong> intervento altrettanto <strong>di</strong>fferenziate a seconda dei casi<br />
concreti e delle necessità reali. Perciò, appare suscettibile <strong>di</strong> critiche<br />
l’approccio che intenda interpretare in termini meccanicistici e consequenziali<br />
tali <strong>di</strong>mensioni, sposando la <strong>di</strong>scussa logica <strong>della</strong> profezia che si auto-adempie<br />
(A. C. Moro, op. cit.): qui, inevitabilmente, con esiti certo infausti quanto<br />
all’immagine (negativa) <strong>di</strong> sé che verrebbe trasmessa al minore, e dalla quale<br />
gli risulterebbe <strong>di</strong>fficile sottrarsi in futuro.<br />
Ecco, dunque, perché la funzione rieducativa ricompresa nella competenza<br />
amministrativa del Tribunale per i minorenni va interpretata, essenzialmente,<br />
come la possibilità <strong>di</strong> contrastare efficacemente, ossia materialmente, tutte<br />
quelle situazioni che allontanano, ostacolano e mettono in pericolo la piena e<br />
armoniosa evoluzione <strong>della</strong> personalità del minore. Il percorso <strong>di</strong> recupero si<br />
estrinseca pertanto in un progetto che, elaborato insieme al minore e, quando<br />
possibile, ai suoi familiari, nonché con la partecipazione fondamentale degli<br />
operatori dei servizi sociali, si propone <strong>di</strong> far incontrare il giovane con modelli<br />
educativi concreti, in<strong>di</strong>candogli nuove opportunità formative, lavorative e<br />
culturali adatte alle sue propensioni ed aspirazioni, senza con ciò perdere <strong>di</strong><br />
vista le effettive possibilità <strong>di</strong> realizzazione; l’inserimento in gruppi <strong>di</strong> riferimento<br />
aventi valori positivi; lo svolgimento <strong>di</strong> attività significative per lo sviluppo <strong>della</strong><br />
sua personalità. In breve, tutto un insieme <strong>di</strong> risorse educative valide in grado<br />
<strong>di</strong> sostituire quelle – <strong>di</strong> segno opposto – che in precedenza permeavano la sua<br />
esistenza (A. C. Moro, op. cit.).<br />
4. Gli strumenti <strong>di</strong> contrasto<br />
In tal senso, come si è detto, due sono le misure che possono essere assunte<br />
con decreto motivato dal Tribunale per i minorenni; esse sono relative<br />
41
all’affidamento del minore al servizio sociale oppure al suo collocamento “in<br />
una casa <strong>di</strong> rieducazione, o in un istituto me<strong>di</strong>co-psico-pedagogico”, oggi<br />
sostituiti dalle comunità educative. In particolare, con riferimento a questo<br />
secondo aspetto, vi è da rimarcare che trattare <strong>di</strong> “comunità educative” anziché<br />
<strong>di</strong> “istituti me<strong>di</strong>co-psico-pedagogici” non rimanda semplicisticamente a un mero<br />
cambiamento terminologico. Va anzi ricordato come anche nel nostro Paese, a<br />
partire dalla fine degli anni Settanta, sia intervenuto un profondo mutamento<br />
che ha concorso a mo<strong>di</strong>ficare, e dal punto <strong>di</strong> vista sostanziale, il precedente<br />
sistema <strong>di</strong> misure utilizzate, per cui l’originaria terminologia impiegata dalla<br />
legge minorile come mo<strong>di</strong>ficata nel 1956 finisce con l’apparire non soltanto<br />
desueta, ma anche fuorviante rispetto alle effettive finalità e modalità operative<br />
adottate attualmente all’interno <strong>di</strong> tali strutture (e per questo anche<br />
legislativamente necessiterebbe <strong>di</strong> essere sostituita). In conseguenza alle<br />
critiche da più parti rivolte a un sistema sociale che faceva <strong>della</strong> reazione<br />
autoritaria alla devianza la sola modalità <strong>di</strong> risposta, esclusivamente mirata al<br />
contenimento delle condotte che si <strong>di</strong>scostavano dalla norma, vari furono i<br />
mutamenti progressivamente introdotti tanto che si giunse, nel 1978, alla<br />
chiusura <strong>di</strong> tutte le case <strong>di</strong> rieducazione presenti sul territorio. Difatti è<br />
innegabile che, in passato, tali strutture finivano per configurare un luogo<br />
rigidamente chiuso ed estraneo entro il quale venivano impartite norme, regole<br />
e stili <strong>di</strong> vita destinati a scontrarsi – con un esito purtroppo negativo - con<br />
quanto pur permaneva all’esterno, e che il giovane avrebbe ritrovato una volta<br />
concluso il periodo residenziale.<br />
Tuttavia, attualmente, parlare <strong>di</strong> comunità significa fare riferimento ad una<br />
realtà innegabilmente <strong>di</strong>fferente, che anzi pone il continuo scambio fra interno<br />
ed esterno quale elemento car<strong>di</strong>ne del proprio operare. Le comunità alle quali<br />
sono inviati i giovani ex art. 25 <strong>della</strong> legge minorile sono attentamente<br />
in<strong>di</strong>viduate dai giu<strong>di</strong>ci con l’aiuto dei servizi sociali in rapporto, principalmente,<br />
al grado <strong>di</strong> apertura che le caratterizza. Questa “apertura” può essere declinata<br />
secondo una duplice prospettiva: da un lato, esse devono essere in grado <strong>di</strong><br />
relazionarsi positivamente col territorio circostante, intrattenendo continue e<br />
proficue relazioni <strong>di</strong> scambio con le strutture ed i servizi presenti, avendo<br />
perciò ben presente che il percorso del giovane debba prevedere, e fin<br />
dall’inizio, l’obiettivo del reinserimento sociale; dall’altro lato, si tratta <strong>di</strong><br />
comunità aperte in quanto incoraggiano e promuovono le capacità decisionali e<br />
la spinta creativa del giovane, partendo dal presupposto che il libero fluire delle<br />
emozioni ed il riconoscimento delle risorse relazionali <strong>della</strong> persona siano un<br />
importante tassello nella ricostruzione <strong>di</strong> quei sentimenti <strong>di</strong> fiducia, rispetto ed<br />
autostima che, spesso, sembrano come erosi dalle esperienze negative vissute<br />
dal ragazzo. In questo senso, la comunità appare come un luogo in cui il<br />
42
minore sottoposto ai provve<strong>di</strong>menti dell’art. 25 può, ad esempio, intraprendere<br />
un percorso professionalizzante già sul territorio che ospita la comunità,<br />
imparando a conoscere le risorse dell’ambiente che lo circonda e<br />
apprendendo, soprattutto, a “muoversi” in esso secondo schemi <strong>di</strong>fferenti da<br />
quelli che avevano caratterizzato in precedenza il suo percorso esistenziale.<br />
5. Quale ruolo per i servizi sociali del territorio?<br />
Protagonista <strong>di</strong> tale rinnovata interpretazione è, senza dubbio, il servizio<br />
sociale territoriale - al quale è affidato il ragazzo - che assume concretamente<br />
l’impegno <strong>di</strong> sostenere il progetto nelle sue varie fasi. Gli operatori del servizio<br />
sociale sono convocati in fase istruttoria dagli onorari delegati (in genere tutta<br />
l’équipe, non solo l’assistente sociale) insieme con i genitori e il giovane<br />
oggetto del proce<strong>di</strong>mento. Talvolta il servizio sociale ha già in carico<br />
l’adolescente e la sua famiglia; altre volte è opportuno lasciare agli operatori il<br />
tempo per effettuare una indagine al fine <strong>di</strong> conoscere il giovane ed il suo<br />
nucleo familiare, l’ambiente nel quale vive e quello entro il quale sono stati agiti<br />
i comportamenti <strong>di</strong>venuti successivamente oggetto del proce<strong>di</strong>mento (ambiti<br />
che non sempre e non necessariamente coincidono) allo scopo <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre<br />
un progetto. Il fatto che la presa in carico - <strong>di</strong> per sé una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> “aiuto”<br />
al nucleo familiare - possa comprendere anche istanze <strong>di</strong> “controllo”, da<br />
<strong>di</strong>sposizione del tribunale, è un passaggio molto delicato perché rischia <strong>di</strong><br />
compromettere il rapporto tra l’operatore, la famiglia e il minore, soprattutto<br />
quando proprio il tribunale evidenzi carenze educative nei genitori. È, perciò,<br />
necessario sostenere il lavoro degli operatori durante l’u<strong>di</strong>enza con la famiglia<br />
e rafforzare il principio relativo al dovere - primariamente del minore ma anche<br />
dei genitori - <strong>di</strong> seguire correttamente le in<strong>di</strong>cazioni dei servizi, fidandosi degli<br />
stessi e dando vita insieme ad un processo continuo <strong>di</strong> confronto e <strong>di</strong> scambio<br />
al cui centro si colloca comunque sempre il minore.<br />
Infatti, l’obiettivo primario <strong>di</strong> tale percorso, rispetto al quale anche la famiglia<br />
deve lavorare (o meglio: collaborare, nonostante essa spesso fatichi a<br />
<strong>di</strong>venirne consapevole e ad accettarlo, frenata e ostacolata in tale<br />
comprensione da un malinteso sentimento <strong>di</strong> protezione e tutela verso il figlio),<br />
è proprio quello <strong>della</strong> responsabilizzazione del minore. Un cosciente “farsi<br />
responsabili” non tanto, o non solo, <strong>di</strong> un comportamento o degli atti già posti in<br />
essere - se così fosse si finirebbe col fissare il nostro sguardo esclusivamente<br />
sul passato del giovane, obbligandolo a propria volta a procedere con la testa<br />
voltata all’in<strong>di</strong>etro -, quanto per ciò che potrà essere. Per ciò che accadrà in<br />
futuro, in termini positivi ma anche, eventualmente, negativi; per le frustrazioni<br />
43
e i sacrifici richiesti dalle nuove scelte, per la fatica che ne potrà conseguire.<br />
Per il cambiamento che ne deriverà.<br />
A tal proposito, vi è da sottolineare come, oggi ben più <strong>di</strong> un tempo, ad essere<br />
confusi e <strong>di</strong>sorientati non siano soltanto gli adolescenti, ma anche i loro<br />
familiari: gli stessi che si presentano al colloquio con i giu<strong>di</strong>ci; gli stessi che<br />
dovranno successivamente relazionarsi con i servizi del territorio. Si tratta, e<br />
non <strong>di</strong> rado, <strong>di</strong> genitori che hanno <strong>di</strong>fficoltà a confrontarsi con le <strong>di</strong>fferenti<br />
agenzie educative; talvolta essi, non riuscendo più a gestire la situazione, si<br />
aspettano dal tribunale dei provve<strong>di</strong>menti “punitivi” o, ad<strong>di</strong>rittura, la delega a<br />
terzi <strong>della</strong> loro responsabilità educativa. E pare qui, assolutamente, opportuno<br />
il riferimento a quanto asserito dal filosofo tedesco Marquard, il quale nota:<br />
“Non è la <strong>di</strong>mensione infantile che manca agli adulti <strong>di</strong> oggi; anzi <strong>di</strong> questa ne<br />
hanno anche troppa. Per gli uomini del mondo moderno è vero invece che non<br />
si <strong>di</strong>venta più adulti, dal momento che viviamo nell’epoca dell’estraneità al<br />
mondo. Per questo anziché <strong>di</strong>ventare autonomi e cioè adulti, attraverso la<br />
crescita costante dell’esperienza e <strong>della</strong> cognizione del mondo, si scivola<br />
vieppiù in<strong>di</strong>etro nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> coloro per i quali il mondo è in prevalenza<br />
ignoto, estraneo e impenetrabile. La con<strong>di</strong>zione in altri termini dei bambini” (O.<br />
Marquard 1991, pp. 117-140).<br />
2.6. …Se rieducare fa rima con responsabilizzare.<br />
Come si evince, il fulcro <strong>di</strong> interesse <strong>della</strong> applicazione dei progetti è tutto<br />
incentrato sulla nozione <strong>di</strong> persona. Il tentativo è quello <strong>di</strong> condurre il minore,<br />
attraverso un percorso che lo vede <strong>di</strong>rettamente coinvolto ed attivo,<br />
responsabile delle scelte effettuate ma, al contempo guidato da attori del<br />
sistema sociale in grado <strong>di</strong> esercitare autorevolezza - e al bisogno anche<br />
autorità - su quelle stesse scelte, a riconoscersi in un’immagine positiva <strong>di</strong> sé,<br />
spingendolo a “(…) recuperare il senso <strong>di</strong> fiducia nelle proprie possibilità e<br />
nelle proprie capacità e ad elaborare una visione più ottimistica, ma pur<br />
sempre realistica, <strong>della</strong> vita e del mondo nella totalità dei suoi aspetti” (L. Milani<br />
1995, pp. 37-38).<br />
Proprio per tutto quanto appena detto il ricorso alla via delle misure rieducative<br />
può avere un effetto specifico e rappresentare una strada <strong>di</strong><br />
responsabilizzazione rispetto all’altra possibilità, da molti sostenuta, del ricorso<br />
ai provve<strong>di</strong>menti civili <strong>di</strong> limitazione <strong>della</strong> potestà ex art. 330 e segg. cod. civ.<br />
basati sulle eventuali carenze educative <strong>della</strong> famiglia. Quest’ultima<br />
impostazione, con ragazzi ormai <strong>di</strong> una certa età e alla <strong>ricerca</strong> dell’autonomia<br />
dalla famiglia, potrebbe invece indurre un effetto controproducente <strong>di</strong><br />
deresponsabilizzazione del giovane.<br />
44
In tale prospettiva, l’intervento del Tribunale per i minorenni nella sua<br />
competenza amministrativa-rieducativa, che ha sicuramente una spiccata<br />
finalità preventiva, si configura anche come azione <strong>di</strong> promozione; concetto,<br />
quest’ultimo, capace <strong>di</strong> suscitare “(…) suggestioni più positive, che rimandano<br />
all’idea <strong>di</strong> sostenere, sollecitare, animare le risorse, incrementare il<br />
protagonismo, l’emancipazione delle <strong>di</strong>verse soggettività” (L. Regoliosi, op. cit.,<br />
p. 38), nella consapevolezza che è proprio in questi aspetti che si declina la<br />
funzione rieducativa <strong>della</strong> quale il tribunale per i minorenni è chiamato a farsi<br />
carico interagendo con gli altri attori del sistema sociale ed, in primis, col<br />
minore stesso. Tale attività <strong>di</strong> promozione può essere declinata in riferimento<br />
alla varietà dei provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> fatto attuati presso il Tribunale per i minorenni<br />
<strong>di</strong> Bologna: fermo restando le due misure principali, quali l’affidamento ai<br />
servizi sociali e la collocazione in comunità, si va via via immaginando una<br />
pluralità <strong>di</strong> interventi che variano al variare <strong>della</strong> storia personale – e delle<br />
propensioni - del ragazzo “ritagliando” sulla <strong>di</strong> lui/lei le possibili alternative<br />
concretamente realizzabili.<br />
Così, accanto alla ripresa del percorso formativo nei casi <strong>di</strong> precoce<br />
abbandono, si formulano progetti in cui, per portare solo alcuni esempi, appare<br />
rilevante lo svolgimento <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> rilevanza sociale e <strong>di</strong> volontariato che<br />
possano rivestire un effettivo significato per l’identità del minore o, ancora, <strong>di</strong><br />
attività ricreative che ne sollecitino o rafforzino le naturali pre<strong>di</strong>sposizioni (quali<br />
corsi <strong>di</strong> ballo, <strong>di</strong> pittura, <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno, <strong>di</strong> teatro e recitazione, <strong>di</strong> cinema, laboratori<br />
informatici, etc.). Può essere proposto al ragazzo <strong>di</strong> abbandonare le “vecchie<br />
compagnie” per entrare a far parte <strong>di</strong> circoli sportivi dove incanalare, nell’attività<br />
e nella sana competizione, le energie altrimenti orientate in senso negativo<br />
(squadre <strong>di</strong> calcio, <strong>di</strong> pallavolo, <strong>di</strong> basket, ambiti che contemplino comunque la<br />
<strong>di</strong>mensione del gruppo, col quale confrontarsi e misurarsi). Si aggiunga che<br />
talvolta appare necessario affiancare un sostegno psicologico al minore che<br />
intraprenda un simile cammino; altre volte si propende per il suo affidamento<br />
ad un équipe socio-sanitaria specializzata, particolarmente nei casi in cui è<br />
presente un vissuto contrassegnato da <strong>di</strong>pendenza da sostanze stupefacenti o<br />
alcool. Alla base <strong>di</strong> tale lettura vi è la nozione <strong>di</strong> personalità nella sua<br />
accezione <strong>di</strong>namica, ossia come esito che gradualmente si costruisce, muta ed<br />
evolve nuovamente a partire dall’interazione continua del piano soggettivo con<br />
quello culturale e sociale, e dove assume un rilievo particolare la <strong>di</strong>mensione<br />
educativa intesa in senso ecologico, ossia come un tutto comprendente<br />
l’ambito familiare, scolastico, lavorativo, <strong>della</strong> formazione, e le attività poste in<br />
essere dalle numerose strutture ed agenzie sociali operanti sul territorio in<br />
grado <strong>di</strong> concorrere insieme verso la realizzazione <strong>di</strong> tale processo.<br />
45
Un processo, dunque, che ha come obiettivo primo quello <strong>di</strong> stimolare e quin<strong>di</strong><br />
sviluppare nel minore il senso <strong>di</strong> responsabilità a fronte <strong>della</strong> propria esistenza<br />
e delle conseguenze delle proprie azioni, promuovendo una progettualità<br />
consapevole – spesso non sufficientemente in<strong>di</strong>rizzata o magari <strong>di</strong>storta - che<br />
gli restituisca, oltre che la fiducia in se stesso, anche la stima ed il rispetto per<br />
sé e per gli altri (L. Milani, op. cit., p. 399). Fiducia, stima e rispetto dei quali,<br />
non <strong>di</strong> rado, proprio il contesto relazionale nel quale il giovane si è trovato<br />
inserito fino a quel momento ha concorso - più o meno consapevolmente - a<br />
privarlo.<br />
46
III. Le misure amministrative in Italia: alcuni dati <strong>di</strong><br />
contesto<br />
Le tabelle e i grafici presentati <strong>di</strong> seguito propongono – nel periodo 1999-2007<br />
– la frequenza con cui vengono utilizzate le misure amministrative nelle <strong>di</strong>verse<br />
regioni italiane.<br />
Il Graf. 1 permette <strong>di</strong> cogliere come, pur con qualche oscillazione, l’utilizzo <strong>di</strong><br />
questo strumento si mantenga stabile negli anni oscillando intorno a poco<br />
meno <strong>di</strong> duemila fascicoli in tutto il Paese.<br />
Un confronto tra i vari <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Corte d’Appello (Graf. 2) evidenzia una<br />
elevata <strong>di</strong>fferenziazione: la realtà <strong>di</strong> Milano presenta, da sola, quasi un terzo<br />
del totale dei proce<strong>di</strong>menti. A seguire sono significativi i dati sui proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi delle Corti <strong>di</strong> Napoli, Firenze, Bologna e Palermo, tutti superiori o<br />
<strong>di</strong> poco inferiori ai cento provve<strong>di</strong>menti avviati. Per converso sono otto le Corti<br />
che non presentano alcun proce<strong>di</strong>mento e, in totale, sono do<strong>di</strong>ci quelle che<br />
hanno non più <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci proce<strong>di</strong>menti. Tra queste si registrano alcune se<strong>di</strong><br />
importanti, sotto il profilo delle <strong>di</strong>mensioni: Torino, Genova, Trieste, Bari,<br />
Lecce, Potenza, ecc.<br />
Il Graf. 3 illustra, invece, l’andamento – nel periodo 1999-2007 – dei<br />
proce<strong>di</strong>menti amministrativi nel solo Distretto <strong>di</strong> Corte <strong>di</strong> Appello <strong>di</strong> Bologna. I<br />
dati evidenziano un trend <strong>di</strong> progressiva crescita del numero dei proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi aperti, dai 23 del 1999 ai 99 del 2007.<br />
47
48<br />
Graf. 1 – Misure amministrative in Italia<br />
4.000<br />
3.000<br />
2.000<br />
1.000<br />
-<br />
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />
Sopravvenuti 1.622 1.711 1.626 1.793 1.827 1.752 1.848 1.726 1.621<br />
Esauriti 1.715 1.885 1.400 1.800 1.640 2.003 1.818 1.676 1.530<br />
Pendenti 3.443 3.445 3.644 3.380 3.410 3.435 3.534<br />
Fonte: Istat, Statistiche giu<strong>di</strong>ziarie civili, Istat, Roma 2009.
Torino<br />
5<br />
486<br />
56<br />
- -<br />
23<br />
Graf. 2 – Misure amministrative 2007 per Distretto <strong>di</strong> Corte d’Appello<br />
211<br />
137<br />
99<br />
88<br />
45<br />
65<br />
61<br />
- 6<br />
-<br />
- 7<br />
- 1 - -<br />
13<br />
96<br />
14 8<br />
40<br />
83 77<br />
49<br />
Sassari (sez.)<br />
Cagliari<br />
Caltanissetta<br />
Catania<br />
Messina<br />
Trieste<br />
Genova<br />
Bologna<br />
Firenze<br />
Perugia<br />
Ancona<br />
Roma<br />
L'Aquila<br />
Campobasso<br />
Napoli<br />
Salerno<br />
Bari<br />
Lecce<br />
Taranto (sez.)<br />
Potenza<br />
Catanzaro<br />
Reggio <strong>di</strong> Calabria<br />
Palermo<br />
Fonte: Istat, Statistiche giu<strong>di</strong>ziarie civili, Istat, Roma 2009<br />
Trento<br />
Bolzano (sez.)<br />
Venezia<br />
Brescia<br />
Milano
50<br />
Graf. 3 – Misure amministrative nel Distretto <strong>di</strong> Bologna<br />
150<br />
100<br />
50<br />
-<br />
1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007<br />
Sopravvenuti 23 16 9 28 33 61 75 55 99<br />
Esauriti 1 18 20 6 24 36 48 75 36<br />
Pendenti 16 38 47 72 99 79 139<br />
Fonte: Istat, Statistiche giu<strong>di</strong>ziarie civili, Istat, Roma 2009
Nella Tab. 1, infine, è proposto il tasso <strong>di</strong> misure amministrative, costruito<br />
mettendo in rapporto il numero dei fascicoli aperti nel 2007 con il numero dei<br />
minori dagli un<strong>di</strong>ci ai <strong>di</strong>ciassette anni residenti (all’1.1.2007).<br />
L’in<strong>di</strong>ce me<strong>di</strong>o nazionale è <strong>di</strong> 40 proce<strong>di</strong>menti ogni centomila minori; il più<br />
elevato è registrato in Friuli Venezia Giulia, con un tasso pari a 205. Valori<br />
superiori alla me<strong>di</strong>a nazionale sono registrati, anche, in Sardegna, Lombar<strong>di</strong>a,<br />
Marche e Campania. Calabria, Emilia-Romagna, Sicilia e Molise non si<br />
<strong>di</strong>scostano molto dalla me<strong>di</strong>a nazionale mentre nelle altre regioni si registrano<br />
valori decisamente inferiori se non, in <strong>di</strong>versi casi, assolutamente pari a zero.<br />
Tab. 1 – Tasso <strong>di</strong> utilizzo delle misure amministrative regione per regione<br />
in rapporto alla popolazione residente in età 11-17 anni<br />
Regioni<br />
Tasso misure<br />
Popolazione N. fascicoli<br />
amministrative<br />
11-17 anni amministrativi<br />
su 100mila minori<br />
Friuli Venezia Giulia 66.714 137 205<br />
Sardegna 112.744 160 142<br />
Lombar<strong>di</strong>a 581.748 542 93<br />
Marche 96.383 88 91<br />
Campania 517.230 276 53<br />
Calabria 164.545 74 45<br />
Emilia-Romagna 232.132 99 43<br />
Sicilia 425.032 158 37<br />
Molise 22.879 7 31<br />
Lazio 364.173 45 12<br />
Veneto 299.102 23 8<br />
Liguria 84.982 6 7<br />
Piemonte -Valle d’Aosta 257.020 5 2<br />
Puglia 329.074 1 0<br />
Trentino Alto A<strong>di</strong>ge 72.902 0 0<br />
Toscana 204.355 0 0<br />
Umbria 51.873 0 0<br />
Abruzzo 89.554 0 0<br />
Basilicata 45.802 0 0<br />
Italia 4.018.244 1.621 40<br />
Fonte: Elaborazione da dati Istat, Statistiche giu<strong>di</strong>ziarie civili, Istat, Roma 2009<br />
51
IV. Nuove ipotesi <strong>di</strong> lavoro: l’intervento del Tribunale<br />
per i minorenni <strong>di</strong> Bologna<br />
È a partire dalle constatazioni proposte in precedenza che, il Tribunale per i<br />
minorenni <strong>di</strong> Bologna, ha scelto <strong>di</strong> operare costituendo un “<strong>Gruppo</strong><br />
Adolescenti”, nella consapevolezza che tentare un intervento in questo ambito<br />
significa, in primo luogo, riconoscere la peculiarità dei soggetti ai quali ci si<br />
rivolge. In secondo luogo, ed è questa la sfida che il Tribunale per i Minorenni<br />
si è assunta: cercare <strong>di</strong> riempire <strong>di</strong> nuovi significati modalità operative desuete<br />
e strumenti solo apparentemente consueti, offrendo risposte capaci <strong>di</strong> fare<br />
dell’autorevolezza e <strong>della</strong> concretezza dell’intervento il punto <strong>di</strong> partenza nel<br />
cammino verso la formazione dei più giovani. In tutti questi casi la funzione <strong>di</strong><br />
un Tribunale per i minorenni non è solo quella <strong>di</strong> capire e decidere - come per il<br />
Tribunale Or<strong>di</strong>nario -, ma è, anche, quella <strong>di</strong> seguire l’attuazione delle decisioni<br />
così da perfezionarle; preoccupazione tipica <strong>della</strong> giustizia minorile nella quale,<br />
sulla falsariga dei proce<strong>di</strong>menti sulla potestà o <strong>di</strong> adottabilità, le prescrizioni<br />
<strong>di</strong>ventano strumento <strong>di</strong> stimolo oltre che <strong>di</strong> verifica.<br />
Il Tribunale per i minorenni <strong>di</strong> Bologna, così come alcuni altri nel Paese, ha <strong>di</strong><br />
recente “restaurato” il proce<strong>di</strong>mento amministrativo (aperto su ricorso <strong>della</strong><br />
Procura <strong>della</strong> Repubblica o d’ufficio su segnalazione del giu<strong>di</strong>ce dell’u<strong>di</strong>enza<br />
preliminare o, ancora, del tribunale del <strong>di</strong>battimento penale), ritenendo tale<br />
competenza a oggi non ricompresa né in quella strettamente civile né, tanto<br />
meno, in quella penale. E, anzi, proprio guardando a quel periodo <strong>della</strong> vita<br />
estremamente complesso, eppur vitale, che è l’adolescenza, contrassegnato sì<br />
da <strong>di</strong>fficoltà e contrad<strong>di</strong>zioni, ma anche da peculiari attitu<strong>di</strong>ni e risorse, il<br />
Tribunale ha dato vita al progetto <strong>di</strong> costruire un gruppo specializzato proprio<br />
sugli adolescenti; progetto peraltro già ipotizzato alcuni anni or sono, ma che<br />
soltanto dal febbraio 2008 - in concomitanza, fra l’altro, con la nomina <strong>di</strong> nuovi<br />
giu<strong>di</strong>ci onorari - ha <strong>di</strong> fatto potuto realizzarsi.<br />
A tale gruppo, composto da <strong>di</strong>eci giu<strong>di</strong>ci onorari provenienti da <strong>di</strong>fferenti<br />
percorsi professionali - ad esempio psicologi, sociologi, pedagogisti, assistenti<br />
sociali ecc. - e coor<strong>di</strong>nati dal Presidente del Tribunale medesimo, che si<br />
52
assume la titolarità e responsabilità dei fascicoli, sono affidati tutti i<br />
proce<strong>di</strong>menti amministrativi relativi agli artt. 25 e 25 bis.<br />
Come si comprende facilmente, tali giu<strong>di</strong>ci presentano specifiche competenze<br />
nel lavoro con gli adolescenti e le famiglie, nonché con i minori figli <strong>di</strong> migranti<br />
o i minori non accompagnati. Fra essi, a turno uno funge da referente del<br />
gruppo ed esamina i fascicoli non appena arrivano alla cancelleria del<br />
Tribunale, <strong>di</strong>stribuendoli in modo omogeneo alle coppie <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci onorari per la<br />
fase istruttoria. A tale scopo, ossia per facilitare l’acquisizione delle prime<br />
informazioni fondamentali e, al contempo, per attribuire con cognizione il<br />
fascicolo ad una coppia <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci, è stata pre<strong>di</strong>sposta una scheda sintetica da<br />
compilarsi da parte <strong>di</strong> colui che per primo prende visione del fascicolo - in<br />
genere, appunto, il referente del gruppo - nella quale si procede a riassumere<br />
alcuni aspetti basilari.<br />
Si tratta, da un lato, <strong>di</strong> dati essenziali per comprendere la peculiarità <strong>della</strong><br />
vicenda ed il contesto entro la quale ha avuto origine, quali ad esempio i<br />
comportamenti segnalati dalla Procura, le richieste che la stessa intende<br />
rivolgere al tribunale, nonché la situazione familiare del minore, la presenza <strong>di</strong><br />
eventuali pendenze penali, e altro ancora; secondariamente, nella scheda<br />
vengono inseriti i dati che segnalano l’urgenza <strong>di</strong> intervenire in tempi brevi con<br />
un provve<strong>di</strong>mento, dati quali - ad esempio - l’approssimarsi <strong>della</strong> maggiore età,<br />
la presenza <strong>di</strong> condotte particolarmente rischiose o che pongono il minore<br />
medesimo in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> possibile, ripetuta e reiterata, vittimizzazione.<br />
Un pomeriggio al mese il gruppo si riunisce con il Presidente e, a turno, un<br />
secondo giu<strong>di</strong>ce “togato”, per la cosiddetta camera <strong>di</strong> consiglio adolescenti<br />
(CCA). In questa sede sono <strong>di</strong>scussi i fascicoli già completi <strong>di</strong> istruttoria e quelli<br />
più urgenti e, in seguito ad una <strong>di</strong>scussione molto partecipata, si <strong>di</strong>spongono le<br />
misure rieducative ritenute più adatte per ogni ragazzo. Ciò avviene prendendo<br />
in considerazione - oltre che le propensioni del giovane, le sue risorse e le<br />
“debolezze” che l’hanno condotto all’attenzione dei giu<strong>di</strong>ci - anche le effettive<br />
risorse familiari, quelle del microcosmo sociale nel quale il giovane è inserito,<br />
nonché quelle realmente <strong>di</strong>sponibili sul territorio entro il quale i servizi sociali<br />
dovranno concretamente dar vita al progetto fin qui soltanto immaginato. La<br />
presenza <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>ci con professionalità ed esperienze <strong>di</strong>fferenti permette <strong>di</strong><br />
definire provve<strong>di</strong>menti e soluzioni originali e con criteri <strong>di</strong> efficacia <strong>di</strong>versi, a<br />
seconda del <strong>di</strong>sagio espresso, costituendo un indubbio arricchimento anche<br />
per il gruppo.<br />
Non esistono, infatti, soluzioni predeterminate poiché ogni situazione, per<br />
quanto abbia delle similitu<strong>di</strong>ni con altre, presenta caratteri <strong>di</strong> specificità.<br />
All’u<strong>di</strong>enza sono ascoltati prima gli operatori, poi i genitori e infine il minore.<br />
Tale or<strong>di</strong>ne non è però vincolante ed anche in questo caso, così come spesso<br />
53
avviene trattando <strong>di</strong> minori, ai giu<strong>di</strong>ci è lasciata piena <strong>di</strong>screzionalità rispetto<br />
alle modalità operative con cui si declina l’ascolto dei vari soggetti. Di fatto,<br />
appare indubbiamente utile partire dall’ascolto degli operatori dei servizi sociali,<br />
o <strong>di</strong> quelli <strong>della</strong> comunità nel caso il giovane vi si trovi già collocato per svariate<br />
motivazioni (ad esempio, a seguito <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento civile o, ancora, in<br />
considerazione <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento penale che prevede il collocamento quale<br />
misura <strong>della</strong> messa alla prova). Infatti, non <strong>di</strong> rado le informazioni contenute<br />
nella relazione inviata dai servizi nell’imminenza <strong>della</strong> convocazione<br />
rappresentano solo una sintesi, dunque parziale e certo non esaustiva, <strong>della</strong><br />
situazione esperita dal minore, rispetto alla quale gli approfon<strong>di</strong>menti destinati<br />
ad emergere in sede <strong>di</strong> confronto coi giu<strong>di</strong>ci acquisiscono una rilevanza del<br />
tutto specifica e, pertanto, irrinunciabile. Tuttavia, non sempre al colloquio coi<br />
servizi fa seguito necessariamente quello con i genitori.<br />
Consapevoli delle <strong>di</strong>fficoltà che non <strong>di</strong> rado attraversano il raffronto fra minore,<br />
familiari e servizi successivamente al primo incontro in tribunale, ci si è proposti<br />
<strong>di</strong> favorire e intensificare un <strong>di</strong>alogo-confronto con i servizi sociali del territorio<br />
capace <strong>di</strong> spingersi oltre il momento deputato al colloquio iniziale, nell’ottica <strong>di</strong><br />
uno scambio <strong>di</strong>namico e costante in grado <strong>di</strong> perdurare nel tempo. Ciò avviene,<br />
ad esempio, attraverso l’invio <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>che relazioni ai giu<strong>di</strong>ci onorari che<br />
seguono il caso e <strong>di</strong> contatti telefonici con gli stessi, anche in vista <strong>di</strong> eventuali<br />
revisioni del progetto educativo qualora si reputino necessarie. In tale<br />
prospettiva, il tribunale e i servizi operano concretamente fianco a fianco, l’uno<br />
traendo impulso dall’azione degli altri, stu<strong>di</strong>ando insieme un intervento che<br />
ponga controllo e sostegno del minore sullo stesso piano, e prevedendo anche<br />
successivi incontri col ragazzo e la sua famiglia nel corso del tempo; ossia<br />
immaginando un’attività <strong>di</strong> monitoraggio del tutto ine<strong>di</strong>ta rispetto ai compiti<br />
tra<strong>di</strong>zionalmente attribuiti al giu<strong>di</strong>ce.<br />
Come ricordato, la <strong>di</strong>screzionalità che investe, primariamente, il giu<strong>di</strong>ce<br />
minorile (e, dunque, anche quello onorario) fa sì che lo stesso possa valutare<br />
quale percorso sia maggiormente opportuno seguire, ancora una volta<br />
nell’esclusivo interesse del minore. Talvolta si preferisce ascoltare quest’ultimo<br />
prima dei familiari mentre, altre volte, si decide <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre con la parte<br />
rimasta in attesa all’esterno dell’ufficio alcuni passaggi importanti, ritenendo<br />
fondamentale tale “commistione” sebbene ciò comporti una sostanziale<br />
mo<strong>di</strong>fica all’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> au<strong>di</strong>zione.<br />
Al termine, sono nuovamente chiamati gli operatori per <strong>di</strong>scutere con loro <strong>di</strong><br />
quanto emerso durante l’u<strong>di</strong>enza e pre<strong>di</strong>sporre un possibile progetto educativo<br />
da portare poi in <strong>di</strong>scussione in Camera <strong>di</strong> consiglio adolescenti. Si è<br />
constatato che l’apertura e l’attenta gestione <strong>di</strong> questi proce<strong>di</strong>menti, oltre a far<br />
emergere il <strong>di</strong>sagio, permette ai minori <strong>di</strong> comprendere i rischi derivanti dal<br />
54
proprio comportamento e la necessità <strong>di</strong> contrattare un concreto e fattibile<br />
nuovo progetto <strong>di</strong> vita. Questa “contrattazione” tra il giu<strong>di</strong>ce minorile, il minore e<br />
la sua famiglia è un punto essenziale del proce<strong>di</strong>mento amministrativo e<br />
rappresenta un vero e proprio accordo sottoscritto tra le parti.<br />
A volte non è possibile acquisire da subito il consenso del minore sulle misure<br />
pensate per lui e a lui sottoposte e, quin<strong>di</strong>, il consenso può essere esso stesso<br />
un obiettivo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o percorso e non necessariamente il punto <strong>di</strong> partenza. È<br />
importante cercare <strong>di</strong> uscire dalla logica del semplice “recupero” cercando <strong>di</strong><br />
trovare strumenti che permettano al giovane <strong>di</strong> guardare a quello che porta, al<br />
suo “bagaglio”, che può essere ricco <strong>di</strong> potenzialità e risorse, ma anche <strong>di</strong><br />
esperienze precocemente adultizzanti, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà e <strong>di</strong>spersione.<br />
L’adolescente, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>viene davvero protagonista <strong>della</strong> propria esistenza<br />
trovandosi a rivestire una centralità non solo nei “piani” degli adulti che, con<br />
ruoli <strong>di</strong>fferenti, lo seguono, quanto piuttosto per se stesso. Alla luce <strong>di</strong> tale<br />
scoperta, inizialmente mitigata rivelazione destinata a prendere via via forza<br />
nel corso del colloquio, non è affatto raro che il giovane giunga finanche a<br />
esprimere sentimenti <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne proprio al giu<strong>di</strong>ce che, ascoltandolo, lì lo ha<br />
condotto; e riconoscente per questa <strong>di</strong>chiarata - e certamente inattesa -<br />
apertura <strong>di</strong> fiducia nei suoi confronti, decida infine <strong>di</strong> mettersi alla prova<br />
aderendo al percorso proposto.<br />
1. La proposta del progetto<br />
Il luogo, l’autorevolezza del giu<strong>di</strong>ce, la severità delle sue parole, il rispetto per<br />
le affermazioni del giovane e il riconoscimento <strong>della</strong> sua <strong>di</strong>gnità in quanto<br />
persona sempre, ed al <strong>di</strong> là delle condotte poste in essere, sono tutti ingre<strong>di</strong>enti<br />
importanti e funzionali alla buona riuscita <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> intervento con un<br />
adolescente problematico e <strong>di</strong>fficile. Non <strong>di</strong> rado il giovane rifiuta, almeno<br />
inizialmente, <strong>di</strong> aderire spontaneamente al progetto, essendo spaventato dagli<br />
inevitabili cambiamenti alla propria esistenza che gli sono prospettati:<br />
un’esistenza magari <strong>di</strong>fficile e dolorosa, ricca <strong>di</strong> frustrazioni e amarezze, ma<br />
che costituisce per lui qualcosa <strong>di</strong> conosciuto, già sperimentato e rispetto al<br />
quale pensa <strong>di</strong> possedere dentro sé, in qualche modo, le capacità per far fronte<br />
alle <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Al contrario, il progetto che gli è proposto è contrassegnato - dal punto <strong>di</strong> vista<br />
del minore - dall’ignoto, dai pregiu<strong>di</strong>zi derivanti da voci raccolte fra conoscenti<br />
ed amici, dalla fatica <strong>di</strong> “cambiare <strong>di</strong>rezione”, anche quando la strada vecchia<br />
non sia, oggettivamente e soggettivamente, percepita come la migliore<br />
possibile. Il <strong>di</strong>stacco dalla famiglia (pure quando proprio questa sia da<br />
annoverarsi fra le cause del suo malessere), la separazione dai vecchi legami<br />
55
(magari non tanto perbene, ma fidati e, all’apparenza, i soli sod<strong>di</strong>sfacenti),<br />
l’intraprendere un nuovo percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o o <strong>di</strong> formazione professionale<br />
(quando spesso la giornata è vissuta all’insegna del <strong>di</strong>simpegno), il sottostare a<br />
regole che scan<strong>di</strong>scono la quoti<strong>di</strong>anità (mentre prima si conduceva una vita<br />
“sregolata”), appaiono tutti al minore come elementi <strong>di</strong> un mutamento che<br />
inevitabilmente produce ansia, paura, timore <strong>di</strong> non farcela; presagi <strong>di</strong> un<br />
nuovo fallimento che non si è in grado <strong>di</strong> tollerare.<br />
Ciò nonostante, e pure a fronte <strong>di</strong> un simile iniziale rifiuto, il Tribunale è<br />
chiamato ad impiegare anche “elementi impositivi”, spingendo il minore verso<br />
tale <strong>di</strong>rezione nel suo stesso interesse (A. C. Moro, op. cit.), perché proprio<br />
questo passaggio, a volte traumatico e pregno <strong>di</strong> sofferenza, costituisce una<br />
tappa in<strong>di</strong>spensabile verso la costruzione <strong>di</strong> una nuova personalità più<br />
consapevole e responsabile, autonoma ed in<strong>di</strong>pendente, momento centrale per<br />
il successivo approdo all’età adulta.<br />
Una variabile a sostegno <strong>della</strong> apertura del fascicolo amministrativo in casi <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>menti penali in corso è il tempo. Il proce<strong>di</strong>mento penale che vede<br />
coinvolti minorenni arriverà al giu<strong>di</strong>ce dell’u<strong>di</strong>enza preliminare dopo un certo<br />
periodo dalla commissione del fatto. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo, al<br />
contrario, può iniziare subito il suo percorso offrendo al ragazzo la possibilità <strong>di</strong><br />
presentarsi all’u<strong>di</strong>enza preliminare con una “nuova visione <strong>della</strong> vita” e<br />
l’assunzione <strong>di</strong> nuove responsabilità. Questo proce<strong>di</strong>mento, pertanto, può<br />
riempire <strong>di</strong> contenuti significativi il tempo che intercorre tra il reato e l’effettivo<br />
inizio del processo penale. Il fatto <strong>di</strong> creare uno spazio de<strong>di</strong>cato <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong><br />
elaborazione con<strong>di</strong>visa favorisce una rapi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> intervento particolarmente<br />
necessaria con minori che spesso vivono situazioni estreme e in un’età già<br />
molto vicina ai <strong>di</strong>ciotto anni, quin<strong>di</strong> quando il tribunale per i minorenni ha poco<br />
tempo per intervenire. In questi casi anche i tempi burocratici, del tribunale per<br />
i minorenni e non solo, possono costituire un problema e occorre inventare<br />
modalità <strong>di</strong> intervento il più possibile agili. Di fatto, solo un buon numero <strong>di</strong><br />
giu<strong>di</strong>ci onorari garantisce questa celerità e, ove occorra, anche la possibilità <strong>di</strong><br />
convocare più volte gli stessi ragazzi, allo scopo <strong>di</strong> costruire i programmi in<br />
modo appropriato o <strong>di</strong> verificarli a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> alcuni mesi.<br />
L’adolescente è smanioso <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong> agire e quin<strong>di</strong> ha fretta. L’urgenza del<br />
suo agire lo porta poi a commettere errori senza però spesso esserne<br />
minimamente consapevole. La possibilità che il proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
gli offre, <strong>di</strong> intervenire tempestivamente sui comportamenti e sulle azioni,<br />
rappresenta un vantaggio non solo perché può interrompere una escalation<br />
negativa, ma anche al fine <strong>di</strong> sostenere autorevolmente l’intervento dei genitori,<br />
degli operatori, <strong>della</strong> scuola. Si pensa spesso che con i <strong>di</strong>vieti si possano<br />
“educare” le persone”. In realtà, la nuova sfida che presenta il proce<strong>di</strong>mento<br />
56
amministrativo sta proprio nel non vietare nulla espressamente, offrendo<br />
invece una nuova opportunità <strong>di</strong> riflessione e, conseguentemente, <strong>di</strong> recupero,<br />
al giovane che si è <strong>di</strong>scostato dalla norma, favorendo l’assunzione <strong>di</strong><br />
responsabilità e la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> regole acquisite, a partire dalla definizione <strong>di</strong><br />
un patto deciso insieme al minore stesso.<br />
57
Seconda parte<br />
La <strong>ricerca</strong><br />
59
V. Finalità, obiettivi e metodologia del progetto <strong>di</strong><br />
<strong>ricerca</strong><br />
1. Perché questo stu<strong>di</strong>o<br />
La pubblicistica in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio giovanile e <strong>di</strong> devianza minorile si è<br />
arricchita in questo ultimi anni <strong>di</strong> molti contributi scientifici e <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, <strong>di</strong><br />
carattere internazionale, nazionale o regionale.<br />
Vi sono, infatti, molte indagini che prendono in esame le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />
degli adolescenti e le loro singole manifestazioni, nonché stu<strong>di</strong> inerenti i<br />
percorsi <strong>di</strong> prevenzione nella scuola o al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> essa.<br />
Non esiste, invece, al momento, una indagine <strong>di</strong> carattere nazionale, regionale<br />
o locale, che prenda in esame le situazioni dei minori e le esperienze connesse<br />
all’attivazione delle misure amministrative presso le Autorità Giu<strong>di</strong>ziarie. Al <strong>di</strong> là<br />
dei dati presentati nel capitolo precedente, non esistono stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> riferimento per<br />
la riflessione e il confronto che, soprattutto, aiutino a comprendere quali minori<br />
sono coinvolti in questi proce<strong>di</strong>menti e in relazione a quali oggetti.<br />
Si deve rilevare, quin<strong>di</strong>, una sostanziale non conoscenza del fenomeno nel suo<br />
reale spessore, poiché non si sa nulla dei duemila minorenni per i quali i<br />
tribunali attivano tali misure.<br />
Per sollevare questo velo <strong>di</strong> silenzio e per entrare in un fenomeno comunque<br />
interessante, quale è quello degli adolescenti sul confine del <strong>di</strong>sagio o <strong>della</strong><br />
devianza e <strong>della</strong> loro interazione con il tribunale; per comprendere bene non<br />
solo le cause <strong>di</strong> queste situazioni ma anche gli elementi su cui si potrebbe far<br />
leva per prevenire; per in<strong>di</strong>viduare strumenti e risorse con cui riaprire agli<br />
adolescenti itinerari educativi-formativi; per suscitare l’attenzione e la solidale<br />
sollecitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> una opinione pubblica assai pronta a commuoversi quando si<br />
tratta del sostegno all’infanzia ma scarsamente <strong>di</strong>sponibile ad approfon<strong>di</strong>re le<br />
questioni; per tutto ciò il Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna ha<br />
concordato con la <strong>Zancan</strong> <strong>Formazione</strong> SrL <strong>di</strong> Padova <strong>di</strong> sviluppare uno stu<strong>di</strong>o<br />
sull’esperienza presso il Tribunale per i minorenni <strong>di</strong> Bologna.<br />
61
Una prima indagine è stata realizzata nel 2008 relativamente ai minori stranieri<br />
segnalati ex art. 25 e 25 bis nel primo semestre 2008 2 . Nel luglio 2009 la<br />
<strong>Zancan</strong> <strong>Formazione</strong> srl, in collaborazione con il Tribunale e la Procura per i<br />
Minorenni <strong>di</strong> Bologna, ha avviato un approfon<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> quel primo stu<strong>di</strong>o<br />
ampliando l’analisi a tutti i giovani segnalati nel triennio 2006-2008.<br />
2. Gli obiettivi dello stu<strong>di</strong>o<br />
Negli ultimi anni il Tribunale per mnorenni <strong>di</strong> Bologna ha progressivamente<br />
aumentato il numero dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi tanto da collocarsi nel<br />
panorama nazionale nella fascia me<strong>di</strong>o-alta, con valori significativamente<br />
superiori a quelli me<strong>di</strong> nazionali.<br />
Per questo il primo obiettivo dello stu<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> conoscere la rilevanza del<br />
fenomeno nei suoi molteplici aspetti, analizzando sia i percorsi degli<br />
adolescenti, sia lo sviluppo <strong>della</strong> procedura e le sue potenzialità.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> procedura è stato assunto in una prospettiva quantitativa ma,<br />
soprattutto, qualitativa, per coglierne gli aspetti <strong>di</strong> confine con i proce<strong>di</strong>menti<br />
civili o penali e la percezione che si ha degli amministrativi sia all’interno<br />
dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria sia, più globalmente, tra i soggetti interessati alle<br />
tematiche minorili.<br />
Nel contempo si è inteso comprendere, con il livello massimo <strong>di</strong> precisione e<br />
approfon<strong>di</strong>mento possibile, quali percorsi conducono alla “irregolarità” fino alla<br />
segnalazione all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria; quali fattori influiscono; che tipo <strong>di</strong> contenuti<br />
sono declinati nei proce<strong>di</strong>menti con riferimento ai <strong>di</strong>versi comportamenti oggetto<br />
<strong>di</strong> attenzione.<br />
Infine, l’osservazione d’insieme <strong>di</strong> questi giovani (che possiamo presumere<br />
particolarmente a rischio) può offrire stimoli <strong>di</strong> particolare rilevanza per<br />
in<strong>di</strong>viduare strategie d’intervento nel campo <strong>della</strong> prevenzione primaria e<br />
secondaria. È un ambito <strong>di</strong> particolare interesse per la Regione che, nell’ambito<br />
<strong>della</strong> programmazione sociale regionale, ha la funzione <strong>di</strong> determinare gli<br />
orientamenti culturali e metodologici per i servizi e le strutture che lavorano con<br />
i minori.<br />
Il presente stu<strong>di</strong>o ha per oggetto i fascicoli relativi a tutti i proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi attivati dal Tribunale per i minorenni <strong>di</strong> Bologna negli anni 2006-<br />
2007-2008.<br />
2 Questo primo stu<strong>di</strong>o, relativo ai soli adolescenti stranieri segnalati nel primo semestre 2008, è<br />
stato pubblicato sulla rivista Minori Giustizia, nel numero 3/2008.<br />
62
I risultati attesi <strong>di</strong> questo progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> – nelle ipotesi iniziali – si possono<br />
sintetizzare come segue:<br />
- l’Ufficio del Difensore Civico è interessato a ricavare dalla <strong>ricerca</strong><br />
elementi <strong>di</strong> conoscenza su un’area <strong>di</strong> confine tra il <strong>di</strong>sagio e la devianza<br />
e sulla possibilità, per ogni minore, <strong>di</strong> veder riconosciuto il <strong>di</strong>ritto a<br />
crescere nella propria famiglia, alla non <strong>di</strong>scriminazione, ad esprimere il<br />
proprio punto <strong>di</strong> vista sulle questioni che lo riguardano, ecc.. In<br />
concreto, attraverso questo lavoro si è reso possibile dare voce, seppur<br />
in modo in<strong>di</strong>retto, alle persone (ragazzi e famiglie) che stanno <strong>di</strong>etro i<br />
numeri e le parole scritte nei fascicoli giu<strong>di</strong>ziari, alle sofferenze che<br />
stanno dentro le loro storie,<br />
- gli uffici giu<strong>di</strong>ziari <strong>della</strong> Procura Minorile e del Tribunale per i Minorenni,<br />
possono trovare nella <strong>ricerca</strong> una conoscenza approfon<strong>di</strong>ta delle storie<br />
che stanno alla base del lavoro giu<strong>di</strong>ziario, nonché la comprensione <strong>di</strong><br />
alcuni sno<strong>di</strong> operativi connessi a questa linea <strong>di</strong> intervento nei confronti<br />
dei minori, anche acquisendo il punto <strong>di</strong> vista degli operatori del<br />
territorio,<br />
- il Servizio Regionale Politiche familiari, e tutti gli operatori dei servizi<br />
territoriali possono chiedere alla <strong>ricerca</strong> elementi <strong>di</strong> conoscenza sul<br />
processo che conduce minori con problematiche adolescenziali, spesse<br />
volte intrecciate a fragilità familiari, verso esiti <strong>di</strong> grande criticità, per<br />
delineare strategie adeguate a prendere in carico questa particolare<br />
fascia <strong>di</strong> adolescenti e per attuare programmi <strong>di</strong> prevenzione che<br />
provvedano un <strong>di</strong>verso accompagnamento ad altri ragazzi in con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> particolare vulnerabilità.<br />
3. L’oggetto <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> e la metodologia <strong>di</strong> indagine<br />
Lo stu<strong>di</strong>o-indagine si è sviluppato attraverso due <strong>di</strong>verse e integrate <strong>di</strong>rezioni:<br />
a) l’analisi quantitativa e qualitativa dei fascicoli in oggetto. Si è<br />
consapevoli <strong>di</strong> non aver potuto operare un confronto con i dati <strong>di</strong> altri<br />
tribunali o regioni, ma si <strong>di</strong>spone oggi <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o pilota che potrà,<br />
eventualmente, trovare un seguito in altri tribunali per i minorenni;<br />
b) la raccolta <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista sui temi oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dei principali<br />
testimoni qualificati coinvolti in questi proce<strong>di</strong>menti (magistrati,<br />
operatori delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e operatori sociali). Grazie a questa<br />
seconda fase d’indagine si è cercato <strong>di</strong> comporre una visione corale<br />
sia delle <strong>di</strong>fficoltà che questi ragazzi incontrano, sia <strong>della</strong> applicabilità<br />
dei progetti rieducativi stabiliti dall’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria ma delegati ai<br />
servizi del territorio per la loro messa in opera.<br />
63
4. Gli strumenti utilizzati<br />
Per la realizzazione <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> è stato costruito uno staff <strong>di</strong> rilevatori,<br />
coor<strong>di</strong>nato da Roberto Maurizio, composto da Giu<strong>di</strong>ci onorari presso il Tribunale<br />
per i minorenni <strong>di</strong> Bologna: Elena Buccoliero (sociologa), Salvatore Busciolano<br />
(sociologo), Luca Degiorgis (educatore), Daniele Stumpo (psicologo) e Susanna<br />
Vezza<strong>di</strong>ni (sociologa).<br />
Il gruppo <strong>di</strong> lavoro è stato essenziale in tutte le fasi <strong>di</strong> indagine, dalla<br />
costruzione <strong>della</strong> scheda <strong>di</strong> rilevazione, alla rilevazione dei dati, fino all’analisi e<br />
al commento dei dati.<br />
Le tecniche <strong>di</strong> rilevazione adottate sono state il questionario strutturato per la<br />
lettura <strong>della</strong> documentazione e il focus group per le interviste ai testimoni<br />
significativi. Il primo è stato messo a punto al principio dell’indagine e arricchito<br />
alcuni mesi più tar<strong>di</strong> sulla base del confronto con le storie dei minori, molto più<br />
ricche e variegate <strong>di</strong> quanto non si fosse previsto nello strumento <strong>di</strong> rilevazione<br />
iniziale.<br />
Nella sua versione definitiva la scheda 3 sonda alcune aree <strong>di</strong> interesse:<br />
- Informazioni <strong>di</strong> tipo demografico: genere, nazionalità, luogo e data <strong>di</strong><br />
nascita del minore e dei genitori, età del minore all’apertura del fascicolo,<br />
rapporto <strong>di</strong> filiazione, luogo <strong>di</strong> residenza e <strong>di</strong> domicilio, composizione del<br />
nucleo familiare, persone conviventi all’apertura del fascicolo, presenza <strong>di</strong><br />
fratelli naturali e/o acquisiti;<br />
- Informazioni <strong>di</strong> base sulla famiglia: situazione lavorativa dei genitori,<br />
eventuali problematiche <strong>di</strong> salute fisica o psichica, <strong>di</strong>pendenza da droghe<br />
legali, illegali o gioco d’azzardo, problemi con la giustizia ed eventuali<br />
prese in carico correlate a queste variabili, frequenza nel rapporto con i<br />
nonni. Inoltre, nel caso <strong>di</strong> minori che non vivono con entrambi i genitori, è<br />
stata registrata la frequenza <strong>della</strong> relazione con il non convivente;<br />
- stato sociale del minore: scolarità e occupazione, bocciature nei <strong>di</strong>versi<br />
cicli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, eventuale collocamento in struttura prima dell’apertura del<br />
fascicolo e sua durata, presa in carico da parte del Ser.T., Neuropsichiatria<br />
Infantile o Servizio Sociale e, per i minori stranieri, l’anno <strong>di</strong> arrivo in Italia,<br />
la modalità <strong>di</strong> ingresso, l’eventuale esperienza <strong>di</strong> rimpatrio assistito, la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> minore straniero non accompagnato;<br />
3 Ve<strong>di</strong> in Appen<strong>di</strong>ce 1 il questionario utilizzato.<br />
64
- elementi <strong>di</strong> vittimizzazione o <strong>di</strong> vulnerabilità, registrando esperienze vissute<br />
all’interno <strong>della</strong> famiglia o in altri contesti. Tra le <strong>di</strong>fficoltà familiari:<br />
maltrattamento, violenza assistita o sessuale, abbandono da parte dei<br />
genitori, lutto, <strong>di</strong>stacco dovuto al percorso migratorio, instabilità del nucleo,<br />
devianza in famiglia, problemi <strong>di</strong> salute fisica o psichica dei genitori, confitti<br />
relazionali o culturali padre-madre oppure tra questi e i figli, affidamento o<br />
adozione falliti, incapacità <strong>di</strong> intervento da parte <strong>della</strong> famiglia. Tra le<br />
<strong>di</strong>fficoltà vissute in altri ambiti: violenza fisica o psicologica da parte <strong>di</strong><br />
coetanei, bullismo, traumi, coinvolgimento nella tratta o nella prostituzione,<br />
violenza sessuale singola o ripetuta, cyberbullying, coinvolgimento in<br />
relazioni sessuali a rischio, rapine, estorsioni, problemi <strong>di</strong> salute fisica o<br />
psichica del minore, violenza nel rapporto con il partner, costrizioni;<br />
- fatti oggetto del fascicolo, <strong>di</strong>stinguendo <strong>di</strong>versi livelli: ciò che viene descritto<br />
dal PM nel ricorso che dà il via al proce<strong>di</strong>mento e l’insieme delle<br />
“irregolarità <strong>della</strong> condotta” descritte dalla documentazione presente nel<br />
fascicolo, inclusi i verbali raccolti dai giu<strong>di</strong>ci onorari durante l’u<strong>di</strong>enza. I fatti<br />
previsti comprendono atti che costituiscono reati (furti, rapine, molestie o<br />
violenza sessuale, atti <strong>di</strong> vandalismo, violenza episo<strong>di</strong>ca, spaccio <strong>di</strong><br />
droghe, violenza in famiglia…), attacchi alla propria persona<br />
(autolesionismo, ritiro sociale, tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o, uso <strong>di</strong> alcol o <strong>di</strong> droghe<br />
illegali…) e “semplici” irregolarità nelle relazioni con gli altri (violazione<br />
delle regole scolastiche o familiari, abbandono scolastico, bullismo,<br />
prossimità con ambienti devianti, relazioni affettive e sessuali promiscue o<br />
a rischio);<br />
- il percorso giu<strong>di</strong>ziario: le fonti <strong>della</strong> segnalazione, il <strong>di</strong>spositivo richiesto<br />
dalla Procura Minorile, i tempi, il <strong>di</strong>spositivo effettivamente emanato dal<br />
Tribunale per i Minorenni, l’eventuale concomitanza con proce<strong>di</strong>menti civili<br />
e penali sullo stesso minore e, nel caso sia in atto un percorso penale, i<br />
reati <strong>di</strong> cui è stato accusato.<br />
Nello stu<strong>di</strong>o sono state tenute in considerazione tutte le informazioni presenti<br />
nei fascicoli. Si tratta <strong>di</strong> informazioni <strong>di</strong>verse per forma, contenuto e natura,<br />
provenienti dalle principali istituzioni che si occupano <strong>di</strong> minori (Servizi<br />
dell’Ente Locale, scuola, comunità educative) ma anche da istituzioni <strong>di</strong><br />
controllo quali le Forze dell’Or<strong>di</strong>ne, o <strong>di</strong> trattamento quali i servizi sanitari.<br />
Ancora, sono presenti documenti a firma dei <strong>di</strong>retti protagonisti - la famiglia, il<br />
minore stesso – qualche volta veicolati dalla memoria <strong>di</strong> un avvocato.<br />
In questa sede può essere interessante dare conto <strong>della</strong> eterogeneità <strong>della</strong><br />
documentazione analizzata. Nella Tab. 2 sono riportate le percentuali <strong>di</strong><br />
presenza <strong>di</strong> ciascun tipo <strong>di</strong> documento con riferimento al totale dei fascicoli su<br />
65
cui si è lavorato, e poi in rapporto alla nazionalità dei minori e al tipo <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>mento avviato.<br />
La fonte più frequentemente reperita è la relazione sociale da parte dei servizi<br />
territoriali degli enti locali (presente nell’88% dei fascicoli, ma nel 92% <strong>di</strong> quelli<br />
a favore dei minori italiani e nell’83% per quelli stranieri).<br />
A seguire vi sono verbali <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enze presso il Tribunale per i Minorenni nell’81%<br />
dei casi, ma pressoché assenti per i proce<strong>di</strong>menti ex art. 25 bis, e i verbali delle<br />
Forze dell’Or<strong>di</strong>ne (78% dei casi, in misura maggiore per i ragazzi stranieri).<br />
Tutti gli altri tipi <strong>di</strong> documenti sono presenti in quantità decisamente inferiore e<br />
mai oltre il 25% del totale dei fascicoli.<br />
Tab. 2 – Fonti documentali presenti nei fascicoli amministrativi<br />
Tipo <strong>di</strong><br />
Nazionalità<br />
proce<strong>di</strong>mento<br />
Fonti documentali Totale<br />
Art.<br />
Italiani Stranieri Art. 25<br />
25bis<br />
Relazioni servizi EE.LL. 88,1 91,9 83,2 91,5 53,8<br />
Verbali u<strong>di</strong>enze T.M. 80,7 85,6 74,4 85,7 30,8<br />
Verbali / rapporti FF.OO. 77,9 75,6 80,8 76,8 88,5<br />
Referti/certificati sanitari 24,6 26,3 24,4 25,5 15,4<br />
Relazioni comunità <strong>di</strong><br />
21,4 18,8 24,8 20,5 30,8<br />
inserimento<br />
Comunicazioni delle autorità 15,8 14,4 17,6 17,4 0,0<br />
scolastiche<br />
Referti/certificati specialistici 11,6 15,6 6,4 12,7 0,0<br />
Lettere doc. autografi altri 9,8 13,8 4,8 10,8 0,0<br />
Memorie/procure legali 6,0 8,8 2,4 6,6 0,0<br />
Relazioni D.G.M. 3,9 5,0 2,4 4,2 ,0<br />
Lettere doc. autografi minore 3,9 3,1 4,8 3,9 3,8<br />
Altro 11,6 13,1 9,6 11,6 11,5<br />
Valore assoluto 285 160 125 259 26<br />
66
L’indagine sull’intreccio tra le procedure giu<strong>di</strong>ziarie non poteva esaurirsi<br />
nell’analisi del fascicolo, spesse volte incompleto, e ha richiesto un<br />
supplemento <strong>di</strong> indagine negli archivi <strong>della</strong> Procura e del Tribunale per i<br />
minorenni. Questo ha portato in evidenza la separatezza tra i <strong>di</strong>versi archivi<br />
informatici dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria e – come si vedrà in seguito – ha suggerito<br />
obiettivi <strong>di</strong> sistematizzazione, almeno nella prassi, emersi in modo più compiuto<br />
nel corso dei focus group.<br />
Per l’analisi statistica dei dati rilevati con le schede è stato utilizzato il<br />
programma SPSS v. 11.<br />
Per quanto riguarda la sezione qualitativa dell’indagine sono stati realizzati<br />
sette focus group pensati e organizzati in una molteplice prospettiva:<br />
- informare una serie <strong>di</strong> soggetti potenzialmente interessati sul percorso<br />
<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> e su quanto emergeva dall’analisi dei fascicoli;<br />
- raccogliere informazioni utili a costruire un quadro <strong>della</strong> situazione dei<br />
servizi a favore dei minori;<br />
- comprendere la percezione dei proce<strong>di</strong>menti da parte del Tribunale e<br />
<strong>della</strong> Procura Minorile e valutare i possibili sno<strong>di</strong> tra Autorità giu<strong>di</strong>ziaria<br />
e servizi del territorio, tra proce<strong>di</strong>menti amministrativi e civili/penali.<br />
Grazie a questi incontri è stato possibile incontrare una cinquantina <strong>di</strong><br />
persone 4 :<br />
- i referenti dei Coor<strong>di</strong>namenti tecnici provinciali su affido, adozione e<br />
tutela: un focus, 9 persone;<br />
- gli operatori dei servizi territoriali: tre focus, uno per ogni area vasta<br />
(“centro”, province <strong>di</strong> Ferrara e Bologna, 6 persone; “ovest”, province<br />
<strong>di</strong> Modena, Parma, Reggio Emilia e Piacenza, 9 persone; “Romagna”,<br />
province <strong>di</strong> Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, 6 persone);<br />
- i coor<strong>di</strong>natori degli Uffici minori presso le Questure (un focus con 8<br />
persone);<br />
- i magistrati, togati e onorari, del Tribunale per i minorenni e <strong>della</strong><br />
Procura per i minorenni presso il Tribunale per minorenni (2 focus,<br />
<strong>di</strong>eci persone).<br />
Gli incontri hanno avuto una durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> due ore; si sono svolti a Bologna<br />
presso gli uffici del Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna e presso il<br />
Tribunale per Minorenni e sono stati convocati con lettera scritta <strong>di</strong> invito<br />
trasmessa a cura del Difensore Civico e <strong>della</strong> <strong>Zancan</strong> <strong>Formazione</strong>.<br />
4 Ve<strong>di</strong> in Appen<strong>di</strong>ce 2 l’elenco dei partecipanti ai focus group.<br />
67
L’incontro de<strong>di</strong>cato ai Coor<strong>di</strong>namenti tecnici provinciali su affido, adozione e<br />
tutela e quelli con gli operatori dei servizi territoriali sono stati preparati insieme<br />
al Servizio Politiche familiari, infanzia e adolescenza <strong>della</strong> Regione Emilia-<br />
Romagna.<br />
La conduzione è stata assicurata da Roberto Maurizio e Elena Buccoliero.<br />
Costante la metodologia proposta: dopo una breve presentazione <strong>della</strong><br />
metodologia e dei partecipanti, sono stati illustrati i principali risultati dell’analisi<br />
dei fascicoli fin lì effettuata. Nella parte successiva dell’incontro sono stati<br />
raccolti pareri, osservazioni, suggerimenti proposti dai partecipanti. La sintesi<br />
dei contenuti emersi nei primi cinque focus è stata inviata ai partecipanti al fine<br />
<strong>di</strong> raccogliere osservazioni sul testo in vista <strong>della</strong> pre<strong>di</strong>sposizione del report <strong>di</strong><br />
indagine.<br />
In seguito alla realizzazione del primo report <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> si è deciso <strong>di</strong> cercare un<br />
ulteriore livello <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione dei risultati d’indagine con alcuni testimoni<br />
significativi. Si è quin<strong>di</strong> proceduto ad inviare il rapporto e ad incontrare per<br />
interviste specifiche Maura Forni, responsabile del Servizio Politiche Familiari,<br />
Infanzia e Adolescenza <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna, e Rossella Selmini,<br />
responsabile del Servizio per la sicurezza e la polizia urbana <strong>della</strong> Regione<br />
Emilia-Romagna. Entrambi gli incontri erano finalizzati a raccogliere ulteriori<br />
in<strong>di</strong>cazioni sulla lettura dei dati e sulle possibili ricadute in sede <strong>di</strong> intervento<br />
sia dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi in sé, sia del quadro sugli adolescenti a<br />
rischio emergente dal lavoro <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>. Sono stati condotti il primo da Daniele<br />
Stumpo, il secondo da Roberto Maurizio. Le interviste al Difensore Civico e al<br />
Presidente del Tribunale per i Minorenni, invece, sono a cura <strong>di</strong> Elena<br />
Buccoliero.<br />
68
VI. I minori con provve<strong>di</strong>menti amministrativi ai sensi<br />
degli art. 25 e 25 bis Legge Minorile in Emilia Romagna<br />
1. Dati generali<br />
Sono 285 i minori dei quali sono state raccolte notizie attraverso l’analisi <strong>della</strong><br />
documentazione contenuta nei fascicoli amministrativi presso il Tribunale per i<br />
Minorenni <strong>di</strong> Bologna. Si tratta <strong>di</strong> una <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> tipo censuario (non<br />
campionaria), in quanto è stato analizzato il 97% dei percorsi avviati nel<br />
triennio 2006-2007-2008.<br />
Nel 2006 sono stati reperiti tutti i 55 fascicoli aperti dal tribunale mentre, per<br />
motivi tecnici, nel biennio 2007-08 sono mancate all’appello 14 unità; d’altra<br />
parte sono stati complessivamente analizzati 6 proce<strong>di</strong>menti intestati a 2 minori<br />
(tre del 2006 e tre del 2007 relativi a coppie <strong>di</strong> fratelli), e questo ha in parte<br />
compensato la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> casi.<br />
Nel corso dei tre anni il numero dei fascicoli tende ad aumentare, passando da<br />
55 nel 2006 a 139 nel 2008, con un tasso <strong>di</strong> crescita del 252% in due anni.<br />
Parliamo <strong>di</strong> due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti riunite sotto il nome <strong>di</strong><br />
“amministrativi”: quelli relativi all’art. 25 (in totale 259, il 91% dei casi, <strong>di</strong> cui la<br />
maggioranza è a carico <strong>di</strong> maschi e <strong>di</strong> minori <strong>di</strong> nazionalità italiana) e quelli<br />
concernenti l’art. 25 bis (26, pari al 9% del totale, per la maggioranza a carico<br />
<strong>di</strong> femmine e tutti relativi a minori stranieri non accompagnati).<br />
1.1. Il profilo socio-demografico<br />
Gli adolescenti interessati alle procedure amministrative sono in maggioranza<br />
<strong>di</strong> sesso maschile e italiani. I dati complessivi evidenziano una prevalenza <strong>della</strong><br />
fascia d’età oltre i quin<strong>di</strong>ci anni (il 55% del totale) riscontrata quasi allo stesso<br />
modo tra i minori italiani e stranieri. Tra i maschi gli infraquattor<strong>di</strong>cenni<br />
rappresentano quasi un quinto del campione, dato che tra le ragazze è<br />
decisamente inferiore (Tab. 3).<br />
Nei tre anni si assiste ad un cospicuo incremento nell’apertura dei proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi. Questo andamento riguarda soprattutto i non imputabili e i più<br />
vicini alla maggiore età, infatti:<br />
69
- la quota degli infraquattor<strong>di</strong>cenni arriva quasi a triplicare (da 7 a 20<br />
proce<strong>di</strong>menti);<br />
- i minori <strong>di</strong> 14-15 anni cresce <strong>di</strong> una volta e mezzo circa (da 23 a 38);<br />
- i giovani <strong>di</strong> 16 anni e oltre aumentano <strong>di</strong> due volte e mezzo (da 28 a<br />
74).<br />
Il luogo <strong>di</strong> nascita è, per il 46% dei minori analizzati, l’Emilia-Romagna, per il<br />
17% un’altra regione italiana e per il 37% un altro paese (Tab. 4).<br />
classi<br />
d'età<br />
fino a<br />
13 anni<br />
14-15<br />
anni<br />
16 anni<br />
e oltre<br />
Tab. 3 - Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
genere<br />
citta<strong>di</strong>nanza<br />
Totali<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %<br />
33 19,2 7 6,2 22 13,8 18 14,4 40 14,0<br />
54 31,4 35 31,0 50 31,2 39 31,2 89 31,3<br />
85 49,4 71 62,8 88 55,0 68 54,4 156 54,7<br />
Totali 172 100,0 113 100,0 160 100,0 125 100,0 285<br />
% 60,4 39,6 56,1 43,9 100,0<br />
Tab. 4 - Luogo <strong>di</strong> nascita per regione<br />
v.a. %<br />
Emilia-Romagna 131 46,0<br />
Nord 4 1,4<br />
Liguria 2 0,7<br />
Lombar<strong>di</strong>a 2 0,7<br />
Centro 13 4,7<br />
Lazio 8 2,8<br />
Marche 3 1,1<br />
Toscana 1 0,4<br />
Umbria 1 0,4<br />
Sud e Isole 31 11,0<br />
Calabria 4 1,4<br />
Campania 7 2,5<br />
Puglia 6 2,1<br />
Sardegna 3 1,1<br />
Sicilia 11 3,9<br />
Nati in altro Paese 106 37,2<br />
Totale 285 100,0<br />
70
I minori stranieri sono decisamente sovra rappresentati rispetto alla loro<br />
presenza sul territorio. Basti pensare che i minori stranieri in Emilia Romagna<br />
erano, nel 2006, il 10,9% del totale, l’11,9% nel 2007 (L. Campioni, A. Finelli,<br />
M. T. Tagliaventi, 2008, p. 60).<br />
I minori per i quali il Tribunale <strong>di</strong> Bologna ha attivato un fascicolo<br />
amministrativo sono residenti in Emilia-Romagna nella misura del 95% del<br />
totale, a cui si aggiunge una quota pari al 3,5% <strong>di</strong> senza fissa <strong>di</strong>mora e un<br />
ulteriore 1,2% <strong>di</strong> residenti in altre regioni, i cui fascicoli sono stati rinviati al<br />
Tribunale <strong>di</strong> competenza.<br />
Nella organizzazione dei servizi sanitari si sta affermando la tendenza a<br />
sud<strong>di</strong>videre il territorio regionale in tre “aree vaste”: Centro (province <strong>di</strong><br />
Bologna e Ferrara), Nord Ovest (Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena) e<br />
Romagna (Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena). Questa tripartizione è stata<br />
utilizzata anche nella nostra indagine, nella organizzazione dei focus group con<br />
gli operatori dei servizi educativi e socio-sanitari, e può farci da guida nella<br />
lettura <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei giovani “irregolari” sul territorio regionale.<br />
Si registra un <strong>di</strong>screto equilibrio quanto meno tra le aree del Centro e del Nord<br />
Ovest che registrano presenze nell’or<strong>di</strong>ne del 35-38% ciascuna, mentre ricade<br />
nell’area vasta Romagna una quota poco superiore al 27% (tab. 5).<br />
Tab. 5 - Province <strong>di</strong> residenza per Area vasta<br />
v.a. %<br />
E.R. - Nord Ovest 94 33,0<br />
Piacenza 15 5,3<br />
Parma 20 7,0<br />
Reggio Emilia 22 7,7<br />
Modena 37 13,0<br />
E.R. - Centro 103 36,1<br />
Bologna 85 29,8<br />
Ferrara 18 6,3<br />
E.R. - Romagna 75 26,3<br />
Forlì – Cesena 25 8,8<br />
Ravenna 28 9,8<br />
Rimini 22 7,7<br />
Totale Emilia-Romagna 272 95,4<br />
Senza Fissa Dimora 10 3,5<br />
Altre Province non E.R. 3 1,1<br />
Totale 285 100,0<br />
71
Considerando le singole province è Bologna la più coinvolta (oltre il 31% dei<br />
minori), seguita – a notevole <strong>di</strong>stanza – da Modena (14%) e Ravenna (10%).<br />
Tutte le altre registrano meno del 10% dei minori implicati in fascicoli<br />
amministrativi: Piacenza, Ferrara, Parma, Reggio Emilia, Rimini, Forlì.<br />
I proce<strong>di</strong>menti avviati ai sensi dell’art. 25bis incidono maggiormente nell’area<br />
vasta del Centro (9% dei casi <strong>di</strong> quest’area) e, in misura minore, del Nord<br />
Ovest (5%) mentre hanno una incidenza ridotta nell’area vasta Romagna (3%<br />
dei casi presenti nell’area).<br />
Il 56% dei minori è italiano; si registrano poi 34 nazionalità “altre” tra le quali è<br />
evidente la forte presenza <strong>di</strong> minorenni <strong>di</strong> origine marocchina e rumena seguite<br />
– a notevole <strong>di</strong>stanza percentuale – dalle provenienze rom, albanese,<br />
brasiliana, cinese.<br />
Tra i minori nati in Italia (in tutto 180, 20 dei quali appartengono a famiglie non<br />
italiane e sono dunque, essi stessi, “stranieri” secondo le norme vigenti nel<br />
nostro paese) solo il 39% vive nella stessa provincia in cui è nato, a in<strong>di</strong>care<br />
quanto l’esperienza <strong>della</strong> migrazione sia comune ai “giovani irregolari”<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dalla nazionalità.<br />
La tab. 6 mette a confronto i minori stranieri residenti in Emilia Romagna<br />
all’01.01.2007 con i minori complessivamente segnalati con proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi. Abbiamo tenuto separati i dati riferiti ai minori senza fissa<br />
<strong>di</strong>mora, in quanto evidentemente non rientrano tra i residenti.<br />
La me<strong>di</strong>a regionale in<strong>di</strong>ca che quasi 1 minore ogni 100 viene segnalato per<br />
irregolarità <strong>della</strong> condotta. Risalta il dato dei giovani marocchini con una<br />
percentuale più che raddoppiata e lo scarso ricorso a segnalazioni per giovani<br />
cinesi, filippini, ghanesi e albanesi. Il generico “altri Paesi” supera la me<strong>di</strong>a<br />
regionale e ci fa capire come vi siano nazionalità percentualmente poco<br />
presenti in Emilia Romagna ma toccate dai proce<strong>di</strong>menti amministrativi. Tra le<br />
molte provenienze qui ricomprese citiamo l’In<strong>di</strong>a, il Brasile, l’Argentina, il<br />
Kossovo, la ex Jugoslavia (non meglio specificata) con, ciascuno, 3-4 minori<br />
segnalati.<br />
I giovani <strong>di</strong> cultura rom o sinti rilevabili nei fascicoli erano 9, ma è probabile che<br />
tra i minori rumeni, soprattutto tra quelli coinvolti nella prostituzione, ci siano<br />
altri rom non identificati dalle forze <strong>di</strong> polizia o dagli operatori sociali. Tra i nove<br />
rilevati, 7 sono seguiti dal tribunale per irregolarità <strong>della</strong> condotta (art. 25) e 2<br />
per sfruttamento sessuale (art. 25 bis). Ancora, 6 erano rom italiani, 2 erano<br />
minori non accompagnati e <strong>di</strong> 1 non è stata reperita l’informazione.<br />
72
Tab. 6 – Provenienza dei minori non italiani residenti in<br />
Emilia Romagna segnalati ex art. 25 o 25 bis 5<br />
Stranieri segnalati<br />
Paesi<br />
Stranieri residenti<br />
11-18 anni<br />
Totale % Totale<br />
ex art. 25 / 25 bis*<br />
% sui<br />
minori<br />
segnalati<br />
% sui<br />
minori<br />
residenti<br />
Albania 1.704 16,9 4 4,4 0,2<br />
Marocco 985 9,8 24 26,7 2,4<br />
Cina 894 8,9 4 4,4 0,4<br />
Filippine 616 6,1 1 1,1 0,2<br />
Moldavia 547 5,4 3 3,3 0,5<br />
Romania 546 5,4 5 5,6 0,9<br />
Ghana 448 4,5 4 4,4 0,9<br />
Ucraina 448 4,5 3 3,3 0,7<br />
Tunisia 315 3,1 3 3,3 1,0<br />
Nigeria 184 1,8 0 0,0 0,0<br />
Altri<br />
3.379 33,6 39 43,3 1,2<br />
Paesi**<br />
Totale 10.066 100,0 90 100,0 0,9<br />
* Sono stati esclusi i minori segnalati residenti in centri <strong>di</strong> prima accoglienza, i senza fissa<br />
<strong>di</strong>mora e gli irreperibili.<br />
** Altri Paesi: Argentina, Bangladesh, Brasile, Bulgaria, Costa d’Avorio, Ecuador, Ex Jugoslavia<br />
(non specificata), Giordania, In<strong>di</strong>a, Iran, Kossovo, Lettonia, Pakistan, Perù, Polonia,<br />
Repubblica Dominicana, Russia, Senegal, Serbia, Siria, Somalia, Venezuela, Zimbabwe.<br />
1.2. La famiglia<br />
La famiglia assume, nel proce<strong>di</strong>mento amministrativo, un ruolo determinante<br />
per la riuscita dell’intervento rieducativo sul minore e, conseguentemente,<br />
appare molto rilevante osservarne le caratteristiche e gli stili <strong>di</strong> vita.<br />
Quasi tutti i giovani segnalati sono figli naturali (95,8%) contro una stretta<br />
minoranza <strong>di</strong> adottivi. I genitori sono tendenzialmente <strong>della</strong> stessa nazionalità,<br />
entrambi italiani (57,1%) o entrambi stranieri (34,4%), con una quota molto<br />
ridotta <strong>di</strong> coppie miste.<br />
Meno <strong>della</strong> metà dei minori vive con entrambi i genitori (tab. 7). Oltre un terzo<br />
vive con la madre, da sola (24,6%) o con un nuovo partner (11,9%). La figura<br />
paterna è decisamente residuale, sia perché – tolti i casi in cui la coppia<br />
5 Nostra elaborazione su dati del rapporto regionale Crescere in Emilia Romagna già citato, p.<br />
62.<br />
73
genitoriale è unita - vive con il minore solo nell’8,8% dei casi, sia perché la sua<br />
assenza non riguarda soltanto il contesto abitativo. I ragazzi e le ragazze che<br />
non vivono con il padre sono in tutto 104.<br />
Tab. 7 - Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del<br />
Proce<strong>di</strong>mento<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a. %<br />
mai avute<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
non lo vede<br />
da anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
Tot. genitori<br />
non presenti<br />
con<br />
entrambi<br />
i genitori<br />
con<br />
madre<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
solo<br />
123 43,2 — — — — — — — —<br />
70 24,6 1 10 27 15 0 12 5 70<br />
15 5,3 0 1 6 2 0 3 3 15<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
partner<br />
Altro<br />
34 11,9 1 7 8 5 1 6 6 34<br />
10 3,5 0 2 2 4 1 1 0 10<br />
22 7,7 0 1 2 1 0 4 14 22<br />
n.r. 11 3,9 0 0 0 0 0 0 11 11<br />
Totali 285 100,0 2 21 45 27 2 26 39 162<br />
% 1,2 13,0 27,8 16,7 1,2 16,0 24,1 100,0<br />
Di essi, 65 non hanno con lui relazioni costanti, 18 ne hanno vissuto il lutto, 1 lo<br />
incontra in forme regolamentate dal servizio sociale e soltanto 20 adolescenti<br />
74
hanno scambi frequenti con la figura paterna. D’altra parte sono 25 i giovani<br />
che non vivono con la madre e soltanto 6 hanno con lei rapporti significativi.<br />
1.3. L’esperienza scolastica<br />
L’andamento dell’esperienza scolastica è, senza dubbio, una delle sfere <strong>di</strong> vita<br />
che più possono mettere in luce segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> crescita. Si<br />
ricorda che buona parte dei minori <strong>di</strong> cui si sta parlando si trova in età <strong>di</strong><br />
obbligo scolastico (fino a 16 anni) e tutti sono in obbligo formativo (fino a 18<br />
anni) e dovrebbero, dunque, essere impegnati nello stu<strong>di</strong>o.<br />
Gli studenti rappresentano il 66% del campione, cui si aggiunge un 16,5% <strong>di</strong><br />
giovani non occupati, 5,3% in tirocinio o in borsa lavoro e 2,8% <strong>di</strong> lavoratori.<br />
Solo due ragazzi su tre hanno conseguito la licenza me<strong>di</strong>a. (Tab. 8).<br />
Tab. 8 - Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali<br />
v.a. %<br />
studente 52 136 0 103 188 66,0<br />
in tirocinio/borsa lavoro 1 14 0 8 15 5,3<br />
lavoratore 1 7 0 4 8 2,8<br />
<strong>di</strong>soccupato 13 34 0 28 47 16,5<br />
altro 3 0 0 0 3 1,1<br />
n.r. 1 1 22 0 24 8,4<br />
Totali 71 192 22 143 285<br />
% 24,9 67,4 7,7 50,2 100,0<br />
Se approfon<strong>di</strong>amo il dato su 259 minori, ovvero escludendo i MSNA indotti alla<br />
prostituzione per i quali non si hanno quasi notizie relative al percorso<br />
scolastico, ci accorgiamo che l’andamento è fortemente <strong>di</strong>fferenziato per età:<br />
fino a 13 anni è sui banchi <strong>di</strong> scuola il 97,5% del campione, mentre per il 2,5%<br />
non si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> prove del fatto che stia proseguendo gli stu<strong>di</strong>; gli studenti<br />
<strong>di</strong>ventano il 77,9% a 14-15 anni e il 58,6% negli anni successivi. Crescono i<br />
giovani lavoratori e quelli in tirocinio o in borsa lavoro ma, soprattutto, i giovani<br />
non occupati. Quanto alle borse lavoro va ricordato che esse possono essere<br />
75
attivate dopo i 16 anni, e sono in parte riferite a giovani 16enni che, al<br />
momento dell’apertura del proce<strong>di</strong>mento, avevano un’età inferiore.<br />
Coloro che hanno abbandonato la scuola rappresentano il 44,4% del campione<br />
generale e passano dal 30% fino a 13 anni al 49,6% dei quasi <strong>di</strong>ciottenni.<br />
Evidentemente non in tutti i casi si tratta <strong>di</strong> un’inadempienza prolungata: sono<br />
molti i minori che interrompono la frequenza scolastica ma la riprendono l’anno<br />
successivo nella stessa o in un’altra scuola (Tab. 9).<br />
Tab. 9 – Con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita e occupazione principale<br />
dei minori per fasce <strong>di</strong> età<br />
v.a. % < 13 anni 14-15 anni > 15 anni<br />
% % %<br />
Studente 184 71,0 97,5 77,9 58,6<br />
In tirocinio/borsa lavoro 14 5,4 0,0 3,5 8,3<br />
Lavoratore 8 3,1 0,0 1,2 5,3<br />
Disoccupato 44 17,0 0,0 15,1 23,3<br />
Altro 1 0,4 0,0 1,2 0,0<br />
NR 8 3,1 2,5 1,2 4,5<br />
Totale 259 100,0 100,0 100,0 100,0<br />
Si è ritirato da scuola 115 44,4 30,0 43,0 49,6<br />
Gli ostacoli nel percorso formativo per i giovani segnalati sono imme<strong>di</strong>atamente<br />
evidenti dall’analisi <strong>della</strong> scolarità: a 14-15 anni solo il 67,9% del campione ha<br />
conseguito la licenza me<strong>di</strong>a e anche oltre i 16 anni il dato non raggiunge la<br />
totalità, attestandosi al 93,6%.<br />
Emergono <strong>di</strong>fferenze rilevanti per nazionalità. La <strong>di</strong>stribuzione per età dei<br />
ragazzi italiani e stranieri del campione non presenta <strong>di</strong>fferenze rilevanti e in<br />
entrambi i casi l’età me<strong>di</strong>a supera lievemente i 15 anni. In questo quadro la<br />
licenza me<strong>di</strong>a è un traguardo maggiormente raggiungibile per gli italiani e, tra<br />
questi, per le ragazze più che per i ragazzi, mentre tra gli stranieri sono i<br />
maschi a riportare un lieve vantaggio rispetto alle femmine, vantaggio che,<br />
peraltro, non è statisticamente significativo.<br />
Il ritardo complessivamente osservato nel conseguimento dei titoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è<br />
spiegato dall’elevato tasso <strong>di</strong> ripetenze. Ne ha fatto esperienza il 57,9% dei<br />
ragazzi avvicinati dal Tribunale, ovvero il 62,5% dei maschi e il 49,4% delle<br />
femmine. Le ragazze straniere hanno un minor tasso <strong>di</strong> insuccesso nella<br />
scuola, largamente <strong>di</strong>ffuso tra gli adolescenti italiani <strong>di</strong> entrambi i generi e tra i<br />
maschi stranieri.<br />
Il dato è già preoccupante alla scuola primaria, dove è stato bocciato il 2,3%<br />
del campione, e raggiunge il 24,3% nelle scuole secondarie <strong>di</strong> primo grado.<br />
76
Proseguendo l’analisi solo sui minori con età superiore ai 13 anni si osserva<br />
che il 50,4% è stato bocciato in una scuola secondaria <strong>di</strong> secondo grado e il<br />
12% in un centro <strong>di</strong> formazione professionale. Se<strong>di</strong>ci minori, pari all’11,6% del<br />
totale, sono stati bocciati in due or<strong>di</strong>ni d’istruzione, ad esempio sia alle me<strong>di</strong>e<br />
che alle superiori, o sia alle elementari che alle me<strong>di</strong>e.<br />
Ancor più significativo risulta il confronto tra i dati dei giovani irregolari e quelli<br />
pubblicati dal Ministero P.I. per l’anno scolastico 2006/07. In Emilia Romagna,<br />
durante la scuola superiore, ha abbandonato la scuola l’1,5% degli iscritti. Il<br />
dato è praticamente inesistente alla scuola me<strong>di</strong>a dove il tasso <strong>di</strong> scolarità è<br />
pari al 103,85%, (perché comprende anche una quota <strong>di</strong> minori stranieri non<br />
accompagnati o senza fissa <strong>di</strong>mora). Eppure il ritiro dagli stu<strong>di</strong> è un’esperienza<br />
vissuta da quasi la metà dei giovani protagonisti dei proce<strong>di</strong>mento<br />
amministrativi (Graf. 5).<br />
Sempre secondo le rilevazioni del Ministero P.I. gli studenti non ammessi<br />
all’anno successivo risultano, questa volta su base nazionale, pari al 3,2%<br />
degli iscritti alla scuola me<strong>di</strong>a e al 14,2% nella scuola superiore. Il dato<br />
corrispondente tra i minori segnalati è, rispettivamente, del 24,3 e 50,4%.<br />
Grafico n. 4 – In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione scolastica: confronto tra i dati<br />
Ministero P.I. a.s. 2006/07 e i minori segnalati ex art. 25<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
49,6<br />
1,5 3,2<br />
Abbandono scolastico<br />
24,3<br />
Non ammessi all'anno<br />
successivo - sec. 1° grado<br />
14,2<br />
50,4<br />
Non ammessi all'anno<br />
successivo - sec. 2° grado<br />
dati Ministero P.I. giovani segnalati ex art. 25<br />
Elaborazione su dati contenuti nel report “La <strong>di</strong>spersione scolastica. In<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> base Anno<br />
scolastico 2006/07”, a cura del Servizio Statistico del Ministero Pubblica Istruzione.<br />
77
2. Difficoltà affrontate nel percorso <strong>di</strong> crescita<br />
2.1. Il percorso in<strong>di</strong>viduale e familiare dei minori segnalati<br />
I giovani seguiti con proce<strong>di</strong>mento amministrativo stanno vivendo situazioni<br />
personali e familiari <strong>di</strong>fficili. I fattori in<strong>di</strong>viduati ricalcano sostanzialmente i fattori<br />
<strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>viduati in ricerche precedenti sui comportamenti a rischio in<br />
adolescenza. Tali fattori, che si presentino come eventi singoli fortemente<br />
traumatici o come situazioni ripetute nel tempo, <strong>di</strong> impatto ed intensità<br />
variabile, hanno la capacità <strong>di</strong> incidere sul percorso evolutivo ed esercitare<br />
un’azione significativa sullo sviluppo psicosociale del minore.<br />
Occorre <strong>di</strong>re che ognuno <strong>di</strong> questi fattori ammette una gradualità<br />
necessariamente sacrificata nell’analisi statistica. Così, ad esempio,<br />
l’abbandono da parte <strong>di</strong> uno o entrambi i genitori procede dal non<br />
riconoscimento alla nascita fino alla interruzione da anni dei rapporti parentali,<br />
mentre i problemi <strong>di</strong> salute in famiglia comprendono situazioni anche molto<br />
<strong>di</strong>fferenti tra loro, dal <strong>di</strong>sagio mentale alla <strong>di</strong>sabilità.<br />
Quella operata è, sicuramente, una riduzione <strong>di</strong> complessità che è parsa, però,<br />
necessaria per giungere ad una prima lettura <strong>di</strong> sintesi <strong>di</strong> ciò che questi ragazzi<br />
hanno vissuto, ben sapendo che non sarebbe comunque possibile elaborare<br />
delle scale <strong>di</strong> gravità delle esperienze, poiché nessuno può stabilire<br />
aprioristicamente il peso <strong>di</strong> questo o quell’evento nella vita <strong>di</strong> un bambino o <strong>di</strong><br />
un adolescente. Inoltre, non si pensa <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un’anamnesi completa: gli<br />
eventi non inerenti al tipo <strong>di</strong> irregolarità, considerati non rilevanti o da<br />
nascondere possono non essere venuti alla luce, non essere stati cercati o<br />
essere stati volutamente omessi da parte del minore e dei suoi genitori.<br />
L’analisi delle storie <strong>di</strong> questi minori porta alla luce percorsi particolarmente<br />
traumatici, o politraumatici.<br />
2.2. Fragilità in ambito familiare<br />
Il Graf. 5 presenta i fattori <strong>di</strong> fragilità familiare secondo un or<strong>di</strong>ne che tende a<br />
riproporre le sfere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà rilevate:<br />
- la violenza in famiglia in tre <strong>di</strong>verse forme, or<strong>di</strong>nate secondo una ipotesi <strong>di</strong><br />
progressiva vicinanza dell’esperienza violenta al minore, dal conflitto<br />
intrafamiliare alla violenza assistita al maltrattamento;<br />
78
- la separazione traumatica dai genitori, con gradazioni che procedono dalla<br />
mancanza <strong>di</strong> un genitore – ad es. dopo una separazione conflittuale -, al lutto,<br />
all’abbandono, fino al fallimento adottivo e affidatario (che contiene un duplice<br />
abbandono, dai genitori naturali e dalla famiglia <strong>di</strong> accoglienza);<br />
- elementi strutturali <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà familiare: sono qui raccolti i fatti accaduti al <strong>di</strong><br />
fuori <strong>della</strong> relazione affettiva tra genitori e minore ma che su <strong>di</strong> essa hanno<br />
avuto una pesante influenza. Abbiamo infatti le swing families dove si<br />
succedono <strong>di</strong>verse soluzioni abitative e <strong>di</strong> convivenza, forme <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> famiglia<br />
e ingressi in comunità; i problemi <strong>di</strong> salute fisica o psicologica dei genitori, la<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da alcol, droghe o gioco d’azzardo, la devianza in<br />
famiglia.<br />
Ogni voce del radar ha accanto un numero, pari alla frequenza in valori assoluti<br />
<strong>di</strong> quel fattore nell’insieme dei fascicoli.<br />
Graf. 5 – Difficoltà affrontate in ambito familiare – v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
34<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
28<br />
Salute psicologica<br />
26<br />
Conflitti<br />
76<br />
53<br />
Violenza assistita<br />
62<br />
Maltrattamenti<br />
24<br />
Mancanza genitore (*)<br />
38<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
27<br />
62<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni 8<br />
Abbandono<br />
33<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* La voce "Mancanza <strong>di</strong> un genitore" comprende i minori che non hanno mai conosciuto il<br />
genitore non convivente o quelli che non lo vedono da molti anni.<br />
È evidente quanto i minori con comportamenti irregolari abbiano alle spalle un<br />
vissuto familiare fortemente problematico un po’ in tutti i campi. Vengono in<br />
79
evidenza le relazioni familiari violente in tutte le manifestazioni previste e la<br />
mancanza <strong>di</strong> uno o entrambi i genitori a causa <strong>di</strong> un lutto o <strong>di</strong> un abbandono<br />
vero e proprio.<br />
Sappiamo che, tra i nostri 285 minori, 76 vivono in famiglie altamente<br />
conflittuali, 62 sono stati maltrattati e 52 sono stati presenti alla violenza tra i<br />
genitori; 62 minori sono stati abbandonati e 38 hanno vissuto il lutto <strong>di</strong> un<br />
genitore. I problemi <strong>di</strong> salute fisica o psicologica o <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza toccano,<br />
ciascuno, circa il 10% del campione mentre qualcuno in più vive in nuclei con<br />
problemi <strong>di</strong> devianza.<br />
Non rientrano nel grafico per l’esiguità del dato, ma meritano comunque <strong>di</strong><br />
essere citati, i sette minori che hanno subito violenza sessuale all’interno <strong>della</strong><br />
rete <strong>di</strong> relazioni familiare. Può trattarsi sia <strong>di</strong> fatti lontani nel tempo, sia <strong>di</strong> eventi<br />
interrotti molto <strong>di</strong> recente. Evidentemente non è questo il motivo dell’apertura <strong>di</strong><br />
un proce<strong>di</strong>mento amministrativo, ma la violenza subita lascia ferite e <strong>di</strong>fficoltà<br />
<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una propria identità che possono originare comportamenti<br />
irregolari nella fase adolescenziale.<br />
Questi dati confermano l’importanza <strong>di</strong> concentrare gli sforzi sull’ambiente<br />
primario <strong>della</strong> relazione, la famiglia <strong>di</strong> origine, fattore <strong>di</strong> protezione se attivata,<br />
sostenuta e accompagnata nella sua funzione <strong>di</strong> cura e tutela del minore.<br />
L’intreccio tra questi fattori e le variabili strutturali - genere, nazionalità ed età -<br />
permette <strong>di</strong> rilevare alcune <strong>di</strong>fferenze importanti.<br />
a. La violenza in famiglia<br />
- sia il maltrattamento in famiglia sia la violenza assistita insistono su oltre<br />
un quinto dei minori incontrati. Se si intrecciano questi dati si osserva che<br />
appena due terzi dei minori non ha vissuto violenza né <strong>di</strong>retta né assistita<br />
mentre un ragazzo su tre, tra quelli segnalati, si è confrontato<br />
precocemente con una o entrambe le forme <strong>di</strong> violenza familiare.<br />
Nonostante questa <strong>di</strong>fferenza la violenza assistita e il maltrattamento sono<br />
strettamente connessi. Solo il 70,6% dei minori italiani e il 58,6% degli<br />
stranieri si sono trovati a crescere in una famiglia senza violenza. Per tutti<br />
gli altri l’impatto è stato o con il maltrattamento su <strong>di</strong> sé o con quello in atto<br />
tra i genitori;<br />
- il maltrattamento <strong>di</strong>retto sui minori si svolge più spesso in una famiglia<br />
dove sono presenti entrambi i genitori. In realtà quelle che restano unite<br />
anche in situazioni <strong>di</strong> maltrattamento sui minori sono le famiglie straniere. Il<br />
dato supporta l’ipotesi secondo la quale la violenza fisica è culturalmente<br />
sostenuta come mezzo <strong>di</strong> correzione. Ci sono, poi, famiglie straniere dove<br />
il maltrattamento avviene in una casa abitata con la madre e un nuovo<br />
partner, italiano o straniero;<br />
80
- la violenza, i conflitti e l’instabilità in famiglia pesano maggiormente sulle<br />
ragazze;<br />
- la violenza sessuale intrafamiliare non è associata costantemente al<br />
maltrattamento o alla violenza assistita, sebbene in alcuni casi queste<br />
<strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> violenza possano coesistere. Tocca sette ragazze,<br />
soprattutto straniere.<br />
b. La separazione traumatica dai genitori<br />
- le esperienze <strong>di</strong> separazione traumatica dalla famiglia sono trasversali al<br />
genere e all’età ma più frequenti tra i ragazzi stranieri (51,5%, contro il<br />
33,1% degli italiani). Su molti <strong>di</strong> questi adolescenti pesano i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stacco dai genitori nella prima fase del loro progetto migratorio, quando<br />
rimangono in patria affidati a parenti finché non sia possibile un<br />
ricongiungimento;<br />
- l’abbandono da uno o entrambi i genitori, sperimentata da 58 minori,<br />
riguarda prevalentemente la scomparsa sulla scena da parte del padre. Il<br />
29,3% vive con la madre sola e il 31% con la madre e un nuovo partner.<br />
Sommate assieme queste due percentuali restituiscono un 60,3% <strong>di</strong> minori<br />
che vive con la madre ma non ha notizie del padre. La percentuale<br />
analoga per chi vive con il padre, da solo o con una nuova partner, è pari<br />
al 17,3%. Il 12,1% è stato lasciato solo da entrambi i genitori e vive in<br />
un’altra situazione;<br />
- tra i 30 adolescenti che hanno vissuto il lutto <strong>di</strong> un genitore 14 vivono con<br />
la madre sola, 5 con il padre solo, 7 in una famiglia ricostituita, 4 in una<br />
<strong>di</strong>versa collocazione (es. presso parenti, in una comunità educativa, altro);<br />
c. Gli “elementi strutturali” <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà familiare<br />
- quasi tutti questi fattori sono comprensibilmente non influenzati dalle<br />
caratteristiche dei minori, e precisamente i traumi, i problemi <strong>di</strong> salute fisica<br />
o psicologica dei genitori, la <strong>di</strong>pendenza da sostanze legali o illegali;<br />
- le problematiche più <strong>di</strong>ffuse sono: le <strong>di</strong>fficoltà psicologiche delle mamme, i<br />
problemi fisici dell’uno o dell’altro genitore e la <strong>di</strong>pendenza da alcol o altre<br />
droghe da parte dei papà. I genitori con <strong>di</strong>fficoltà importanti stentano ad<br />
accettare una presa in carico: i padri sono i più sfuggenti, sia con problemi<br />
psicologici che <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza, ma anche le mamme <strong>di</strong>pendenti da<br />
sostanze esitano ad accettare l’aiuto dei servizi. Questo, ovviamente, si<br />
ripercuote sui figli che si trovano a crescere con genitori non in grado <strong>di</strong><br />
occuparsi <strong>di</strong> loro (Tab. 10);<br />
- i problemi <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da parte <strong>di</strong> uno o entrambi i genitori sono più<br />
frequenti nelle famiglie italiane che in quelle straniere. Questo, almeno, è<br />
81
ciò che evidenziavano i dati contenuti nei fascicoli; è possibile che altri<br />
consumi esistano ma non sono stati raccolti in sede <strong>di</strong> indagine sociale.<br />
Per quanto è noto, 4 minori hanno sia il padre che la madre<br />
tossico<strong>di</strong>pendenti, 21 soltanto il padre, 8 soltanto la madre;<br />
- l’illegalità o la devianza in famiglia tendono ad essere prerogative dei<br />
minori italiani. L’esperienza dell’illegalità inizia nei percorsi biografici dei<br />
genitori per 34 minori. Nella maggioranza dei casi i problemi con la<br />
giustizia riguardano soltanto il padre. Questi ragazzi sono particolarmente<br />
seguiti dai servizi, tant’è che oltre 8 casi su 10 erano noti al servizio sociale<br />
già prima del proce<strong>di</strong>mento amministrativo e circa la metà è anche titolare<br />
<strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento civile presso il Tribunale per i minorenni. Questi minori<br />
sono più spesso vicini ad ambienti devianti e sono meno capaci <strong>di</strong><br />
progettare il futuro. Queste ragazze in particolare sono più propense delle<br />
altre a commettere furti in luoghi <strong>di</strong>versi dalla scuola e dalla famiglia e ad<br />
avere comportamenti violenti, mentre questi maschi sono più spesso autori<br />
<strong>di</strong> atti vandalici;<br />
Tab. 10 – Problematiche <strong>di</strong> salute dei genitori dei minori*<br />
padre<br />
madre<br />
v.a. % v.a. %<br />
Salute fisica 17 7,6 14 5,8<br />
Salute psichica 4 1,8 36 14,9<br />
Presa in carico CSM 1 0,4 23 8,9<br />
Tossico<strong>di</strong>pendenza 11 4,9 6 2,5<br />
Alcol<strong>di</strong>pendenza 17 7,6 6 2,5<br />
Gioco d’azzardo 1 0,4 0 0,0<br />
Dipendenza (alcol, droghe, gioco<br />
25 9,7 12 4,6<br />
d’azzardo)<br />
Presa in carico SERT 5 2,2 4 1,5<br />
*Totale 86 minori<br />
- l’instabilità del nucleo familiare riguarda 30 ragazzi che hanno vissuto un<br />
periodo significativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco da uno o entrambi i genitori per ragioni<br />
legate al percorso migratorio e 31 che hanno attraversato <strong>di</strong>verse<br />
sistemazioni familiari;<br />
- nelle “swing families” è più frequente la violenza assistita, l’abbandono da<br />
parte <strong>di</strong> uno o entrambi i genitori, il <strong>di</strong>stacco dalla famiglia durante il<br />
percorso migratorio, il lutto familiare, l’istituzionalizzazione precoce. È tutto<br />
82
en comprensibile: dove ci sono con<strong>di</strong>zioni inadatte alla crescita <strong>di</strong> un<br />
bambino è più probabile un provve<strong>di</strong>mento giu<strong>di</strong>ziario che collochi il minore<br />
temporaneamente fuori famiglia (circa un terzo <strong>di</strong> questi minori già erano<br />
noti al Tribunale con un proce<strong>di</strong>mento civile) e, d’altra parte, l’instabilità<br />
familiare può derivare dalla morte <strong>di</strong> un genitore o dal suo trasferimento;<br />
- le “swing families” vedono la presenza <strong>di</strong> entrambi i genitori in una casa su<br />
cinque, contro la metà degli altri nuclei;<br />
- la famiglia <strong>di</strong>venta instabile soprattutto quando la madre non riesce a<br />
sostenere da sola la famiglia, cosa che non succede per la fragilità del<br />
padre. Ad esempio, la tossico<strong>di</strong>pendenza del papà non comporta una<br />
maggiore instabilità nella con<strong>di</strong>zione abitativa e <strong>di</strong> vita del minore; l’uso <strong>di</strong><br />
droghe o alcol da parte <strong>della</strong> madre o i suoi problemi con la giustizia<br />
risultano invece elementi causa <strong>di</strong> fragilità familiare. Questa osservazione<br />
non va a <strong>di</strong>scre<strong>di</strong>to delle madri ma sta a riba<strong>di</strong>re l’importanza del loro ruolo<br />
e la delega <strong>di</strong> fondo che viene loro rivolta, affinché fungano da cuscinetto<br />
contro gli urti <strong>della</strong> vita;<br />
- il fatto <strong>di</strong> crescere in un nucleo che dà poche certezze riduce la<br />
progettualità e, soprattutto nelle ragazze, accentua la tendenza a compiere<br />
gesti violenti, in via episo<strong>di</strong>ca, verso altre persone, e l’incapacità <strong>di</strong><br />
immaginare il futuro.<br />
Una lunga serie <strong>di</strong> combinazioni si possono ricavare intrecciando le <strong>di</strong>verse<br />
problematicità. Ad esempio, tra i 25 ragazzi che hanno un padre alcol o<br />
tossico<strong>di</strong>pendente, 7 sono stati abbandonati da lui, 3 non lo vedono da anni, 10<br />
vivono o hanno vissuto conflitti familiari importanti, 2 sono orfani <strong>di</strong> padre, 2<br />
hanno subito una istituzionalizzazione precoce. Anche questi elementi possono<br />
tra loro combinarsi.<br />
L’ultimo dato, a conferma <strong>di</strong> una percezione intuitiva: tra chi assiste alla<br />
violenza intrafamiliare, e sono in tutto 53 giovani, oltre un quinto ha il padre che<br />
abusa <strong>di</strong> alcolici.<br />
2.3. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate fuori dalla famiglia<br />
Se si osserva ciò che accade al <strong>di</strong> fuori del nucleo familiare si può mettere in<br />
luce un gruppo <strong>di</strong> 98 minori, in prevalenza italiani, che presenta problemi <strong>di</strong><br />
salute fisica o psicologica (sono ricompresi anche i minori in carico al Ser.T. o<br />
alla Neuropsichiatria Infantile). Di questo gruppo fanno parte sia ragazzi con<br />
<strong>di</strong>fficoltà fisiche, o psicologiche <strong>di</strong>agnosticate (54 minori), sia minori presi in<br />
carico – attualmente o in passato – dal Ser.T. o dalla NPI (43 minori tra italiani<br />
e stranieri, Graf. 6).<br />
83
L’11,6% sta vivendo relazioni affettive o sessuali ritenute preoccupanti, ad es.<br />
con persone adulte, ai margini <strong>della</strong> legalità, oppure violente; sono presenti<br />
percentuali relativamente basse <strong>di</strong> ragazzi che hanno subito violenza sessuale<br />
fuori dalla famiglia (tutte ragazze, <strong>di</strong> 14-15 anni) oppure violenze fisiche o<br />
psicologiche da coetanei, siano esse occasionali o ripetute, traumi o coercizioni<br />
fisiche.<br />
In questo quadro i genitori più in <strong>di</strong>fficoltà sono quelli degli adolescenti italiani,<br />
<strong>di</strong> sesso maschile, in età inferiore a 14 anni.<br />
Graf. 6 – Minori presi in carico da SerT e Npi<br />
35<br />
30<br />
29,6<br />
25<br />
20<br />
15<br />
15<br />
15,2<br />
10<br />
5<br />
0<br />
Italiani<br />
1<br />
Stranieri<br />
SERT<br />
NPI<br />
2.4. Tanti fattori sulle stesse persone<br />
Fin qui si è accennato al fatto che uno stesso minore nel suo percorso <strong>di</strong><br />
crescita può conoscere più <strong>di</strong> una <strong>di</strong> queste con<strong>di</strong>zioni.<br />
Se si sommano i fattori <strong>di</strong> vittimizzazione che ricadono sulla stessa persona si<br />
osserva che, tra i 259 minori oggetto <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti ex art. 25, solo 22<br />
ragazzi, pari all’8,5% del totale, possono <strong>di</strong>rsi al riparo da queste esperienze; il<br />
restante 91,5% ha vissuto da 1 a 8 <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>fficoltà (Tab. 11).<br />
Ci si è posti l’interrogativo <strong>di</strong> comprendere chi siano e che cosa abbiano<br />
commesso questi ragazzi che paiono non avere alle spalle vicende familiari<br />
particolarmente drammatiche.<br />
Tendenzialmente ognuno <strong>di</strong> questi minori è segnalato per una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 3-4<br />
irregolarità, contro le 5-6 generalmente presenti per ognuno degli altri ragazzi.<br />
Sono 16 maschi e 6 femmine, 15 italiani e 7 stranieri. L’età me<strong>di</strong>a supera <strong>di</strong><br />
poco i 15 anni. Nessuno <strong>di</strong> loro è un figlio adottivo. Vivono con entrambi i<br />
genitori o con la madre sola e con buone probabilità sono stati bocciati alle<br />
84
me<strong>di</strong>e. Alcuni dei loro comportamenti sono simili a quelli degli altri minori in<br />
carico, ma risultano meno frequenti: fughe da casa, uso <strong>di</strong> sostanze,<br />
abbandono scolastico, violazione delle regole familiari, prossimità con ambienti<br />
devianti vengono effettuati ma proporzionalmente meno <strong>di</strong> quanto non avvenga<br />
tra chi ha attraversato le avversità che sappiamo.<br />
Tab. 11 – Numero <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong> vittimizzazione<br />
sullo stesso minore<br />
v.a. %<br />
0 22 8,5<br />
1 58 22,4<br />
2 61 23,6<br />
3 52 20,1<br />
4 31 12,0<br />
5 23 8,9<br />
6 e oltre (fino a 8 fattori) 12 4,7<br />
Totale 259 100,0<br />
Ciò che si evidenzia particolarmente nel gruppo <strong>di</strong> questi 22 ragazzi sono<br />
invece le trasgressioni a scuola e in famiglia magari fino all’abbandono<br />
scolastico, ma senza veri atti <strong>di</strong> devianza, e poi fatti gravi come le molestie o<br />
violenze sessuali, il bullismo, il ritiro sociale.<br />
Sembra quasi <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> ragazzi insospettabili, membri <strong>di</strong> una famiglia<br />
apparentemente senza problemi; famiglie che non hanno niente da nascondere<br />
o da cambiare per essere capaci <strong>di</strong> educare bene il proprio figlio. Questi<br />
adolescenti celano covi <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne o sofferenza tali da rovesciarsi verso<br />
compagni più deboli sotto forma <strong>di</strong> prevaricazione o <strong>di</strong> violenza, quando non su<br />
se stessi nei gesti <strong>di</strong> autolesionismo.<br />
Può ipotizzarsi una tendenza impulsiva ad agire attraverso il comportamento<br />
un <strong>di</strong>sagio vissuto, ma <strong>di</strong>fficilmente comunicabile non essendoci evidenti stati<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio del nucleo <strong>di</strong> origine del minore.<br />
Questi meccanismi paiono non poco preoccupanti. Sono il segnale <strong>di</strong> una zona<br />
ancora opaca, <strong>di</strong>fficile da penetrare, in cui i ragazzi e le famiglie hanno un<br />
potere reale anche maggiore del Tribunale e riescono comunque a<br />
minimizzare, a sottostimare i problemi, a fare come se i fatti non fossero mai<br />
avvenuti.<br />
In contrapposizione a questo tentativo <strong>di</strong> occultare o rimuovere il Tribunale<br />
tende invece a mettere a tema, ad approfon<strong>di</strong>re e a progettare.<br />
85
2.5. Da vittima ad autore?<br />
Gli stu<strong>di</strong> in ambito vittimologico, fin dagli anni ’50, hanno evidenziato come il<br />
potenziale <strong>di</strong> vittimizzazione, o “victim risk” sia riconducibile ad alcuni fattori in<br />
particolare; nello specifico quelli personali o biologici (età, sesso, salute fisica e<br />
mentale), psicologici (ad esempio aggressività e stati <strong>di</strong> alienazione), sociali<br />
(quali il far parte <strong>di</strong> una minoranza, l’essere immigrati, così come il tipo <strong>di</strong><br />
professione svolta o le relazioni interpersonali intrattenute) ed, infine, quelli<br />
situazionali (il vivere una situazione conflittuale, etc.).<br />
In tal senso, si è affermato che nei soggetti che esperiscono una o più delle<br />
con<strong>di</strong>zioni sopra elencate può svilupparsi una sorta <strong>di</strong> propensione, da altri<br />
in<strong>di</strong>cata ad<strong>di</strong>rittura come inclinazione, a <strong>di</strong>venire vittima, presentando una<br />
pericolosa tendenza a lasciarsi coinvolgere, nel corso del tempo, in situazioni<br />
problematiche o decisamente rischiose (Z. I. Separovic, 1974). Pertanto si è<br />
sostenuta la necessità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare quei fattori in grado <strong>di</strong> facilitare nel<br />
soggetto l’esposizione ad un maggior rischio <strong>di</strong> vulnerabilità, e quin<strong>di</strong> anche <strong>di</strong><br />
vittimizzazione, al fine <strong>di</strong> intervenire più precocemente operando nella<br />
<strong>di</strong>rezione <strong>della</strong> limitazione e del contenimento dei danni o, quando possibile, in<br />
termini essenzialmente preventivi.<br />
I dati analizzati nel corso <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> hanno evidenziato la presenza <strong>di</strong><br />
numerose esperienze vittimizzanti, entro il pur breve percorso esistenziale dei<br />
giovani segnalati ex artt. 25 – 25 bis. In molti casi, si tratta <strong>di</strong> esperienze<br />
fortemente traumatiche, destinate a lasciare ferite profonde. E non <strong>di</strong> rado per<br />
molti <strong>di</strong> essi si può ad<strong>di</strong>rittura parlare <strong>di</strong> “vittimizzazione multipla”, trovandosi gli<br />
stessi minori a conoscere una pluralità <strong>di</strong> esperienze drammatiche e<br />
fortemente frustranti che, però, solo in misura limitata paiono aver a che fare<br />
con quella Sindrome <strong>di</strong> Abele - nota agli psichiatri ormai da tempo - per cui il<br />
<strong>di</strong>venire vittima si configura come l’esito inevitabile dovuto ad insufficiente<br />
autostima o ad un pronunciato senso <strong>di</strong> colpa, dando origine ad un <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong><br />
personalità capace <strong>di</strong> sospingere verso l’esecuzione <strong>di</strong> comportamenti<br />
negligenti, imprudenti o contrassegnati da vera e propria provocazione.<br />
Tuttavia, se è ormai consolidata in letteratura la riflessione circa l’evidente<br />
rapporto intercorrente fra l’aver subìto precoci esperienze <strong>di</strong> vittimizzazione e la<br />
maggior esposizione, nel corso del tempo, a situazioni che tendono a<br />
riproporre le medesime con<strong>di</strong>zioni - suggerendo un livello <strong>di</strong> vulnerabilità<br />
particolarmente elevato per coloro che fin da piccoli hanno patito abusi,<br />
maltrattamenti, o sono stati spettatori <strong>di</strong> vicende contrassegnate da<br />
conflittualità - poco, ad oggi, si è detto circa il rapporto esistente fra tali<br />
esperienze <strong>di</strong> vittimizzazione ed il porre in essere condotte devianti, capaci <strong>di</strong><br />
comportare finanche l’intervento del sistema <strong>di</strong> giustizia.<br />
86
L’esperienza <strong>della</strong> vittimizzazione costituisce innegabilmente un evento che, in<br />
considerazione del suo non essere esperito normalmente nella quoti<strong>di</strong>anità<br />
delle persone, determina un’interruzione nella continuità temporale del<br />
soggetto, dando luogo ad un “prima” e ad un “dopo”. Tale interruzione del<br />
percorso esistenziale si accompagna alla percezione, più o meno consapevole,<br />
più o meno tangibile, <strong>di</strong> una identità violata e spezzata, e ad una consistente<br />
<strong>di</strong>minuzione dell’autostima che necessiterebbero - per venire comprese e<br />
superate - <strong>di</strong> essere innanzitutto riconosciute ed adeguatamente fronteggiate. Il<br />
rischio è la se<strong>di</strong>mentazione, appunto, <strong>di</strong> caratteristiche quali la passività, la<br />
debolezza, il ripiegamento su se stessi che aprono la strada, da un lato, a<br />
nuovi processi <strong>di</strong> vittimizzazione e, dall’altro lato, all’eventualità <strong>di</strong> condotte<br />
contrassegnate, per converso, da trasgressione, ma anche da aggressività,<br />
violenza e negazione dell’altro.<br />
Il trauma derivante dell’interruzione del proprio percorso esistenziale,<br />
soprattutto quando ciò sia avvenuto in giovane età, può essere fronteggiato<br />
solo a patto <strong>di</strong> riuscire a dar voce alla rabbia, al senso <strong>di</strong> impotenza, alla<br />
frustrazione esperiti, così come a tutte quelle emozioni che hanno<br />
accompagnato la frattura <strong>di</strong> sé.<br />
Dunque, riuscire ad implementare strategie <strong>di</strong> intervento che tengano conto<br />
anche <strong>di</strong> questi fattori, del pregresso <strong>di</strong> vittimizzazione che contrassegna molte<br />
delle storie <strong>di</strong> questi ragazzi segnalati ex artt. 25 e 25 bis, appare <strong>di</strong> importanza<br />
centrale significando, innanzitutto, immaginare interventi ab origine in grado <strong>di</strong><br />
sospingere verso il rispetto <strong>di</strong> sé e la conservazione <strong>della</strong> propria <strong>di</strong>gnità.<br />
Ossia, significa impegnarsi per definire percorsi in grado <strong>di</strong> escludere<br />
innanzitutto che il minore si ridefinisca come vittima, identificandosi con<br />
l’immagine negativa <strong>di</strong> colui che può solo subire; al contempo, tali interventi<br />
dovrebbero evitare pure che il giovane si faccia “protagonista” delle varie<br />
interazioni che lo vedono via via coinvolto impiegando armi <strong>di</strong> controllo quali il<br />
biasimo, la denigrazione dell’altro, l’imposizione e la violenza quali modalità <strong>di</strong><br />
riappropriazione del proprio vissuto, restituendogli la possibilità <strong>di</strong> essere<br />
riconosciuto nelle emozioni più nascoste e recon<strong>di</strong>te e, a partire dalla propria<br />
storia, sostenuto.<br />
87
3. Il contenuto delle condotte irregolari<br />
3.1. Un duplice invito alla precauzione<br />
La quasi totalità dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi è promossa dalla Procura con<br />
un ricorso che porta all’attenzione del Tribunale fatti o comportamenti attuati<br />
dai minori. Prima <strong>di</strong> addentrarsi nello specifico dei comportamenti messi in atto<br />
dagli adolescenti segnalati è importante un invito alla precauzione<br />
nell’interpretazione dei dati.<br />
Le categorie utilizzate per l’analisi dei fascicoli rilevano la presenza <strong>di</strong> un fatto<br />
ma non la sua intensità. Ad esempio, l’uso <strong>di</strong> droghe illegali si riferisce<br />
ugualmente alla marijuana o all’eroina, così come le molestie o violenze<br />
sessuali coprono un ventaglio che procede dal “toccamento invadente” verso le<br />
compagne <strong>di</strong> scuola allo stupro (e questo, peraltro, in conformità con la<br />
previsione normativa che punisce entrambe le azioni come “violenza<br />
sessuale”). Con ciò non si vuol affermare che i dati proposti non devono essere<br />
presi sul serio, tutt’altro. Ciò che è stato rilevato è entrato veramente nel<br />
vissuto <strong>di</strong> questi adolescenti. È però doveroso precisare che all’indagine<br />
sfugge, necessariamente, la gradualità, e <strong>di</strong> questo occorre tenere conto nella<br />
lettura.<br />
La seconda avvertenza è che anche al termine <strong>della</strong> migliore istruttoria è quasi<br />
impossibile aver conosciuto tutto ciò che era rilevante sapere. Questo è vero<br />
soprattutto per i comportamenti maggiormente legati al contesto. Ad esempio,<br />
molte relazioni accennano alla violenza scolastica ma non è sempre possibile<br />
cogliere se si sia trattato <strong>di</strong> una relazione <strong>di</strong> prevaricazione ripetuta (e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
bullismo) o <strong>di</strong> un fatto episo<strong>di</strong>co; d’altra parte <strong>di</strong> bullismo si è parlato molto ma<br />
non sempre si è fatto cenno all’esistenza <strong>di</strong> una vittima, né è dato sapere se in<br />
quella relazione <strong>di</strong> prevaricazione ci fossero anche furti, aggressioni o altro.<br />
Il consumo <strong>di</strong> droghe illegali non è sempre comprovato da analisi del Ser.T. ed<br />
è possibile che alcuni sospetti fossero infondati, e del resto – stando alle<br />
statistiche sulla popolazione giovanile generale - è probabile che, anche tra<br />
questi minori, il consumo <strong>di</strong> sostanze illegali o l’abuso <strong>di</strong> alcolici siano molto più<br />
<strong>di</strong>ffusi <strong>di</strong> ciò che ci appare.<br />
88
Altri fatti ancora, finché accadono a scuola o in famiglia, pur costituendo reato<br />
possono non essere denunciati e magari neppure raccontati, e sono pertanto<br />
assenti nella rappresentazione che qui va componendosi. Questa nota, quin<strong>di</strong>,<br />
è un invito a ricordare la parzialità <strong>della</strong> visione dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria, proprio<br />
per non assolutizzare ciò che, tuttavia, è possibile affermare.<br />
3.2. Le molte <strong>di</strong>rezioni <strong>della</strong> “irregolarità <strong>della</strong> condotta”<br />
Per una prima analisi dei comportamenti irregolari si ripropone una<br />
sud<strong>di</strong>visione classica tra gli agiti rivolti all’esterno (es. aggressioni, vandalismo,<br />
bullismo…), quelli contro se stessi (es. ritiro sociale, uso <strong>di</strong> sostanze,<br />
autolesionismo…) e le modalità che paiono occupare una posizione interme<strong>di</strong>a<br />
in quanto associano a un contenuto etero aggressivo il coinvolgimento in una<br />
relazione importante (es. violazione delle regole scolastiche e familiari,<br />
violenza verso i genitori…).<br />
Le tre modalità non sono tra loro alternative: come si potrà osservare meglio in<br />
seguito, lo stesso soggetto può commettere azioni che appartengono a più <strong>di</strong><br />
una, o anche a tutte queste ripartizioni.<br />
Si può affermare che la quasi totalità dei protagonisti dei proce<strong>di</strong>menti (94,4%)<br />
commette anche azioni che hanno un duplice risvolto, auto ed etero<br />
aggressivo. Sono le condotte tipiche dell’adolescenza, quando la trasgressione<br />
alla norma – giuri<strong>di</strong>ca o sociale – si colloca come segnale comunicativo<br />
all’interno <strong>della</strong> relazione con l’esterno ed ha un contenuto espressivo e<br />
relazionale forte. È un elemento su cui fare leva nella costruzione dei progetti<br />
educativi. Questi adolescenti, certamente a rischio, non hanno ancora<br />
strutturato una personalità deviante. I loro comportamenti non possono essere<br />
considerati al <strong>di</strong> fuori del contesto relazionale in cui si svolgono ed originano,<br />
né sono unicamente tesi all’ottenimento <strong>di</strong> un vantaggio <strong>di</strong>retto attraverso la<br />
violazione <strong>di</strong> una norma o la sopraffazione dell’altro. Questa informazione<br />
permette <strong>di</strong> cogliere che, anche nei casi più complessi, o in cui la<br />
comunicazione si fa più <strong>di</strong>fficile, restano gli “agiti”, espressione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sagio su<br />
cui è forse ancora possibile intervenire, ed una personalità non ancora<br />
cristallizzata ma in piena fase evolutiva. La presenza delle ragazze in questi<br />
tre sottocampioni è significativa da un punto <strong>di</strong> vista statistico solo nei casi <strong>di</strong><br />
agiti auto aggressivi.<br />
È praticamente inesistente la quota <strong>di</strong> persone che rivolgono la loro<br />
aggressività unicamente verso se stessi. Il dato può essere letto sia alla luce<br />
<strong>della</strong> tendenza adolescenziale a cercare anche in forma conflittuale la<br />
relazione con l’altro, sia per la natura stessa dell’autorità giu<strong>di</strong>ziaria che<br />
interviene per riparare un danno occorso alla collettività, per sanzionare un<br />
comportamento deviante, non – evidentemente – per assicurare un supporto<br />
89
terapeutico nelle situazioni <strong>di</strong> puro malessere in<strong>di</strong>viduale, che devono avere<br />
altre modalità <strong>di</strong> presa in carico.<br />
100<br />
80<br />
60<br />
Graf. 7 – Comportamenti messi in atto dai minori<br />
60,2 62,2<br />
94,4<br />
40<br />
20<br />
0<br />
eteroaggressivi autoaggressivi rivolti contemporaneamente<br />
verso gli altri e verso <strong>di</strong> sé<br />
maschi<br />
femmine<br />
Grafico 8 – Sud<strong>di</strong>visione dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
in base al contenuto<br />
5 proc. 1 proc.<br />
Atti rivolti<br />
Atti rivolti<br />
verso l’esterno 9 proc. verso <strong>di</strong> sé<br />
90 proc.<br />
50 proc. 65 proc.<br />
37 proc.<br />
Atti rivolti verso gli altri e verso <strong>di</strong> sé<br />
90
3.2. Perché si aprono i proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
Ogni ricorso che dalla Procura giunge al Tribunale per i Minorenni riporta da 1<br />
a 7 comportamenti “irregolari” con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 2,28 per minore, a conferma<br />
del fatto che solo in pochi casi un’unica irregolarità è sufficiente a dare vita ad<br />
un proce<strong>di</strong>mento. Appare significativo il concatenarsi <strong>di</strong> più eventi <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso<br />
impatto sociale e relazionale che insieme descrivono uno stile <strong>di</strong> vita a rischio,<br />
costellato da infrazioni comportamentali che spesso rappresentano, nella loro<br />
sommatoria, una situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento rispetto alle regole sociali e alla<br />
capacità <strong>di</strong> valutare il rischio e le sue conseguenze.<br />
La tab. 12 mette in evidenza tutte le irregolarità segnalate dalla Procura in<br />
or<strong>di</strong>ne decrescente secondo la loro frequenza. E, se la violazione delle regole<br />
scolastiche e familiari è ricorrente, è altrettanto vero che si trova normalmente<br />
associata con uso <strong>di</strong> sostanze, fughe da casa, abbandono scolastico, furti,<br />
violenza verso i familiari, altri comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale, bullismo e via <strong>di</strong><br />
seguito. L’elenco vale la pena <strong>di</strong> essere letto fino in fondo: ci sono elementi<br />
poco frequenti ma particolarmente gravi e tali da richiedere una molteplicità <strong>di</strong><br />
interventi, ad esempio la violenza sessuale, lo spaccio, il ritiro sociale, il<br />
tentativo <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o ed altri ancora.<br />
3.3. Ciò che emerge nel corso dell’istruttoria<br />
Il proce<strong>di</strong>mento che si incar<strong>di</strong>na presso il Tribunale per i Minorenni ha inizio<br />
con un’istruttoria che si avvale dell’indagine svolta sul territorio dal Servizio<br />
Sociale e dell’u<strong>di</strong>enza con operatori, genitori e minori condotta dai giu<strong>di</strong>ci<br />
onorari del “<strong>Gruppo</strong> adolescenti”. A questi elementi possono aggiungersi altre<br />
fonti informative quali certificati sanitari, comunicazioni <strong>della</strong> scuola, rapporti<br />
delle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne ed altro ancora. È un lavoro complesso che ha lo scopo<br />
<strong>di</strong> fare luce sulla storia del minore, sulla sua situazione attuale, sulle ragioni dei<br />
comportamenti che sta mettendo in atto.<br />
A istruttoria ultimata le irregolarità rilevabili in ogni fascicolo variano da 1 a 10<br />
con una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 5,36, cioè quasi il doppio dei fatti originariamente considerati.<br />
I percorsi basati su un solo fatto – in tutto 12 fascicoli - sono sempre legati ad<br />
eventi penalmente rilevanti: atti vandalici, violenza verso i familiari, furto,<br />
violenza sessuale.<br />
91
Tab. 12 – Fatti segnalati nei ricorsi <strong>della</strong> Procura Minorile<br />
Comportamenti v.a. %<br />
Violazione regole scolastiche 84 29,5<br />
Violazione regole familiari 70 24,6<br />
Fughe da casa o dal collocamento extrafamiliare 60 21,1<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali 60 21,1<br />
Abbandono scolastico 44 15,4<br />
Furto 36 12,6<br />
Violenza verso i familiari 34 11,9<br />
Comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale 30 10,5<br />
Bullismo o cyberbullying 28 9,8<br />
Prostituzione 26 9,1<br />
Prossimità con ambienti devianti 21 7,4<br />
Ha un carattere ribelle e oppositivo 14 4,9<br />
Atti vandalici 14 4,9<br />
Violenza vs. persone/animali 13 4,6<br />
Uso <strong>di</strong> alcol 9 3,2<br />
Autolesionismo 9 3,2<br />
Comportamenti sessuali promiscui o a rischio 9 3,2<br />
Rissa 8 2,8<br />
Molestie o violenza sessuale 8 2,8<br />
Ritiro sociale 7 2,5<br />
Spaccio 6 2,1<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o 5 1,8<br />
Trasgressioni del co<strong>di</strong>ce stradale 2 0,7<br />
Rapine, estorsioni, ricettazione 1 0,4<br />
92
La Tab. 13 presenta il quadro completo dei comportamenti riuniti tra auto, etero<br />
ed auto-etero aggressivi. Per ognuno <strong>di</strong> essi ve<strong>di</strong>amo le ricorrenze nei ricorsi<br />
del PM, la presenza in seguito all’istruttoria e il confronto tra i due dati. La<br />
consistenza <strong>di</strong> ciò che emerge e la <strong>di</strong>fferenza rispetto alle in<strong>di</strong>cazioni <strong>della</strong><br />
Procura Minorile danno la misura, da un lato, <strong>di</strong> quanto l’istruttoria sia<br />
necessaria e, dall’altro, <strong>di</strong> quanto il ricorso del PM fosse fondato.<br />
I comportamenti più <strong>di</strong>ffusi sono quelli contemporaneamente rivolti contro gli<br />
altri e contro <strong>di</strong> sé. Emergono la violazione delle regole scolastiche e familiari,<br />
le fughe da casa o dal collocamento etero familiare, l’abbandono scolastico, la<br />
violenza verso i familiari.<br />
Tra le forme <strong>di</strong> violenza verso gli altri emergono il furto e il bullismo, seguiti a<br />
buona <strong>di</strong>stanza da vandalismo, violenza episo<strong>di</strong>ca, rissa, spaccio, molestia o<br />
violenza sessuale ecc.<br />
L’atto contro <strong>di</strong> sé assume la forma dell’uso <strong>di</strong> droghe o bevande alcoliche,<br />
prostituzione, comportamenti sessuali a rischio. Hanno frequenza ridotta, ma<br />
sono <strong>di</strong> grande rilievo, il ritiro sociale, l’autolesionismo e il tentato suici<strong>di</strong>o.<br />
L’indagine socio ambientale condotta dai servizi sociali e l’u<strong>di</strong>enza in tribunale<br />
fanno emergere episo<strong>di</strong> nuovi <strong>di</strong>retti prevalentemente contro gli altri. Se<br />
calcoliamo quanto è accresciuta la presenza <strong>di</strong> ogni comportamento nel<br />
passaggio dal ricorso all’istruttoria, tenendo il primo come base percentuale,<br />
ve<strong>di</strong>amo impennare le segnalazioni per comportamenti contro gli altri (rapina,<br />
estorsione e ricettazione, carattere ribelle e oppositivo, rissa, violenza<br />
episo<strong>di</strong>ca verso persone o animali, trasgressione del co<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> strada,<br />
prossimità con ambienti devianti…). In termini assoluti, invece, cresce la<br />
percezione <strong>della</strong> trasgressione verso le regole scolastiche e familiari, furto,<br />
abbandono scolastico, fughe da casa o dalla comunità, uso <strong>di</strong> sostanze.<br />
Le segnalazioni per comportamenti rivolti contro se stessi, quali ritiro sociale,<br />
tentato suici<strong>di</strong>o, autolesionismo, rimangono all’incirca le stesse, insieme a<br />
quelle per molestia o violenza sessuale, alla prostituzione e alle trasgressioni<br />
del co<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> strada. La tabella merita ancora due considerazioni. Da un<br />
lato, una parte dei fatti accertati in seguito al ricorso avvengono proprio nel<br />
tempo intercorrente tra il ricorso e l’u<strong>di</strong>enza. Non va <strong>di</strong>menticato, infatti, che si<br />
sta parlando <strong>di</strong> adolescenti, ovvero ragazzi che passano all’azione con molta<br />
facilità. La relazione dei servizi, e ancor più il verbale <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza (generalmente<br />
l’ultimo documento prima del decreto del Tribunale), non <strong>di</strong> rado documentano<br />
avvenimenti recentissimi e propri <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> crisi – ad es. risse con i<br />
compagni, abbandono scolastico, fughe da casa. Dall’altro, le famiglie<br />
ascoltate dagli operatori del territorio, o in u<strong>di</strong>enza, rivelano eventi che per<br />
scelta non avevano denunciato o rivelato inizialmente, intendendo proteggere il<br />
minore dalle conseguenze delle proprie azioni e, probabilmente, in via in<strong>di</strong>retta<br />
93
anche se stessi, la propria immagine sociale, la stessa considerazione <strong>di</strong> sé<br />
come genitori o come nucleo familiare.<br />
Tab. 13 – Confronto tra contenuti <strong>della</strong> irregolarità <strong>della</strong> condotta segnalate dalla<br />
Procura ed emerse in sede <strong>di</strong> istruttoria in Tribunale<br />
Nei ricorsi Al termine *Incremento<br />
Comportamenti contro <strong>di</strong> sé<br />
<strong>della</strong> Procura dell’istruttoria<br />
e contro gli altri<br />
v.a. % v.a. % %<br />
Violazione regole scolastiche<br />
84 29,5 164 57,5 195,2<br />
Violazione regole familiari<br />
70 24,6 160 56,1 228,6<br />
Fughe da casa o dal coll. extrafamiliare<br />
60 21,1 112 39,3 186,7<br />
Abbandono scolastico<br />
44 15,4 115 40,4 261,4<br />
Violenza verso i familiari<br />
34 11,9 67 23,5 197,1<br />
Prossimità con ambienti devianti<br />
21 7,4 73 25,6 347,6<br />
Ha un carattere ribelle e oppositivo<br />
14 4,9 69 24,2 492,9<br />
Comportamenti contro gli altri<br />
Furto<br />
36 12,6 100 35,1 277,8<br />
Comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale<br />
30 10,5 30 10,5 100,0<br />
Bullismo o cyberbullying<br />
28 9,8 64 22,4 228,6<br />
Atti vandalici<br />
14 4,9 43 15,1 307,1<br />
Violenza vs. persone/animali<br />
13 4,6 49 17,2 376,9<br />
Rissa<br />
8 2,8 31 10,9 387,5<br />
Molestie o violenza sessuale<br />
8 2,8 11 3,9 137,5<br />
Spaccio<br />
6 2,1 18 6,3 300,0<br />
Trasgressioni del co<strong>di</strong>ce stradale<br />
2 0,7 7 2,5 350,0<br />
Rapine, estorsioni, ricettazione<br />
1 0,4 9 3,2 900,0<br />
Comportamenti contro <strong>di</strong> sé<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali<br />
60 21,1 103 36,1 171,7<br />
Prostituzione<br />
26 9,1 32 11,2 123,1<br />
Uso <strong>di</strong> alcol<br />
9 3,2 39 13,7 433,3<br />
Autolesionismo<br />
9 3,2 27 9,5 300,0<br />
Comp. sessuali promiscui o a rischio<br />
9 3,2 34 11,9 377,8<br />
Ritiro sociale<br />
7 2,5 11 3,9 157,1<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o<br />
5 1,8 13 4,6 260,0<br />
* L’incremento % è dato dalla frequenza <strong>di</strong> ogni comportamento al termine dell’istruttoria / la<br />
frequenza osservata nei ricorsi del PM x 100<br />
94
4. Storia giu<strong>di</strong>ziaria del minore<br />
Questa sezione del rapporto focalizza l’attenzione sull’area giuris<strong>di</strong>zionale <strong>della</strong><br />
<strong>ricerca</strong> che, detto invece in termini extragiuri<strong>di</strong>ci, analizza principalmente gli<br />
esiti formali (output) dei proce<strong>di</strong>menti nei quali si trova compiutamente<br />
espressa la competenza rieducativa del Tribunale per i Minorenni.<br />
Si parla, ovviamente, dei decreti emessi in Camera <strong>di</strong> Consiglio a seguito<br />
dell’indagine approfon<strong>di</strong>ta sui fatti – già riferiti/resi noti (input) attraverso i ricorsi<br />
<strong>della</strong> Procura – e sulle personalità dei minori coinvolti.<br />
La rilevazione delle informazioni all’interno dei fascicoli ha privilegiato un’ottica<br />
processuale (detto ancora in termini extragiuri<strong>di</strong>ci) per ricostruire – al meglio<br />
consentito – oltre che il profilo dei minori e delle loro condotte in esame, le<br />
<strong>di</strong>verse fasi del c.d. “ciclo operativo” dell’intervento giu<strong>di</strong>ziario rieducativo che<br />
trova nella in<strong>di</strong>viduazione e nella definizione delle misure amministrative più<br />
adeguate – contenute nei Decreti – un atto <strong>di</strong> sintesi altamente significativo per<br />
la biografia del minore che ne è il principale destinatario.<br />
4.1. La conoscenza pregressa dei minori da parte dei servizi<br />
È opportuno sottolineare, ex ante, il ruolo cruciale <strong>di</strong> conoscenza/intervento<br />
svolto dai Servizi degli enti locali nei vari sta<strong>di</strong> <strong>della</strong> procedura-iter operativo, in<br />
particolare, nella fase <strong>di</strong> inchiesta per accertare non solo la sussistenza dei<br />
presupposti sostanziali per l’irrogazione <strong>di</strong> una misura rieducativa ma per<br />
in<strong>di</strong>viduare quale misura possa essere più rispondente alle esigenze del<br />
minore e nella fase <strong>di</strong> successiva e concreta attuazione del Decreto <strong>di</strong>sposto<br />
dal T.M. secondo specifiche attribuzioni. Infatti, a conferma <strong>di</strong> quanto detto<br />
possiamo osservare che nel 56,8% del totale dei casi (v.a. 162), la situazione e<br />
la famiglia dei minori per i quali è stato aperto un proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
era già conosciuta dai Servizi e, nel 35,8% dei casi, in tempi anteriori il triennio<br />
oggetto <strong>della</strong> indagine.<br />
Le ragioni <strong>di</strong> questa conoscenza anche pregressa sono correlate, in realtà,<br />
anche al coinvolgimento dei Servizi in proce<strong>di</strong>menti – esauriti o pendenti – che<br />
riguardano molti minori <strong>di</strong>rettamente, nei casi dei proce<strong>di</strong>menti penali (sono il<br />
95
56,0% dei 123 casi presenti), e/o i loro genitori nei casi <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>menti civili<br />
(sono quasi il 90,0% dei 46 casi presenti).<br />
Da queste informazioni è possibile ricavare un primo elemento conoscitivo <strong>di</strong><br />
sfondo rilevante: il 76,8% (v.a. 219) del campione <strong>di</strong> ragazze e ragazzi<br />
considerato in questa indagine entra nel percorso giu<strong>di</strong>ziario rieducativo qui<br />
descritto avendo già al suo attivo contatti (<strong>di</strong>retti o in<strong>di</strong>retti) antecedenti con i<br />
Servizi degli enti locali e/o esperienze <strong>di</strong> altri proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari.<br />
Nell’esame dei fatti commessi dai minori, sono stati anticipati e tipizzati i<br />
comportamenti che hanno indotto la Procura <strong>della</strong> Repubblica a richiedere al<br />
Tribunale per i Minorenni l’apertura <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento amministrativo.<br />
Prima <strong>di</strong> entrare nel merito dei ricorsi <strong>della</strong> Procura e delle richieste in essi<br />
contenute, seguendo il fil rouge del c.d. “ciclo operativo” dell’intervento<br />
giu<strong>di</strong>ziario rieducativo, si è accertato, innanzitutto, a chi è dovuta la<br />
segnalazione alla Procura <strong>di</strong> notizie e circostanze relative ai minori che<br />
possono o meno concorrere – a prescindere dal loro rilievo penale – alla<br />
richiesta <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento amministrativo (Tab. 14).<br />
Prima <strong>di</strong> entrare nel merito dei ricorsi <strong>della</strong> Procura e delle richieste in essi<br />
contenute, seguendo il fil rouge del c.d. “ciclo operativo” dell’intervento<br />
giu<strong>di</strong>ziario rieducativo, si è accertato, innanzitutto, a chi è dovuta la<br />
segnalazione alla Procura <strong>di</strong> notizie e circostanze relative ai minori che<br />
possono o meno concorrere – a prescindere dal loro rilievo penale – alla<br />
richiesta <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento amministrativo.<br />
4.2. Le segnalazioni<br />
Tra i soggetti segnalanti (cfr. Tab. 14), si trovano impegnate in primo luogo le<br />
Forze dell’or<strong>di</strong>ne – coinvolte in quasi il 62,0% dei casi complessivi – ma è una<br />
<strong>di</strong>namica composita quella che porta alle segnalazioni, quasi sempre multiple e<br />
tra loro concatenate. Infatti, quando le Forze dell’or<strong>di</strong>ne hanno inviato alla<br />
Procura il loro rapporto, erano compresenti come fonti soprattutto le famiglie<br />
(nel 38,8% dei 176 casi segnalati dalle FF.OO.) e le scuole (nel 16,9% dei casi<br />
evidenziati dalle FF.OO.) ma anche gli stessi Servizi con cui c’è stato un<br />
incrocio (nel 19,7% dei casi in cui è presente una nota delle FF.OO.).<br />
Se ci si sofferma, invece, sui soggetti segnalanti considerati singolarmente, si<br />
trovano alcune conferme alle informazioni <strong>di</strong> contesto già viste nel corso <strong>di</strong><br />
questo rapporto:<br />
- le famiglie (36,1% sul totale) sono, dopo le forze <strong>di</strong> polizia, il soggetto<br />
che maggiormente segnala le situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà degli adolescenti,<br />
soprattutto quando fanno del male a se stessi o alla famiglia, meno<br />
quando sono violenti o producono danni verso terzi. I genitori che<br />
96
chiedono aiuto sono prevalentemente <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza italiana e con figli<br />
ultra 14enni;<br />
- la presenza <strong>della</strong> scuola nelle segnalazioni (14% sul totale) cala al<br />
crescere dell’età perché oltre la soglia dell’obbligo <strong>di</strong>minuiscono<br />
drasticamente anche le ragazze e i ragazzi che la frequentano;<br />
- i servizi sociali (31,2% sul totale) mantengono pressoché costante la<br />
percentuale <strong>della</strong> loro presenza sia nelle classi d’età, sia tra italiani e<br />
stranieri, a <strong>di</strong>fferenza delle Forze dell’or<strong>di</strong>ne che tendono ad essere<br />
coinvolte <strong>di</strong> più per i preadolescenti. Si può <strong>di</strong>re che il loro operato, da<br />
un lato, è correlato alla presenza degli altri soggetti segnalanti (in<br />
particolare, si riscontra nel 50,0% dei 40 casi <strong>di</strong> fonte “scolastica” e nel<br />
31,0% dei 58 casi <strong>di</strong> fonte “familiare”) e, dall'altro, è caratterizzato per<br />
un ruolo attivo nella segnalazione alla Procura minorile.<br />
Un’ultima annotazione a margine <strong>di</strong> questa fase composita riguarda la<br />
concomitanza tra segnalazioni e altri proce<strong>di</strong>menti – esauriti o pendenti – ai<br />
quali si è accennato sopra: le segnalazioni per minori interessati da<br />
proce<strong>di</strong>menti penali – i più numerosi – sono: il 57,5% (v.a. 23) <strong>di</strong> quelle fatte<br />
dalla scuola; esattamente il 50,0% (v.a. 88) <strong>di</strong> quelle veicolate dalle Forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne e un terzo (v.a. 34) <strong>di</strong> quelle che hanno coinvolto le famiglie. Anche<br />
tra le segnalazioni che fanno capo ai Servizi degli enti locali, sono <strong>di</strong> più quelle<br />
fatte in presenza <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento penale (38,2%, v.a. 34) piuttosto che un<br />
proce<strong>di</strong>mento civile (21,3%, v.a. 19).<br />
Appare possibile avanzare una considerazione <strong>di</strong> carattere generale: se la<br />
competenza amministrativa del Tribunale per i Minorenni è ritenuta utilizzabile<br />
soprattutto a favore <strong>di</strong> adolescenti in <strong>di</strong>fficoltà e a rischio <strong>di</strong> cadere nel circuito<br />
penale o come alternativa ai proce<strong>di</strong>menti limitativi o ablativi <strong>della</strong> potestà,<br />
questo trova una corrispondenza residuale rispetto al campione <strong>di</strong> adolescenti<br />
con caratteristiche come quelle che si configurano in questa parte<br />
dell’indagine.<br />
-<br />
97
98<br />
Tab. 14 – Segnalazioni dei minori alla Procura Minorile<br />
FF.OO.<br />
Totale < 13<br />
anni<br />
Età Nazionalità<br />
14 - 15<br />
anni<br />
> 15<br />
anni<br />
Italiani Straniera<br />
Situazioni<br />
note ai<br />
Servizi<br />
VA % VA % VA % VA % VA % VA % VA %<br />
176 61,8 30 75,0 64 71,9 82 52,6 95 59,4 81 64,8 88 30,9<br />
Servizi EE. LL.<br />
89 31,2 14 35,0 28 31,5 47 30,1 50 31,3 39 31,2 65 22,8<br />
Familiari/parenti<br />
103 36,1 8 20,0 37 41,6 58 37,2 68 42,5 35 28,0 65 22,8<br />
Scuola<br />
40 14,0 14 35,0 15 16,9 11 7,1 20 12,5 20 16,0 30 10,5<br />
Autorità sanitarie<br />
16 5,6 1 2,5 4 4,5 11 7,1 12 7,5 4 3,2 9 3,2<br />
Servizi D.G.M.<br />
3 1,1 0 0,0 0 0,0 3 1,9 1 0,6 2 1,6 2 0,7<br />
Altri<br />
20 7,0 0 0,0 9 10,1 11 7,1 8 5,0 12 9,6 12 4,2<br />
Totale v.a. 285<br />
(100,0%)<br />
v.a. 40<br />
(100,0%)<br />
v.a. 89<br />
(100,0%)<br />
v.a. 156<br />
(100,0%)<br />
v.a. 160<br />
(100,0%)<br />
v.a. 125<br />
(100,0%)<br />
v.a. 285<br />
(100,0%)
4.3. I ricorsi <strong>della</strong> Procura Minorile<br />
Per la quasi totalità dei proce<strong>di</strong>menti la Procura <strong>della</strong> Repubblica ha promosso<br />
un ricorso al T.M. e solo per 6 proce<strong>di</strong>menti vi è stata un’apertura del fascicolo<br />
d’ufficio da parte del Tribunale.<br />
Il Pubblico Ministero secondo la Legge minorile ha competenza a richiedere nel<br />
suo ricorso l’applicazione delle misure rieducative che, si ricorda, sono due:<br />
l’affidamento al Servizio sociale dell’ente locale (ai sensi del d.p.r. 616/77) e il<br />
collocamento in comunità.<br />
Nella scheda <strong>di</strong> rilevazione utilizzata per la <strong>ricerca</strong> si è ritenuto <strong>di</strong> poter<br />
registrare anche altre voci ricorrenti e configurabili come richieste atte a<br />
rappresentare ulteriori strumenti <strong>di</strong> recupero/sostegno e <strong>di</strong> rieducazione del<br />
minore. Inoltre, al ricorso del P.M. possono essere allegate fonti documentali <strong>di</strong><br />
carattere istruttorio, in particolare le relazioni del Servizio dell’ente locale dove<br />
sono raccolte informazioni su minore, fatti e realtà sociale <strong>di</strong> appartenenza,<br />
in<strong>di</strong>spensabili alla fase dell’indagine, al suo svolgimento più efficace ed in<br />
funzione <strong>della</strong> preparazione/conduzione dell’u<strong>di</strong>enza davanti ai giu<strong>di</strong>ci onorari.<br />
Le caratteristiche generali che si possono attribuire alle richieste <strong>della</strong> Procura<br />
si evincono con linearità dalla Tab. 15:<br />
- l’affidamento ai Servizi si coniuga nel 75,2% del totale (v.a. 124) con il<br />
collocamento in comunità a conferma <strong>della</strong> gravità delle situazioni, che<br />
induce il P.M. a prefigurare nella maggioranza dei casi soluzioni<br />
extrafamiliari;<br />
- come in<strong>di</strong>catore del profilo <strong>di</strong> gravità si consideri che la richiesta <strong>di</strong><br />
supporto psicologico – più che raddoppiata per i minori con<br />
citta<strong>di</strong>nanza straniera – è quasi sempre associata (87,0% dei 38 casi)<br />
a quella <strong>di</strong> collocamento in comunità;<br />
- è da sottolineare come il collocamento in comunità sia richiesto in<br />
particolare per le ragazze e i ragazzi più gran<strong>di</strong> d’età;<br />
- la c.d. valutazione <strong>della</strong> situazione può essere intesa come una<br />
formula interlocutoria registrata, quasi sempre, in assenza <strong>della</strong><br />
richiesta <strong>di</strong> affidamento e quin<strong>di</strong> riferibile alle situazioni meno gravi,<br />
prevalentemente ascritte ad adolescenti con citta<strong>di</strong>nanza italiana.<br />
4.4. I decreti del Tribunale per i Minorenni<br />
Al termine <strong>della</strong> fase istruttoria, che comprende il passaggio determinante<br />
dell’u<strong>di</strong>enza delegata ai Giu<strong>di</strong>ci Onorari dal Presidente del T.M. e svoltasi<br />
regolarmente nell’84,0% dei casi analizzati, in sede <strong>di</strong> Camera <strong>di</strong> Consiglio – ai<br />
sensi dell’art. 27 <strong>della</strong> Legge minorile – trova completamento formale e<br />
sostanziale il progetto rieducativo per il minore.<br />
99
In realtà, la <strong>di</strong>scussione e l’approfon<strong>di</strong>mento collegiale può condurre o meno<br />
all’emanazione <strong>di</strong> un decreto – che infatti non si è verificata nel 34,7% dei casi<br />
da noi analizzati – e portare, in alcuni casi, ad una comunicazione scritta ai<br />
Servizi da parte del T.M. con contenuti <strong>di</strong> carattere operativo o alla decisione <strong>di</strong><br />
un supplemento <strong>di</strong> indagine (Tab. 16).<br />
Prevale, in questi casi, l’orientamento <strong>di</strong> mantenere aperto il fascicolo per<br />
favorire una maggiore adesione e responsabilizzazione al progetto elaborato<br />
con il minore in sede <strong>di</strong> u<strong>di</strong>enza con i servizi territoriali.<br />
Oltre due terzi dei proce<strong>di</strong>menti sospesi prima del decreto sono relativi a<br />
ragazzi in età compresa tra i 16 e i 18 anni. Si tratta in molti casi <strong>di</strong> ragazzi<br />
prossimi alla maggiore età al momento dell’apertura e per i quali, quin<strong>di</strong>, non<br />
era stato tecnicamente possibile giungere in camera <strong>di</strong> consiglio in tempi utili<br />
per la definizione <strong>di</strong> un progetto e per il suo svolgimento. Inoltre, una certa<br />
quota <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti riguardava adolescenti senza fissa <strong>di</strong>mora o comunque<br />
irreperibili. È un problema che esiste particolarmente per le segnalazioni ex art.<br />
25bis, riferite a minori stranieri non accompagnati, inseriti in comunità<br />
educativa al momento in cui vengono incontrati – quasi sempre dalle Forze<br />
dell’or<strong>di</strong>ne – e in fuga, poche ore dopo, da qualunque istituzione che voglia<br />
occuparsi <strong>di</strong> loro. Va da sé che questi minori non vengono ascoltati in u<strong>di</strong>enza,<br />
né è possibile arrivare ad un decreto. È la prova <strong>di</strong> quanto la costruzione <strong>di</strong> un<br />
consenso <strong>di</strong> base sia fondamentale all’interno <strong>di</strong> questi proce<strong>di</strong>menti, e <strong>di</strong> come<br />
sia illusorio pensare che l’autorevolezza dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria sia <strong>di</strong> per sé<br />
sufficiente a dare una svolta nella vita <strong>di</strong> questi giovani.<br />
Con modalità del tutto speculari a quanto detto in relazione ai ricorsi del P.M.,<br />
nella scheda <strong>di</strong> rilevazione si è ritenuto <strong>di</strong> registrare, anche per i decreti del<br />
T.M., altri <strong>di</strong>spositivi ricorrenti – oltre le due misure rieducative previste dalla<br />
Legge minorile – in base ai quali è prevista l’articolazione più complessiva del<br />
progetto rieducativo che comprenderà le “prescrizioni che il minore dovrà<br />
seguire, a seconda dei casi, in or<strong>di</strong>ne alla sua istruzione, alla preparazione<br />
professionale, al lavoro, all’utilizzazione del tempo libero e ad eventuali terapie,<br />
nonché le linee <strong>di</strong>rettive dell’assistenza alle quali egli deve essere sottoposto”<br />
(A. C. Moro, op. cit., p. 458).<br />
100
Tab. 15 – Ricorsi <strong>della</strong> Procura Minorile in rapporto alle richieste rilevate<br />
v.a.<br />
Totale<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
ricorso<br />
Età Nazionalità<br />
< 13 anni 14 - 15 anni > 15 anni italiani stranieri<br />
v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %<br />
Affidamento ai 165 57,9 25 62,5 51 57,3 89 57,1 93 58,1 72 57,6<br />
servizi<br />
Collocamento 143 50,2 19 47,5 39 43,8 85 54,5 73 45,6 70 56,0<br />
in comunità<br />
Valutazione<br />
124 43,5 17 42,5 37 41,6 70 44,9 78 48,8 46 36,8<br />
<strong>della</strong><br />
situazione<br />
Supporto<br />
38 13,3 2 5,0 8 9,0 28 17,9 12 7,5 26 20,8<br />
psicologico<br />
Nomina<br />
13 4,6 0 0,0 1 1,1 12 7,7 0 0,0 13 10,4<br />
Curatore o<br />
Tutore<br />
Altro 32 11,2 2 5,0 10 11,2 20 12,8 17 10,6 15 12,0<br />
Totale v.a. 279 (100,0%) v.a. 40<br />
(100,0%)<br />
v.a. 89<br />
(100,0%)<br />
v.a. 156<br />
(100,0%)<br />
v.a. 160 (100,0%) v.a. 125<br />
(100,0%)<br />
101
102<br />
Tab. 16 – Decreti del Tribunale per i Minorenni<br />
Nessun<br />
decreto<br />
Un<br />
decreto<br />
Due<br />
decreti<br />
Totale v.a. 285<br />
(100,0%)<br />
Totale < 13<br />
anni<br />
età nazionalità<br />
14-15<br />
anni<br />
> 15<br />
anni<br />
italiani stranieri<br />
VA % VA % VA % VA % VA % VA %<br />
99 34,7 7 17,5 24 27,0 68 43,6 56 35,0 43 34,4<br />
175 61,4 33 82,5 56 62,9 86 55,1 97 60,6 78 62,4<br />
11 3,9 0 0,0 9 10,1 2 1,3 7 4,4 4 3,2<br />
v.a. 40<br />
(100,0%)<br />
v.a. 89<br />
(100,0%)<br />
v.a. 156<br />
(100,0%)<br />
v.a. 160<br />
(100,0%)<br />
v.a. 125<br />
(100,0%)
È possibile enucleare sinteticamente, con l’ausilio <strong>della</strong> Tabella precedente,<br />
quali sono stati alcuni in<strong>di</strong>rizzi generali che il T.M. <strong>di</strong> Bologna ha determinato<br />
attraverso il tenore dei provve<strong>di</strong>menti emessi nel triennio 2006-2008, orientati<br />
in primis alla responsabilizzazione del minore e alla modulazione delle<br />
<strong>di</strong>sposizioni in base alle caratteristiche dei singoli casi (Tab. 17):<br />
- l’affidamento del minore ai Servizi dell’ente locale <strong>di</strong>sposto dal T.M.<br />
associato alla misura del collocamento in comunità supera <strong>di</strong> poco la<br />
soglia del 50,0% dei 159 casi;<br />
- il supporto psicologico è <strong>di</strong>sposto in oltre il 40,0% dei 68 casi in<br />
presenza <strong>della</strong> sola misura dell’affidamento ai Servizi e decresce con<br />
l’approssimarsi per il minore <strong>della</strong> maggiore età;<br />
- con la voce “altro”, presente nel 41,4%, dei decreti, sono stati<br />
registrate alcune prescrizioni ad hoc per i minori e l’eventuale<br />
prolungamento ai 21 anni delle misure previste. Sono stati allocati in<br />
questa stringa anche i “non luoghi a procedere”.<br />
Come si è visto, i decreti amministrativi sono concomitanti con altri<br />
proce<strong>di</strong>menti – esauriti o pendenti – sia penali (44,1%, v.a. 82), sia civili<br />
(12,9%, v.a. 24): i primi riguardano significativamente oltre la metà dei minori<br />
sotto la soglia dell’imputabilità con un richiamo <strong>di</strong>retto alla valenza <strong>di</strong><br />
“intervento non penale <strong>di</strong> recupero <strong>della</strong> devianza” (Tab. 18).<br />
4.5. Richieste <strong>della</strong> Procura e decisioni del Tribunale<br />
Attraverso l’incrocio su cui è costruita la successiva Tab. 19 si attesta, inoltre,<br />
la <strong>di</strong>alettica tra Procura e Tribunale che, si ritiene non impropriamente, deve<br />
presupporre sullo sfondo il ruolo dei Servizi investiti <strong>di</strong> una gravosa<br />
responsabilità nei vari sta<strong>di</strong> del c.d. “ciclo operativo” dell’intervento giu<strong>di</strong>ziario<br />
rieducativo: all’inizio, nell’essere soggetti segnalanti e/o chiamati in causa dalla<br />
Procura nella fase <strong>di</strong> inchiesta, e <strong>di</strong> nuovo in quella <strong>di</strong> concreta attuazione del<br />
decreto <strong>di</strong>sposto dal Tribunale.<br />
Si è detto, fin dall’inizio <strong>di</strong> questa sezione, che la rilevazione delle informazioni<br />
all’interno dei fascicoli ha inteso ricostruire – in modo bilanciato – sia il profilo<br />
dei minori e delle loro condotte sia i vari sta<strong>di</strong> <strong>della</strong> procedura per dare conto<br />
<strong>della</strong> complessità <strong>di</strong> questo intervento giu<strong>di</strong>ziario, dove la peculiarità <strong>della</strong><br />
materia minorile si evince compiutamente: “mentre il giu<strong>di</strong>ce or<strong>di</strong>nario accerta<br />
una verità oggettiva e storica, in<strong>di</strong>vidua la norma e pronunzia facendone<br />
applicazione al caso concreto, il giu<strong>di</strong>ce minorile accerta sì una verità attuale,<br />
ma si tratta <strong>di</strong> una verità carica <strong>di</strong> soggettività e assolutamente non statica. Per<br />
cui, molte volte, è necessario in<strong>di</strong>viduare prima la specie e il contenuto<br />
dell’intervento che nel caso concreto si ritiene utile per risolvere la situazione<br />
103
tenendo presente l’interesse del minore, l’interesse <strong>della</strong> famiglia, l’interesse<br />
<strong>della</strong> società, e successivamente la norma d’applicare” (G. Vaccaro, 208, p.<br />
81).<br />
4.6. Rapporto tra proce<strong>di</strong>menti penali e amministrativi<br />
Un ultimo approfon<strong>di</strong>mento riguarda ancora i minori per i quali sono aperti,<br />
contestualmente ai proce<strong>di</strong>menti amministrati, proce<strong>di</strong>menti penali. Sono state<br />
rilevate (Tab. 20) le notizie <strong>di</strong> reato alla base dell'azione penale <strong>della</strong> Procura<br />
<strong>della</strong> Repubblica per poi incrociarle, in questa sede, con i profili che verranno<br />
successivamente analizzati, nei quali sono raggruppati i minori secondo i fatti<br />
ed i comportamenti ad essi attribuiti.<br />
I reati portati a giu<strong>di</strong>zio davanti al Tribunale sono sia contro il patrimonio sia<br />
contro la persona e confermano <strong>di</strong>mensioni e tenore dei due profili più<br />
problematici: i consumatori <strong>di</strong> droghe illegali e gli autori <strong>di</strong> violenze.<br />
104
Tab. 17 – Dispositivi contenuti nei Decreti del Tribunale per i Minorenni*<br />
v.a.<br />
Totale<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
ricorso<br />
Età Nazionalità<br />
< 13 anni 14 - 15 anni > 15 anni italiani stranieri<br />
v.a. % v.a. % v.a. % v.a. % v.a. %<br />
Affidamento ai servizi 159 85,5 28 70,0 64 71,9 67 42,9 92 57,5 67 53,6<br />
Collocamento in<br />
101 54,3 16 40,0 38 42,7 47 30,1 50 31,3 51 40,8<br />
comunità<br />
Valutazione situazione 5 2,7 3 7,5 0 0,0 2 1,3 4 2,5 1 0,8<br />
Supporto psicologico 68 36,6 11 27,5 28 31,5 29 18,6 40 25,0 28 22,4<br />
Nomina Curatore/Tutore 11 5,9 0 0,0 2 2,2 9 5,8 0 0,0 11 8,8<br />
Altro 77 41,4 8 20,0 25 28,1 44 28,2 46 28,8 31 24,8<br />
Totale v.a. 186 (100,0%) v.a. 40 (100,0%) v.a. 89 (100,0%) v.a. 156 (100,0%) v.a. 160 (100,0%) v.a. 125 (100,0%)<br />
*(per gli 11 casi con due Decreti sono stati considerati vali<strong>di</strong> solo quelli presenti nel II° Decreto)<br />
105
106<br />
Tab. 18 – Decreti amministrativi in rapporto alla presenza <strong>di</strong> altri proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari<br />
VA<br />
Totale < 13<br />
anni<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
Decreto<br />
età nazionalità<br />
14-15<br />
anni<br />
> 15<br />
anni<br />
italiani stranieri<br />
VA % VA % VA % VA % VA %<br />
Penali 82 44,1 21 52,5 23 25,8 38 24,4 45 28,1 37 29,6<br />
Civili 24 12,9 2 5,0 7 7,9 15 9,6 15 9,4 9 7,2<br />
Totale v.a. 186<br />
(100,0%)<br />
v.a. 40<br />
(100,0%)<br />
v.a. 89<br />
(100,0%)<br />
v.a. 156<br />
(100,0%)<br />
v.a. 160<br />
(100,0%)<br />
v.a. 125<br />
(100,0%)
VA<br />
Tab. 19 – Dispositivi rilevati nei Decreti del Tribunale per i Minorenni<br />
in rapporto alle richieste rilevate nei ricorsi <strong>della</strong> Procura Minorile*<br />
Richieste rilevate nei Ricorsi del PM<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
Decreto VA<br />
Affidamento<br />
ai servizi<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiesta<br />
Collocamento<br />
in comunità<br />
VA<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiesta<br />
Valutazione<br />
situazione<br />
VA<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiesta<br />
VA<br />
Supporto<br />
psicologico<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiesta<br />
Nomina<br />
Curatore/Tutore<br />
VA<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiesta<br />
Affidamento 159 85,5 105 63,6 89 62,2 61 49,2 22 57,9 3 23,1 21 65,6<br />
ai servizi<br />
Collocamento 101 54,3 66 40,0 65 45,5 37 29,8 19 50,0 5 38,5 15 46,9<br />
in comunità<br />
Valutazione<br />
5 2,7 5 3,0 3 2,1 2 1,6 3 7,9 0 0,0 0 0,0<br />
Situazione<br />
Supporto<br />
68 36,6 49 29,7 42 29,4 23 18,5 19 50,0 3 23,1 8 25,0<br />
Psicologico<br />
Nomina<br />
11 5,9 5 3,0 10 7,0 1 0,8 8 21,1 5 38,5 4 12,5<br />
Curatore/Tutore<br />
Altro 77 41,4 49 29,7 40 28,0 30 24,2 12 31,6 2 15,4 14 43,8<br />
Totali v.a. 186<br />
(100,0%)<br />
v.a. 165<br />
(100,0%)<br />
v.a. 143<br />
(100,0%)<br />
v.a. 124<br />
(100,0%)<br />
v.a. 38<br />
(100,0%)<br />
v.a. 13<br />
(100,0%)<br />
VA<br />
Altro<br />
% sui<br />
minori<br />
con<br />
richiest<br />
a<br />
v.a. 32<br />
(100,0%)<br />
107
Tab. 20 – Notizie <strong>di</strong> reato attribuite ai minori in rapporto ai profili<br />
Notizie <strong>di</strong> reato rilevate nei<br />
proce<strong>di</strong>menti aperti dalla<br />
Procura davanti al Tribunale<br />
Insofferenti<br />
alle regole<br />
Autori <strong>di</strong><br />
violenze<br />
Farsi male<br />
Profili<br />
Consumatori<br />
<strong>di</strong><br />
sostanze<br />
Sex<br />
offenders<br />
Indotti alla<br />
prostituzione<br />
Totale<br />
v.a<br />
. %<br />
furto (624 c.p.) 1 21 3 16 1 3 45 36,6<br />
lesione personale lieve (582 0 15 0 9 1 0 25 20,3<br />
c.p.)<br />
percosse (581 c.p.) 0 11 1 5 0 0 17 13,8<br />
ingiuria (594 c.p.) 0 7 1 8 0 0 16 13<br />
minaccia (612 c.p.) 1 6 0 8 1 0 16 13<br />
ricettazione/riciclaggio (648 0 7 0 8 0 1 16 13<br />
c.p.)<br />
danneggiamento (635 c.p.) 3 7 1 2 0 0 13 10,6<br />
Rapina (628 c.p.) 0 6 1 4 0 1 12 9,8<br />
violenza sessuale (609 bis 0 2 0 0 7 0 9 7,3<br />
c.p.)<br />
resistenza pubblico ufficiale 0 3 0 4 0 0 7 5,7<br />
(337 c.p.)<br />
concorso formale - reato<br />
0 4 0 1 0 0 5 4,1<br />
continuato (81 c.p.)<br />
violenza privata (610 c.p.) 0 2 0 2 1 0 5 4,1<br />
estorsione (629 c.p.) 0 2 1 0 0 1 4 3,3<br />
falsa attestazione (495 c.p.) 0 2 0 0 0 1 3 2,4<br />
atti osceni (527 c.p.) 0 0 0 0 3 0 3 2,4<br />
molestia o <strong>di</strong>sturbo alle<br />
0 2 0 1 0 0 3 2,4<br />
persone (660 c.p.)<br />
interruzione ufficio o servizio 1 1 0 0 0 0 2 1,6<br />
pubblico (340 c.p.)<br />
danneggiamento per<br />
1 1 0 0 0 0 2 1,6<br />
incen<strong>di</strong>o (424 c.p.)<br />
invasione terreni o e<strong>di</strong>fici 1 1 0 0 0 0 2 1,6<br />
(633 c.p.)<br />
deturpamento/imbrattamento<br />
cose altrui (639 c.p.)<br />
1 0 0 1 0 0 2 1,6<br />
108
Segue Tab. 20 – Notizie <strong>di</strong> reato attribuite ai minori in rapporto ai profili<br />
Notizie <strong>di</strong> reato rilevate nei<br />
proce<strong>di</strong>menti aperti dalla<br />
Procura davanti al Tribunale<br />
Insofferenti<br />
alle regole<br />
Autori <strong>di</strong><br />
violenze<br />
Farsi male<br />
Profili<br />
Consumatori<br />
<strong>di</strong><br />
sostanze<br />
Sex<br />
offenders<br />
Indotti alla<br />
prostituzione<br />
Totale<br />
v.a<br />
. %<br />
<strong>di</strong>sturbo occupazioni o riposo 1 0 0 1 0 0 2 1,6<br />
altrui (659 c.p.)<br />
atti contrari pubblica<br />
0 0 0 0 0 2 2 1,6<br />
decenza (726 c.p.)<br />
atti sessuali con minorenne 0 0 0 0 1 0 1 0,8<br />
(609 quater c.p.)<br />
falsità materiale commessa 0 0 0 1 0 0 1 0,8<br />
da privato (482 c.p.)<br />
uso atto falso (489 c.p.) 0 0 0 0 0 1 1 0,8<br />
<strong>di</strong>struzione/occultamento atti 0 0 0 1 0 0 1 0,8<br />
veri (490 c.p.)<br />
maltrattamento verso fanciulli 0 1 0 0 0 0 1 0,8<br />
(572 c.p.)<br />
lesione personale grave (583 0 1 0 0 0 0 1 0,8<br />
c.p.)<br />
omici<strong>di</strong>o preterintenzionale 0 0 1 0 0 0 1 0,8<br />
(584 c.p.)<br />
sequestro <strong>di</strong> persona (605 0 0 0 1 0 0 1 0,8<br />
c.p.)<br />
truffa (640 c.p.) 0 1 0 0 0 0 1 0,8<br />
appropriazione indebita (646 0 1 0 0 0 0 1 0,8<br />
c.p.)<br />
altro (cod. stra., dpr 309/90, 2 13 3 19 0 2 39 31,7<br />
legge 110/75)<br />
circostanze aggravanti 0 34 3 23 1 3 64 51,2<br />
Minori con proce<strong>di</strong>menti<br />
penali x ciascun profilo<br />
5 57 5 45 7 4 12<br />
3<br />
100,0<br />
109
VII. Alcuni profili possibili<br />
Nel corso dell’elaborazione dei dati è parsa evidente la necessità <strong>di</strong> ridurre la<br />
complessità portata in campo dai minori segnalati per riuscire ad enucleare<br />
alcune tematiche <strong>di</strong> fondo che permettessero una migliore comprensione dei<br />
minori <strong>di</strong> cui parliamo e che offrissero spunti utili rispetto agli interventi <strong>di</strong><br />
prevenzione o contrasto <strong>della</strong> devianza.<br />
Molti potevano essere i criteri per or<strong>di</strong>nare il campo, ad es. il tipo <strong>di</strong> vissuto<br />
familiare, le caratteristiche socio anagrafiche o il fatto <strong>di</strong> agire comportamenti<br />
contro gli altri, se stessi o entrambi. Si è scelto infine <strong>di</strong> aggregare l’insieme dei<br />
285 ragazzi e ragazze in 6 profili <strong>di</strong> rischio costruiti in base ai comportamenti<br />
per cui quei minori erano stati segnalati all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria. È stata<br />
privilegiata questa strada innanzitutto perché più aderente a ciò che avviene<br />
all’interno del Tribunale, dove i minori vengono segnalati ex art. 25 o 25 bis per<br />
ciò che fanno, non per quello che hanno sofferto in passato; una seconda<br />
ragione, interna alla <strong>ricerca</strong>, deriva dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> mettere in relazione<br />
univoca le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> crescita con le irregolarità commesse. Elaborazioni<br />
statistiche anche particolarmente affinate, grazie alla collaborazione <strong>di</strong><br />
Giovanni Sacchini, funzionario del Servizio Politiche per la Sicurezza Urbana<br />
<strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna (cui si deve l’ultimo degli approfon<strong>di</strong>menti del<br />
successivo cap. VIII), ha infatti mostrato come queste <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> crescita<br />
costituiscano dei fattori <strong>di</strong> rischio aspecifico rispetto al successivo esito<br />
comportamentale.<br />
Ecco dunque, attraverso l’analisi dei profili, una rappresentazione più vicina ai<br />
ragazzi e alle ragazze che i giu<strong>di</strong>ci del Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna – e<br />
i <strong>ricerca</strong>tori tra questi – incontrano durante le u<strong>di</strong>enze. Sono stati così<br />
classificati:<br />
- “insofferenti alle regole”, un gruppo <strong>di</strong> ragazzi e ragazze che agiscono<br />
irregolarità in ambito scolastico e familiare ma non sembrano correre<br />
grossi rischi, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto si <strong>di</strong>rà per i successivi profili;<br />
- “consumatori <strong>di</strong> sostanze”, il profilo più numeroso, prevalentemente<br />
maschile ma con una presenza importante <strong>di</strong> ragazze. È stato riunito<br />
nonostante le molteplici possibilità <strong>di</strong> rapporto con gli stupefacenti – dal<br />
consumo ricreativo alla <strong>di</strong>pendenza –, e tra questi e altre sfere <strong>di</strong> vita,<br />
perché si è ritenuto che l’aver varcato la soglia <strong>della</strong> legalità, e l’averlo fatto<br />
111
icercando un piacere “assistito” da una sostanza, meritasse un<br />
approfon<strong>di</strong>mento specifico;<br />
- “farsi male”, sono ragazzi, e soprattutto ragazze, che rivolgono la loro<br />
aggressività verso <strong>di</strong> sé, sia nell’attacco <strong>di</strong>retto alla propria persona – ritiro<br />
sociale, autolesionismo, tentato suici<strong>di</strong>o… – sia avviando relazioni affettive<br />
o adottando comportamenti sessuali che possono comportare rischi<br />
rilevanti per la salute psico-fisica <strong>della</strong> persona coinvolta;<br />
- “autori <strong>di</strong> violenze”, una aggregazione ancora una volta maschile <strong>di</strong> giovani<br />
già compromessi nei rapporti con la giustizia per aver commesso azioni<br />
rivolte contro gli altri, le loro persone o le loro proprietà;<br />
- “indotti alla prostituzione”, <strong>di</strong> cui fa parte un insieme <strong>di</strong> minori stranieri non<br />
accompagnati vittime <strong>di</strong> tratta;<br />
- “accusati <strong>di</strong> violenza sessuale”, preadolescenti verso i quali è stato aperto,<br />
e poi archiviato, un proce<strong>di</strong>mento penale per violenza sessuale.<br />
Ad uno sguardo più ravvicinato ogni sottoinsieme <strong>di</strong> ragazzi rivelava sfumature<br />
che convincevano ancora una volta <strong>della</strong> complessità e <strong>della</strong> variabilità anche<br />
del più illusoriamente riconosciuto pattern comportamentale. Per restituire<br />
almeno in parte questa ricchezza <strong>di</strong> percorsi sono state illustrate per ogni<br />
profilo alcune storie ritenute para<strong>di</strong>gmatiche realmente tratte dai proce<strong>di</strong>menti<br />
analizzati. In queste brevi narrazioni sono stati utilizzati nomi <strong>di</strong> fantasia per<br />
in<strong>di</strong>care persone e città senza rendere riconoscibili i protagonisti.<br />
Ecco dunque le molte possibilità <strong>di</strong> rapporto con le sostanze, o con la violenza,<br />
o con l’attacco alla propria persona ecc., a ricordarci <strong>di</strong> come non sia mai<br />
possibile appiattire un ragazzo o una ragazza sulla base <strong>di</strong> un comportamento<br />
in<strong>di</strong>viduato.<br />
D’altra parte alcuni <strong>di</strong> questi ragazzi o ragazze avrebbe forse potuto essere<br />
classificati in un profilo <strong>di</strong>fferente. È stato necessario operare delle scelte, non<br />
infallibili ma comunque necessarie rispetto agli scopi <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong>. Queste<br />
categorie hanno dunque valore puramente funzionale all’analisi, mentre nel<br />
contatto <strong>di</strong>retto con gli adolescenti è indubbiamente inopportuno iniziare da un<br />
etichettamento o da una classificazione.<br />
Seguono, per ogni profilo, un quadro teorico <strong>di</strong> riferimento, l’analisi dei dati<br />
specifici emersi dalla nostra <strong>ricerca</strong> e alcune annotazioni riferite alle possibilità<br />
<strong>di</strong> intervento mirato alla prevenzione o al contrasto <strong>di</strong> quella modalità<br />
trasgressiva. Sono in<strong>di</strong>cazioni nate in gran parte dall’esperienza <strong>di</strong>retta dei<br />
giu<strong>di</strong>ci-<strong>ricerca</strong>tori nel contatto con i ragazzi e con i servizi, e in parte elaborate<br />
raccogliendo esperienze e possibilità già in atto nei territori.<br />
112
1. Insofferenti alle regole<br />
1.1. Le storie rappresentative<br />
“da piccola sognavo spesso <strong>di</strong> venire rapita da Peter Pan<br />
che mi portava in un posto bellissimo dove c’era sempre<br />
da mangiare e tanti amici”<br />
Margherita ha 16 anni; sognava e sperava <strong>di</strong> avere qualcosa <strong>di</strong> più dalla vita<br />
che i soliti vestiti lasciati dalla sorella maggiore; ma la mamma non comprava<br />
mai nulla per lei perché <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> non avere sol<strong>di</strong>. Però Margherita sapeva che<br />
non era vero perché la mamma aveva sempre tanti vestiti e oggetti nuovi. Il<br />
papà non <strong>di</strong>ceva nulla anzi, non <strong>di</strong>ceva mai nulla finché un giorno se n’è<br />
andato <strong>di</strong> casa, o meglio, Margherita non l’ha più visto rientrare a casa.<br />
Walter è arrivato dalla Polonia nel 2007 all’età <strong>di</strong> 15 anni. A casa con i nonni ci<br />
stava bene ma la mamma aveva tanto insistito perché il figlio venisse a vivere<br />
con lei che Walter aveva deciso <strong>di</strong> partire.<br />
Walter arriva in Italia e all’aeroporto c’è un signore ad aspettarlo che afferma <strong>di</strong><br />
essere il marito <strong>di</strong> sua madre.<br />
Walter non capisce perché sua madre non gli abbia raccontato <strong>di</strong> essersi<br />
sposata, e chissà se i nonni a casa lo sapevano. È arrabbiato con la mamma e<br />
non vuole più ascoltarla perché non le crede più. Si sente tra<strong>di</strong>to.<br />
Milena da un po’ <strong>di</strong> tempo si veste sempre <strong>di</strong> nero. Vuole farsi un piercing sulla<br />
lingua ma la madre non vuole. È attratta dal satanismo e frequenta in<br />
particolare una persona indagata per sospette attività <strong>di</strong> gruppi satanici. La<br />
madre aveva trovato in casa un libro sulla magia nera e l’aveva sgridata<br />
portandole via il libro.<br />
Storie <strong>di</strong> adolescenti arrabbiati e anche tristi perché non vengono “visti” dai<br />
propri genitori; sono delusi per la vita che fanno e sono alla <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> altro,<br />
dell’isola che non c’è dove forse si vive meglio e i desideri vengono esau<strong>di</strong>ti.<br />
Margherita se la prende con le compagne, soprattutto con quelle che hanno i<br />
vestiti firmati e si pavoneggiano con gli altri. Le o<strong>di</strong>a e le insegnanti faticano a<br />
mantenere la calma in classe. Margherita viene sospesa da scuola per aver<br />
aggre<strong>di</strong>to una compagna prendendola a schiaffi e a calci.<br />
Walter una sera, dopo l’ennesima <strong>di</strong>scussione con il marito <strong>della</strong> madre che<br />
non vuole lasciarlo uscire con gli amici perché <strong>di</strong>ce che è ancora piccolo, lo<br />
113
aggre<strong>di</strong>sce spingendolo con forza contro lo spigolo <strong>di</strong> una porta procurandogli<br />
una brutta ferita. Poi scappa <strong>di</strong> casa e viene ritrovato dai Carabinieri sul ciglio<br />
<strong>di</strong> una strada mentre fa l’autostop in stato confusionale e senza documenti.<br />
Milena da settimane non va più a scuola; il Preside cerca <strong>di</strong> convocare la<br />
madre per informarla delle assenze ma la madre non si presenta mai agli<br />
appuntamenti.<br />
Milena si confida con l’insegnante <strong>di</strong> religione, le scrive delle lettere in cui<br />
racconta <strong>di</strong> essere andata con un amico in un vecchio casolare sull’Appennino<br />
dove vive un gruppo che fa magia nera. Lei ha paura ma è anche affascinata<br />
da Satana e dai suoi seguaci e quando Luigi, il capo <strong>della</strong> Setta si ferma a<br />
parlare con lei è contenta <strong>di</strong> queste attenzioni.<br />
Margherita, Walter e Milena arrivano davanti ai giu<strong>di</strong>ci in un Tribunale con le<br />
loro “valigie” <strong>di</strong> rabbia, desideri, paure e storie da raccontare.<br />
Ci vengono accompagnati dai genitori ma solo perché nel foglio c’era scritto<br />
che dovevano esserci anche loro. Sono presenze ingombranti; sembrano<br />
imbarazzati e il marito <strong>della</strong> mamma <strong>di</strong> Walter è in pensiero per il tassametro<br />
del parcheggio.<br />
I giu<strong>di</strong>ci ascoltano queste storie <strong>di</strong> vita, parlano con gli operatori, con i genitori<br />
e <strong>di</strong>scutono. È un momento importante per questi ragazzi, sia pure con<br />
emozioni e risultati <strong>di</strong>versi per ciascun adolescente.<br />
Margherita vuole tornare a scuola, però vorrebbe frequentare un istituto<br />
professionale per imparare un mestiere. È andata da uno psicologo e le ha<br />
fatto bene perché ora è più serena e riesce anche a parlare <strong>di</strong> più con la<br />
mamma. Vorrebbe rivedere il padre ma tra un po’ <strong>di</strong> tempo, non subito.<br />
Walter vorrebbe che la madre si fidasse <strong>di</strong> più <strong>di</strong> lui, si rende conto <strong>di</strong> aver<br />
esagerato con il marito <strong>di</strong> sua madre ma proprio non ce la fa ad accettarlo.<br />
Forse un periodo in una casa famiglia o in una comunità servirebbe a farlo<br />
stare un po’ meglio e a farlo crescere. Ha bisogno <strong>di</strong> avere i suoi spazi.<br />
Milena ha smesso <strong>di</strong> frequentare il gruppo <strong>di</strong> magia nera e vuole riprendere la<br />
scuola con più regolarità. È molto scossa per quello che ha vissuto e ha<br />
bisogno <strong>di</strong> essere aiutata. L’idea <strong>di</strong> frequentare un gruppo dopo la scuola con<br />
alcuni educatori le piace molto, lì ha trovato anche nuovi amici.<br />
1.2. I dati in sintesi<br />
Si può <strong>di</strong>re che questo profilo si presenta all'insegna dell'equilibrio: rispetto alla<br />
citta<strong>di</strong>nanza dei ragazzi, al genere (anche se ci sono due ragazze in più) e <strong>di</strong><br />
fatto anche alla <strong>di</strong>stribuzione nelle classi d'età visto che quasi il 90,0% si <strong>di</strong>vide<br />
tra i 14-15 anni ed i 16 anni e oltre mentre il 10,5% sono sotto i 13 anni (Tab.<br />
21).<br />
114
Tab. 21 - INSOFFERENTI ALLE REGOLE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 2 2 3 1 4 10,5 10,0<br />
14-15 anni 9 8 8 9 17 44,7 19,1<br />
16 anni e oltre 7 10 8 9 17 44,7 10,9<br />
tot. profilo 18 20 19 19 38<br />
% profilo 47,4 52,6 50,0 50,0 100,0<br />
% sui totali 10,5 17,7 11,9 15,2 13,3<br />
Tab. 22 - INSOFFERENTI ALLE REGOLE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo vede<br />
da anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
Tot. genitori<br />
non presenti<br />
con<br />
entrambi 16 42,1 13,0 — — — — — — — —<br />
i genitori<br />
con<br />
madre 10 26,3 14,3 — 3 2 2 — 1 2 10<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
5 13,2 33,3 — 1 2 1 — — 1 5<br />
solo<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
3 7,9 8,8 — 1 1 — — 1 — 3<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
2 5,3 20,0 — — 2 — — — — 2<br />
partner<br />
Altro 2 5,3 9,1 — — — 1 — — 1 2<br />
n.r. 0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
Totali 38 100,0 13,3 — 5 7 4 — 2 4 22<br />
% 22,7 31,8 18,2 9,1 18,2 100,0<br />
115
Riguardo alle tipologie familiari la coppia genitoriale è presente per il 42,1% dei<br />
ragazzi, mentre poco più del 50,0% vive solo con uno dei due genitori: il 34,2%<br />
con la madre e il 18,5% con il padre (con e senza nuovi partner) e quest'ultima<br />
percentuale che riguarda i padri è la seconda più alta nel campione degli<br />
adolescenti considerati nell'indagine (Tab. 22).<br />
In questo gruppo <strong>di</strong> ragazzi sono quasi l'80,0% quelli che vanno a scuola ed è<br />
una percentuale superiore alla me<strong>di</strong>a del nostro campione e si associa a quella<br />
dei ripetenti nel corso degli stu<strong>di</strong> (36,8%) che, per quanto significativa, è invece<br />
inferiore alla me<strong>di</strong>a (Tab. 23).<br />
Tab. 23 - INSOFFERENTI ALLE REGOLE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 11 19 — 11 30 78,9<br />
in tirocinio/borsa lavoro 0 0 — — 0 0,0<br />
lavoratore 0 1 — — 1 2,6<br />
<strong>di</strong>soccupato 1 3 — 3 4 10,5<br />
altro 1 0 — — 1 2,6<br />
n.r. 0 0 2 — 2 5,3<br />
Totali 13 23 2 14 38 100,0<br />
% 34,2 60,5 5,3 36,8<br />
Seguendo la rappresentazione grafica delle problematiche familiari prevalenti<br />
per gli adolescenti <strong>di</strong> questo profilo, è possibile in<strong>di</strong>viduare una quadripartizione<br />
– secondo una densità crescente – partendo dal 21,1% dei minori con genitori<br />
alle prese con problemi <strong>di</strong> salute (fisica o psicologica) o <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza; il 36,8%<br />
in contesti familiari caratterizzati da conflittualità o devianza; il 47,4% con<br />
vissuti <strong>di</strong> violenza <strong>di</strong>retta o assistita ed infine il 57,9% con esperienze<br />
abbandoniche, <strong>di</strong> mancanza o <strong>di</strong> lutto genitoriale e <strong>di</strong> alternanza tra famiglie e/o<br />
comunità (Graf. 9).<br />
116
Graf. 9 – Difficoltà incontrate in ambito familiare – v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
5<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
3<br />
Salute psicologica<br />
2<br />
Conflitti<br />
9<br />
6<br />
Violenza assistita<br />
12<br />
Maltrattamenti<br />
5<br />
Mancanza genitore (*)<br />
2<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
3<br />
9<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni<br />
Abbandono<br />
0<br />
6<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce "Mancanza genitore" sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il genitore<br />
non convivente con quelli che non lo vedono da anni.<br />
Il profilo – delineato analiticamente come “insofferenti alle regole” – dal punto <strong>di</strong><br />
vista proce<strong>di</strong>mentale può essere considerato “amministrativo” per antonomasia<br />
poiché ripropone e riattualizza in termini “prototipici” la nozione <strong>di</strong> “irregolarità<br />
<strong>della</strong> condotta” – che è alla base dell’Art. 25 – rispetto a comportamenti<br />
adolescenziali che prevalentemente non sono (ancora) qualificabili<br />
giuri<strong>di</strong>camente come reati ed al contempo non implicano/non sono (sempre)<br />
correlabili <strong>di</strong>rettamente – ed ancora giuri<strong>di</strong>camente – ad inadempienze<br />
genitoriali, anche entro un quadro <strong>di</strong> fattori familiari problematici come quello<br />
prima descritto.<br />
I fatti rilevati per i 38 ragazzi del gruppo, infatti, ruotano fondamentalmente<br />
attorno alla c.d. “violazione delle regole”: se si assumono come denominatori<br />
comuni i contesti <strong>di</strong> mondo vitale in cui i fatti si sono svolti, compreso il dove,<br />
con chi e contro chi sono stati agiti, risulta significativo come il dato comune a<br />
questo gruppo <strong>di</strong> minori sia costituito dalle violazioni/trasgressioni delle regole<br />
nei contesti primari (Graf. 10).<br />
Intorno al 60,0% si attestano le violazione delle regole familiari – che arrivano<br />
alle fughe da casa (per il 34,2%) – e le violazioni in ambito scolastico – con<br />
ricadute più ra<strong>di</strong>cali come l’abbandono <strong>della</strong> scuola (per il 39,5%).<br />
117
Con <strong>di</strong>mensioni inferiori, l’altro ambito <strong>di</strong> “insofferenza”/problematicità/devianza<br />
dei minori è costituito dalle “violenze”: innanzitutto verso altri familiari (31,6%)<br />
adulti e non solo, ma anche verso altre persone o animali seppure in<br />
percentuale ridotta (5,3%).<br />
Il furto, il furto in casa o a scuola e gli atti vandalici (fatti commessi tutti dal<br />
7,9% dei ragazzi) possono costituire l’area <strong>di</strong> confine più esplicita verso<br />
comportamenti devianti anche a rilievo penale.<br />
I ragazzi “insofferenti alle regole” sono anche quelli che rispetto ai loro coetanei<br />
analogamente convocati – considerando a parte le minori con un art. 25 bis –<br />
si sono presentati con la percentuale più bassa in Tribunale (78,9%). Per tutti vi<br />
era stato un ricorso <strong>della</strong> Procura Minorile che prefigurava, attraverso le proprie<br />
richieste, una valutazione <strong>della</strong> situazione (57,9%) e l’affidamento ai Servizi<br />
Sociali (55,3%) ma, per una percentuale senz’altro significativa (34,2%), era<br />
previsto anche il collocamento in comunità.<br />
Se si considera “residuale” la quota <strong>di</strong> quei minori che al momento dell’apertura<br />
del proce<strong>di</strong>mento amministrativo aveva già avuto a che fare con il Tribunale (4<br />
per un proce<strong>di</strong>mento civile e 5 per un proce<strong>di</strong>mento penale, <strong>di</strong> cui 1<br />
infra14enne), si può sostenere che si tratta del gruppo più “ai margini” del<br />
circuito giu<strong>di</strong>ziario e, per le medesime notizie <strong>di</strong>sponibili, anche del sistema dei<br />
servizi sociali e sanitari (5 già in carico ai Servizi Sociali e 6 già in carico alla<br />
N.P.I.).<br />
Chi li ha segnalati, quin<strong>di</strong>, secondo le informazioni contenute nei ricorsi <strong>della</strong><br />
Procura Minorile? Nel 63,2% Polizia e Carabinieri e nel 44,7% le famiglie<br />
medesime che, spesso, si rivolgono da subito alle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne. I Servizi<br />
Sociali si sono resi operativi nel 28,9% dei casi e la scuola nel 18,4%.<br />
Il Tribunale, per quasi tutti gli adolescenti che compaiono in u<strong>di</strong>enza (27 su 30),<br />
si pronuncia con un decreto e, in oltre il 70,0% delle situazioni, è <strong>di</strong> affidamento<br />
ai Servizi Sociali per un progetto “rieducativo” che – quando è possibile – ha<br />
attivato le risorse personali, familiari e territoriali presenti. Tuttavia, tra i minori<br />
affidati sono prevalenti i casi per i quali si ritiene necessario un sostegno<br />
psicologico come parte integrante del progetto educativo – con il 44,4% sono<br />
una percentuale in proporzione tra le più alte del campione – e similmente nel<br />
40,7%, si decide per un collocamento extrafamiliare, in particolare quando il<br />
contesto <strong>di</strong> vita e le con<strong>di</strong>zioni degli adulti <strong>di</strong> riferimento sono più<br />
compromesse.<br />
118
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Graf. 10<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
SCOLASTICHE<br />
ABBANDONO<br />
SCOLASTICO<br />
FURTO<br />
FUGHE DA CASA<br />
PROSSIMITA' AMBIENTI<br />
DEVIANTI VIOLENZA VS.<br />
FAMILIARI<br />
ATTI VANDALICI<br />
FURTO CASA/SCUOLA<br />
FUGHE COMUNITA'<br />
VIOLENZA VS.<br />
PERSONE/ANIMALI<br />
0 2 4 6 8 10 12 14 16<br />
FATTI COMMESSI DAGLI "INSOFFERENTI ALLE REGOLE"<br />
119<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
1.3. Il quadro esplicativo<br />
“Da un punto <strong>di</strong> vista più strettamente pedagogico, <strong>di</strong>gnità e limiti, grandezza e<br />
miseria sono le con<strong>di</strong>zioni che rendono possibile una evoluzione umana che<br />
sia educazione. Compito dell’educatore, <strong>di</strong>nnanzi all’indeterminazione<br />
dell’educando, la cui libertà non è che pura potenzialità, è quello <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>namicizzare tale libertà, attraverso un’operazione che deve essere principio<br />
<strong>di</strong> ascensione morale. I mezzi <strong>di</strong> questa ascensione sono la scienza e l’azione”<br />
(T. d’Aquino, 1269).<br />
Molto interessante e illuminante questa visione dell’educazione proposta da<br />
San Tommaso d’Aquino perché suggerisce che per educare sono necessarie<br />
le teorie, gli stu<strong>di</strong>, la progettualità ma anche l’azione educativa.<br />
Per <strong>di</strong>versi decenni, in passato, i giu<strong>di</strong>ci minorili hanno sanzionato i<br />
comportamenti irregolari nella condotta e nel carattere dei minori facendo leva<br />
su una concezione repressiva, nel tentativo, quasi vano, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarne le<br />
abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> vita e i comportamenti oppositivi con una azione educativa <strong>di</strong>rettiva<br />
e poco accogliente. Ciò era dovuto anche alla scarsa offerta <strong>di</strong> occasioni <strong>di</strong><br />
incontro psicologico e pedagogico messe a <strong>di</strong>sposizione da parte dei servizi<br />
psico-sociali pubblici e anche privati.<br />
Negli anni Novanta finalmente i servizi sul territorio si sono strutturati e hanno<br />
quin<strong>di</strong> potuto offrire valide offerte psico-educative per i minori e le famiglie.<br />
Successivamente, con le varie riforme legislative e la conseguente riforma in<br />
materia socio-assistenziale, le misure rieducative hanno perso, via via, la loro<br />
utilità nei tribunali per i minorenni perché completamente riassorbite nell’attività<br />
civile.<br />
Ogni comportamento ribelle o trasgressivo <strong>di</strong> un minore veniva<br />
conseguentemente interpretato dai giu<strong>di</strong>ci minorili, nella stragrande<br />
maggioranza dei casi, con una “condotta pregiu<strong>di</strong>zievole” dei genitori ai sensi<br />
degli articoli del co<strong>di</strong>ce civile. Ciò ha coinciso con una profonda trasformazione<br />
nella rappresentazione del mandato <strong>della</strong> coppia genitoriale nei confronti dei<br />
propri figli.<br />
I genitori dovevano essere in grado <strong>di</strong> trasmettere affetto ai propri figli e quin<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> costituire una “famiglia felice”. Se il figlio è infelice significa, seguendo<br />
questo ragionamento, che i genitori non sono capaci <strong>di</strong> farlo felice oppure che<br />
l’adolescente è irriconoscente; ma in ogni caso la responsabilità del fallimento<br />
educativo è da <strong>ricerca</strong>rsi nella scarsa attitu<strong>di</strong>ne <strong>della</strong> coppia genitoriale.<br />
“Se l’ideale <strong>della</strong> nuova famiglia è affettivo e non più etico, l’obiettivo strategico<br />
<strong>di</strong>viene costruire vincoli e non istillare regole. Il legame familiare si basa sul<br />
fatto <strong>di</strong> poter far <strong>di</strong> tutto per poter stare bene insieme. Per poterlo realizzare<br />
bisogna utilizzare adeguatamente la cultura del <strong>di</strong>alogo, che consente<br />
120
l’elaborazione pacifica del conflitto e l’identificazione reciproca” (G. Pietropolli<br />
Charmet, 2000, p. 56).<br />
L’esperienza <strong>di</strong> questi ultimi anni parrebbe portare a questa considerazione: ciò<br />
che conta oggi per i genitori è che ci sia affetto tra loro e i figli e che venga<br />
trasmesso più amore che regole e principi. I ragazzi vanno assecondati nei loro<br />
desideri cercando in tal modo <strong>di</strong> renderli felici.<br />
Tuttavia “i figli <strong>della</strong> famiglia affettiva giungono ad affrontare le burrasche del<br />
processo adolescenziale con una modesta esperienza <strong>di</strong> dolore e frustrazione<br />
alle spalle e ciò contribuisce non poco ad innescare quei fenomeni <strong>di</strong><br />
intolleranza nei confronti del dolore mentale che caratterizza l’adolescenza<br />
attuale” (ibid., p. 44).<br />
Un rilancio degli interventi rieducativi è avvenuto in quest’ultimo decennio in<br />
alcuni tribunali per i minorenni, laddove si è <strong>di</strong>ffusa la consapevolezza che le<br />
condotte irregolari degli adolescenti non fossero da attribuire<br />
semplicisticamente ad una condotta pregiu<strong>di</strong>ziale dei genitori ma ad un<br />
complicato insieme <strong>di</strong> cause e <strong>di</strong> fattori.<br />
Criminalizzare la famiglia e colpevolizzare i genitori per i comportamenti<br />
devianti e irregolari dei propri figli li espone al rischio <strong>di</strong> oscurare una<br />
comprensione vera <strong>della</strong> famiglia stessa, fermandosi sulla soglia <strong>di</strong> casa, quasi<br />
che mo<strong>di</strong>ficare il comportamento <strong>di</strong> padri e madri incapaci comporti,<br />
miracolisticamente, anche il cambiamento dei requisiti educativi dei figli<br />
adolescenti, senza toccare né i <strong>di</strong>ritti, né le regole, né il progetto educativo e <strong>di</strong><br />
vita <strong>di</strong> questi giovani.<br />
Mancando il <strong>di</strong>alogo tra un figlio adolescente e i propri genitori viene meno uno<br />
degli ingre<strong>di</strong>enti fondamentali <strong>della</strong> cosiddetta “famiglia felice” a cui si faceva<br />
riferimento poc’anzi. I genitori non si capacitano dei comportamenti provocatori<br />
del figlio e <strong>della</strong> sua aggressività, a fronte del loro amore generoso e totale nei<br />
suoi confronti. Si sentono tra<strong>di</strong>ti e <strong>di</strong> certo non ritengono <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>rettamente<br />
responsabili degli errori del figlio.<br />
È necessario quin<strong>di</strong> ripensare alle responsabilità educative <strong>di</strong> questi genitori,<br />
riconoscendo e rafforzando, per quanto è possibile, il loro ruolo ma cercando<br />
anche <strong>di</strong> invogliarli a riflettere e a impegnarsi affinché in<strong>di</strong>viduino nuove<br />
modalità comunicative con il figlio.<br />
C’è un padre che aspetta nel corridoio del Tribunale con una citazione che gli<br />
impone <strong>di</strong> essere lì quel giorno e a quell’ora. Accanto a lui la moglie e il figlio,<br />
che scherzano e si scambiano confidenze quasi fossero al bar e non in un<br />
tribunale per i minorenni.<br />
Forse è un modo per non lasciarsi troppo prendere dall’emozione.<br />
Lui non riesce proprio a scherzare. Ha l’animo a pezzi. Ha la testa tra le mani,<br />
quasi a proteggersi e ad impe<strong>di</strong>re che lo sguardo possa incontrarsi in quel<br />
121
corridoio con quello dei giu<strong>di</strong>ci con cui dovrà parlare e raccontare, <strong>di</strong> questo<br />
figlio così <strong>di</strong>fficile, così <strong>di</strong>verso da come pensava <strong>di</strong> averlo educato.<br />
Di certo non pensava <strong>di</strong> aver cresciuto un figlio così <strong>di</strong>fficile e aggressivo. Un<br />
“mostro”.<br />
Questo padre pensa che verrà giu<strong>di</strong>cato un cattivo genitore, perché non ha<br />
visto, non ha capito e non ha saputo prevedere le trasgressioni del figlio.<br />
Quando si accorge che l’incontro con i giu<strong>di</strong>ci non è sentenziante ma <strong>di</strong><br />
sostegno e ascolto allora si rilassa e riesce a parlare <strong>di</strong> quel “mostro” e forse,<br />
proprio in quel momento, inizia a pensare e a riflettere sui suoi comportamenti<br />
e su quelli del figlio in una prospettiva più positiva.<br />
“Si deve però avere il coraggio <strong>di</strong> avvicinarsi al “mostro”, guardarlo in faccia<br />
scoprendo che tale non è o, per lo meno, non lo è sempre stato e magari non<br />
lo sarà mai più” (M. Grimol<strong>di</strong>, 2008, p. 19).<br />
La quasi totalità delle famiglie convocate in tribunale a seguito dell’apertura <strong>di</strong><br />
un proce<strong>di</strong>mento rieducativo si presentano all’u<strong>di</strong>enza. È un evidente segno<br />
che il senso del dovere e <strong>della</strong> responsabilità nei confronti dei propri figli, questi<br />
genitori lo sentono molto forte e presente. Non sono assenti, forse sono solo<br />
impreparati e impotenti.<br />
Hanno tentato probabilmente <strong>di</strong> dare regole ai propri figli, ma poi non hanno<br />
saputo trovare una coerenza educativa adeguata ad affrontare le loro<br />
trasgressioni. Quando vengono in tribunale si aspettano che siano i giu<strong>di</strong>ci a<br />
stabilire la sanzione e la punizione per questo figlio ribelle e <strong>di</strong>sobbe<strong>di</strong>ente.<br />
Il concetto <strong>di</strong> punizione e <strong>di</strong> rispetto dei precetti in una famiglia è<br />
profondamente legato alla comunicazione e questa presenta un elevato grado<br />
<strong>di</strong> complessità. In altre parole, in una famiglia ci possono essere modalità nella<br />
trasmissione delle <strong>di</strong>rettive tra i propri componenti che passano attraverso un<br />
meccanismo <strong>di</strong> gratificazione e punizione quanto mai problematico. Famiglie in<br />
cui la confusione dei messaggi impe<strong>di</strong>sce un sistema <strong>di</strong> regole e punizioni<br />
chiare.<br />
Il rapporto tra regole e punizioni è un principio car<strong>di</strong>ne all’interno<br />
dell’educazione famigliare: a volte l’origine dei comportamenti violenti, in casa<br />
o fuori, è <strong>di</strong>retta conseguenza <strong>della</strong> mancanza <strong>di</strong> un limite imposto dalle figure<br />
genitoriali.<br />
Il proce<strong>di</strong>mento rieducativo (art.25) può aiutare le famiglie in questo, e proporre<br />
una nuova modalità, che non è quella classica <strong>della</strong> trasgressione/sanzione;<br />
una proposta nuova e originale che impone a tutti gli “attori” presenti <strong>di</strong><br />
cambiare, <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficare le proprie <strong>di</strong>namiche cercandone <strong>di</strong> nuove e più<br />
funzionali.<br />
122
2. Consumatori <strong>di</strong> sostanze<br />
2.1. Le storie rappresentative<br />
Si fa presto a <strong>di</strong>re “drogati”.<br />
Simone ha 15 anni e due sorelle più gran<strong>di</strong>: i genitori si sono separati quando<br />
aveva tre anni.<br />
Daniel è nato in Senegal 17 anni fa, da due vive in Italia con una madre che<br />
non lo ha cresciuto e un fratello maggiore che si fa i fatti suoi.<br />
Patrizia, 17 anni, era la “piccola fatina <strong>di</strong> casa”, mamma, papà e sorella, una<br />
famiglia regolare <strong>della</strong> bassa.<br />
Emanuele ha 15 anni ed è “l'uomo” in una famiglia composta da madre, nonna<br />
e sorella; il padre separato vive in un'altra città.<br />
Volti e storie <strong>di</strong>verse, a tratti assolutamente contigue e para<strong>di</strong>gmatiche;<br />
adolescenti nel nostro tempo e nel nostro mondo, alla <strong>ricerca</strong> del loro tempo e<br />
del loro stare al mondo, che hanno incontrato nel percorso familiare e<br />
personale problemi, <strong>di</strong>fficoltà, rischi e <strong>di</strong>sagi a volte insormontabili.<br />
Tutti hanno incrociato i Servizi e il Tribunale dei minorenni, tutti per lo stesso -<br />
ma non unico - motivo, se pur declinato in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi: droga (uso <strong>di</strong> droga -<br />
consumo <strong>di</strong> sostanze stupefacenti), dallo spinello <strong>di</strong> hashish all'eroina.<br />
Simone l'hanno fermato i Carabinieri al ritorno da una festa vicino a Firenze,<br />
aveva hashish in tasca per uso personale, “perché io ho la testa sulle spalle, lo<br />
so che l'eroina fa un bel po' male…”.<br />
Patrizia prova la droga perché la usa il suo “moroso” e in poco più <strong>di</strong> un anno<br />
sviluppa una <strong>di</strong>pendenza fisica che la porta a farsi più volte al giorno, in<br />
situazioni spesso pericolose per la sua incolumità fisica; la scuola va a<br />
catafascio, in casa la piccola fatina è <strong>di</strong>ventata un'adolescente che urla e<br />
impreca.<br />
Emanuele lo trovano i Carabinieri assieme ad altri amici, in un garage, strafatti<br />
intorno ad un “bongo”. Sembra un semplice sballo in compagnia, ma quando si<br />
va a scavare emerge una situazione assai più grave: uso <strong>di</strong> oppiacei,<br />
chetamina, eroina.<br />
Daniel è da poco in Italia, abbastanza sperduto e molto arrabbiato: comincia a<br />
frequentare una sala giochi invece <strong>della</strong> scuola e lì incontra droga e<br />
123
spacciatori. Viene fermato dalla Polizia perché ha minacciato la madre e la zia<br />
con un coltello da cucina.<br />
Vissuti e storie <strong>di</strong>verse con un altro tratto in comune: la debolezza, l'impotenza,<br />
l'inconsistenza del mondo adulto che li affianca, la <strong>di</strong>fficoltà dei genitori e delle<br />
famiglie a reggere l'urto con il <strong>di</strong>sagio dei propri figli “…la madre rifiuta <strong>di</strong><br />
vedere il figlio ospite presso la comunità…”, l'incapacità <strong>di</strong> cogliere i segni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio e i segnali <strong>di</strong> pericolo “…la famiglia non è riuscita a comprendere e<br />
contrastare i segnali comportamentali…”, la fatica <strong>di</strong> mettersi in gioco e<br />
rimescolare gli stili <strong>di</strong> vita “…non posso seguire mio figlio, vivo in un'altra città,<br />
lavoro tutto il giorno…”, la leggerezza con cui spesso i comportamenti a rischio<br />
vengono minimizzati “…pensavo avesse fumato solo quella volta lì…”.<br />
Per tutti l'incontro con il Tribunale ha segnato un punto <strong>di</strong> svolta familiare e<br />
personale non sempre vissuto in modo positivo.<br />
Patrizia scriverà ai “suoi giu<strong>di</strong>ci” chiedendo <strong>di</strong> non essere allontana dalla<br />
famiglia “…io voglio vivere e senza la mia famiglia non è vita…”, salvo poi,<br />
appena <strong>di</strong>venta maggiorenne, riprendere a frequentare il Ser.T.<br />
volontariamente chiedendo che la famiglia non sia informata “…non sopporto<br />
l'idea che la loro Pollyanna sia <strong>di</strong>ventata uno scarto <strong>della</strong> società…”.<br />
Simone <strong>di</strong>ce ai Giu<strong>di</strong>ci che non fuma più, ma ai controlli perio<strong>di</strong>ci del Ser.T.<br />
risulta sempre positivo. Non capisce bene perché sia finito in Tribunale, “…non<br />
ho fatto niente <strong>di</strong> male, non sono mica un tossico…”, ma da quando è<br />
cominciata questa storia almeno vede <strong>di</strong> più il padre e va meglio a scuola.<br />
Appena è <strong>di</strong>ventato maggiorenne ha smesso <strong>di</strong> andare al Sert per i controlli.<br />
Emanuele e Daniel sono stati inseriti in una comunità e probabilmente ci<br />
rimarranno a lungo, entrambi con una terapia farmacologica sotto controllo<br />
psichiatrico.<br />
Daniel, uno dei pochi ragazzi stranieri <strong>di</strong> questo gruppo a non spacciare, ha<br />
incanalato verso l'esterno - così come aveva fatto con la sua rabbia ed il suo<br />
<strong>di</strong>sagio - anche la voglia <strong>di</strong> trovare un punto fermo lavorando quoti<strong>di</strong>anamente<br />
a contatto con i cavalli.<br />
Per Emanuele, invece, il futuro è più incerto: la scelta <strong>di</strong> droghe “anestetizzanti”<br />
è stato un tentativo <strong>di</strong> curare un profondo nucleo depressivo che si portava<br />
<strong>di</strong>etro dall'infanzia ed i suoi “agiti autolesionisti” sembrano avere lo scopo <strong>di</strong><br />
spostare un malessere mentale, non tollerabile, sul corpo, rendendolo così più<br />
controllabile e accettabile.<br />
2.2. Psicopatologia e normalità in adolescenza correlata ad abuso <strong>di</strong> sostanze<br />
“Le condotte <strong>di</strong>pendenti, come tutte le condotte agite, riflettono l’instabilità<br />
dell’organizzazione psichica soggiacente; la loro comparsa non denuncia in sé<br />
stessa la presenza <strong>di</strong> una struttura psichica particolare, ma sembra<br />
124
testimoniare una vulnerabilità <strong>della</strong> personalità ed un’instabilità del<br />
funzionamento mentale.” (Jeammet 1992)<br />
Se si vogliono in<strong>di</strong>viduare dei fattori <strong>di</strong> rischio che possano entrare in gioco nel<br />
determinare il consumo <strong>di</strong> sostanze psicoattive si possono ricordare i seguenti<br />
contributi: le linee guida dell’American Academy of Child and Adolescent<br />
Psychiatry (1998) le quali, a proposito <strong>della</strong> valutazione e del trattamento dei<br />
minori che fanno uso <strong>di</strong> sostanze, citano genericamente come fattori <strong>di</strong> rischio<br />
per lo sviluppo dell’uso o dell’abuso <strong>di</strong> sostanze gli aspetti familiari, il gruppo<br />
dei pari, i fattori in<strong>di</strong>viduali (nei quali vengono comprese anche le variabili biogenetiche)<br />
e infine i fattori sociali, per Novins e Baron (2004) la letteratura<br />
fornisce poche informazioni sui fattori <strong>di</strong> rischio.<br />
Wu e collaboratori (2004) concludono il loro stu<strong>di</strong>o affermando che l’abuso o la<br />
<strong>di</strong>pendenza possono essere il segno <strong>di</strong> una globale vulnerabilità, piuttosto che<br />
<strong>di</strong> un singolo problema; questa vulnerabilità può essere influenzata da fattori<br />
familiari o in<strong>di</strong>viduali.<br />
Come si vede, anche in questo caso si fa riferimento al concetto <strong>di</strong> vulnerabilità<br />
per spiegare il manifestarsi <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni patologiche in soggetti esposti ad un<br />
ambiente sempre più “normalmente” ricco <strong>di</strong> rischi psicosociali.<br />
Riportiamo infine un estratto <strong>della</strong> conclusione <strong>di</strong> uno recente stu<strong>di</strong>o che<br />
ascrive sempre più nel confine <strong>di</strong> una “normalità mutata” le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong><br />
riferimento degli interventi nell’ambito del consumo <strong>di</strong> sostanze psicoattive.<br />
“Dovremmo quin<strong>di</strong> concludere che il mutamento <strong>della</strong> normalità che abbiamo<br />
descritto, si traduce in un indebolimento <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione dell’Io<br />
che risulta quin<strong>di</strong> molto più sensibile alle esigenze interiori (da qui verrebbe il<br />
bisogno <strong>di</strong> avere tutto e subito, o la facilità con cui sono infrante le regole <strong>di</strong><br />
comportamento), o alle sollecitazioni che provengono dall’esterno, come<br />
l’alcool o le sostanze. Se questa è la situazione, possiamo <strong>di</strong>re che il margine<br />
fra normalità e patologia si è indubbiamente ristretto, il che rende ancora più<br />
impegnativo e rilevante definire i criteri secondo i quali definire un soggetto<br />
nella norma o nella patologia.” (Rigon e Costa 2010)<br />
2.3. Il quadro esplicativo e le relazioni con l’art 25<br />
All’interno <strong>di</strong> questo profilo sono rientrati tutti quei ragazzi/e che in qualche<br />
modo risultavano consumatori <strong>di</strong> sostanze e che per questo, o principalmente<br />
per questo, erano stati segnalati all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
Il profilo <strong>di</strong> questo gruppo <strong>di</strong> adolescenti è risultato piuttosto eterogeneo al<br />
proprio interno, sia per caratteristiche <strong>di</strong> personalità che socio-ambientali,<br />
perciò è stato deciso <strong>di</strong> analizzarlo ulteriormente mutuando la sud<strong>di</strong>visione in<br />
tre sottogruppi che corrispondono ad altrettanti stili <strong>di</strong> consumo il primo<br />
denominato “Consumatori”; il secondo “Consumatori Problematici” ed il terzo<br />
125
“Dipendenti”: i primi consumano in modo saltuario od occasionale spesso per<br />
curiosità, i secon<strong>di</strong> fanno uno uso continuativo, quasi giornaliero, che può<br />
determinare un uso cronico; il terzo gruppo è accompagnato da veri e propri<br />
sintomi <strong>di</strong> astinenza, prevalentemente per alti dosaggi in tempi lunghi (Pavarin<br />
2010).<br />
L’altra considerazione che ci ha guidato nella prospettiva <strong>di</strong> analisi del gruppo è<br />
stata quella <strong>di</strong> considerare la droga come una qualsiasi altra merce <strong>di</strong><br />
consumo.<br />
Le chiavi <strong>di</strong> lettura sopra esposte, stili <strong>di</strong> consumo e sostanze come merce,<br />
sono state utili nell’in<strong>di</strong>viduare il collegamento che emergeva dalla lettura e<br />
dalla aggregazione dei dati ed andava a confermare una andamento<br />
tendenziale oramai consolidato in letteratura, che vede il consumatore <strong>di</strong> droga<br />
sempre meno accompagnato da una inevitabile immagine-destino <strong>di</strong><br />
marginalità e <strong>di</strong>pendenza.<br />
Le caratteristiche che portano un adolescente a rientrare in uno degli stili <strong>di</strong><br />
consumo sopra in<strong>di</strong>viduati è rintracciabile in un intreccio <strong>di</strong> complessi fattori<br />
biopsicosociali caratteristici in ogni traiettoria evolutiva in<strong>di</strong>viduale quali: la<br />
vulnerabilità biologica, i fattori socio-ambientali e le <strong>di</strong>namiche relazionali<br />
(Ammaniti 2010). Questi fattori si combinano in un prodotto che può<br />
determinare in <strong>di</strong>fferente maniera l’evoluzione dell’evento <strong>di</strong> contatto con la<br />
sostanza psicoattiva e quin<strong>di</strong> il suo futuro <strong>di</strong> consumo, le modalità <strong>di</strong><br />
mantenimento, o la sospensione del comportamento <strong>di</strong> assunzione.<br />
Più interessante ritrovare una cornice <strong>di</strong> sfondo socio-culturale che possa<br />
permetterci una interpretazione dei dati legata al contesto <strong>di</strong> applicabilità e <strong>di</strong><br />
azione dell’art. 25 oggetto del nostro stu<strong>di</strong>o. Questo “filo rosso” è la trasversale<br />
visione delle sostanze psicoattive come oggetto e merce <strong>di</strong> consumo.<br />
“Una voluttà nichilista sembra pervadere la nostra società, soprattutto nella sua<br />
fascia giovanile, senza che adeguati rime<strong>di</strong> appaiano <strong>di</strong>sponibili e soprattutto<br />
efficaci. Siccome sono persuaso che l’uso così <strong>di</strong>ffuso <strong>della</strong> droga non <strong>di</strong>pende<br />
tanto da un <strong>di</strong>sagio esistenziale quanto culturale, sarà bene affrontare il<br />
problema <strong>della</strong> droga con gli strumenti che la nostra cultura, anche se appare<br />
ormai esangue, sembra ancora in grado <strong>di</strong> offrire” (Galimberti 2007)<br />
In questa prospettiva l’art 25 mira al cuore del problema e si propone come<br />
intervento a forte valenza pedagogica e culturale per quei minori che<br />
“sbadatamente” si ritrovano coinvolti in una spirale <strong>di</strong> consumo leggero ed<br />
in<strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> sostanze talvolta in modo ricreativo e socializzante. Non si<br />
accorgono che i loro percorsi <strong>di</strong> vita cominciano ad inanellare piccoli fallimenti<br />
in ambiente sociale (bocciature) o relazionale (<strong>di</strong>fficoltà nelle relazioni con<br />
mondo delle regole e mondo adulto familiare) che vanno a coagularsi<br />
all’interno <strong>di</strong> un profilo <strong>di</strong> irregolarità <strong>della</strong> condotta. Talvolta finiscono quasi per<br />
caso in situazioni <strong>di</strong> rilievo penale, a causa <strong>di</strong> frequentazione <strong>di</strong> compagnie<br />
126
amicali non raccomandabili e sottovalutate nella loro natura deviante, o per<br />
mancanza <strong>di</strong> informazione e valutazione delle conseguenze dei propri<br />
comportamenti. Attraverso l’art 25 comincia spesso un percorso <strong>di</strong><br />
informazione sui confini del lecito, legale ed opportuno; una sorta <strong>di</strong> mappa<br />
orientativa del buon senso pedagogico e civico, che talvolta <strong>di</strong>viene l’occasione<br />
per ipotizzare percorsi <strong>di</strong> svelamento e rilancio verso orizzonti evolutivi più<br />
autoregolati e meno passivamente subiti, o almeno l’opportunità <strong>di</strong> verificarne<br />
la fattibilità con la garanzia <strong>di</strong> un supporto adulto presente e contenitivo.<br />
Altri ragazzi etichettati “consumatori problematici” arrivano invece a contattare<br />
il percorso istituzionale maggiormente affaticati, coinvolti e invischiati in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> uso continuativo e con già una rete sociale e relazionale<br />
fortemente compromessa. Il fallimento evolutivo è spesso già conclamato ma<br />
non <strong>di</strong>chiarato o riconosciuto pienamente dal minore. Diviene perciò importante<br />
costruire un percorso <strong>di</strong> riconoscimento che viaggi parallelo all’attuazione <strong>di</strong> un<br />
progetto riabilitativo con una forte presa in carico multi<strong>di</strong>sciplinare e<br />
multi<strong>di</strong>mensionale.<br />
L’ultima categoria denominata “<strong>di</strong>pendenti” vede l’attivazione dell’art 25,<br />
spesso <strong>di</strong> riflesso ad altri fatti <strong>di</strong> rilevanza penale, come opportunità per<br />
ridefinire - prima del processo - le modalità, il senso e le prospettive che<br />
possono scaturire da una mo<strong>di</strong>fica del proprio comportamento o dall’adesione<br />
ad un progetto che va in quella <strong>di</strong>rezione, e che spesso vede l’attivazione <strong>di</strong><br />
percorsi comunitari.<br />
Ulteriore situazione è quella che si propone all’esito <strong>di</strong> percorsi comunitari che<br />
abbiano portato a miglioramenti sostanziali ma non definitivi e che necessiti un<br />
percorso <strong>di</strong> completamento del progetto educativo. In accordo con il minore si<br />
può verificare l’allungamento al 21 anno <strong>di</strong> età <strong>della</strong> tutela del percorso<br />
amministrativo.<br />
2.4. I dati in sintesi<br />
In questo profilo è ricompreso il gruppo più numeroso tra coloro per i quali è<br />
stato aperto un proce<strong>di</strong>mento amministrativo: si tratta <strong>di</strong> 100 minori segnalati<br />
per consumo <strong>di</strong> droghe illegali e non solo. Sono soprattutto maschi (65,0%) e<br />
italiani (73,0%), l’età me<strong>di</strong>a sfiora i 16 anni (Tab. 24).<br />
Se quasi la metà (47,0%) <strong>di</strong> questi giovani vive con la madre – da sola (31,0%)<br />
o con un nuovo partner (16,0%) – tra loro raggiungono circa il 64,0% quelli che<br />
hanno rapporti con il padre, anche se prevalentemente spora<strong>di</strong>ci.<br />
Quelli che vivono con entrambi i genitori sono il 38,0% (confrontati con il totale<br />
dei minori <strong>di</strong>ventano il 30,9%), cioè non arrivano a 4 su 10 (Tab. 25).<br />
127
Tab. 24 - CONSUMATORI DI SOSTANZE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 4 0 2 2 4 4,0 10,0<br />
14-15 anni 18 14 25 7 32 32,0 36,0<br />
16 anni e oltre 43 21 46 18 64 64,0 41,0<br />
tot. profilo 65 35 73 27 100<br />
% profilo 65,0 35,0 73,0 27,0 100,0<br />
% sui totali 37,8 31,0 45,6 21,6 35,1<br />
Tab. 25 - CONSUMATORI DI SOSTANZE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo vede<br />
da anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
Tot. genitori<br />
non presenti<br />
con<br />
entrambi 38 38,0 30,9 — — — — — — — —<br />
i genitori<br />
con<br />
madre 31 31,0 44,3 1 3 14 9 — 3 1 31<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
3 3,0 20,0 — — 2 — — — 1 3<br />
solo<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
16 16,0 47,1 — 5 4 3 — 2 2 16<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
6 6,0 60,0 — — — 4 1 1 — 6<br />
partner<br />
Altro 6 6,0 27,3 — — 1 — — 3 2 6<br />
n.r. 0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
Totali 100 100,0 35,1 1 8 21 16 1 9 6 62<br />
% 1,6 12,9 33,9 25,8 1,6 14,5 9,7 100,0<br />
128
La percentuale dei <strong>di</strong>soccupati (Tab. 26) risulta quella più alta rispetto agli altri<br />
profili aggregati (18,0%) e sebbene gli studenti siano il 69,0% – in me<strong>di</strong>a con il<br />
campione <strong>di</strong> questa indagine – anche la percentuale dei bocciati nel corso degli<br />
stu<strong>di</strong> è quella più elevata (64,0%).<br />
Con il Graf. 11 sono rappresentate le <strong>di</strong>fficoltà registrate nei contesti e nelle<br />
relazioni familiari: quasi l’80,0% delle ragazze e dei ragazzi sono stati coinvolti<br />
in situazioni familiari conflittuali caratterizzate da violenza assistita e/o da<br />
maltrattamenti.<br />
Tab. 26 - CONSUMATORI DI SOSTANZE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 8 61 — 44 69 69,0<br />
in tirocinio/borsa lavoro 1 6 — 6 7 7,0<br />
lavoratore 0 4 — 2 4 4,0<br />
<strong>di</strong>soccupato 3 15 — 12 18 18,0<br />
altro 0 0 — — 0 0,0<br />
n.r. 0 0 2 — 2 2,0<br />
Totali 12 86 2 64 100 100,0<br />
% 12,0 86,0 2,0 64<br />
L’area dell’abbandono, alla quale sono associabili le situazioni <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong><br />
un genitore e i lutti gravi, riguarda il 48,0% dei minori. Non si può, inoltre, non<br />
sottolineare che tra i genitori del campione, in questo profilo è presente la<br />
percentuale più alta <strong>di</strong> genitori alcol-tossico<strong>di</strong>pendenti (15,0%).<br />
L’uso <strong>di</strong> droghe illegali, seguito a molta <strong>di</strong>stanza dall’abuso <strong>di</strong> alcolici, risulta tra<br />
i comportamenti auto aggressivi indubbiamente quello più rilevante.<br />
Non in tutti i casi si ha la certezza che il livello, la frequenza, la modalità <strong>di</strong><br />
consumo siano giunti a strutturare una vera e propria <strong>di</strong>pendenza. I ragazzi in<br />
carico al Ser.T. erano 25, per altri probabilmente non era stato ancora possibile<br />
concordare un supporto specialistico, per altri ancora poteva non essere<br />
necessario, posto che non ogni consumo <strong>di</strong> sostanza psicotropa struttura una<br />
<strong>di</strong>pendenza psicologica o fisica.<br />
129
L’assunzione si svolge generalmente in spazi pubblici (56) oppure in casa <strong>di</strong><br />
amici o del partner (21), ma 15 minori sono stati colti nel consumare droga in<br />
casa, 8 a scuola e 5 nel collocamento extrafamiliare.<br />
Graf. 11 – Difficoltà incontrate in ambito familiare<br />
dai consumatori <strong>di</strong> droghe illegali - v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
11<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
15<br />
Salute psicologica<br />
9<br />
Conflitti<br />
36<br />
24<br />
Violenza assistita<br />
18<br />
Maltrattamenti<br />
9<br />
Mancanza genitore (*)<br />
13<br />
Salute fisica<br />
9<br />
Lutti<br />
26<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni<br />
Abbandono<br />
5<br />
10<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce "Mancanza genitore" sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il genitore<br />
non convivente con quelli che non lo vedono da anni.<br />
Si consumano sostanze con il gruppo dei pari oppure da soli e in forma<br />
residuale con il partner o con adulti. Ragazzi e ragazze si comportano in modo<br />
analogo tranne per quanto riguarda il rapporto con il partner, che <strong>di</strong>venta<br />
occasione <strong>di</strong> consumo - e forse <strong>di</strong> iniziazione? - per il 14,4% delle ragazze e lo<br />
0,6% dei ragazzi (il <strong>di</strong>vario tra i generi è davvero significativo, se si tiene conto<br />
che usa droghe illegali il 38,9% delle ragazze e il 40,2% dei maschi).<br />
L’esperienza congiunta consumo <strong>di</strong> sostanze - relazione affettiva è una<br />
prerogativa femminile (19,6% delle italiane, 5,9% delle straniere) con un<br />
incremento dopo i 16 anni, quando il rapporto <strong>di</strong> coppia cresce <strong>di</strong> importanza<br />
nella costruzione dell’identità e quando si acquisiscono maggiori autonomie<br />
nella gestione dei tempi e degli spazi.<br />
130
Graf. 12 - Consumo <strong>di</strong> droghe illegali per genere,<br />
<strong>di</strong>stinguendo le modalità <strong>di</strong> consumo - %<br />
30<br />
27,2<br />
23,3<br />
20<br />
10<br />
16<br />
11,1<br />
14,4<br />
4,4 4,4<br />
0<br />
0,6<br />
0,6 0<br />
da soli con il partner con i pari con adulti non familiari con adulti familiari<br />
maschi<br />
femmine<br />
Il consumo insieme al gruppo <strong>di</strong> amici appartiene ai ragazzi <strong>di</strong> tutte le culture e<br />
alle ragazze italiane (non a quelle straniere), ed è in aumento dopo i 14 anni.<br />
Per i fatti rilevati nei fascicoli a carico dei minori <strong>di</strong> questo profilo (cfr. il Graf.<br />
13), la “solita” trasgressione alle regole scolastiche e familiari si accompagna<br />
alle fughe da casa, l’abbandono scolastico, la violenza verso i familiari, il furto<br />
nella propria abitazione o in altri luoghi, gli atti <strong>di</strong> violenza episo<strong>di</strong>ca e i<br />
comportamenti sessuali a rischio (maschili i primi, femminili i secon<strong>di</strong>). Tra i<br />
maschi consumatori hanno un peso anche azioni <strong>di</strong> bullismo, vandalismo e<br />
partecipazione a risse. Le ragazze invece, più dei coetanei, fuggono da casa o<br />
dalla comunità. Per due terzi delle ragazze che fanno uso <strong>di</strong> droghe il consumo<br />
avviene insieme al partner.<br />
Si sono considerati in questo gruppo anche quei minori che, oltre a fare uso <strong>di</strong><br />
sostanze psicotrope, sono coinvolti nello spaccio. Sono in tutto 16 adolescenti,<br />
in prevalenza maschi, italiani, sopra i 15 anni. Con le consuete irregolarità a<br />
scuola e in famiglia si sommano alcuni casi <strong>di</strong> violenza verso i familiari e <strong>di</strong><br />
fuga dalla comunità educativa.<br />
Quasi la totalità dei ragazzi compresi in questo gruppo ha varcato la soglia del<br />
Tribunale per i Minorenni per l'u<strong>di</strong>enza “amministrativa” (sono stati 91 su 100).<br />
Il proce<strong>di</strong>mento che li riguarda era stato aperto quasi per tutti (97 su 100) in<br />
base ad un ricorso <strong>della</strong> Procura Minorile che richiedeva per oltre la metà <strong>di</strong><br />
loro l'affidamento ai Servizi Sociali (57,7%) e il collocamento in comunità<br />
(55,7%). La proposta esplicita <strong>di</strong> attivare un supporto psicologico era contenuta<br />
solo nel 9,3% dei ricorsi.<br />
Va subito precisato che il 45,0% degli adolescenti in questione erano già entrati<br />
nel circuito giu<strong>di</strong>ziario con l'apertura <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento penale – e si tratta <strong>di</strong><br />
131
una delle percentuali più alte del campione –, proce<strong>di</strong>menti che nel 90,2%<br />
riguardano ultra14enni. Pur se rilevate in fasi processuali <strong>di</strong>verse, le notizie <strong>di</strong><br />
reato che li riguardano sono in prevalenza contro il patrimonio ("furti" in 16<br />
casi) e contro la persona ("lesioni" in 9 casi e "ingiurie" e "minacce" in 8 casi).<br />
Altre informazioni fondamentali per i Giu<strong>di</strong>ci Onorari delegati per le u<strong>di</strong>enze<br />
sono quelle che la Procura Minorile rende <strong>di</strong>sponibili in merito alle fonti <strong>di</strong><br />
segnalazione delle situazioni indagate: nel 61,0% dei casi sono le Forze<br />
dell'Or<strong>di</strong>ne, ma nel 51,0% troviamo le famiglie e nel 15,0% la scuola.<br />
I Servizi Sociali si trovano impegnati nel 39,0% delle situazioni che hanno già<br />
in carico (in 19 casi anche a seguito dell'apertura <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />
Volontaria Giuris<strong>di</strong>zione) ed è la quota più alta tra i profili delineati in questa<br />
<strong>ricerca</strong>. A conferma delle problematiche che caratterizzano questo gruppo <strong>di</strong><br />
minori, sono contestualmente coinvolti sul versante sociosanitario sia la N.P.I.<br />
(26,0% già in carico) sia il Ser.T. (23,0% già in carico) come ricordato in<br />
precedenza.<br />
Il Tribunale, nei 64 decreti emessi a carico dei "consumatori <strong>di</strong> sostanze",<br />
recepisce – con una corrispondenza in me<strong>di</strong>a più alta che per gli altri<br />
provve<strong>di</strong>menti analizzati – le richieste <strong>della</strong> Procura Minorile, sia per quanto<br />
riguarda l'affidamento ai Servizi Sociali (53 su 56 richiesti) sia per il<br />
collocamento in comunità (35 su 54 richiesti). Invece, il sostegno psicologico è<br />
previsto tra i <strong>di</strong>spositivi per un numero notevolmente maggiore <strong>di</strong> situazioni (20<br />
rispetto a 9 richieste) al termine <strong>di</strong> istruttorie complesse ed articolate.<br />
132
Graf. 13<br />
200<br />
180<br />
160<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
SCOLASTICHE<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
ABBANDONO SCOLASTICO<br />
BULLISMO<br />
ATTI VANDALICI<br />
AUTOLESIONISMO<br />
FUGHE DA CASA<br />
FUGHE COMUNITA'<br />
COMPORTAM. RILIEVO PENALE<br />
FURTO<br />
FURTO CASA/SCUOLA<br />
COMPORTAM. SEX A RISCHIO<br />
PROSSIMITA' AMBIENTI<br />
DEVIANTI<br />
FURTO ALTRI LUOGHI<br />
PROSTITUZIONE<br />
RISSA<br />
RITIRO SOCIALE<br />
USO ALCOL<br />
SPACCIO<br />
TENTATO SUICIDIO<br />
USO DROGHE ILLEGALI<br />
VIOLENZA VS. FAMILIARI<br />
VIOLENZA VS.<br />
PERSONE/ANIMALI<br />
0<br />
RAPINE/RICETTAZIONE<br />
TRASGRESSIONI CODICE STRADA<br />
0 5 10 15 20 25 30 35<br />
FATTI COMMESSI DAI "CONSUMATORI DI SOSTANZE"<br />
133<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
134
3. Farsi male<br />
3.1. Le storie rappresentative<br />
Luce, 15 anni. “È un problema <strong>di</strong> nessuno”<br />
“Il problema è mio e i miei genitori cercano <strong>di</strong> intervenire come fanno tutti i<br />
genitori. No io rimango sulle mia idea, penso con la mia testa e credo che<br />
nessuno possa convincermi. Siete tutti voi che vi state coinvolgendo in un<br />
affare che è <strong>di</strong> nessuno” Luce parla così dopo due tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o: il primo<br />
<strong>di</strong>mostrativo tramite ingestione <strong>di</strong> detergente in presenza del padre; il secondo<br />
più drammatico, da sola in casa, sempre con il detergente, questa volta però<br />
per via endovenosa.<br />
Luce è in carico alla neuropsichiatria infantile da quando ha 13 anni “per scarso<br />
ren<strong>di</strong>mento scolastico, gesti autolesionistici e ideazione suicidaria”, si definisce<br />
punk, o<strong>di</strong>a le mode e quando racconta dei suoi tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o li<br />
rappresenta così: “ho pensato a morire un po’ per mali del mondo un po’ per<br />
vedere cosa c’è dopo...muore solo il corpo dopo ci sarà altro”.<br />
I genitori non riescono a rendersi conto pienamente <strong>della</strong> gravità <strong>della</strong><br />
situazione, entrambi invischiati in dolorose vicende con le rispettive famiglie <strong>di</strong><br />
origine. Riescono solo ad attribuire i comportamenti <strong>della</strong> figlia alla cattiva<br />
influenza esercitata dalla frequentazione, tra gli 8 e gli 11 anni, <strong>della</strong> figlia <strong>di</strong><br />
una vicina <strong>di</strong> casa. Il padre rifiuta qualsiasi approccio che preveda un ricovero<br />
<strong>di</strong> Luce in comunità e rimane sospettoso nei confronti dei servizi sociali. La<br />
madre oscilla tra la stanchezza e la <strong>di</strong>sperazione e non riesce a capire la reale<br />
portata <strong>della</strong> situazione, <strong>di</strong>ce <strong>della</strong> figlia: “Si deve rendere conto che i problemi<br />
<strong>della</strong> vita sono altri”, riporta <strong>di</strong> essere “stanca <strong>di</strong> Luce e <strong>di</strong> non essere felice e <strong>di</strong><br />
aver annullato sua personalità”. A tratti vorrebbe che la figlia trovasse uno<br />
spazio in comunità ma non riesce a trovare la forza per portare avanti con<br />
decisione questa posizione. Luce dal canto suo manterrà inalterato questo<br />
atteggiamento ostile e oppositivo e rifiuterà sempre il collocamento in comunità<br />
e qualsiasi tipo <strong>di</strong> legame continuativo <strong>di</strong> cura ed adesione a programmi <strong>di</strong><br />
sostegno. È sempre più fuori casa e sembra avvicinarsi a pericolose<br />
compagnie devianti, de<strong>di</strong>te al consumo e lo spaccio <strong>di</strong> sostanze. La madre sta<br />
provando a fare qualcosa <strong>di</strong> più, anche senza l’approvazione del marito, prima<br />
<strong>di</strong> perderla definitivamente.<br />
135
Martina, 15 anni. “Se non ora, quando?”<br />
Dovrebbe ripetere la seconda me<strong>di</strong>a. Certo che non le va, <strong>di</strong> ritrovarsi in mezzo<br />
a dei bambini. Tutto è iniziato con il rifiuto <strong>di</strong> andare a scuola se non<br />
accompagnata dal padre. Il quale, separato dalla moglie e impegnato a portare<br />
sulla retta via l’ennesima prostituta dell’est <strong>di</strong> cui è innamorato, rincorre un<br />
lavoro incerto e non ha tempo per occuparsi <strong>di</strong> lei. Oltretutto il protettore <strong>della</strong><br />
ragazza lo sta minacciando seriamente e lui non sa più che pesci pigliare, è<br />
depresso, ci vorrebbe un me<strong>di</strong>co ma non ne vuole sapere.<br />
Ci pensa allora la mamma ad accontentare Martina, a coccolarla in casa dove<br />
potrà restare finché vorrà, finché non se la sente <strong>di</strong> tornare a scuola. In breve<br />
la ragazza si allontana da tutto: il corso <strong>di</strong> canto l’appassiona ma non salirà sul<br />
palco per lo spettacolo finale, il corso <strong>di</strong> lingue le interessa ma ha orari<br />
inesorabilmente poco adatti... Un <strong>di</strong>versivo sarebbero gli amici ma lei non si<br />
sente alla loro altezza, sempre un po’ più in su – per maturità, profon<strong>di</strong>tà,<br />
conoscenze… - o un po’ più in giù degli altri. Da qualche anno vive rintanata in<br />
casa, scrive un romanzo che nessuno leggerà.<br />
Monica, 15 anni. “Prova a prendermi”<br />
Monica è rom, vive in un campo noma<strong>di</strong>, quando litiga con i genitori scappa in<br />
un altro. La polizia la ritrova insieme ad un ragazzo che lei afferma <strong>di</strong> non<br />
conoscere.<br />
L’anno seguente un’altra segnalazione, da un passante stavolta. L’ha vista<br />
piangere seduta su un marciapiede, vistosi graffi sul viso e sul collo, per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />
sangue da un labbro. Il ragazzo è ancora nei paraggi ma ora è suo marito, si<br />
sono sposati secondo il rito rom. Monica è incinta al terzo mese.<br />
“È sempre così”, <strong>di</strong>ce lui senza un segno. “Quando litighiamo fa una scena<br />
isterica e si picchia da sola”. Monica conferma, è proprio vero, ha fatto tutto da<br />
sé. Viene condotta in un ospedale da cui scappa nel giro <strong>di</strong> poche ore e il<br />
tribunale non saprà più niente <strong>di</strong> lei.<br />
Gianni, 15 anni. “Emo, fortissimamente emo”<br />
Si definisce “emostiloso”. I genitori sono separati e si sono entrambi<br />
riaccompagnati ad altri partner. Vive con la madre e una sorella più piccola. Il<br />
padre sa che Gianni segue una corrente ideologica denominata “emo” <strong>di</strong>ffusa<br />
tra gli adolescenti che, oltre a proclamare stili <strong>di</strong> vita deprimenti, inneggia<br />
all’autolesionismo e anche al suici<strong>di</strong>o e questa cosa non gli va proprio giù.<br />
Litigano spesso per questo. Gianni continua a ripetere: “Se non mi accetti vuol<br />
<strong>di</strong>re che non mi vuoi”. L’ultimo litigio risale alla vigilia <strong>di</strong> Pasqua, dopo due mesi<br />
passati senza neanche un incontro o una telefonata. Va come sempre:<br />
incomprensioni, minacce e parolacce. Stavolta il padre non ci sta e va a<br />
136
chiedere aiuto in questura. Il figlio gli sembra “completamente assente ed<br />
estraniato dalla conversazione”, <strong>di</strong>ce che “la vita fa schifo…a 18 anni mi<br />
impicco”, ed ancora “si taglia da solo, si è anche inciso il nome <strong>della</strong> ragazza<br />
sul petto”.<br />
La madre in u<strong>di</strong>enza racconta tutta un’altra storia. Nel paesino Gianni è<br />
benvoluto, nonostante il look, ed è circondato da amici premurosi, inoltre<br />
quest’anno è andato molto bene a scuola. L’unica cosa che Gianni non riesce<br />
a fare è trovare un modo <strong>di</strong> stare con il padre come invece sa fare la sorellina.<br />
Gianni racconta così l’ultimo litigio: “Mio padre mi ha detto: adesso ti faccio<br />
cambiare io. Gli ho risposto, Sì, ciao OK… Ha fatto finta <strong>di</strong> fare il padre. Lui fa<br />
finta <strong>di</strong> ascoltare. Dovrebbe stare ad ascoltare suo figlio. Non mi ha ancora<br />
chiesto scusa. Meglio adesso che stiamo lontani. So che ha <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sapere <strong>di</strong><br />
me e a questo pensa mia madre. Tendo a vivere dentro le mie emozioni.<br />
Dovrei tornarne a parlare con una psicologa la settimana prossima”. Infine<br />
mostra con fierezza una foto sul cellulare del suo look “emo”, in u<strong>di</strong>enza si è<br />
presentato “in borghese” ma vuole <strong>di</strong>mostrare che non c’è nulla <strong>di</strong> pericoloso<br />
nella sua scelta. Con il collega guar<strong>di</strong>amo la foto lungamente e con attenzione:<br />
quel ragazzo ci sembra solo un “tenero spaventapasseri truccato”. All’u<strong>di</strong>enza il<br />
padre non si è presentato perché “in<strong>di</strong>sposto”.<br />
Ann, 13 anni. “Storie dalla seconda generazione”<br />
Nata in Italia da genitori filippini, marina la scuola per giorni e intreccia relazioni<br />
via chat o MMS con sconosciuti. I genitori non si accorgono <strong>di</strong> niente finché<br />
una sera non torna a dormire. Il mattino seguente rientra e si scusa: è stata a<br />
Treviso a trovare un’amica.<br />
Passa qualche mese e il padre, rincasato più presto dal lavoro, la sorprende<br />
nella propria camera a fare l’amore con un ragazzo mentre, nella stanza<br />
accanto, un’altra coppia sta facendo altrettanto. L’uomo perde le staffe, picchia<br />
Ann e il ragazzo, lui si <strong>di</strong>fende: “Non sono mica il primo!”.<br />
Ann ammette che è vero. A Treviso aveva incontrato un giovane filippino<br />
conosciuto in chat e con lui aveva avuto il primo rapporto dopo che da tempo<br />
lei e la cugina con<strong>di</strong>videvano curiosità e domande sul sesso. I genitori sono<br />
sconvolti e denunciano quel primo partner per violenza sessuale. Nella cultura<br />
filippina rapporti tanto precoci sono un grave <strong>di</strong>sonore, personale e per la<br />
comunità. Chiedono ad Ann <strong>di</strong> tornare a comportarsi da brava ragazza e lei<br />
acconsente a strappi, alterna perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> frequenza scolastica e rispetto delle<br />
regole ad altri in cui riprende a marinare la scuola e a sperimentarsi<br />
sessualmente con ragazzi <strong>di</strong>versi, sempre filippini. Agli operatori <strong>di</strong>ce che a<br />
scuola non vuole andare perché non ottiene risultati e che i suoi litigano<br />
continuamente. Cerca un modo per scappare via.<br />
137
3.2. Farsi male in adolescenza. Quali relazioni con art. 25?<br />
I frammenti <strong>di</strong> queste storie ci possono guidare nell’interpretazione del profilo<br />
denominato “farsi male”. I comportamenti <strong>di</strong> questi adolescenti coprono uno<br />
spettro che va dal tentato suici<strong>di</strong>o all’autolesionismo (scarificazioni, bruciature,<br />
<strong>di</strong>sturbi alimentari), dal ritiro sociale (con marcata compromissione degli esiti<br />
dei percorsi scolastici, abbandoni o bocciature), fino ai comportamenti sessuali<br />
a rischio (IVG durante la minore età e relazioni sessuali che mettono in<br />
<strong>di</strong>scussione la propria incolumità e stabilità psicofisica).<br />
Il nucleo identificativo <strong>di</strong> questo gruppo è l’acting violento rivolto al sé, dove<br />
prevale una modalità <strong>di</strong> risoluzione delle situazioni conflittuali maggiormente<br />
internalizzata rispetto ad altri gruppi quali gli “autori <strong>di</strong> violenze” o i<br />
“consumatori <strong>di</strong> sostanze”.<br />
All’interno <strong>di</strong> questo profilo emerge una sud<strong>di</strong>visione ulteriore: da una parte un<br />
sottogruppo <strong>di</strong> adolescenti che attaccano la loro persona con tentativi <strong>di</strong><br />
suici<strong>di</strong>o, autolesionismo e ritiro sociale, e dall’altra coloro che manifestano<br />
comportamenti sessuali a rischio. In questo secondo gruppo si delinea una<br />
modalità espressiva del portato conflittuale rabbioso e aggressivo che si<br />
scarica attraverso il veicolo relazionale dei legami affettivi, utilizzati come fonte<br />
<strong>di</strong> auto danneggiamento.<br />
In adolescenza il “farsi male” può manifestarsi attraverso comportamenti a<br />
rischio che danneggiano <strong>di</strong>rettamente se stessi ed il proprio corpo, oppure<br />
attraverso azioni in<strong>di</strong>rette quali manovre <strong>di</strong> autosabotaggio che hanno come<br />
oggetto la messa in <strong>di</strong>scussione del proprio ambiente relazionale <strong>di</strong> sviluppo,<br />
come per esempio il contesto scolastico od il contesto familiare. Entrambe le<br />
modalità comportamentali sono interpretabili come veri e propri attacchi al Sé<br />
presente e contemporaneamente al proprio Sé futuro. L’obiettivo è evitare <strong>di</strong><br />
affrontare dolorosi percorsi <strong>di</strong> elaborazione e rielaborazione degli eventi e<br />
percorsi traumatici che spesso caratterizzano le vite <strong>di</strong> questi ragazzi/e.<br />
Davanti al rischio <strong>della</strong> delusione e al vissuto emotivo <strong>di</strong> vergogna ad essa<br />
collegata, essi si rifugiano in una prospettiva auto<strong>di</strong>struttiva, in una<br />
pseudoposizione <strong>di</strong> ”fallimento compiaciuto”. Si innesta allora, l’illusorio<br />
desiderio <strong>di</strong> controllo onnipotente sugli eventi: “Sono io a farmi del male, non<br />
tu!”<br />
“Si può avere paura <strong>di</strong> ciò che maggiormente si desidera e fare il contrario <strong>di</strong><br />
ciò che potrebbe renderci felici se lo facessimo. È vero per ogni essere umano,<br />
ma lo è particolarmente per l’adolescente”. (P. Jeammet, 2009, p. 137)<br />
È evidente il carattere <strong>di</strong> sfida onnipotente lanciato attraverso questi<br />
atteggiamenti e modalità comportamentali all’autorevolezza del mondo adulto,<br />
che può tradursi nel brutale pensiero: “Datemi un buon motivo per restare o<br />
138
venire tra <strong>di</strong> voi”. Un ritornello che sembra aleggiare intorno a questi ragazzi<br />
ogni volta che si prova a venire a contatto con loro e a proporre qualcosa.<br />
A questo quadro va aggiunta l’ossessiva <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> riconoscimento identitario e<br />
<strong>di</strong> valori assoluti che agitano l’adolescente, mescolati alla seducente<br />
prospettiva dell’annullamento garantito dalla pura e stordente sensazione<br />
dell’“Io ci sono, lo sento, guardatemi” presente nei comportamenti<br />
autolesionistici adolescenziali. L’esserci attraverso la sensazione dolorosa.<br />
Poter essere riconosciuto attraverso gli atti autolesionistici, talvolta come<br />
<strong>di</strong>sperato, <strong>di</strong>sarticolato anche se inconsapevole messaggio nella bottiglia alle<br />
figure <strong>di</strong> riferimento che avrebbero dovuto accorgersi <strong>di</strong> lui e garantirgli la<br />
possibilità <strong>di</strong> un rispecchiamento positivo.<br />
È a questo livello che si può collocare l’azione rieducativa dell’art. 25 nel nostro<br />
lavoro <strong>di</strong> rivisitazione e riattualizzazione del suo significato pedagogico.<br />
L’incontro con il Tribunale <strong>di</strong>venta allora un evento limite attraverso il quale il<br />
ragazzo/a può finalmente verificare le <strong>di</strong>stanze e le barriere sollevate nei<br />
confronti del resto del mondo e riconoscere anche quelle elevate internamente<br />
tra le parti del proprio sé, come modalità <strong>di</strong> gestione anestetiche delle naturali<br />
conflittualità evolutive. Questo evento limite non coinvolgerà solo l’adolescente<br />
ma anche tutto il suo ambiente relazionale, soprattutto la famiglia <strong>di</strong> origine che<br />
si vedrà costretta a venire a contatto con la realtà <strong>di</strong> questo limite. Fino ad<br />
allora rappresentato - minacciosamente - solo dagli agiti auto<strong>di</strong>struttivi del figlio<br />
con il loro valore simbolico <strong>di</strong> “richiamo”, è ora reificato nel proce<strong>di</strong>mento<br />
istituzionale del Tribunale. I genitori saranno costretti a confrontarsi con conflitti<br />
sedati e <strong>di</strong>menticati, ancora irrisolti, ma oramai non più elu<strong>di</strong>bili.<br />
L’ottica dell’intervento ex art. 25 è quella <strong>di</strong> mettere al centro il ragazzo nella<br />
co-costruzione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> rimotivazione verso le opportunità <strong>di</strong> sviluppo e<br />
crescita, proponendo l’incontro con il Tribunale come occasione <strong>di</strong> rivisitazione<br />
delle condotte passate e <strong>della</strong> loro proiezione nel futuro prossimo. Le verifiche<br />
dei servizi sociali e sanitari coinvolti andranno a veicolare, e simbolicamente a<br />
riprodurre, quelle funzioni <strong>di</strong> monitoraggio cognitivo e capacità <strong>di</strong> riflessività<br />
spesso gravemente compromesse in questi ragazzi. Ricollegare gli eventi<br />
centrali <strong>di</strong> questa storia e legarli in una prospettiva declinata al futuro, come<br />
promessa e non come minaccia, è la chiave degli interventi con i ragazzi che<br />
“si fanno male”. Attraverso il loro ritiro sociale, autolesionismo, tentato suici<strong>di</strong>o,<br />
comportamenti sessuali a rischio sfidano il mondo educativo adulto a trovare<br />
ricette che li incuriosiscano ad uscire dal loro guscio protettivo, che troppo<br />
spesso rischia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una “gabbia dorata” senza via <strong>di</strong> uscita.<br />
139
3.3. I dati in sintesi<br />
Abbiamo raccolto nel profilo <strong>di</strong> coloro che si fanno male 32 adolescenti,<br />
soprattutto femmine, con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 15 anni e mezzo e una maggioranza<br />
<strong>di</strong> 16 anni e oltre.<br />
La prevalenza <strong>di</strong> ragazze (3 su 4) non può sorprenderci: la letteratura su<br />
questo tipo <strong>di</strong> comportamenti ci avverte <strong>di</strong> come l’aggressività rivolta verso <strong>di</strong><br />
sé sia una caratteristica tipicamente femminile. Sembra inoltre che, in questo<br />
caso, il dato non sia particolarmente influenzato dalla provenienza culturale: le<br />
ragazze appartenenti al gruppo <strong>di</strong> coloro che si fanno del male rappresentano<br />
circa il 20% delle adolescenti sia italiane sia straniere segnalate nel triennio.<br />
I pochi maschi presenti in questo gruppo sono tutti italiani e <strong>di</strong> ceto me<strong>di</strong>o alto,<br />
quasi che le <strong>di</strong>fficoltà patite dai percorsi migratori – o forse i <strong>di</strong>fferenti modelli<br />
culturali <strong>di</strong> virilità veicolati nelle culture dei migranti in Italia – conducessero<br />
semmai ad agiti violenti rivolti a terzi, ma non alla <strong>ricerca</strong> <strong>della</strong> propria<br />
sofferenza o umiliazione (Tab. 27).<br />
Tab. 27 - FARSI MALE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 1 3 3 1 4 12,5 10,0<br />
14-15 anni 3 8 6 5 11 34,4 12,4<br />
16 anni e oltre 4 13 12 5 17 53,1 10,9<br />
tot. profilo 8 24 21 11 32<br />
% profilo 25,0 75,0 65,6 34,4 100,0<br />
% sui totali 4,7 21,2 13,1 8,8 11,2<br />
Poco più <strong>della</strong> metà <strong>di</strong> questi adolescenti vive con entrambi i genitori, un quarto<br />
abita con solo uno <strong>di</strong> essi – quasi sempre la madre – e le poche famiglie<br />
ricostituite nascono da una nuova unione <strong>della</strong> madre (Tab. 28).<br />
Dei 13 giovani che non vivono con entrambe le figure parentali soltanto 3<br />
hanno rapporti frequenti con il genitore non convivente; molti <strong>di</strong> più hanno<br />
incontri spora<strong>di</strong>ci o inesistenti con questa figura; ci sono poi storie in cui<br />
l’informazione non era documentata e un caso <strong>di</strong> lutto <strong>di</strong> un genitore.<br />
Buona parte dei ragazzi e ragazze che si fanno male vanno ancora a scuola:<br />
22 su 32 sono studenti, pari al 68,8% del totale, e una percentuale quasi<br />
identica ha raggiunto la licenza me<strong>di</strong>a, a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> come la scuola sia un<br />
riferimento importante per due terzi <strong>di</strong> questi ragazzi, mentre gli altri sono<br />
<strong>di</strong>soccupati o hanno avviato le prime esperienze lavorative (Tab. 29).<br />
140
Tab. 28 - FARSI MALE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo vede<br />
da anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
Tot. genitori<br />
non presenti<br />
con<br />
entrambi<br />
i genitori<br />
con<br />
madre<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
solo<br />
19 59,4 15,4 — — — — — — — —<br />
7 21,9 10,0 — 1 3 3 — — — 7<br />
1 3,1 6,7 — — — — — — 1 1<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
partner<br />
Altro<br />
2 6,3 5,9 — — 1 — — 1 — 2<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
3 9,4 13,6 — 1 — — — — 2 3<br />
n.r. 0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
Totali 32 100,0 11,2 — 2 4 3 — 1 3 13<br />
% 15,4 30,8 23,1 7,7 23,1 100,0<br />
Il percorso scolastico tuttavia non è stato privo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà: le bocciature hanno<br />
toccato quasi la metà del sottocampione, 12 dei 22 studenti hanno alle spalle<br />
almeno un abbandono scolastico, e il fatto che solo dopo i 16 anni si riesca a<br />
conseguire la licenza me<strong>di</strong>a fa comprendere la particolare situazione <strong>di</strong> fragilità<br />
che questi ragazzi vivono. È uno svantaggio che si rivela nella scuola, dove<br />
probabilmente questi allievi non riescono a corrispondere alle aspettative degli<br />
adulti e dove è spesso <strong>di</strong>fficile, per insegnanti e <strong>di</strong>rigenti scolastici, immaginare<br />
141
modalità <strong>di</strong> intervento <strong>di</strong>dattico e educativo specifiche per questi giovani<br />
rinunciatari.<br />
Tab. 29 - FARSI MALE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 6 16 — 11 22 68,8<br />
in tirocinio/borsa lavoro 0 3 — 1 3 9,4<br />
lavoratore 0 1 — — 1 3,1<br />
<strong>di</strong>soccupato 2 3 — 3 5 15,6<br />
altro 0 0 — — 0 0,0<br />
n.r. 0 0 1 — 1 3,1<br />
Totali 8 23 1 15 32 100,0<br />
% 25,0 71,9 3,1 46,9<br />
L’analisi dei percorsi familiari conferma l’origine post-traumatica <strong>di</strong> questi<br />
comportamenti, le cui ra<strong>di</strong>ci sembrano almeno in parte riconducibili alle<br />
relazione primarie (Graf. 14).<br />
L’esperienza <strong>di</strong> forti conflittualità tra genitori fino all’essere testimoni <strong>di</strong><br />
violenza, il maltrattamento <strong>di</strong>retto, vissuti luttuosi separativi risultano essere le<br />
premesse dei comportamenti <strong>di</strong>retti a fare del male a se stessi. Una<br />
particolarità è data dal fatto che per 6 adolescenti su 32, cioè poco meno <strong>di</strong> un<br />
quinto, la madre ha problemi psicologici o psichiatrici.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà, però, esistono anche al <strong>di</strong> fuori <strong>della</strong> famiglia proprio nel campo<br />
delle relazioni significative con se stessi e con gli altri: 6 persone hanno subito<br />
una violenza sessuale episo<strong>di</strong>ca o hanno vissuto una relazione <strong>di</strong> violenza<br />
sessuale, 2 vivono l’esperienza <strong>di</strong> una relazione con un partner violento,<br />
altrettanti hanno subito traumi importanti.<br />
Emerge <strong>di</strong>versamente il vissuto femminile e maschile: il maltrattamento e i<br />
conflitti culturali in famiglia riguardano soltanto le ragazze, e ancora<br />
prevalentemente femminile è l’esperienza <strong>della</strong> violenza sessuale etero<br />
familiare.<br />
Un’altra informazione significativa riguarda il livello <strong>di</strong> familiarità con i servizi<br />
maturato nell’infanzia e nella preadolescenza: già prima <strong>di</strong> questo<br />
proce<strong>di</strong>mento 3 ragazzi sono stati allontanati dai genitori e collocati per un<br />
periodo in una comunità educativa, 5 sono o sono stati presi in carico dalla<br />
142
neuropsichiatria infantile. Appare leggibile una relazione genitori-figli già<br />
deteriorata, contrassegnata da <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> comprensione e <strong>di</strong><br />
accompagnamento alla vita adulta, cui si aggiungono eventi traumatici fuori<br />
famiglia – es. la violenze sessuali – con gli esiti che stiamo per osservare.<br />
Graf. 14 – Difficoltà affrontate in ambito familiare – v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
3<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
2<br />
Salute psicologica<br />
7<br />
Conflitti<br />
10<br />
5<br />
Violenza assistita<br />
10<br />
Maltrattamenti<br />
2<br />
Mancanza genitore (*)<br />
5<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
3<br />
7<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni<br />
Abbandono<br />
2<br />
5<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce "Mancanza genitore" sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il genitore<br />
non convivente con quelli che non lo vedono da anni.<br />
Come è stato anticipato, un’analisi attenta dei comportamenti ci ha permesso<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere due pattern comportamentali prevalenti tra chi si fa del male: da<br />
un lato gli agiti <strong>di</strong> autolesionismo, ritiro sociale o tentato suici<strong>di</strong>o; dall’altro la<br />
condotta irregolare nella sfera delle relazioni affettive e sessuali. Entrambe le<br />
modalità possono essere intese come forme <strong>di</strong> autoaggressività. Nel primo<br />
caso il soggetto colpisce se stesso per annullarsi fisicamente o a livello<br />
relazionale; nell’altro tende a <strong>di</strong>sperdersi, a mancarsi <strong>di</strong> rispetto e a lasciare<br />
che altri lo facciano nei suoi confronti, in rapporti che riproducono una relazione<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza o, in qualche misura, <strong>di</strong> costrizione e sfruttamento.<br />
143
144<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Graf. 15<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI VIOLAZIONE REGOLE<br />
SCOLASTICHE<br />
ABBANDONO SCOLASTICO<br />
BULLISMO<br />
FUGHE DA CASA<br />
FURTO<br />
PROSSIMITA' AMBIENTI<br />
DEVIANTI VIOLENZA VS. FAMILIARI<br />
FURTO ALTRI LUOGHI<br />
ATTI VANDALICI<br />
FURTO CASA/S CUOLA<br />
USO ALCOL<br />
FUGHE CO MUNITA'<br />
PROSTITUZIONE<br />
COMPORTAM. SEX A RISCHIO<br />
AUTOLESIONISMO<br />
TENTATO SUICIDIO<br />
RITIRO SO CIALE<br />
0 5 10 15 20 25 30<br />
FATTI COMMESSI DAI "FARSI MALE"<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
Questi due sottogruppi hanno <strong>di</strong>versi tratti in comune. Abbandono degli stu<strong>di</strong>,<br />
violazione delle regole scolastiche e familiari, violenza verso i genitori, fughe da<br />
casa, furti in casa o a scuola, accusa <strong>di</strong> oppositività, comportamenti<br />
penalmente rilevanti sono ugualmente presenti nei due sottogruppi. Inoltre, sia<br />
chi ha condotte sessuali irregolari sia chi mostra tendenze autolesioniste, e<br />
soprattutto se parliamo <strong>di</strong> ragazze, ha alle spalle vissuti <strong>di</strong> violenza e<br />
maltrattamento in ambito familiare e/o violenze sessuali fuori dalla famiglia.<br />
L’autolesionismo, poi, si accompagna spesso al vandalismo e all’abuso <strong>di</strong><br />
alcol, altri due comportamenti che generano <strong>di</strong>stacco dagli adulti e che hanno<br />
un contorno tendenzialmente depressivo, mentre i rari autori <strong>di</strong> bullismo o <strong>di</strong><br />
furti esterni a scuola e famiglia sono ragazzi con una sessualità irregolare.<br />
3.4. La storia giu<strong>di</strong>ziaria<br />
I ricorsi del PM tendono a sud<strong>di</strong>vidersi tra quelli che chiedono al tribunale <strong>di</strong><br />
valutare se siano necessarie misure rieducative – e potremmo considerare<br />
questo come il gra<strong>di</strong>no più basso dell’intervento, o quantomeno la fase<br />
interlocutoria più aperta – e la proposta <strong>di</strong> affidamento al servizio territoriale<br />
con collocamento in una comunità educativa. In un numero più ridotto <strong>di</strong> casi<br />
suggerisce un affidamento da concretizzare con un progetto territoriale. Sono<br />
quattro i ragazzi per i quali il PM chiede <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre un supporto psicologico.<br />
Le decisioni del TM hanno riguardato 24 minori su 32 (per i restanti 8 non è<br />
mai stato adottato un decreto del tribunale). In più <strong>della</strong> metà dei proce<strong>di</strong>menti<br />
il tribunale ha tendenzialmente confermato il <strong>di</strong>spositivo proposto dalla Procura.<br />
Vi sono tuttavia casi in cui, alla luce dell’istruttoria, pare più opportuno un<br />
provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>fferente. Gli scostamenti <strong>di</strong> maggior rilievo riguardano il<br />
collocamento in comunità, <strong>di</strong>sposto per 7 degli 11 casi suggeriti dal PM, e il<br />
supporto psicologico, offerto ai 3 soggetti in<strong>di</strong>viduati dalla Procura e ad ulteriori<br />
9, quadruplicando così il ricorso a questo tipo <strong>di</strong> intervento. Il tribunale, infatti,<br />
ha ritenuto che questi comportamenti, rivolti essenzialmente verso l’interno e<br />
ra<strong>di</strong>cati in problematiche familiari importanti, richiedessero <strong>di</strong> essere affrontati<br />
in un lavoro interiore <strong>di</strong> rielaborazione dei traumi e delle violenze subite. Tra i<br />
fascicoli curati nel trienno per condotte autolesive, 18 su 32 raccontavano<br />
percorsi già noti ai servizi sociali, che li avevano incontrati per la prima volta in<br />
un arco <strong>di</strong> tempo tra il 1992 e il 2008; tra questi, 12 giovani erano anche<br />
intestatari <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> volontaria giuris<strong>di</strong>zione. Erano stati intercettati<br />
dai servizi territoriali uno o due anni prima che si arrivasse all’amministrativo. È<br />
perciò lecito domandarsi quali interventi siano stati sviluppati in quella prima<br />
fase, che cosa sarebbe stato possibile proporre allora e quali ragioni rendono<br />
particolarmente spinoso l’intervento rieducativo.<br />
Sappiamo inoltre che alcuni <strong>di</strong> questi adolescenti avranno a che fare con il<br />
145
tribunale anche per altre ragioni. Sono in 5 ad avere un proce<strong>di</strong>mento penale in<br />
corso; 2 avrebbero compiuto il reato in età non imputabile, ovvero quando<br />
ancora non potevano essere perseguiti, e nel loro caso l’apertura<br />
dell’amministrativo è l’unico percorso giu<strong>di</strong>ziario possibile per un intervento<br />
rieducativo e al tempo stesso <strong>di</strong> prevenzione <strong>della</strong> devianza; 3 sono imputati<br />
per fatti commessi oltre i 14 anni e arriveranno in u<strong>di</strong>enza. I reati contestati<br />
riguardano l’attacco sia alla proprietà (sono prevalenti) che alla persona.<br />
Le segnalazioni giungono al tribunale dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne (16 casi, <strong>di</strong> cui 10<br />
attivati dalla famiglia) e dai servizi sociali dell’ente locale (13, <strong>di</strong> cui 6 su<br />
richiesta dei genitori). C’è poi un singolo caso in cui i genitori si sono rivolti<br />
<strong>di</strong>rettamente alla Procura Minorile e una presenza decisamente minoritaria <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>menti avviati su stimolo <strong>della</strong> scuola o dei servizi sanitari.<br />
Ciò che emerge complessivamente è l’ansia, l’impotenza dei genitori per questi<br />
giovani irrequieti che sembrano comportarsi contro ogni buon senso, nel<br />
deliberato tentativo <strong>di</strong> farsi del male scegliendo un partner sbagliato o<br />
sottoponendosi a prove dolorose e apparentemente illogiche. Di fronte a<br />
queste tendenze auto<strong>di</strong>struttive non ve<strong>di</strong>amo famiglie che misconoscono o<br />
minimizzano i segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio dei figli. Abbiamo piuttosto genitori preoccupati<br />
perché non sanno come raggiungere i loro ragazzi, come relazionarsi con loro,<br />
come riparare. Un <strong>di</strong>sagio aumentato dal fatto che almeno alcuni <strong>di</strong> questi<br />
giovani non hanno nessuna voglia <strong>di</strong> essere raggiunti da mamma e papà.<br />
3.5. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
Se la famiglia è almeno temporaneamente depotenziata nelle possibilità <strong>di</strong><br />
intervento è utile chiedersi se ci siano altri soggetti in grado <strong>di</strong> intervenire.<br />
La prima istituzione che potrebbe dare un contributo rilevante in un’ottica<br />
preventiva è certamente la scuola. Gran parte <strong>di</strong> questi giovani, infatti,<br />
abbandonano gli stu<strong>di</strong> dopo un periodo travagliato fatto <strong>di</strong> tentativi e rinunce.<br />
Martina, Ann, sono rimaste in classe a lungo. Di fronte ad un generico<br />
comportamento <strong>di</strong> ritiro dall’impegno scolastico – per assenze ripetute o per<br />
insuccessi continui – sarebbe importante che la scuola potesse porsi le<br />
domande giuste per comprendere che cosa sta succedendo. Ad esempio, le<br />
assenze possono essere liquidate come un segnale <strong>di</strong> svogliatezza ma<br />
possono talvolta rivelare, a chi sappia guardare, <strong>di</strong>fficoltà personali o familiari<br />
rilevanti e non dette. La “possibilità” <strong>di</strong>pende evidentemente da più fattori, molti<br />
dei quali strutturali e <strong>di</strong>fficili da orientare localmente, altri suscettibili <strong>di</strong><br />
intervento. Occorre che l’istituzione scolastica sia messa in grado <strong>di</strong> accorgersi<br />
<strong>di</strong> chi si tira in<strong>di</strong>etro soprattutto se lo fa senza <strong>di</strong>sturbare, senza interrompere la<br />
lezione o provocare gli adulti. Le competenze per cogliere questi segnali<br />
possono risiedere al suo interno, con insegnanti appositamente formati, o in<br />
146
altri soggetti con cui la scuola collabori attivamente – servizi, centri educativi<br />
pomeri<strong>di</strong>ani… ma anche educatori o psicologi scolastici presenti nell’istituto –<br />
in modo da formulare una proposta congiunta.<br />
Un altro aspetto riguarda la possibilità <strong>di</strong> offrire agli adolescenti un supporto<br />
psicologico non stigmatizzante ma sufficientemente continuativo da<br />
accompagnarli nell’elaborazione <strong>di</strong> vissuti personali obiettivamente traumatici.<br />
La <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> identità che accomuna Martina, Ann, Luce… ha bisogno <strong>di</strong> un<br />
luogo nel quale ricomporsi, non negando le ferite o gli errori ma guardando<br />
coraggiosamente avanti. L’unico terreno possibile sembra essere una relazione<br />
importante con un adulto competente, consapevoli che il genitore è almeno<br />
temporaneamente impossibilitato a svolgere questo ruolo perché a propria<br />
volta sofferente e inevitabilmente giu<strong>di</strong>cante il comportamento del figlio o <strong>della</strong><br />
figlia, troppo <strong>di</strong>scosto dalle proprie aspettative. A fianco <strong>di</strong> questo percorso<br />
sarebbe importante un accompagnamento parallelo rivolto ai genitori per<br />
guidarli nella comprensione delle <strong>di</strong>namiche psichiche che attraversano le vite<br />
dei loro figli, <strong>di</strong>minuendo il gap tra le loro aspettative e la <strong>di</strong>fficile <strong>ricerca</strong><br />
dell’identità vissuta dai ragazzi. Questo percorso psicoeducativo potrebbe dare<br />
ai genitori gli strumenti per ricontattare il percorso evolutivo del minore in una<br />
prospettiva <strong>di</strong> reale tutela e sostegno.<br />
Su queste riflessioni ritornano i decreti del Tribunale quando <strong>di</strong>spongono un<br />
percorso psicologico per gli adolescenti più in <strong>di</strong>fficoltà che, durante l’u<strong>di</strong>enza,<br />
hanno aderito alla proposta <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> sé con un adulto accogliente. Quando<br />
possibile, si tratta anche <strong>di</strong> sostenere i genitori nel ritrovare la centralità del loro<br />
ruolo.<br />
Il punto è allora la praticabilità dei progetti, ovvero la presenza <strong>di</strong> servizi sul<br />
territorio che abbiano risorse sufficienti per rivolgere proposte a questa fascia<br />
<strong>di</strong> adolescenti e alle loro famiglie, sia in modo <strong>di</strong>retto – attraverso il supporto<br />
psicologico in<strong>di</strong>viduale – sia me<strong>di</strong>ato da attività espressive o laboratoriali per i<br />
ragazzi, spazi consulenziali e gruppi psicoeducativi per i genitori.<br />
L’ultimo pensiero riguarda Monica e, con lei, altre ragazze <strong>di</strong> famiglia nomade<br />
culturalmente indotte ad accettare relazioni affettive forzate e/o violente, una<br />
realtà che può accompagnarsi con altre forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio o devianza (Monica,<br />
ad esempio, risultava nota alle forze dell’or<strong>di</strong>ne per aver partecipato ad un<br />
tentativo <strong>di</strong> furto insieme ad altri del campo noma<strong>di</strong>). I servizi <strong>di</strong>ffusi sul<br />
territorio per lavorare in questo ambito sperimentano quoti<strong>di</strong>anamente la<br />
delicatezza <strong>di</strong> fare proposte rispettose <strong>della</strong> cultura rom o sinti ma al tempo<br />
stesso capaci <strong>di</strong> inserire germi <strong>di</strong> ripensamento e possibilità <strong>di</strong> cambiamento<br />
soprattutto per le giovani generazioni. Molto si è lavorato fin qui sulla<br />
scolarizzazione dei minori, molto ci si preoccupa per il facile accesso a<br />
condotte penalmente rilevanti come il piccolo furto, meno si è attualmente in<br />
147
grado <strong>di</strong> entrare nei percorsi che trasformano le bambine in donne, laddove il<br />
passaggio <strong>di</strong> status è veicolato da matrimoni e gravidanze precoci, magari con<br />
un ruolo subor<strong>di</strong>nato accanto ad un marito violento.<br />
148
4. Autori <strong>di</strong> violenze<br />
4.1. Le storie rappresentative<br />
Giovanni, 17 anni. “E guai a chi sfotte”<br />
Beve troppo. Sara gli <strong>di</strong>ce che al centro giovanile non può entrare in quelle<br />
con<strong>di</strong>zioni, Giovanni ha capito e quando ha bisogno <strong>di</strong> parlare rinuncia alla<br />
sbornia. Gli serve, parlare. È furioso. Con la scuola, con il paese, con i<br />
compagni che lo mettono da parte. Poi c’è un motivo se va in giro con quei<br />
ragazzi che nessuno vuole, ma che vogliono lui, e d’accordo quei motorini<br />
forse non dovevano rubarli ma sembrava un gioco.<br />
Gli rimproverano le assenze da scuola – che ci va a fare, tanto non capisce<br />
niente -, le risse. Quando sfottono, Giovanni non si sa contenere. Si <strong>di</strong>vertono<br />
perché lo sanno. Che tanti anni fa un vicino ha abusato <strong>di</strong> lui e altri due<br />
bambini, Giovanni ricorda tutto ma non ne vuole parlare. Del resto, nessuno<br />
glielo chiede. Uno psicologo una volta, poi basta.<br />
Meglio così, che se ne fa <strong>di</strong> uno psicologo? Ci vada suo padre piuttosto. Dalla<br />
separazione è ancora più violento, la mamma è sempre <strong>di</strong>etro a denunciare.<br />
Papà ammattisce perché lei è bella e libera e ha deciso che basta botte e<br />
minacce tutti i giorni. Ora gestisce un locale, se la cava benissimo da sola e il<br />
papà va lì, si ubriaca, offende l’ex moglie e spaventa i clienti. Giovanni, meno<br />
male che c’è. Non si fosse mosso lui, quel giorno, mi sa che la mamma la<br />
strozzava davvero.<br />
Marco, 16 anni, prende tutto. Funziona quasi sempre<br />
Quando fa il muratore con suo padre Marco è un ragazzo a posto. La terza<br />
me<strong>di</strong>a non l’ha ancora presa anche se ha 16 anni. Per invogliarlo gli <strong>di</strong>cono<br />
che serve per la patente ma lui sa già che a Napoli, la sua città, la può<br />
comprare. E poi ora che col padre ha perso la residenza gli assistenti sociali lo<br />
lasceranno in pace, se <strong>di</strong>o vuole.<br />
Marco lo sa, ci sono tanti mo<strong>di</strong> per avere quello che vuoi. I braccialetti d’oro <strong>di</strong><br />
Ilario, per esempio, li ha presi e anche il telefonino, insieme a tre amici,<br />
lasciando Ilario a terra pieno <strong>di</strong> contusioni. Impara la prossima volta a <strong>di</strong>re <strong>di</strong> no<br />
se gli chie<strong>di</strong> un favore.<br />
149
Il papà è analfabeta, quando firma non sa cosa c’è scritto sul foglio. Non ha<br />
capito che a scuola Marco è assente da un bel po’ e nemmeno che ha<br />
imparato a prendersi quello che vuole. Quella volta era con un altro. La<br />
ragazza la conoscevano <strong>di</strong> vista e lo sapevano che non c’era tanto con la testa.<br />
Era sola, loro l’hanno colpita a più riprese, le hanno anche orinato addosso. Al<br />
giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>rà che si è <strong>di</strong>feso perché lo toccava “lì”.<br />
Marco ha capito, ci sono tanti mo<strong>di</strong> per avere quello che vuoi. Funziona quasi<br />
sempre. Solo quando la mamma è morta, Marco aveva 10 anni e un modo non<br />
l’ha ancora trovato.<br />
Ginevra, 17 anni. “Non avevo capito che Alessia stava male”<br />
Ginevra, figlia unica <strong>di</strong> una famiglia “bene”, ha una lista <strong>di</strong> reati da fare invi<strong>di</strong>a<br />
ad un torturatore sudamericano. Per circa due anni, tra le risate <strong>di</strong> tutta la<br />
scuola, nei giorni pari ha capeggiato gli amici per tormentare Alessia,<br />
riprendere le scene e caricarle su You Tube. Nei giorni <strong>di</strong>spari fa volontariato,<br />
ed è rappresentante degli studenti.<br />
Alessia sta male, piange, non dorme più. Si ritira dagli stu<strong>di</strong>. Tempo dopo, con<br />
un fidanzato accanto, prende coraggio e vuota il sacco davanti ai genitori e alla<br />
polizia.<br />
Il fatto esplode a tutta pagina sul quoti<strong>di</strong>ano locale, <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> Ginevra che è<br />
un’aguzzina senza cuore. I genitori e i professori (per reazione?) la <strong>di</strong>fendono:<br />
“Tanto polverone per qualche scherzo tra ragazzi”.<br />
Lei è <strong>di</strong>visa tra la strafottenza incoraggiata dagli adulti, il rifiuto dello stigma e il<br />
terrore <strong>della</strong> giustizia. Davanti al giu<strong>di</strong>ce scoppia in lacrime forse per la prima<br />
volta. “Non l’avevo capito, che Alessia poteva star male”.<br />
Matheus, 17 anni. “Ho un consiglio per voi giu<strong>di</strong>ci”<br />
Si è trasferito dall’In<strong>di</strong>a a 6 anni insieme alla sorella, adottati entrambi da una<br />
famiglia italiana colta e agiata. I conflitti tra i genitori e poi la separazione sono<br />
subito successivi. Il padre denuncia la madre per maltrattamenti verso i<br />
bambini, i quali testimoniano raccontando botte, insulti e minacce, finché la<br />
madre, assolta per un vizio <strong>di</strong> forma, accusa l’ex marito <strong>di</strong> violenza fisica e<br />
psicologica. Fatto sta che entrambi i figli sono affidati al padre.<br />
Quando, in adolescenza, Matheus comincia a trasgre<strong>di</strong>re – ritiro da scuola, furti<br />
in casa, orari sballati, navigazione internet su siti proibiti… – il rapporto col<br />
padre si fa talmente teso che il ragazzo si trasferisce dalla madre che incredula<br />
lo accoglie. Il comportamento <strong>di</strong> Matheus però non migliora. È quasi un uomo<br />
ora, alto e forte, è lui ad alzare le mani. Più spesso sta chiuso in camera,<br />
comunica attraverso biglietti che allunga da sotto la porta. È pieno <strong>di</strong> amarezza<br />
per il rapporto interrotto con il padre e la sorella e ha tanta voglia <strong>di</strong> parlare con<br />
150
qualcuno ma non andrebbe mai da uno psicologo. Ai giu<strong>di</strong>ci del tribunale <strong>di</strong>ce:<br />
“Quando date in adozione un bambino, vedete <strong>di</strong> sceglierle meglio, le famiglie”.<br />
Athos, 16 anni a cercare l’Italia<br />
La mamma ha chiesto a lui il permesso prima del secondo matrimonio, con un<br />
uomo come loro albanese ma già inserito in Italia e quin<strong>di</strong> in grado <strong>di</strong> portarli<br />
con sé.<br />
Anche il papà <strong>di</strong> Athos era venuto in Italia con il progetto <strong>di</strong> richiamare tutta la<br />
famiglia. Madre e figlio, stanchi <strong>di</strong> aspettare, muniti <strong>di</strong> documenti falsi avevano<br />
cercato <strong>di</strong> raggiungerlo ma erano stati scoperti e rimandati al mittente, ed era<br />
stato pochi mesi dopo che il papà <strong>di</strong> Athos era morto in Italia in un incidente<br />
stradale. Da qui il secondo matrimonio con un uomo che al ragazzo sembrava<br />
piacere molto - al principio.<br />
Poi le trasgressioni a scuola, i litigi violenti con il patrigno che vorrebbe<br />
rimandarlo in Albania. Perché Athos gira con persone sbagliate, ha partecipato<br />
a un pestaggio e ha avuto una pena sospesa. Ora chiede <strong>di</strong> andare in<br />
comunità per smettere <strong>di</strong> azzuffarsi in casa e sembra più tranquillo, ma è<br />
arrivata la notizia <strong>di</strong> un’altra denuncia. Ha partecipato ad un furto d’auto, chissà<br />
questa volta come se la caverà.<br />
4.2. Adolescenti e violenza. Quale relazione con l’art. 25?<br />
Una modalità comportamentale violenta in età adolescenziale non compare<br />
senza preavviso, ma è comunemente preceduta da numerosi segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />
nel contesto scolastico e familiare. Spesso i ragazzi sono stati già segnalati in<br />
età infantile per problemi <strong>della</strong> condotta, irrequietezza, <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
concentrazione o nella socializzazione, scarso ren<strong>di</strong>mento scolastico,<br />
iperagressività, bullismo. “I dati <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> sostengono l’idea che lo sviluppo<br />
del comportamento violento è parte <strong>di</strong> un ampio schema <strong>di</strong> sviluppo deviante<br />
che inizia usualmente con un comportamento <strong>di</strong>struttivo non delinquenziale”<br />
(Loeber, Farrington 2000).<br />
La presenza <strong>di</strong> una modalità comportamentale violenta è la risultante<br />
emergente tra numerosi fattori <strong>di</strong> rischio e fattori protettivi che interagiscono<br />
determinando il contesto <strong>di</strong> sviluppo del bambino. La genitorialità rimane dal<br />
punto <strong>di</strong> vista psicosociale il fattore <strong>di</strong> rischio centrale per lo sviluppo <strong>di</strong> un<br />
comportamento antisociale, assieme alla presenza <strong>di</strong> maltrattamento o abuso<br />
durante l’infanzia (Muratori 2005). È inoltre accertata l’importanza dei legami <strong>di</strong><br />
attaccamento e la qualità delle cure genitoriali: genitori supportivi, elevata<br />
qualità relazionale (intimità), competenza ed equilibrio emotivo genitoriale sono<br />
fattori in grado <strong>di</strong> proteggere da un esito antisociale e da una modalità<br />
relazionale centrata sull’aggressività ed il predominio sull’altro in adolescenza.<br />
151
In numerosi stu<strong>di</strong> longitu<strong>di</strong>nali emerge la continuità tra violenza, fattori <strong>di</strong> rischio<br />
in età adolescenziale e comportamenti devianti futuri. Robins (1996) realizzò<br />
un follow up su più <strong>di</strong> 400 bambini seguiti per comportamenti antisociali e ad<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 30 anni emerse che il 75% dei maschi ed il 45% delle femmine<br />
aveva subito un arresto per una grave infrazione <strong>della</strong> legge, e almeno il 50%<br />
dei maschi per un crimine grave. Farrington (2003) in una review del<br />
Cambridge Study in<strong>di</strong>cava una forte correlazione tra comportamento violento<br />
ed altri reati (86%) e segnalava che quasi 1/3 dei ragazzi maschi inglesi veniva<br />
giu<strong>di</strong>cato colpevole <strong>di</strong> qualche reato nel corso dell’adolescenza. Il 67% <strong>di</strong> tali<br />
reati risultava tuttavia concentrato nel 6% del campione dei cosiddetti<br />
trasgressori cronici. Inoltre il 75% dei ragazzi autori <strong>di</strong> reati fra i 10 e i 16 anni,<br />
lo erano nuovamente fra i 17 e i 24 anni e il 50% veniva ri-condannato fra i 25<br />
e i 32 anni. Nel medesimo stu<strong>di</strong>o veniva anche evidenziata la capacità<br />
pre<strong>di</strong>ttiva dell’aggressività in adolescenza con comportamenti violenti da<br />
adulto.<br />
Questi dati suggeriscono la trasferibilità e la stabilità dei pattern<br />
comportamentali violenti nel tempo e spesso attraverso le generazioni, e<br />
in<strong>di</strong>cano <strong>di</strong> conseguenza la necessità <strong>di</strong> intercettare con programmi <strong>di</strong> supporto<br />
psicopedagogico adeguati ed il più possibile precoci i percorsi <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong><br />
questi ragazzi e loro famiglie per mo<strong>di</strong>ficare traiettorie evolutive a forte rischio<br />
<strong>di</strong> devianza.<br />
Ulteriore complicazione proviene dal riuscire a <strong>di</strong>stinguere tra comportamenti<br />
trasgressivi legati alla fase specifica del ciclo <strong>di</strong> vita adolescenziale e<br />
l’instaurarsi <strong>di</strong> vere e proprie modalità relazionali violente che andranno a<br />
costituire strutturalmente l’identità personale dell’adolescente.<br />
Il profilo degli “Autori <strong>di</strong> violenze” è tra i più numerosi all’interno <strong>della</strong> nostra<br />
<strong>ricerca</strong>, quasi a testimoniare l’onnipresenza <strong>della</strong> violenza nella nostra realtà<br />
sociale. Questi ragazzi spesso raccontano le loro storie attraverso un<br />
linguaggio anestetizzato dal punto <strong>di</strong> vista emotivo, a tratti “normalizzando” i<br />
loro comportamenti, come se il rapporto quoti<strong>di</strong>ano stabilito con la violenza<br />
fosse una parte del loro essere che stentano a riconoscere come qualcosa <strong>di</strong><br />
intruso e pericoloso per sé stessi e per gli altri. Gran parte del lavoro con questi<br />
ragazzi è cominciare a renderli consapevoli dei legami tra i propri pensieri, le<br />
proprie azioni e le conseguenze dei loro comportamenti. Cominciare a tessere<br />
una storia che ricostruisca gli eventi tenendo insieme i fatti e i sentimenti.<br />
Trasformare gli agiti in parole. Responsabilizzare attraverso la possibilità <strong>di</strong><br />
intravedere il loro Sé come attore del proprio destino e non come Sé agito<br />
dall’impulso <strong>di</strong>struttivo e rabbioso. Aiutarli a riconoscere le vittime dei loro<br />
comportamenti ed attraverso questo cercare <strong>di</strong> far loro comprendere<br />
l’esistenza dell’“altro da Sé”, spesso terribilmente assente nelle storie <strong>di</strong> questi<br />
ragazzi. Connettere la parte ferita ad una loro parte <strong>di</strong> Sé spesso segnata da<br />
152
maltrattamenti e violenze subite o assistite in modo che vada a coincidere con<br />
l’esperienza <strong>della</strong> propria vittima. Sostenere attraverso questi percorsi modelli<br />
<strong>di</strong> identificazione positivi.<br />
Queste azioni si inquadrano in quella volontà rieducativa, o sarebbe meglio<br />
<strong>di</strong>re riabilitativa, che contrad<strong>di</strong>stingue l’approccio all’art 25. Riabilitare inteso<br />
nell’accezione <strong>di</strong> “rendere nuovamente abile”, cioè riappropriarsi con <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />
Sé, del proprio destino e delle parti maltrattate fino ad allora celate nell’ombra.<br />
4.3. I dati in sintesi<br />
a. I dati socio anagrafici<br />
Il gruppo degli autori <strong>di</strong> violenza comprende 82 adolescenti, sia italiani che<br />
stranieri, con un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 15 anni e una netta prevalenza maschile (Tab.<br />
30).<br />
Tab. 30 - AUTORI DI VIOLENZE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 22 2 12 12 24 29,3 60,0<br />
14-15 anni 21 2 10 13 23 28,0 25,8<br />
16 anni e oltre 28 7 22 13 35 42,7 22,4<br />
tot. profilo 71 11 44 38 82<br />
% profilo 86,6 13,4 53,7 46,3 100,0<br />
% sui totali 41,3 9,7 27,5 30,4 28,8<br />
La metà <strong>di</strong> essi vive con entrambi i genitori, un terzo abita con la madre (da<br />
sola o con un nuovo partner), pochissimi con il padre. Ne deriva che 41<br />
adolescenti non vivono con entrambi i genitori e, tra questi, solo 3 hanno<br />
relazioni frequenti con la figura mancante; la gran parte intrattiene con essa<br />
rapporti spora<strong>di</strong>ci o inesistenti e 10 hanno subito la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> un genitore. Le<br />
relazioni affettive primarie per molti <strong>di</strong> questi adolescenti sono dunque<br />
fortemente compromesse. È un dato su cui torneremo a riflettere a proposito<br />
delle <strong>di</strong>fficoltà affrontate durante la crescita (Tab. 31).<br />
b. L’esperienza scolastica e lavorativa<br />
Gli studenti rappresentano quasi il 70% del gruppo (Tab. 32) ma i bocciati sono<br />
oltre la metà del totale e i ritar<strong>di</strong> si avvertono nel raggiungimento dei risultati: a<br />
14-15 anni, ancora, quasi la metà non ha licenza me<strong>di</strong>a, e occorre arrivare ai<br />
16 anni ed oltre perché più del 90% - e non ancora la totalità – concluda il ciclo<br />
153
dell’obbligo. Le ripetenze si accumulano soprattutto durante la scuola me<strong>di</strong>a,<br />
anche se 3 ragazzi erano stati bocciati già durante la primaria.<br />
Circa il 30% del gruppo non è sui banchi <strong>di</strong> scuola. Sono in tutto 19 ragazzi,<br />
molti dei quali non stanno lavorando neppure con percorsi pre<strong>di</strong>sposti dai<br />
servizi. Rispetto al campione è una quota <strong>di</strong> giovani non irrisoria che, nel<br />
momento in cui ha fatto ingresso in tribunale, sembrava non aver trovato un<br />
percorso adatto alle proprie capacità ed esigenze.<br />
Tab. 31 - AUTORI DI VIOLENZE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo<br />
vede da<br />
anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore<br />
non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
genitori<br />
non<br />
con<br />
entrambi<br />
i genitori<br />
con<br />
madre<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
solo<br />
41 50,0 33,3 — — — — — — — —<br />
17 20,7 24,3 — 2 8 — — 5 2 17<br />
5 6,1 33,3 — — 1 1 — 3 — 5<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
partner<br />
Altro<br />
12 14,6 35,3 1 1 2 2 1 2 4 12<br />
2 2,4 20,0 — 2 — — — — — 2<br />
4 4,9 18,2 — — — — — — 4 4<br />
n.r. 1 1,2 9,1 — — — — — — 1 1<br />
Totali 82 100,0 28,8 1 5 11 3 1 10 11 41<br />
% 2,4 12,2 26,8 7,3 2,4 24,4 26,8 100,0<br />
154
Tab. 32 - AUTORI DI VIOLENZE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 24 33 — 35 57 69,5<br />
in tirocinio/borsa lavoro 0 3 — 1 3 3,7<br />
lavoratore 1 1 — 2 2 2,4<br />
<strong>di</strong>soccupato 4 10 — 10 14 17,1<br />
altro 0 0 — — 0 0,0<br />
n.r. 0 0 6 — 6 7,3<br />
Totali 29 47 6 48 82 100,0<br />
% 35,4 57,3 7,3 58,5<br />
c. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
Famiglie maltrattanti, conflittuali, violente. Problemi <strong>di</strong> devianza o <strong>di</strong> salute in<br />
famiglia, rappresentati anche da situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza da alcol o droghe<br />
(Graf. 16). Sono queste le esperienze che segnano la vita degli adolescenti<br />
autori <strong>di</strong> violenze, insieme alla mancanza <strong>di</strong> un genitore <strong>di</strong> cui già abbiamo<br />
avuto notizia analizzando le situazioni abitative. In ambito extrafamiliare un<br />
gruppetto <strong>di</strong> ragazzi hanno subito bullismo a scuola e ora magari ne sono<br />
autori.<br />
Sono 21 i giovani autori <strong>di</strong> violenze in carico presso la Neuropsichiatria<br />
Infantile, attualmente o in passato, e 23 presso gli Enti Locali (i dati includono 6<br />
minori seguiti da entrambi i servizi). Il fatto che in tanti avessero l’attenzione <strong>di</strong><br />
almeno un servizio territoriale ci fa capire quanto le condotte <strong>di</strong> cui parliamo si<br />
siano manifestate precocemente e ad ampio spettro, tanto da allarmare la<br />
scuola e avviare percorsi già in età infantile. E d’altra parte possiamo ipotizzare<br />
che le <strong>di</strong>fficili situazioni familiari siano state una ragione sufficiente per indurre<br />
irrequietezza nel gruppo dei pari o provocazioni nei confronti degli adulti.<br />
155
Graf. 16 – Difficoltà affrontate in ambito familiare – v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
14<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
7<br />
Salute psicologica<br />
7<br />
Conflitti<br />
20<br />
17<br />
Violenza assistita<br />
21<br />
Maltrattamenti<br />
7<br />
Mancanza genitore (*)<br />
14<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
10<br />
15<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni 1<br />
Abbandono<br />
8<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce "Mancanza genitore" sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il genitore<br />
non convivente con quelli che non lo vedono da anni.<br />
d. Le irregolarità <strong>della</strong> condotta<br />
Data una generale tendenza a non rispettare le regole scolastiche e familiari, i<br />
motivi specifici <strong>della</strong> segnalazione risiedono nell’adozione <strong>di</strong> condotte violente<br />
verso altre persone o verso la proprietà. Possiamo in<strong>di</strong>viduare all’interno del<br />
gruppo tre tipi <strong>di</strong> azioni: da un lato le risse tra pari, il bullismo, la violenza<br />
episo<strong>di</strong>ca, per qualcuno quella verso i familiari unita alla trasgressione delle<br />
regole (26%); sull’altro asse il furto, il vandalismo, la frequentazione <strong>di</strong> ambienti<br />
devianti (26%); nel terzo raggruppamento, l’insieme <strong>di</strong> tutti i comportamenti<br />
citati ovvero la violenza manifestata da una stessa persona verso persone e<br />
cose, spesso con caratteristiche <strong>di</strong> reiterazione e pervicacia tali da portare al<br />
fallimento molteplici progetti <strong>di</strong> intervento in ambito scolastico e sociale (48%)<br />
(Graf. 17).<br />
Di seguito i comportamenti più <strong>di</strong>ffusi, ricordando che il gruppo è<br />
complessivamente composto da 82 minori:<br />
- trasgressione: alle regole <strong>della</strong> scuola (56 minori) e <strong>della</strong> famiglia (42),<br />
abbandono scolastico (33), carattere ribelle e oppositivo (19),<br />
prossimità con ambienti devianti (18), fughe da casa (18) e dalla<br />
comunità (12), uso <strong>di</strong> alcol (14)<br />
156
Graf. 17<br />
200<br />
180<br />
160<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
SCOLASTICHE<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
ABBANDONO SCOLASTICO<br />
BULLISMO<br />
ATTI V ANDALICI<br />
AUTOLESIONISMO<br />
20<br />
0<br />
FUGHE DA CASA<br />
FUGHE CO MUNITA'<br />
CO MPORTAM. RILIEVO PENALE<br />
CYBERBULLING<br />
FURTO<br />
FURTO ALTRI LUOGHI<br />
PROSSIMITA' AMBIENTI<br />
DEVIANTI<br />
FURTO CASA/SCUOLA<br />
RAPINE/RICETTAZIONE<br />
MOLESTIE/VIOLENZA SEX<br />
RISSA<br />
SPACCIO<br />
RITIRO SOCIALE<br />
VIOLENZA VS. FAMILIARI<br />
USO ALCOL<br />
USO DROGHE ILLEGALI<br />
TRASGRESSIONI CODICE STRADA<br />
VIOLENZA VS.<br />
PERSONE/ANIMALI<br />
0 5 10 15 20 25 30 35<br />
FATTI COMMESSI DAGLI "AUTORI DI VIOLENZE"<br />
157<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
- violenza su persone: bullismo (42), violenza episo<strong>di</strong>ca (25), rissa (18),<br />
violenza verso i familiari (13);<br />
- violenza verso la proprietà: furto (47, <strong>di</strong> cui 20 a casa o a scuola),<br />
vandalismo (22).<br />
Un’analisi congiunta delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate e delle irregolarità <strong>della</strong> condotta<br />
mette in evidenza che:<br />
- la violenza sulle persone è agita prevalentemente da ragazzi italiani,<br />
quella sulle cose da giovani stranieri, quella su cose e persone da<br />
entrambi;<br />
- gli atti contro le persone, o persone e cose, provengono da minori che<br />
hanno maggiormente subito maltrattamenti, violenza assistita, conflitti<br />
accesi in ambito familiare, bullismo a scuola. Si conferma ciò che già<br />
sappiamo, ovvero che la violenza ricevuta scatena reazioni <strong>di</strong>fensive<br />
quali il <strong>di</strong>stacco emotivo dal vissuto proprio e altrui, e proprio per<br />
questo apre la strada alla violenza agita;<br />
- il sottogruppo dei violenti verso cose e persone comprende un buon<br />
numero <strong>di</strong> ragazzi già seguiti dalla Neuropsichiatria Infantile e dall’Ente<br />
Locale;<br />
- le azioni contro la proprietà sono particolarmente legate a situazioni <strong>di</strong><br />
devianza in famiglia.<br />
e. I percorsi giu<strong>di</strong>ziari<br />
Nel sottoporre al Tribunale le segnalazioni <strong>di</strong> questi minori, la Procura Minorile<br />
propone il collocamento etero familiare in circa la metà dei casi e, per la quota<br />
rimanente, nel 36% richiede una valutazione al Tribunale e nel 18% suggerisce<br />
l’affidamento ai servizi del territorio con avvio <strong>di</strong> un progetto rieducativo. Per 3<br />
minori viene richiesta l’attivazione <strong>di</strong> un supporto psicologico.<br />
Il Tribunale per i Minorenni ha emesso un decreto per 53 minori (64%). Quanto<br />
ai 29 ragazzi rimasti apparentemente in sospeso, quasi tutti (22) erano soggetti<br />
ad un proce<strong>di</strong>mento penale e circa un terzo erano vicini alla maggiore età. È<br />
perciò possibile che il Tribunale non abbia avuto il tempo per ipotizzare un<br />
progetto rieducativo o abbia ritenuto più opportuno lasciare il passo al penale<br />
che, con istituti quali la messa alla prova, può offrire opportunità orientate nella<br />
stessa <strong>di</strong>rezione ma indubbiamente molto più forti.<br />
Ve<strong>di</strong>amo invece che cosa è avvenuto quando la decisione è stata presa.<br />
L’istruttoria svolta presso il TM ha portato a conclusioni parzialmente <strong>di</strong>verse<br />
da quelle prefigurabili in base alla sola segnalazione, tanto che vengono<br />
collocati in comunità educativa ragazzi per i quali pareva sufficiente un<br />
affidamento ai servizi rimanendo in famiglia, e viceversa. Il supporto<br />
psicologico è stato stabilito dal Tribunale per 12 minori, andando a sostenere<br />
158
soprattutto le vittime <strong>di</strong> violenza assistita e chi è cresciuto in nuclei dove erano<br />
presenti situazioni <strong>di</strong> devianza.<br />
Il 26,8% del profilo (22 minori) hanno “solo” un proce<strong>di</strong>mento amministrativo.<br />
Per tutti gli altri questo non è che uno dei punti <strong>di</strong> contatto con l’Autorità<br />
Giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
I minori intestatari <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> volontaria giuris<strong>di</strong>zione sono 12, pari<br />
al 15% del profilo.<br />
Ben 57 ragazzi (69,5%) avevano un proce<strong>di</strong>mento penale. Per una parte <strong>di</strong><br />
essi (22) le azioni contestate sarebbero state compiute prima dei 14 anni,<br />
pertanto il proce<strong>di</strong>mento amministrativo rappresentava una pista alternativa <strong>di</strong><br />
intervento per il Tribunale per i Minorenni; nei restanti casi, invece, il<br />
proce<strong>di</strong>mento penale aveva un suo percorso autonomo rispetto a quello<br />
amministrativo.<br />
I reati contestati e più frequenti sono:<br />
- contro la persona: lesione personale lieve (17), percosse (11), ingiurie (7),<br />
minacce (6), resistenza a pubblico ufficiale (4);<br />
- contro la proprietà: furto (23), danneggiamento (7), rapina (6), riciclaggio (5).<br />
Poiché parliamo <strong>di</strong> comportamenti violenti, quasi sempre penalmente<br />
perseguibili, è preve<strong>di</strong>bile che i giovani appartenenti a questo profilo vengano<br />
segnalati in gran parte dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne. Ed effettivamente la prima<br />
comunicazione alla Procura Minorile viene trasmessa:<br />
- dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne, in modo autonomo (27) oppure su in<strong>di</strong>cazione <strong>della</strong><br />
famiglia (11) o <strong>della</strong> scuola (8);<br />
- dal servizio sociale (16), talvolta su in<strong>di</strong>cazione <strong>della</strong> scuola o <strong>della</strong> famiglia;<br />
- congiuntamente dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne e dal servizio sociale (6), a volte in<br />
accordo con la famiglia e/o la scuola;<br />
- dal Dipartimento <strong>di</strong> Giustizia Minorile o per percorsi interni al Tribunale, a<br />
partire da un proce<strong>di</strong>mento civile o penale (complessivamente 10 casi).<br />
4.4. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
Quando ci si accosta ai giovani autori <strong>di</strong> violenze abbastanza da intravederne<br />
le storie è <strong>di</strong>fficile togliersi dalla testa l’idea che i loro comportamenti abbiano<br />
quasi sempre origine reattiva. Far crescere questo pensiero senza perdere <strong>di</strong><br />
vista le condotte irregolari – o forse il reato con la relativa vittima <strong>di</strong> furto, <strong>di</strong><br />
violenza privata ecc. - è l’equilibrismo richiesto agli adulti coinvolti nei percorsi<br />
<strong>di</strong> prevenzione o contrasto <strong>della</strong> devianza.<br />
I giovani <strong>di</strong> cui abbiamo parlato inizialmente hanno conosciuto situazioni<br />
violente precocemente a partire dalle relazioni primarie. Quella cui hanno<br />
assistito in famiglia, oppure l’abbandono, il lutto, il rifiuto da parte dei genitori –<br />
e successivamente, per qualcuno, anche quello dei pari - punteggiano<br />
159
l’esperienza <strong>di</strong> Giovanni, Marco, Matheus, Athos in modo irreversibile e in parte<br />
inevitabile.<br />
Non <strong>di</strong> rado proprio i più trasgressivi sono anche precocemente adultizzati,<br />
impegnati a sostenere i loro genitori o a fare da sé per rime<strong>di</strong>are alla mancanza<br />
<strong>di</strong> un nucleo familiare capace. Giovanni che ferma il padre mentre tenta <strong>di</strong><br />
soffocare la madre si sta assumendo un carico spropositato, innaturale, non<br />
suo, che lo farà sentire forte e fragile al tempo stesso. La vergogna che<br />
comporta – riferita tra l’altro ad un’azione avvenuta in un luogo pubblico, dove<br />
chiunque poteva assistere – si unisce a quella per la violenza sessuale subita<br />
nell’infanzia e si traduce in rabbia e volontà <strong>di</strong> potenza per non essere mai più<br />
sottomesso. Ma nel suo agire c’è anche una <strong>ricerca</strong> urlata <strong>di</strong> accettazione, dal<br />
momento che i compagni lo tengono a <strong>di</strong>stanza.<br />
Similmente Marco e Athos si muovono in una situazione <strong>di</strong> particolare degrado<br />
socioculturale. Il papà <strong>di</strong> Marco è salito da Napoli anche per prendere le<br />
<strong>di</strong>stanze da un mondo <strong>di</strong> illegalità a cui era appartenuto in passato e che lo<br />
aveva portato in carcere per una breve condanna. Il papà <strong>di</strong> Athos, come il suo<br />
patrigno, si sono mossi dall’Albania cercando un’alternativa alla povertà. I due<br />
ragazzi hanno ora il compito <strong>di</strong> essere gran<strong>di</strong> e forti, <strong>di</strong> riscattare la famiglia, <strong>di</strong><br />
non sbagliare. Ancora una volta un carico da portare conto terzi, un peso che li<br />
schiaccia e li fa deviare.<br />
Ammettiamo allora <strong>di</strong> poter riavvolgere il nastro del tempo. Un intervento <strong>di</strong><br />
prevenzione <strong>della</strong> violenza pensato per questi ragazzi non avrebbe potuto fare<br />
altro che partire dalla presa d’atto dei traumi precocemente vissuti. Perché non<br />
c’è violenza che venga <strong>di</strong>gerita in modo neutro, non c’è dolore che non abbia<br />
bisogno <strong>di</strong> un tempo e <strong>di</strong> un processo interiore per essere rielaborato e<br />
integrato nell’esperienza. Questo è ancora più vero nell’infanzia e<br />
nell’adolescenza, quando immature sono le capacità <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong><br />
interiorizzazione degli eventi. Accade così che chi ha subito, soprattutto se<br />
lasciato a se stesso, possa riversare sugli altri gli stessi attacchi a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />
tempo.<br />
In questo senso la rabbia <strong>di</strong> tanti giovani è pienamente giustificata da ciò che<br />
hanno vissuto. Trasmettere questa comprensione all’interno <strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong><br />
fiducia è il compito che soprattutto gli adulti, nelle <strong>di</strong>verse posizioni e nei<br />
<strong>di</strong>fferenti contesti, dovrebbero svolgere con modalità <strong>di</strong>verse, dalla quoti<strong>di</strong>anità<br />
<strong>della</strong> famiglia o <strong>della</strong> scuola, fino a luoghi specializzati come i servizi territoriali.<br />
Se poi proprio la famiglia è fonte del danno, <strong>di</strong>venta ancora più importante che<br />
altre relazioni svolgano una funzione riparativa e compensativa.<br />
Troppo spesso avviciniamo ragazzi e ragazze feriti precocemente e non<br />
adeguatamente accolti. Giovanni che dopo uno stupro ha visto uno psicologo<br />
una volta e poi basta, Athos che non ha più incontrato il padre per una beffa<br />
160
del destino… sono voci non ascoltate, vite segnate precocemente per le quali<br />
non sono stati pre<strong>di</strong>sposti luoghi <strong>di</strong> accoglienza adeguati. Il lutto in età infantile<br />
e la violenza assistita, poi, sono temi intorno ai quali riteniamo debba ancora<br />
crescere l’attenzione necessaria affinché siano ben soppesati e compresi, nei<br />
servizi come nella giustizia minorile.<br />
Il punto chiave non è psicologizzare le vite <strong>di</strong> tutti i minori, né farli parlare<br />
continuamente <strong>di</strong> ciò che li ha feriti, ma costruire contesti educativi, <strong>di</strong><br />
appren<strong>di</strong>mento e – oltre la soglia dell’amministrativo – rieducativi nei quali sia<br />
possibile tenere conto <strong>della</strong> loro storia. È un’attenzione che sta nelle relazioni,<br />
ovunque richiesta e possibile, ovunque ostacolata dalla velocità con cui ci si<br />
incontra, si fa scuola, si stu<strong>di</strong>a o si fa sport insieme, trascinati da imperativi <strong>di</strong><br />
efficienza e funzionalità.<br />
Ciò che stiamo <strong>di</strong>cendo è vero anche per Alessia, la ragazza tormentata da<br />
Ginevra, che ci aiuta a riportare l’attenzione alle vittime del presente. Le<br />
ricerche e gli interventi sul tema del bullismo mostrano chiaramente come tanti<br />
bambini e bambine bersaglio <strong>di</strong> prepotenze, non supportati al momento giusto,<br />
possano <strong>di</strong>ventare prevaricatori un domani, in un’altra classe o scuola, in un<br />
altro contesto; c’è anche chi all’interno <strong>di</strong> uno stesso gruppo esercita<br />
contestualmente un doppio ruolo, <strong>di</strong> prepotente verso una persona più debole<br />
e vittima <strong>di</strong> un’altra più forte.<br />
Il desiderio <strong>di</strong> riscatto, <strong>di</strong> far tacere sofferenze passate, <strong>di</strong> ricevere accettazione<br />
e popolarità conducono oltre il limite del rispetto verso gli altri. In un’ottica <strong>di</strong><br />
prevenzione, tutti gli interventi, scolastici e non solo, mirati a promuove<br />
<strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> gruppo basate sull’accettazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>versità, sul sostegno<br />
reciproco, l’empatia… ma anche quelli finalizzati a costruire un contesto <strong>di</strong><br />
regole chiare e con<strong>di</strong>vise, a far sentire la presenza responsabile degli adulti, a<br />
spezzare l’omertà, a favorire l’emersione e la gestione non violenta dei<br />
conflitti… sono passi efficaci verso la prevenzione del bullismo e <strong>della</strong> violenza.<br />
La storia <strong>di</strong> Ginevra ci permette <strong>di</strong> andare più a fondo anche in un’ottica <strong>di</strong><br />
intervento. Carina, intelligente, piena <strong>di</strong> risorse, si staglia dallo sfondo degli<br />
autori <strong>di</strong> violenze con un percorso <strong>di</strong> vita apparentemente intatto. La sua<br />
condotta, come quella <strong>di</strong> tanti altri minori che fanno prepotenze in modo sottile,<br />
o invisibile agli adulti, è <strong>di</strong>fficilmente compresa anche da chi dovrebbe aiutarla<br />
a rendersi conto delle sue azioni. Al momento dell’u<strong>di</strong>enza i genitori, gli<br />
insegnanti, perfino gli operatori dei servizi tendevano a minimizzare la sua<br />
condotta e a confermare la ragazza nella pretesa <strong>di</strong> essere lasciata in pace,<br />
non avendo – neppure loro - piena conoscenza dei fatti e non riuscendo ad<br />
immaginarne l’impatto su Alessia. A questo si sommava probabilmente la<br />
reazione ad una campagna me<strong>di</strong>atica ossessiva che aveva esacerbato i<br />
161
termini <strong>della</strong> questione e il bisogno <strong>di</strong> assolvere se stessi dal rischio <strong>di</strong> essere<br />
considerati, e <strong>di</strong> considerarsi, cattivi educatori.<br />
In questo caso l’unica u<strong>di</strong>enza davvero utile è parsa quella con la ragazza, che<br />
ha raggiunto il culmine nel pianto. Una commozione <strong>di</strong> cui i genitori non erano<br />
stati capaci, impassibili anche <strong>di</strong> fronte ai filmati girati dalla figlia alle spalle<br />
dell’amica. Lacrime necessarie: accompagnavano un’acquisizione <strong>di</strong><br />
consapevolezza certamente dolorosa ma in<strong>di</strong>spensabile per attivare un<br />
cambiamento.<br />
Qui l’impatto con il Tribunale è riuscito davvero a rappresentare un momento <strong>di</strong><br />
arresto soprattutto perché i filmati escludevano a Ginevra la possibilità <strong>di</strong><br />
negare almeno alcune delle azioni che le venivano contestate. Il colloquio<br />
orientato alla consapevolezza emotiva e alla responsabilizzazione <strong>della</strong><br />
ragazza ha fatto il resto. La strada <strong>della</strong> negazione è invece percorsa<br />
pervicacemente da tanti giovani segnalati come autori <strong>di</strong> bullismo, se le<br />
prepotenze non sono documentate. Più che un furto episo<strong>di</strong>co, più che una<br />
singola aggressione, è <strong>di</strong>fficile ammettere la reiterazione dell’atto violento, e il<br />
Tribunale può trovarsi senza strumenti per intaccare la barriera del <strong>di</strong>stacco<br />
cognitivo o emotivo.<br />
In questi ed altri casi, proprio nell’ottica <strong>di</strong> promuovere un intervento rieducativo<br />
all’interno <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento amministrativo, sarebbe possibile immaginare<br />
l’attivazione <strong>di</strong> una me<strong>di</strong>azione con la parte lesa per favorire il reciproco<br />
riconoscimento e l’ammissione <strong>di</strong> responsabilità. Altri strumenti impiegati nei<br />
progetti che <strong>di</strong>scendono da questi proce<strong>di</strong>menti – es. la frequenza <strong>di</strong> centri<br />
educativi pomeri<strong>di</strong>ani, l’impegno a scuola o nello sport, il volontariato… - sono<br />
sempre benvenuti ma sembrano inadatti laddove lo scopo è far crescere una<br />
responsabilità reale basata non sulla paura <strong>della</strong> sanzione, neppure su una<br />
serie <strong>di</strong> adempimenti separati dall’origine del proce<strong>di</strong>mento, ma sulla capacità<br />
<strong>di</strong> mettersi nei panni degli altri.<br />
Un'altra azione, auspicabile anche se meno specifica, richiederebbe il<br />
coinvolgimento dei giu<strong>di</strong>ci nel contesto scolastico per quei proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi – ma il <strong>di</strong>scorso potrebbe essere ampliato ad alcuni percorsi<br />
penali – in cui la scuola è parte in causa. L’intento sarebbe duplice: da un lato<br />
ridurre la <strong>di</strong>stanza tra un’educazione alla legalità pensata in astratto e ciò <strong>di</strong> cui<br />
il tribunale effettivamente si occupa; dall’altro riconoscere il gruppo classe e la<br />
scuola come intreccio <strong>di</strong> relazioni nel quale determinate irregolarità non si<br />
limitano a manifestarsi ma, qualche volta, si rafforzano (ad es. per l’incitamento<br />
dei compagni, per la loro non conoscenza <strong>della</strong> legge, per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> lettura<br />
degli eventi da parte dei docenti…) e in tutti i casi interrogano, con il loro<br />
esserci, tutti gli attori del sistema.<br />
162
In ultimo occorre <strong>di</strong>re che i proce<strong>di</strong>menti amministrativi per minori autori <strong>di</strong><br />
violenze sono spesso paralleli ad almeno un proce<strong>di</strong>mento penale e,<br />
soprattutto per gli ultraquattor<strong>di</strong>cenni, <strong>di</strong> questo occorre tenere conto nella<br />
progettazione <strong>di</strong> un intervento.<br />
L’apertura del fascicolo ex art. 25 è spesso contestuale o <strong>di</strong> poco successiva<br />
alla denuncia ma procede con tempi indubbiamente più rapi<strong>di</strong> rispetto a quelli<br />
del percorso penale. Per questo, durante l’u<strong>di</strong>enza amministrativa, le azioni<br />
rieducative possono essere presentate al minore, al servizio e alla famiglia<br />
come impegni da prendere sul serio e da far valere in aula, a riprova delle<br />
buone potenzialità del ragazzo o <strong>della</strong> ragazza. L’intervento rieducativo si<br />
configura allora come una sorta <strong>di</strong> “messa alla prova <strong>di</strong> carattere<br />
amministrativo”, che non promette <strong>di</strong> cancellare nessun reato ma può stimolare<br />
un cambiamento nella condotta documentabile in previsione dell’u<strong>di</strong>enza. È un<br />
patto comprensibile e concreto per i ragazzi, che lo manterranno soprattutto se<br />
non hanno avuto, nella loro storia, bocconi troppo amari da ingoiare. In altri<br />
casi sarà l’u<strong>di</strong>enza penale stessa a proporre un patto stringente con la<br />
possibilità – non sempre percorribile - <strong>della</strong> messa alla prova. L’u<strong>di</strong>enza<br />
amministrativa, che nel caso <strong>di</strong> doppio proce<strong>di</strong>mento quasi sempre la precede,<br />
può essere il momento giusto per cui costruire un aggancio.<br />
È certamente doveroso e lecito condannare l’azione violenta, biasimare chi ha<br />
commesso un fatto grave e farlo con severità; ma si deve anche avere il<br />
coraggio <strong>di</strong> avvicinarsi a questi adolescenti, guardarli in faccia e scoprire chi si<br />
ha <strong>di</strong> fronte.<br />
Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo permette al giu<strong>di</strong>ce minorile <strong>di</strong> affrontare la<br />
trasgressione del giovane dal punto <strong>di</strong> vista non esclusivamente sanzionatorio,<br />
e nemmeno accusatorio verso i genitori; consente una visuale prospettica<br />
<strong>di</strong>versa, più orientata agli aspetti profon<strong>di</strong> che hanno portato all’azione, per<br />
scoprire i punti <strong>di</strong> maggior debolezza e <strong>di</strong> crisi del ragazzo o <strong>della</strong> ragazza.<br />
L’adolescente e la sua famiglia si trovano <strong>di</strong> fronte dei giu<strong>di</strong>ci che pur<br />
intervenendo dopo una trasgressione, non giu<strong>di</strong>cano “nell’imme<strong>di</strong>atezza” la<br />
violazione, ma cercano <strong>di</strong> favorire il <strong>di</strong>alogo tra i genitori e i propri figli e <strong>di</strong><br />
proporre loro qualche possibile via d’uscita.<br />
La punizione non può bastare da sola a risolvere il problema e a sollecitare un<br />
cambiamento in questi giovani aggressivi violenti. A volte può essere anche<br />
opportuno un supporto <strong>di</strong> tipo psicologico. Se si prende spunto, per esempio,<br />
dalla storia <strong>di</strong> Giovanni, ci si accorge che ha bisogno <strong>di</strong> ri-scoprire se stesso, <strong>di</strong><br />
capire come riuscire a sopportare la violenza che vede in casa e <strong>di</strong> riuscirci da<br />
solo, <strong>di</strong> ritrovare dentro <strong>di</strong> sé il limite. Ha bisogno <strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> specialisti<br />
<strong>di</strong>sposti davvero a percorrere insieme a lui un breve tratto <strong>della</strong> sua crescita.<br />
L’incontro con un giu<strong>di</strong>ce, superata la fase iniziale <strong>di</strong> timidezza e forse <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ffidenza, permette a Giovanni <strong>di</strong> far sapere con chiarezza il proprio punto <strong>di</strong><br />
163
vista, la propria sofferenza. È una sfida <strong>di</strong>fficile e complicata ma che non può<br />
non essere raccolta.<br />
Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo ex art. 25 implica perciò la consapevolezza per i<br />
giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte a problemi che non sono risolvibili seguendo<br />
semplicemente un co<strong>di</strong>ce penale.<br />
Il magistrato, ascoltando Giovanni e riportando le sue affermazioni sul verbale,<br />
effettua un’azione educativa: il giovane si rende conto in quel momento che le<br />
sue parole contano, il giu<strong>di</strong>ce le ha riportate fedelmente, quin<strong>di</strong> finalmente<br />
qualcuno lo ha ascoltato. Qui il ragazzo realizza che, con l’aiuto <strong>di</strong> un operatore<br />
sociale, può provare a far comprendere ai propri genitori che non è <strong>di</strong>ventato<br />
quello che loro credono, sicuramente ha sbagliato ma è anche pronto a<br />
riscattarsi e ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni.<br />
All’interno dei propri progetti educativi e sociali questi giovani prendono<br />
coscienza <strong>della</strong> potenza <strong>di</strong> ciò che portavano dentro, del dolore che li ha portati<br />
a commettere azioni violente <strong>di</strong> cui ora si rendono conto.<br />
Tale innovativa concezione <strong>della</strong> misura rieducativa può portare a mutamenti<br />
anche nel settore penale, rafforzando il senso <strong>di</strong> presa <strong>di</strong> coscienza dell’errore<br />
commesso da parte dell’adolescente e allo stesso tempo favorendo una<br />
risposta penale efficace e definitiva.<br />
L’analisi dei percorsi ex art. 25 svolta per la presente indagine e l’esperienza<br />
<strong>di</strong>retta in u<strong>di</strong>enza amministrativa con i giovani violenti testimonia la possibilità<br />
<strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>re rapporti virtuosi tra proce<strong>di</strong>menti amministrativi e penali. È un tema<br />
che potrà essere sviluppato nei Tribunali per i minorenni per <strong>ricerca</strong>re le<br />
modalità più adatte.<br />
164
5. Indotti alla prostituzione<br />
5.1. Le storie rappresentative<br />
Ana, 17 anni, rumena. Tutta una famiglia da mantenere.<br />
Accostata più volte da agenti <strong>di</strong> polizia mentre si prostituiva in strada, negli<br />
ultimi sei mesi Ana è entrata in un centro <strong>di</strong> prima accoglienza sette volte,<br />
poche ore o persino pochi minuti alla volta. In una <strong>di</strong> queste occasioni gli<br />
operatori sono riusciti a farsi raccontare che si è trasferita in Italia a 16 anni per<br />
aiutare la famiglia. Con il suo guadagno, 130-180 euro al giorno, ha già<br />
acquistato in Romania una grande casa e un terreno per i genitori e i tre fratelli<br />
più piccoli. “I genitori hanno saputo il tipo <strong>di</strong> lavoro che la figlia svolge in Italia e,<br />
per le <strong>di</strong>fficili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bisogno in cui vivono, hanno accettato che la minore<br />
proseguisse tale attività”. Difatti Ana ha rifiutato qualunque progetto educativo<br />
e si è allontanata ancora una volta.<br />
Gloria, 14 anni, bulgara. Una fiaba a lieto fine.<br />
Gloria ha pochi legami in Romania. Il padre, che non l’ha mai riconosciuta,<br />
passa a trovarla tre volte all’anno e la madre, nel secondo matrimonio, ha<br />
avuto altri cinque figli che ora vivono in una comunità perché in casa non c’era<br />
tranquillità, né igiene, né affetto. I nonni però l’hanno cresciuta teneramente fin<br />
dai 9 mesi e la nonna, a <strong>di</strong>re il vero, non voleva concedere a Gloria la prima<br />
vacanza <strong>della</strong> sua vita.<br />
Quanto aveva insistito Cinthia, la bella vicina <strong>di</strong> casa, per portarla con sé<br />
durante l’estate! Aveva perfino preparato i documenti e anticipato le spese:<br />
“Lavorerai come baby sitter e me le restituirai un po’ alla volta”.<br />
È durante un’inchiesta sulla tratta che i Carabinieri ascoltano intercettazioni<br />
telefoniche dove si parla <strong>di</strong> lei. Cinthia litiga con il “capo” per via <strong>di</strong> Gloria che<br />
piange e non si adatta. Nemmeno le botte e le minacce la piegano.<br />
“Proprio una ragazza vergine mi dovevi portare?”, lo sentono strillare. D’ora in<br />
avanti la chiuderanno in casa, novella Cenerentola, a pulire, stirare e cucinare<br />
per tutti, e guai farle mettere il naso fuori, che non attiri l’attenzione <strong>di</strong><br />
qualcuno!<br />
165
Poi l’intervento dei Carabinieri, gli arresti, l’ingresso <strong>della</strong> ragazza in un centro<br />
<strong>di</strong> prima accoglienza. Nel giro <strong>di</strong> pochi mesi, anche grazie alla collaborazione<br />
con il Servizio Sociale Internazionale, Gloria può tornare a casa.<br />
Alexandru, 17 anni, rom. “Perché sono bello”.<br />
Non si fosse intestar<strong>di</strong>to a rubare quel portafogli al supermercato chissà, forse<br />
non l’avrebbe saputo nessuno. E invece è successo tutto in una volta: la<br />
signora che strepita, i Carabinieri, la perquisizione. Il portafogli, va bene. “E<br />
quel cellulare <strong>di</strong> chi è?” “Me l’ha regalato un amico”. “E perché?” “Perché sono<br />
bello”.<br />
L’agente continua ad interrogarlo, passa del tempo con lui, guadagna la sua<br />
fiducia e si fa raccontare tutto.<br />
Andavano avanti da mesi le visite <strong>di</strong> Alexandru, con altri due ragazzi del campo<br />
noma<strong>di</strong>, nel negozio <strong>di</strong> Stefano, un uomo sui cinquant’anni che, nel<br />
retrobottega, volentieri offriva doni costosi in cambio <strong>di</strong> prestazioni sessuali.<br />
I tre c’erano arrivati uno alla volta, prima schifandosi e scappando, poi trovando<br />
tutto sommato comodo questo modo <strong>di</strong> guadagnare e passando la voce agli<br />
amici. Hanno chiesto al signor Stefano anche 20.000 euro per tenere la bocca<br />
chiusa e proprio in quei giorni lui li ha denunciati per estorsione.<br />
Gabriela, 15 anni, rumena, cerca l’Isola che non c’è<br />
Quando si presenta alla stazione <strong>di</strong> polizia Gabriela è scalza, affranta, piena <strong>di</strong><br />
livi<strong>di</strong>. Tre albanesi ieri sera, per punirla <strong>di</strong> aver rifiutato un rapporto senza<br />
preservativo, l’hanno trascinata in un appartamento e l’hanno violentata più<br />
volte. Stamani Gabriela è scappata dalla finestra del bagno e ha implorato<br />
aiuto ai passanti: “Picchiato, picchiato! Polizia!”. La ragazza denuncia i suoi<br />
assalitori ed è anche in grado <strong>di</strong> riferire dove è stata rinchiusa così ora,<br />
finalmente, abbandonerà la vita <strong>di</strong> strada e ritornerà in Romania…<br />
Invece no, l’attività istruttoria la richiede in Italia. La ragazza viene inserita in<br />
una comunità dove si affeziona agli operatori. Si trova bene, in u<strong>di</strong>enza chiede<br />
<strong>di</strong> restare. La possibilità <strong>di</strong> rivedere chi l’ha assalita la precipita nell’angoscia e,<br />
per aiutarla, viene <strong>di</strong>sposto l’incidente probatorio. Inizia intanto un corso <strong>di</strong><br />
formazione, le lezioni <strong>di</strong> italiano, una borsa lavoro. Tenta una psicoterapia poi<br />
la rifiuta.<br />
Per oltre un anno sarà tutto un oscillare: tra l’Italia e la Romania, tra una vita<br />
regolare e l’impulso a vendersi. Quando scappa si unisce a uomini che dopo<br />
una notte nomina “fidanzati”, mentre ai ragazzi <strong>della</strong> comunità invia con il<br />
cellulare foto del suo corpo per ottenere o per incantare. Del resto è così che<br />
ha imparato a prendersi tutto ciò che vuole, e non importa se le ultime analisi<br />
hanno intravisto un rischio <strong>di</strong> sifilide.<br />
166
Gabriela conosce <strong>di</strong>verse comunità. Ad ogni fuga cerca qualcuno là fuori che<br />
l’aiuti a tornare in patria sottobanco, giacché non può farlo con le carte in<br />
regola. Poi rientra nei ranghi e decide <strong>di</strong> restare. È arrabbiata coi giu<strong>di</strong>ci che se<br />
ne fregano <strong>di</strong> lei. A loro volta gli educatori scrivono al Tribunale che per<br />
Gabriela ci vuole una comunità <strong>di</strong>versa, più adatta <strong>della</strong> loro. Una comunità che<br />
non esiste.<br />
Joyce, 17 anni, nigeriana, ha un mal <strong>di</strong> pancia da impazzire<br />
Joyce ha un forte mal <strong>di</strong> pancia. Sarà che la maman le ha fatto ingerire delle<br />
pillole strane. Sarà che prima era incinta. Sarà che quello per lei era il secondo<br />
anno <strong>di</strong> prostituzione sulla strada, e il secondo aborto. Sarà che il debito con la<br />
maman non è ancora saldato e quella è anche capace <strong>di</strong> farla ammazzare.<br />
Joyce è in piena emorragia quando arriva in ospedale e insieme alle cure<br />
scopre che lo Stato italiano può inserirla in un programma <strong>di</strong> protezione. Entra<br />
in una comunità, si mette a stu<strong>di</strong>are e a lavorare. Rimarrà in luogo protetto fino<br />
ai ventun anni.<br />
5.2. La tratta dei minori e i proce<strong>di</strong>menti ex art. 25bis<br />
“La prostituzione minorile è un fenomeno tutt’altro che semplice da<br />
rappresentare. I termini più appropriati per una sua connotazione sembrano<br />
ad<strong>di</strong>rittura quelli <strong>di</strong> negato e sommerso” (C. Barlucchi, 2009). Impossibile<br />
quantificare il fenomeno e <strong>di</strong>fficile anche descriverlo nella sua interezza, sia<br />
perché lo sfruttamento <strong>della</strong> prostituzione, anche <strong>di</strong> maggiorenni, è <strong>di</strong> per sé<br />
reato e quin<strong>di</strong> celato per quanto possibile alle autorità, sia per ragioni<br />
specifiche riguardanti i minori <strong>di</strong> età. Molti <strong>di</strong> questi ragazzi, anche se non tutti,<br />
sono stranieri non accompagnati vittime <strong>di</strong> tratta. È il caso dei 26 giovani <strong>di</strong> cui<br />
in questa sede ci occupiamo.<br />
“La tratta è un fenomeno che riguarda bambini e adolescenti <strong>di</strong> ambo i sessi<br />
provenienti da Paesi caratterizzati da gravi <strong>di</strong>fficoltà economiche, sociali e<br />
politiche, tra cui: povertà, <strong>di</strong>soccupazione, <strong>di</strong>stribuzione dei red<strong>di</strong>ti fortemente<br />
ineguale, inadeguate politiche <strong>di</strong> impiego, deprivazione culturale, privazione <strong>di</strong><br />
un ambiente familiare adeguato, fallimentari o assenti politiche migratorie, crisi<br />
umanitarie, conflitti regionali, <strong>di</strong>sastri ambientali, <strong>di</strong>scriminazione su base <strong>di</strong><br />
genere o appartenenza etnica, assenza <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> welfare adeguati” 1 . La<br />
1 Il <strong>Gruppo</strong> CRC è un coor<strong>di</strong>namento composto da 86 associazioni italiane che si occupano del<br />
monitoraggio <strong>della</strong> Convenzione ONU sui <strong>di</strong>ritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Nato<br />
nel 2001, in questi anni ha redatto perio<strong>di</strong>ci rapporti sui <strong>di</strong>ritti dei bambini e degli adolescenti,<br />
tutti consultabili in rete al sito http://www.gruppocrc.net/-documenti-. Queste righe sono tratte<br />
da I <strong>di</strong>ritti dei bambini e degli adolescenti in Italia, 2° Rapporto supplementare alle Nazioni<br />
Unite sul monitoraggio <strong>della</strong> Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, pp.<br />
167
tratta dei minori ha molte forme: il lavoro nero, l’accattonaggio, attività illegali <strong>di</strong><br />
varia natura e, appunto, la prostituzione.<br />
“Le organizzazioni criminali gestiscono questo red<strong>di</strong>tizio settore <strong>di</strong> sfruttamento<br />
utilizzando modalità organizzative e gestionali finalizzate a massimizzare i<br />
profitti e a ridurre al minimo i potenziali rischi”, spiegava Marco Bufo,<br />
rappresentante del <strong>Gruppo</strong> CRC, durante una au<strong>di</strong>zione sulla prostituzione<br />
minorile presso la Commissione Parlamentare Infanzia il 5 maggio 2009. “L’alta<br />
mobilità, un articolato supporto logistico-organizzativo, e un severo controllo<br />
sono le tecniche adottate per evitare <strong>di</strong> essere intercettati dalle forze <strong>di</strong> polizia.<br />
Per sfuggire alle sanzioni penali, gli sfruttatori, oltre a obbligare le minori a<br />
<strong>di</strong>chiarare sempre la maggiore età – l’identificazione dei minori coinvolti nella<br />
prostituzione costituisce uno dei problemi principali – tendono a spostarle<br />
ripetutamente sia all’interno <strong>della</strong> stessa città, che in altre aree geografiche<br />
italiane e anche in <strong>di</strong>versi luoghi all’aperto, come le strade, o al chiuso come gli<br />
appartamenti, generando quin<strong>di</strong> un fenomeno in gran parte sommerso,<br />
invisibile”. Proprio la prostituzione minorile in appartamenti e alberghi sarebbe<br />
in crescita, (non in night club riservati più spesso a persone maggiorenni), il<br />
che rende ancora più <strong>di</strong>fficile l’intervento delle forze <strong>di</strong> polizia o delle unità <strong>di</strong><br />
strada. In Emilia Romagna all’interno del progetto Oltre la Strada 2 , promosso<br />
dalla Regione e dalle amministrazioni locali, un primo monitoraggio è in corso<br />
attraverso gli annunci sui giornali pubblicitari.<br />
Sul tema <strong>della</strong> prostituzione minorile il Ministero del lavoro, <strong>della</strong> salute e delle<br />
politiche sociali ha promosso una importante indagine conoscitiva <strong>di</strong> tipo<br />
qualitativo, pubblicata nella collana dei Quaderni dell’Istituto degli Innocenti <strong>di</strong><br />
Firenze (C. Barlucchi, op. cit.), realizzata attraverso interviste a testimoni<br />
privilegiati – operatori dei servizi, del terzo settore, delle forze dell’or<strong>di</strong>ne e<br />
<strong>della</strong> magistratura or<strong>di</strong>naria e minorile – allo scopo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re la<br />
comprensione del fenomeno sotto il profilo sia sociale sia giu<strong>di</strong>ziale.<br />
Il rapporto tratteggia una prostituzione minorile in crescita, sia per i maschi che<br />
per le femmine, italiana e straniera. Accanto ai minori albanesi, nigeriani e<br />
sudamericani si sono inseriti in anni recenti ragazzi e ragazze provenienti<br />
dall’Est, soprattutto Romania. L’età me<strong>di</strong>a dei minori tende ad abbassarsi e a<br />
174-5, realizzato dal <strong>Gruppo</strong> CRC e pubblicato nel novembre 2009 sul sito<br />
http://www.gruppocrc.net/IMG/pdf/2_Rapporto_supplementare-2.pdf.<br />
2 La Regione Emilia-Romagna attraverso il progetto Oltre la Strada (attivo dal 1996, ma così<br />
denominato solo tre anni più tar<strong>di</strong>) promuove un sistema integrato <strong>di</strong> interventi sociali e sociosanitari<br />
nel campo <strong>della</strong> prostituzione e nel campo <strong>della</strong> lotta alla tratta e allo sfruttamento <strong>di</strong><br />
esseri umani. È attuato da un’ampia rete territoriale costituita da enti locali e soggetti del terzo<br />
settore e si occupa <strong>di</strong> tutelare persone vittime <strong>di</strong> sfruttamento nelle sue <strong>di</strong>verse forme<br />
(sessuale, lavorativo, accattonaggio, attività illegali), <strong>di</strong> espianto <strong>di</strong> organi, riduzione e<br />
mantenimento in schiavitù, tratta <strong>di</strong> esseri umani.<br />
168
coinvolgere un numero sempre più ampio <strong>di</strong> preadolescenti (dai 10-12 anni)<br />
che ai clienti trasmetterebbero un senso <strong>di</strong> sicurezza rispetto all’HIV e più in<br />
generale una sensazione <strong>di</strong> potere.<br />
Molti <strong>di</strong> questi adolescenti sono <strong>di</strong> etnia rom, provengono da situazioni <strong>di</strong><br />
oggettivo degrado e intraprendono la prostituzione come possibilità <strong>di</strong><br />
guadagno per la sopravvivenza. L’indagine rivela che in molti casi i “protettori”<br />
sono i familiari stessi, in seguito a situazioni <strong>di</strong> maltrattamento e <strong>di</strong> abuso<br />
iniziate all’interno <strong>della</strong> famiglia.<br />
Il <strong>Gruppo</strong> CRC, nel citato 2° Rapporto supplementare alle Nazioni Unite,<br />
in<strong>di</strong>vidua tre tipologie <strong>di</strong> soggetti coinvolti nella prostituzione minorile:<br />
- ragazze e ragazzi italiani che hanno necessità <strong>di</strong> procurarsi denaro in<br />
tempi brevi, ad es. per acquistare stupefacenti o per raggiungere beni<br />
rappresentativi <strong>di</strong> una appartenenza <strong>di</strong> status;<br />
- ragazze straniere rapite o portate in Italia con l’inganno, con la promessa <strong>di</strong><br />
lavorare o stu<strong>di</strong>are in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> maggior agio, e poi rinchiuse in<br />
piccoli appartamenti, picchiate, violentate e avviate alla prostituzione;<br />
- ragazzi stranieri relativamente autonomi rispetto alle organizzazioni<br />
criminali ma particolarmente a rischio in quanto poco attenti nella tutela<br />
<strong>della</strong> loro salute. Praticano la prostituzione in modo non esclusivo,<br />
trovandosi coinvolti anche in furti o altre azioni illegali. Quando sono rom<br />
tengono nascosto alla famiglia questa forma <strong>di</strong> sostentamento perché<br />
verrebbe considerata una vergogna inaccettabile. Diversi <strong>di</strong> questi ragazzi<br />
sono sposati con figli e non si considerano omosessuali.<br />
Secondo le rilevazioni del gruppo CRC i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> reclutamento delle ragazze<br />
straniere per avviarle alla prostituzione possono <strong>di</strong>fferire a seconda del gruppo<br />
nazionale ma sono molto simili a quelli utilizzati per le donne maggiorenni. “Il<br />
livello <strong>di</strong> assoggettamento e <strong>di</strong> sfruttamento nel caso delle minori può essere<br />
ritenuto più grave e più intenso proprio a causa <strong>della</strong> giovane età e dello scarso<br />
capitale sociale e culturale a <strong>di</strong>sposizione, che può impe<strong>di</strong>re loro <strong>di</strong> ribellarsi e<br />
<strong>di</strong> riconoscersi come vittime <strong>di</strong> un grave reato” 3 .<br />
5.3. Recenti tendenze nel fenomeno <strong>della</strong> prostituzione minorile<br />
Il rapporto dell’associazione Save the Children pubblicato nell’agosto 2010<br />
documenta una <strong>di</strong>minuzione dei minori stranieri fatti venire in Italia per la<br />
prostituzione e un aumento <strong>di</strong> coloro che, giunti nel nostro Paese senza<br />
accompagnamento, vengono successivamente avvicinati dalle organizzazioni<br />
criminali. Questo <strong>di</strong>penderebbe anche dalla introduzione <strong>della</strong> legge 94/09 in<br />
materia <strong>di</strong> sicurezza pubblica che restringe i criteri per la regolarizzazione in<br />
3 Dalla trascrizione <strong>della</strong> citata au<strong>di</strong>zione presso la Commissione Parlamentare per l’Infanzia,<br />
pag. 3.<br />
169
Italia alla maggiore età, aumentando il rischio per tanti ragazzi prossimi ai 18<br />
anni <strong>di</strong> cadere nelle mani <strong>di</strong> sfruttatori che approfittano del loro status<br />
irregolare. A questo si aggiunge l’introduzione del reato <strong>di</strong> ingresso e soggiorno<br />
illegale che rende ancora più precaria la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questi giovani quasi o<br />
neo-maggiorenni.<br />
Da maggio 2009 il respingimento delle migrazioni via mare e gli accor<strong>di</strong> tra<br />
Italia e Libia sul controllo delle migrazioni dai Paesi africani hanno mo<strong>di</strong>ficato le<br />
forme <strong>di</strong> ingresso nel nostro Paese.<br />
“Il drastico ri<strong>di</strong>mensionamento degli arrivi via mare in seguito alle pratiche <strong>di</strong><br />
rinvio dei migranti alla frontiera messe in atto dal Governo italiano a partire da<br />
maggio 2009 e, soprattutto, al pattugliamento congiunto italo-libico del paese<br />
nordafricano, ha inciso sul flusso delle giovani provenienti dalla Nigeria. Alcuni<br />
operatori hanno ravvisato la ripresa <strong>della</strong> rotta aerea che comporta un debito<br />
più elevato da ripagare, mentre su strada si continuano a intercettare le<br />
ragazze che sono arrivate in Italia via mare, sbarcando in Sicilia per poi<br />
spostarsi.<br />
Spesso hanno già subito gravi forme <strong>di</strong> sfruttamento, soprattutto sessuale, nel<br />
corso del loro viaggio dalla Nigeria attraverso la Libia dove molte <strong>di</strong> esse sono<br />
state trattenute. In particolare le minori, una volta in Sicilia, generalmente<br />
soggiornano per un breve periodo presso le comunità <strong>di</strong> accoglienza per minori<br />
dell’isola, dove può accadere che prendano contatti con l’esterno e siano<br />
indotte a fuggire in <strong>di</strong>verse città italiane” (Save the Children Italia onlus, 2010,<br />
p. 1).<br />
La l.n. 94/09 "Disposizioni in materia <strong>di</strong> sicurezza pubblica" affronta il tema<br />
<strong>della</strong> prostituzione minorile all’art. 29 laddove prevede che “le <strong>di</strong>sposizioni<br />
relative al rimpatrio assistito […] si applicano ai minori citta<strong>di</strong>ni dell'Unione<br />
europea non accompagnati presenti nel territorio dello Stato che esercitano la<br />
prostituzione, quando sia necessario nell'interesse del minore stesso, secondo<br />
quanto previsto dalla Convenzione sui <strong>di</strong>ritti del fanciullo del 20 novembre<br />
1989, ratificata ai sensi <strong>della</strong> legge 27 maggio 1991, n. 176”.<br />
Una particolare applicazione del rimpatrio assistito, questa volta a carico dei<br />
minori rumeni, è regolata dalla “Direttiva sulla gestione <strong>della</strong> presenza dei<br />
minori rumeni non accompagnati o in <strong>di</strong>fficoltà presenti sul territorio italiano”<br />
emanata con circolare del Ministero dell’Interno il 10 gennaio 2009 in<br />
attuazione all’Accordo italo-romeno sulla cooperazione per la protezione dei<br />
minori stranieri non accompagnati. La Direttiva in oggetto <strong>di</strong>segna la procedura<br />
per il rimpatrio dei minori romeni in <strong>di</strong>fficoltà sul territorio italiano, procedura<br />
che, pur affidata ad una molteplicità <strong>di</strong> soggetti (tra cui un assistente sociale<br />
<strong>della</strong> Prefettura per curare il progetto <strong>di</strong> rientro), e non sembra prevedere criteri<br />
precisi in base ai quali stabilire se quel minore può o meno essere riportato nel<br />
proprio Paese, né in<strong>di</strong>ca situazioni nei quali il rientro non deve avvenire.<br />
170
Prevede invece le modalità con cui, per due anni, l’Organismo centrale <strong>di</strong><br />
raccordo (OCR) per la protezione dei minori stranieri non accompagnati deve<br />
verificare la corretta attuazione del progetto e la sicurezza del minore. Il tema è<br />
rilevante data la cospicua presenza <strong>di</strong> minori romeni tra i giovani indotti alla<br />
prostituzione. Una applicazione poco accorta o frettolosa <strong>della</strong> Direttiva<br />
potrebbe riportare molti <strong>di</strong> loro in Romania riunendoli alla stessa famiglia che li<br />
ha avviati allo sfruttamento sessuale, ovvero ad una famiglia che non c’è.<br />
Il tema si pone più ampiamente nella <strong>di</strong>scussione del <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge S 1079<br />
del 2008 recante misure contro la prostituzione laddove stabilisce “l’obbligo <strong>di</strong><br />
rimpatrio dei minori stranieri non accompagnati, al fine <strong>di</strong> realizzare il loro<br />
ricongiungimento familiare. A tale scopo, è rimessa ad un apposito<br />
regolamento la fissazione delle modalità <strong>di</strong> riconsegna alle autorità nazionali<br />
dei minori stranieri, in base ai principi <strong>di</strong> accelerazione e semplificazione delle<br />
relative procedure, garanzia dell’unità familiare del minore e osservanza <strong>di</strong><br />
misure <strong>di</strong> protezione” 4 .<br />
Il documento “Prostituzione e tratta, <strong>di</strong>ritti e citta<strong>di</strong>nanza, le proposte <strong>di</strong> chi<br />
opera sul campo”, sottoscritto da 116 enti pubblici e non profit del settore, è al<br />
riguardo molto esplicito nel porre in primo piano i <strong>di</strong>ritti del minore: “Un minore<br />
dovrebbe essere rimpatriato nel proprio Paese d’origine soltanto se tale misura<br />
corrisponde alla realizzazione del suo superiore interesse”, per in<strong>di</strong>viduare il<br />
quale “il minore deve essere ascoltato e la sua opinione deve essere tenuta in<br />
debito conto, considerati la sua età e il grado <strong>di</strong> maturità” 5 . Andrebbe operata<br />
altresì una attenta valutazione dei rischi connessi al rimpatrio, poiché spesso i<br />
minori coinvolti nella prostituzione sono privi <strong>di</strong> famiglia e <strong>di</strong> assistenza ovvero<br />
vivono in situazioni <strong>di</strong> grave <strong>di</strong>sagio o, ancora, sono stai venduti dalla famiglia<br />
per entrare nel circuito <strong>della</strong> prostituzione pertanto quella famiglia non può<br />
essere un luogo sicuro al quale tornare.<br />
5.4. La prostituzione minorile in Emilia Romagna<br />
Le stime più recenti sulla prostituzione in Emilia Romagna si devono<br />
all’osservazione e all’esperienza degli operatori delle Unità <strong>di</strong> Strada de<strong>di</strong>cate<br />
alla lotta alla tratta nell’ambito del progetto Oltre la Strada (Regione Emilia-<br />
Romagna, report 2008). Secondo queste informazioni le persone che si<br />
prostituivano in strada erano 1.430 nel 2006, 1.860 nel 2007. Gli operatori<br />
4 Dalla Relazione introduttiva al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> legge S 1079 del 2008 “Misure contro la<br />
prostituzione” presentato al Senato il 6 ottobre 2008.<br />
5 Documento Prostituzione e Tratta, Diritti e Citta<strong>di</strong>nanza – Le proposte <strong>di</strong> chi opera sul campo,<br />
a cura <strong>di</strong> Asgi, Associazione <strong>Gruppo</strong> Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana,<br />
Coor<strong>di</strong>namento Nazionale Comunità <strong>di</strong> Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle<br />
Prostitute, Comune <strong>di</strong> Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children, p.<br />
7.<br />
171
itenevano che i minorenni potessero rappresentare il 10-12%, una quota non<br />
verificabile in quanto, come si è detto, i giovanissimi sulla strada vengono<br />
addestrati a mantenere nascosta la loro età.<br />
Più <strong>di</strong>fficile la stima <strong>di</strong> persone coinvolte nella prostituzione al chiuso. Ci sono<br />
però “osservazioni qualitative e stime in<strong>di</strong>rette, legate alle competenze<br />
maturate in anni <strong>di</strong> lavoro da operatrici e operatori dei progetti territoriali, alle<br />
esperienze <strong>di</strong> monitoraggio realizzate in alcuni territori negli ultimi anni sugli<br />
annunci personali pubblicati da quoti<strong>di</strong>ani e giornali specializzati, alle attività <strong>di</strong><br />
<strong>ricerca</strong>, monitoraggio e sperimentazione realizzate tra il 2007 ed il 2008 dal<br />
progetto regionale “Invisibile”, de<strong>di</strong>cato appunto alla prostituzione al chiuso”<br />
(Regione Emilia Romagna, report 2008, p.11). Il rapporto regionale rilevava<br />
una forte crescita <strong>della</strong> prostituzione indoor, anche autonoma cioè svincolata<br />
dallo sfruttamento e dalla tratta, con un numero <strong>di</strong> persone coinvolte almeno<br />
pari a quello rilevabile in strada. In questo caso non è stato possibile<br />
quantificare il coinvolgimento <strong>di</strong> minori.<br />
I dati rilevati con la nostra <strong>ricerca</strong> sono ben altra cosa.<br />
5.5. I dati in sintesi<br />
Nel triennio 2006-2008 sono stati avviati 26 proce<strong>di</strong>menti amministrativi ex art.<br />
25 bis per minori indotti alla prostituzione. Si è passati da 6 minori nel 2006 e<br />
2007, ai 14 del 2008. Il loro incremento è simile a quello complessivamente<br />
osservabile negli altri proce<strong>di</strong>menti amministrativi.<br />
Il dato più rilevante per questi proce<strong>di</strong>menti è la non conoscenza dei minori<br />
coinvolti. Per questo, prima ancora <strong>di</strong> tentare un profilo dei giovani segnalati,<br />
riteniamo utile esplicitare le fonti in nostro possesso, che sono poi quelle in<br />
possesso dei giu<strong>di</strong>ci minorili nel tentativo <strong>di</strong> costruire un progetto rieducativo<br />
valido per questi ragazzi. La frequenza con cui determinati incartamenti<br />
compaiono spiega già bene in che modo questi ragazzi vengono incontrati e<br />
successivamente presi in carico dal sistema dei servizi.<br />
a. Di quali informazioni <strong>di</strong>sponiamo<br />
Quasi tutti i fascicoli contengono un rapporto delle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne; sono<br />
questi gli unici operatori che hanno un contatto <strong>di</strong>ffuso con i minori indotti alla<br />
prostituzione, sia pure in tempi brevissimi. Poco più <strong>della</strong> metà vengono<br />
presentati anche da una relazione dei servizi sociali ma, anche quando è<br />
presente, in molti casi la relazione è lì a <strong>di</strong>chiarare la scarsità <strong>di</strong> conoscenze<br />
raggiunte (Tab. 33).<br />
Ci sono dei certificati sanitari, prima fonte <strong>di</strong> segnalazione in casi in cui questi<br />
minori, oggetto <strong>di</strong> violenza sulla strada o fisicamente debilitati per altre ragioni,<br />
hanno dovuto rivolgersi ad una struttura sanitaria e così hanno dato notizia <strong>di</strong><br />
172
sé. Ricor<strong>di</strong>amo tra questi una ragazza che, dopo essere fuggita dalla comunità,<br />
vi è poi rientrata con maggiore successo in una seconda occasione. Il rapporto<br />
con gli operatori si è creato casualmente: ha avuto un incidente mentre si<br />
prostituiva, è stata portata in ospedale e, durante la degenza, si è costruito un<br />
rapporto <strong>di</strong> fiducia con l’assistente sociale del servizio minori che si recava a<br />
farle visita. Da lì l’inserimento comunitario e la possibilità <strong>di</strong> avviare un progetto<br />
rieducativo, sia pure irto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Le relazioni delle comunità <strong>di</strong> inserimento, in proporzione ancora più frequenti<br />
che per i minori segnalati ex art. 25, quasi sempre si limitano a registrare<br />
ingressi e subitanee fughe. Ed è sintomatico che soltanto 8 minori siano stati<br />
ascoltati in tribunale, neppure un terzo dell’insieme, a riprova <strong>di</strong> quanto sia<br />
<strong>di</strong>fficile dare loro un supporto continuativo nel tempo.<br />
Tab. 33 - INDOTTI ALLA PROSTITUZIONE<br />
Fonti documentali<br />
Art. 25bis Art. 25<br />
Fonti documentali<br />
V.A. % V.A. %<br />
verbali / rapporti FF.OO. 23 88,5 199 76,8<br />
relazioni servizi EE.LL. 14 53,8 237 91,5<br />
verbali u<strong>di</strong>enze T.M. 8 30,8 222 85,7<br />
relazioni comunità <strong>di</strong> inserimento 8 30,8 53 20,5<br />
referti/certificati sanitari 4 15,4 66 25,5<br />
lettere doc. autografi minore 1 3,8 10 3,9<br />
referti/certificati specialistici 0 0,0 33 12,7<br />
memorie/procure legali 0 0,0 17 6,6<br />
lettere doc. autografi altri 0 0,0 28 10,8<br />
Comunicazioni delle autorità<br />
scolastiche<br />
0 0,0 45 17,4<br />
N° proce<strong>di</strong>menti<br />
in valore assoluto 26 259<br />
b. I dati socioanagrafici<br />
Gli adolescenti segnalati per esercizio <strong>della</strong> prostituzione sono 23 ragazze e 3<br />
ragazzi e hanno un’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 16 anni e mezzo. Più in dettaglio, troviamo 3<br />
minori sotto i 16 anni e 23 che hanno superato questa soglia <strong>di</strong> età. La maggior<br />
parte viene dalla Romania (Tab. 34).<br />
Sono tutti minori stranieri non accompagnati vittima <strong>di</strong> tratta e provengono da:<br />
Bulgaria (1 ragazza), Nigeria (3 ragazze), Romania (2 ragazzi e 17 ragazze),<br />
Zimbabwe (1 ragazza), e minori rom (1 ragazzo e 1 ragazza). Non è possibile<br />
173
essere certi <strong>della</strong> <strong>di</strong>stinzione tra rom e romeni perché il dato sfugge alle poche<br />
carte in nostro possesso.<br />
Per 15 ragazzi non sappiamo neppure quando sono arrivati in Italia. Tutti agli<br />
altri, se esclu<strong>di</strong>amo la ragazza rom giunta all’età <strong>di</strong> 5 anni, sono entrati nel<br />
nostro Paese tra il 2004 e il 2008 ad un’età variabile tra i 15 e i 17 anni. Uno si<br />
è appoggiato ai fratelli, 14 a parenti o conoscenti non meglio identificati (che<br />
coincidono o sono stati procurati dagli sfruttatori), per 11 il dato non è presente.<br />
Tab. 34 - INDOTTI ALLA PROSTITUZIONE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 0 0 0 0 0 0,0 0,0<br />
14-15 anni 0 3 0 3 3 11,5 3,4<br />
16 anni e oltre 3 20 0 23 23 88,5 14,7<br />
tot. profilo 3 23 0 26 26<br />
% profilo 11,5 88,5 0,0 100,0 100,0<br />
% sui totali 1,7 20,4 0,0 20,8 9,1<br />
Rispetto alla sud<strong>di</strong>visione <strong>della</strong> regione in Aree Vaste possiamo <strong>di</strong>re che questi<br />
proce<strong>di</strong>menti hanno interessato in 5 casi l’area Ovest, in 9 casi l’area Centro<br />
(Bologna e Ferrara) e nei 2 restanti la Romagna. C’era poi una ragazza seguita<br />
da servizi fuori regione ma incontrata in Emilia Romagna, e altri 9 giovani che<br />
non è stato possibile ricollegare ad un’area specifica.<br />
Al momento dell’apertura del proce<strong>di</strong>mento 4 si trovavano in comunità, 17<br />
erano senza fissa <strong>di</strong>mora o irreperibili, 5 erano presso i loro sfruttatori.<br />
Il collocamento in struttura è una esperienza vissuta da 14 minori. Tra questi, 7<br />
hanno trascorso lì poche ore, una notte, un giorno, per poi fuggire. Per una<br />
ragazza romena abbiamo ritrovato traccia <strong>di</strong> 7 inserimenti e altrettante fughe,<br />
altre due sono entrate in struttura e fuggite per due volte. C’è poi una ragazza<br />
romena che si è trattenuta 15 giorni e 4 che si sono fermate per alcuni mesi,<br />
dalla segnalazione che ha dato luogo al proce<strong>di</strong>mento fino alla sua chiusura. Si<br />
tratta <strong>di</strong> due ragazze romene, una rom e la giovane dello Zimbabwe.<br />
L’intero <strong>di</strong>scorso è coniugato al femminile in quanto per i maschi abbiamo<br />
meno informazioni: uno è entrato in comunità e fuggito dopo poche ore, degli<br />
altri due non sappiamo. Abbiamo però notizia che un ragazzo romeno è stata<br />
oggetto <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> rimpatrio assistito mai eseguito.<br />
c. La famiglia. L’esperienza scolastica e lavorativa<br />
Conosciamo poco le famiglie <strong>di</strong> provenienza <strong>di</strong> questi ragazzi (Tab. 35). Nel<br />
paese d’origine 4 stavano con entrambi i genitori, 4 con la madre sola e 1 con<br />
174
la madre e il nuovo compagno; 7 erano affidati ad altre persone e degli ultimi<br />
10 non sappiamo <strong>di</strong>re.<br />
Per chi non vive con entrambe le figure parentali, e sono la maggioranza, il<br />
vissuto familiare è segnato dall’esperienza dell’abbandono: 4 avevano subito il<br />
lutto <strong>di</strong> uno o entrambi i genitori, 2 avevano ancora in vita il genitore non<br />
convivente e per gli altri non è certo. Sappiamo però che, dove si ha notizia <strong>di</strong><br />
un genitore non convivente, i rapporti sono interrotti da anni, tanto da non poter<br />
riferire se quel genitore sia ancora vivo oppure no.<br />
Tab. 35 - INDOTTI ALLA PROSTITUZIONE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo vede<br />
da anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
Tot. genitori<br />
non presenti<br />
con<br />
4 15,4 3,3 — — — — — — — —<br />
entrambi<br />
i genitori<br />
con<br />
4 15,4 5,7 — 1 — — — 3 — 4<br />
madre<br />
sola<br />
con<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
padre<br />
solo<br />
con<br />
1 3,8 2,9 — — — — — — 1 1<br />
madre<br />
e nuovo<br />
partner<br />
con<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
padre<br />
e nuova<br />
partner<br />
Altro 7 26,9 31,8 — — 1 — — 1 5 7<br />
n.r. 10 38,5 90,9 — — — — — — 10 10<br />
Totali 26 100,0 9,1 — 1 1 — — 4 16 22<br />
% 4,5 4,5 18,2 72,7 100,0<br />
Nove ragazze hanno dei fratelli naturali in numero variabile da 1 a 7 mentre per<br />
gli altri non sappiamo.<br />
Il padre <strong>di</strong> una delle ragazze romene ha seri problemi <strong>di</strong> salute, per tutti gli altri<br />
175
non conosciamo né il lavoro svolto né le eventuali problematicità. Ancora meno<br />
sappiamo delle madri: 1 è casalinga, un’altra è <strong>di</strong>soccupata, un’altra ancora<br />
lavora in proprio.<br />
Le notizie sulla scolarità (Tab. 36) sono presto dette: 2 minori avevano<br />
conseguito nel Paese d’origine la licenza elementare e 7 la licenza me<strong>di</strong>a, non<br />
sappiamo se con bocciature o meno. L’informazione sulla scuola è del tutto<br />
assente per i restanti 17 adolescenti.<br />
Nei pochi casi in cui l’aggancio con i servizi ha funzionato i minori sono arrivati<br />
al tribunale con un abbozzo <strong>di</strong> progetto già avviato. Per questo 4 risultano<br />
studenti e uno è in borsa-lavoro.<br />
Tab. 36 - INDOTTI ALLA PROSTITUZIONE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 0 4 — — 4 15,4<br />
in tirocinio/borsa lavoro 0 1 — — 1 3,8<br />
lavoratore 0 0 — — 0 0,0<br />
<strong>di</strong>soccupato 1 1 — — 2 7,7<br />
altro 0 0 — — 0 0,0<br />
n.r. 1 1 17 — 19 73,1<br />
Totali 2 7 17 — 26 100,0<br />
% 7,7 26,9 65,4 0,0<br />
d. Perché si è aperto il proce<strong>di</strong>mento e quali esperienze hanno vissuto<br />
precedentemente<br />
Se il motivo <strong>della</strong> segnalazione è sempre la prostituzione, 2 maschi (un rom e<br />
un romeno) hanno anche commesso un furto fuori da un contesto scolastico o<br />
familiare e sono stati denunciati per estorsione.<br />
Tutti i minori <strong>di</strong> cui stiamo parlando sono vittime <strong>della</strong> tratta e per 17 <strong>di</strong> questi<br />
non abbiamo informazioni sufficienti a farci comprendere il loro percorso.<br />
Per i nove minori <strong>di</strong> cui abbiamo maggiori notizie (Graf. 18) ricor<strong>di</strong>amo che una<br />
ragazza ha vissuto in una famiglia con problemi <strong>di</strong> salute importanti a carico del<br />
padre, 4 hanno subito la morte <strong>di</strong> almeno un genitore, 3 ragazze romene hanno<br />
riferito con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> estrema povertà nel loro Paese e 7 (2 ragazzi e 3 ragazze<br />
romene, 2 ragazze nigeriane) hanno raccontato <strong>di</strong> essere stati avviati alla<br />
176
prostituzione forzatamente, dopo una “iniziazione” a cura dello sfruttatore. Può<br />
darsi che questi o altri eventi siano avvenuti anche ad altri, ma è una<br />
informazione non presente nel fascicolo.<br />
Graf. 18 – Difficoltà incontrate in ambito familiare - v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
0<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
0<br />
Salute psicologica<br />
0<br />
Conflitti<br />
0<br />
0<br />
Violenza assistita<br />
0<br />
Maltrattamenti<br />
1<br />
Mancanza genitore (*)<br />
4<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
1<br />
4<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni<br />
Abbandono<br />
0<br />
2<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce “Mancanza genitore” sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il genitore<br />
non convivente con quelli ch enon lo vedono da anni.<br />
e. I percorsi giu<strong>di</strong>ziari<br />
La richiesta <strong>della</strong> Procura contenuta nei ricorsi che danno avvio ai proce<strong>di</strong>menti<br />
ex art. 25 bis è l’affidamento ai servizi e il collocamento in comunità educativa.<br />
Ulteriori <strong>di</strong>spositivi suggeriti dal PM sono il supporto psicologico (per 18 minori<br />
su 26), la nomina del curatore/tutore (13 minori) ed altre richieste che possono<br />
comprendere il proseguimento del provve<strong>di</strong>mento fino al 21° anno <strong>di</strong> età o il<br />
rimpatrio assistito del minore.<br />
Il Tribunale per i minorenni ha emesso un decreto per 13 minori, non ritenendo<br />
<strong>di</strong> provvedere per coloro che dopo la segnalazione si sono resi irreperibili<br />
fuggendo dalla comunità. Inoltre è stato quasi sempre prevista la nomina <strong>di</strong> un<br />
curatore/tutore (in 10 provve<strong>di</strong>menti), il supporto psicologico (5 minori) o altri<br />
interventi (5).<br />
177
178<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Graf. 19<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI<br />
FURTO<br />
COMPORTAM.<br />
SESSUALE A RISCHIO<br />
FURTO ALTRI LUOGHI<br />
FUGHE COMUNITA'<br />
PROSTITUZIONE<br />
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
FATTI COMMESSI DA "INDOTTE/I ALLA PROSTITUZIONE"<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
f. Un intreccio <strong>di</strong> competenze dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria<br />
Accanto al proce<strong>di</strong>mento amministrativo sono aperti, per gli stessi ragazzi, 1<br />
solo proce<strong>di</strong>mento civile e 5 penali, questi ultimi riferiti a fatti che sarebbero<br />
avvenuti in età imputabile, 2 conclusi e 3 in corso.<br />
I reati contestati sono: furto (3 minori), atti contro la pubblica decenza,<br />
turpiloquio (2), estorsione (1), rapina (1), uso <strong>di</strong> atto falso (1), falsa attestazione<br />
a pubblico ufficiale (1), riciclaggio (1).<br />
g. Le segnalazioni, ovvero, chi si preoccupa per loro<br />
Proprio in quanto MSNA questi ragazzi sono generalmente sconosciuti ai<br />
servizi fino al momento <strong>della</strong> segnalazione e spesso lo rimangono anche in<br />
seguito. Erano già noti soltanto 2 minori, una ragazza nigeriana e un ragazzo<br />
rumeno.<br />
La segnalazione giunge in Procura dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne (18 minori), dall’ente<br />
locale (6), dal minore stesso (4), dai servizi sanitari (1), da un passante<br />
coinvolto dalla minore (1).<br />
5.6. Appunti sulla prevenzione e sull’intervento<br />
“Come ampiamente riconosciuto, i minorenni prostituiti sono i più <strong>di</strong>fficili da<br />
trattare: l’intreccio degli eventi socioculturali, psichici e relazionali che li<br />
“imprigionano” in questa realtà drammatica è talmente complesso che per<br />
riscattarli si rende necessaria l’articolazione reciproca <strong>di</strong> interventi psicologici,<br />
sociali e giu<strong>di</strong>ziali. Allo stato attuale delle cose, quali azioni vengono intraprese<br />
per liberarli dal dramma in cui si trovano?” (C. Barlucchi, op. cit., p. 3).<br />
a. I programmi <strong>di</strong> protezione ex art. 18 DLgs 286/98<br />
I percorsi <strong>di</strong> aiuto documentati dalle indagini <strong>di</strong> carattere nazionale<br />
comprendono l’accoglienza, la costruzione <strong>di</strong> un progetto rieducativo, la<br />
consulenza psicologica e legale. I molti giovani stranieri possono essere inseriti<br />
in un programma <strong>di</strong> protezione ai sensi del DLgs. 286/98 che, all’art. 18,<br />
garantisce protezione alle vittime <strong>di</strong> violenza o grave sfruttamento: “Quando,<br />
nel corso <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> polizia, <strong>di</strong> indagini o <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento per taluno<br />
dei delitti <strong>di</strong> cui all'articolo 3 <strong>della</strong> legge 20 febbraio 1958, n. 75, o <strong>di</strong> quelli<br />
previsti dall'articolo 380 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura penale, ovvero nel corso <strong>di</strong><br />
interventi assistenziali dei servizi sociali degli enti locali, siano accertate<br />
situazioni <strong>di</strong> violenza o <strong>di</strong> grave sfruttamento nei confronti <strong>di</strong> uno straniero ed<br />
emergano concreti pericoli per la sua incolumità, per effetto dei tentativi <strong>di</strong><br />
sottrarsi ai con<strong>di</strong>zionamenti <strong>di</strong> un'associazione de<strong>di</strong>ta ad uno dei predetti delitti<br />
o delle <strong>di</strong>chiarazioni rese nel corso delle indagini preliminari o del giu<strong>di</strong>zio, il<br />
questore, anche su proposta del Procuratore <strong>della</strong> Repubblica, o con il parere<br />
179
favorevole <strong>della</strong> stessa autorità, rilascia uno speciale permesso <strong>di</strong> soggiorno<br />
per consentire allo straniero <strong>di</strong> sottrarsi alla violenza e ai con<strong>di</strong>zionamenti<br />
dell'organizzazione criminale e <strong>di</strong> partecipare ad un programma <strong>di</strong> assistenza<br />
ed integrazione sociale”.<br />
“Si tratta <strong>di</strong> uno strumento <strong>di</strong> grande utilità”, leggiamo nel 2° Rapporto<br />
supplementare alle Nazioni Unite del <strong>Gruppo</strong> CRC, “in quanto per l’ottenimento<br />
del permesso <strong>di</strong> soggiorno non è necessario e vincolante, come invece accade<br />
in altri Paesi, la collaborazione con le autorità competenti. Tuttavia, si registra<br />
un uso limitato <strong>di</strong> questo strumento […] in quanto oggetto <strong>di</strong> interpretazioni<br />
restrittive da parte <strong>di</strong> numerose Questure che, nonostante il chiaro dettato<br />
normativo e le circolari esplicative del Ministero dell’Interno, continuano a<br />
richiedere che la vittima sporga denuncia contro gli sfruttatori” (<strong>Gruppo</strong> CRC,<br />
2009, pp. 175-6).<br />
Gli operatori impegnati nel rapporto <strong>di</strong>retto con le persone vittime <strong>di</strong><br />
sfruttamento sessuale ritengono che questa interpretazione ponga non pochi<br />
problemi all’attivazione <strong>di</strong> un intervento. Secondo la loro esperienza, infatti, la<br />
denuncia dell’organizzazione rappresenta un obiettivo ma non può essere un<br />
requisito, perché soltanto chi si sente al sicuro può arrivare a sporgere<br />
denuncia.<br />
b. I proce<strong>di</strong>menti a tutela ex art. 25 bis <strong>della</strong> Legge Minorile<br />
Ai minori coinvolti nel mercato del sesso il proce<strong>di</strong>mento amministrativo offre<br />
un’altra possibilità <strong>di</strong> tutela legale con l’applicazione dell’art. 25 bis del r.d.l. 20<br />
luglio 1934 n. 1404, inserito dall'art. 2 <strong>della</strong> legge n. 269/1998, con la rubrica<br />
“Minori che esercitano la prostituzione o vittime <strong>di</strong> reati a carattere sessuale”:<br />
1. Il pubblico ufficiale o l'incaricato <strong>di</strong> pubblico servizio, qualora abbia notizia<br />
che un minore degli anni <strong>di</strong>ciotto esercita la prostituzione, ne dà imme<strong>di</strong>ata<br />
notizia alla Procura <strong>della</strong> Repubblica presso il tribunale per i minorenni, che<br />
promuove i proce<strong>di</strong>menti per la tutela del minore e può proporre al tribunale per<br />
i minorenni la nomina <strong>di</strong> un curatore. Il tribunale per i minorenni adotta i<br />
provve<strong>di</strong>menti utili all'assistenza, anche <strong>di</strong> carattere psicologico, al recupero e<br />
al reinserimento del minore. Nei casi <strong>di</strong> urgenza il tribunale per i minorenni<br />
procede d'ufficio.<br />
2. Qualora un minore degli anni <strong>di</strong>ciotto straniero, privo <strong>di</strong> assistenza in Italia,<br />
sia vittima <strong>di</strong> uno dei delitti <strong>di</strong> cui agli articoli 600-bis, 600-ter e 601, secondo<br />
comma, del co<strong>di</strong>ce penale, il tribunale per i minorenni adotta in via <strong>di</strong> urgenza<br />
le misure <strong>di</strong> cui al comma 1 e, prima <strong>di</strong> confermare i provve<strong>di</strong>menti adottati<br />
nell'interesse del minore, avvalendosi degli strumenti previsti dalle convenzioni<br />
internazionali, prende gli opportuni accor<strong>di</strong>, tramite il Ministero degli affari<br />
esteri, con le autorità dello Stato <strong>di</strong> origine o <strong>di</strong> appartenenza”.<br />
180
L’apertura <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mento determina un decreto <strong>di</strong> affidamento<br />
al servizio sociale, collocamento presso una comunità educativa, supporto<br />
psicologico e inserimento sociale, ovvero un progetto <strong>di</strong> rimpatrio assistito per i<br />
minori che lo preferiscono e che possono farlo in con<strong>di</strong>zioni sicure. Lungo<br />
questa via è possibile proseguire la presa in carico fino al 21° anno <strong>di</strong> età, una<br />
<strong>di</strong>lazione che può risultare molto preziosa tenendo conto del fatto che i minori<br />
incontrati sulla strada sono spesso molto vicini alla maggiore età.<br />
L’esiguo numero <strong>di</strong> adolescenti segnalati nel triennio considerato in<strong>di</strong>ca<br />
chiaramente come questo <strong>di</strong>spositivo sia sottoutilizzato e poco utile in sé a<br />
sostenere dei percorsi <strong>di</strong> uscita dalla tratta. Ricor<strong>di</strong>amo che nel solo 2007 le<br />
Unità <strong>di</strong> Strada del progetto Oltre la Strada hanno stimato in 1.860 le persone<br />
che si prostituivano in strada, <strong>di</strong> cui il 10-12% minori, e un numero<br />
probabilmente simile nella prostituzione indoor, senza poter quantificare in<br />
questo secondo caso la quota <strong>di</strong> minorenni coinvolti. Già solo sulla strada<br />
abbiamo una stima <strong>di</strong> 186-223 minori, un numero esorbitante a fronte dei 6<br />
fascicoli aperti nello stesso anno ai sensi dell’art. 25 bis.<br />
La <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> contatto con questi ragazzi e ragazze insieme all’alto numero <strong>di</strong><br />
fughe dalle strutture <strong>di</strong> accoglienza da parte dei pochi per i quali è stato aperto<br />
un fascicolo in<strong>di</strong>ca chiaramente che il proce<strong>di</strong>mento amministrativo non può<br />
essere uno strumento primario <strong>di</strong> intervento ma, al più, una buona possibilità <strong>di</strong><br />
formalizzare un percorso educativo o <strong>di</strong> sostegno, eventualmente anche<br />
proseguendolo fino al 21° anno <strong>di</strong> età, quando ci sono le con<strong>di</strong>zioni per poterlo<br />
intraprendere. Come se il proce<strong>di</strong>mento potesse fungere da buon contenitore,<br />
a patto che ci sia qualcosa con cui riempirlo. Diversamente, pur se il tribunale<br />
si sforza per accorciare i tempi e dare risposte rapide alle vite <strong>di</strong> questi ragazzi,<br />
peraltro molto prossimi alla maggiore età, i decreti restano lettera morta,<br />
<strong>di</strong>spositivi muti per ragazzi e ragazze che hanno già fatto <strong>di</strong>sperdere le loro<br />
tracce.<br />
Attualmente esistono servizi <strong>di</strong> tutela dei minori, centri <strong>di</strong> prima accoglienza,<br />
comunità educative e servizi <strong>di</strong> supporto psicologico <strong>di</strong>sposti ad accogliere<br />
minori strappati dalla prostituzione. La fase più ardua sembra essere<br />
l’aggancio, se è vero che gran parte delle ragazze <strong>di</strong> cui abbiamo notizia sono<br />
state fermate dalle forze <strong>di</strong> polizia, consegnate ad una comunità e perse <strong>di</strong><br />
vista nel giro <strong>di</strong> pochi minuti. Il <strong>di</strong>fficile è trovare la chiave per costruire relazioni<br />
<strong>di</strong> fiducia con i giovani <strong>di</strong> cui trattiamo, legami forti abbastanza da ridurre la<br />
paura <strong>di</strong> denunciare o da invitare al ripensamento chi ritiene <strong>di</strong> prostituirsi per<br />
scelta.<br />
Gli operatori intervistati nell’indagine voluta dal Ministero del Lavoro<br />
testimoniano l’importanza <strong>della</strong> motivazione del minore per un percorso che<br />
prosegua nel tempo: “quando una ragazza o un ragazzo arriva in comunità<br />
tramite le forze dell’or<strong>di</strong>ne, è stato semplicemente fermato e portato là ma al<br />
181
90% se ne andrà dopo qualche ora. Quando invece arriva con le unità <strong>di</strong><br />
strada, vuol <strong>di</strong>re che ha seguito un percorso educativo e motivazionale. Perciò<br />
si può <strong>di</strong>re che «è più facile che i minorenni arrivino con le forze dell’or<strong>di</strong>ne, ma<br />
è più facile che quelli che restano arrivino con le unità <strong>di</strong> strada»” (C. Barlucchi,<br />
op. cit., p. 27).<br />
Non può non colpirci il fatto che, nei tre anni indagati, nessun proce<strong>di</strong>mento ex<br />
art. 25 bis sia stato avviato in seguito ad una segnalazione proveniente dalle<br />
Unità <strong>di</strong> Strada del progetto Oltre la strada. Questo <strong>di</strong>pende sicuramente da<br />
vari fattori, tra cui la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> avvicinare i minori <strong>di</strong> età eludendo le raffinate<br />
strategie <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>mento messe in atto dalle organizzazioni criminali, il<br />
problema ulteriore <strong>di</strong> identificarli come minorenni e infine quello <strong>di</strong> coinvolgerli<br />
in un programma <strong>di</strong> protezione.<br />
È inoltre possibile che la scarsa conoscenza del proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
tra gli operatori sociali in genere – ve<strong>di</strong> più avanti quanto emerge dai focus con<br />
gli operatori – si allarghi all’art. 25 bis e che sia quin<strong>di</strong> opportuno proporre<br />
momenti <strong>di</strong> conoscenza reciproca tra la giustizia minorile e il sistema degli<br />
operatori che vengono in contatto con gli adolescenti prostituiti. Questo<br />
potrebbe in parte ovviare anche uno dei problemi segnalati nell’indagine del<br />
Ministero del Lavoro, ovvero le lungaggini nell’ottenimento del permesso <strong>di</strong><br />
soggiorno o il suo rilascio, da parte <strong>di</strong> alcune Questure, solo a seguito <strong>di</strong><br />
denuncia del proprio sfruttatore.<br />
c. Oltre la Strada per i minori: l’esperienza <strong>di</strong> Bologna<br />
Tra gli interventi pre<strong>di</strong>sposti dal progetto Oltre la Strada segnaliamo almeno<br />
due esperienze interessanti. La prima si è svolta a Bologna, dove l’Unità <strong>di</strong><br />
Strada ha coinvolto un’operatrice del servizio <strong>di</strong> accoglienza minori, presenza<br />
che ha permesso <strong>di</strong> incrociare i dati raccolti con quelli <strong>della</strong> locale struttura <strong>di</strong><br />
accoglienza per minorenni, e due operatori del progetto noma<strong>di</strong> per progettare<br />
interventi nel settore <strong>della</strong> prostituzione maschile.<br />
Nel campo <strong>della</strong> prostituzione femminile gli operatori hanno lavorato<br />
prevalentemente con ragazze rumene che rimanevano nello stesso posto non<br />
più <strong>di</strong> due mesi e viaggiavano <strong>di</strong> frequente tra la Spagna e l’Italia. Vengono<br />
descritte con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> particolare fragilità. “Non hanno una coscienza esatta<br />
<strong>della</strong> loro situazione/con<strong>di</strong>zione né <strong>di</strong> dove si trovano e <strong>di</strong> come ci sono<br />
arrivate. Spesso non sono in grado <strong>di</strong> rapportarsi con il territorio, con i servizi e<br />
le strutture importanti per la loro salute. Sono ragazze provenienti da situazioni<br />
familiari <strong>di</strong>fficili, da con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> estremo <strong>di</strong>sagio sociale da cui sono scappate.<br />
La sensazione è che la propria esperienza venga vissuta secondo parametri e<br />
valori completamente falsati rispetto alla realtà, e che le con<strong>di</strong>zioni presenti<br />
siano spesso un riflesso dell’esperienza passata. Molte <strong>di</strong> loro prendono<br />
coscienza del livello reale <strong>di</strong> sfruttamento a cui sono sottoposte solamente<br />
182
quando decidono <strong>di</strong> uscire o rendersi autonome. Durante il contatto con le<br />
me<strong>di</strong>atrici ostentano sicurezza, euforia e padronanza <strong>di</strong> sé. Ma alcune fanno<br />
trasparire anche una profonda ingenuità e incoscienza. Dal punto <strong>di</strong> vista delle<br />
possibilità <strong>di</strong> intervento nei confronti <strong>di</strong> questo target, ciò che si verifica quando<br />
queste giovanissime ragazze sono “intercettate” dai progetti è che non<br />
manifestano il minimo interesse, e non vi accedono: sistematicamente non<br />
accettano le proposte <strong>di</strong> aiuto e, <strong>di</strong> conseguenza, reiterano la fuga dalle<br />
strutture <strong>di</strong> accoglienza per tornare in strada” (Regione Emilia-Romagna, report<br />
2008, p. 34).<br />
Rispetto alla prostituzione minorile maschile, invece, nel 2006 sono state<br />
tenute sotto osservazione due aree <strong>della</strong> città dove sembrava svolgersi questa<br />
attività, sia pure in forma non esclusiva. Molti dei ragazzi coinvolti provenivano<br />
dai campi noma<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni. Come per Alexandru, i clienti sono “persone<br />
anziane che non sempre usano pagare con denaro come <strong>di</strong> solito avviene in<br />
questo tipo <strong>di</strong> scambio, ma offrono piuttosto una serie <strong>di</strong> aiuti (cibo, ospitalità,<br />
sigarette, bucato, vestiti) e non necessariamente sol<strong>di</strong>. La presenza <strong>di</strong> minori è<br />
evidente e […] più <strong>di</strong>fficile da approcciare, sia perché all’interno del giar<strong>di</strong>no<br />
l’Unità <strong>di</strong> strada non riesce ad entrare, sia perché l’équipe non è formata a<br />
questo tipo <strong>di</strong> contatto” (ibid. p. 36). In precedenza gli operatori <strong>di</strong> Oltre la<br />
Strada avevano svolto interventi congiunti con i servizi sociali del Comune<br />
“facendo informazione sanitaria senza fare accurato riferimento al fenomeno<br />
<strong>della</strong> prostituzione, perché dagli operatori che lavoravano all’interno <strong>di</strong> quella<br />
struttura emergeva il dato <strong>di</strong> un vero e proprio muro posto dalla comunità<br />
rispetto al tema <strong>della</strong> prostituzione. Questi ragazzi molto spesso si trovavano lì<br />
con le loro famiglie, fuori lo ammettevano, ma dentro no. In quella circostanza<br />
l’intervento fu realizzato quin<strong>di</strong> totalmente sui temi <strong>della</strong> prevenzione e<br />
dell’accesso ai servizi sanitari: fu scelto come punto <strong>di</strong> riferimento il primo<br />
<strong>di</strong>cembre, la giornata mon<strong>di</strong>ale <strong>della</strong> lotta all’Aids, riconosciuta da tutti, per<br />
<strong>di</strong>stribuire i preservativi dentro il FerrHotel, visto che tutti sostenevano <strong>di</strong> fare<br />
sesso solo con le loro donne. Invece, tutti sapevano che i ragazzi andavano<br />
fuori e si prostituivano” (ibid.).<br />
d. Oltre la Strada per i minori: l’esperienza <strong>di</strong> Rimini<br />
A Rimini il progetto Help, nodo locale <strong>della</strong> rete regionale legata ad Oltre la<br />
Strada, ha strutturato un progetto specifico sulla prostituzione minorile<br />
finanziato inizialmente – era il 1998 - con i fon<strong>di</strong> L. 285/97 e in seguito con<br />
quelli dello stesso programma regionale. Prevedeva inizialmente la creazione<br />
<strong>di</strong> un Osservatorio Permanente sulla tratta <strong>di</strong> minori destinati allo sfruttamento<br />
sessuale e una presa in carico congiunta dei minori prostituiti da parte del<br />
Progetto Help e del servizio sociale minori.<br />
183
Nel 1999, in un importante convegno, servizi pubblici, del privato sociale, del<br />
volontariato, delle ONG, funzionari dei ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno,<br />
<strong>di</strong> Grazia e Giustizia, autorità locali, tribunale per i minorenni, giu<strong>di</strong>ci tutelari,<br />
l’Osservatorio Nazionale sull’Infanzia e l’adolescenza e funzionari <strong>della</strong><br />
Regione hanno con<strong>di</strong>viso la necessità <strong>di</strong> un’attenzione specifica sulla<br />
prostituzione minorile. Il tema è stato approfon<strong>di</strong>to in un convegno nazionale a<br />
Rimini nel 2004 nel quale sono stati presentati i risultati <strong>di</strong> due importanti<br />
ricerche.<br />
Nel 2002 la Regione ha valutato che ad occuparsi <strong>di</strong> prostituzione minorile<br />
dovesse essere il Servizio Minori e non Oltre la Strada. Una decisione che è<br />
stata rivista nel tempo, date le emergenze territoriali poste dalla presenza <strong>di</strong><br />
giovanissime prostitute anche in altre città quali Bologna e Modena, ma che<br />
non ha ancora trovato una precisa definizione, motivo per cui Rimini non ospita<br />
un centro regionale specializzato sulla prostituzione e le prese in carico dei<br />
singoli minori possono essere assunte dal progetto HELP o dal Servizio sociale<br />
minori.<br />
Ripren<strong>di</strong>amo dalla documentazione del Progetto Help una scheda che illustra<br />
come avviene la presa in carico dei minorenni costretti alla prostituzione 6 .<br />
Progetto HELP - Tappe <strong>della</strong> “Presa in carico” per minorenni<br />
La presa in carico <strong>di</strong> un soggetto minorenne costituisce qualcosa <strong>di</strong><br />
estremamente articolato, <strong>di</strong>fficilmente standar<strong>di</strong>zzabile, un processo nel corso<br />
del quale si attuano una serie <strong>di</strong> interventi che, spesso, sono simultanei e non<br />
in successione.<br />
La loro segnalazione al progetto prostituzione avviene nei casi certi (es. retate,<br />
irruzioni in appartamento, ecc.) ma anche in quelli dubbi; sarà compito del<br />
progetto raccogliere tutti quegli elementi utili a comprendere se ci si trova <strong>di</strong><br />
fronte a situazioni <strong>di</strong> tratta e sfruttamento sessuale oppure no e procedere con<br />
gli eventuali invii. Si precisa quin<strong>di</strong> che non tutti i minori stranieri non<br />
accompagnati vengono inviati al progetto prostituzione: all’interno dell’Azienda,<br />
nell’ambito del Servizio minori, esiste un intervento specifico rivolto questi<br />
soggetti.<br />
Per i soggetti minorenni, anche solo se<strong>di</strong>centi, l’accoglienza in ambiente<br />
protetto (casa famiglia, gruppo appartamento ecc.) è imme<strong>di</strong>ata.<br />
Nella fase iniziale, se le Forze dell’or<strong>di</strong>ne non lo hanno già fatto, spesso si<br />
devono attivare anche le procedure e gli interventi per l’accertamento<br />
6 Scheda inserita nel sito del progetto WEST, Regione Emilia-Romagna:<br />
http://www.regione.emilia-romagna.it/west/italiano/formazione/emilia-romagnasociale/project_work/pw2/rer/bellavista.pdf<br />
184
dell’identità e <strong>della</strong> minore età; a volte queste ricerche sono lunghe e<br />
complesse, talora scarsamente atten<strong>di</strong>bili.<br />
Secondo quanto riportato dall’operatrice referente, per alcuni anni le indagini<br />
socio-familiari nei paesi <strong>di</strong> origine avvenivano attraverso il Servizio Sociale<br />
Internazionale che, nonostante i tempi lunghi, consentiva <strong>di</strong> raccogliere molte<br />
notizie sull’ambiente <strong>di</strong> provenienza, sulle modalità <strong>di</strong> avvio alla prostituzione<br />
ecc. Ora il caso viene segnalato al Comitato per i Minori stranieri non<br />
accompagnati.<br />
La costruzione delle risposte a bisogni <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso tipo (sanitari, sociali,<br />
educativi, relazionali, formativi, psicologici, ecc.), avviene contestualmente<br />
all’attivazione del percorso per la regolarizzazione. La richiesta del permesso <strong>di</strong><br />
soggiorno, che a seconda dei casi e delle varie fasi può essere per salute,<br />
minore età o <strong>di</strong>rettamente ai sensi dell’art. 18. Si lavora inoltre per il recupero -<br />
qualora i minori ne siano sprovvisti - dei documenti d’identità e quando la<br />
situazione lo richiede si attiva l’assistenza legale.<br />
Contestuale è pure la segnalazione del caso alla Procura del Tribunale per<br />
Minorenni (per rispetto L.269/98) e se necessario anche al giu<strong>di</strong>ce tutelare.<br />
Queste segnalazioni avvengono attraverso la redazione <strong>di</strong> relazioni accurate<br />
che contengono gli elementi relativi alla storia personale, recente e pregressa<br />
del minore, informazioni sulla famiglia, notizie relative al suo sfruttamento<br />
sessuale ecc. ed il progetto <strong>di</strong> intervento. Può accadere, inoltre, che questi<br />
minori abbiano delle pendenze penali risalenti al periodo trascorso in strada<br />
(es. per reati <strong>di</strong> false generalità), quando non era ancora stata accertata la loro<br />
minore età; in questi casi è necessario adempiere a tutta una serie <strong>di</strong> atti<br />
(colloqui, relazioni, u<strong>di</strong>enze) per la Magistratura.<br />
Nella maggioranza dei casi il Giu<strong>di</strong>ce tutelare deferisce la tutela del minore<br />
all’Azienda U.S.L. nella persona del coor<strong>di</strong>natore sociale.<br />
L’uscita delle minorenni dai percorsi art. 18 non avviene quasi mai al<br />
compimento del 18° anno <strong>di</strong> età poiché un soggetto minorenne, per<br />
raggiungere la propria autonomia (abitativa, lavorativa e personale), necessita<br />
<strong>di</strong> tempi più lunghi. Nella maggior parte dei casi, se non c’è abbandono<br />
volontario, al raggiungimento <strong>della</strong> maggiore età la presa in carico prosegue<br />
secondo quanto previsto per i soggetti maggiorenni, e questo richiede una<br />
nuova definizione del contratto tra la persona ed il progetto.<br />
Può accadere che il minore chieda <strong>di</strong> essere rimpatriato, il che potrà avvenire<br />
solo con il nullaosta dal Comitato per i Minori stranieri non accompagnati. La<br />
presa in carico sarà finalizzata a questo obiettivo e, <strong>di</strong> conseguenza, potrà<br />
<strong>di</strong>fferire moltissimo da quella rivolta a soggetti destinati a rimanere stabilmente<br />
nel nostro paese.<br />
e. L’intervento del Tribunale per i Minorenni<br />
185
Le storie accennate all’inizio del nostro percorso chiariscono ulteriormente<br />
come anche per il tribunale sia <strong>di</strong>fficile intervenire efficacemente a sostegno <strong>di</strong><br />
questi minori.<br />
Lutti, povertà, abbandoni, problemi <strong>di</strong> salute, responsabilità familiari<br />
soverchianti sono tra le leve che il mercato criminale ha saputo premere per<br />
irretire o forzare questi adolescenti. Con il viaggio in Italia ad esse possono<br />
sommarsi la paura, il sequestro dei documenti, il debito per le spese <strong>di</strong> viaggio,<br />
il ricatto, la violenza fisica, lo stupro. Il prodotto <strong>di</strong> queste esperienze è la<br />
sfiducia verso gli adulti, la vergogna, la <strong>di</strong>sistima personale, talvolta perfino la<br />
non consapevolezza <strong>di</strong> essere vittime e <strong>di</strong> essere, al contempo, titolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti.<br />
La storia <strong>di</strong> Gabriela ci ha inizialmente permesso <strong>di</strong> seguire questo travaglio in<br />
un percorso che va oltre i consueti pochi mesi <strong>di</strong> apertura del proce<strong>di</strong>mento ex<br />
art. 25 bis. Questa ragazza attraversa fasi contrad<strong>di</strong>ttorie e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile gestione<br />
e, per <strong>di</strong> più, non ha troppa voglia <strong>di</strong> farsi aiutare. D’altronde la sua richiesta<br />
d’aiuto deriva dallo stupro subito, non dalla volontà <strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> prostituirsi.<br />
Quando questa possibilità le viene prospettata Gabriela è ad un bivio e per<br />
tutto il tempo che ancora trascorrerà in Italia prima <strong>di</strong> un rimpatrio assistito non<br />
riuscirà a sciogliere il nodo. La molteplicità <strong>di</strong> sforzi profusa da parte dei servizi<br />
non sembra riuscire ad aiutarla. Ad esempio Gabriela rifiuta il supporto<br />
psicologico proprio mentre gli adulti intorno a lei ritengono ne abbia un estremo<br />
bisogno, data la <strong>di</strong>fficoltà evidenziata nel recuperare il rispetto <strong>di</strong> sé come<br />
persona intera e non soltanto come oggetto sessuale. Ma è possibile che per<br />
questa adolescente la modalità psicoterapica classica non sia consona, e<br />
occorre allora domandarsi quali altre strade possono essere tentate per<br />
avvicinare davvero una ragazza con questa storia alle spalle.<br />
C’è poi il tema del denaro e <strong>di</strong> ciò che rappresenta per persone che conoscono<br />
la povertà e si sentono responsabili anche per i propri cari. Così Ana, che in<br />
pochi mesi manda ai genitori sol<strong>di</strong> a sufficienza per acquistare un terreno e una<br />
casa, <strong>di</strong>fficilmente potrà trovare un lavoro regolare che assicuri i medesimi<br />
guadagni e se un giorno sceglierà <strong>di</strong> cambiare vita significherà che ha messo<br />
sul piatto <strong>della</strong> bilancia anche altri bisogni e valori. Chi lavora in questo settore<br />
spiega infatti che l’uscita dalla prostituzione è più facile per i minorenni da poco<br />
inseriti in questo sistema. La tendenza nel tempo è altrimenti quella <strong>di</strong><br />
adattarsi, <strong>di</strong> rendere accettabile ai propri occhi la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> giovani<br />
prostitute/i e <strong>di</strong> considerarla una esperienza temporanea e tutto sommato<br />
vivibile – almeno fino a quando non succede qualcosa <strong>di</strong> troppo grave da non<br />
poter essere superato.<br />
Gloria e Joyce ad esempio hanno scelto <strong>di</strong> sottrarsi alla tratta, l’una al principio<br />
del percorso, l’altra in seguito ad un vissuto doloroso a più livelli – la sofferenza<br />
fisica, il secondo aborto – tale da voler interrompere quel tipo <strong>di</strong> vita.<br />
Il sostegno dei servizi territoriali e sanitari come pure quello delle forze<br />
186
dell’or<strong>di</strong>ne è stato sicuramente prezioso per loro, per interrompere una catena<br />
<strong>di</strong> abbrutimento e <strong>di</strong> violenza e aiutarle a costruire un’idea <strong>di</strong> futuro. Questo è<br />
vero qualunque sia la scelta finale, <strong>di</strong> ritornare nel proprio Paese come per<br />
Gloria, con un rimpatrio assistito, o <strong>di</strong> provare a stabilirsi in Italia, come ha fatto<br />
Joyce.<br />
Diverso è il <strong>di</strong>scorso per Alexandru che esemplifica quanto rilevato da altre<br />
indagini a proposito <strong>della</strong> prostituzione maschile <strong>di</strong> giovani rom. Insieme agli<br />
amici sta sperimentando un modo ancora più sottile <strong>di</strong> prostituirsi scegliendo<br />
un partner ricattabile per poi passare all’estorsione. Ciò non toglie che sia lui il<br />
soggetto fragile <strong>della</strong> vicenda, e occorre domandarsi quali segni resteranno<br />
nella sua personalità in seguito a queste esperienze, quanto esse saranno<br />
conformanti per il futuro e come gli si potrà proporre una prospettiva <strong>di</strong>versa. Di<br />
Alexandru sappiamo che successivamente al proce<strong>di</strong>mento amministrativo ha<br />
affrontato <strong>di</strong>versi processi penali sia presso il tribunale per i minorenni <strong>di</strong><br />
Bologna che presso un tribunale or<strong>di</strong>nario, sempre riferiti al concorso in<br />
estorsioni verso uomini adulti con i quali aveva avuto rapporti sessuali. Non<br />
risulta che in alcun modo si sia riusciti a scalfire la sua corazza. Nel processo<br />
in cui è stato messo alla prova e collocato in una comunità educativa, è fuggito<br />
ben presto senza più dare notizie <strong>di</strong> sé.<br />
5.7. Una storia a lieto fine<br />
Sono nata 16 anni fa nello Zimbabwe e sono cresciuta senza mamma, poiché<br />
morì alla mia nascita. L’unica persona che ho conosciuto, che ho amato con<br />
tutto il mio cuore è stato mio padre, che mi trattava come la sua piccola<br />
principessa fungendo sia da mamma sia da papà. Credo <strong>di</strong> essere stata<br />
fortunata ad avere avuto un padre che mi adorava tanto. Sfortunatamente non<br />
abbiamo potuto vivere per sempre insieme; non ha avuto la gioia <strong>di</strong> vedermi<br />
crescere, non ha potuto sostenermi ogni volta che piangevo, non ha potuto<br />
rimproverarmi quando non passavo gli esami scolastici, e io non ho potuto<br />
vederlo invecchiare.<br />
Quando avevo circa sei anni mio padre e io ci siamo trasferiti in una fattoria<br />
dove lui è stato assunto come bracciante agricolo da una coppia <strong>di</strong> inglesi.<br />
Siamo vissuti lì per circa un anno, poi mio papà è morto <strong>di</strong> malaria.<br />
[…] Le persone per cui aveva lavorato erano d’accordo <strong>di</strong> prendermi in carico.<br />
Sono rimasta con loro: andavo a scuola, avevo cibo da mangiare e potevo<br />
dormire in un bel posto. Le cose sono andate bene fino all’anno scorso,<br />
quando tutto si è capovolto.<br />
Il nostro presidente Mugabe, non volendo cedere il comando, ha dato inizio alla<br />
“re<strong>di</strong>stribuzione delle terre” in base alla quale persone armate eliminavano i<br />
proprietari terrieri confiscandone le terre. Questa re<strong>di</strong>stribuzione ha interessato<br />
187
soprattutto le aziende <strong>di</strong> proprietà dei bianchi e questo mi ha rovinato, perché<br />
le persone che si prendevano cura <strong>di</strong> me erano bianche e temevano per la<br />
propria vita. La situazione è <strong>di</strong>ventata sempre più <strong>di</strong>fficile: la televisione<br />
trasmetteva le immagini <strong>di</strong> uomini e donne bianchi uccisi perché non volevano<br />
abbandonare le loro aziende. Noi non riuscivamo più a dormire la notte.<br />
Avevamo paura che qualche banda venisse ad attaccarci.<br />
I miei guar<strong>di</strong>ani hanno deciso che era meglio ritornare nel loro paese e lasciare<br />
tutto. Mi hanno detto che avrebbero voluto portarmi con sé ma non potevano<br />
poiché loro stessi avrebbero dovuto iniziare una nuova vita. Avevano parlato<br />
con un amico <strong>di</strong> mio padre che aveva acconsentito a prendersi cura <strong>di</strong> me. Ero<br />
triste perché stavo <strong>di</strong> nuovo perdendo le persone che avevo imparato ad<br />
amare ma non c’era altra possibilità: o così o andare in un istituto. Inoltre<br />
conoscevo l’amico <strong>di</strong> mio padre, mi piaceva, tanto che lo chiamavo zio. Dopo la<br />
morte <strong>di</strong> mio padre aveva continuato a venirmi a trovare e a portarmi doni<br />
come bambole, libri o gioielli. Non pensavo fosse poi così male che lui si<br />
prendesse cura <strong>di</strong> me.<br />
Quando è venuto a prendermi ho pianto un po’ per la separazione dai miei<br />
guar<strong>di</strong>ani ma avevo già imparato che l’esistenza non è sempre semplice,<br />
almeno non per me che sembro destinata a perdere le persone che amo.<br />
Pertanto mi sono data una mossa, ho sorriso e sono andata con lui.<br />
La vita inizialmente era bella. C’era una donna <strong>di</strong> servizio che faceva tutto:<br />
cucinava, puliva la casa e se a volte dovevo aiutarla mi sembrava okay. Lui<br />
veniva a casa <strong>di</strong> sera a volte presto, a volte tar<strong>di</strong>. Quando gli chiedevo che<br />
lavoro facesse mi rispondeva che era un uomo d’affari e, a <strong>di</strong>r la verità, avevo<br />
un po’ paura a fare domande a un uomo così gentile. Una sera mi <strong>di</strong>sse che<br />
poche settimane saremmo andati in Europa. Mi sarebbe piaciuto andarci<br />
perché lì tutto era bello e sarei potuta ritornare a scuola. Io ero eccitata <strong>di</strong><br />
allontanarmi da ciò che stava accadendo: la gente che piangeva per strada<br />
perché aveva perso qualcuno e le persone che si lamentavano perché non<br />
avevano da mangiare. Soprattutto pensavo a quanto sarebbe stato bello<br />
ritornare a scuola. Dopo due settimane siamo partiti.<br />
In Italia c’era un suo amico a prenderci in macchina e con lui abbiamo<br />
viaggiato a lungo. Io ricordo <strong>di</strong> essermi addormentata. Siamo arrivati nel tardo<br />
pomeriggio. Finalmente mi sentivo libera <strong>di</strong> respirare nuovamente perché mi<br />
ero lasciata <strong>di</strong>etro tutto quel terrore. Ma il mio sollievo non è durato a lungo<br />
poiché l’uomo <strong>di</strong> cui mi fidavo, che consideravo uno zio, aveva altri piani per<br />
me, persino più terribili. Quella sera venne in camera a parlarmi. Mentre<br />
parlava mi toccava e io provavo paura e <strong>di</strong>sgusto. Tutta la fiducia che nutrivo<br />
per lui era svanita. Mi toccava, <strong>di</strong>ceva che tutto stava andando per il meglio e<br />
che io dovevo farlo perché non avevo scelta.<br />
I tre giorni successivi sono stati pieni <strong>di</strong> silenzio e <strong>di</strong> domande interiori. Due<br />
188
volte mi ha chiesto <strong>di</strong> farlo, io ho rifiutato e lui mi ha schiaffeggiata. Ho deciso<br />
<strong>di</strong> scappare perché ero spaventata <strong>di</strong> tutto; avevo paura <strong>di</strong> essere violentata, <strong>di</strong><br />
essere mandata a lavorare sulla strada; mi sentivo incapace <strong>di</strong> farlo. Così<br />
scappai.<br />
Una domenica pomeriggio sono saltata sul primo autobus sono rimasta lì così<br />
a lungo da lasciare quanta più <strong>di</strong>stanza possibile da lui. È stata una delle cose<br />
più paurose che io abbia fatto perché non sapevo dove era <strong>di</strong>retto l’autobus,<br />
non conoscevo nessuno e non vedevo chi avrebbe potuto aiutarmi. Ho<br />
trascorso tutto il giorno piangendo e girovagando alla <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> un posto dove<br />
dormire. Sono arrivata alla stazione e ho passato lì la notte.<br />
Il giorno dopo ero seduta su una panca quando mi si è avvicinata una signora<br />
chiedendo perché stavo piangendo. Io non ho risposto e ho girato lo sguardo.<br />
Lei ha scritto qualcosa su un foglietto e lo ha lasciato lì. Più tar<strong>di</strong> ho scoperto<br />
che era un in<strong>di</strong>rizzo. Potevo scegliere <strong>di</strong> scoprire dove portasse o restare notti<br />
e notti nello stesso posto. Ho deciso <strong>di</strong> tentare pensando che forse (e <strong>di</strong>co<br />
forse) Dio mi aveva aiutata mandandomi qualcuno che mi poteva aiutare.<br />
Sono andata in cerca del posto mostrando il pezzo <strong>di</strong> carta a tutti quelli che<br />
incontravo. Ho passato l’intera giornata girando e temendo che chi mi aveva<br />
portata in Italia mi stesse cercando, o <strong>di</strong> poterlo incontrare. Infine, verso le 17<br />
sono arrivata alla Casa delle Donne e lì ho trovato persone gentili che mi<br />
hanno dato affetto, che mi hanno fatta ridere, che mi hanno baciata e<br />
coccolata. Così, quando mi sento male a modo mio, sono felice che tra tutte le<br />
cattive esperienze ho trovato amore, amicizia e, soprattutto, una famiglia.<br />
189
190
6. Accusati <strong>di</strong> violenza sessuale<br />
6.1. Due storie per cominciare.<br />
La storia <strong>di</strong> Doudou<br />
Doudou è giunto in Italia a seguito <strong>di</strong> un ricongiungimento familiare ma ben<br />
presto i genitori, provenienti entrambi da un altro continente, si sono separati. Il<br />
padre, che ha una nuova relazione, mantiene spora<strong>di</strong>ci quanto <strong>di</strong>fficoltosi<br />
rapporti con il figlio, mentre la relazione con la ex moglie è contrassegnata da<br />
accesa conflittualità per ragioni essenzialmente economiche. La donna, infatti,<br />
soffre <strong>di</strong> crisi depressive piuttosto gravi a causa delle quali ha perso il lavoro ed<br />
è seguita da tempo sia dal centro <strong>di</strong> salute mentale che dai servizi sociali; la<br />
casa in cui abitano è stata messa a <strong>di</strong>sposizione dal Comune. Il minore abita<br />
con la madre ed il loro rapporto, all’apparenza molto stretto, ad<br />
un’osservazione più attenta presenta ambivalenze e numerose problematicità,<br />
spiegandosi in un altalenarsi <strong>di</strong> attenzioni affettuose e <strong>di</strong> duri contrasti non <strong>di</strong><br />
rado sfocianti in esplosioni violente <strong>di</strong> rabbia. Tuttavia, ad agire tali sentimenti è<br />
solo la madre: il minore subisce passivamente gli sfoghi verbali, ed anche le<br />
percosse, senza mai reagire. Non che non provi emozioni a riguardo, però: agli<br />
operatori dei servizi sociali confiderà infatti, durante gli incontri, <strong>di</strong> sentire una<br />
grande rabbia per quella madre tanto debole e fragile con gli altri, eppure tanto<br />
aggressiva e violenta con lui. E <strong>di</strong> soffrire ancor più dovendo tener celati tali<br />
sentimenti, perché è proprio a lui che la donna si rivolge in cerca <strong>di</strong> aiuto e<br />
sostegno quando tutto, all’esterno, sembra cospirarle contro. Inoltre nel minore<br />
forte è la nostalgia del padre: un genitore che si rifiuta <strong>di</strong> accogliere nella sua<br />
nuova abitazione il figlio, senza peraltro volerne spiegare le motivazioni. Anche<br />
Doudou è seguito dai servizi, e da ben prima dei fatti per cui il tribunale si<br />
interesserà alla sua vicenda: inserito in attività educative ed in centri estivi,<br />
fruisce da tempo <strong>di</strong> un sostegno scolastico ma il ren<strong>di</strong>mento è piuttosto scarso<br />
ed i rapporti con i compagni <strong>di</strong> classe sono connotati da atteggiamenti<br />
provocatori, quando non ad<strong>di</strong>rittura da condotte violente. Eppure il giovane<br />
racconta <strong>di</strong> sentirsi preso <strong>di</strong> mira dai compagni, e <strong>di</strong> porre a propria volta in atto<br />
comportamenti violenti quali modalità <strong>di</strong> risposta e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa verso gli stessi,<br />
cercando altresì <strong>di</strong> ottenere il loro rispetto attraverso le “maniere forti”.<br />
191
All’epoca dei fatti, Doudou frequenta la terza me<strong>di</strong>a. Ha appena tre<strong>di</strong>ci anni e<br />
dunque non è imputabile. Ma le condotte poste in essere sono caratterizzate<br />
da una tale violenza da richiedere l’intervento del tribunale anche in un’ottica <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fesa sociale, oltre che <strong>di</strong> sostegno e supporto psicopedagogico per il minore.<br />
Egli è infatti l’autore dell’aggressione a sfondo sessuale ad un’anziana signora,<br />
sconosciuta in precedenza al ragazzo, entro il proprio esercizio commerciale;<br />
la donna – per essersi <strong>di</strong>fesa strenuamente dal tentativo <strong>di</strong> stupro – verrà<br />
picchiata riportando gravi fratture alla testa e sul volto. Il giovane scappa; la<br />
vittima rimarrà alcuni giorni in ospedale a causa delle ferite riportate e dello<br />
shock patito. Tuttavia, a condurre al riconoscimento <strong>di</strong> Doudou quale autore del<br />
grave atto sarà un secondo episo<strong>di</strong>o, <strong>della</strong> stessa natura del precedente<br />
sebbene <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferente gravità. Il minore viene visto, infatti, da alcune persone<br />
mentre si masturba all’interno <strong>di</strong> un cortile, in posizione ben visibile, e perciò<br />
denunciato per atti osceni in luogo pubblico. La testimonianza <strong>della</strong> prima<br />
vittima insieme ad altri elementi porteranno alla identificazione del giovane<br />
come autore <strong>di</strong> entrambi i misfatti, dei quali ammetterà senza reticenze la<br />
responsabilità. Impaurito dalle conseguenze del reato, il minore si recherà con i<br />
genitori in visita all’anziana <strong>di</strong>cendosi <strong>di</strong>spiaciuto per l’accaduto e volendo<br />
riparare per il danno commesso. Viene inoltre riferito che, inizialmente,<br />
entrambi i genitori hanno molto rimproverato il figlio per le gravi condotte ma<br />
successivamente, rendendosi conto <strong>della</strong> sofferenza del giovane – che stava<br />
male fisicamente, lamentando dolori addominali e vomito – ogni qualvolta si<br />
affrontava l’accaduto, hanno cessato <strong>di</strong> parlarne, credendo che silenzio ed<br />
(artificioso) oblio potessero fungere da cure per tali malesseri.<br />
Quanto agli interventi avanzati, procura e tribunale si sono trovati concor<strong>di</strong> nel<br />
richiedere e <strong>di</strong>sporre l’affidamento ai servizi sociali del minore ed il suo<br />
collocamento presso una comunità terapeutica, ritenendo che egli necessiti <strong>di</strong><br />
un sostegno psicologico, oltre che <strong>di</strong> un orientamento e <strong>di</strong> un supporto<br />
pedagogico e relazionale a fronte delle palesi <strong>di</strong>fficoltà evidenziate dal contesto<br />
familiare.<br />
La storia <strong>di</strong> Mimmo<br />
La famiglia <strong>di</strong> Mimmo è originaria del Sud ma da anni risiede in una citta<strong>di</strong>na<br />
dell’Emilia Romagna. E’ una famiglia numerosa (il giovane ha tre fratelli più<br />
gran<strong>di</strong>), immigrata essenzialmente per ragioni economiche, così come tante<br />
altre, e per garantire un futuro migliore ai propri figli. E’ forse per queste<br />
ragioni, ma non solo, che si tratta <strong>di</strong> un nucleo fortemente coeso, molto unito,<br />
tendenzialmente iperprotettivo verso quel figlio più piccolo che, a soli quasi<br />
quattor<strong>di</strong>ci anni, è accusato <strong>di</strong> aver commesso un reato tanto grande, e grave:<br />
una violenza sessuale ai danni <strong>di</strong> un bambino, un maschietto <strong>di</strong> appena sette<br />
anni, vicino <strong>di</strong> casa e – per quanto possibile vista la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età –<br />
192
considerato un compagno <strong>di</strong> giochi. Il giovane fatica ad ammettere la propria<br />
responsabilità in quel rapporto orale tentato, e consumato, in un luogo isolato<br />
ma alla presenza, del tutto casuale, <strong>di</strong> una piccola testimone. La famiglia,<br />
sempre unita, lo <strong>di</strong>fende, tentando <strong>di</strong> mitigare la portata dell’atto, minimizzando<br />
la condotta parlando <strong>di</strong> “un gioco”, e comunque deresponsabilizzando il figlio<br />
sia rispetto al fatto che alle conseguenze dello stesso – inevitabilmente<br />
drammatiche – su una vittima poco più che bambina.<br />
Se forte è la presenza <strong>della</strong> famiglia nella vita <strong>di</strong> Mimmo, non altrettanto può<br />
<strong>di</strong>rsi per le relazioni amicali. Non solo non appaiono compagni <strong>di</strong> avventure (o<br />
<strong>di</strong>savventure) nei racconti del minore agli operatori dei servizi sociali ed ai<br />
magistrati del tribunale; ma il quadro che emerge rafforza l’ipotesi <strong>di</strong> un<br />
ragazzino molto solo perché isolato ed emarginato dal gruppo dei pari. A<br />
scuola, ad esempio, fioccano le prese in giro: è lui lo zimbello <strong>della</strong> classe, e la<br />
sua <strong>di</strong>fficoltà a <strong>di</strong>fendersi lo rende maggiormente vulnerabile a sempre nuove<br />
offese. Una, in particolare, suona ricorrente: “mi <strong>di</strong>cono che sono gay”, e certo<br />
è da immaginare che sia proprio il campo dei desideri, delle condotte e degli<br />
atteggiamenti sessuali ad essere quello maggiormente “frequentato” da giovani<br />
alle soglie dell’adolescenza, quasi tutti maschi al primo anno <strong>di</strong> un istituto<br />
professionale.<br />
Se il proce<strong>di</strong>mento penale è stato escluso in relazione alla non imputabilità del<br />
minore che all’epoca dei fatti aveva meno <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni, le richieste<br />
avanzate dalla procura congiuntamente al “non luogo a procedere” riguardano,<br />
innanzitutto, la pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> un’indagine approfon<strong>di</strong>ta sulla personalità del<br />
ragazzo e sul suo contesto familiare, affidando il minore ai servizi sociali del<br />
territorio in funzione dell’applicazione <strong>di</strong> misure rieducative. In secondo luogo,<br />
la procura ha evidenziato la necessità<br />
193
6.2. Alcune riflessioni partendo dai dati<br />
Le storie sopra riportate sono due degli appena sette casi riconducibili al<br />
gruppo dei minori accusati <strong>di</strong> violenza sessuale e per i quali è stato aperto un<br />
proce<strong>di</strong>mento amministrativo ex art. 25 Legge minorile nel triennio preso in<br />
considerazione da questa <strong>ricerca</strong>. Un gruppo <strong>di</strong> proporzioni davvero minuscole,<br />
come è facile osservare, soprattutto se paragonato ad altri qui enucleati sulla<br />
base <strong>di</strong> molteplici caratteristiche. Nella fattispecie, invece, si è scelto <strong>di</strong><br />
separare i casi in esame in considerazione <strong>della</strong> specificità del reato<br />
commesso, e dunque delle motivazioni per cui è stato aperto un proce<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo, a fronte delle riflessioni del tutto peculiari che tali circostanze<br />
comportano.<br />
Sebbene le sorprese riservate da questo gruppo, in rapporto ai dati <strong>di</strong> contesto,<br />
non siano certo numerose, vale comunque la pena <strong>di</strong> dar conto dei medesimi,<br />
utili – pur nella loro sinteticità – ai successivi ragionamenti (Tab. 37 e 38).<br />
I casi presi in esame riguardano sette maschi, equamente sud<strong>di</strong>visi in italiani e<br />
stranieri, aventi tutti – meno uno – un’età inferiore ai quattor<strong>di</strong>ci anni all’epoca<br />
<strong>della</strong> commissione del reato. Naturalmente l’età può, eventualmente, essere<br />
<strong>di</strong>venuta maggiore <strong>di</strong> quattor<strong>di</strong>ci anni al momento dell’apertura del fascicolo<br />
amministrativo; ma ciò che conta, in questa sede, è che l’apertura del suddetto<br />
proce<strong>di</strong>mento attiene – come si vedrà più oltre – essenzialmente alla non<br />
proce<strong>di</strong>bilità in sede penale dovuta alla non imputabilità dei minori (poiché<br />
infraquattor<strong>di</strong>cenni, appunto).<br />
Tab. 37 – ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE<br />
Classi d'età per genere e citta<strong>di</strong>nanza<br />
classi d'età<br />
genere citta<strong>di</strong>nanza<br />
tot. profilo<br />
% sui<br />
maschi femmine italiani stranieri<br />
v.a. % profilo totali<br />
fino a 13 anni 4 0 2 2 4 57,1 10,0<br />
14-15 anni 3 0 1 2 3 42,9 3,4<br />
16 anni e oltre 0 0 0 0 0 0,0 0,0<br />
tot. profilo 7 0 3 4 7<br />
% profilo 100,0 0,0 42,9 57,1 100,0<br />
% sui totali 4,1 0,0 1,9 3,2 2,5<br />
Per tutti i giovani, comunque, i fatti che hanno determinato l’attenzione <strong>della</strong><br />
procura e del tribunale per i minorenni riguardano episo<strong>di</strong> riconducibili agli artt.<br />
609 bis e ss., nonché all’art. 527 del co<strong>di</strong>ce penale, ossia ai c.d. “reati<br />
sessuali”. Le concrete fattispecie, come già è intuibile dalle storie considerate<br />
in apertura, concernono condotte <strong>di</strong>fferenti per gravità dell’atto (includendo la<br />
194
tentata o consumata violenza sessuale così come la molestia, i palpeggiamenti<br />
e gli atti osceni in luoghi pubblici); per entità delle conseguenze; per esercizio –<br />
o meno – <strong>di</strong> violenza e coercizione fisica piuttosto che <strong>di</strong> persuasione; in<br />
rapporto ad età-genere-personalità <strong>della</strong> vittima; infine, per i luoghi in cui sono<br />
avvenute le violenze. E certo un ruolo rilevante, entro tale <strong>di</strong>fferenziazione, lo<br />
rivestono le reazioni poste in essere dal minore successivamente agli eventi,<br />
così come quelle dei suoi familiari e del contesto più in generale nel quale egli<br />
vive, destinate ad oscillare fra piena ammissione e responsabilizzazione,<br />
passando attraverso la minimizzazione degli eventi fino alla loro assoluta<br />
negazione.<br />
Tab. 38 - ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE<br />
Tipologie familiari e relazioni parentali all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
relazioni con l'altro genitore non convivente<br />
o non più presente<br />
tipologie<br />
familiari<br />
con<br />
entrambi<br />
i genitori<br />
con<br />
madre<br />
sola<br />
con<br />
padre<br />
solo<br />
con<br />
madre<br />
e nuovo<br />
partner<br />
con<br />
padre<br />
e nuova<br />
partner<br />
Altro<br />
v.a.<br />
% profilo<br />
% sui totali<br />
mai avute<br />
non lo<br />
vede da<br />
anni<br />
spora<strong>di</strong>che<br />
frequenti<br />
regolamentate<br />
genitore<br />
non<br />
vivente<br />
n.r. - si<br />
ignora<br />
genitori<br />
non<br />
5 71,4 4,1 — — — — — — — —<br />
1 14,3 1,4 — — — 1 — — — 1<br />
1 14,3 6,7 — — 1 — — — — 1<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
n.r. 0 0,0 0,0 — — — — — — — 0<br />
Totali 7 100,0 2,5 — — 1 1 — — — 2<br />
% 50,0 50,0 100,0<br />
195
La costituzione <strong>della</strong> famiglia ricopre un’evidente importanza sia quanto alle<br />
motivazioni che soggiacciono all’atto, sia in relazione ai meccanismi reattivi e<br />
<strong>di</strong>fensivi posti in essere successivamente. E dunque, dallo specifico punto <strong>di</strong><br />
vista <strong>di</strong> questa <strong>ricerca</strong>, anche quanto alla possibilità del nucleo familiare <strong>di</strong><br />
erogare un sostegno competente ed equilibrato, capace <strong>di</strong> aiutare il giovane<br />
nel <strong>di</strong>fficile percorso <strong>di</strong> responsabilizzazione rispetto al reato. Un reato, come<br />
nel caso <strong>della</strong> violenza sessuale, a torto più spesso considerato come “una<br />
cosa da adulti”, e pertanto non ammesso – e non ammissibile – soprattutto<br />
quando a commetterlo sia stato il proprio figlio. Nella maggioranza dei casi<br />
presi in esame (ovvero ben cinque su sette), il minore vive con entrambi i<br />
genitori. Appena in un caso la convivenza è con la sola madre, mentre in un<br />
altro il genitore single è il padre.<br />
Dai dati non sembrano emergere situazioni familiari particolarmente<br />
problematiche o allarmanti, tranne nel caso – descritto in apertura – in cui un<br />
genitore appare soffrire <strong>di</strong> problemi psichici ed è in cura per i medesimi (Graf.<br />
20).<br />
Graf. 20 – Difficoltà incontrate in ambito familiare – v.a.<br />
Devianza in famiglia<br />
1<br />
Almeno un gen. alcoltossico<strong>di</strong>pendente<br />
1<br />
Salute psicologica<br />
1<br />
Conflitti<br />
1<br />
1<br />
Violenza assistita<br />
1<br />
Maltrattamenti<br />
0<br />
Mancanza genitore (*)<br />
0<br />
Salute fisica<br />
Lutti<br />
1<br />
1<br />
Fallimenti affi<strong>di</strong>/adozioni<br />
Abbandono<br />
0<br />
2<br />
Alternanza famiglie e/o comunità<br />
* Nella voce "Mancanza genitore" sono stati sommati i minori che non hanno mai conosciuto il<br />
genitore non convivente con quelli che non lo vedono da anni.<br />
La famiglia non parrebbe nemmeno, almeno stando ai dati ed ai resoconti<br />
presenti nei fascicoli analizzati, essere oggetto <strong>di</strong> condotte violente o<br />
196
trasgressive da parte <strong>di</strong> questi giovani, non risultando comportamenti<br />
aggressivi verso i familiari o condotte poste in essere contro i beni ed il<br />
patrimonio del nucleo. Di fatti, anche le condotte irregolari – lo ricor<strong>di</strong>amo:<br />
esplicitamente richiamate dall’art. 25 Legge minorile, e dunque motivo ab<br />
origine per l’apertura <strong>di</strong> tale proce<strong>di</strong>mento – ascrivibili ai minori qui considerati<br />
attengono esclusivamente ad atti <strong>di</strong> bullismo (in due casi), a furti commessi in<br />
luoghi altri rispetto all’abitazione familiare (due), alla violazione delle regole<br />
scolastiche (in almeno quattro casi su sette) e, solo in un caso, alla violazione<br />
delle regole familiari (Graf. 21).<br />
Ancora con riferimento al nucleo familiare, va osservato come in appena un<br />
caso sul totale a procedere a segnalazione rispetto alle condotte sopra<br />
richiamate sia stata proprio la famiglia, ma con ogni probabilità la segnalazione<br />
non attiene alla commissione <strong>di</strong> atti violenti <strong>di</strong> natura sessuale. Anzi. Piuttosto,<br />
le segnalazioni giunte alla procura sono quelle inviate dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne,<br />
come è ovvio. Quanto ai minori coinvolti, si tratta sempre <strong>di</strong> studenti delle<br />
me<strong>di</strong>e inferiori o già frequentanti il primo anno <strong>di</strong> scuola superiore (Tab. 39).<br />
Come detto, è possibile rilevare la presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà scolastiche sia quanto<br />
al ren<strong>di</strong>mento (spesso piuttosto basso) che al comportamento; quest’ultimo<br />
non <strong>di</strong> rado contrassegnato da asperità e contrasti nei rapporti con i coetanei.<br />
Tab. 39 – ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE<br />
Occupazione e titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o all'apertura del Proce<strong>di</strong>mento<br />
titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o conseguito<br />
con<strong>di</strong>zione<br />
occupazionale<br />
elementare<br />
me<strong>di</strong>a inf.<br />
n.r.<br />
<strong>di</strong> cui<br />
bocciati<br />
nel<br />
corso<br />
stu<strong>di</strong><br />
Totali profilo<br />
v.a. %<br />
studente 3 3 — 2 6 85,7<br />
in tirocinio/borsa lavoro 0 1 — — 1 14,3<br />
lavoratore 0 0 — — 0 0,0<br />
<strong>di</strong>soccupato 0 0 — — 0 0,0<br />
altro 0 0 — — 0 0,0<br />
n.r. 0 0 0 — 0 0,0<br />
Totali 3 4 0 2 7 100,0<br />
% 42,9 57,1 0,0 28,6<br />
197
198<br />
200<br />
180<br />
160<br />
140<br />
120<br />
100<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
Graf. 21<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
FAMILIARI<br />
VIOLAZIONE REGOLE<br />
SCOLASTICHE<br />
ABBANDONO SCOLASTICO<br />
FURTO<br />
USO DROGHE ILLEGALI<br />
BULLISMO<br />
FURTO ALTRI LUOGHI<br />
ATTI VANDALICI<br />
MOLESTIE/VIOLENZA<br />
SESSUALI<br />
RITIRO SOCIALE<br />
0 2 4 6 8 10 12 14<br />
FATTI COMMESSI DAGLI "ACCUSATI DI VIOLENZA SESSUALE"<br />
FATTI COMMESSI TOTALI
E infatti, quanto ai fattori extrafamiliari correlati alla realizzazione <strong>di</strong> condotte<br />
irregolari, appare in più <strong>di</strong> una circostanza come il minore sia stato a sua volta<br />
vittima <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> bullismo all’interno del contesto scolastico o del gruppo dei<br />
pari, venendo isolato ed emarginato in ragione <strong>di</strong> caratteristiche fisiche o <strong>di</strong> una<br />
maggior vulnerabilità che si esplicita a livello relazionale.<br />
6.3. Uno sguardo d’insieme al fenomeno: la letteratura in materia<br />
Solo in anni recenti la letteratura in tema <strong>di</strong> “reati sessuali” ha iniziato a<br />
guardare al fenomeno ponendo attenzione all’autore minorenne <strong>di</strong> tali<br />
condotte. In precedenza, infatti, il minore era considerato oggetto d’interesse<br />
rispetto a questa fattispecie <strong>di</strong> reato solo qualora ne fosse <strong>di</strong>venuto la vittima;<br />
così che numerosissimi sono gli stu<strong>di</strong> che si sono occupati <strong>di</strong> indagare il<br />
fenomeno dal punto <strong>di</strong> vista dei “minori abusati”, mentre esigua è a tutt’oggi la<br />
<strong>ricerca</strong> in materia <strong>di</strong> “minori abusanti” sotto il profilo sessuale (Quaderni Sociali<br />
Kyosei, 2008). Alla base <strong>di</strong> tale orientamento vi sono, come è intuibile, varie<br />
motivazioni; la più evidente resta la <strong>di</strong>fficoltà, che corrisponde anche ad un<br />
meccanismo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa piuttosto tipico delle nostre società, ad associare la<br />
parola “minore” con quella <strong>di</strong> “offensore”, preferendo <strong>di</strong> gran lunga immaginare<br />
il giovane quale vittima <strong>di</strong> condotte delinquenziali piuttosto che esserne l’autore<br />
egli stesso. Questo è tanto più vero se si considera che, <strong>di</strong> frequente, le vittime<br />
<strong>di</strong> atti violenti <strong>di</strong> matrice sessuale sono, a loro volta, coetanei o ad<strong>di</strong>rittura<br />
minori d’età ben inferiore a quella del c.d. “adolescent sex offender”, ciò<br />
destando sconcerto, preoccupazione, malessere, <strong>di</strong>sgusto e finanche orrore a<br />
livello <strong>di</strong> comune sentire.<br />
Tuttavia, quel che emerge dalle ricerche fin qui realizzate – prevalentemente<br />
Oltreoceano ma infine anche nel nostro Paese – è che i minori autori <strong>di</strong> reati<br />
sessuali non formano un gruppo omogeneo; ed anzi assai raramente le<br />
caratteristiche <strong>di</strong> norma stu<strong>di</strong>ate in questi frangenti ed associate alla messa in<br />
atto del comportamento deviante (siano caratteristiche <strong>di</strong> personalità o socio<br />
demografiche) paiono <strong>di</strong> per sé correlate positivamente con la realizzazione <strong>di</strong><br />
reati <strong>di</strong> tipo sessuale.<br />
Ciò nonostante alcuni tratti comuni possono essere in<strong>di</strong>viduati, e certo quello<br />
che balza subito all’occhio è riconducibile al genere dei minorenni accusati <strong>di</strong><br />
violenza sessuale. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, si tratta <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> sesso maschile la cui età è compresa fra i 12 ed i 17 anni (così nel<br />
90% circa dei casi; Ibidem); mentre – almeno stando alla letteratura<br />
anglosassone – non emergono <strong>di</strong>fferenze legate alla provenienza socioeconomica<br />
oppure etno-culturale-religiosa. Fra le caratteristiche maggiormente<br />
ricorrenti, sebbene non <strong>di</strong>rettamente correlate in termini <strong>di</strong> causa-effetto,<br />
appaiono alcuni aspetti <strong>di</strong> personalità: la tendenza al ritiro sociale, ad esempio,<br />
199
all’isolamento rispetto al gruppo dei pari è fra i tratti più <strong>di</strong>ffusi se si guarda alle<br />
biografie <strong>di</strong> questi giovani aggressori. In particolare, essi vengono descritti<br />
come meno propensi a costruire sod<strong>di</strong>sfacenti relazioni amicali e sentimentali,<br />
evidenziando significative <strong>di</strong>fficoltà nello stabilire legami con coetanei <strong>di</strong> sesso<br />
<strong>di</strong>fferente (ed in particolare, dunque, con l’universo femminile). Timidezza,<br />
insicurezza e chiusura relazionale, così come mancanza <strong>di</strong> controllo<br />
dell’impulsività, bassa autostima e scarso ren<strong>di</strong>mento scolastico (J. Becker, M.<br />
Kaplan, 1988) sono peraltro i tratti che ritroviamo anche nelle storie <strong>di</strong> Doudou<br />
e Mimmo, sebbene declinati secondo varie modalità; quest’ultime apparendo<br />
<strong>di</strong> frequente quali schematismi indotti, ossia meccanismi reattivi e risposte<br />
pseudo <strong>di</strong>fensive, al contesto che li circonda. Un contesto, va notato –<br />
soprattutto in riferimento a quello familiare – non sempre accogliente; altre<br />
volte, invece, tanto avvolgente da soffocare i tentativi <strong>di</strong> autonoma<br />
realizzazione del minore, negandone la peculiarità anche quando questa<br />
assuma la forma riprovevole, rispetto alla quale prendere le <strong>di</strong>stanze, <strong>di</strong> un atto<br />
deviante. La letteratura in materia riporta più spesso <strong>di</strong> ambienti familiari<br />
instabili, conflittuali, ma anche opprimenti e comunque <strong>di</strong>sfunzionali per la<br />
personalità in evoluzione del giovane; più <strong>di</strong> rado si fa riferimento a famiglie<br />
contrassegnate da una promiscuità sessuale che – nel migliore dei casi –<br />
relega il minore al ruolo <strong>di</strong> spettatore <strong>della</strong> vita intima degli adulti (Ibidem; L.<br />
Rossi, 2004).<br />
Tali riflessioni evidenziano dunque la complessità delle motivazioni alla base <strong>di</strong><br />
siffatte condotte devianti. Certamente i vissuti pregressi <strong>di</strong> violenza e <strong>di</strong> abuso<br />
sessuale subiti dal minore, in particolar modo se entro il contesto parentale,<br />
avranno un peso determinante rispetto alla commissione futura <strong>di</strong> atti devianti<br />
<strong>di</strong> natura sessuale; eppure, come le storie qui riportate attestano, gli stessi<br />
affondano più frequentemente le proprie ra<strong>di</strong>ci in <strong>di</strong>namiche relazionali<br />
maggiormente comuni, sebbene non esenti da vischiosità. Le condotte devianti<br />
a sfondo sessuale, infatti, possono rappresentare delle modalità volte al<br />
superamento (o meglio: all’auspicato superamento) <strong>di</strong> più ampie <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
socializzazione e <strong>di</strong> relazione, coniugandosi infelicemente con la normale<br />
curiosità sessuale presente negli adolescenti – oggi come in passato – o con<br />
idee altrimenti <strong>di</strong>storte sulla sessualità medesima, che reclamano <strong>di</strong> essere<br />
sperimentate, riprodotte, vissute. Come afferma Grimol<strong>di</strong>, “come per ogni altro<br />
fatto l’adolescente tende a rinunciare ai vecchi modelli copiati dai genitori e<br />
osserva invece bene il comportamento dei coetanei che lo circondano,<br />
cercando <strong>di</strong> coglierne conferme su <strong>di</strong> sé” (M. Grimol<strong>di</strong>, 2008, p.150).<br />
Non<strong>di</strong>meno, tali atti paiono configurarsi anche come esplosioni violente <strong>di</strong><br />
rabbia repressa, capaci <strong>di</strong> cancellare in un istante quel silenzio nel quale<br />
troppo a lungo ci si era confinati, o si era stati segregati, replicando con<br />
inau<strong>di</strong>ta aggressività alla “trasparenza” – e all’inconsistenza – fin lì esperita, ed<br />
200
obbligando gli adulti a prendere atto, infine, <strong>della</strong> propria presenza. E ancora,<br />
tali condotte possono essere infine messe in relazione alla percezione nel<br />
minore <strong>di</strong> una propria inevitabile, insormontabile, vergognosa <strong>di</strong>fficoltà a fare i<br />
conti con il sesso: con quello agito, certamente; ma anche con il “proprio”<br />
sesso, così come avviene nel confronto con un corpo che va mutando giorno<br />
dopo giorno, con una natura sessuata ora in grado <strong>di</strong> suscitare sentimenti<br />
ambivalenti. È “questa fatica (che) viene sentita come una grave ferita”<br />
(Ibidem, p. 144), in grado <strong>di</strong> determinare fragilità e debolezze che debbono<br />
essere tacitate, nascoste e finanche soppresse in qualche modo. Pena la<br />
propria reputazione: <strong>di</strong> fronte a sé stessi prima ancora che in mezzo ad altri.<br />
6.4. Quali interventi per i minori autori <strong>di</strong> reati sessuali?<br />
A fronte <strong>di</strong> quanto fin qui esposto, un ruolo importante – come è facile<br />
immaginare – spetta agli interventi impiegati nell’ambito del possibile<br />
trattamento rivolto al minore autore <strong>di</strong> reati sessuali. Per brevità, tali interventi<br />
possono essere sud<strong>di</strong>visi in tre gran<strong>di</strong> categorie: innanzitutto interventi <strong>di</strong> tipo<br />
cognitivo-comportamentale (comprendenti il lavoro svolto sulle <strong>di</strong>storsioni<br />
cognitive 7 , sul controllo dello stress e delle frustrazioni, e quello <strong>di</strong> prevenzione<br />
rispetto ad ulteriori ricadute – o “relapse prevention”); in secondo luogo,<br />
interventi <strong>di</strong> tipo psico-sociale (quali la terapia <strong>di</strong> gruppo, quella in<strong>di</strong>viduale ed il<br />
percorso terapeutico comprendente la famiglia del giovane); infine, vi è la<br />
possibilità <strong>di</strong> operare attraverso interventi <strong>di</strong> tipo farmacologico (e <strong>di</strong> cui il<br />
trattamento ormonale è una modalità) (L. Rossi, 2004). Gli obiettivi il cui<br />
raggiungimento è proposito trasversale ai tre raggruppamenti, così come la<br />
letteratura in materia evidenzia, riguardano aspetti <strong>di</strong> natura psico-sociale e<br />
relazionale, ma anche l’acquisizione <strong>di</strong> un equilibrio e <strong>di</strong> una maturità<br />
in<strong>di</strong>spensabili all’assunzione delle proprie responsabilità rispetto al fatto<br />
commesso ed al riconoscimento <strong>della</strong> vittima quale soggetto offeso<br />
primariamente nella propria <strong>di</strong>gnità, frutto <strong>di</strong> identità fisica, psichica e sociale.<br />
Dunque fra gli obiettivi perseguiti si ricordano, fra altri possibili, “superamento<br />
<strong>della</strong> negazione e <strong>della</strong> minimizzazione del danno; assunzione <strong>di</strong><br />
responsabilità; sviluppo <strong>di</strong> capacità empatiche; controllo delle fantasie<br />
sessualmente devianti; riduzione degli interessi sessualmente devianti e<br />
sviluppo <strong>di</strong> interessi sessuali non devianti; sviluppo <strong>di</strong> abilità relazionali e<br />
7 In particolare, essendo quello <strong>di</strong> “<strong>di</strong>storsioni cognitive” un concetto <strong>di</strong> primaria importanza<br />
lavorando con soggetti autori <strong>di</strong> reati, siano questi adulti o maggiorenni, si segnalano gli stu<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento condotti negli Stati Uniti da G. Sykes e D. Matza, Techniques of<br />
Neutralization. A Theory of Delinquency, in American Social Review, n.22, 1957 e,<br />
successivamente, da A. Bandura, sulla nozione <strong>di</strong> “<strong>di</strong>simpegno morale”, in Social Foundation<br />
of Though and Action: A Social Cognition Theory, Englewood Cliffs, New York, 1986.<br />
201
sociali; riduzione delle <strong>di</strong>storsioni cognitive; superamento del trauma relativo a<br />
un abuso subìto; acquisizione <strong>di</strong> una capacità auto regolativa” (Ibidem, p. 147).<br />
Proposito tanto implicito quanto fondamentale alle <strong>di</strong>fferenti impostazioni resta,<br />
comunque, la prevenzione rispetto alla reiterazione del reato, avendo peraltro<br />
bene a mente che proprio nei reati <strong>di</strong> tipo sessuale tali ricadute sono<br />
particolarmente frequenti.<br />
Appare allora evidente come i presupposti alla base dell’art. 25 Legge minorile<br />
siano <strong>di</strong> fatto compatibili con le finalità che i vari interventi si prefiggono <strong>di</strong><br />
raggiungere, qualora si tratti <strong>di</strong> lavorare con un minore accusato <strong>di</strong> reati<br />
sessuali. Gli aspetti psicopedagogici, da un lato, e quelli socio-relazionali,<br />
dall’altro, appaiono qui particolarmente enfatizzati, identificando nel processo<br />
d’assunzione <strong>di</strong> responsabilità rispetto alla propria condotta, ed alla<br />
comprensione delle effettive conseguenze <strong>della</strong> stessa per sé, la parte offesa e<br />
per la società nel suo complesso, gli elementi car<strong>di</strong>ne sui quali modulare i vari<br />
pezzi <strong>di</strong> quel particolare puzzle che configura nel suo insieme l’intervento<br />
amministrativo. Così, se le richieste <strong>della</strong> procura hanno più spesso in<strong>di</strong>cato<br />
come strada maestra l’affidamento del minore ai servizi sociali e,<br />
congiuntamente, il collocamento dello stesso presso una comunità (in quattro<br />
casi su sette), il tribunale ha <strong>di</strong>sposto l’affidamento del ragazzo ai servizi nella<br />
maggior parte dei casi ed il collocamento in comunità in due su sette,<br />
riconoscendo le <strong>di</strong>fficoltà <strong>della</strong> famiglia ad affiancare il giovane in tale percorso.<br />
E riconoscendo la necessità per lo stesso <strong>di</strong> usufruire <strong>di</strong> un sostegno<br />
psicologico <strong>di</strong> natura particolarmente qualificata.<br />
D’altra parte un progetto d’intervento <strong>di</strong> questo genere verso minori segnalati<br />
per un’unica irregolarità, assai <strong>di</strong>fficile da accertare trattandosi <strong>di</strong> ragazzi non<br />
imputabili, apre aspetti piuttosto controversi, attraversati da ambivalenze e<br />
contrad<strong>di</strong>zioni che necessitano <strong>di</strong> essere affrontate più approfon<strong>di</strong>tamente e<br />
con il contributo <strong>di</strong> esperti provenienti dai <strong>di</strong>fferenti ambiti a vario titolo coinvolti<br />
(procura, tribunale, servizi sociali, comunità, etc.). Ciò al fine <strong>di</strong> meglio<br />
modulare, ed integrare, gli interventi <strong>di</strong>retti ai minori - particolarmente se<br />
infraquattor<strong>di</strong>cenni che hanno compiuto un reato. In tal caso gli strumenti <strong>di</strong><br />
intervento possono, anzi devono, essere <strong>di</strong> volta in volta identificabili entro il<br />
ventaglio più ampio delle possibilità; senza mai <strong>di</strong>menticare, tuttavia, la<br />
peculiarità <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questi minori e dunque la necessità, anche in<br />
funzione <strong>della</strong> medesima, <strong>di</strong> non perdere mai <strong>di</strong> vista le necessarie garanzie<br />
processuali: così come la nostra Legge impone.<br />
202
8. Approfon<strong>di</strong>menti<br />
1. Sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> genere<br />
L’elaborazione dei dati generali riferiti ai minori segnalati e il successivo<br />
approfon<strong>di</strong>mento nei profili ce lo ha già mostrato: l’irregolarità <strong>della</strong> condotta in<br />
adolescenza assume forme ben <strong>di</strong>verse secondo che sia coniugata al maschile<br />
o al femminile. Ulteriori segnali cercheremo <strong>di</strong> seguito, con una lettura <strong>di</strong><br />
genere riferita a tutte le aree indagate.<br />
1.1. Dati socioanagrafici<br />
Ricor<strong>di</strong>amo innanzitutto che, tra i minori segnalati ex art. 25 o 25 bis, prevale la<br />
presenza maschile nonostante le femmine siano prevalenti in alcuni profili, ad<br />
esempio quello dei giovani indotti alla prostituzione. Sui 285 minori i ragazzi<br />
sono il 60,4%, le ragazze il 39,6%.<br />
I ragazzi non sono soltanto più numerosi ma anche più precoci, se così si può<br />
<strong>di</strong>re, nel manifestare la loro insofferenza verso una vita regolare. L’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong><br />
apertura del proce<strong>di</strong>mento si attesta a 15 anni per i maschi e a 16 per le<br />
femmine, una <strong>di</strong>fferenza data anche dal fatto che, tra gli 11 e i 13 anni, i<br />
giovani segnalati sono quasi tutti maschi ed è dai 14 in avanti che il campione<br />
comincia ad essere bilanciato per appartenenza <strong>di</strong> genere.<br />
Tra le ragazze è più comune l’esperienza <strong>della</strong> migrazione, sia da altri Paesi<br />
sia da altre regioni italiane (soprattutto Sud Italia e isole). Per le straniere<br />
ricongiunte si tratta <strong>di</strong> una migrazione affrontata da ragazzine, se confrontata<br />
con i percorsi dei maschi molti dei quali sono giunti nel nostro Paese in<br />
tenerissima età. Sembra quasi che le famiglie in transito, quando si tratta <strong>di</strong><br />
farsi raggiungere da una figlia femmina, aspettino più a lungo prima <strong>di</strong> portarla<br />
con sé.<br />
Le provenienze più comuni per gli adolescenti stranieri sono la Romania per le<br />
ragazze (soprattutto minori non accompagnate segnalate per esercizio <strong>della</strong><br />
prostituzione) e il Marocco, prima nazionalità per i ragazzi e comunque<br />
seconda per le ragazze.<br />
203
1.2. Profili maschili, femminili, misti<br />
Il Capitolo 7 del presente rapporto ha approfon<strong>di</strong>to i percorsi e le fragilità dei<br />
minori in base all’irregolarità per la quale erano stati segnalati. In quella sede<br />
emerge chiaramente una <strong>di</strong>versa presenza dei ragazzi e delle ragazze,<br />
secondo il tipo <strong>di</strong> condotta <strong>di</strong> cui si tratta.<br />
Qui possiamo sinteticamente ricordare che abbiamo profili:<br />
- composti da ragazzi e ragazze, e precisamente gli “Insofferenti alle regole”<br />
e i “Consumatori <strong>di</strong> sostanze”. Le loro condotte sono in un certo qual modo<br />
i tratti caratteristici dell’adolescenza, anche se i livelli <strong>di</strong> rischio affrontati<br />
sono <strong>di</strong>versi nei due casi e in ciascun profilo, secondo l’intensità delle<br />
condotte trasgressive. I paragrafi corrispondenti hanno tratteggiato storie<br />
dove, ad esempio, il rapporto con gli stupefacenti passa dal ricreativo al<br />
problematico fino alla <strong>di</strong>pendenza. È però forse possibile ritenere che il<br />
primo movimento interno verso questi comportamenti sia il più tipico<br />
desiderio <strong>di</strong> autonomia, <strong>di</strong> identità, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione proprio <strong>di</strong> questa<br />
fase <strong>di</strong> crescita. Un desiderio che, in qualche caso, viene mal riposto;<br />
- tipicamente maschili: gli “Autori <strong>di</strong> violenze” (dove il plurale richiama alla<br />
compresenza <strong>di</strong> atti violenti contro la proprietà, la persona, la collettività) e i<br />
giovani “Accusati <strong>di</strong> violenza sessuale”. I primi sono composti all’87% <strong>di</strong><br />
maschi, i secon<strong>di</strong> per la totalità. Insieme raccolgono le violenze verso gli<br />
altri (tranne quelle <strong>di</strong> chi le associa al consumo <strong>di</strong> sostanze). La presenza<br />
maschile nei casi <strong>di</strong> violenza non è che una conferma <strong>di</strong> tanta letteratura<br />
sociologica e psicologica che riconosce nei ragazzi la tendenza ad<br />
attaccare gli altri, nelle ragazze quella a prendersela con se stesse;<br />
- tipicamente femminili, come “Farsi male” (75% <strong>di</strong> ragazze) e “Indotti alla<br />
prostituzione” (88%). E anche questo è un dato atteso. Resta un primato<br />
delle ragazze l’attacco al sé attraverso il corpo, un attacco <strong>di</strong>retto da loro<br />
stesse – nell’autolesionismo, nel tentato suici<strong>di</strong>o, nel ritiro sociale – o agito<br />
da altri, come per le ragazze indotte alla prostituzione. In alcuni casi<br />
sembra quasi un compito preciso, quello <strong>di</strong> farsi male, che le ragazze<br />
affidano a mani maschili, come nelle relazioni con partner violenti o<br />
comunque in rapporti che comportano rischi rilevanti per la loro salute<br />
psicofisica e per il loro futuro, ad esempio inducendole all’abbandono<br />
precoce degli stu<strong>di</strong>, alla frequentazione <strong>di</strong> ambienti devianti e via <strong>di</strong><br />
seguito.<br />
1.3. In famiglia, a scuola<br />
I dati che seguono sono stati elaborati sul sottocampione dei minori segnalati<br />
ex art. 25, ovvero escludendo i minori indotti alla prostituzione, e questo<br />
principalmente perché i loro percorsi così particolari e, d’altra parte, la<br />
204
mancanza <strong>di</strong> informazioni al riguardo tendevano ad alterare tutte le possibili<br />
considerazioni sui percorsi <strong>di</strong> vita.<br />
La situazione familiare è per tutti molto simile: poco meno <strong>della</strong> metà dei<br />
ragazzi e delle ragazze vive con entrambi i genitori, circa un quarto con la<br />
madre sola, un altro 12-14% con la madre e un nuovo partner.<br />
La <strong>di</strong>fferenza consiste nella maggior frequenza con cui le ragazze conoscono<br />
la comunità educativa. Inoltre, quando vivono con un solo genitore, la relazione<br />
con la figura mancante è relativamente più frequente per i maschi mentre tante<br />
tra le ragazze segnalate non vedono per anni il genitore uscito dal nucleo<br />
familiare.<br />
Stu<strong>di</strong>a il 70% circa sia dei ragazzi che delle ragazze ed è uguale il titolo <strong>di</strong><br />
stu<strong>di</strong>o, ma i maschi vengono bocciati <strong>di</strong> più (62%, contro il 49% delle ragazze).<br />
1.4. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
Sappiamo che i minori segnalati ex art. 25 provengono da esperienze familiari<br />
e personali particolarmente <strong>di</strong>fficili.<br />
Il confronto tra il vissuto maschile e femminile ci mostra innanzitutto moltissime<br />
somiglianze. I dati che abbiamo chiamato “strutturali” quali il lutto,<br />
l’istituzionalizzazione precoce, i traumi, i problemi <strong>di</strong> salute fisica o psichica o <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>pendenza in famiglia sono evidentemente presenti in modo in<strong>di</strong>fferente nella<br />
vita <strong>di</strong> ragazzi e ragazze, e gli uni e gli altri le hanno attraversate senza che<br />
emergano fragilità specifiche in queste <strong>di</strong>rezioni.<br />
Molto simile anche il vissuto <strong>di</strong> violenza fisica o assistita in famiglia, il conflitto<br />
tra i genitori, l’abuso sessuale fuori famiglia (del tutto minoritario e comunque<br />
ugualmente presente tra i due sessi).<br />
Esistono allora delle <strong>di</strong>fferenze nelle <strong>di</strong>fficoltà affrontate?<br />
Le ragazze sono maggiormente colpite: più maltrattate, più spesso al centro <strong>di</strong><br />
conflitti culturali con i genitori. Solo tra le ragazze troviamo casi <strong>di</strong> violenza<br />
sessuale in famiglia ed è una prerogativa femminile anche il rapporto con un<br />
partner violento. Ancora, riguarda le ragazze l’esperienza <strong>di</strong> coercizione (ad es.<br />
il matrimonio forzato <strong>di</strong> alcune ragazze rom) e ha lasciato segni dolorosi<br />
soprattutto nelle ragazze il far parte <strong>di</strong> famiglie instabili, con continui<br />
cambiamenti <strong>di</strong> composizione, residenza, adulti <strong>di</strong> riferimento.<br />
È lievemente più presente tra i maschi il bullismo subito e qualche caso <strong>di</strong><br />
violenza fisica o psicologica da parte <strong>di</strong> coetanei. Il dato è molto comprensibile:<br />
soprattutto nella preadolescenza il confronto tra coetanei maschi è spesso<br />
me<strong>di</strong>ato dalla violenza fisica episo<strong>di</strong>ca o ripetuta, va da sé che oltre ad una<br />
prevalenza <strong>di</strong> maschi tra i violenti, ci sia anche una maggior presenza <strong>di</strong><br />
ragazzi tra chi quelle aggressioni ha subito.<br />
205
1.5. Le “irregolarità” commesse<br />
Prosegue l’elaborazione su 259 ragazzi, ovvero escludendo i giovani segnalati<br />
ai sensi dell’art. 25 bis.<br />
La caratterizzazione <strong>di</strong> genere dei comportamenti irregolari ci riporta alla<br />
sostanza dei profili. Possiamo comunque in<strong>di</strong>viduare:<br />
- comportamenti maschili: bullismo, vandalismo, rissa, furto, infrazione delle<br />
regole scolastiche, violenza episo<strong>di</strong>ca, spaccio <strong>di</strong> stupefacenti, molestie o<br />
violenza sessuale, infrazioni del co<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> strada. Alcuni <strong>di</strong> questi<br />
comportamenti sono molto praticati anche dalle ragazze, ad esempio la<br />
trasgressione a scuola o il furto, ma il <strong>di</strong>vario tra i due sessi è comunque<br />
molto profondo e porta a considerarli prevalentemente maschili;<br />
- comportamenti femminili: fughe da casa o dalla comunità, autolesionismo,<br />
comportamenti sessuali a rischio, ritiro sociale, tentato suici<strong>di</strong>o,<br />
frequentazione <strong>di</strong> ambienti devianti;<br />
- comportamenti sia maschili che femminili: consumo <strong>di</strong> droghe illegali,<br />
abuso <strong>di</strong> alcolici, violenza verso i familiari, furto in casa o a scuola,<br />
abbandono scolastico, trasgressione delle regole familiari.<br />
Le irregolarità femminili si svolgono soprattutto a casa, quelle maschili più<br />
spesso a scuola o in un luogo pubblico.<br />
Abbiamo approfon<strong>di</strong>to alcuni comportamenti presenti in modo importante sia<br />
tra i ragazzi che tra le ragazze per cercare <strong>di</strong> comprendere se, al<strong>di</strong>là delle<br />
frequenze, anche le modalità <strong>di</strong> adozione <strong>di</strong> quei comportamenti fosse davvero<br />
la stessa tra i ragazzi e le ragazze. Ecco che cosa abbiamo rilevato:<br />
- l’infrazione delle regole familiari (99 m, 61 f) avviene in solitu<strong>di</strong>ne per il<br />
96% dei maschi e l’82% delle femmine. Resta un 15% delle ragazze<br />
(nessuno tra i ragazzi) che trasgre<strong>di</strong>sce con il partner;<br />
- la trasgressione delle regole scolastiche (118 m, 46 f) è <strong>di</strong>retta nella quasi<br />
totalità dei casi contro i docenti e avviene da soli. I comportamenti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sturbo ai coetanei in ambito scolastico sono più spesso maschili (40% m,<br />
9% f) e con<strong>di</strong>visi con il gruppo (20% m, 4% f). Una minoranza <strong>di</strong> ragazze, e<br />
nessun ragazzo, infrange le regole <strong>della</strong> scuola insieme al partner;<br />
- il consumo <strong>di</strong> droghe illegali (172 m, 113 f) si svolge nella metà dei casi in<br />
un luogo pubblico e nel 60% con il gruppo <strong>di</strong> amici. Il dato vale per maschi<br />
e femmine, ma occorre aggiungere che il 40% dei maschi consuma droghe<br />
da solo (tra le femmine è il 20%) e il 37% delle ragazze lo fa insieme al<br />
fidanzato (tra i ragazzi è il 2%). Spacciano 15 maschi e 3 femmine, due<br />
delle quali con il partner;<br />
- l’abuso <strong>di</strong> alcolici avviene in spazi pubblici e con il gruppo <strong>di</strong> amici ma,<br />
ancora una volta, le ragazze bevono con il partner, non invece i ragazzi;<br />
206
- il furto (77 m, 23 f) è <strong>di</strong>retto dalle ragazze contro i familiari (48% f, 18% m)<br />
o contro altri adulti e si svolge soprattutto a casa (52%). È soprattutto<br />
maschile il furto contro coetanei (30% m, 9% f) e in ambito scolastico (25%<br />
m, 9% f). Maschi e femmine rubano da soli nella metà dei casi; nei<br />
rimanenti, le ragazze rubano a volte con il fidanzato, i ragazzi spesso<br />
insieme agli amici (40% m, 17% f);<br />
- le fughe da casa, soprattutto femminili, vengono comunque agite da<br />
entrambi i sessi (39 m, 54 f) ma in modo <strong>di</strong>verso. I ragazzi fuggono da soli<br />
(77%) o con il gruppo dei pari (20%), le ragazze scappano sì da sole (52%)<br />
ma spesso con il fidanzato (43%), meno <strong>di</strong> frequente con gli amici;<br />
- la frequentazione <strong>di</strong> ambienti devianti (38 m, 35 f) avviene insieme al<br />
gruppo dei pari sei volte su <strong>di</strong>eci, ma è importante ricordare che il 29%<br />
delle ragazze lo fa insieme al partner, contro il 3% dei ragazzi.<br />
Quanto visto fin qui porta alla luce una realtà quanto mai tra<strong>di</strong>zionale. Ragazzi<br />
e ragazze sono entrambi portati a trasgre<strong>di</strong>re ma lo fanno in modo <strong>di</strong>verso,<br />
prima <strong>di</strong> tutto per il contenuto delle condotte che tra i primi è rivolto all’esterno,<br />
tra le seconde contro <strong>di</strong> sé.<br />
Anche quando i comportamenti paiono gli stessi resta <strong>di</strong>verso il loro svolgersi e<br />
il loro significato. Le relazioni <strong>di</strong> riferimento in adolescenza sono il gruppo dei<br />
pari per i maschi, il partner per le ragazze.<br />
I primi con<strong>di</strong>vidono con il gruppo il desiderio <strong>di</strong> sentirsi forti, <strong>di</strong>versi, liberi, ed<br />
esprimono con gli amici la loro energia anche <strong>di</strong>struttiva.<br />
Per le ragazze l’irregolarità è una questione più intima, spesso agita con<br />
modalità auto<strong>di</strong>struttive e tra le mura <strong>di</strong> casa. La violenza verso i familiari e il<br />
furto in casa sono i comportamenti violenti più <strong>di</strong>ffusi nel campione femminile e<br />
<strong>di</strong>cono ancora tanto <strong>di</strong> relazioni <strong>ricerca</strong>te o messe alla prova nell’ambito dei<br />
rapporti primari. Il fidanzato sembra quasi un lasciapassare per entrare in<br />
contatto – in senso trasgressivo, a volte <strong>di</strong>struttivo – con il mondo esterno. È<br />
con lui che le ragazze possono rubare fuori casa, saltare le lezioni scolastiche,<br />
sfidare i genitori, consumare alcol o droghe. È con lui che si danno una identità<br />
sociale ribelle che assume un rilievo se non altro per le conseguenze <strong>di</strong> alcune<br />
condotte o per il loro riverbero nelle relazioni con gli altri. Si arriva a concludere<br />
forse nel più banale dei mo<strong>di</strong>, sulla necessità <strong>di</strong> rinforzare le ragazze<br />
nell’autostima, nell’autonomia, nella capacità <strong>di</strong> percepirsi come persone che<br />
hanno valore e che possono operare delle scelte in<strong>di</strong>pendentemente<br />
dall’andamento delle loro relazioni affettive. E, d’altro canto, sull’opportunità <strong>di</strong><br />
accompagnare i ragazzi oltre il chiasso, oltre il senso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>della</strong><br />
responsabilità che il gruppo permette quando si con<strong>di</strong>vidono azioni devianti,<br />
trovando le chiavi <strong>di</strong> accesso per valorizzare in senso positivo la loro energia e<br />
la loro voglia <strong>di</strong> protagonismo.<br />
207
1.6. I rapporti con la giustizia<br />
Ragazzi e ragazze segnalati con provve<strong>di</strong>mento amministrativo erano seguiti<br />
nel 16% dei casi anche con un proce<strong>di</strong>mento civile ma ciò che ci colpisce è il<br />
preve<strong>di</strong>bile coinvolgimento maschile nei proce<strong>di</strong>menti penali. Con i loro<br />
comportamenti violenti verso gli altri hanno affrontato un proce<strong>di</strong>mento nel 58%<br />
dei casi contro il 21% delle ragazze.<br />
Su quanti hanno avuto almeno un percorso penale, il 31% dei maschi contro il<br />
17% delle femmine è stato segnalato in età non imputabile. La nostra <strong>ricerca</strong><br />
sembra confermare ciò che già abbiamo visto parlando dei minori violenti,<br />
ovvero la comparsa <strong>di</strong> segnali in tal senso fin dalla infanzia o preadolescenza.<br />
I reati contestati ai ragazzi riguardano sia la violenza contro la persona sia<br />
contro la proprietà o la pubblica fede. I più frequenti sono furto, lesioni<br />
personali, percosse, minacce, ingiurie, danneggiamento, riciclaggio, violenza<br />
sessuale.<br />
Le ragazze sono imputate soprattutto <strong>di</strong> furto e comunque <strong>di</strong> reati contro la<br />
proprietà, mentre sono davvero poco numerosi i reati contro la persona o<br />
contro la pubblica fede (Tab. 40).<br />
1.7. I proce<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
Non sono riscontrabili <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere nelle richieste contenute nei ricorsi<br />
<strong>della</strong> Procura <strong>della</strong> Repubblica, né nei <strong>di</strong>spositivi contenuti nei decreti del<br />
Tribunale per i Minorenni.<br />
Il tutore – richiesto e nominato - riguarda quasi esclusivamente i minori indotti<br />
alla prostituzione e così pure, per il PM, l’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> offrire un supporto<br />
psicologico.<br />
Il Tribunale stabilisce un intervento psicologico in un maggior numero <strong>di</strong> casi<br />
legati soprattutto all’esperienza del farsi male, e dunque alle ragazze. È una<br />
scelta che <strong>di</strong>pende non soltanto dalle condotte irregolari e <strong>di</strong>scende <strong>di</strong><br />
frequente anche dalle <strong>di</strong>fficoltà attraversate nella crescita e dall’adesione del<br />
minore. Per questo l’attivazione <strong>di</strong> un percorso psicologico è attribuita al 44%<br />
delle ragazze e al 28% dei ragazzi.<br />
Infine, l’analisi <strong>della</strong> documentazione contenuta nei fascicoli ci <strong>di</strong>ce che le<br />
procure legali, riguardanti una minoranza <strong>di</strong> minori, sono presenti nel 10% dei<br />
fascicoli delle ragazze e 5% dei ragazzi, testimoniando forse una maggior<br />
presenza e preoccupazione delle famiglie.<br />
Le ragazze hanno scritto nove delle <strong>di</strong>eci lettere autografe con cui una<br />
manciata <strong>di</strong> minori ha voluto raccontare <strong>di</strong>rettamente a un insegnante o al<br />
giu<strong>di</strong>ce, comunque agli adulti la propria lettura <strong>della</strong> situazione.<br />
208
Reati<br />
Tab. 40 – Reati commessi da ragazzi e ragazze<br />
Maschi<br />
Femmine TOTALE<br />
Appropriazione indebita 1 0 1<br />
Atti contrari pubblica decenza - turpiloquio 0 2 2<br />
Atti osceni 3 0 3<br />
Atti sessuali con minore 1 0 1<br />
Danneggiamento 12 1 13<br />
Danneggiamento per incen<strong>di</strong>o 2 0 2<br />
Deturpamento imbrattamento cose altrui 2 0 2<br />
Disturbo occupazioni o riposo altri 2 0 2<br />
Estorsione 3 1 4<br />
Falsa attestazione 1 2 3<br />
Falsità materiale commessa dal privato 1 0 1<br />
Furto 35 12 47<br />
Ingiuria 13 2 15<br />
Interruzione ufficio o servizio pubblico 2 0 2<br />
Invasione terreni o e<strong>di</strong>fici 2 0 2<br />
Lesione personale grave 1 0 1<br />
Lesione personale lieve 22 3 25<br />
Maltrattamento verso fanciulli 1 0 1<br />
Minaccia 15 1 16<br />
Molestia o <strong>di</strong>sturbo alle persone 3 0 3<br />
Omici<strong>di</strong>o preterintenzionale 0 1 1<br />
Percosse 16 1 17<br />
Rapina 10 2 12<br />
Resistenza pubblico ufficiale 8 0 8<br />
Ricettazione 3 1 4<br />
Riciclaggio 12 0 12<br />
Sequestro <strong>di</strong> persona 1 0 1<br />
Soppressione <strong>di</strong>struzione occultamento atti<br />
veri<br />
1 0 1<br />
Truffa 0 1 1<br />
Uso atto falso 0 1 1<br />
Violenza privata 5 0 5<br />
Violenza sessuale 10 0 10<br />
TOTALE GENERALE 188 31 219<br />
209
2. Citta<strong>di</strong>nanze in crescita: identità e provenienze<br />
2.1. Un quadro generale sui minori stranieri in Emilia Romagna<br />
“Gli immigrati sono oramai quasi l’8% <strong>della</strong> popolazione, hanno una età me<strong>di</strong>a<br />
più bassa degli italiani, ed una composizione familiare tendenzialmente più<br />
numerosa” 8 . Il dato è riferito all'Emilia Romagna ed è tratto dal Piano Sociale e<br />
Sanitario approvato dalla Regione, base <strong>della</strong> programmazione dei servizi<br />
socio-sanitari pubblici e del privato sociale.<br />
Quello dell'immigrazione è un dato strutturale, crescente, ormai consolidato <strong>di</strong><br />
cui i servizi devono tenere conto. E se fino agli anni Novanta gli stranieri erano<br />
soprattutto persone sole che entravano in Italia in cerca <strong>di</strong> un lavoro e <strong>di</strong> un<br />
sollievo economico temporaneo, oggi i ricongiungimenti familiari sono una<br />
realtà sempre più frequente. Aumenta grazie agli immigrati il tasso <strong>di</strong> natalità in<br />
Italia, si moltiplicano nelle scuole le presenze <strong>di</strong> bambini e ragazzi stranieri con<br />
un arricchimento culturale indubbio e una possibilità ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> conoscenza e <strong>di</strong><br />
scambio tra culture. Ma i percorsi dei nuovi citta<strong>di</strong>ni richiedono una speciale<br />
attenzione. Ne dà conferma il fatto che essi sono decisamente sovra<br />
rappresentati negli interventi dei servizi e <strong>della</strong> giustizia per i minori (L.<br />
Campioni, A. Finelli, M. T. Tagliaventi, 2008): nell'anno scolastico 2005/06, in<br />
Emilia Romagna, gli alunni stranieri erano il 9,5% del totale. Nel 2005, però,<br />
essi rappresentavano il 38,1% dei minori assistiti dai servizi sociali e il 44,5%<br />
nei servizi penali minorili, il 44,9% nelle strutture <strong>di</strong> accoglienza e l’87,6% dei<br />
minori ristretti nell’Istituto Penale Minorile <strong>di</strong> Bologna.<br />
Gli stu<strong>di</strong> sull'immigrazione compiuti anche fuori dall'Italia – a partire dagli esiti<br />
<strong>della</strong> nostra emigrazione in altri Paesi nei decenni trascorsi – in<strong>di</strong>ca nelle<br />
seconde generazioni il punto <strong>di</strong> maggiore vulnerabilità e il punto <strong>di</strong> svolta.<br />
Meno motivati dei loro genitori, non ancora integrati come potranno esserlo i<br />
loro figli, i ragazzi delle “terre <strong>di</strong> mezzo” vivono in pieno le contrad<strong>di</strong>zioni<br />
proprie dello stare a metà tra due culture.<br />
Graziella Favaro nei suoi stu<strong>di</strong> dei primi anni Duemila <strong>di</strong>stingueva tra i ragazzi<br />
stranieri almeno tre gruppi con caratteristiche significativamente <strong>di</strong>verse: i nati<br />
in Italia, che risentono <strong>della</strong> cultura d'origine principalmente per il tramite dei<br />
8 Dal Piano Sociale e Sanitario 2008-2010 <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna.<br />
210
loro genitori; i minori non accompagnati (MSNA), cioè senza figura adulta <strong>di</strong><br />
riferimento con cui vivere e da cui essere assistito e educato, o giunti in Italia<br />
con adulti che intendono sfruttarli, ragazzi questi che vengono inseriti in piani <strong>di</strong><br />
accoglienza e con buone probabilità rimpatriati quando la loro situazione lo<br />
consente; minori nati all'estero e ricongiunti alla famiglia, “socializzati ed<br />
educati per alcuni anni in un contesto <strong>di</strong>fferente, immigrati a un certo punto<br />
<strong>della</strong> loro storia e impegnati a gestire le sfide dell’adolescenza in un luogo<br />
ancora, per certi versi, estraneo e opaco” 9 . A questi gruppi aggiunge<br />
successivamente altre tipologie: i minori adottati, i rifugiati da realtà <strong>di</strong> guerra, i<br />
figli <strong>di</strong> coppie miste.<br />
Nella realtà esplorata con la nostra indagine gli adolescenti stranieri segnalati<br />
con art. 25 e 25 bis al Tribunale per i Minorenni dell'Emilia Romagna sono<br />
riferibili ai seguenti gruppi:<br />
- 30 minori senza accompagnamento, quasi tutti entrati in Italia in età<br />
molto prossima ai 18 anni e indotti alla prostituzione. Per loro è aperto<br />
un proce<strong>di</strong>mento ex art. 25 bis. Le notizie <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>sponiamo sul loro<br />
conto sono molto ridotte;<br />
- 20 stranieri <strong>di</strong> seconda generazione, ovvero nati in Italia da genitori<br />
che si erano già trasferiti dal loro Paese;<br />
- 61 minori stranieri ricongiunti alla famiglia in un tempo successivo al<br />
trasferimento dei genitori. Sono ragazzi che per qualche tempo sono<br />
rimasti nel Paese d’origine con un solo genitore oppure affidati a<br />
parenti, per poi fare il proprio ingresso in Italia quando le con<strong>di</strong>zioni<br />
familiari lo hanno consentito.<br />
Nelle riflessioni che seguono prenderemo in considerazione un sottocampione<br />
<strong>di</strong> 241 ragazzi comprendente 160 italiani, 20 stranieri <strong>di</strong> seconda generazione<br />
e 61 minori stranieri ricongiunti alle famiglie allo scopo <strong>di</strong> verificare se vi siano<br />
<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> rilievo tra adolescenti <strong>di</strong> culture e con vissuti probabilmente molto<br />
<strong>di</strong>versificati. Esclu<strong>di</strong>amo i MSNA e i minori noma<strong>di</strong> perché le notizie sul loro<br />
conto sono insufficienti a fondare qualunque considerazione.<br />
2.2. Dati socio-anagrafici e percorso migratorio in<strong>di</strong>viduale e familiare<br />
L’universo delle condotte irregolari è prevalentemente maschile. Le ragazze<br />
rappresentano il 31-35% del totale sia tra gli italiani sia tra gli stranieri, mentre<br />
l’età me<strong>di</strong>a si aggira comunque intorno ai 15 anni, anche se gli italiani sono<br />
leggermente più vecchi <strong>di</strong> età.<br />
9 G. Favaro, Le ragazze e i ragazzi delle “terre <strong>di</strong> mezzo”, consultabile interamente in <strong>di</strong>versi<br />
siti web tra cui:<br />
www.pubblica.istruzione.it/dgstudente/intercultura/allegati/rel_favaro_padova.pdf<br />
211
Circa il 70% degli italiani e degli stranieri <strong>di</strong> seconda generazione è nato in<br />
Emilia Romagna; tra gli italiani, 29 giovani su 160 sono nati al sud o nelle isole<br />
ed hanno quin<strong>di</strong> vissuto un percorso migratorio.<br />
I giovani ricongiunti alla famiglia sono giunti in Italia prevalentemente in età<br />
scolare (69%, 42 minori), vale a <strong>di</strong>re quando già avevano stabilito legami<br />
significativi ed esperienze <strong>di</strong> rilievo nel paese d’origine. Il 42% arriva dopo gli<br />
11 anni, per un inserimento scolastico che potrebbe iniziare già in prima me<strong>di</strong>a,<br />
presumibilmente senza una conoscenza <strong>di</strong> base <strong>della</strong> lingua italiana.<br />
La provenienza <strong>di</strong> questi minori è la più varia. Se guar<strong>di</strong>amo solo alla<br />
nazionalità dei padri in<strong>di</strong>viduiamo 33 Paesi, una situazione estremamente<br />
frammentata che ben riflette la molteplicità <strong>di</strong> presenze tra i migranti in Emilia<br />
Romagna.<br />
Più precisamente, tra i 20 adolescenti <strong>di</strong> seconda generazione 8 sono nati nei<br />
paesi del Maghreb e gli altri si sud<strong>di</strong>vidono tra ex Jugoslavia, Filippine, Cina,<br />
Me<strong>di</strong>o Oriente, Africa centrale. Alcuni gruppi significativi sono identificabili tra i<br />
molti giovani ricongiunti: 17 provengono dal Maghreb, 10 dalla ex Jugoslavia,<br />
16 da altri paesi dell’Europa dell’Est, 6 dal Sud o Centro America, 5 dall’Africa<br />
centrale.<br />
I genitori sono tendenzialmente <strong>di</strong> uguale nazionalità, entrambi italiani (per il<br />
91% dei ragazzi italiani) o entrambi stranieri (per tutti gli stranieri), con una<br />
quota molto residuale <strong>di</strong> coppie miste composte quasi sempre da padre italiano<br />
e madre straniera. Come tra i minori, anche tra i genitori nati fuori dall’Italia si<br />
rileva la prevalenza <strong>di</strong> persone provenienti dal Marocco e, solo in seconda<br />
istanza, la presenza <strong>di</strong> albanesi e rom.<br />
Tra i minori italiani nati in Emilia Romagna, solo 36 hanno entrambi i genitori<br />
<strong>della</strong> stessa regione mentre gli altri sono, in un certo qual modo, “<strong>di</strong> seconda<br />
generazione”, nel senso che una o entrambe le figure parentali hanno<br />
compiuto un percorso <strong>di</strong> migrazione interna. Spicca un gruppo <strong>di</strong> 29 ragazzi i<br />
cui genitori sono entrambi nati al sud o nelle isole, in particolare Campania e<br />
Sicilia. È una in<strong>di</strong>cazione da non sottovalutare: anche l’immigrazione interna,<br />
che comunque implica in molti casi un salto culturale, può costituire un fattore<br />
<strong>di</strong> vulnerabilità probabilmente paragonabile, almeno in parte, alla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
immigrato più comunemente intesa.<br />
2.3. Il nucleo familiare<br />
Al momento <strong>della</strong> segnalazione vive in famiglia l’82% degli italiani, il 90% dei<br />
giovani immigrati <strong>di</strong> seconda generazione e l’85% dei minori ricongiunti.<br />
Se circa la metà delle famiglie <strong>di</strong> tutti i gruppi vede la presenza <strong>di</strong> entrambi i<br />
genitori, le altre modalità <strong>di</strong> convivenza sono piuttosto <strong>di</strong>fferenziate: tra gli<br />
italiani e tra i minori <strong>di</strong> seconda generazione oltre un terzo vive in un nucleo<br />
monogenitoriale dove è prevalente la figura <strong>della</strong> madre; tra i minori ricongiunti,<br />
212
invece, il 21,3% vive con la madre ed un nuovo partner che nella quasi totalità<br />
dei casi è italiano. Sono tutte quelle storie <strong>di</strong> migrazione dove la madre si<br />
trasferisce per prima in Italia in cerca <strong>di</strong> lavoro, costruisce una relazione<br />
importante con un uomo italiano e si fa raggiungere dai figli, in genere qualche<br />
anno dopo, comportando per il minore l’impatto con un Paese, una lingua, un<br />
uomo sconosciuti. Sarà forse anche per questo che quasi un quarto dei minori<br />
ricongiunti ha vissuto per un periodo presso una comunità etero familiare<br />
contro il 17% degli italiani e il 10% dei minori <strong>di</strong> seconda generazione. È<br />
un’esperienza più frequente per chi vive in un nucleo monoparentale o in una<br />
famiglia ricostituita.<br />
Non vive con il padre il 30% dei ragazzi stranieri e il 44% degli italiani. La<br />
<strong>di</strong>fferenza è significativa ed è certamente legata alla maggior frequenza <strong>di</strong><br />
separazioni coniugali tra le famiglie italiane piuttosto che tra quelle immigrate.<br />
Tra gli italiani, un terzo <strong>di</strong> chi non vive con il padre ha con lui rapporti frequenti<br />
mentre i due terzi lo incontrano spora<strong>di</strong>camente o mai. Le proporzioni sono ben<br />
<strong>di</strong>verse tra i ragazzi stranieri dove spesso la <strong>di</strong>stanza dal padre è anche<br />
geografica: su 36 stranieri che non vivono con il padre solo 1 ha con lui una<br />
relazione nella quoti<strong>di</strong>anità, 7 non sanno neppure se sia ancora vivente e tutti<br />
gli altri hanno col padre rapporti spora<strong>di</strong>ci (soprattutto i minori <strong>di</strong> seconda<br />
generazione) oppure sospesi da anni o mai avuti (soprattutto i minori<br />
ricongiunti alla madre).<br />
Hanno vissuto la morte del padre 5 ragazzi stranieri e 14 italiani.<br />
Un’altra <strong>di</strong>fferenza riguarda la ricchezza delle possibilità: gli affi<strong>di</strong> familiari, per<br />
quanto pochi, sono riservati esclusivamente agli italiani, mentre gli stranieri che<br />
non vivono in famiglia si trovano in una comunità educativa.<br />
Il vissuto familiare è <strong>di</strong>fferenziato anche dalle con<strong>di</strong>zioni socio-economiche e<br />
dalla modalità <strong>di</strong> intendere i ruoli maschile e femminile in famiglia: è casalinga il<br />
16% delle mamme italiane e il 26% <strong>di</strong> quelle straniere; nei nuclei familiari<br />
italiani il 10% delle mamme lavora in proprio oppure è <strong>di</strong>rigente o libera<br />
professionista; lo 0% tra gli stranieri. Quanto ai padri, tra gli italiani è<br />
significativa la quota <strong>di</strong> impiegati, impren<strong>di</strong>tori e <strong>di</strong>rigenti, che non esistono tra<br />
gli stranieri. Ancora, tra i nuclei autoctoni troviamo il 22% <strong>di</strong> papà operai, 46%<br />
tra i ricongiunti e 60% nella seconda generazione.<br />
Le famiglie italiane però paiono più problematiche o, quantomeno, le <strong>di</strong>fficoltà<br />
emergono più spesso. Sono più numerosi, anche in proporzione, i padri con<br />
problemi <strong>di</strong> alcol o droghe o con la giustizia e le madri con <strong>di</strong>fficoltà<br />
psicologiche. I genitori seguiti in<strong>di</strong>vidualmente dal Servizio per le<br />
Tossico<strong>di</strong>pendenze, dal Centro <strong>di</strong> Salute Mentale o dall’Ente Locale sono <strong>di</strong><br />
meno <strong>di</strong> quelli che risultano avere problematiche in queste <strong>di</strong>rezioni, e<br />
comunque sono quasi tutti italiani.<br />
213
2.4. L’esperienza scolastica<br />
Circa il 74% <strong>di</strong> questi ragazzi era iscritto ad una scuola, un dato che sale tra i<br />
minori <strong>di</strong> seconda generazione. I giovani <strong>di</strong>soccupati sono soprattutto italiani o<br />
ricongiunti. Le bocciature riguardano il 60% circa del campione senza<br />
<strong>di</strong>fferenze significative tra italiani e stranieri ma per i ricongiunti è più arduo il<br />
percorso fino alla licenza me<strong>di</strong>a, e questo si verifica comprensibilmente<br />
soprattutto per chi arriva in Italia dopo i 6 anni. È proprio nella scuola me<strong>di</strong>a<br />
che viene bocciato il 64% dei minori ricongiunti contro il 42% degli italiani.<br />
A 14-15 anni la licenza me<strong>di</strong>a è raggiunta dall’82% degli italiani, 75% dei<br />
ragazzi <strong>di</strong> seconda generazione e 37% dei riuniti alla famiglia. Il gap si colma<br />
dai 16 in avanti quando la quasi totalità <strong>di</strong> tutti i gruppi ha superato l’esame <strong>di</strong><br />
terza me<strong>di</strong>a.<br />
Il vissuto sui banchi <strong>di</strong> scuola è almeno apparentemente molto simile.<br />
Ricorrono i dati sulla violazione delle regole scolastiche (intorno al 64%), sul<br />
bullismo agito (intorno al 25%) e sull’abbandono degli stu<strong>di</strong> (circa il 45%), che<br />
spesso si traduce in un riorientamento. Le <strong>di</strong>fferenze riguardano il bullismo<br />
subito che tocca il 4% degli italiani e l’8% degli stranieri.<br />
2.5. Profili prevalentemente italiani, stranieri, composti<br />
Se proviamo a rintracciare tra i minori italiani, <strong>di</strong> seconda generazione o<br />
ricongiunti il riferimento ai profili <strong>di</strong> rischio in<strong>di</strong>viduati nel campione generale<br />
ve<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>fferenze piuttosto significative (Graf. 22):<br />
- i ricongiunti sono i più insofferenti alle regole (particolarmente le<br />
ragazze) e spesso autori <strong>di</strong> violenze, ma meno attratti dalle droghe e<br />
meno inclini a farsi del male;<br />
- gli italiani sono i più coinvolti nell’uso <strong>di</strong> sostanze, un dato abbastanza<br />
con<strong>di</strong>viso con i ragazzi stranieri <strong>di</strong> seconda generazione. Qui la<br />
<strong>di</strong>fferenza è tra le ragazze, laddove le italiane hanno consumi<br />
comparabili a quelli maschili mentre le straniere nate in Italia sono<br />
molto più prudenti con le droghe;<br />
- le ragazze italiane e straniere si ritrovano nel gruppo <strong>di</strong> chi si fa del<br />
male, insieme a pochi ragazzi italiani e a nessuno straniero;<br />
- i sex offenders sono una presenza in tutti i casi minoritaria ma più<br />
significativa tra i giovani non italiani.<br />
2.6. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
Abbiamo già visto nel campione generale quanto siano dure le esperienze<br />
vissute dai ragazzi segnalati ex art. 25; ma quali sono le <strong>di</strong>fferenze tra ragazzi<br />
italiani e stranieri? (Graf. 23)<br />
214
Graf. 22 – Distribuzione dei minori italiani, <strong>di</strong> seconda generazione (G2)<br />
e ricongiunti nei <strong>di</strong>versi profili <strong>di</strong> rischio<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
23<br />
27,5<br />
37,7<br />
30<br />
20<br />
45,6<br />
40<br />
24,6<br />
11,9 13,1<br />
9,8<br />
5 5 4,9<br />
1,9<br />
Insofferenti alle<br />
regole<br />
Autori <strong>di</strong> violenze Farsi male Consumatori <strong>di</strong><br />
sostanze<br />
Sex offenders<br />
italiano Seconda generazione Ricongiunto alla fam.<br />
Il ritrovarsi sul territorio italiano in assenza dei genitori e il <strong>di</strong>stacco temporaneo<br />
dalla famiglia per ragioni connesse al percorso migratorio riguarda<br />
comprensibilmente soltanto i ragazzi stranieri ricongiunti. Circa la metà <strong>di</strong> essi<br />
è arrivata in Italia dopo i 10 anni, ovvero quando l’esperienza scolastica era già<br />
ampiamente iniziata nel proprio paese d’origine e, probabilmente, dopo <strong>di</strong>versi<br />
anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco dai genitori.<br />
Graf. 23 – Difficoltà incontrate dai minori italiani, G2 e ricongiunti<br />
70<br />
60<br />
50<br />
40<br />
30<br />
20<br />
10<br />
0<br />
23<br />
10<br />
25<br />
Violenza<br />
assistita<br />
45<br />
39<br />
16<br />
Maltrattamento<br />
46<br />
20<br />
26<br />
Problemi <strong>di</strong><br />
salute del<br />
minore<br />
21<br />
10<br />
30<br />
Abbandono da<br />
parte dei<br />
genitori<br />
15<br />
0<br />
61<br />
Mancanza <strong>di</strong> un<br />
genitore<br />
5<br />
14<br />
Partner violento<br />
Italiani G2 Ricongiunti<br />
Tra i 30 minori che hanno raggiunto successivamente i genitori in Italia 12<br />
vivono con entrambi i genitori, 10 con la madre e un nuovo partner, 3 con la<br />
madre sola. In via riassuntiva si può sostenere che, tra questi ragazzi, oltre il<br />
40% si è riunito soltanto alla madre e, tra questi, in gran parte dei casi l’arrivo<br />
215
in Italia ha coinciso con la conoscenza <strong>di</strong> un nuovo partner <strong>della</strong> madre.<br />
Altri aspetti sembrano slegati dal viaggio. I ragazzi stranieri sono più spesso<br />
vittima <strong>di</strong> maltrattamenti familiari e qui la ra<strong>di</strong>ce non sta nel viaggio ma<br />
probabilmente nella impostazione educativa <strong>della</strong> cultura d’origine, nella misura<br />
in cui può giustificare un’educazione violenta.<br />
Un quarto dei ricongiunti è vittima <strong>di</strong> violenza assistita. Per molti queste azioni<br />
sono avvenute nel Paese d’origine quando ancora i genitori erano uniti, prima<br />
che la madre affrontasse il viaggio verso l’Italia.<br />
In generale possiamo <strong>di</strong>re che il maltrattamento interessa maggiormente i<br />
ragazzi non italiani e, tra gli stranieri come tra gli italiani, più le ragazze dei<br />
coetanei maschi. La violenza assistita, invece, è più italiana che straniera. Il<br />
raffronto lascia intuire realtà abbastanza <strong>di</strong>verse: nelle famiglie italiane la<br />
violenza è più frequente tra coniugi non in grado <strong>di</strong> controllare la loro<br />
aggressività e meno come mezzo <strong>di</strong> correzione, mentre tra i ragazzi stranieri il<br />
ricorso alle punizioni corporali può essere inteso come strumento educativo<br />
culturalmente con<strong>di</strong>viso, de<strong>di</strong>cato ai figli e in particolar modo alle figlie.<br />
Si è visto in precedenza come i conflitti familiari riguar<strong>di</strong>no ugualmente italiani e<br />
stranieri, ma i primi vivono soprattutto un conflitto generazionale mentre gli<br />
stranieri le litigiosità hanno ra<strong>di</strong>ci nel conflitto culturale che deriva dall’essere<br />
partecipe a due culture e dal dover me<strong>di</strong>are tra l’impostazione dei genitori,<br />
quasi sempre più legata al Paese d’origine, e il desiderio <strong>di</strong> sentirsi simile ai<br />
coetanei italiani.<br />
È una <strong>di</strong>fficoltà che riguarda le ragazze non italiane più dei loro coetanei<br />
maschi. Si potrebbe pensare che queste ultime fossero più portate a mettere in<br />
<strong>di</strong>scussione il patrimonio culturale ricevuto dai genitori. D’altra parte è<br />
ipotizzabile che siano proprio loro a conoscere il <strong>di</strong>vario più ampio tra la cultura<br />
d’origine e quella italiana, mentre i ragazzi sono più favoriti nel mimetizzarsi.<br />
Non è certamente un caso se l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> arrivo in Italia tra le ragazze<br />
straniere è <strong>di</strong> 13 anni e mezzo tra chi non ha conflitti culturali ed è sotto ai 7<br />
anni per coloro che desiderano vivere secondo uno stile europeo. Un ingresso<br />
in Italia precoce porta a interiorizzare progressivamente la cultura italiana,<br />
forse anche a vivere in modo simile alle coetanee autoctone finché si è<br />
bambine, e a scontrarsi bruscamente con la <strong>di</strong>fferenza culturale una volta alle<br />
soglie dell’adolescenza.<br />
Le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo toccano maggiormente le ragazze, sia italiane sia<br />
straniere e, mentre i conflitti culturali si riducono dopo i 16 anni, quelli<br />
generazionali tendono a crescere dai 14 anni in avanti.<br />
Ancora, i conflitti in famiglia sono sì presenti dove la coppia genitoriale è unita,<br />
ma risultano particolarmente accesi per chi vive con la madre e il nuovo<br />
partner. I conflitti culturali, invece, sono tutti concentrati in famiglie dove i<br />
genitori vivono insieme.<br />
216
I problemi <strong>di</strong> salute del minore sono riscontrati soprattutto tra gli italiani.<br />
Sappiamo che qui rientrano i ragazzi in carico presso la NPI o il Ser.T., ed è<br />
impossibile stabilire se la prevalenza italiana sia data da una sorta <strong>di</strong> selezione<br />
– per cui, si potrebbe <strong>di</strong>re, i minori italiani segnalati sono spesso portatori <strong>di</strong><br />
problematicità confermate dai servizi territoriali - o da una consuetu<strong>di</strong>ne più<br />
fluida nel chiedere aiuto ai servizi da parte delle famiglie italiane.<br />
Il rapporto con un partner violento è conosciuto quasi soltanto dalle ragazze,<br />
italiane ma più spesso riunite alla famiglia. È uno specifico femminile anche<br />
l’abuso sessuale in famiglia o fuori. L’incidenza è dell’1% tra gli italiani e del 5%<br />
tra gli stranieri.<br />
Infine, gli adolescenti italiani attraversano più spesso conflitti in famiglia (tra<br />
genitori, oppure tra genitori e figli) mentre sono propri degli stranieri i conflitti<br />
culturali intergenerazionali, verificati particolarmente tra le ragazze e tra i<br />
ricongiunti arrivati in Italia in età prescolare.<br />
2.7. Le “irregolarità” commesse<br />
I comportamenti irregolari per cui sono stati segnalati sono tendenzialmente<br />
simili. Abbiamo innanzitutto una base <strong>di</strong> trasgressione delle regole familiari e<br />
scolastiche e abbandono degli stu<strong>di</strong> che non trova particolari <strong>di</strong>fferenziazioni<br />
tra italiani e stranieri.<br />
Scappa <strong>di</strong> casa il 31% degli italiani e il 45% degli stranieri; tra gli italiani<br />
fuggono soprattutto le ragazze, tra gli stranieri sia maschi che femmine.<br />
I maschi stranieri sono coinvolti più degli italiani in azioni <strong>di</strong> bullismo e risse con<br />
i pari, mentre i giovani italiani adottano maggiormente comportamenti violenti<br />
verso i familiari, non riscontrando – ed è un’eccezione – una <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />
condotta tra i ragazzi e le ragazze. Questo <strong>di</strong>verso bilanciamento nei<br />
comportamenti violenti dentro e fuori dal contesto familiare da parte dei minori<br />
stranieri non sembra slegato dal fatto che, come abbiamo visto, questi ragazzi<br />
sono più spesso maltrattati in famiglia e quin<strong>di</strong> oggetto <strong>di</strong> una violenza che<br />
tendono a riportare all’esterno. Sull’altro versante abbiamo i minori italiani con<br />
regole familiari probabilmente meno rigide, affermate con <strong>di</strong>fferenti modalità, e<br />
meno portati alla violenza con i compagni, ma meno intimoriti dai genitori.<br />
Non appiano <strong>di</strong>fferenze rilevanti per quanto riguarda il furto, una delle<br />
trasgressioni maggiormente segnalate in tutto il campione.<br />
Compie atti <strong>di</strong> autolesionismo l’8% degli italiani e il 20% dei minori ricongiunti,<br />
sia maschi che femmine. L’andamento è opposto in un altro modo <strong>di</strong> farsi del<br />
male, il consumo <strong>di</strong> sostanze, praticato dal 45% degli italiani e dal 28% dei<br />
ricongiunti (con comportamenti simili tra i maschi italiani e stranieri e ben<br />
<strong>di</strong>fferenziati tra le ragazze italiane, che assumono droghe quanto i coetanei<br />
maschi, e quelle straniere, dove la frequenza è <strong>di</strong>mezzata dal 50 al 25%).<br />
217
I giovani stranieri ricongiunti alla famiglia sommano una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 6 irregolarità<br />
ciascuno, ridotte a 5 per gli italiani e i minori <strong>di</strong> seconda generazione. La<br />
<strong>di</strong>fferenza si avverte in particolar modo nei comportamenti realizzati in casa,<br />
dove raramente i minori <strong>di</strong> seconda generazione portano la loro ribellione e<br />
nella quale i ricongiunti, invece, scaricano gran parte <strong>della</strong> loro aggressività.<br />
2.8. Breve <strong>di</strong>gressione sui ragazzi <strong>della</strong> generazione “uno e mezzo”<br />
Per i minori ricongiunti è stata coniata la definizione <strong>di</strong> “generazione uno e<br />
mezzo” proprio per evidenziare il loro stare sospesi tra un già e un non ancora,<br />
tra una memoria con<strong>di</strong>visa con i genitori percepita come solo parzialmente utile<br />
per immaginare il futuro e continui stimoli identitari proposti dal Paese <strong>di</strong> arrivo.<br />
Scrive infatti Favaro: “Gli adolescenti ricongiunti hanno vissuto in prima<br />
persona il viaggio <strong>di</strong> migrazione, hanno sperimentato la frattura fra il “prima” e il<br />
“dopo” nella loro storia; portano con sé memoria e nostalgie, come i loro<br />
genitori, ma sono anche proiettati, come i coetanei, nei progetti e nella<br />
costruzione del futuro” (Ibidem).<br />
Per chi vive questo passaggio nella fase <strong>della</strong> preadolescenza o<br />
dell'adolescenza, le cose si fanno ancora più complesse. È come se questi<br />
ragazzi e ragazze con<strong>di</strong>videssero con i coetanei tutti i mutamenti tipici dell'età<br />
ma in un territorio ancora più incerto, che richiede ulteriori cambiamenti e<br />
adattamenti continui e nega l'appoggio <strong>di</strong> una storia e un'appartenenza sociale<br />
nelle quali rispecchiarsi.<br />
Il loro arrivo in Italia è già segnato da cesure che hanno lasciato il segno.<br />
All'origine vi è certamente il <strong>di</strong>stacco da uno o entrambi i genitori emigrati per<br />
cercare un lavoro e una situazione <strong>di</strong> vita migliore. Nelle storie che incontriamo<br />
raramente si tratta <strong>di</strong> partenze serene – se mai una partenza può esserlo, per<br />
un bambino che resta ad aspettare. Al trauma del <strong>di</strong>stacco possono<br />
aggiungersi fattori <strong>di</strong> particolare svantaggio: una forte conflittualità nella coppia<br />
genitoriale, l'assenza del padre naturale già nel Paese d'origine, la prepotenza<br />
<strong>di</strong> una parte sull'altra. Entrano in gioco i nonni, gli zii, figure <strong>di</strong> cura alternative<br />
che per un periodo assumono il ruolo dei genitori fungendo da riferimento<br />
affettivo, educativo e sociale. Il bambino rimane in patria, a contatto con la<br />
propria lingua e i propri riferimenti culturali, ma porta con sé una mancanza. La<br />
riempie, come può, con il ricordo del genitore e l'idealizzazione del rapporto<br />
con lui, o <strong>di</strong> ciò che starà sperimentando in quel Paese lontano.<br />
Quando si arriva al ricongiungimento <strong>di</strong>fficilmente c'è il tempo per preparare i<br />
bambini. Lo determinano cambiamenti nella situazione lavorativa <strong>di</strong> chi è<br />
partito, aperture legislative da cogliere al volo, nuove scelte nella vita affettiva<br />
dei genitori, lutti, malattie, sopraggiunta in<strong>di</strong>sponibilità da parte <strong>di</strong> chi in patria si<br />
218
sta occupando dei bambini. Moltissimi elementi, alcuni dei quali drammatici e<br />
comunque <strong>di</strong>fficili da prevedere e in<strong>di</strong>pendenti dalla scelta dei minori.<br />
Avviene così che questi giovani “viaggiatori non per scelta” si ritrovino ad<br />
affrontare un nuovo <strong>di</strong>stacco – dai parenti, dagli amici, dalla scuola, dai propri<br />
paesaggi, dalla lingua, dalle abitu<strong>di</strong>ni, dal cibo... - per avvicinarsi ad una realtà<br />
sconosciuta, da confrontare con le fantasie che avevano maturato dentro <strong>di</strong> sé.<br />
Anche i genitori non assomigliano all'immagine custo<strong>di</strong>ta nel ricordo o nella<br />
fantasia. Soprattutto per chi viaggia nella preadolescenza è <strong>di</strong>fficile cancellare<br />
la sensazione <strong>di</strong> essere stati abbandonati e poi ripresi a proprio piacimento.<br />
Nel nuovo Paese, con un forte impegno <strong>di</strong> risorse personali, questi ragazzi<br />
dovranno costruire rapidamente un nuovo mondo <strong>di</strong> significati in una sintesi<br />
tutta personale tra ciò che hanno alle spalle e ciò che via via sperimentano, e<br />
parliamo qui <strong>di</strong> regole, spazi, parole, relazioni, condotte, senso del giusto e<br />
dell'ingiusto.<br />
Molti imparano la lingua più in fretta dei genitori, parlano al posto dei gran<strong>di</strong> e<br />
così facendo si sentono maturi in fretta. Certo più dei coetanei italiani che<br />
hanno attraversato prove meno esigenti, e ancor più dei compagni <strong>di</strong> classe<br />
che, in molti casi, sono più giovani <strong>di</strong> qualche anno perché i ragazzi che non<br />
parlano italiano vengono spesso automaticamente “retrocessi” <strong>di</strong> un paio<br />
d'anni, pensando erroneamente <strong>di</strong> facilitare la loro integrazione.<br />
“Cercare se stessi tra memoria e progetto, andare verso il mondo senza<br />
perdere i riferimenti e gli “ancoraggi” rispetto alla propria storia: è il processo<br />
che coinvolge tutti gli adolescenti”, sintetizza Graziella Favaro. “La migrazione<br />
rende più acute determinate scelte, poiché introduce con forza gli elementi del<br />
confronto tra luoghi, spazi, tempi <strong>di</strong>fferenti” (G. Favaro, 2000).<br />
La scelta <strong>di</strong> appartenenza che <strong>di</strong>scenderà dal confronto, a favore dell'una o<br />
dell'altra cultura, o <strong>di</strong> entrambe, o <strong>di</strong> nessuna, porta in sé il rischio del<br />
tra<strong>di</strong>mento dell'una o dell'altra parte.<br />
Alcuni imparano a destreggiarsi e a sentirsi ugualmente e <strong>di</strong>versamente inseriti<br />
nell'una e nell'altra cultura. Marie Rose Moro parla <strong>di</strong> bilocazione identitaria<br />
come capacità <strong>di</strong> questi adolescenti <strong>di</strong> sentirsi contemporaneamente<br />
appartenenti a due territori. Nel tempo la molteplicità può costituire una risorsa,<br />
un elemento <strong>di</strong> maggiore flessibilità e <strong>di</strong>alogo interno da spendere anche nella<br />
relazione con gli altri.<br />
In queste fasi <strong>di</strong> incertezza vi sono minori che reagiscono contro se stessi, con<br />
la passività e la sottomissione, ed altri che adottano strategie <strong>di</strong> affermazione<br />
contrassegnate dallo scontro e dall'aggressività. Ragazzi <strong>di</strong> entrambe le<br />
tipologie giungo al Tribunale attraverso le segnalazioni, anche se il secondo<br />
gruppo è maggiormente rappresentato. “I minori che manifestano attraverso<br />
l’impulsività e l’aggressività le <strong>di</strong>fficoltà da loro incontrate nel tentativo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fendere la propria appartenenza culturale e <strong>di</strong> occupare un posto definito<br />
219
nella famiglia, tendono ad essere stigmatizzati in misura maggiore rispetto a<br />
chi si racchiude nel silenzio e nell’apatia”, scrive ancora Favaro. La loro<br />
richiesta <strong>di</strong> aiuto giunge urlata attraverso il furto, la rissa, la trasgressione delle<br />
regole scolastiche. È in forza <strong>di</strong> questo che tanti adulti – a scuola, in famiglia,<br />
nei servizi, in Tribunale... - si interessano a loro. Difficile in<strong>di</strong>viduare un<br />
percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> adatto, un luogo d'incontro, uno psicoterapeuta, una comunità<br />
che possa riconciliarli con il destino. Eppure è proprio questo l'intento dei<br />
progetti in attuazione all'art. 25.<br />
2.9. Le segnalazioni, ovvero, chi si preoccupa per loro<br />
Il 63% dei minori sia italiani che stranieri è noto ai servizi già prima che si apra<br />
un proce<strong>di</strong>mento amministrativo. Di essi, circa un quinto è stato incontrato per<br />
gli stessi fatti che hanno determinato il proce<strong>di</strong>mento amministrativo, la<br />
maggioranza in epoche precedenti con un percorso molto <strong>di</strong>verso a seconda<br />
<strong>della</strong> provenienza: il 21% degli italiani ha iniziato ad essere seguito in età<br />
prescolare e il 23% durante gli anni delle elementari; l’attenzione verso i minori<br />
stranieri è più tar<strong>di</strong>va, si risveglia durante la frequenza scolastica e alle me<strong>di</strong>e<br />
più che alle elementari.<br />
È possibile supporre che le famiglie immigrate, soprattutto quando non<br />
necessitano <strong>di</strong> sostegni economici, cerchino <strong>di</strong> rimanere invisibili alle istituzioni<br />
– intendendo questo come capacità <strong>di</strong> integrazione autonoma e riprova<br />
dell’onestà <strong>della</strong> famiglia – e che i loro ragazzi vengano visti soprattutto quando<br />
cominciano a manifestare comportamenti preoccupanti. Il maltrattamento<br />
familiare e la violenza assistita, tra l’altro, soprattutto se giustificati<br />
culturalmente, possono rimanere nascosti a lungo.<br />
Per i piccoli italiani invece, sembra <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che i comportamenti “strani”<br />
compaiono precocemente e vengono presto segnalati e presi in carico dai<br />
servizi. Sappiamo del resto che le famiglie degli italiani segnalati sono più<br />
spesso monogenitoriali, più vicine alla devianza o alla tossico<strong>di</strong>pendenza… ed<br />
è probabile che i figli ne portino le conseguenze già in età infantile. È o è stato<br />
in carico presso la Neuropsichiatria Infantile il 27% degli italiani e il 16% dei<br />
ricongiunti; presso il Ser.T. i dati corrispondenti sono del 15% e 0%; presso il<br />
servizio sociale dell’ente locale il 36% degli italiani e il 28% dei ricongiunti.<br />
Le segnalazioni alla Procura <strong>della</strong> Repubblica, lo sappiamo, provengono<br />
generalmente dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne e dagli enti locali. Il confronto tra i dati <strong>di</strong>ce<br />
che i servizi sanitari e le famiglie si attivano <strong>di</strong> più per italiani e minori <strong>di</strong><br />
seconda generazione, la scuola più spesso per i ricongiunti.<br />
2.10. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
Leggendo le richieste presenti nei ricorsi <strong>della</strong> Procura <strong>della</strong> Repubblica presso<br />
220
il Tribunale per i Minorenni non si riscontrano particolari <strong>di</strong>fferenze tra i minori<br />
italiani e stranieri. Fa forse eccezione il piccolo gruppo <strong>di</strong> stranieri <strong>di</strong> seconda<br />
generazione dove è ridotta la richiesta <strong>di</strong> valutazione e c’è, fin dalle prime<br />
battute, un orientamento più netto verso l’affidamento o la comunità.<br />
I decreti del tribunale chiedono per circa la metà <strong>di</strong> tutti i gruppi il collocamento<br />
in comunità; quando si tratta <strong>di</strong> minori ricongiunti sembra più avvertita<br />
l’esigenza <strong>di</strong> mantenere aperto il proce<strong>di</strong>mento inviando una lettera al servizio<br />
(anziché emanare un decreto <strong>di</strong> affidamento), lasciando aperta la strada ad<br />
una ulteriore osservazione del minore e del suo nucleo familiare.<br />
2.11. L’intreccio con gli altri proce<strong>di</strong>menti<br />
Sappiamo che i proce<strong>di</strong>menti amministrativi possono essere paralleli ad altri,<br />
civili o penali. Il confronto tra minori italiani e stranieri non porta in evidenza<br />
particolarità, tranne forse che i minori seguiti con proce<strong>di</strong>mento civile sono<br />
circa il 21% degli italiani e il 12% degli stranieri. I proce<strong>di</strong>menti penali, poi,<br />
riguardano ugualmente poco meno <strong>della</strong> metà <strong>di</strong> italiani e stranieri, anche se<br />
per questi ultimi sono lievemente più frequenti i proce<strong>di</strong>menti da<br />
infraquattor<strong>di</strong>cenni, quasi avessero un accesso più precoce a comportamenti<br />
contro la legge – o una maggiore probabilità <strong>di</strong> essere denunciati.<br />
I reati commessi da italiani e stranieri sono grossomodo gli stessi. Tra i primi<br />
sono più frequenti atti contro le persone quali lesioni, percosse e ingiurie,<br />
oppure il danneggiamento <strong>di</strong> beni pubblici; tra i ragazzi non italiani invece sono<br />
maggiormente <strong>di</strong>ffusi il furto, la rapina e il riciclaggio – più in generale i reati<br />
contro la proprietà – e la violenza sessuale.<br />
Non è detto che gli stessi fatti, agiti da italiani o stranieri, abbiano le stesse<br />
conseguenze sul piano legale. Ad esempio, ci sono comportamenti per i quali<br />
gli infraquattor<strong>di</strong>cenni stranieri vengono denunciati più spesso dei coetanei<br />
italiani, e segnatamene il furto, sia a scuola che fuori, ed altre azioni quando<br />
sono ricomprese in una relazione <strong>di</strong> bullismo scolastico (che non è un reato in<br />
sé ma può contenere ingiurie, furti, minacce, estorsioni… che lo sono), a <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
un ingresso anticipato nel circuito penale in corrispondenza <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong><br />
azioni. E a prescindere dall’età, il vandalismo, gli atti <strong>di</strong> violenza episo<strong>di</strong>ca, lo<br />
spaccio, le rapine o estorsioni vengono denunciati soprattutto se a commetterli<br />
sono giovani stranieri, mentre le risse e le accuse <strong>di</strong> violenza sessuale<br />
vengono particolarmente riferite alle forze dell’or<strong>di</strong>ne se agite da minori italiani.<br />
2.12. Ultime considerazioni<br />
Per concludere, ci sembra <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che i minori stranieri trovano nel<br />
percorso migratorio, e nella più frequente legittimazione culturale (o<br />
accettazione forzata) <strong>della</strong> violenza familiare, la ra<strong>di</strong>ce delle loro irregolarità,<br />
221
mentre per gli italiani le <strong>di</strong>fficoltà vengono introdotte da alcune particolarità<br />
familiari quali la violenza assistita, la devianza dei genitori, l’abbandono.<br />
Tra i minori stranieri segnalati ex art. 25 il gruppo più numeroso è, non a caso,<br />
composto da minori ricongiunti alla famiglia dopo un periodo <strong>di</strong> permanenza nel<br />
paese d’origine. È a loro che tocca la fatica maggiore in tutti i campi – in<br />
famiglia, a scuola, sul piano linguistico e più in generale nell’integrazione<br />
sociale –, soprattutto se giunti in Italia dopo i 6 anni, mentre per i giovani<br />
stranieri nati in Italia e per i ricongiunti in età prescolare si affacciano i conflitti<br />
culturali con i genitori rispetto allo stile <strong>di</strong> vita su cui basare la propria vita <strong>di</strong><br />
adolescente.<br />
I profili <strong>di</strong> rischio nei quali confluiscono queste componenti sono, per i minori<br />
ricongiunti, soprattutto l’insofferenza alle regole e gli agiti violenti. Tra i ragazzi<br />
<strong>di</strong> seconda generazione è più ridotto il ricorso alla violenza verso gli altri e più<br />
frequente il consumo <strong>di</strong> sostanze, mentre si fa strada la violenza rivolta verso<br />
<strong>di</strong> sé, nelle relazioni o negli agiti contro il corpo.<br />
Le accuse <strong>di</strong> violenza sessuale vanno imputate quasi tutte a carico <strong>di</strong> minori<br />
stranieri ed è possibile chiedersi se introdurre interventi <strong>di</strong> educazione alla<br />
affettività e alla sessualità non potrebbe ridurre il <strong>di</strong>sagio nella sfera sessuale,<br />
da cui può conseguire un comportamento violento in un’età tanto giovane.<br />
Trattando delle adolescenze complesse dei minori immigrati alcuni stu<strong>di</strong>osi<br />
introducono il concetto <strong>della</strong> “sfida”, contrapposta all'abusato termine “<strong>di</strong>sagio”.<br />
È una scelta che sentiamo <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre anche per in<strong>di</strong>care il senso dei<br />
percorsi che, in un Tribunale per i Minorenni, è possibile ipotizzare con questi<br />
giovani irregolari. Perché nell'idea <strong>di</strong> sfida rientrano i rischi e le opportunità, la<br />
fatica ma anche le risorse. Di questo si tratta in ogni adolescenza, <strong>di</strong> qualsiasi<br />
cultura stiamo parlando. “Una sfida è infatti una prova <strong>della</strong> vita (comune ai<br />
coetanei, o specifica dell’essere immigrato) che può essere superata, aggirata,<br />
evitata, spostata in là nel tempo. Evoca comunque un cammino aperto, ancora<br />
da compiersi, lungo il quale le riuscite e le conquiste si intrecciano con le<br />
<strong>di</strong>fficoltà e gli scacchi. Ci consente anche <strong>di</strong> non mettere l’accento – come<br />
viene fatto troppo spesso – solo sul tema del <strong>di</strong>sagio, dei problemi, delle<br />
<strong>di</strong>fficoltà, ma <strong>di</strong> lasciare strada alle potenzialità in<strong>di</strong>viduali e alle ine<strong>di</strong>te risposte<br />
<strong>di</strong> ciascuno” (G. Favaro, op. citl.). Come ha ben sintetizzato Marta Lombar<strong>di</strong>,<br />
<strong>della</strong> Procura <strong>della</strong> Repubblica per i minorenni <strong>di</strong> Torino, il Tribunale si gioca “la<br />
possibilità che attraverso questo impianto il minore possa scoprire<br />
un’attrazione per la vita non deviante” 10 . Una possibilità da curare, da<br />
proteggere, da alimentare pazientemente e in fretta.<br />
10 Intervento <strong>di</strong> M. Lombar<strong>di</strong>, Procura <strong>della</strong> Repubblica per i minorenni <strong>di</strong> Torino, al<br />
seminario <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> Problemi e rappresentazioni <strong>della</strong> devianza tra i giovani immigrati, Torino, 14<br />
ottobre 2005.<br />
222
3. Under 14: i minori non imputabili<br />
I minori segnalati in età non imputabile, ovvero prima dei 14 anni, sono in tutto<br />
40. La loro presenza resta percentualmente la stessa nei tre anni e, così come<br />
aumenta considerevolmente nel tempo il numero dei giovani segnalati,<br />
aumenta anche, in valore assoluto, il coinvolgimento degli infraquattor<strong>di</strong>cenni:<br />
7 nel 2006, 13 nel 2007, 20 nel 2008, arrivando quasi a triplicare rispetto al<br />
primo anno considerato.<br />
3.1. Ragazzi e ragazze, italiani e stranieri, comunque migranti<br />
Stiamo parlando per la stragrande maggioranza <strong>di</strong> maschi (33 su 40), in ugual<br />
misura italiani o stranieri. Questo essere presenti insieme, al<strong>di</strong>là <strong>della</strong><br />
provenienza culturale, è riscontrato, oltre che nel gruppo in generale, anche<br />
rispetto a singoli comportamenti, quasi a <strong>di</strong>re che in questa fascia <strong>di</strong> età la<br />
trasgressione è legata alla fase <strong>di</strong> crescita più che alla provenienza culturale.<br />
I minori italiani sono 22, ovvero poco più <strong>della</strong> metà. I nati in Italia,<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dalla citta<strong>di</strong>nanza, sono invece 26.<br />
I ragazzi non italiani sono 18. Provengono prevalentemente dal Maghreb,<br />
sovra rappresentato in questa fascia <strong>di</strong> età, e dall’Europa dell’Est. Tutti sono<br />
entrati nel nostro Paese insieme ai genitori ma non sempre<br />
contemporaneamente: la gran parte (14) si è ricongiunta alla famiglia dopo<br />
alcuni anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco, e lo ha fatto in età prescolare (7) o dai 6 anni in avanti<br />
(7). La loro presenza è particolarmente forte in questa fascia <strong>di</strong> età (72%, poi<br />
49% a 14-15 anni e 43% oltre i 15), a <strong>di</strong>re che questo trovarsi a metà tra due<br />
culture è un fattore <strong>di</strong> rischio che si presenta precocemente. Anche l’ingresso<br />
precoce in Italia è un dato tipico <strong>di</strong> questa fascia <strong>di</strong> età, perché tra i segnalati<br />
ultraquattor<strong>di</strong>cenni il ricongiungimento familiare giunge quasi sempre dai 6 anni<br />
in avanti.<br />
Un’ulteriore riflessione sui rischi <strong>della</strong> migrazione ci viene dal campione dei<br />
ragazzi italiani: in tutto 22, solo 4 hanno entrambi i genitori emiliano romagnoli<br />
(e in 12 casi almeno un genitore è nato al sud, generalmente il padre), a <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />
come anche la migrazione interna possa costituire un elemento <strong>di</strong> fragilità nella<br />
crescita.<br />
223
3.2. In famiglia e a scuola<br />
La quasi totalità <strong>di</strong> questi ragazzi vive in famiglia e va a scuola, proprio come la<br />
generalità degli infraquattor<strong>di</strong>cenni non oggetto <strong>di</strong> segnalazione ad un tribunale<br />
per i minorenni. I loro percorsi non sono ancora fortemente <strong>di</strong>fferenziati, i<br />
contesti <strong>di</strong> vita sono gli stessi. Il tipo <strong>di</strong> famiglia e il percorso nella scuola, però,<br />
sono già segnati da fragilità maggiori <strong>di</strong> quanto non accada alla gran parte dei<br />
ragazzi e delle ragazze. Probabilmente, in questa fascia <strong>di</strong> età, per aiutarli<br />
occorrerebbe sostenere gli adulti – non soltanto i genitori – nel loro ruolo<br />
educativo, per contenere condotte che, come vedremo, destano indubbie<br />
preoccupazioni e fanno presagire rischi maggiori al crescere dell’età.<br />
I nuclei familiari coinvolti da queste segnalazioni sono <strong>di</strong> estrazione sociale<br />
me<strong>di</strong>o-bassa (metà dei papà è lavoratore <strong>di</strong>pendente e fa l’operaio, metà delle<br />
mamme è casalinga o operaia a sua volta) e in poco più <strong>della</strong> metà dei casi<br />
(23) vedono la presenza <strong>di</strong> entrambi i genitori.<br />
Circa un terzo (13) abita con la madre ma non con il padre; in 3 <strong>di</strong> questi casi è<br />
presente anche un nuovo compagno <strong>della</strong> mamma, mentre nei restanti 10 non<br />
c’è una figura maschile all’interno del nucleo. In proporzione è una quota <strong>di</strong><br />
mamme sole significativamente alta rispetto alle altre fasce <strong>di</strong> età, dove sono<br />
maggiormente presenti le famiglie ricostituite.<br />
Tra i 17 ragazzi che vivono con un solo genitore (<strong>di</strong> cui 4 con il padre) soltanto<br />
5 hanno rapporti frequenti con l’altra figura parentale; 3 perché non è più in<br />
vita, ma in 7 casi i rapporti sono spora<strong>di</strong>ci o inesistenti e in 1 sono<br />
regolamentati dal servizio sociale.<br />
La scuola è frequentata da 39 minori su 40, un dato che si ridurrà<br />
considerevolmente tra i 14-15enni, ancora in pieno obbligo scolastico, per<br />
toccare il 52% oltre i 15 anni. Si conferma che, ancora, questi ragazzi a scuola<br />
ci vanno, insieme ai loro coetanei, anche se la metà è già stata bocciata<br />
almeno una volta, nella scuola primaria (4 su 40) o secondaria <strong>di</strong> primo grado<br />
(17).<br />
3.3. Perché sono stati segnalati: i profili <strong>di</strong> rischio<br />
Se confrontiamo il gruppo degli infraquattor<strong>di</strong>cenni con i profili <strong>di</strong> rischio<br />
in<strong>di</strong>viduati sul campione generale (Graf. 24) ci accorgiamo che 28 ragazzi<br />
(70%) hanno adottato comportamenti violenti verso persone o cose. Un dato<br />
così alto è una peculiarità <strong>di</strong> questa fascia <strong>di</strong> età: in seguito compare il gruppo<br />
<strong>di</strong> minori i cui comportamenti paiono centrati intorno all’uso <strong>di</strong> sostanze e, tra<br />
gli ultrase<strong>di</strong>cenni, si inseriscono gli stranieri non accompagnati coinvolti nella<br />
prostituzione, un’esperienza che – fortunatamente – non sembra esistere tra i<br />
preadolescenti.<br />
224
Rispetto all’uso <strong>di</strong> sostanze va detto che 5 minori sotto i 14 anni facevano uso<br />
<strong>di</strong> sostanze. La conoscenza <strong>della</strong> loro storia ha indotto a ritenere che questi<br />
consumi, riferiti a cannabis, non fossero tali da caratterizzare la loro situazione<br />
in quel momento. Li troviamo infatti 4 nel gruppo dei violenti e 1 tra gli accusati<br />
<strong>di</strong> violenza sessuale.<br />
La <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> genere è facilmente immaginabile: tra i violenti si contano 26<br />
maschi e 2 femmine; le ragazze tendono a farsi del male o a sfuggire alle<br />
regole familiari e scolastiche.<br />
Graf. 24 – Profili <strong>di</strong> rischio nelle <strong>di</strong>verse fasce <strong>di</strong> età<br />
80<br />
70<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
19,1<br />
10 10,9<br />
Insofferenti<br />
alle regole<br />
36<br />
35,3<br />
Autori <strong>di</strong><br />
violenze<br />
25,8 28,2<br />
12,4<br />
10 10,9<br />
14,7<br />
10<br />
3,4 3,4<br />
Farsi male<br />
Consumatori<br />
<strong>di</strong> sostanze<br />
Accusati <strong>di</strong><br />
viol. sessuale<br />
Indotti alla<br />
prostituzione<br />
fino a 13 anni 14-15 anni 16 anni e oltre<br />
3.4. Le <strong>di</strong>fficoltà incontrate<br />
Rileggendo i percorsi <strong>di</strong> crescita <strong>di</strong> questi preadolescenti sono stati rintracciati<br />
vissuti <strong>di</strong>fficili e dolorosi che possono aver influito sulle loro condotte: 16 minori<br />
sono cresciuti in una famiglia violenta (riuniamo qui i casi <strong>di</strong> maltrattamento e <strong>di</strong><br />
violenza assistita), 10 in una forte conflittualità familiare e 6 in un nucleo con<br />
problemi <strong>di</strong> illegalità o <strong>di</strong>pendenza da sostanze; 15 erano stati separati dai<br />
genitori per un periodo significativo, <strong>di</strong> cui 5 per ragioni connesse al percorso<br />
migratorio; 10 hanno vissuto frequenti cambiamenti nella composizione del<br />
nucleo familiare o nella con<strong>di</strong>zione abitativa; 7 si trovano in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
povertà; 7 sono stati vittime <strong>di</strong> bullismo; 5 hanno subito un lutto familiare<br />
importante.<br />
Si tratta <strong>di</strong> esperienze forti, che segnano profondamente la crescita <strong>di</strong> un<br />
ragazzo o <strong>di</strong> una ragazza e che necessiterebbero <strong>di</strong> opportunità compensative,<br />
225
<strong>di</strong> grande comprensione e vicinanza da parte del mondo adulto per riparare<br />
alla sofferenza e contrastare la possibilità che si traduca in violenza agita,<br />
contro se stessi o contro gli altri.<br />
Gli elementi che <strong>di</strong>stinguono questa fascia <strong>di</strong> età dalle altre, per quanto<br />
riguarda le esperienze <strong>di</strong>fficili sono, in positivo, l’assenza <strong>di</strong> violenze sessuali<br />
intrafamiliari e, in negativo, una maggior incidenza del bullismo scolastico che,<br />
come vedremo, per tutti si è trasformato in bullismo agito su compagni più<br />
deboli.<br />
3.5. Le “irregolarità” commesse<br />
L’analisi delle irregolarità è particolarmente interessante perché permette <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduare delle peculiarità che <strong>di</strong>stinguono questa fascia <strong>di</strong> età dalle<br />
successive.<br />
Sinteticamente si tratta <strong>di</strong>: trasgressione alle regole scolastiche, bullismo, furti<br />
(soprattutto a scuola ma non esclusivamente), vandalismo, atti <strong>di</strong> violenza<br />
episo<strong>di</strong>ca e – tratto comune anche ai 14-15enni, ma assente tra i più gran<strong>di</strong> –<br />
molestie e violenza sessuale.<br />
Sono particolarmente ridotti i consumi <strong>di</strong> alcol e droghe, le fughe da casa,<br />
l’autolesionismo, i comportamenti sessuali promiscui o a rischio, il ritiro sociale,<br />
la prostituzione. Sono assenti lo spaccio e il tentato suici<strong>di</strong>o.<br />
Le azioni commesse sono proiettate verso l’esterno per oltre l’80% <strong>di</strong> questo<br />
campione, un dato ben più alto <strong>di</strong> quello riscontrabile dopo i 14 anni, quando<br />
circa la metà degli adolescenti segnalati tende a rivolgere verso <strong>di</strong> sé la propria<br />
aggressività. Una possibilità è che questo <strong>di</strong>penda dal tar<strong>di</strong>vo ingresso delle<br />
ragazze nell’area degli “irregolari”. Abbiamo visto, infatti, che tra i<br />
preadolescenti le femmine sono soltanto 7 su 40, una presenza che aumenta<br />
significativamente negli anni successivi e manifesta la tendenza a farsi del<br />
male piuttosto che a procurarlo ad altri.<br />
Il luogo dove maggiormente si esplicano le irregolarità degli infraquattor<strong>di</strong>cenni<br />
è la scuola. Anche questa informazione è specifica <strong>di</strong> questa fascia <strong>di</strong> età e<br />
tende a <strong>di</strong>minuire in seguito, insieme con la frequenza scolastica. D’altronde<br />
già in questa fase 12 minori si sono ritirati dagli stu<strong>di</strong> e, pur non potendo<br />
trattarsi <strong>di</strong> un abbandono definitivo (data l’obbligatorietà dell’istruzione fino ai<br />
16 anni), costituisce un importante segnale <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio. È attribuito<br />
particolarmente alle ragazze e ai preadolescenti italiani.<br />
L’irregolarità più comune è la violazione delle regole scolastiche (resta in<br />
subor<strong>di</strong>ne, sia pure significativa, la trasgressione in famiglia, che crescerà dopo<br />
i 14 anni). Ne sono protagonisti 29 minori <strong>di</strong> cui 26 maschi, in<strong>di</strong>fferentemente<br />
italiani o stranieri.<br />
226
In questa età tutti coloro che hanno subito bullismo ne sono ora protagonisti,<br />
ma a questi si aggiungono altri volenterosi <strong>di</strong> cui non si conoscono violenze<br />
subite da parte <strong>di</strong> coetanei. Parliamo in tutto <strong>di</strong> 22 minori, quasi esclusivamente<br />
maschi, senza <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> rilievo per provenienza culturale.<br />
L’altra segnalazione importante riguarda i furti, attribuiti a 21 minori (52% in<br />
questa fascia <strong>di</strong> età; il dato si attesta intorno al 33% nelle successive). Hanno<br />
rubato in casa o a scuola 15 minori, <strong>di</strong> cui 13 stranieri (10 <strong>di</strong> essi sono minori<br />
ricongiunti). Qui sono presenti anche 3 ragazze. Sottrarre a scuola le cose dei<br />
compagni è un gesto tipico <strong>di</strong> questi preadolescenti, quasi inesistente dopo i 14<br />
anni. I furti in luoghi meno quoti<strong>di</strong>ani (es. negozi, centri commerciali…)<br />
riguardano invece 11 ragazzi <strong>di</strong> cui 8 maschi e 8 stranieri.<br />
Il vandalismo è agito da 10 minori, tutti maschi, sia italiani che stranieri. La<br />
maggior parte dei danni vengono prodotti in casa o contro la propria scuola, ed<br />
anche questo in misura maggiore <strong>di</strong> quanto non avvenga tra i più gran<strong>di</strong>.<br />
Il gesto più eclatante tra chi sfugge alle regole familiari è la fuga da casa (9<br />
minori, 22,5% degli infraquattor<strong>di</strong>cenni), che in questo sottocampione è un<br />
comportamento tipicamente maschile attuato sia da italiani, sia da stranieri<br />
ricongiunti alla famiglia. È una forma <strong>di</strong> ribellione che cresce negli anni a<br />
venire, quando coinvolgerà anche una buona quota <strong>di</strong> ragazze.<br />
Otto minori, <strong>di</strong> cui 6 maschi e 6 italiani, hanno manifestato comportamenti<br />
violenti verso i familiari.<br />
Sono 13, quasi tutti italiani, coloro che hanno avuto scoppi <strong>di</strong> violenza fisica<br />
verso altre persone. In termini percentuali parliamo del 32,5%, il doppio <strong>di</strong><br />
quanto non avvenga tra i più gran<strong>di</strong>.<br />
Il consumo <strong>di</strong> alcol e droghe illegali è ancora contenuto, si impennerà<br />
imme<strong>di</strong>atamente dopo i 14 anni.<br />
Sono 5 e tutti maschi i ragazzi accusati <strong>di</strong> molestie o violenza sessuale. In 4<br />
casi si sarebbe trattato <strong>di</strong> veri e propri stupri, agiti da 2 italiani e 2 stranieri.<br />
3.6. Le segnalazioni, ovvero, chi si preoccupa per loro<br />
Le segnalazioni giungono in Procura prevalentemente dalle forze dell’or<strong>di</strong>ne e<br />
poi dai servizi sociali, proprio come per i giovani ultra quattor<strong>di</strong>cenni. Ciò che<br />
però <strong>di</strong>fferenzia questa fascia <strong>di</strong> età è una sorta <strong>di</strong> “primo livello” <strong>della</strong><br />
segnalazione, ovvero il forte coinvolgimento <strong>della</strong> scuola, che si è attivata per<br />
14 ragazzi (pari al 35% dei casi; nelle successive fasce <strong>di</strong> età il dato è il 20% e<br />
poi il 9%), e la richiesta <strong>di</strong> aiuto relativamente bassa da parte <strong>della</strong> famiglia,<br />
che ha cercato un sostegno in soli 8 casi (20% del totale, che sale al 42 e 37%<br />
nelle altre fasce <strong>di</strong> età).<br />
Siamo quin<strong>di</strong> in una fase in cui i ragazzi commettono comportamenti<br />
preoccupanti, la scuola non ha al proprio interno le risorse per farvi fronte e si<br />
227
ivolge all’esterno mentre la famiglia si sforza <strong>di</strong> contenere il malessere, o fatica<br />
a vederlo, e non chiede aiuto. È interessante osservare che, quando segnala,<br />
la scuola chiama in campo le forze dell’or<strong>di</strong>ne (10 su 14; in 4 casi fa appello<br />
anche ai servizi sociali del territorio), evidentemente per reprimere<br />
comportamenti specifici agiti dal minore entro le mura scolastiche, mentre la<br />
famiglia, nei rari tentativi <strong>di</strong> costruire alleanze, ha comunque i servizi come<br />
riferimento.<br />
Questo aprirebbe uno spazio <strong>di</strong> lavoro rispetto a quali siano i rapporti tra scuola<br />
e forze dell’or<strong>di</strong>ne, o tra scuola e servizi, quali risorse il territorio metta a<br />
<strong>di</strong>sposizione, ma anche quale comunicazione o fiducia vi sia tra le <strong>di</strong>verse<br />
agenzie particolarmente quando si tratta <strong>di</strong> intervenire verso ragazzi <strong>di</strong> questa<br />
fascia <strong>di</strong> età, quando è ancora pensabile muoversi in un’ottica preventiva.<br />
Ad esempio, nel 2006 quasi tutte le segnalazioni avevano alle spalle la scuola,<br />
cosa che tende a <strong>di</strong>minuire nel 2007 e nel 2008, sia in proporzione sia in valore<br />
assoluto, nonostante un consistente aumento delle segnalazioni <strong>di</strong><br />
infraquattor<strong>di</strong>cenni e benché 33 ragazzi su 40 abbiano commesso proprio a<br />
scuola le loro irregolarità. Ancora, nel 2006 tutti i minori segnalati erano già noti<br />
al servizio sociale, cosa che risulta un po’ meno vera negli anni successivi.<br />
L’impressione è che questi ragazzi vengano “visti” solo quando i loro<br />
comportamenti vanno decisamente oltre il limite, e che non si sia riusciti a<br />
lavorare con loro in un’ottica <strong>di</strong> prevenzione. Ipotizzabili <strong>di</strong>fferenze tra minori<br />
italiani e stranieri non sono riscontrate nei fatti: l’essere noti al servizio sociale<br />
non <strong>di</strong>pende dalla provenienza culturale.<br />
Eppure la possibilità <strong>di</strong> un incontro c’è stata. Tra questi 40 ragazzi, 29 erano<br />
conosciuti dai servizi almeno da un anno prima <strong>della</strong> segnalazione, in<br />
proporzione circa il 75% del totale (sarà poco più <strong>della</strong> metà nelle altre fasce <strong>di</strong><br />
età) e 11, nel loro percorso, avevano avuto accesso al servizio <strong>di</strong><br />
Neuropsichiatria Infantile per una verifica o una vera e propria presa in carico.<br />
3.7. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
I ricorsi <strong>della</strong> Procura riportano richieste non significativamente <strong>di</strong>verse da<br />
quelle che riguardano i più gran<strong>di</strong>. In questo caso, nel 31% viene richiesta al<br />
Tribunale una valutazione, nel 20% un affidamento ai servizi sociali per un<br />
progetto educativo sul territorio, nel 49% l’inserimento in una comunità<br />
educativa. Nel 5% dei casi viene suggerito un supporto psicologico.<br />
Più in dettaglio, la comunità è proposta per i giovani consumatori <strong>di</strong> sostanze e<br />
per coloro che hanno commesso violenze fisiche o sessuali; l’affidamento è per<br />
chi infrange le regole scolastiche e familiari o per chi tende a farsi del male; la<br />
valutazione riguarda minori autori <strong>di</strong> gesti violenti non eclatanti.<br />
228
Anche i decreti del Tribunale non variano in maniera significativa rispetto alle<br />
altre fasce <strong>di</strong> età: l’inserimento in comunità è <strong>di</strong>sposto per il 48% dei casi<br />
mentre nel 39% è stato deciso un affidamento al Servizio Sociale con<br />
l’impegno a garantire sul territorio un progetto rieducativo. Cambia il peso del<br />
supporto psicologico, stabilito per un terzo <strong>di</strong> questi minori.<br />
La coincidenza tra il ricorso e il <strong>di</strong>spositivo non è sempre riscontrabile: i casi su<br />
cui si chiedeva una valutazione danno luogo, dopo l’istruttoria, a decreti<br />
equamente sud<strong>di</strong>visi tra comunità e affidamento; le 7 richieste <strong>di</strong> affidamento<br />
hanno trovato riscontro in 3 casi, in altri 2 è emersa la necessità del<br />
collocamento comunitario e nei rimanenti si è dato un mandato meno<br />
vincolante <strong>di</strong> un affido; quanto alle richieste <strong>di</strong> collocamento in comunità<br />
educativa, 10 su 16 sono state confermate dal decreto, nei rimanenti casi ci si<br />
è fermati ad un affidamento territoriale, in seguito ad una istruttoria che aveva<br />
ri<strong>di</strong>mensionato le irregolarità o fatto emergere risorse non imme<strong>di</strong>atamente<br />
evidenti.<br />
3.8. L’intreccio con gli altri proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari<br />
I proce<strong>di</strong>menti amministrativi possono essere compresenti con altri, civili o<br />
penali, questi ultimi tutti archiviati per non imputabilità del minore (Tab. 41).<br />
Tab. 41 – Reati contestati ai minori non imputabili<br />
Reati n.<br />
imputazioni<br />
Atti osceni 2<br />
Danneggiamento 3<br />
Estorsione 2<br />
Furto 9<br />
Ingiuria 3<br />
Lesione personale grave 1<br />
Lesione personale lieve 9<br />
Maltrattamento verso fanciulli 1<br />
Minaccia 4<br />
Molestia o <strong>di</strong>sturbo alle persone 1<br />
Percosse 4<br />
Rapina 4<br />
Riciclaggio 1<br />
Violenza privata 2<br />
Violenza sessuale 5<br />
229
In questa fascia <strong>di</strong> età abbiamo 15 ragazzi seguiti solo con proce<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo (il dato tende a crescere dopo i 14 anni) e 4 con un<br />
proce<strong>di</strong>mento civile sulle capacità genitoriali a cui, nel tempo, si è aggiunto un<br />
proce<strong>di</strong>mento penale per il minore.<br />
Concentriamo allora l’attenzione sulla presenza del penale che riguarda 25<br />
minori (62,5%). Il dato, significativamente più alto che nelle altre fasce <strong>di</strong> età,<br />
conferma che il proce<strong>di</strong>mento amministrativo viene adottato per costruire un<br />
intervento rieducativo nei casi in cui il penale non può avere corso in quanto il<br />
soggetto non è imputabile.<br />
I reati più frequenti loro contestati sono: furto, lesione personale lieve, lesioni,<br />
minaccia, rapina, violenza sessuale.<br />
Rispetto al profilo <strong>di</strong> rischio, i ragazzi denunciati rientrano prevalentemente tra i<br />
violenti verso persone e cose e tra gli accusati <strong>di</strong> violenza sessuale.<br />
Abbiamo cercato <strong>di</strong> verificare se i comportamenti “irregolari” che hanno dato<br />
vita al proce<strong>di</strong>mento amministrativo, o emersi in sede <strong>di</strong> istruttoria, e costituenti<br />
reato, sono stati effettivamente denunciati.<br />
La risposta è generalmente affermativa. Ci sono delle eccezioni<br />
prevalentemente relative ad azioni <strong>di</strong> vandalismo, furti a scuola, aggressioni.<br />
Il bullismo non è <strong>di</strong> per sé un reato ed è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re se tutti i 22 giovani “bulli”<br />
hanno commesso reati. Ancor più va detto che il bullismo non è un<br />
comportamento bensì una relazione, per cui la domanda se il bullismo sia reato<br />
non ha senso <strong>di</strong> esistere. Le sue manifestazioni però - offese alla persona <strong>di</strong><br />
natura verbale, psicologica o fisica, oppure furti, danneggiamenti, attacchi alle<br />
cose – sono quasi sempre penalmente rilevanti. Ecco perché accanto alla voce<br />
bullismo abbiamo registrato le imputazioni contestate a quei ragazzi, essendo<br />
tutte potenzialmente attinenti alle prevaricazioni tra pari.<br />
230
Tab. 42 – Rapporto tra condotte riferite e denunce ricevute<br />
Condotta Tot. su cui<br />
Imputazioni attinenti<br />
esiste un<br />
proce<strong>di</strong>m.<br />
penale<br />
Vandalismo 10 2 2 danneggiamento<br />
Furto a<br />
13 8 5 furto, 3 rapina<br />
scuola<br />
Furto fuori 11 9 7 furto, 2 rapina<br />
da<br />
casa/scuola<br />
Rissa 5 5 4 lesioni personali lievi, 2 rapina, 1 minaccia, 1<br />
estorsione,<br />
Violenza<br />
verso<br />
persone<br />
1 violenza privata, 1 furto,<br />
13 9 6 lesioni personali lievi, 2 ingiuria, 1 lesioni<br />
personali gravi,<br />
1 maltrattamento verso fanciulli, 1 minaccia, 2<br />
percosse<br />
Bullismo 22 17 4 percosse, 6 lesione personale lieve, 1 lesione<br />
personale grave,<br />
2 ingiuria, 4 furto, 2 rapina, 2 estorsione, 2<br />
danneggiamento,<br />
1 molestia o <strong>di</strong>sturbo alle persone, 1 atti osceni, 3<br />
minaccia,<br />
1 maltrattamento verso fanciulli, 1 violenza privata,<br />
1 riciclaggio<br />
231
4. La scuola come teatro delle irregolarità degli adolescenti<br />
Nello stu<strong>di</strong>o si sono raccolti i tratti <strong>di</strong> irregolarità emergenti dalla<br />
documentazione annotando anche, ove possibile, il luogo in cui quei fatti si<br />
erano svolti. La scuola emerge come un importante luogo <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong><br />
queste azioni, secondo soltanto all’abitazione.<br />
Oltre il 30% degli atti <strong>di</strong>chiarati, infatti, si è svolto proprio nell’ambiente<br />
scolastico.<br />
Graf. 25 – Luoghi <strong>di</strong> espressione delle irregolarità dei comportamenti<br />
sp.pubblico<br />
19,8%<br />
sp.privato<br />
6,7%<br />
altro<br />
0,9%<br />
casa<br />
33,4%<br />
comunità<br />
8,5%<br />
scuola<br />
30,7%<br />
Il <strong>di</strong>fficile adattamento all’ambiente scolastico si manifesta innanzitutto<br />
attraverso la violazione delle regole <strong>di</strong> contesto riscontrata per 164 minori (<strong>di</strong><br />
cui 110 con azioni <strong>di</strong> ribellione rivolte ai docenti) e, in secondo luogo, con<br />
comportamenti violenti che per 59 ragazzi vanno sotto il nome <strong>di</strong> bullismo,<br />
perché così in<strong>di</strong>cati dalla Procura, dagli operatori dei servizi o dalla scuola, o<br />
perché come tale sono stati rilevati dal gruppo <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, stante la ripetizione<br />
delle azioni <strong>di</strong> aggressività nei confronti <strong>di</strong> compagni più deboli (Tab. 43).<br />
Ancora significativi gli atti violenti episo<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>cati come “violenza verso<br />
persone” o come “rissa”. In questo gruppo rientrano anche tre casi <strong>di</strong> molestie<br />
sessuali verso compagni e uno <strong>di</strong> bullismo elettronico nato in ambiente<br />
scolastico.<br />
232
La terza, importante classe <strong>di</strong> comportamenti osservati a scuola raccoglie gli<br />
attacchi alla proprietà privata, a cominciare dai furti agiti da 22 ragazzi in<br />
ambiente scolastico ai danni <strong>di</strong> compagni o insegnanti e episo<strong>di</strong>ci casi <strong>di</strong><br />
rapine, estorsioni o ricettazioni che, dalla lettura delle relazioni, sembravano<br />
essere tra le manifestazioni specifiche assunte dal bullismo (es. le estorsioni<br />
ripetute <strong>di</strong> ridotte somme <strong>di</strong> denaro ai danni <strong>di</strong> studenti non in grado <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fendersi rientrano in una relazione <strong>di</strong> prevaricazione ma, al tempo stesso,<br />
sono <strong>di</strong> per sé estorsioni, perseguibili penalmente come tali).<br />
Sono 10 i minori segnalati per azioni <strong>di</strong> vandalismo contro l’ambiente<br />
scolastico. Si sa, inoltre, che 8 minori avevano usato stupefacenti a scuola e 14<br />
avevano subito azioni ripetute <strong>di</strong> prevaricazione da parte <strong>di</strong> altri studenti.<br />
Se si rileggono i principali comportamenti osservati a scuola tenendo conto<br />
delle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> età, genere e provenienza, ci si può accorgere che la<br />
violazione delle regole scolastiche resta una costante per tutti i gruppi ma<br />
tende a <strong>di</strong>minuire con l’età, così come il furto, il bullismo o la violenza verso le<br />
persone.<br />
Tab. 43 – Comportamenti dei minori segnalati a scuola<br />
VA %<br />
Comportamenti inadeguati al contesto<br />
Violazione delle regole scolastiche 164 63,3<br />
Carattere ribelle e oppositivo 24 9,3<br />
Violenza verso le persone<br />
Bullismo verso i compagni 63 24,3<br />
Violenza verso persone 21 8,1<br />
Risse 18 6,9<br />
Molestie o violenza sessuale 3 1,2<br />
Cyberbullying 1 0,4<br />
Atti contro la proprietà privata<br />
Furto 22 8,5<br />
Rapine, estorsioni, ricettazioni 3 1,2<br />
Azioni contro la scuola come bene pubblico<br />
Vandalismo 10 3,9<br />
Azioni contro se stesso, subite o agite<br />
Bullismo subito 14 5,4<br />
Uso <strong>di</strong> droghe 8 3,1<br />
Solo su fascicoli ex art. 25 259 100,0<br />
233
Proprio ai maschi tocca un maggior coinvolgimento sia nella violazione delle<br />
regole che in tutti gli atti <strong>di</strong> violenza verso cose o persone, con scarse<br />
<strong>di</strong>fferenze tra minori italiani e stranieri. Gli unici rilievi riguardano il fatto che le<br />
azioni <strong>di</strong> violenza episo<strong>di</strong>che sono addebitate ad italiani mentre i furti in ambito<br />
scolastico ritornano più frequentemente tra i ragazzi stranieri (Tab. 44).<br />
Tab. 44 – Comportamenti dei minori segnalati a scuola in rapporto a età,<br />
sesso e nazionalità (Valori in percentuale)<br />
Età Sesso Nazionalità<br />
< 13 14-15 > 15 Maschi Femmine Italiani Stranieri<br />
anni anni anni<br />
Violazione 70,0 69,8 53,4 67,5 50,0<br />
delle regole<br />
Bullismo 55,0 23,3 12,8 33,1 3,3<br />
Violenza verso 20,0 7,0 5,3 10,7 3,3 10,6 4,0<br />
persone<br />
Risse 10,1 1,1<br />
Furto 32,5 4,7 3,8 11,8 2,2 5,6 13,1<br />
Vandalismo 5,9 0,0<br />
4.1. In particolare, il bullismo<br />
Si è già precisato che l’utilizzo <strong>della</strong> parola “bullismo” nella raccolta dei dati<br />
risulta quantomeno ambiguo. Giova premettere che con essa si intende una<br />
relazione tra pari in cui si ripetono comportamenti <strong>di</strong> prevaricazione fisica,<br />
psicologica o verbale resi possibili da uno squilibrio <strong>di</strong> forze tra i protagonisti,<br />
tale per cui chi subisce non è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi.<br />
Nell’analisi dei fascicoli si è rilevato il bullismo in due casi:<br />
- quando il ricorso <strong>della</strong> Procura, oppure le relazioni del servizio sociale<br />
o <strong>della</strong> scuola, riportavano atti a cui si dava il nome <strong>di</strong> bullismo;<br />
- ogni volta che, anche in assenza dell’etichetta, venivano descritte<br />
prevaricazioni ripetute verso i compagni più deboli.<br />
Questo vale naturalmente anche per la rilevazione delle prepotenze subite.<br />
Tuttavia non sempre, in presenza <strong>della</strong> parola “bullismo”, si riferiva la<br />
reiterazione degli atti verso uno stesso compagno più debole o lo squilibrio <strong>di</strong><br />
forze <strong>di</strong> cui si è detto, cosicché è possibile che la quota <strong>di</strong> minori “bulli” sia<br />
sovrastimata da un utilizzo eccessivo <strong>di</strong> questa parola, imputabile in buona<br />
parte al largo uso me<strong>di</strong>atico che se ne fa, almeno dal 2006 ad oggi.<br />
Poiché, però, non si <strong>di</strong>sponeva degli strumenti necessari per andare a fondo a<br />
ogni situazione, non è esistita altra possibilità che combinare e prendere per<br />
buone entrambe le chiavi <strong>di</strong> lettura.<br />
234
Si è appena visto che all’interno del campione i minori autori <strong>di</strong> bullismo sono<br />
63, pari al 24,3%, e tra questi sono particolarmente presenti i maschi e i<br />
ragazzi sotto i 14 anni, mentre non vi sono <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> rilievo tra italiani e<br />
stranieri.<br />
C’è una relazione molto stretta tra prepotenze subite e agite: fa bullismo il<br />
71,4% <strong>di</strong> chi lo ha ricevuto e solo il 21,6% <strong>di</strong> coloro che non hanno mai subito<br />
prevaricazioni in ambito scolastico (Graf. 26). Il dato dà conferma <strong>di</strong> quanto già<br />
è noto, ovvero la probabilità che chi riceve violenza sia probabilmente più<br />
portato a commettere azioni simili in futuro nei confronti <strong>di</strong> altri, per porre fine<br />
alla propria sofferenza o per una sorta <strong>di</strong> riscatto a posteriori.<br />
80<br />
Graf. 26 – Relazione tra esperienze <strong>di</strong> bullismo agito e subito<br />
78,4<br />
71,4<br />
60<br />
40<br />
20<br />
21,6<br />
28,6<br />
0<br />
Non ha mai subito bullismo<br />
In passato è stato vittima <strong>di</strong> bullismo<br />
sì<br />
no<br />
È noto che gli autori <strong>di</strong> bullismo sono a maggior rischio <strong>di</strong> avere, in futuro,<br />
problemi con la giustizia. Tra i ragazzi osservati questo è già vero, e non tanto<br />
perché i reati siano successivi alle azioni <strong>di</strong> bullismo ma perché gran parte<br />
delle prevaricazioni integrano reato, e vengono perseguite o meno a seconda<br />
che vengano o no denunciate (Tab. 45).<br />
Si può osservare che, tra i segnalati come autori <strong>di</strong> bullismo, è nettamente<br />
maggiore la quota <strong>di</strong> chi ha commesso azioni violente in ambito scolastico, ha<br />
partecipato a risse, ha commesso furti o preso parte ad atti vandalici verso<br />
l’e<strong>di</strong>ficio scolastico. Ancora, è ampiamente maggioritaria la componente <strong>di</strong> chi<br />
viola le regole <strong>della</strong> scuola e <strong>di</strong> chi risulta oggetto <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento penale.<br />
Una curiosità: soprattutto tra i “bulli” si trovano i ragazzi che violano il co<strong>di</strong>ce<br />
<strong>della</strong> strada, ad es. con gare in scooter o guidando senza patente, un altro<br />
modo per esprimere il proprio senso <strong>di</strong> sfida al mondo adulto.<br />
235
Tab. 45 – Comportamenti dei minori segnalati a scuola<br />
in relazione all’esperienza <strong>di</strong> bullismo agito (Valori in percentuale)<br />
Su chi<br />
NON fa bullismo<br />
Su chi<br />
fa bullismo<br />
A scuola<br />
Violazione delle regole 53,5 88,1<br />
Violenza verso persone 3,0 25,4<br />
Rissa 1,5 25,4<br />
Furto 3,0 27,1<br />
Vandalismo 2,5 8,5<br />
In altri ambiti<br />
Violazioni al co<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> strada 1,5 6,8<br />
Presenza <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento penale 39,5 67,8<br />
Il dato è calcolato solo<br />
sui minori segnalati ex art. 25, tot. 259 196 63<br />
4.2. Le prese in carico del minore in rapporto ad alcuni comportamenti a scuola<br />
Si è provato ad appurare se l’essere seguito dai Servizi sociali territoriali negli<br />
anni <strong>della</strong> scuola avesse un influsso particolare sulla carriera scolastica (Tab.<br />
46). A questo proposito si rileva che:<br />
- gli adolescenti seguiti dal Ser.T. sono più spesso bocciati e tendono<br />
maggiormente a ritirarsi da scuola, mentre sono solo spora<strong>di</strong>camente<br />
autori <strong>di</strong> prepotenze;<br />
- quanti sono presi in carico dalla NPI sono particolarmente presenti<br />
rispetto a tutti i segnali <strong>di</strong> problematicità: bocciature, abbandono<br />
scolastico, violazione delle regole, bullismo agito;<br />
- i minori che risultavano già sostenuti dal Servizio Sociale del luogo <strong>di</strong><br />
residenza sono anch’essi più spesso bocciati, inadempienti negli stu<strong>di</strong><br />
o ribelli alle regole, ma non si segnalano particolarmente per il bullismo<br />
a scuola.<br />
Tab. 46 – Comportamenti dei minori segnalati a scuola in rapporto a prese<br />
in carico specialistiche (Valori in percentuale)<br />
Ser.T. NPI Ente Locale<br />
SI NO SI NO SI NO<br />
Bocciature 68,0 48,5 67,2 45,8 66,3 43,9<br />
Abbandono scolastico 56,0 38,8 56,9 36,1 57,6 33,7<br />
Violazione regole scolastiche 79,3 52,0 70,1 51,7<br />
Bullismo agito 4,0 23,9 32,7 19,4<br />
236
5. Verso un macromodello dei comportamenti<br />
irregolari 1<br />
Oggetto <strong>di</strong> questo approfon<strong>di</strong>mento sono le informazioni che riguardano i<br />
comportamenti dei ragazzi e delle ragazze, così come essi sono rilevabili dai<br />
documenti che compongono il loro fascicolo personale.<br />
L’esame <strong>di</strong> queste informazioni ha portato il gruppo <strong>di</strong> lavoro a ricondurre a 31<br />
<strong>di</strong>versi tipi le condotte riferibili ai ragazzi in questione.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un ampio e variegato insieme <strong>di</strong> comportamenti su cui, da subito, ci<br />
si è chiesti se fossero tra loro sovrapposti oppure se tendessero a presentarsi<br />
in modo piuttosto specifico e se questa loro specificità caratterizzasse<br />
maggiormente i ragazzi piuttosto che le ragazze.<br />
Per la loro numerosità e per la loro particolare presenza anche in quest’ambito<br />
è poi più che legittimo chiedersi se coloro che sono nati fuori dall’Italia (ovvero,<br />
gli stranieri) presentino delle peculiarità su queste condotte rispetto ai ragazzi<br />
nati in Italia.<br />
Da ultimo, ma non per ultimo, ci si è interrogati se questi comportamenti, qui<br />
rilevanti solo per delle misure <strong>di</strong> tipo amministrativo, venissero messi in atto<br />
anche da coloro che avevano già avuto dei contatti con il sistema penale.<br />
Buona parte <strong>di</strong> questo approfon<strong>di</strong>mento è de<strong>di</strong>cata appunto ad in<strong>di</strong>viduare le<br />
relazioni “<strong>di</strong> parentela” tra i comportamenti rilevati e proprio seguendo questo<br />
percorso si passerà da un’analisi dei 31 comportamenti iniziali ai 21 poi<br />
effettivamente utilizzati nella sintesi che si propone con un macro-modello.<br />
Anche il numero <strong>di</strong> casi su cui si basa l’approfon<strong>di</strong>mento è leggermente <strong>di</strong>verso<br />
dal resto del Rapporto perché pur partendo da 285 fascicoli si è scesi, per<br />
ragioni descritte poco più avanti, ad un sottoinsieme <strong>di</strong> 243 che si caratterizza<br />
proprio per una maggior sovrapposizione dei comportamenti esaminati, rispetto<br />
ai 42 rimasti esclusi da questo approfon<strong>di</strong>mento.<br />
Nell’insieme, con il percorso <strong>di</strong> analisi proposto, si vorrebbe dare un contributo<br />
all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> quelle “famiglie” <strong>di</strong> comportamenti che tendono più spesso<br />
ad associarsi tra <strong>di</strong> loro nonché collaudare un altro percorso <strong>di</strong> lettura per<br />
in<strong>di</strong>viduare come questi stessi comportamenti possano caratterizzare<br />
1 Di Giovanni Sacchini, Funzionario addetto alle attività statistiche, Regione Emilia-Romagna,<br />
Servizio politiche per la sicurezza e la polizia locale - Città sicure.<br />
237
maggiormente i ragazzi o le ragazze, gli italiani e gli stranieri oppure chi ha già<br />
avuto dei contatti con il sistema penale e chi no.<br />
Nel tentativo <strong>di</strong> rendere più scorrevole il testo si sono poi riportati<br />
nell’Appen<strong>di</strong>ce quegli elementi tecnici che possono essere d’aiuto per meglio<br />
documentare il percorso seguito.<br />
5.1. Quali relazioni tra i molti comportamenti rilevati?<br />
Come si può rintracciare anche in altri contributi del Rapporto, dalla<br />
documentazione presente nei fascicoli sono emersi alcuni soggetti definibili<br />
come tipi “puri”, ovvero caratterizzati da un comportamento solo o da uno<br />
dominante: per questi casi non era dunque necessario approfon<strong>di</strong>re il ventaglio<br />
dei comportamenti riscontrati (e agiti).<br />
Questo fatto ci ha portato ad escludere dalle analisi <strong>di</strong> questo approfon<strong>di</strong>mento<br />
42 fascicoli, caratterizzati sotto il profilo dei comportamenti in modo peculiare,<br />
ovvero con le caratteristiche qui riportate nella Tab. 47.<br />
Tab. 47 – Comportamenti rilevati utilizzati per selezionare i casi<br />
su cui si è svolto questo approfon<strong>di</strong>mento<br />
Caratteristiche riferite ai comportamenti Maschi Femmine Totale<br />
rilevati<br />
Ex art. 25 bis 3 23 26<br />
Violenza sessuale 7 – 7<br />
Motivo penale non specificato – 1 1<br />
Per sole violazione delle regole<br />
2 6 8<br />
scolastiche o familiari<br />
Totale esclusi da questo approfon<strong>di</strong>mento 12 30 42<br />
Compresi in questo approfon<strong>di</strong>mento 160 83 243<br />
Tutti i fascicoli esaminati dalla <strong>ricerca</strong> 172 113 285<br />
Selezionati questi 42 casi ed esclusi dalle analisi che seguono, il percorso <strong>di</strong><br />
questo approfon<strong>di</strong>mento è dunque riferito a 243 casi ed è incentrato sulle<br />
relazioni tra i comportamenti e, come si <strong>di</strong>ceva, fin da subito ci si è chiesti quali<br />
dei 31 comportamenti rilevati erano più frequentemente associati tra <strong>di</strong> loro e<br />
quali invece seguono, per così <strong>di</strong>re, un percorso specifico.<br />
Naturalmente questa domanda va calata in un contesto che ha visto rilevati per<br />
ogni fascicolo circa sei comportamenti, senza <strong>di</strong>fferenze, in questo caso tra<br />
maschi e femmine.<br />
A sua volta questo numero <strong>di</strong> comportamenti ha una forte variabilità (segnalata<br />
anche da una deviazione standard pari a 3), dovuta, come detto in altra parte<br />
del Rapporto, alle caratteristiche stesse del fascicolo e tale per cui il numero <strong>di</strong><br />
238
comportamenti rilevati sui 243 casi varia tra 1 e 14, con un evidente<br />
affollamento intorno ai valore me<strong>di</strong>o, come evidenziato anche dal Graf. 27.<br />
I sette casi che hanno un solo comportamento sono tutti maschi e hanno tutti<br />
uno dei comportamenti violenti rivolti contro altri (etero aggressivi) e dunque,<br />
per più motivi, si è scelto <strong>di</strong> lasciarli nelle analisi che seguono.<br />
Graf. 27 – Numero <strong>di</strong> comportamenti rilevati<br />
nei 243 fascicoli oggetto <strong>di</strong> questo approfon<strong>di</strong>mento.<br />
(Numero me<strong>di</strong>o per fascicolo = 6; deviazione standard = 3)<br />
40<br />
36 36<br />
30<br />
20<br />
18<br />
23<br />
28 27<br />
16 16<br />
14<br />
10<br />
0<br />
7<br />
6 7 7<br />
2<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14<br />
5.2. Dalle variabili agli in<strong>di</strong>ci<br />
Una volta in<strong>di</strong>viduato il sottoinsieme dei 243 fascicoli da analizzare il primo<br />
passaggio è consistito nel dar conto <strong>della</strong> <strong>di</strong>stribuzione riscontrata per i 31<br />
comportamenti oggetto <strong>di</strong> annotazione da parte del gruppo <strong>di</strong> lavoro, che ha<br />
proceduto a co<strong>di</strong>ficare in modo binario ogni comportamento, segnalandone<br />
quin<strong>di</strong>, per ognuno, la presenza e, in modo completare, l’ assenza, dando così<br />
vita ad un insieme <strong>di</strong> 1.474 comportamenti.<br />
La <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> questi comportamenti – riportata nella Tab. 48 – ha<br />
naturalmente messo in evidenza la variabilità già descritta nell’analisi <strong>di</strong> tutti i<br />
285 fascicoli ma in questo approfon<strong>di</strong>mento l’obiettivo si sposta nel cercare <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduare quali comportamenti sono correlati tra <strong>di</strong> loro, anche con l’intento <strong>di</strong><br />
verificare se si poteva in<strong>di</strong>viduarne alcuni più significativi <strong>di</strong> altri nel fungere da<br />
in<strong>di</strong>catori dei comportamenti problematici.<br />
Fermo restando che questo, ambizioso, obiettivo per poter essere perseguito<br />
necessita <strong>di</strong> informazioni in<strong>di</strong>viduali collocate su un asse temporale, si è in un<br />
primo tempo cercato <strong>di</strong> ridurre i 31 comportamenti ad alcune aree omogenee al<br />
loro interno, al fine <strong>di</strong> evidenziare quali possono essere le <strong>di</strong>namiche più<br />
ricorrenti in termini statistici.<br />
239
Tab. 48 – La <strong>di</strong>stribuzione dei 1.474 comportamenti riferiti ai 243 fascicoli<br />
analizzati in questo approfon<strong>di</strong>mento<br />
% sul totale<br />
dei 243<br />
Comportamenti rilevati<br />
N <strong>di</strong> casi fascicoli<br />
Violazione delle regole scolastiche 154 63,4<br />
Violazione delle regole familiari 153 63,0<br />
Abbandono scolastico 110 45,3<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali 102 42,0<br />
Furto 97 39,9<br />
Fughe da casa 93 38,3<br />
Prossimità con ambienti devianti 73 30,0<br />
Violenza verso i familiari 67 27,6<br />
Carattere ribelle e oppositivo 66 27,2<br />
Bullismo 61 25,1<br />
Furto in altri luoghi 50 20,6<br />
Violenza verso persone e/o animali 49 20,2<br />
Furto in casa o a scuola 48 19,8<br />
Atti vandalici 42 17,3<br />
Assenza <strong>di</strong> un progetto futuro 42 17,3<br />
Uso <strong>di</strong> alcol 39 16,0<br />
Fughe dal collocamento extrafamiliare 39 16,0<br />
Rissa 31 12,8<br />
Comportamenti sessuali promiscui o a rischio 30 12,3<br />
Comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale 29 11,9<br />
Autolesionismo 27 11,1<br />
Spaccio 18 7,4<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o 13 5,3<br />
Ritiro sociale 10 4,1<br />
Rapine, estorsioni, ricettazione 9 3,7<br />
Trasgressioni del co<strong>di</strong>ce stradale 7 2,9<br />
Prostituzione 6 2,5<br />
Molestie o violenza sex 4 1,6<br />
Cyberbullying 3 1,2<br />
Dipendenza da internet 1 0,4<br />
Pedopornografia 1 0,4<br />
240
Quest’ultimo riferimento vuole contemporaneamente sottolineare l’utilità e i<br />
limiti <strong>di</strong> un tale approccio su informazioni abbastanza complesse: l’utilità<br />
consiste nel riuscire comunque a tracciare dei percorsi <strong>di</strong> lettura<br />
sufficientemente <strong>di</strong>fferenziati mentre il limite consiste nel fatto che solo l’analisi<br />
<strong>di</strong> ogni singolo caso dà comunque un quadro preciso del ragazzo o <strong>della</strong><br />
ragazza che entri in contatto con il Tribunale per i Minorenni e questo elemento<br />
“puntiforme” <strong>di</strong>venta ancor più importate e delicato allorquando ci si debba<br />
attrezzare per un intervento <strong>di</strong> recupero o <strong>di</strong> cura.<br />
In ogni caso, e fatte queste premesse, si può <strong>di</strong>re che un’analisi delle<br />
correlazioni tra le 31 variabili ha portato ad una riduzione a 21 <strong>di</strong> quelle che poi<br />
si sono sottoposte ad un’analisi in componenti principali (ACP), una tecnica<br />
simile all’Analisi fattoriale e che consente appunto <strong>di</strong> raggruppare degli insiemi<br />
<strong>di</strong> variabili in gruppi più ridotti (qui chiamati Componenti) in base al legame<br />
statistico che esse hanno tra <strong>di</strong> loro. (Per questi aspetti si veda, in Appen<strong>di</strong>ce,<br />
la Nota tecnica).<br />
Prima <strong>di</strong> passare ad esaminare le sette Componenti suggerite dall’ACP va fatto<br />
un cenno alle 10 variabili comportamentali che sono rimaste escluse da questo<br />
passaggio fondamentalmente e che lo sono state per due <strong>di</strong>versi motivi: (1) la<br />
poca numerosità dei casi coinvolti e (2) l’evidente <strong>di</strong>somogeneità riscontrata dai<br />
<strong>ricerca</strong>tori sulle modalità cui le informazioni erano presenti nei vari fascicoli.<br />
Il quadro delle variabili coinvolte da questa prima selezione è quello riportato<br />
nella Tab. 49.<br />
Questa riduzione del numero <strong>di</strong> variabili riferite ai comportamenti, passate da<br />
31 a 21, ci ha consentito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare sette raggruppamenti in cui si possono<br />
riaggregare queste 21 variabili (e, con una certa analogia, i comportamenti che<br />
queste sintetizzano).<br />
Se le riaggregazioni sono una specie <strong>di</strong> “parentela” statistica tra le variabili, il<br />
successivo passaggio che consiste nel “battezzare” queste nuove aggregazioni<br />
non è più un passaggio statistico ma coinvolge il modo con cui le variabili<br />
originali sono state costruite, lasciando dunque un più ampio margine<br />
d’interpretazione ai <strong>ricerca</strong>tori e, nel caso specifico, con la possibilità <strong>di</strong><br />
addebitare a chi scrive, le scelte terminologiche utilizzate per le variabili <strong>di</strong><br />
sintesi.<br />
Cercando <strong>di</strong> tener conto <strong>di</strong> quanto scritto in altra parte del Rapporto, si sono<br />
dunque “battezzate” queste nuove ‘variabili <strong>di</strong> sintesi’ (o in<strong>di</strong>ci) come riportato<br />
nella Tab. 50.<br />
241
Tab. 49 – Variabili non utilizzate nell’analisi ACP<br />
per mancanza <strong>di</strong> requisiti tecnici e sostanziali,<br />
in base alla loro <strong>di</strong>ffusione tra maschi e femmine<br />
Comportamento rilevato dal<br />
fascicolo<br />
Maschi<br />
Femmine<br />
Trasgressioni del co<strong>di</strong>ce stradale 7 0<br />
Rapine, estorsioni, ricettazione 5 4<br />
Molestie o violenza sex 4 0<br />
Prostituzione 3 3<br />
Dipendenza da internet 1 0<br />
Pedopornografia 1 0<br />
Cyberbullying 2 1<br />
Non ha un progetto futuro<br />
27 15<br />
Comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale<br />
26 3<br />
Ha un carattere ribelle e<br />
oppositivo 39 27<br />
Motivo <strong>di</strong><br />
esclusione <strong>di</strong><br />
queste variabili<br />
dall’ACP<br />
variabili non<br />
utilizzate per<br />
via delle<br />
frequenze<br />
troppo basse<br />
variabili non<br />
utilizzate perché<br />
non presenti in<br />
modo<br />
omogeneo nei<br />
fascicoli<br />
analizzati<br />
Già ad un primo sguardo emerge un andamento che va da comportamenti<br />
aggressivi rivolti agli altri (i già visti etero aggressivi) a quelli che invece<br />
rivolgono l’aggressività verso se stessi (i già visti comportamenti auto<br />
aggressivi), passando attraverso il coinvolgimento in attivià in cui i danni sono<br />
portati ai beni degli altri (con i furti), forse anche con motivazioni strumentali e<br />
non solo con finalità espressive fini a se stesse.<br />
Più giocato sul versante lu<strong>di</strong>co-espressivo sembrano invece i comportamenti<br />
rivolti al modo delle droghe, un variegato mondo qui trattato in modo un po’<br />
in<strong>di</strong>stinto, mentre sono senza dubbio caratterizzati da maggiori <strong>di</strong>fficoltà<br />
esistenziali i comportamenti riportati nella parte bassa <strong>della</strong> tabella:<br />
comportamenti sessuali a rischio, chiusura in se stessi e anche atti <strong>di</strong><br />
autolesionismo che possono arrivare fino ai tentativi <strong>di</strong> suici<strong>di</strong>o.<br />
Il quadro che ora si presenta, e su cui avremo modo <strong>di</strong> lavorare, coinvolge<br />
quin<strong>di</strong> 7 variabili <strong>di</strong> sintesi, 5 delle quali sintetizzano tre variabili mentre una ne<br />
sintetizza 2 e un’altra lo fa per 4.<br />
242
Tab. 50 – Le 21 variabili comportamentali<br />
e la loro trasformazione in variabili sintetiche<br />
Numero <strong>di</strong><br />
Comportamento rilevato dal fascicolo<br />
adolescenti in cui<br />
è segnalato quel<br />
comportamento<br />
Maschi Femmine<br />
Bullismo 58 3<br />
Violenza verso i familiari 45 22<br />
Violenza verso persone/animali 41 8<br />
Definizione<br />
proposta per la<br />
variabile <strong>di</strong> sintesi<br />
Comportamenti<br />
violenti,<br />
prevalentemente <strong>di</strong><br />
tipo privato<br />
Atti vandalici 38 4<br />
Rissa 28 3<br />
Uso <strong>di</strong> alcol 26 13<br />
Comportamenti<br />
violenti,<br />
prevalentemente <strong>di</strong><br />
tipo pubblico<br />
Furto 74 23<br />
Furto in casa o a scuola 36 12<br />
Furto in altri luoghi 37 13<br />
Coinvolgimento in<br />
furti<br />
Fughe dal collocamento extrafamiliare 19 20<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali 67 35<br />
Spaccio 15 3<br />
Prossimità con ambienti devianti 38 35<br />
Abbandono scolastico 75 35<br />
Violazione delle regole scolastiche 112 42<br />
Violazione delle regole familiari 96 57<br />
Comportamenti sessuali promiscui o a<br />
rischio 6 24<br />
Fughe da casa 39 54<br />
Coinvolgimento in<br />
comportamenti<br />
centrati sull’uso <strong>di</strong><br />
sostanze<br />
Violazione delle<br />
regole in ambito<br />
scolastico e familiare<br />
Fughe da casa e<br />
comportamenti<br />
sessuali a rischio<br />
Ritiro sociale 3 7<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o 3 10<br />
Autolesionismo 11 16<br />
Autolesionismo e forti<br />
<strong>di</strong>fficoltà esistenziali<br />
243
Ma al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questo passaggio, su ci si tornerà, la scelta <strong>di</strong> proporre a fianco <strong>di</strong><br />
ogni variabile la sua <strong>di</strong>stribuzione nel sotto-insieme maschile e femminile dei<br />
243 fascicoli è dovuta al fatto che questa <strong>di</strong>fferenza si impone fin da subito a<br />
chi analizzi i comportamenti registrati nei fascicoli e prima ancora <strong>di</strong> passare ad<br />
esaminare le relazione tra le 7 variabili <strong>di</strong> sintesi si ritiene utile proporre un<br />
approfon<strong>di</strong>mento proprio sulle caratteristiche <strong>di</strong> genere dei 21 comportamenti<br />
poi utilizzati per costruire il macro-modello.<br />
5.3. Un cenno alle <strong>di</strong>fferenze comportamentali tra maschi e femmine<br />
Nell’analizzare la semplice <strong>di</strong>stribuzione dei comportamenti in base al sesso,<br />
alcune <strong>di</strong>fferenze si evidenziano fin da subito, ad esempio seguendo l’or<strong>di</strong>ne<br />
che assumono i comportamenti più <strong>di</strong>ffusi in ambito maschile (come si può<br />
vedere nella Tab. 51).<br />
Tab. 51 – Comportamenti or<strong>di</strong>nati per <strong>di</strong>ffusione<br />
all’interno <strong>della</strong> componente maschile<br />
Comportamento rilevato dal fascicolo<br />
% tra i<br />
Maschi<br />
% tra le<br />
Femmine<br />
Violazione delle regole scolastiche 70,0 50,6<br />
Violazione delle regole familiari 60,0 68,7<br />
Abbandono scolastico 46,9 42,2<br />
Furto 46,3 27,7<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali 41,9 42,2<br />
Bullismo 36,3 3,6<br />
Violenza verso i familiari 28,1 26,5<br />
Violenza verso persone/animali 25,6 9,6<br />
Fughe da casa 24,4 65,1<br />
Atti vandalici 23,8 4,8<br />
Prossimità con ambienti devianti 23,8 42,2<br />
Furto in altri luoghi 23,1 15,7<br />
Furto in casa o a scuola 22,5 14,5<br />
Rissa 17,5 3,6<br />
Uso <strong>di</strong> alcol 16,3 15,7<br />
Fughe dal collocamento extrafamiliare 11,9 24,1<br />
Spaccio 9,4 3,6<br />
Autolesionismo 6,9 19,3<br />
Comportamenti sessuali promiscui o a rischio 3,8 28,9<br />
Ritiro sociale 1,9 8,4<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o 1,9 12,0<br />
Numero <strong>di</strong> casi (160) ( 83 )<br />
244
Un quadro ancor più caratterizzato in tal senso lo evidenzia la Tab. 52 che<br />
riporta gli scarti tra le <strong>di</strong>ffusioni dei comportamenti nei due <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong><br />
ragazzi.<br />
Tab. 52 – Comportamenti or<strong>di</strong>nati in base alla <strong>di</strong>fferenza riscontrata<br />
nella loro <strong>di</strong>ffusione tra i maschi (N=160) e tra le femmine (N= 83)<br />
scarti Caratterizzazione<br />
Maschi Femmine M – F dei comportamenti<br />
% % arrotondati<br />
*<br />
Bullismo 36,3 3,6 33<br />
Violazione delle regole<br />
scolastiche 70,0 50,6 19<br />
Atti vandalici 23,8 4,8 19<br />
Furto 46,3 27,7 19<br />
Violenza verso<br />
persone/animali 25,6 9,6 16<br />
Rissa 17,5 3,6 14<br />
Furto in casa o a scuola 22,5 14,5 8<br />
Furto in altri luoghi 23,1 15,7 7<br />
Spaccio 9,4 3,6 6<br />
Abbandono scolastico 46,9 42,2 5<br />
Violenza verso i familiari 28,1 26,5 2<br />
Uso <strong>di</strong> alcol 16,3 15,7 1<br />
Uso <strong>di</strong> droghe illegali 41,9 42,2 0<br />
Ritiro sociale 1,9 8,4 -7<br />
Violazione delle regole<br />
familiari 60,0 68,7 -9<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o 1,9 12,0 -10<br />
Fughe dal collocamento<br />
extrafamiliare 11,9 24,1 -12<br />
Autolesionismo 6,9 19,3 -12<br />
Prossimità con ambienti<br />
devianti 23,8 42,2 -18<br />
Comportamenti sessuali<br />
promiscui o a rischio 3,8 28,9 -25<br />
Fughe da casa 24,4 65,1 -41<br />
Prevalentemente<br />
maschili<br />
Diffusi in modo<br />
abbastanza<br />
equilibrato tra i due<br />
generi<br />
Prevalentemente<br />
femminili<br />
* La <strong>di</strong>stinzione, puramente descrittiva, ha adottato una soglia <strong>di</strong>fferenziale <strong>di</strong> 10 punti.<br />
Ovviamente le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere, già così ben evidenziate dalla Tab. 52 le<br />
ritroveremo anche nelle variabili <strong>di</strong> sintesi ed è proprio ad un ulteriore verifica<br />
245
<strong>della</strong> tenuta <strong>di</strong> queste ultime che oltre al genere, nella parte finale <strong>di</strong> questa<br />
sezione, useremo anche altre due importanti <strong>di</strong>cotomie, la nazionalità e l’aver<br />
già avuto dei contatti con il sistema penale: nel primo caso si avrà un<br />
sottogruppo che <strong>di</strong>stingue tra italiani e stranieri mentre nell’altro la <strong>di</strong>stinzione<br />
passerà tra chi ha avuto e chi non ha avuto contatti con il sistema penale.<br />
5.4. Il macro-modello<br />
Ma torniamo un attimo a considerare le variabili <strong>di</strong> sintesi e chie<strong>di</strong>amoci: «Quali<br />
relazioni statistiche esistono tra queste variabili?».<br />
Una prima verifica <strong>della</strong> tenuta <strong>di</strong> queste sette variabili <strong>di</strong> sintesi ha evidenziato<br />
che poteva essere utile (e forse necessario) unire i due comportamenti violenti,<br />
quelli agiti prevalentemente in uno spazio privato e quelli agiti prevalentemente<br />
in uno spazio pubblico: la loro correlazione positiva era infatti abbastanza forte<br />
(0,21) e dunque si può con facilità passare ad unire queste due <strong>di</strong>mensioni in<br />
un’ ulteriore variabile <strong>di</strong> sintesi senza perdere elementi informativi.<br />
Questa nuova variabile ha così un campo <strong>di</strong> variazione che va da zero<br />
(assenza <strong>di</strong> questi comportamenti) fino ad un massimo teorico <strong>di</strong> 6, ovvero i 3<br />
comportamenti agiti nello spazio privato e i 3 agiti nello spazio pubblico.<br />
Un secondo passaggio, qui non documentato, ha portato all’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong><br />
una correlazione significativa dei comportamenti violenti con il coinvolgimento<br />
in furti (0,25) e con la violazione delle regole scolastiche e familiari (0,22).<br />
La relazione tra i comportamenti violenti e quelli legati ai furti ci ha suggerito <strong>di</strong><br />
unire queste due variabili <strong>di</strong> sintesi in una nuova macro-variabile <strong>di</strong> sintesi che<br />
dà conto <strong>di</strong> comportamenti del tipo «prendersela con gli altri». A sua volta<br />
questa nuova variabile sintetizza ben nove dei comportamenti rilevati dai<br />
fascicoli ed ha quin<strong>di</strong> un campo <strong>di</strong> variazione compreso tra 0 e 9.<br />
Ad un primo esame si vede subito come questo tipo <strong>di</strong> comportamento sia<br />
tipicamente maschile, caratterizzi maggiormente chi ha avuto l’apertura <strong>di</strong> un<br />
fascicolo penale mentre non sono emerse significative <strong>di</strong>fferenze in base alla<br />
nazionalità e cioè tra italiani e stranieri.<br />
Viceversa non sono emerse correlazioni significative tra il «prendersela con gli<br />
altri» e i comportamenti centrati sull’uso <strong>di</strong> sostanze (0,08) e con quelli che<br />
poco sotto si propone <strong>di</strong> accomunare nel «prendersela con se stessi» e cioè<br />
fughe da casa, comportamenti sessuali a rischio e forti <strong>di</strong>fficoltà esistenziali,<br />
variabili <strong>di</strong> sintesi, queste ultime, correlate invece tra <strong>di</strong> loro (0,21)<br />
Ed è proprio a partire da quest’ultima e significativa correlazione che si<br />
propone anche per questo versante comportamentale la creazione <strong>di</strong> una<br />
nuova macro-variabile che tenga conto <strong>di</strong> quei comportamenti che si<br />
caratterizzano per il «prendersela con se stessi».<br />
246
Questa macro-variabile tiene quin<strong>di</strong> conto <strong>di</strong> cinque comportamenti: i due che<br />
hanno a che fare con le fughe da casa e con i comportamenti sessuali a rischio<br />
oltre ai tre più caratterizzati da evidenti <strong>di</strong>fficoltà esistenziali, ovvero quelli che<br />
possono portare al ritiro sociale, all’autolesionismo e persino ai tentativi <strong>di</strong><br />
suici<strong>di</strong>o.<br />
Nel tentativo <strong>di</strong> rendere più facilmente accessibile il quadro emerso da queste<br />
esplorazioni si è così pervenuti ad un macro-modello che sintetizza questi<br />
passaggi e che dà conto delle relazioni che emergono dall’analisi dei 21<br />
comportamenti inizialmente selezionati.<br />
Questo macromodello, riportato nella Fig. 1, è percorso da una serie <strong>di</strong> frecce<br />
bi<strong>di</strong>rezionali che collegano i quattro ambiti comportamentali emersi dal lavoro<br />
<strong>di</strong> sintesi, ovvero il prendersela con gli altri e con se stessi, l’essere coinvolti in<br />
comportamenti centrati sull’uso <strong>di</strong> sostanze e l’aver violato delle evidenti regole<br />
scolastiche e/o familiari.<br />
I numeri che compaiono a fianco delle frecce dovrebbero dare un’idea<br />
dell’intensità <strong>della</strong> relazione tra questi ambiti comportamentali; a sua volta<br />
l’assenza <strong>di</strong> frecce segnala che tra quelle <strong>di</strong>mensioni non si è riscontrata<br />
alcuna relazione (<strong>di</strong> qualche significatività statistica).<br />
Come si vede, il macro-modello non è “chiuso” sul lato sinistro perché i<br />
comportamenti centrati sul consumo <strong>di</strong> droghe risultano sì correlati con<br />
entrambi gli orientamenti comportamentali ma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accade<br />
per la violazione delle regole, solo una delle due correlazioni è<br />
(statisticamente) significativa, ovvero quella che collega questi comportamenti<br />
con quelli del tipo «prendersela con se stessi» (0,30).<br />
È invece risultata molto debole (+0,08) e statisticamente non significativa la<br />
correlazione che i comportamenti centrati sulle droghe hanno con quei<br />
comportamenti che abbiamo definito «prendersela con gli altri» e nei quali<br />
compare, sotto varie forme, il ricorso alla violenza.<br />
Com’è lecito attendersi i due comportamenti del tipo «prendersela con» non<br />
sono correlati tra <strong>di</strong> loro (r = -0,04), anche se il segno negativo suggerirebbe<br />
l’idea che all’aumentare <strong>di</strong> uno <strong>di</strong>minuiscano i comportamenti registrati nell’altro<br />
versante, idea plausibile ma qui non supportata da alcun legame statistico.<br />
Un altro aspetto che forse il macro-modello sintetizza abbastanza bene è, in un<br />
certo senso, il ruolo <strong>di</strong> collegamento che vengono ad assumere i<br />
comportamenti <strong>di</strong> violazione delle regole in ambito scolastico e/o familiare:<br />
questi risultano infatti collegati con entrambi i versanti comportamentali, sia<br />
quelli che sono rivolti più a «prendersela con gli altri» (0,22), sia quelli rivolti a<br />
«prendersela con se stessi» (0,16).<br />
Nel loro insieme i quattro ambiti comportamentali emersi dal lavoro <strong>di</strong> sintesi ci<br />
paiono comunque meritevoli <strong>di</strong> un ulteriore lavoro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento nel loro<br />
<strong>di</strong>spiegarsi all’interno dei vari sottogruppi in cui è possibile scomporre<br />
247
l’universo qui analizzato e più sotto si farà un cenno oltre che alle <strong>di</strong>fferenze<br />
dovute al genere anche a quelle dettate dall’ origine italiana o straniera dei<br />
ragazzi e a quelle incentrate sul fatto <strong>di</strong> aver già avuto o meno delle<br />
segnalazioni sul versante penale.<br />
5.5. Conclusioni<br />
Le esplorazioni condotte sui comportamenti ci hanno portato ad in<strong>di</strong>viduare<br />
almeno quattro gruppi <strong>di</strong> comportamenti ricorrenti nelle analisi dei fascicoli<br />
relativi a questi 243 ragazzi:<br />
- la violazione delle norme scolastiche e familiari;<br />
- il coinvolgimento in comportamenti legati alle droghe;<br />
- il prendersela con gli altri;<br />
- il prendersela con se stessi.<br />
I primi due comportamenti sono risultati non solo i più <strong>di</strong>ffusi ma anche i più<br />
trasversali mentre i secon<strong>di</strong> due ci hanno consegnato un quadro molto ben<br />
caratterizzato, ancorché in senso statistico.<br />
Prendersela con gli altri, adottando condotte con ricorrenti elementi <strong>di</strong> violenza<br />
è un comportamento tipicamente maschile, ha poco a che fare con il mondo<br />
delle droghe, non sembra caratterizzare in modo <strong>di</strong>verso gli italiani rispetto agli<br />
stranieri mentre coinvolge più spesso coloro che hanno dei proce<strong>di</strong>menti<br />
avviati anche in campo penale.<br />
Viceversa, prendersela con se stessi è un comportamento tipicamente<br />
femminile, più associato al coinvolgimento con il modo delle droghe (consumo<br />
e relazioni) e mentre non trova alcun riflesso nel <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> nazionalità<br />
sembra invece associarsi <strong>di</strong> più con delle condotte non segnalate in campo<br />
penale.<br />
Queste in<strong>di</strong>cazioni saranno probabilmente utili nell’analisi “a ritroso” perché<br />
possono essere d’aiuto nel mettere questi orientamenti comportamentali in<br />
relazione alle provenienze familiari oltre alle esperienze <strong>di</strong> vittimizzazione<br />
subite da parte dei ragazzi e delle ragazze.<br />
Anche sul versante conoscitivo possono forse essere <strong>di</strong> una qualche utilità<br />
nell’in<strong>di</strong>viduare quei comportamenti che più <strong>di</strong> altri caratterizzano l’entrare in<br />
contatto con il TdM.<br />
Da ultimo e con lo sguardo rivolto al versante degli interventi, va ricordato che<br />
quanto emerso in<strong>di</strong>ca, con molta forza, la necessità <strong>di</strong> cogliere in queste<br />
<strong>di</strong>fferenze delle in<strong>di</strong>cazioni da tener in conto per procedere in tale <strong>di</strong>rezione con<br />
strumenti e con modalità alquanto <strong>di</strong>versificati.<br />
248
Figura 1 – Il macro-modello dei comportamenti rilevati nei fascicoli e<br />
relativo ai 243 casi non specificatamente caratterizzati.<br />
.81<br />
.75<br />
Comportamenti violenti,<br />
sia <strong>di</strong> tipo privato che<br />
pubblico<br />
.23<br />
Coinvolgimento in furti<br />
[ Prendersela con gli altri ]<br />
.22<br />
Coinvolgimento in<br />
comportamenti centrati<br />
sull’uso <strong>di</strong> sostanze<br />
Violazione delle regole in<br />
ambito scolastico e<br />
familiare<br />
.30<br />
.16<br />
[ Prendersela con se stessi ]<br />
Fughe da casa e<br />
comportamenti<br />
sessuali a rischio<br />
.72<br />
.20<br />
Autolesionismo e<br />
forti <strong>di</strong>fficoltà<br />
esistenziali<br />
.78<br />
I valori riportati a fianco delle frecce sono quelli del coefficiente <strong>di</strong> correlazione. 2<br />
2 Il coefficiente <strong>di</strong> correlazione (r) è una misura <strong>della</strong> relazione tra due variabili car<strong>di</strong>nali e varia<br />
da – 1 a + 1 dove i punti estremi in<strong>di</strong>cano una perfetta correlazione inversa (-1) o concordante<br />
249
Appen<strong>di</strong>ce - Nota tecnica<br />
Un cenno meritano alcuni passaggi statistici in cui si sono utilizzate delle<br />
procedure statistiche “ad ampio spettro d’azione” e dunque meritevoli <strong>di</strong> un<br />
cenno per le scelte operate.<br />
a. L’analisi in Componenti principali.<br />
L’Analisi in Componenti Principali (ACP) è un metodo <strong>di</strong> estrazione dei fattori<br />
implementato nel pacchetto statistico SPSS nella procedura denominata<br />
Analisi fattoriale.<br />
A sua volta, una delle finalità per le quali si ricorre a quest’ultima è quella in cui<br />
ci si propone <strong>di</strong> identificare le variabili sottostanti, o fattori, che spiegano il<br />
modello <strong>di</strong> correlazioni all'interno <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> variabili osservate. L'analisi<br />
fattoriale viene in genere utilizzata per la riduzione dei dati in quanto consente<br />
<strong>di</strong> identificare un numero ridotto <strong>di</strong> fattori (o, come qui, <strong>di</strong> componenti) che<br />
spiegano la maggior parte <strong>della</strong> varianza osservata nelle variabili rilevate.<br />
Più in dettaglio si può <strong>di</strong>re che l’ACP è un metodo usato per formare<br />
combinazioni lineari non correlate delle variabili osservate. La prima<br />
componente spiega la parte più alta <strong>di</strong> variabilità. Le componenti successive<br />
spiegano porzioni <strong>di</strong> variabilità decrescenti e sono tutte non correlate fra loro.<br />
La matrice dei componenti ruotata su cui si è lavorato per la costruzione delle<br />
variabili <strong>di</strong> sintesi (o in<strong>di</strong>ci) è la seguente:<br />
Tab. 53 – Matrice dei componenti ruotata utilizzata nell’analisi ACP<br />
Componente<br />
Comportamenti<br />
rilevati<br />
1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
Bullismo ,231 ,549 -,259 ,349<br />
Atti vandalici ,334 -,416 -,203 -,252 ,422 ,212<br />
Fughe da casa ,722 ,261<br />
Fughe dal collocam.<br />
,218 ,218 ,216 -,555<br />
extrafamiliare<br />
Uso <strong>di</strong> droghe<br />
illegali<br />
,207 ,727<br />
Uso <strong>di</strong> alcol ,792<br />
Autolesionismo ,761<br />
Rissa ,684 -,203 ,302 -,277<br />
(+1). Lo zero in<strong>di</strong>ca un’assenza <strong>di</strong> relazione. In generale nel testo non si riporta il segno +<br />
davanti alle correlazioni positive mentre compare sempre il segno – per quelle negative.<br />
Sempre per una migliore leggibilità, nella figura, a <strong>di</strong>fferenza del testo, si lascia il punto come<br />
separatore decimale tra le cifre e perciò .81 va letto come 0,81 e così via per tutte le altre cifre.<br />
250
Segue Tab. 53 – Matrice dei componenti ruotata utilizzata nell’analisi ACP<br />
Comportamenti<br />
Componente<br />
rilevati 1 2 3 4 5 6 7 8 9<br />
Violenza verso i<br />
familiari<br />
,909<br />
Furto ,921<br />
Furto in casa o a<br />
scuola<br />
,668 ,226 ,283<br />
Furto in altri luoghi ,739 -,251<br />
Abbandono<br />
scolastico<br />
,457<br />
Violazione regole<br />
scolastiche<br />
,204 ,698<br />
Violazione regole<br />
familiari<br />
,439 ,227 ,456 ,345<br />
Spaccio -,260 ,764<br />
Prossimità con<br />
ambienti devianti<br />
,821<br />
Comportam. sex.<br />
promiscui o a<br />
-,241 ,607 -,204 -,201<br />
rischio<br />
Ritiro sociale -,236 -,321 ,475 -,240<br />
Tentato suici<strong>di</strong>o ,690<br />
Violenza vs.<br />
persone/animali<br />
,716 ,273<br />
Nel lavoro poi riportato in Tab. 50 si sono avuti anche i due valori che seguono<br />
nei test che <strong>di</strong> solito accompagnano le procedure <strong>di</strong> estrazione dei fattori<br />
(ovvero delle Componenti) e cioè il test KMO <strong>di</strong> adeguatezza campionaria e il<br />
test <strong>di</strong> sfericità <strong>di</strong> Bartlett.<br />
La misura <strong>di</strong> adeguatezza campionaria KMO (Keiser Meyer Olkin) verifica se le<br />
correlazioni parziali tra le variabili sono piccole. Un valore, come quello<br />
riscontrato, che cade tra 0,5 e 0,6 è ritenuto, un po’ come nei voti scolastici,<br />
“appena sufficiente” per poter utilizzare la procedura con quella specifica<br />
numerosità, che qui era <strong>di</strong> 243 casi.<br />
Il test <strong>di</strong> sfericità <strong>di</strong> Bartlett verifica se la matrice <strong>di</strong> correlazione è una matrice<br />
identità, cosa che in<strong>di</strong>cherebbe l'inadeguatezza del modello fattoriale ma<br />
251
l’elevato valore riportato nella riga <strong>della</strong> Significatività respinge questa ipotesi e<br />
depone a favore dell’utilizzo dei dati in tal senso.<br />
Tab. 54 – test KMO <strong>di</strong> adeguatezza campionaria<br />
e test <strong>di</strong> sfericità <strong>di</strong> Bartlett<br />
Test KMO (Keiser Meyer Misura <strong>di</strong> adeguatezza<br />
Olkin).<br />
campionaria<br />
0,520<br />
Chi-quadrato appross. 749,561<br />
Test <strong>di</strong> sfericità <strong>di</strong> Bartlett d.f. = gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> libertà 210<br />
Significatività 0,000<br />
b. Il coefficiente <strong>di</strong> associazione phi (φ).<br />
Nelle Conclusioni si fa riferimento alla relazione tra le quattro variabili <strong>di</strong> sintesi<br />
usate nel macro-modello e tre importanti caratteristiche dell’insieme qui<br />
considerato e cioè il genere, la nazionalità e l’aver avuto o meno delle relazioni<br />
con il sistema penale.<br />
Queste caratteristiche sono, a loro volta, descritte con variabili <strong>di</strong> due modalità<br />
ciascuna e dunque dall’incrocio tra queste variabili e quelle del macro-modello<br />
è possibile ricavare un quadro sintetico delle relazioni o meglio, delle<br />
associazioni (per intanto, statistiche) tra queste <strong>di</strong>mensioni.<br />
Il coefficiente phi (φ) è appunto una delle misure <strong>di</strong> associazione utilizzabile per<br />
due variabili categoriali, in particolare è molto adatto quando una <strong>di</strong> queste sia<br />
anche binaria. Il coefficiente si basa sul chi quadro e riduce l’influenza <strong>della</strong><br />
numerosità su quest’ultimo mettendolo in rapporto al numero <strong>di</strong> casi e<br />
passando il tutto sotto ra<strong>di</strong>ce quadrata, da cui la seguente formula:<br />
.<br />
Il vantaggio che presenta nel nostro contesto è che questa misura è simile al<br />
coefficiente <strong>di</strong> correlazione <strong>di</strong> Pearson nella sua interpretazione, variando<br />
anch’esso tra 0 e 1 e il valore 0 <strong>di</strong> phi in<strong>di</strong>ca, come per il coefficiente <strong>di</strong><br />
correlazione (r), l'assenza <strong>di</strong> relazione tra due variabili.<br />
Sottolineando ancora che il valore <strong>di</strong> phi risente del <strong>di</strong>verso numero <strong>di</strong> righe <strong>di</strong><br />
ogni tabella, si riporta nella Tab. 55 il quadro emerso dagli incroci richiamati<br />
poco sopra.<br />
252
Tab. 55 – Valori del coefficiente phi (φ) negli incroci tra le variabili del<br />
macro-modello e quelle che descrivono le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> genere,<br />
nazionalità e <strong>di</strong> relazioni con il sistema penale. Per tutte le tabelle N=243.<br />
Relazioni con<br />
Genere Nazionalità<br />
il sistema<br />
(maschi / (italiani /<br />
penale<br />
femmine) stranieri)<br />
Variabili (e modalità)<br />
(sì / no)<br />
la violazione delle norme<br />
scolastiche e familiari (0-3)<br />
0,08 0,07 0,13<br />
il coinvolgimento in<br />
comportamenti legati alle<br />
0,14 0,20 (*) 0,14<br />
droghe (0-4)<br />
il prendersela con gli altri (0-9) 0,39 (***) 0,03 0,39 (***)<br />
il prendersela con se stessi<br />
(0-5)<br />
0,52 (***) 0,13 0,22 (*)<br />
In questa tabella sono segnalate con gli asterischi le sole relazioni che hanno<br />
una qualche significatività statistica.<br />
Con un asterisco è in<strong>di</strong>cato un valore <strong>di</strong> p< 0,05, ovvero la probabilità che il<br />
valore in questione si ottenga per caso meno <strong>di</strong> 5 volte su cento; con due<br />
asterischi (**) sono in<strong>di</strong>cati i valori con p
254
Terza parte<br />
Le opinioni degli esperti<br />
sull’utilizzo dei provve<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
255
256
IX. Il punto <strong>di</strong> vista degli operatori dei servizi territoriali<br />
e degli Uffici Minori presso le Questure<br />
sui proce<strong>di</strong>menti ex-art. 25 e 25bis<br />
1. Introduzione<br />
Come in<strong>di</strong>cato nella premessa metodologica il lavoro <strong>di</strong> indagine, avviato con<br />
l’analisi <strong>della</strong> documentazione relativa ai minori segnalati per irregolarità <strong>della</strong><br />
condotta, si è arricchito con la realizzazione <strong>di</strong> focus group pensati e<br />
organizzati in una duplice prospettiva: da un lato, informare una serie <strong>di</strong><br />
soggetti potenzialmente interessati sul percorso <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> in atto e su quanto<br />
andava emergendo dall’analisi dei fascicoli e, dall’altro, raccogliere altre<br />
informazioni utili a costruire un quadro <strong>della</strong> situazione dei servizi a favore dei<br />
minori.<br />
Grazie a questi incontri è stato possibile incontrare una cinquantina <strong>di</strong> persone:<br />
‐ i referenti dei Coor<strong>di</strong>namenti tecnici provinciali su affido, adozione e<br />
tutela 3 : un focus, 9 persone;<br />
‐ gli operatori dei servizi territoriali: tre focus, uno per ogni area vasta<br />
(“centro”, province <strong>di</strong> Ferrara e Bologna, 6 persone; “ovest”, province<br />
<strong>di</strong> Modena, Parma, Reggio Emilia e Piacenza, 9 persone; “Romagna”,<br />
province <strong>di</strong> Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, 6 persone);<br />
‐ i coor<strong>di</strong>natori degli Uffici minori presso le Questure (un focus con 8<br />
persone),<br />
‐ i magistrati, togati e onorari, del Tribunale per i Minorenni e <strong>della</strong><br />
Procura Minorile <strong>di</strong> Bologna (2 focus, 10 persone).<br />
3 I Coor<strong>di</strong>namenti tecnici per l’infanzia e l’adolescenza sono stati istituiti con la DGR n.<br />
846/2007 Direttiva in materia <strong>di</strong> affidamento familiare e accoglienza in comunità <strong>di</strong> bambini e<br />
ragazzi (Legge 4 maggio 1983 n. 184 e successive mo<strong>di</strong>fiche e art. 5 e 35 L. R. 12 marzo 2003<br />
e successive mo<strong>di</strong>fiche) che ha unificato le competenze dei <strong>di</strong>versi organismi tecnici provinciali<br />
de<strong>di</strong>cati all’infanzia e all’adolescenza, coinvolgendo anche le équipe multiprofessionali presenti<br />
sul territorio.<br />
257
L’incontro de<strong>di</strong>cato ai Coor<strong>di</strong>namenti tecnici provinciali su affido, adozione e<br />
tutela e quelli con gli operatori dei servizi territoriali sono stati preparati insieme<br />
al Servizio Politiche familiari, infanzia e adolescenza <strong>della</strong> Regione Emilia-<br />
Romagna.<br />
I focus hanno avuto una durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> due ore e sono stati convocati con<br />
lettera scritta <strong>di</strong> invito trasmessa a cura del Difensore Civico e <strong>della</strong> <strong>Zancan</strong><br />
<strong>Formazione</strong>. Quelli con gli operatori dei servizi o delle Questure si sono svolti a<br />
Bologna presso gli uffici del Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
mentre i focus con i magistrati si sono tenuti presso il Tribunale per i Minorenni<br />
dell’Emilia Romagna.<br />
La conduzione è stata assicurata da Roberto Maurizio e Elena Buccoliero.<br />
Costante la metodologia proposta: dopo una breve presentazione dell’incontro<br />
e dei partecipanti, sono stati illustrati i principali risultati dell’analisi dei fascicoli<br />
fin lì effettuata. Di seguito sono stati raccolti pareri, osservazioni, suggerimenti<br />
proposti dai presenti.<br />
La sintesi dei contenuti emersi è stata inviata ai partecipanti al fine <strong>di</strong><br />
raccogliere osservazioni e integrazioni.<br />
2. L’art. 25 e la <strong>ricerca</strong><br />
I membri <strong>di</strong> tutti i focus hanno espresso un significativo stupore per l’oggetto<br />
<strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> e per il fatto che vi sia una ripresa <strong>di</strong> utilizzo <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>spositivo<br />
normativo. Gli operatori con maggiore anzianità <strong>di</strong> servizio lo<br />
pensavano/ricordavano definitivamente abbandonato (a seguito<br />
dell’approvazione del DPR 448/88), mentre i colleghi con minor esperienza non<br />
lo conoscevano.<br />
Gli incontri sono serviti, sotto questo profilo, a ricordare contenuti e evoluzione<br />
<strong>di</strong> questo <strong>di</strong>spositivo normativo che è stato recentemente aggiornato.<br />
Il secondo elemento emerso dai focus è un senso <strong>di</strong> confusione e<br />
<strong>di</strong>sorientamento: non era noto, alla maggior parte degli operatori, che proprio il<br />
Tribunale per i minorenni dell’Emilia-Romagna stesse sviluppando una politica<br />
giu<strong>di</strong>ziaria <strong>di</strong> ripresa <strong>di</strong> utilizzo consistente delle misure amministrative. I dati<br />
proposti – nella loro globalità sconosciuti in quanto non è emersa una<br />
particolare attenzione verso questa misura nei servizi territoriali - sono stati<br />
percepiti come in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> una tendenza che, forse, doveva essere con<strong>di</strong>visa<br />
prima con gli enti territoriali competenti – in materia <strong>di</strong> minori in situazione <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio – per permettere una maggiore integrazione delle politiche e delle<br />
strategie <strong>di</strong> intervento.<br />
Il terzo elemento <strong>di</strong> riflessione riguarda la necessità – fortemente espressa dai<br />
partecipanti – <strong>di</strong> comprendere come coniugare e integrare le potenzialità<br />
connesse all’utilizzo delle misure amministrative con quelle proprie delle misure<br />
258
civili e penali e con le progettualità e interventi <strong>di</strong> tipo preventivo che il territorio<br />
regionale costruisce e realizza attraverso i Piani <strong>di</strong> Zona, o tramite i progetti<br />
nell’area minori (ex-lege 285), o con altri progetti ai sensi <strong>della</strong> legge regionale<br />
sulle politiche giovanili.<br />
L’interesse verso i contenuti proposti in questo stu<strong>di</strong>o sono strettamente legati<br />
anche alle <strong>di</strong>fficoltà che gli enti e i servizi stanno vivendo in questo ultimo<br />
periodo per il venire meno <strong>di</strong> risorse e <strong>di</strong> opportunità <strong>di</strong> intervento, e per la<br />
crescente sensazione <strong>di</strong> aumento delle problematiche tra i minori, soprattutto<br />
quelli vicini alla maggiore età.<br />
3. Il ruolo dei coor<strong>di</strong>namenti provinciali e la situazione delle politiche per i<br />
minori<br />
Prima <strong>di</strong> entrare nel merito delle osservazioni inerenti i contenuti <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> è<br />
doveroso raccogliere quanto emerso nei focus in or<strong>di</strong>ne al quadro degli<br />
interventi a favore dei minori, sia nella prospettiva <strong>della</strong> tutela sia in quella<br />
preventiva.<br />
Per quanto attiene in specifico l’Emilia-Romagna è assolutamente centrale il<br />
ruolo recentemente assunto dai Coor<strong>di</strong>namenti provinciali de<strong>di</strong>cati alla tutela<br />
dei minori, che si occupano <strong>di</strong> progettualità e interventi connessi all’adozione,<br />
all’affidamento e al maltrattamento e abuso. Tali <strong>di</strong>spositivi – pur nella loro<br />
<strong>di</strong>fferenziazione territoriale - costituiscono uno snodo essenziale delle politiche<br />
territoriali in quei settori, con un lavoro <strong>di</strong> tipo promozionale, <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />
tecnico e <strong>di</strong> scambio metodologico.<br />
Solo recentemente, anche a seguito <strong>di</strong> sollecitazioni pervenute dal Tribunale<br />
per i minorenni e dalle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne, alcuni Coor<strong>di</strong>namenti hanno<br />
cominciato ad occuparsi <strong>di</strong> problematiche connesse alla devianza minorile<br />
inserendo questi temi nei programmi provinciali.<br />
I temi oggetto dello stu<strong>di</strong>o sull’art. 25 risultavano abbastanza estranei alla<br />
maggior parte dei Coor<strong>di</strong>namenti tecnici, ritenuti più inerenti i progetti in<br />
attuazione <strong>della</strong> legge 285/97, che da <strong>di</strong>versi anni non ha più una specifica<br />
realizzazione in quanto i piani e i progetti relativi all’infanzia e adolescenza<br />
sono rientrati nella programmazione zonale globale.<br />
Manca una riflessione sulla prevenzione primaria, con particolare attenzione<br />
alla tipologia <strong>di</strong> famiglie che arrivano ai servizi e a quelle che effettivamente<br />
sono “prese in carico”, su quali aspetti <strong>della</strong> vita familiare non hanno funzionato<br />
o perché non sono state intercettate in precedenza. Dai dati emergeva infatti<br />
una quota significativa <strong>di</strong> ragazzi sottoposti a misure amministrative mai<br />
conosciuti dai Servizi prima <strong>di</strong> allora, lasciando immaginare situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />
che, sommerse nell’infanzia, si siano rivelate “improvvisamente” in<br />
adolescenza.<br />
259
Soprattutto nell’incontro con i referenti dei Coor<strong>di</strong>namenti provinciali è emersa<br />
la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> costruire alleanze territoriali con i <strong>di</strong>versi soggetti che<br />
compongono le reti <strong>di</strong> intervento a favore dei minori.<br />
Più complessivamente emerge un quadro <strong>di</strong> servizi affaticati e con consistenti<br />
carichi <strong>di</strong> lavoro che rendono <strong>di</strong>fficile costruire e realizzare adeguate politiche <strong>di</strong><br />
intervento nel territorio. Tutto ciò reso ancora più complicato dalla <strong>di</strong>minuzione<br />
delle risorse economiche a <strong>di</strong>sposizione, o quanto meno dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> dare<br />
continuità agli investimenti che le istituzioni destinano alle politiche per la tutela<br />
dei minori e per la prevenzione dei <strong>di</strong>sagio tra i minori e tra i giovani.<br />
È in corso una fase <strong>di</strong> cambiamento in or<strong>di</strong>ne al rapporto tra natura delle<br />
problematiche da affrontare e tipologia degli interventi da attuare; interventi che<br />
dovrebbero essere rivisti in relazione a fenomeni che stanno caratterizzando la<br />
società, come la crescente presenza <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> nazionalità non italiana, la<br />
<strong>di</strong>ffusa instabilità familiare o le problematiche <strong>di</strong> sviluppo che caratterizzano<br />
anche altri sistemi <strong>di</strong> intervento sociale come la scuola.<br />
Tutto ciò è reso ancora più urgente dall’evoluzione <strong>della</strong> normativa nazionale e<br />
regionale in materia <strong>di</strong> minori e <strong>di</strong> tutela, che proprio nell’ultimo decennio ha<br />
avuto uno sviluppo significativo.<br />
4. Osservazioni su quanto emerso dalla <strong>ricerca</strong><br />
Gran parte del confronto nei focus group è stato de<strong>di</strong>cato ai risultati dell’analisi<br />
dei fascicoli riguardanti i minori per i quali, dal 2006 al 2008, il Tribunale per i<br />
minorenni dell’Emilia-Romagna ha aperto un fascicolo amministrativo ai sensi<br />
dell’art. 25.<br />
Quanto emerso nel confronto è riportato, sinteticamente, per punti.<br />
4.1. La scuola<br />
Il ridotto numero <strong>di</strong> segnalazioni provenienti dalla scuola e i contenuti specifici<br />
connessi all’ambiente scolastico (inteso come luogo <strong>di</strong> espressione e<br />
manifestazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio) trovano conferma in quanto gli operatori<br />
sperimentano nel rapporto quoti<strong>di</strong>ano con l’istituzione scolastica.<br />
Le scuole sono percepite effettivamente come un luogo-contesto centrale nel<br />
quale i ragazzi e le ragazze trovano l’opportunità <strong>di</strong> esprimere <strong>di</strong>sagi e<br />
problematiche <strong>della</strong> crescita. Cresce l’allarme sociale verso i fenomeni <strong>di</strong><br />
bullismo, anche se questo allarme - nell’esperienza degli operatori - non<br />
sembra accompagnato da dati che lo confermino.<br />
La tendenza delle scuole a non segnalare all’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria gli atti violenti<br />
perpetrati dagli studenti sembra, secondo quanto proposto da <strong>di</strong>versi operatori,<br />
legato a tre fattori:<br />
260
‐ la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> capire e possedere le procedure (in altri termini sapere<br />
come e a chi segnalare),<br />
‐ la preoccupazione che tali segnalazioni possano determinare<br />
ripercussioni per l’istituzione scolastica sia nei rapporti con le famiglie<br />
sia più in generale nel rapporto con il territorio,<br />
‐ la <strong>di</strong>fficoltà connessa al che fare dopo l’eventuale segnalazione,<br />
‐ il timore <strong>di</strong> “rovinare” i ragazzi, <strong>di</strong> etichettarli, <strong>di</strong> spingerli verso una<br />
carriera deviante per il fatto stesso <strong>di</strong> venire a contatto con l’autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
In gioco vi sono, quin<strong>di</strong>, preoccupazioni per le possibili ritorsioni o<br />
comportamenti inadeguati da parte dei soggetti coinvolti, per le eventuali<br />
ricadute sull’immagine pubblica <strong>della</strong> scuola e per la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> capire come<br />
agire nei confronti dei minori coinvolti in queste situazioni.<br />
Opportunamente è segnalato un problema <strong>di</strong> carattere culturale e psico-sociopedagogico<br />
al contempo: la segnalazione o meno <strong>di</strong> certi comportamenti è<br />
legata anche alla soglia <strong>di</strong> tolleranza che il singolo istituto scolastico stabilisce<br />
(implicitamente? esplicitamente?) rispetto a questo tipo <strong>di</strong> fenomeni. In altri<br />
termini, emerge la necessità <strong>di</strong> un confronto per favorire la costruzione <strong>di</strong> un<br />
sapere comune e con<strong>di</strong>viso tra istituzione scolastica (o meglio tra istituzioni<br />
scolastiche), magistratura minorile e servizi del territorio, per definire criteri<br />
con<strong>di</strong>visi <strong>di</strong> osservazione e analisi dei fenomeni adolescenziali onde evitare<br />
che alcuni comportamenti siano ritenuti “normali” o comunque “accettabili” in<br />
alcune scuole e “non normali”, quin<strong>di</strong> passibili <strong>di</strong> segnalazione all’Autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria, in altre.<br />
Gli operatori si vedono coinvolti dalle scuole soprattutto per le problematiche<br />
connesse all’inadempienza scolastica (abbandono o frequenze fortemente<br />
irregolari), oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse iniziative e progettualità nel territorio, e in<br />
relazione a eclatanti situazioni <strong>di</strong> maltrattamento e abuso (a cui sono rivolte<br />
specifiche azioni <strong>di</strong> tutela). In riferimento ai ragazzi/ragazze ritenuti ingestibili<br />
(per comportamenti violenti verso <strong>di</strong> sé o i compagni, o per forte tendenza alla<br />
trasgressione o per esperienze <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> stupefacenti), invece, la scuola<br />
esprime una maggiore confusione, nonostante da anni siano in corso progetti e<br />
interventi <strong>di</strong> carattere preventivo: chiede aiuto ai servizi ma non dà seguito con<br />
le segnalazioni alle autorità competenti.<br />
Un elemento che influisce consistentemente nell’accrescere le <strong>di</strong>fficoltà delle<br />
scuole è intravisto dagli operatori nell’elevato turn-over dei docenti che<br />
impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> consolidare prassi interne <strong>di</strong> gestione ma anche prassi <strong>di</strong><br />
relazione e collaborazione.<br />
261
Per quanto <strong>di</strong> specifico, poi, concerne gli alunni problematici <strong>di</strong> nazionalità non<br />
italiana, emergono tendenze estremamente <strong>di</strong>verse, soprattutto per quanto<br />
riguarda le scuole superiori: da istituti fortemente orientati ad accogliere e<br />
costruire esperienze positive <strong>di</strong> integrazione ad altri nei quali sono forti le spinte<br />
verso l’espulsione.<br />
Quanto sinora evidenziato determina varie conseguenze, <strong>di</strong> cui in<strong>di</strong>chiamo le<br />
più rilevanti: non cresce la competenza <strong>di</strong> analisi dei fenomeni (ad esempio la<br />
capacità <strong>di</strong> cogliere le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere all’interno <strong>di</strong> uno stesso fenomeno),<br />
non cresce la competenza interna delle istituzioni scolastiche ad agire<br />
responsabilmente, e in rete con altri soggetti, come se la scuola si aspettasse<br />
che fossero altri soggetti istituzionali a compiere il primo passo per cercare una<br />
collaborazione o realizzare un intervento. Al polo opposto, all’interno<br />
dell’organizzazione scolastica, è possibile leggere una tentazione molto forte a<br />
chiudersi ai servizi e più in generale agli altri soggetti del territorio, vissuti come<br />
intrusi, in<strong>di</strong>pendentemente dall’efficacia dell’azione educativa e formativa che<br />
la scuola è poi effettivamente in grado <strong>di</strong> agire con le sue sole forze.<br />
4.2. La famiglia.<br />
I dati relativi all’ambiente familiare degli adolescenti segnalati hanno permesso<br />
<strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre percezioni e sensazioni connessi al rapporto concreto che gli<br />
operatori hanno con le famiglie <strong>di</strong> minori in situazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.<br />
Gli intervistati non sono rimasti stupiti del fatto che siano relativamente poco<br />
numerose le segnalazioni provenienti dai genitori in quanto questo corrisponde<br />
– a loro avviso – ad un atteggiamento culturale generale che induce sempre<br />
più a comprendere, scusare, accettare i comportamenti dei figli piuttosto che<br />
porre loro dei limiti e gestire i conflitti che ne derivano.<br />
I dati confermerebbero, pertanto, la percezione che i servizi hanno da alcuni<br />
anni, <strong>di</strong> famiglie sempre più in <strong>di</strong>fficoltà nella relazione con i figli (soprattutto in<br />
adolescenza, ma anche nelle età precedenti) per una carenza globale <strong>di</strong><br />
competenze genitoriali e <strong>di</strong> capacità <strong>di</strong> ascolto e supporto ai processi <strong>di</strong><br />
crescita dei più giovani.<br />
Eppure i dati esposti confermano la percezione del crescente <strong>di</strong>sagio presente<br />
nei bambini e negli adolescenti, con forme ed espressioni <strong>di</strong>versificate che<br />
proprio nelle relazioni familiari trovano uno dei luoghi <strong>di</strong> espressione. Le<br />
trasgressioni alle regole familiari sono lette, infatti, come segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà<br />
che potrebbero avere varia natura e su cui ci sarebbe da lavorare per capire –<br />
al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> generiche considerazioni – che situazione si configura caso per caso.<br />
Un altro dato rilevante è rappresentato dalle famiglie che chiedono aiuto, ai<br />
servizi territorialmente competenti ma anche alle Forze dell’Or<strong>di</strong>ne,<br />
nell’affannosa <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> suggerimenti per gestire situazioni ancora gestibili ma<br />
262
che sfuggono <strong>di</strong> mano, o proprio nella <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong> qualcuno a cui delegare<br />
situazioni ritenute superiori alle loro forze.<br />
4.3. I Servizi territoriali<br />
Il mondo dei servizi e degli interventi afferenti l’area <strong>della</strong> tutela e <strong>della</strong><br />
prevenzione è stato fortemente sollecitato dai dati raccolti.<br />
Le riflessioni – espresse a partire dalle esperienze concrete che i partecipanti<br />
vivono quoti<strong>di</strong>anamente nelle loro realtà territoriali e istituzionali – delineano un<br />
sistema <strong>di</strong> servizi che faticosamente cerca <strong>di</strong> stare al passo dei cambiamenti<br />
sociali.<br />
Anche in questo ambito sono state annotate tendenze all’elevato turn-over<br />
degli operatori e all’ingresso <strong>di</strong> molti operatori giovani che devono ancora<br />
costruire/consolidare la loro professionalità (con un forte bisogno <strong>di</strong><br />
accompagnamento nello sviluppo professionale) e costruire la conoscenza del<br />
territorio necessaria per sviluppare interventi efficaci.<br />
Tutto ciò influisce, in modo <strong>di</strong>retto, sulla possibilità per i servizi territoriali <strong>di</strong><br />
costruire competenze stabili e continuative assolutamente necessarie per<br />
fronteggiare efficacemente la complessità delle situazioni adolescenziali.<br />
È crescente il peso degli aspetti amministrativi, a scapito <strong>di</strong> quelli connessi<br />
all’operatività <strong>di</strong>retta, dovuta all’aumento <strong>di</strong> richieste <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong><br />
relazioni e indagini sociali per <strong>di</strong>verse autorità che ne fanno domanda<br />
nell’espletamento delle loro competenze.<br />
Emerge la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> integrazione tra ambito sociale-educativo e ambito<br />
sanitario nello sviluppo <strong>di</strong> progettualità e azioni con<strong>di</strong>vise, e più<br />
complessivamente tra i molti soggetti istituzionali coinvolti o coinvolgibili. I<br />
problemi riguardano sia la <strong>di</strong>mensione delle risorse da investire – che appaiono<br />
in decrescita – sia quella delle procedure, per costruire accor<strong>di</strong> (peraltro già<br />
esistenti in alcuni ambiti e in riferimento a particolari problematiche) realmente<br />
praticabili e non solo sottoscritti. La carenza progressiva <strong>di</strong> risorse non solo,<br />
secondo quanto espresso dagli operatori, porta a innalzare la soglia <strong>di</strong> accesso<br />
ai servizi (con la presa in carico ristretta a situazioni sempre più “gravi” e<br />
critiche, ovvero situazioni più <strong>di</strong>fficili, frustranti per gli operatori, quasi<br />
impossibili da accompagnare in un processo <strong>di</strong> cambiamento) ma, anche, a<br />
creare le con<strong>di</strong>zioni per un collasso del sistema. La sfasatura tra calo delle<br />
risorse e aumento delle domande <strong>di</strong> intervento conduce ad una empasse<br />
paradossale dato l’aumento <strong>di</strong> competenza nel campo <strong>della</strong> <strong>di</strong>agnosi e <strong>della</strong><br />
possibilità tecnica <strong>di</strong> intercettare precocemente le situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio minorile.<br />
Sembra venuta meno, in questi ultimi anni, una tensione verso la prevenzione<br />
a favore <strong>di</strong> una maggiore propensione ad intervenire su situazioni <strong>di</strong> minori in<br />
forte <strong>di</strong>sagio.<br />
263
Risulta evidente una <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> agire preventivamente in particolare<br />
rispetto alle famiglie, mentre per quanto riguarda i minori la situazione è<br />
caratterizzata da una <strong>di</strong>screta <strong>di</strong>fferenziazione tra le <strong>di</strong>verse aree territoriali,<br />
nella regione ma, anche, nelle singole province, con zone ancora a forte<br />
investimento ed altre a investimento ridotto.<br />
Entrando nello specifico delle strategie adottate, si delinea la tendenza a<br />
privilegiare interventi <strong>di</strong> carattere generale (la cosiddetta prevenzione primaria)<br />
mentre appare meno sviluppata – rispetto a anni ad<strong>di</strong>etro – una pratica <strong>di</strong><br />
interventi <strong>di</strong> prevenzione secondaria, mirata, capace <strong>di</strong> intercettare le situazioni<br />
critiche nelle loro fasi iniziali al fine <strong>di</strong> evitare ulteriori peggioramenti.<br />
Un ulteriore aspetto, già emerso in riferimento alla scuola e alla famiglia ma<br />
valido anche per quanto riguarda i servizi, è la necessità <strong>di</strong> una riflessione <strong>di</strong><br />
natura tecnico-metodologica in or<strong>di</strong>ne all’adeguatezza delle tipologie <strong>di</strong> servizi<br />
oggi esistenti e praticate nel territorio regionale e l’evoluzione <strong>di</strong> problematiche<br />
adolescenziali ben note o l’affiorare <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà emergenti. Tra le prime<br />
rientrano, ad esempio, il continuo mo<strong>di</strong>ficarsi delle modalità <strong>di</strong> consumo <strong>di</strong><br />
sostanze stupefacenti e, più globalmente, alle possibili <strong>di</strong>pendenze nonché la<br />
continua trasformazione delle forme e dei significati dei comportamenti violenti<br />
o a rischio; tra le seconde rientrano, ad esempio, i <strong>di</strong>sturbi alimentari,<br />
l’autolesionismo o comportamenti legati alla sfera <strong>della</strong> sessualità.<br />
Tutto ciò assume ancora più rilevanza se connesso alla questione dell’età dei<br />
soggetti interessati: gli interpellati hanno restituito una <strong>di</strong>fficoltà crescente ad<br />
operare con adolescenti vicini alla maggiore età, stante un maggiore<br />
investimento – in questi ultimi anni - in interventi per la preadolescenza e<br />
l’infanzia. Sembrano venute meno le progettualità connesse alle aggregazioni<br />
informali <strong>di</strong> adolescenti e le esperienze <strong>di</strong> centri <strong>di</strong>urni educativi, a favore <strong>di</strong><br />
interventi maggiormente flessibili e multiformi che, però, fanno fatica ad<br />
agganciare coloro che in anni precedenti venivano avvicinati attraverso<br />
esperienze informali.<br />
Anche i servizi, come le comunità <strong>di</strong> accoglienza residenziale, soffrono – in<br />
questo periodo – non poche <strong>di</strong>fficoltà, dovute al profondo mutare <strong>della</strong> loro<br />
utenza e delle problematiche che essa propone (nello specifico, appare in<br />
crescita la presenza <strong>di</strong> minori <strong>di</strong> nazionalità non italiana e <strong>di</strong> ragazzi con elevati<br />
livelli <strong>di</strong> multi problematicità, che richiederebbero più tempo e più risorse <strong>di</strong><br />
quelle a <strong>di</strong>sposizione). Anche per gli operatori <strong>di</strong> queste strutture appare<br />
urgente una riflessione sia per quanto concerne i rapporti con i servizi sociali e<br />
l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria, sia per mettere a fuoco le loro potenzialità a fronte del<br />
mutare delle problematiche adolescenziali.<br />
In particolare questi servizi, ma non sono i soli, pongono al centro<br />
dell’attenzione l’esigenza <strong>di</strong> un serio ripensamento riguardo al passaggio alla<br />
maggiore età dei soggetti in trattamento, con il venire meno delle possibilità,<br />
264
per gli enti, <strong>di</strong> garantire continuità al supporto e sostegno <strong>di</strong> cui quei minori<br />
hanno fin lì beneficiato. Secondo alcuni operatori, l’essere <strong>di</strong>ciottenni e non<br />
ancora autonomi, oltre che probabilmente segnati da esperienze familiari o<br />
personali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, potrebbe essere definita come nuova forma <strong>di</strong> povertà.<br />
Si pone il problema <strong>di</strong> capire da un lato quali servizi destinati ad un’utenza<br />
adulta possono intervenire a favore <strong>di</strong> questi ragazzi/e e, dall’altro, come<br />
permettere ai servizi per i minorenni, che hanno agito a favore <strong>di</strong> quelle<br />
persone fino a quel momento, possono proseguire un’azione <strong>di</strong> supporto per<br />
un certo periodo successivo alla maggiore età.<br />
Inoltre, in particolare le comunità residenziali, pongono l’esigenza <strong>di</strong> definire<br />
procedure e modalità per gestire situazioni <strong>di</strong> violenza o devianza tra gli ospiti.<br />
Più in generale sia i rappresentanti dei servizi sociali territoriali sia gli operatori<br />
delle strutture specifiche (ve<strong>di</strong> comunità residenziali) pongono l’esigenza <strong>di</strong><br />
costruire spazi <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo con le Autorità giu<strong>di</strong>ziarie per capire meglio<br />
l’evoluzione delle normative, relativamente al ruolo dei servizi in rapporto ai<br />
proce<strong>di</strong>menti penali, civili e amministrativi.<br />
4.4. Gli adolescenti<br />
Il riscontro rispetto ai dati dell’indagine, acquisito nei focus, permette <strong>di</strong><br />
arricchire l’analisi del <strong>di</strong>sagio adolescenziale e delle forme che esso assume.<br />
Desta stupore la rilevante presenza <strong>di</strong> minori italiani protagonisti <strong>di</strong><br />
proce<strong>di</strong>menti amministrativi, a fronte <strong>della</strong> percezione <strong>di</strong> una crescente<br />
problematicità tra i ragazzi stranieri che, pure, sono rappresentati nel nostro<br />
campione in misura ben superiore alla loro presenza sul territorio emilianoromagnolo.<br />
Sono gli stessi operatori a esprimere la previsione che tale provve<strong>di</strong>mento<br />
fosse maggiormente utilizzato in riferimento ai minori <strong>di</strong> altri Paesi, e in<br />
particolare, per quelli non accompagnati.<br />
Ci si è chiesti se questa mancanza <strong>di</strong> corrispondenza tra le aspettative e la<br />
realtà fosse da inscrivere in un quadro <strong>di</strong> risorse carenti e perciò de<strong>di</strong>cate agli<br />
adolescenti italiani (con un ulteriore livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione sociale verso i<br />
giovani immigrati) o andasse riferito alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> segnalare – ma, prima<br />
ancora, alla capacità del sistema <strong>di</strong> intercettare precocemente - le situazioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio).<br />
Si riba<strong>di</strong>sce la necessità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le connessioni tra processi migratori e<br />
<strong>di</strong>sagio adolescenziale in <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>rezioni, per una comprensione più specifica<br />
relativa a:<br />
‐ le “seconde generazioni” e i possibili fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio che le<br />
riguardano, ad esempio, tra le ragazze,<br />
‐ i minori non accompagnati,<br />
265
‐ i minori migranti, soprattutto quelli che arrivano in Italia già gran<strong>di</strong> se<br />
non adolescenti, rispetto al tema <strong>della</strong> maturità,<br />
‐ la necessità <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre azioni specialistiche rivolte a questo tipo <strong>di</strong><br />
soggetti e quanto, invece, si possa proseguire con servizi rivolti alla<br />
totalità degli adolescenti (in<strong>di</strong>pendentemente dalla loro nazionalità e<br />
cultura),<br />
‐ come costruire maggiore integrazione tra operatori dei servizi rivolti<br />
anche ai minori stranieri e ai me<strong>di</strong>atori culturali,<br />
‐ le connessioni tra azione dei servizi <strong>di</strong> accoglienza e sostegno e<br />
approccio all’immigrazione presente nella normativa (le incongruenze<br />
si evidenziano soprattutto nel delicato passaggio da minore e<br />
maggiore età).<br />
La ridotta presenza femminile all’interno del campione non coincide con la<br />
percezione che gli operatori hanno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione del <strong>di</strong>sagio che investe – a loro<br />
avviso – in modo consistente le ragazze. Ciò, sia in riferimento a<br />
comportamenti come il bullismo e, più in generale, ai comportamenti violenti,<br />
sia a questioni come il consumo <strong>di</strong> stupefacenti e alcolici, l’autolesionismo, ecc.<br />
Effettivamente il fatto che questi fenomeni siano in crescita tra le ragazze non<br />
significa necessariamente che debbano essere loro le principali protagoniste<br />
delle condotte irregolari. I dati rilevati nel tempo sull’uso <strong>di</strong> droghe illegali o<br />
sulla commissione dei reati tra i minorenni, ad esempio, in<strong>di</strong>cano una<br />
prevalenza maschile così schiacciante che il ribaltamento delle proporzioni<br />
potrebbe eventualmente verificarsi soltanto in tempi me<strong>di</strong>o-lunghi. Ciò non vuol<br />
<strong>di</strong>re che non sia presente una evoluzione <strong>di</strong>versa delle espressioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio,<br />
tra i ragazzi o tra le ragazze.<br />
Si rende necessario, pertanto, un lavoro <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento per comprendere<br />
la specificità <strong>di</strong> genere all’interno delle esperienze <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio nell’adolescenza,<br />
così da ipotizzare interventi o servizi che si smarchino da implicite<br />
caratterizzazioni o, all’opposto, le ricerchino consapevolmente per offrire a<br />
ragazzi e ragazze risposte <strong>di</strong>fferenziate e specifiche laddove appare<br />
necessario.<br />
Si pone, infine, l’esigenza <strong>di</strong> un’approfon<strong>di</strong>ta riflessione sul tema dell’età in<br />
quanto gli operatori restituiscono la percezione che i fenomeni <strong>di</strong> cui si è dato<br />
conto (anche oggetto dell’indagine) tendano a riguardare ragazzi sempre più<br />
giovani, con la necessità <strong>di</strong> interventi preventivi <strong>di</strong> secondo livello già in età<br />
preadolescenziale – se non, in alcuni casi, infantile.<br />
4.5. L’utilizzo dell’art. 25: timori e opportunità<br />
Lo scambio ed il confronto tra gli operatori avvenuto nei focus group ha dato la<br />
possibilità, allo staff <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>, <strong>di</strong> entrare in relazione al contempo con una<br />
266
serie <strong>di</strong> timori connessi al crescente utilizzo <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>spositivo da parte<br />
dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria e con la percezione <strong>di</strong> possibili opportunità positive.<br />
Ferma restando la scarsa conoscenza <strong>di</strong> merito sui proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi, che si manifesta anche con la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> avere piena coscienza<br />
dei contenuti dei provve<strong>di</strong>menti assunti dall’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria, i principali<br />
timori degli operatori riguardano:<br />
‐ la possibilità che la riproposizione <strong>di</strong> questo strumento incida<br />
negativamente sulla cultura e sulle prassi esistenti, che considerano i<br />
comportamenti “critici” degli adolescenti come segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagi e<br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> contesto (familiari, scolastici ecc.) e non imputabili<br />
esclusivamente agli adolescenti stessi. In altri termini, appare elevato il<br />
rischio – secondo <strong>di</strong>versi operatori – che una maggiore focalizzazione<br />
sul ragazzo/a e sulle sue responsabilità possa far venire meno la<br />
tensione al lavoro sulle responsabilità degli adulti. Un aumento <strong>di</strong><br />
interventi <strong>di</strong> amministrativi potrebbe portare alla <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />
interventi civili inerenti le capacità genitoriali;<br />
‐ la criticità che emerge quando si cerca <strong>di</strong> definire in concreto<br />
l’irregolarità <strong>della</strong> condotta e del carattere. In un mondo sempre più<br />
globalizzato e complesso, con situazioni <strong>di</strong>fficili da decifrare<br />
culturalmente (come emerge dalle stesse esperienze degli operatori<br />
che hanno relazioni quoti<strong>di</strong>ane con gli adolescenti a scuola e nel<br />
territorio), appare <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare un unico significato <strong>di</strong> “regolarità”.<br />
Il rimando è a quanto e cosa una società considera normale, e – per<br />
l’appunto – si avanza l’ipotesi che oggi definire quale sia la normalità<br />
dell’adolescenza rappresenti un compito “impossibile”;<br />
‐ la possibilità che un utilizzo sempre più consistente <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>spositivo<br />
porti ad intercettare giu<strong>di</strong>ziariamente situazioni che dovrebbero essere<br />
affrontate non in sede giu<strong>di</strong>ziaria ma nell’ambito delle normali relazioni<br />
educative (in famiglia, a scuola, nei centri, ecc.). Si teme, cioè, che<br />
aumenti la delega all’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria soprattutto in quelle persone<br />
(genitori, insegnanti, ecc.) che si sentono <strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte alla<br />
complessità delle problematiche adolescenziali, creando una<br />
collusione istituzionale con culture sociali <strong>di</strong>ffuse;<br />
‐ la potenziale sfasatura tra capacità <strong>di</strong> intercettazione delle<br />
problematiche adolescenziali e possibilità del sistema <strong>di</strong> intervenire in<br />
modo adeguato e efficace. Si paventa il rischio che da questo nuovo<br />
filone <strong>di</strong> azione dell’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria ricada sui servizi territoriali un<br />
carico <strong>di</strong> lavoro che i servizi non possano affrontare, per la mancanza<br />
<strong>di</strong> risorse economiche e professionali ma, anche, <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi tecnici<br />
specifici. Nello specifico, ad esempio, si pone l’interrogativo se laddove<br />
267
il provve<strong>di</strong>mento amministrativo in<strong>di</strong>chi un collocamento in comunità,<br />
s’intenda la stessa comunità educativa nella quale sono inseriti minori<br />
in base a provve<strong>di</strong>menti civili presi a loro tutela o se si intenda<br />
comunità con caratteristiche <strong>di</strong>verse; così, ugualmente, si potrebbero<br />
considerare gli interventi preventivi (come i centri educativi territoriali,<br />
ecc.), non si sa se da rivolgere ugualmente alla generalità dei ragazzi<br />
e a quelli segnalati per “irregolarità <strong>della</strong> condotta”;<br />
‐ il timore <strong>di</strong> un approccio agli adolescenti a <strong>di</strong>sagio come soggetti da<br />
rieducare, con interventi <strong>di</strong> tipo fortemente giu<strong>di</strong>cante sul piano<br />
valoriale e morale. In altri termini, c’è la percezione che possa venire<br />
meno una certa cultura educativa che ha focalizzato la propria forza<br />
sulla <strong>di</strong>mensione relazionale e negoziale piuttosto che sulla forza<br />
trasmissiva.<br />
Non mancano le in<strong>di</strong>cazioni che colgono nei provve<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
un’opportunità da approfon<strong>di</strong>re. In particolare si è detto che questa misura può<br />
contribuire a:<br />
‐ rifocalizzare la <strong>di</strong>mensione personale <strong>della</strong> responsabilità degli<br />
adolescenti rispetto ai loro comportamenti e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> leve<br />
utili per rafforzare il lavoro degli operatori in questa <strong>di</strong>rezione,<br />
‐ rilanciare la necessità <strong>di</strong> incentivare strategie e interventi <strong>di</strong><br />
prevenzione maggiormente mirate a profili specifici <strong>di</strong> adolescenti e/o a<br />
profili specifici <strong>di</strong> problematiche,<br />
‐ costruire progetti <strong>di</strong> continuità anche oltre i 18 anni per gli interventi a<br />
supporto <strong>di</strong> ragazzi che hanno fin lì usufruito <strong>di</strong> un sostegno educativo<br />
e psicologico e che, avendone ancora bisogno, non troverebbero<br />
sufficienti garanzie nei servizi per adulti,<br />
‐ riattivare il confronto sul rapporto tra interventi preventivi e <strong>di</strong> tutela per<br />
ridurre le <strong>di</strong>stanze tra servizi, tra operatori, sotto il profilo culturale e<br />
delle prassi operative,<br />
‐ rinnovare il <strong>di</strong>alogo tra istituzioni, tra responsabili e operatori <strong>della</strong><br />
magistratura, dei servizi sociali, psicologici e educativi, <strong>della</strong> scuola e<br />
dei centri <strong>di</strong> formazione professionale, per rinnovare i contenuti dei<br />
protocolli e degli accor<strong>di</strong> che in questi anni sono stati sottoscritti, per<br />
introdurre elementi <strong>di</strong> innovazione nelle programmazioni sociali zonali<br />
e per migliorare la qualità dei processi comunicativi tra gli stessi, con<br />
maggiore chiarezza dei ruoli e delle responsabilità e delle procedure<br />
da seguire (ad esempio per quanto riguarda le segnalazioni all’autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria) ma, anche, delle reali possibilità <strong>di</strong> intervento esistenti.<br />
268
X. Il punto <strong>di</strong> vista dei magistrati <strong>della</strong> Procura Minorile<br />
e del Tribunale per i Minorenni sugli art. 25 e 25bis<br />
1. Introduzione<br />
A conclusione del percorso <strong>di</strong> indagine e stu<strong>di</strong>o sono stati organizzati due<br />
focus group, presso il Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna ai quali hanno<br />
partecipato magistrati togati e onorari del Tribunale e il Capo <strong>della</strong> Procura<br />
Minorile.<br />
In particolare, per il Tribunale hanno partecipato alcuni dei magistrati togati e<br />
onorari che partecipano alle Camere <strong>di</strong> Consiglio adolescenti (gli stessi onorari<br />
compongono il “<strong>Gruppo</strong> adolescenti” che si occupa in modo significativo delle<br />
istruttorie nell’ambito delle procedure amministrative ex art. 25 e 25 bis).<br />
Obiettivo <strong>di</strong> questi focus group era con<strong>di</strong>videre i risultati del lavoro <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />
con i magistrati che si occupano concretamente dei casi oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e<br />
riflettere sul lavoro svolto.<br />
Questa specificità – l’ancoramento alle situazioni operative concrete - ha<br />
portato alla decisione <strong>di</strong> realizzare due focus <strong>di</strong>fferenti per contenuto: il primo<br />
ha preso in esame le misure amministrative in relazione ai provve<strong>di</strong>menti civili<br />
a tutela dei minori, il secondo le ha viste in rapporto con i proce<strong>di</strong>menti penali<br />
relativi a reati <strong>di</strong> cui gli stessi minorenni sono stati accusati.<br />
2. La percezione <strong>della</strong> fatica e del <strong>di</strong>sorientamento<br />
Nei due focus, al <strong>di</strong> là <strong>della</strong> loro specificità (amministrativi vs penale o vs civile),<br />
i magistrati hanno messo in luce alcune considerazioni <strong>di</strong> carattere generale<br />
che è opportuno segnalare preliminarmente.<br />
Una prima considerazione attiene le problematiche dell’adolescenza e il ruolo<br />
delle agenzie educative.<br />
L’età dei soggetti su cui s’interviene attraverso l’art. 25 (l’adolescenza<br />
avanzata) e il contenuto delle storie con cui i magistrati ricordano <strong>di</strong> aver<br />
interagito (ricche <strong>di</strong> criticità e fatiche) evidenziano la possibilità che per alcuni,<br />
l’adolescenza non sia un viaggio piacevole (verso l’età giovanile prima e adulta<br />
dopo) ma, al contrario, un percorso ricco <strong>di</strong> asperità e <strong>di</strong> problematicità cui non<br />
269
sempre il singolo adolescente riesce a far fronte in modo adeguato e/o<br />
efficace.<br />
Al <strong>di</strong> là delle stime sulla consistenza del problema, ciò che assume particolare<br />
rilievo è il fatto che i percorsi <strong>di</strong> crescita degli adolescenti non sempre si<br />
svolgono in contesti sociali e educativi adeguati. Considerazione che investe<br />
primariamente la famiglia e la scuola viste come contesti <strong>di</strong> crescita spesso<br />
<strong>di</strong>fficili e, in alcuni casi, estremamente <strong>di</strong>fficili.<br />
Famiglia e scuola rappresentano, in adolescenza, punti <strong>di</strong> riferimento<br />
essenziali non solo per quanto possono fare come fonte <strong>di</strong> stimolo alla crescita<br />
ma, anche – e, forse, soprattutto – per quanto dovrebbero fare nel costruire le<br />
basi per tale processo. Si pensi ad esempio all’importanza <strong>della</strong> sicurezza<br />
emotiva che dà il sapersi amati e curati, oggetto <strong>di</strong> attenzione e <strong>di</strong> pensiero,<br />
così come al valore dell’appren<strong>di</strong>mento sociale e morale, cioè del comprendere<br />
il senso dello stare al mondo e dello stare nel mondo e dell’apprendere le<br />
culture e le norme <strong>della</strong> società in cui si vive.<br />
Si tratta <strong>di</strong> elementi essenziali su cui l’innesto delle stimolazioni al crescere può<br />
portare al <strong>di</strong>venire adulto, apprendendo il senso del “<strong>di</strong>ventare grande” mentre<br />
si apprende a essere adolescenti.<br />
Il Tribunale per i minorenni è certamente un “osservatorio” che ha la possibilità<br />
<strong>di</strong> entrare in relazione con il mondo adolescenziale e – sia <strong>di</strong>rettamente sia<br />
in<strong>di</strong>rettamente – con agenzie educative come famiglia e scuola.<br />
L’interazione <strong>di</strong>retta con la sofferenza dei più giovani permette ai magistrati <strong>di</strong><br />
cogliere la crisi attraversata dalle agenzie educative: famiglia e scuola,<br />
ragionando in termini generali, appaiono caratterizzate da forte<br />
<strong>di</strong>sorientamento <strong>di</strong> fronte alle aspettative che la società rivolge loro. Ciò che<br />
appare, sempre più frequentemente, è che famiglia e scuola non abbiano più<br />
chiara la <strong>di</strong>rezione del proprio agire e del proprio essere, ritrovandosi –<br />
metaforicamente - “a suonare una musica senza uno spartito comune”.<br />
Emerge, altresì, il <strong>di</strong>ffuso senso <strong>di</strong> impotenza a trattare e gestire le<br />
problematiche degli adolescenti, segno <strong>di</strong> una fatica che non riguarda solo la<br />
<strong>di</strong>mensione del senso ma anche quella delle competenze educative: le<br />
<strong>di</strong>fficoltà che emergono maggiormente sono quelle <strong>di</strong> ascoltare e <strong>di</strong> farsi<br />
ascoltare, <strong>di</strong> costruire relazioni entro cui veicolare l’aiuto a comprendere,<br />
orientarsi e scegliere (bisogni tipici degli adolescenti). Si delinea, infine, il<br />
sentimento <strong>di</strong> una fragilità <strong>di</strong>ffusa dovuta a mancati riconoscimenti reciproci<br />
(soprattutto tra scuola e famiglia, ma non solo), a legami familiari sempre più<br />
fragili e labili, a sostegni e supporti esterni a scuola e famiglia non sempre<br />
presenti e efficaci.<br />
Tutto ciò, inoltre, pare potenzialmente (anche se non in modo automatico)<br />
aggravato laddove ci si trovi <strong>di</strong> fronte a percorsi migratori faticosi, soprattutto<br />
quelli che propongono agli adolescenti ricongiungimenti in età<br />
270
preadolescenziale e adolescenziale con un impatto significativo nell’ingresso<br />
nella nuova cultura e nel nuovo contesto familiare, scolastico e sociale.<br />
È da ricordare, infine, che se la famiglia e la scuola sembrano sempre più in<br />
<strong>di</strong>fficoltà nelle adolescenze “normali” e se gli adolescenti “normali” appaiono<br />
sempre più smarriti, confusi, defuturizzati, la problematicità che ne deriva<br />
aumenta laddove le famiglie si presentano meno normali e più affaticate. Le<br />
cause possono essere le più <strong>di</strong>verse: malattie significative <strong>di</strong> qualcuno dei<br />
componenti; problematiche <strong>di</strong> marginalità, povertà, solitu<strong>di</strong>ne, isolamento<br />
sociale <strong>di</strong> singoli componenti o dell’intero nucleo familiare; esperienze <strong>di</strong><br />
contiguità con la criminalità; fragilità e instabilità del nucleo familiare; presenza<br />
<strong>di</strong> conflitti e <strong>di</strong> violenze intrafamiliari, ecc.<br />
In situazioni <strong>di</strong> questo tipo non esiste più l’adolescenza “normale”, ma<br />
adolescenze che possono essere valutate utilizzando una scala che ha come<br />
polarità, da un lato l’espressione “<strong>di</strong>fficili” e, dall’altro, l’espressione “molto<br />
<strong>di</strong>fficili”.<br />
Con i ragazzi e le ragazze che concretamente sono in queste con<strong>di</strong>zioni tutto<br />
<strong>di</strong>venta più complesso.<br />
Una seconda considerazione concerne ciò che sta intorno agli adolescenti, alle<br />
famiglie e alle scuole: le comunità con le loro politiche e i loro sistemi <strong>di</strong><br />
attenzione alle esigenze degli adolescenti e alle problematiche che essi vivono.<br />
Quanto emerso nei due focus si può sintetizzare rapidamente: a fronte <strong>della</strong><br />
sofferenza delle agenzie educative primarie (famiglia e scuola) corrisponde un<br />
analogo stato <strong>di</strong> sofferenza a livello <strong>di</strong> politiche e <strong>di</strong> interventi delle comunità e<br />
nelle comunità.<br />
La questione, però, propone elementi <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa da quelli appena<br />
accennati poiché in gioco vi sono orientamenti e scelte <strong>di</strong> natura politica,<br />
economica, tecnica, scientifica. Livelli interconnessi che esitano in situazioni<br />
locali fortemente <strong>di</strong>fferenziate: la gamma va da un estremo all’altro<br />
nell’attenzione politico-culturale assicurata ai minori e nel <strong>di</strong>verso grado <strong>di</strong><br />
investimento economico, tecnico-gestionale e scientifico.<br />
L’effetto evidente è una situazione a macchie <strong>di</strong> leopardo, con l’alternanza tra<br />
contesti territoriali che operano per garantire l’esigibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti (riconosciuti a<br />
livello internazionale e nazionale) quali il <strong>di</strong>ritto all’educazione, al gioco, al<br />
tempo libero, alla formazione, ecc. e altri contesti che faticano a farlo o che<br />
nemmeno si pongono questo tipo <strong>di</strong> compito.<br />
Ciò vale soprattutto per l’età preadolescenziale e adolescenziale che,<br />
soprattutto se messa a confronto con la prima infanzia, rischia <strong>di</strong> configurarsi –<br />
per le risorse assegnate - come una “terra <strong>di</strong> nessuno”, con pochi soggetti<br />
presenti, offerte educative e aggregative scarse, <strong>di</strong>scontinue e deboli.<br />
271
In altri termini, i focus hanno messo a fuoco l’esigenza <strong>di</strong> politiche sociali<br />
(incluse, per gli aspetti attinenti, le politiche formative, culturali, educative,<br />
sociali, sportive, ecc.) forti, meno <strong>di</strong>scontinue nel tempo e meno frammentate<br />
territorialmente. Sta all’interno <strong>di</strong> questo quadro l’esigenza <strong>di</strong> dare continuità a<br />
servizi <strong>di</strong> aggregazione e <strong>di</strong> socializzazione ma, anche, a interventi preventivi<br />
dentro e fuori la scuola, a contatto con le famiglie laddove emergono i primi<br />
segnali <strong>della</strong> problematicità (delle famiglie e/o degli adolescenti) a cui si è<br />
accennato.<br />
I magistrati hanno con<strong>di</strong>viso la percezione <strong>della</strong> fatica che si coglie negli<br />
operatori dei servizi sociali territoriali sia per la scarsità <strong>di</strong> risorse <strong>di</strong> cui<br />
<strong>di</strong>spongono, sia in relazione alla qualità dei servizi e alla fatica <strong>di</strong> costruire e<br />
mantenere reti, alleanze, processi <strong>di</strong> integrazione tecnica e professionale.<br />
Correlato a tutto ciò vi è un ultimo aspetto, che riguarda <strong>di</strong>rettamente l’autorità<br />
giu<strong>di</strong>ziaria: i magistrati percepiscono una tendenza <strong>di</strong>ffusa ad attendersi dal<br />
Tribunale per i Minorenni da un lato, l’esercizio <strong>di</strong> un ruolo <strong>di</strong> autorità morale e<br />
educativa che famiglia e scuola non riescono sempre a garantire e, all’altro,<br />
l’esercizio <strong>di</strong> una funzione <strong>di</strong> supporto al sistema dei servizi con interventi<br />
compensativi delle loro <strong>di</strong>fficoltà o quanto meno <strong>di</strong> rafforzamento e<br />
potenziamento delle loro possibilità.<br />
3. Le misure amministrative ex art 25 e 25bis<br />
Il rinnovato ricorso alle misure amministrative è correlato, secondo i magistrati,<br />
alle criticità osservate nei contesti familiari e scolastici e nel sistema dei servizi.<br />
Difficoltà, sostanzialmente, a porsi come contesti capaci <strong>di</strong> sostenere gli<br />
adolescenti nel costruire ancoraggi forti, capaci <strong>di</strong> far vivere loro sentimenti <strong>di</strong><br />
sicurezza nonché <strong>di</strong> favorire la costruzione delle basi psicologiche, sociali,<br />
morali necessarie per <strong>di</strong>ventare adulti.<br />
Il ricorso alle procedure amministrative – secondo quanto i magistrati hanno<br />
proposto nelle loro considerazioni – assume quanto meno quattro significati.<br />
In primo luogo appare una risposta più imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> quanto si può produrre<br />
nell’ambito delle procedure civili o penali. Di fronte a problematiche<br />
adolescenziali che esitano in comportamenti critici, gli amministrativi<br />
aumentano la chance <strong>di</strong> intervenire in modo temporalmente vicino ai fatti e alla<br />
loro segnalazione e, in questo senso, aumentano la probabilità <strong>di</strong> efficacia<br />
dell’azione giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
In secondo luogo le misure amministrative appaiono una possibile risposta<br />
all’esigenza <strong>di</strong> non annullare le responsabilità <strong>di</strong>rette e personali<br />
dell’adolescente nelle situazioni <strong>di</strong> cui si rende protagonista, temperando la<br />
tendenza ad attribuire alla famiglia (ed in particolare alle sue eventuali<br />
inadeguatezze o <strong>di</strong>sfunzioni) la totalità delle responsabilità. Operare sui due<br />
272
livelli appare, quin<strong>di</strong>, un secondo fattore <strong>di</strong> efficacia dell’intervento giuri<strong>di</strong>co,<br />
costruendo percorsi specifici <strong>di</strong> responsabilizzazione e con genitori e con i<br />
ragazzi, soprattutto quando i comportamenti <strong>di</strong> cui si tratta non isano oggetto <strong>di</strong><br />
un proce<strong>di</strong>mento penale. Sotto questo profilo, ad esempio, è stata con<strong>di</strong>visa la<br />
percezione che in alcuni casi sia stata sufficiente la convocazione da parte del<br />
Tribunale – nell’ambito <strong>di</strong> una procedura amministrativa – dell’adolescente e<br />
<strong>della</strong> sua famiglia per incentivare processi <strong>di</strong> consapevolezza e cambiamento,<br />
senza dover necessariamente arrivare a un decreto.<br />
In terzo luogo, laddove i segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio emergono precocemente (anche<br />
attraverso l’espressione <strong>di</strong> comportamenti, da qualcuno ritenuti irregolari), il<br />
ricorso alle misure amministrative può rappresentare l’opportunità <strong>di</strong> attivare la<br />
rete dei servizi e <strong>della</strong> comunità per garantire, se possibile, interventi <strong>di</strong><br />
prevenzione secondaria, senza attendere che i sintomi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio si stabilizzino<br />
o aumentino <strong>di</strong> criticità.<br />
In quarto luogo, infine, il ricorso alle misure amministrative, proprio perché<br />
sollecita un consenso nel minore intorno ai contenuti <strong>di</strong> un possibile progetto <strong>di</strong><br />
supporto, può sostenere processi educativi che si spingano oltre la soglia <strong>della</strong><br />
maggiore età. In questo senso, ad esempio, è percepita come risorsa la<br />
possibilità <strong>di</strong> stabilire interventi vali<strong>di</strong> fino al compimento del 21esimo anno <strong>di</strong><br />
età.<br />
In sintesi, i magistrati presenti ai focus, pur riconoscendo alcune criticità<br />
connesse al ricorso alle procedure amministrative, hanno valutato questa<br />
procedura un’opportunità preziosa per contattare i percorsi <strong>di</strong> vita degli<br />
adolescenti, intercettare i segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e <strong>di</strong> risorsa, attivare le persone (in<br />
primo luogo gli adolescenti, ma anche le famiglie e i servizi <strong>di</strong> territorio), per<br />
garantire l’esigibilità del <strong>di</strong>ritto ad essere educati e crescere in un ambiente che<br />
permetta <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire adulti con la speranza nel futuro (proprio e <strong>della</strong> società).<br />
4. Con<strong>di</strong>zioni per rendere efficace l’utilizzo delle misure amministrative<br />
Il confronto che si è generato nei focus group ha messo in evidenza non tanto<br />
una varietà <strong>di</strong> schieramenti favorevoli o contrari al ricorso alle misure previste<br />
dall’art. 25 e 25bis, quanto la necessità <strong>di</strong> capire come rendere efficaci tali<br />
misure, in altri termini come usare bene questo <strong>di</strong>spositivo:<br />
- appare necessario continuare a considerare questo tipo <strong>di</strong> misure<br />
come residuali, nell’economia dell’azione dell’Autorità Giu<strong>di</strong>ziaria,<br />
soggette quin<strong>di</strong> ad un’attenzione elevata per evitarne usi impropri o<br />
abusi; per non <strong>di</strong>latare l’intervento giu<strong>di</strong>ziario laddove non necessario e<br />
per non attribuire alle misure amministrative funzioni che non dovrebbe<br />
avere (ad esempio, <strong>di</strong> controllo sulla conflittualità familiare);<br />
273
- occorre approfon<strong>di</strong>re il confronto – non solo nella magistratura ma<br />
anche con il sistema scolastico e dei servizi alla persone – intorno ai<br />
criteri con cui selezionare le situazioni per le quali può essere<br />
opportuno e, potenzialmente, efficace il ricorso alle misure<br />
amministrative. Questo tipo <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazione potrebbe favorire, tra l’altro,<br />
la ripresa <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito scientifico intorno al tema delle strategie <strong>di</strong><br />
prevenzione verso le famiglie e verso gli adolescenti <strong>di</strong> cui – come<br />
espresso in precedenza – è avvertita l’urgenza;<br />
- va <strong>ricerca</strong>to, tra magistratura e sistema dei servizi, un processo<br />
con<strong>di</strong>viso <strong>di</strong> costruzione delle logiche che sottostanno al ricorso alle<br />
misure amministrative. Si avverte altrimenti il rischio <strong>di</strong> rendere<br />
inefficaci tali misure laddove non conosciute o apprezzate dagli<br />
operatori sociali o laddove, pur nella consapevolezza, gli operatori non<br />
sono in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere in cosa si dovrebbe <strong>di</strong>fferenziare<br />
l’attuazione dello stesso intervento <strong>di</strong>sposto dal Tribunale nell’ambito <strong>di</strong><br />
un proce<strong>di</strong>mento civile o amministrativo. In questo senso, ad esempio,<br />
appare necessario con<strong>di</strong>videre i risultati <strong>di</strong> questa indagine poiché<br />
permette ai decisori politici e tecnici del territorio <strong>di</strong> cogliere le<br />
problematiche <strong>di</strong>ffuse tra gli adolescenti e la necessità <strong>di</strong> adeguate<br />
risorse per intervenire in termini <strong>di</strong> prevenzione secondaria e terziaria.<br />
5. Misure amministrative in rapporto a procedure civili e penali<br />
Alcune considerazioni su questo tema sono state già parzialmente esposte nei<br />
paragrafi precedenti.<br />
Si possono aggiungere altre due considerazioni specifiche:<br />
- la prima riguarda il rapporto tra amministrativo e civile. Il percorso<br />
ritenuto più congruo, salvo i casi <strong>di</strong> tipo emergenziale, vede prima<br />
l’apertura <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento civile e, laddove ritenuto necessario,<br />
l’apertura successiva <strong>di</strong> uno amministrativo. In questo modo verrebbe<br />
garantita la possibilità del rispetto delle norme sul giusto processo e<br />
dei <strong>di</strong>ritti delle parti ma verrebbe anche salvaguardata la possibilità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stinguere i percorsi che riguardano i genitori, laddove necessario, da<br />
quelli che potrebbero riguardare gli adolescenti, laddove necessario.<br />
Non si esclude, però, <strong>di</strong> esercitare attenzione anche al percorso<br />
inverso: un proce<strong>di</strong>mento amministrativo avviato in relazione ad un<br />
ricorso nel quale sono contenuti segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio del minore può<br />
permettere <strong>di</strong> cogliere, nell’attività istruttoria, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita familiare<br />
e sociale <strong>di</strong> rilevante pregiu<strong>di</strong>zio, che rendano necessaria l’apertura <strong>di</strong><br />
un fascicolo a tutela dello stesso;<br />
274
- la seconda concerne il rapporto tra amministrativo e penale. Appare<br />
potenzialmente interessante garantire al minore la possibilità <strong>di</strong> un<br />
intervento più rapido in risposta ai <strong>di</strong>sagi che manifesta laddove,<br />
invece, i tempi me<strong>di</strong> <strong>di</strong> completamento dei processi penali sono<br />
sovente elevati. Una risposta maggiormente vicina all’emersione delle<br />
problematiche potrebbe aprire, altresì, prospettive interessanti anche<br />
per lo stesso proce<strong>di</strong>mento penale laddove il minore potrebbe in<strong>di</strong>care<br />
un interesse verso l’istituto <strong>della</strong> messa alla prova con la sospensione<br />
del processo o verso attività <strong>di</strong> riparazione e/o me<strong>di</strong>azione.<br />
In conclusione i due focus hanno espresso l’esigenza che possa<br />
concretamente rendersi possibile, per le camere <strong>di</strong> consiglio nel civile e nel<br />
penale, <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> informazioni sull’esistenza <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti amministrativi in<br />
corso o con decreti già definiti, per aumentare l’efficacia delle ulteriori azioni<br />
che l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria può mettere in atto.<br />
275
276
Conclusioni<br />
277
278
Alcuni elementi <strong>di</strong> sintesi del lavoro <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong><br />
Premessa<br />
Nella pagine de<strong>di</strong>cate agli obiettivi <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong> si affermava che l’indagine,<br />
promossa dal Difensore Civico <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna, aveva varie<br />
finalità: sollevare il velo <strong>di</strong> silenzio su un fenomeno comunque interessante,<br />
quale è quello degli adolescenti sul confine del <strong>di</strong>sagio o <strong>della</strong> devianza e <strong>della</strong><br />
loro interazione con il tribunale; comprendere bene le cause <strong>di</strong> queste<br />
situazioni e gli elementi su cui si potrebbe far leva per prevenire; in<strong>di</strong>viduare<br />
strumenti e risorse con cui riaprire agli adolescenti itinerari educativi-formativi;<br />
suscitare attenzione e solidale sollecitu<strong>di</strong>ne dell’opinione pubblica.<br />
Più in concreto la <strong>ricerca</strong> doveva rispondere all’esigenza <strong>di</strong>:<br />
- conoscere la rilevanza del fenomeno nei suoi molteplici aspetti,<br />
analizzando i percorsi degli adolescenti e lo sviluppo <strong>della</strong> procedura,<br />
- comprendere quali percorsi conducono alla “irregolarità” fino alla<br />
segnalazione all’autorità giu<strong>di</strong>ziaria e quali fattori influiscono;<br />
- conoscere che tipo <strong>di</strong> contenuti sono declinati nei proce<strong>di</strong>menti con<br />
riferimento ai <strong>di</strong>versi comportamenti oggetto <strong>di</strong> attenzione,<br />
- in<strong>di</strong>viduare strategie d’intervento nel campo <strong>della</strong> prevenzione primaria<br />
e secondaria.<br />
Conoscere per agire, o meglio, conoscere per agire in modo efficace.<br />
Dovrebbe essere questo, normalmente, l’intento <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> come<br />
quello realizzato <strong>di</strong> cui - nelle pagine precedenti - si sono illustrati i risultati.<br />
La minuziosa lettura e analisi dei fascicoli depositati presso il Tribunale per i<br />
Minorenni <strong>di</strong> Bologna ha offerto una grande possibilità <strong>di</strong> comprendere, in<br />
modo sufficientemente approfon<strong>di</strong>to, le storie <strong>di</strong> 285 minori per i quali –<br />
generalmente a seguito <strong>di</strong> ricorso presentato dalla Procura Minorile – il<br />
Tribunale ha aperto una procedura amministrativa ai sensi dell’art. 25 o 25bis<br />
<strong>della</strong> legge minorile.<br />
L’in<strong>di</strong>cazione “in modo sufficientemente approfon<strong>di</strong>to” non deve trarre in<br />
inganno: il lavoro <strong>di</strong> raccolta e analisi dei dati è stato corretto e completo ma,<br />
sicuramente, molte informazioni, probabilmente anche importanti, non sono<br />
state raccolte in sede <strong>di</strong> istruttoria e quin<strong>di</strong> non sono state trattate nell’indagine.<br />
279
Nonostante ciò, quanto è stato reperito e utilizzato permette <strong>di</strong> giungere ad una<br />
serie <strong>di</strong> considerazioni utili nella prospettiva <strong>della</strong> costruzione <strong>di</strong> azioni efficaci.<br />
Si tratta, infatti, <strong>di</strong> un campione particolarmente interessante poiché presenta<br />
un volto delle <strong>di</strong>fficoltà adolescenziali che esitano in comportamenti, ritenuti<br />
preoccupanti dal mondo degli adulti al punto <strong>di</strong> essere meritevoli <strong>di</strong> un<br />
intervento giu<strong>di</strong>ziario mirato.<br />
Le storie degli adolescenti<br />
Si tratta, in larghissima maggioranza, <strong>di</strong> ragazzi e ragazze già profondamente<br />
segnati dalla vita che esprimono più <strong>di</strong>sagi e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> varia natura<br />
contemporaneamente, tali da determinare non solo le azioni giu<strong>di</strong>ziarie <strong>di</strong> tipo<br />
amministrativo oggetto <strong>di</strong> questa indagine ma, anche, procedure penali e civili<br />
contemporaneamente.<br />
Si è <strong>di</strong> fronte, quin<strong>di</strong>, non tanto ad adolescenti che compiono atti e agiscono<br />
comportamenti trasgressivi o a rischio come tappa da superare nel processo <strong>di</strong><br />
crescita e <strong>di</strong> costruzione <strong>della</strong> propria identità quanto, invece, a una realtà <strong>di</strong><br />
ragazze e ragazze che hanno subìto (già nelle età infantili) e subiscono (anche<br />
in età adolescenziale) traumi significativi in famiglia e all’esterno <strong>della</strong> stessa.<br />
Alcuni dati – <strong>di</strong>stinti tra problematiche intrafamiliari e esterne - possono<br />
sinteticamente dare conto <strong>di</strong> questa affermazione.<br />
Quattro ragazzi su <strong>di</strong>eci hanno vissuto esperienze traumatiche <strong>di</strong> separazione<br />
dei genitori (con rare relazioni con il genitore non convivente), circa un terzo ha<br />
subìto violenza psicologica o fisica in famiglia, o vive in un nucleo famigliare<br />
fortemente conflittuale, o in una famiglia segnata da problemi <strong>di</strong> salute<br />
importanti.<br />
E ancora, un quinto dei minori vive in un nucleo in cui sono presenti<br />
comportamenti devianti o illegali o, comunque, in una situazione <strong>di</strong> forte<br />
instabilità del nucleo familiare o nella situazione abitativa. Per alcuni, ciò deriva<br />
dall’aver vissuto un tempo significativo con parenti in altro paese <strong>di</strong>verso<br />
dall’Italia (in relazione a percorsi migratori dei propri genitori), per altri è il frutto<br />
delle scelte <strong>di</strong> vita dei genitori che hanno più volte cambiato città o partner,<br />
affidandosi in figli minori in vario modo.<br />
Un quarto degli adolescenti rientra nella categoria dei “minori stranieri senza<br />
accompagnamento”, cioè residente in Italia ma senza la possibilità <strong>di</strong> avere<br />
supporti dalla famiglia.<br />
Sette sono i minori che hanno subìto violenza sessuale all’interno <strong>della</strong> rete<br />
familiare.<br />
Infine, l’inadeguatezza dei genitori appare evidente in quasi la metà delle<br />
famiglie, al punto che in molti casi vi è – o vi è stato – un proce<strong>di</strong>mento civile a<br />
tutela del minore.<br />
280
Se già le esperienze intrafamiliari <strong>di</strong> molti degli adolescenti - <strong>di</strong> cui si è stu<strong>di</strong>ato<br />
il percorso <strong>di</strong> vita - sono segnate da problematiche rilevanti, in molti casi queste<br />
sono integrate da <strong>di</strong>fficoltà sperimentate anche al <strong>di</strong> fuori dell’ambiente<br />
familiare.<br />
In particolare anche l’esperienza scolastica – per molti ragazzi - appare<br />
segnata da forti problematicità: al momento <strong>della</strong> realizzazione dello stu<strong>di</strong>o solo<br />
sette adolescenti su <strong>di</strong>eci sono ancora sui banchi <strong>di</strong> scuola, mentre gli altri<br />
sono già collocati in esperienze lavorative o <strong>di</strong> tirocinio e borse-lavoro (pochi) o<br />
in cerca <strong>di</strong> occupazione (la maggior parte). Complessivamente l’esperienza<br />
dell’abbandono scolastico, anche se per alcuni successivamente recuperata,<br />
ha riguardato poco meno <strong>della</strong> metà degli adolescenti e sei su <strong>di</strong>eci presentano<br />
ritar<strong>di</strong> scolastici <strong>di</strong> varia entità.<br />
Quattro adolescenti su <strong>di</strong>eci presentano proprie problematiche <strong>di</strong> salute, sia <strong>di</strong><br />
tipo fisico sia psicologico: sono 54 i minori presi in carico da Servizi per<br />
tossico<strong>di</strong>pendenti e 43 quelli presi in carico da Servizi <strong>di</strong> Neuropsichiatria<br />
infantile.<br />
Per completare il quadro, è doveroso anche considerare che una quota del 7%<br />
<strong>di</strong> ragazze subisce violenze dal partner (generalmente un coetaneo) e che la<br />
violenza sessuale fuori dalla famiglia ha riguardato sette minori in forma<br />
ripetuta all’interno dello stesso rapporto e otto che hanno subìto violenza solo<br />
una volta.<br />
Sommando i fattori <strong>di</strong> vittimizzazione che ricadono sulla stessa persona si<br />
osserva che solo 22 ragazzi (l’8,5% del totale) possono <strong>di</strong>rsi al riparo da queste<br />
esperienze: il restante 91,5% ha vissuto da 1 a 8 <strong>di</strong> tali <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Un quadro, quin<strong>di</strong>, nel quale la <strong>di</strong>mensione <strong>della</strong> multiproblematicità appare<br />
l’elemento dominante.<br />
L’analisi ha permesso <strong>di</strong> delineare alcune tipologie <strong>di</strong> minorenni, analizzando i<br />
dati relativi ai comportamenti e azioni da loro agiti, giungendo alla messa a<br />
fuoco <strong>di</strong> sei possibili profili: “insofferenti alle regole”, “consumatori <strong>di</strong> sostanze”,<br />
“autori <strong>di</strong> atti <strong>di</strong> autolesionismo”, “autori <strong>di</strong> violenze”, “indotti alla prostituzione”,<br />
“sex offenders”.<br />
Il capitolo de<strong>di</strong>cato a ciascuno <strong>di</strong> essi ha cercato <strong>di</strong> mettere insieme co<strong>di</strong>ci<br />
comunicativi e contenuti <strong>di</strong>versi: dalla breve presentazione <strong>di</strong> storie <strong>di</strong> vita alla<br />
illustrazione dei dati statistici più rilevanti in or<strong>di</strong>ne ai comportamenti, ai vissuti,<br />
ai percorsi giu<strong>di</strong>ziari, alle strategie <strong>di</strong> intervento preventivo. È un lavoro<br />
importante, in quanto è possibile cogliere nei singoli profili molti elementi<br />
utilizzabili per lavorare intorno ai fattori <strong>di</strong> prevenzione e ai fattori <strong>di</strong> promozione<br />
utili a ridurre lo sviluppo <strong>di</strong> “carriere” come quelle descritte. La forza delle storie<br />
dei ragazzi e delle ragazze rende meno ari<strong>di</strong> e fred<strong>di</strong> i numeri presentati. Ogni<br />
volta che nel rapporto <strong>di</strong> indagine si fa riferimento ai ragazzi <strong>di</strong> cui è stata<br />
281
analizzata la storia, si fa riferimento a percorsi realmente incontrati nel lavoro<br />
giu<strong>di</strong>ziario.<br />
Il profilo che vede coinvolto il maggior numero <strong>di</strong> minorenni (il 35% del totale) è<br />
quello degli adolescenti che consumano droghe; a seguire altri tre profili<br />
superano il <strong>di</strong>eci per cento <strong>di</strong> presenze: quello dei minori violenti verso le<br />
persone e le cose (29% del totale), quello dei ragazzi insofferenti alle regole<br />
(13%) e quello dei ragazzi che attuano comportamenti <strong>di</strong> autolesionismo<br />
(11%). Altri due profili, invece, presentano frequenze inferiori al <strong>di</strong>eci per cento:<br />
i minori indotti alla prostituzione (9%) e gli autori <strong>di</strong> violenza sessuale (3%).<br />
Dal conoscere all’agire<br />
I dati sinteticamente presentati richiamano tre or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> questioni che verranno<br />
approfon<strong>di</strong>te, seppur brevemente, aventi carattere:<br />
- culturale,<br />
- politico-sociale,<br />
- tecnico-metodologico.<br />
Per quanto riguarda la prima questione i dati rendono evidente una situazione<br />
<strong>di</strong> violazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti prefigurati dalla Convenzione internazionale dei <strong>di</strong>ritti<br />
dell’infanzia: i minori implicati nei proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari, infatti, presentano<br />
situazioni in cui le loro famiglie e i loro contesti sociali non sono riusciti a<br />
garantire alcuni <strong>di</strong>ritti. Tra questi, in particolare, i più rilevanti sono:<br />
- il <strong>di</strong>ritto a non essere separato dai propri genitori (art. 9 Convenzione),<br />
con il corollario <strong>di</strong> quanto previsto all’art. 18 in or<strong>di</strong>ne alla<br />
responsabilità comune per quanto riguarda l’educazione del bambino,<br />
- il <strong>di</strong>ritto a non subire violenza, oltraggio e brutalità fisiche e mentali,<br />
abbandono e negligenza, maltrattamenti o sfruttamento, compresa la<br />
violenza sessuale (art. 19 comma 1),<br />
- il <strong>di</strong>ritto a godere del migliore stato <strong>di</strong> salute possibile (art. 24 comma<br />
1),<br />
- il <strong>di</strong>ritto a un livello <strong>di</strong> vita sufficiente per consentire lo sviluppo fisico,<br />
mentale, spirituale, morale e sociale,<br />
- il <strong>di</strong>ritto all’educazione (art. 28 comma 1),<br />
- il <strong>di</strong>ritto a essere protetto contro l’uso illecito <strong>di</strong> stupefacenti e <strong>di</strong><br />
sostanze psicotrope (art. 33),<br />
- il <strong>di</strong>ritto a essere protetto contro ogni forma <strong>di</strong> sfruttamento sessuale<br />
(art. 34).<br />
Tra le finalità dell’indagine vi era quella <strong>di</strong> alzare il velo sulle situazioni. I<br />
risultati in<strong>di</strong>cano con chiarezza l’esigenza <strong>di</strong> una maggiore attenzione al tema<br />
dei <strong>di</strong>ritti dell’infanzia, anche quando ci si riferisce agli adolescenti come in<br />
282
questo caso. La sofferenza e il <strong>di</strong>sagio che si colgono in molte delle storie<br />
analizzate va molto oltre ciò che si considera normale con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio<br />
adolescenziale, e ciò pone forte l’esigenza <strong>di</strong> rilanciare una seria riflessione<br />
culturale sulle forme <strong>di</strong> violazione dei <strong>di</strong>ritti dell’infanzia e sul rispetto <strong>di</strong> quanto<br />
previsto dalla legge, nonché su come rendere effettivamente esigibili tali <strong>di</strong>ritti<br />
laddove vi sono problematiche familiari e sociali come quelle descritte.<br />
Il Difensore Civico potrebbe, traendo spunto da quanto emerso da questa<br />
indagine, stimolare una riflessione nel territorio regionale con istituzioni<br />
regionali e locali, con la scuola, con la famiglia per rilanciare un <strong>di</strong>battito che<br />
rischia, progressivamente, <strong>di</strong> coinvolgere solamente addetti ai lavori o <strong>di</strong><br />
limitare la sua attrattiva solamente alla prima infanzia.<br />
Per quanto riguarda la seconda questione, quella <strong>di</strong> carattere politico-sociale, i<br />
dati presentati denunciano una serie <strong>di</strong> criticità che sono proprie del sistema<br />
dei servizi e del sistema <strong>di</strong> tutela dei minori. Al <strong>di</strong> là delle responsabilità<br />
specifiche nei singoli casi, la domanda <strong>di</strong> fondo che questo lavoro rilancia ai<br />
decisori è se sia accettabile giungere sino a questi livelli <strong>di</strong> problematicità per<br />
intervenire sulle manifestazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e sofferenza nell’infanzia. Come<br />
emerso nel corso dei focus group il lavoro <strong>di</strong> indagine rilancia l’esigenza <strong>di</strong> una<br />
riflessione in or<strong>di</strong>ne alle politiche <strong>di</strong> prevenzione <strong>di</strong> tipo secondario e terziario,<br />
per comprendere come potenziarle, rilanciarle se necessario o quanto meno<br />
come renderle maggiormente efficaci. I segnali che i partecipanti ai focus<br />
hanno lanciato in<strong>di</strong>cano un senso <strong>di</strong> affaticamento <strong>di</strong> tali politiche che<br />
richiedono, sempre più, un lavoro <strong>di</strong> sostegno e supporto non solo al minore<br />
che presenta <strong>di</strong>fficoltà specifiche ma a tutto il nucleo familiare nel suo<br />
complesso. Non è in gioco solamente la questione dell’allontanamento o meno<br />
del minore dal nucleo ma la possibilità <strong>di</strong> costruire opportunità per tutto il<br />
sistema familiare <strong>di</strong> trovare nuovi equilibri e nuove forme <strong>di</strong> espressione. Allo<br />
stesso modo i dati rilanciano l’esigenza <strong>di</strong> una riflessione sul rapporto tra<br />
servizi territoriali e istituzione scolastica. La scuola, infatti, è uno dei luoghi<br />
principali <strong>di</strong> manifestazione del <strong>di</strong>sagio degli adolescenti e, al contempo, è uno<br />
dei fattori che concorrono a costruirlo. L’esigenza sempre più forte è <strong>di</strong><br />
comprendere come tenere insieme gli sforzi che la scuola compie nella<br />
<strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> essere luogo <strong>di</strong> prevenzione rispetto a tematiche specifiche (cioè,<br />
luogo <strong>di</strong> espressione <strong>di</strong> culture e pratiche capaci <strong>di</strong> far stare bene i ragazzi<br />
rispetto a droghe, alcool, bullismo, ecc.) e luogo <strong>di</strong> supporto (cioè, luogo <strong>di</strong><br />
pratiche scolastiche capaci <strong>di</strong> far stare bene i ragazzi nella quoti<strong>di</strong>anità <strong>della</strong><br />
vita scolastica).<br />
Anche in questo caso si rende possibile per il Difensore Civico un’azione <strong>di</strong><br />
stimolo verso gli enti locali e le istituzioni sanitarie e scolastiche affinché<br />
possano prendere coscienza dei risultati <strong>di</strong> mancate o inadeguate azioni<br />
preventive.<br />
283
Per quanto riguarda la terza questione, <strong>di</strong> carattere tecnico-professionale,<br />
quanto emerge dalla <strong>ricerca</strong> evidenzia la necessità <strong>di</strong> una riflessione non solo<br />
<strong>di</strong> carattere culturale o <strong>di</strong> politica sociale ma anche specifico in relazione alla<br />
<strong>di</strong>mensione <strong>della</strong> professionalità degli operatori impegnati nel sociale. Si tratta<br />
<strong>di</strong> comprendere, infatti, in riferimento agli interventi che abitualmente sono<br />
realizzati nella <strong>di</strong>rezione <strong>della</strong> prevenzione - secondaria e terziaria - o in termini<br />
<strong>di</strong> forte supporto e cura, l’efficacia che si riesce a raggiungere e le con<strong>di</strong>zioni<br />
che la realizzano. Ciò vale per l’esperienza residenziale ma, anche, per il<br />
sostegno domiciliare, per gli interventi territoriali o <strong>di</strong>urni, per i centri <strong>di</strong><br />
aggregazione. In altri termini, emerge l’esigenza <strong>di</strong> comprendere se alla base<br />
delle <strong>di</strong>fficoltà c’è un problema <strong>di</strong> sole risorse (che rimanda alla questione <strong>della</strong><br />
continuità e <strong>della</strong> congruità <strong>di</strong> quanto viene messo a <strong>di</strong>sposizione per questo<br />
tipo <strong>di</strong> politiche e <strong>di</strong> prassi) oppure se si ponga, altresì (o soprattutto) un<br />
problema inerente le metodologie e le prassi da aggiornare e rendere adeguate<br />
<strong>di</strong> fronte ai volti del <strong>di</strong>sagio adolescenziale attuale.<br />
Anche in questo ultimo caso il Difensore Civico potrebbe stimolare negli enti<br />
pubblici, titolari delle funzioni sociali <strong>di</strong> intervento nella cura, supporto e<br />
prevenzione del <strong>di</strong>sagio minorile e adolescenziale, l’interesse ad<br />
approfon<strong>di</strong>menti metodologici e tecnici per analizzare, sulla base delle<br />
esperienze esistenti, i modelli operativi adottati -in regione- in or<strong>di</strong>ne alla<br />
gestione delle segnalazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio e problematicità familiare, agli interventi<br />
che ne conseguono, alle opportunità territoriali <strong>di</strong> risposta sia sotto il profilo<br />
preventivo (nei confronti <strong>della</strong> famiglia e dei bambini), <strong>di</strong> connessione tra azioni<br />
afferenti a ambiti <strong>di</strong>versi (sociale e scolastico innanzitutto), o tra le azioni riferite<br />
ad età <strong>di</strong>verse <strong>della</strong> vita (prima infanzia, infanzia, preadolescenza e<br />
adolescenza).<br />
Sempre in quest’ultima prospettiva si colloca l’esigenza <strong>di</strong> rafforzare politiche e<br />
prassi <strong>di</strong> accoglienza e integrazione <strong>di</strong> minori stranieri, soprattutto quelli che<br />
giungono in Italia – come emerge dalla <strong>ricerca</strong> – in età avanzata con gran<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> inserimento sociale ma, anche, <strong>di</strong> inserimento familiare, con genitori<br />
non più conosciuti (e che a loro volta non conoscono i propri figli), con i quali vi<br />
è molto da costruire per rendere solide le basi <strong>della</strong> famiglia e significativo<br />
l’apporto educativo dei genitori.<br />
Le misure amministrative<br />
Nel capitolo introduttivo si da conto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>battito, interno alla cultura giuri<strong>di</strong>ca,<br />
circa l’opportunità <strong>di</strong> considerare attuali o meno le misure amministrative. Tale<br />
questione è emersa anche nei focus group, in particolare con gli operatori<br />
sociali, che sollevano questioni inerenti l’opportunità <strong>di</strong> interventi giu<strong>di</strong>ziari<br />
riferiti al minore quando sarebbero necessarie azioni – a sua tutela – sulla<br />
284
famiglia. Sono state altresì sollevate eccezioni relative ai significati - nel 2010 –<br />
da assegnare ai termini “irregolarità <strong>della</strong> condotta e del carattere” che sono<br />
alla base delle misure amministrative.<br />
Anche nel focus group con gli stessi magistrati minorili del Tribunale <strong>di</strong> Bologna<br />
sono emerse esigenze <strong>di</strong> utilizzo ridotto e altamente selezionato <strong>di</strong> questo tipo<br />
<strong>di</strong> misure, al fine <strong>di</strong> evitarne un uso inadeguato o esagerato.<br />
I dati raccolti offrono certamente ai magistrati e agli operatori opportunità per<br />
riflettere sul senso delle misure amministrative. In particolare i dati ricostruiti<br />
intorno ai profili offrono una grande opportunità <strong>di</strong> riflettere seriamente intorno<br />
al tema <strong>della</strong> irregolarità <strong>della</strong> condotta e del carattere alla luce delle scelte già<br />
operate dalla magistratura, con questa <strong>ricerca</strong> analizzate, in relazione alle<br />
specifiche situazioni dei minori e dei comportamenti da loro messi in atto.<br />
Un primo aspetto che merita <strong>di</strong> essere menzionato è che – grazie alla<br />
procedura attivata in sede amministrativa – è stato possibile avviare<br />
un’istruttoria che ha approfon<strong>di</strong>to la conoscenza <strong>di</strong> situazioni adolescenziali e<br />
familiari e ha notevolmente arricchito gli elementi <strong>di</strong> conoscenza da cui il<br />
Procuratore rilevava l’opportunità <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento amministrativo. Come<br />
in<strong>di</strong>cato nel testo si passa da circa due “fatti” segnalati, in me<strong>di</strong>a, per ciascun<br />
minore a oltre cinque. Questo dà conferma del fatto <strong>di</strong> trovarsi <strong>di</strong> fronte a<br />
ragazzi e ragazze che <strong>di</strong>fficilmente sono segnalati al Tribunale con situazioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sagio lieve, o inesistente (che farebbe rientrare le situazioni nella quota <strong>di</strong><br />
irregolarità “normale” dell’essere adolescenti). L’indagine ha confermato che si<br />
tratta <strong>di</strong> ragazzi e ragazze ad alto tasso <strong>di</strong> rischio personale, includendo in<br />
questa espressione gli esiti altamente probabili <strong>di</strong> comportamenti sessuali<br />
promiscui, <strong>di</strong> consumi <strong>di</strong> droga significativi, <strong>di</strong> contiguità con il mondo <strong>della</strong><br />
devianza, ecc.. In realtà l’indagine ha confermato che molti adolescenti hanno<br />
già superato la soglia <strong>di</strong> ciò che può essere inteso come limite del rischio,<br />
entrando, <strong>di</strong> fatto, in modo sostanziale nella devianza e in una gestione <strong>della</strong><br />
propria vita caratterizzata da eccessi, <strong>di</strong>pendenza, violenza e via <strong>di</strong> seguito.<br />
Le misure amministrative, quin<strong>di</strong>, hanno giocato un ruolo positivo, <strong>di</strong> promotore<br />
<strong>di</strong> una nuova attenzione, <strong>di</strong>versa da quella già espressa nei proce<strong>di</strong>menti civili<br />
e penali che, del resto, una quota significativa <strong>di</strong> minori e loro famiglie conosce<br />
<strong>di</strong>rettamente.<br />
Una proposta nuova che costituisce un elemento <strong>di</strong> rottura con schemi abituali<br />
e offre l’opportunità al minore, e non solo ai suoi genitori, <strong>di</strong> misurare se stesso<br />
<strong>di</strong> fronte all’esigenza <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong> essere più maturo e capace <strong>di</strong> scelte<br />
responsabili e <strong>di</strong> comportamenti sociali adeguati.<br />
Alla base dell’utilizzo delle misure amministrative non vi è l’idea <strong>di</strong><br />
“psicologizzare” o “pedagogizzare” ogni situazione e le vite <strong>di</strong> tutti i minori, ma<br />
<strong>di</strong> offrire loro un contesto capace <strong>di</strong> tenere conto <strong>della</strong> loro storia. Ciò può<br />
accadere anche applicando le norme del sistema penale e quelle del co<strong>di</strong>ce<br />
285
civile, ovviamente, ma - in questo senso – le misure amministrative sono<br />
un’opportunità in più, non contro le altre due (penale e civile) ma integrata con<br />
esse.<br />
È un’opportunità che rappresenta per tutti gli attori in gioco (magistrati,<br />
adolescenti, famiglie, operatori sociali, scuola, ecc.) la possibilità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre<br />
un altro linguaggio, un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> parlare e ascoltare (da parte<br />
dell’autorità giu<strong>di</strong>ziaria e del minore reciprocamente), <strong>di</strong> costruire insieme, in<br />
funzione <strong>della</strong> possibilità per i minori <strong>di</strong> assumersi responsabilità sul proprio<br />
presente e sul proprio futuro, anche al <strong>di</strong> fuori del sistema penale.<br />
Un ulteriore dato <strong>di</strong> cui tenere conto è la scarsa conoscenza del territorio<br />
relativamente alle misure amministrative e a ciò che le <strong>di</strong>stingue dai<br />
proce<strong>di</strong>menti civili o penali. Si pone l’esigenza <strong>di</strong> trovare forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />
delle nozioni <strong>di</strong> base, al <strong>di</strong> là del fatto che a farlo siano gli or<strong>di</strong>ni professionali<br />
(assistenti sociali e psicologi), le organizzazioni <strong>di</strong> tutela (educatori) o la<br />
magistratura minorile. Ciascuno dei soggetti menzionati dovrebbe, infatti,<br />
essere molto interessato alla giusta <strong>di</strong>ffusione delle conoscenze minime sulle<br />
misure amministrative, anche per superare la <strong>di</strong>fficoltà degli operatori dei<br />
servizi – emersa in sede <strong>di</strong> focus – <strong>di</strong> capire cosa si attende la Magistratura<br />
Minorile laddove <strong>di</strong>spone un amministrativo e definisce ad es. il collocamento<br />
presso una comunità, cogliendone il senso in assoluto e in relazione alle altre<br />
procedure. In altri termini gli educatori <strong>di</strong> comunità hanno, ad esempio,<br />
necessità <strong>di</strong> comprendere in cosa l’esperienza dell’accoglienza residenziale<br />
dovrebbe essere <strong>di</strong>versa (in quanto prevista nell’ambito <strong>di</strong> una procedura<br />
amministrativa) rispetto allo stesso tipo <strong>di</strong> situazione <strong>di</strong>sposta nell’ambito <strong>di</strong> una<br />
procedura civile.<br />
Un terzo aspetto importante è che le misure amministrative sono state valutate<br />
con il presupposto che abbiano vali<strong>di</strong>tà effettiva, come risorsa da utilizzare in<br />
positivo nelle pratiche <strong>di</strong> supporto agli adolescenti. Ciò pone l’esigenza <strong>di</strong><br />
riflettere sulle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> applicabilità <strong>di</strong> tali misure nei contesti <strong>di</strong> lavoro<br />
sociale e educativo con gli adolescenti e sulle esigenze <strong>di</strong> formazione degli<br />
operatori sociali che si trovano, con questo <strong>di</strong>spositivo giuri<strong>di</strong>co, a <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong><br />
uno strumento da utilizzare nel rapporto educativo <strong>di</strong>retto con l’adolescente per<br />
far leva sulla sua capacità <strong>di</strong> assunzione <strong>di</strong> responsabilità.<br />
Questi primi tre aspetti evidenziano un ambito comune <strong>di</strong> interesse per i tre<br />
soggetti istituzionali che hanno promosso e permesso alla <strong>ricerca</strong> <strong>di</strong><br />
svilupparsi: Difensore Civico, Tribunale per i Minorenni e Regione Emilia-<br />
Romagna. Ciascuno <strong>di</strong> essi ha, infatti, interesse ad approfon<strong>di</strong>re la conoscenza<br />
e le potenzialità <strong>di</strong> queste misure che sono, però, da integrare con le altre<br />
azioni in essere, promosse dalla Regione nell’ambito delle azioni a favore <strong>di</strong><br />
bambini, adolescenti e giovani, dal Tribunale e dal Difensore Civico.<br />
286
Ragionare in questi termini permette <strong>di</strong> prefigurare forme nuove <strong>di</strong> intervento<br />
preventivo sulla responsabilità in<strong>di</strong>viduale degli adolescenti, da integrare con<br />
gli interventi sulla responsabilità dei genitori e, più in generale, <strong>della</strong> società<br />
adulta.<br />
Per quanto riguarda l’autorità giu<strong>di</strong>ziaria (Tribunale per i Minorenni e Procura<br />
per i minorenni), infine, è possibile riprendere alcuni spunti proposti nei focus<br />
group e collegati ai dati raccolti, in particolare ai profili.<br />
In particolare si rilancia la necessità <strong>di</strong> un lavoro attento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduazione delle<br />
situazioni su cui intervenire con queste misure, al fine <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> incidere<br />
negativamente sulla cultura e sulle prassi esistenti, che considerano i<br />
comportamenti “critici” degli adolescenti come segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagi e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
contesto (familiari, scolastici ecc.) e non imputabili esclusivamente agli<br />
adolescenti stessi.<br />
Un’altra attenzione fortemente sottolineata è quella <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> intercettare<br />
giu<strong>di</strong>ziariamente situazioni che dovrebbero essere affrontate nell’ambito delle<br />
relazioni educative (in famiglia, a scuola, nei centri, ecc.) per non colludere con<br />
quelle figure (genitori, insegnanti, ecc.) che si sentono <strong>di</strong>sarmati <strong>di</strong> fronte alla<br />
complessità delle problematiche adolescenziali e hanno la tentazione <strong>di</strong><br />
delegare l’intervento all’Autorità giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
Per contro è doveroso ricordare che tali procedure – secondo i magistrati –<br />
offrono l’opportunità <strong>di</strong> dare risposte imme<strong>di</strong>ate alle esigenze degli adolescenti<br />
e delle famiglie, aumentando la chance <strong>di</strong> intervenire in modo temporalmente<br />
vicino ai fatti e alla loro segnalazione e, in questo senso, aumentando la<br />
probabilità <strong>di</strong> efficacia dell’azione giu<strong>di</strong>ziaria.<br />
Inoltre, il loro utilizzo permette <strong>di</strong> attivare la rete dei servizi e <strong>della</strong> comunità per<br />
garantire, se possibile, interventi <strong>di</strong> prevenzione secondaria, senza attendere<br />
che i sintomi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio si stabilizzino o aumentino <strong>di</strong> criticità.<br />
Tuttavia, non va omesso come l’applicazione <strong>di</strong> misure amministrative a minori<br />
come a quelli presentati in questo rapporto (soprattutto quando gli stessi minori<br />
sono accusati <strong>di</strong> reati e/o sono infraquattor<strong>di</strong>cenni, quin<strong>di</strong> non imputabili)<br />
presenti più <strong>di</strong> un argomento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione.<br />
Un primo punto sul quale sarebbe opportuno produrre un approfon<strong>di</strong>mento<br />
maggiore riguarda la nozione stessa <strong>di</strong> imputabilità e le sue relazioni con le<br />
misure amministrative, soprattutto per quanto concerne gli infraquattor<strong>di</strong>cenni.<br />
Come è noto, l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co esige che, affinché possa attuarsi un<br />
intervento <strong>di</strong> natura penale verso un soggetto che ha commesso un reato,<br />
occorre stabilire che l’autore sia un soggetto cosciente e volente. Mentre nel<br />
caso <strong>di</strong> soggetti con età compresa fra i quattor<strong>di</strong>ci ed i <strong>di</strong>ciotto anni tale<br />
con<strong>di</strong>zione va sempre verificata caso per caso - e mentre per gli adulti la<br />
stessa è, in generale, considerata come presunta -, rispetto al minore<br />
287
infraquattor<strong>di</strong>cenne le cose stanno <strong>di</strong>versamente. Egli è sempre considerato<br />
non imputabile, in quanto appunto sprovvisto <strong>della</strong> capacità <strong>di</strong> intendere e <strong>di</strong><br />
volere: ciò determinando la formula per cui “non sia luogo a procedere”.<br />
Tuttavia, e certo il paradosso non sfugge, l’art. 25 Legge minorile permette<br />
l’apertura <strong>di</strong> un proce<strong>di</strong>mento sul ragazzo - e non sulla famiglia, come<br />
accadrebbe se si aprisse un fascicolo <strong>di</strong> volontaria giuris<strong>di</strong>zione - in situazione<br />
potenzialmente <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zione con la nozione stessa <strong>di</strong> imputabilità, e<br />
dunque rispetto al concetto <strong>di</strong> (non)responsabilità che ne consegue vista la<br />
peculiare età. Il rischio è quello <strong>di</strong> affidare ai servizi sociali, e con la specifica<br />
finalità <strong>di</strong> cui si è detto, un minore per il quale la legge penale non in<strong>di</strong>cherebbe<br />
altra via se non l’eventuale applicazione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> sicurezza o l’adozione <strong>di</strong><br />
misure a sua protezione.<br />
Inoltre, occorre riflettere con attenzione anche sul fatto che il proce<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo fa leva, almeno in parte, sul necessario consenso del giovane<br />
(e poi dei suoi familiari), e in questo si potrebbe ravvisare un nodo particolare<br />
laddove il minore non esprimesse tale consenso, con il rischio <strong>di</strong> operare<br />
essenzialmente in termini autoritativi e impositivi (in assenza, però, <strong>di</strong><br />
specifiche garanzie processuali). Appare dunque necessario un ragionamento<br />
sull’opportunità del ricorso alle misure amministrative in qualità <strong>di</strong> “strumenti<br />
simil-penali”, nei confronti dei minori non imputabili, poiché infraquattor<strong>di</strong>cenni<br />
(non altrimenti sanzionabili) e, più in generale, nei confronti dei minori con un<br />
proce<strong>di</strong>mento penale aperto. Nel primo caso si tratta <strong>di</strong> comprendere come<br />
evitare <strong>di</strong> concepire l’azione amministrativa come sostitutiva <strong>di</strong> un penale non<br />
applicabile, nel secondo caso si tratta <strong>di</strong> comprendere come agire sulla stessa<br />
persona da prospettive <strong>di</strong>verse ma, potenzialmente, convergenti intorno all’idea<br />
<strong>di</strong> sostenerla nello sviluppo del senso <strong>della</strong> responsabilità e nella costruzione <strong>di</strong><br />
nuovi percorsi <strong>di</strong> crescita.<br />
Un punto collegato è quello relativo alla possibilità - in relazione ai<br />
comportamenti oggetto <strong>di</strong> attenzione delle misure amministrative - che al<br />
minore siano applicate misure <strong>di</strong> sicurezza, dopo un’attenta indagine sulla<br />
personalità del minore e sul suo contesto familiare, nonché in presenza <strong>di</strong><br />
specifiche garanzie procedurali. Elemento imprescin<strong>di</strong>bile per tale<br />
implementazione è la <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> pericolosità sociale del minorenne,<br />
conseguente all’esame appena ricordato, da verificare caso per caso e nel<br />
corso del tempo, potendo anche essere oggetto <strong>di</strong> revisione da parte del<br />
magistrato minorile. Ancora, le misure <strong>di</strong> sicurezza sono applicate per un lasso<br />
<strong>di</strong> tempo comunque contenuto, <strong>di</strong>versamente dalle misure amministrative che -<br />
non <strong>di</strong> rado - si traducono in un decreto definitivo e perciò valido fino al<br />
compimento del <strong>di</strong>ciottesimo anno <strong>di</strong> età. Anche in questo caso, si rende<br />
necessario un approfon<strong>di</strong>mento sull’opportunità <strong>di</strong> questo incrocio, per<br />
salvaguardare il minore da usi incongrui e per costruire con lui nuove<br />
288
possibilità <strong>di</strong> superamento delle <strong>di</strong>fficoltà incontrate nel suo percorso <strong>di</strong><br />
crescita.<br />
Un ulteriore punto concerne il problema <strong>della</strong> durata delle misure<br />
amministrative, ossia fino a quando gli stessi debbano perdurare; infatti, vi è il<br />
rischio che questi possano spingersi ben oltre il quantum <strong>di</strong> tempo previsto per<br />
un’eventuale sanzione penale per il comportamento in oggetto. Nuovamente,<br />
quin<strong>di</strong>, si rende necessaria una riflessioni intorno alle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> garanzia<br />
delle stesse.<br />
Un ultimo punto rilancia la necessità <strong>di</strong> attenzione alla <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong><br />
valutazione dell’efficacia delle misure amministrative: l’intervento<br />
amministrativo così come attuato presso il Tribunale per i Minorenni <strong>di</strong> Bologna<br />
non prevede, infatti, alcuna verifica rispetto all’esito delle azioni che per<br />
ciascun minore dovrebbero essere attuate: consulenza e presa in carico e<br />
collocamento in comunità residenziale.<br />
Certamente, nell’ambito del Tribunale per i Minorenni e <strong>della</strong> Procura Minorile, i<br />
risultati <strong>di</strong> questa indagine potrebbero svolgere una funzione propulsiva e<br />
promozionale <strong>di</strong> un confronto in or<strong>di</strong>ne al senso <strong>di</strong> questo strumento alla luce<br />
dei dati sui minori per i quali sono stati avviati proce<strong>di</strong>menti amministrativi negli<br />
ultimi tre anni, favorendo così un aumento <strong>di</strong> consapevolezza sull’insieme dei<br />
dati e non solo sul singolo caso, e favorendo lo sviluppo <strong>di</strong> una<br />
consapevolezza sulle ricadute <strong>di</strong> tali provve<strong>di</strong>menti sul sistema dei servizi.<br />
All’interno <strong>di</strong> questa riflessione potrebbe essere analizzata, con maggior<br />
ampiezza <strong>di</strong> quanto svolto in questa sede, il rapporto tra procedure<br />
amministrative, penali e civili, per definire alcuni standard organizzativi<br />
essenziali che rendano maggiormente efficaci le tre modalità <strong>di</strong> intervento.<br />
Per concludere, uno sguardo al futuro: il Tribunale per i Minorenni e la Procura<br />
<strong>della</strong> Repubblica, l’Ufficio del Difensore Civico e la Regione Emilia-Romagna<br />
potrebbero avere un comune interesse nel dare continuità a questo lavoro <strong>di</strong><br />
indagine per analizzare le pratiche e valutare l’efficacia degli interventi (e quin<strong>di</strong><br />
delle misure amministrative nella loro concreta realizzazione).<br />
Stu<strong>di</strong> valutativi <strong>di</strong> questo tipo non ve ne sono e potrebbe essere<br />
particolarmente stimolante per le istituzioni in<strong>di</strong>cate lo sviluppo <strong>di</strong> uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
questo tipo, non solo per rispondere più compiutamente alle domande alla<br />
base <strong>di</strong> questo rapporto, ma anche per interrogarsi su un ulteriore quesito:<br />
serve (è utile) la misura amministrativa con gli adolescenti?<br />
11. Il punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> alcuni testimoni privilegiati<br />
289
290
Postfazione<br />
291
292
Intervista a Maura Forni<br />
Responsabile del Servizio Politiche infanzia e<br />
adolescenza <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
D. Dal vostro osservatorio regionale quali gli sono elementi del rapporto più<br />
in<strong>di</strong>cativi?<br />
L’elemento imme<strong>di</strong>atamente percepibile è la centralità del minore nel<br />
proce<strong>di</strong>mento ex art. 25. Accanto alla situazione del minore si rileva la<br />
presenza <strong>di</strong> famiglie caratterizzate spesso da fragilità, costellate da eventi<br />
traumatici, lutti, abbandoni, eventi migratori. Questo profilo è sovrapponibile<br />
alle famiglie multiproblematiche che intercettano i nostri servizi territoriali e che<br />
impegnano severamente gli operatori ed il sistema <strong>di</strong> cura. A questo proposito<br />
sul tema sostegno alla genitorialità la Regione Emilia-Romagna ha<br />
recentemente deliberato (D.G.R. 378/2010) risorse straor<strong>di</strong>narie per 11 milioni<br />
<strong>di</strong> euro. Ciò a significare l’impegno e l’attenzione <strong>della</strong> Regione al tema del<br />
sostegno alla genitorialità, al supporto alle famiglie anche con problemi e alle<br />
nuove generazioni. Questi temi si intrecciano e talvolta si sovrappongono con<br />
le vicende dei ragazzi/e descritti nelle procedure amministrative.<br />
D. Come si inserisce la prospettiva dei proce<strong>di</strong>menti amministrativi nella<br />
programmazione e organizzazione dei servizi socio-sanitari regionali?<br />
Tenendo conto delle <strong>di</strong>fficoltà economiche, che non sono da minimizzare, è<br />
importante sottolineare la necessità <strong>di</strong> promuovere e sostenere la qualità delle<br />
risorse umane presenti nei servizi, facilitando l’interscambio <strong>di</strong> esperienze tra<br />
settori <strong>di</strong> intervento che si occupano trasversalmente <strong>della</strong> stessa tematica, che<br />
essi siano neuropsichiatri, psicologi, educatori o pedagogisti. Da queste<br />
collaborazioni possono nascere pensieri e percorsi che non riducano le<br />
risposte all’ottica emergenziale e non ricorrono esclusivamente agli<br />
allontanamenti in contesti comunitari, pratica pesante dal punto <strong>di</strong> vista<br />
economico e spesso, ancora, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile ren<strong>di</strong>contazione in termine <strong>di</strong> rapporto<br />
tra efficienze e efficacia, o ad affi<strong>di</strong> ai servizi sociali senza che questi abbiano il<br />
tempo <strong>di</strong> corrispondere alla realizzazione <strong>di</strong> un progetto riabilitativo<br />
psicosociale adeguato alla storia e al contesto attuale del minore. Sono sempre<br />
più necessari percorsi mirati e calibrati che personalizzino e trovino modalità <strong>di</strong><br />
293
intervento multi<strong>di</strong>mensionali. Rispetto a questa tematica è già attivo in Regione<br />
un gruppo <strong>di</strong> lavoro sul tema dei comportamenti a rischio e uso <strong>di</strong> sostanze in<br />
adolescenza, e potrebbe essere un utile aggancio per coniugare e integrare<br />
visioni e prospettive <strong>di</strong> lavoro. Si sta pensando inoltre ad una Unità <strong>di</strong><br />
Valutazione Multi<strong>di</strong>sciplinare territoriale con il compito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le priorità<br />
<strong>di</strong> intervento, in quei casi complessi dove ogni azione positiva verso un<br />
elemento del sistema, ad es. la madre, rischia <strong>di</strong> avere una retroazione<br />
negativa sul minore. Principio guida <strong>di</strong> queste iniziative è sempre: “primo non<br />
nuocere”. Questa modalità <strong>di</strong> presa in carico è una sfida dal punto <strong>di</strong> vista sia<br />
tecnico sia amministrativo, per la ripartizione delle spese <strong>di</strong> competenza<br />
sanitaria e spese <strong>di</strong> competenza sociale, ma appare una soluzione necessaria<br />
nelle situazioni <strong>di</strong> casi complessi in età evolutiva. Inoltre va immaginato un<br />
legame con la comunità ed il territorio <strong>di</strong> appartenenza del minore sostenendo<br />
pratiche che consoli<strong>di</strong>no quel “legame sociale minimo” ed una rete informale <strong>di</strong><br />
contatti e relazioni sociali che possano accompagnare la cura e la crescita del<br />
citta<strong>di</strong>no minore.<br />
D. Quali possono essere gli ambiti <strong>di</strong> contatto e sviluppo tra i proce<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi ex art. 25 e l’insieme delle politiche per le nuove generazioni<br />
sintetizzato nella legge regionale 14 del 2008?<br />
La legge 14 propone vari punti <strong>di</strong> aggancio e sviluppo rispetto a tale tematiche,<br />
anche se l’art. 25 non è esplicitamente citato nel testo. Il punto <strong>di</strong> raccordo<br />
potrebbe essere soprattutto nelle parti relative allo sviluppo del sistema <strong>di</strong><br />
opportunità pomeri<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> carattere extrascolastico, come occasioni <strong>di</strong><br />
promozione del benessere personale e relazionale. Altro punto potenzialmente<br />
da esaminare e che può fornire occasione <strong>di</strong> riflessione è presente nella legge<br />
14 all’art 21 , riguardante il Coor<strong>di</strong>namento Tecnico Provinciale come ambito <strong>di</strong><br />
coor<strong>di</strong>namento delle attività nell’area tutela all’infanzia e sostegno alla<br />
genitorialità e programmate nei Piani <strong>di</strong> zona e nei programmi provinciali . Si<br />
potrebbe verificare la possibilità <strong>di</strong> allargare le classiche tre A <strong>di</strong> competenza<br />
<strong>della</strong> programmazione sociale (Adozione, Affido, Abuso) anche ad una quarta<br />
area d’interesse, l’Adolescenza problematica.<br />
D. Quale contributo può dare il proce<strong>di</strong>mento amministrativo nel miglioramento<br />
dei percorsi <strong>di</strong> prevenzione secondaria promossi dalla Regione?<br />
Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo può essere per noi un osservatorio importante<br />
per monitorare gli insuccessi dei percorsi <strong>di</strong> crescita dei ragazzi e valutare quali<br />
sono i motivi che possono portare ad una grave crisi evolutiva. È solo<br />
ripercorrendo a ritroso le storie dei ragazzi che si può capire cosa non è andato<br />
davvero per il verso giusto. Queste vicende <strong>di</strong>ventano perciò una cartina al<br />
tornasole per verificare e migliorare le nostre politiche <strong>di</strong> prevenzione primaria<br />
294
e secondaria. I nostri sforzi sono concentrati ad intercettare precocemente le<br />
situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio in età evolutiva e a favorire la loro risoluzione nella<br />
maniera meno invasiva possibile. Il nostro obiettivo è anticipare<br />
progressivamente, per quanto possibile, il tempo dell’intervento, in<strong>di</strong>viduare i<br />
fattori <strong>di</strong> rischio e i gruppi maggiormente a rischio e su questi far convergere gli<br />
interventi preventivi.<br />
D. Come è visto il proce<strong>di</strong>mento amministrativo nei servizi? Come si potrebbe<br />
concertare meglio il lavoro tra servizi, istituzioni e tribunale nella sua<br />
applicazione?<br />
Il rischio che possono correre i servizi è quello <strong>di</strong> interpretare la loro funzione<br />
come meri esecutori dei decreti. Spesso l’operatore non è aiutato a vedere, e<br />
non riconosce, una relazione <strong>di</strong> reciprocità e collaborazione tra Tribunale e<br />
Servizi. In più non c’è grande conoscenza dell’art. 25, come poi appare anche<br />
nei focus group <strong>della</strong> <strong>ricerca</strong>, e del suo ambito specifico <strong>di</strong> applicazione, mentre<br />
è ben <strong>di</strong>stinto da un proce<strong>di</strong>mento aperto in base all’art. 330 del co<strong>di</strong>ce civile.<br />
Sarebbe utile perciò una migliore definizione <strong>della</strong> natura <strong>di</strong> questo intervento<br />
per favorire una appropriazione <strong>di</strong> questo strumento da parte del servizio<br />
sociale, come possibile carta da giocare per riorientare percorsi <strong>di</strong> vita<br />
multiproblematici. Uno spazio possibile sarebbe quello <strong>di</strong> costruire percorsi <strong>di</strong><br />
formazione degli operatori nell’utilizzo attivo <strong>di</strong> tale strumento.<br />
D. Il proce<strong>di</strong>mento amministrativo permette – con il consenso del minore - <strong>di</strong><br />
proseguire un affidamento o un collocamento in comunità fino al 21° anno <strong>di</strong><br />
età. È una possibilità che riempie un vuoto (particolarmente per i minori<br />
stranieri) a fronte <strong>di</strong> percorsi educativi costretti ad interrompersi con la<br />
maggiore età, ovvero prima che si compia un “normale” percorso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> o <strong>di</strong><br />
inserimento lavorativo. Esistono strumenti non giuri<strong>di</strong>ci, ma <strong>di</strong> intervento<br />
sociale, che possono sostenere i minori e i servizi in questo senso? Quali sono<br />
le in<strong>di</strong>cazioni <strong>della</strong> Regione rispetto alla fascia d’età dei giovani adulti?<br />
Di fatto una significativa apertura in questa <strong>di</strong>rezione è già stata offerta con la<br />
Direttiva 846/07, in materia <strong>di</strong> affidamento familiare e accoglienza in comunità,<br />
che prevede la possibilità <strong>di</strong> proseguire o attivare interventi per i<br />
neomaggiorenni. Si tratta comunque <strong>di</strong> strumenti che vanno calati nella realtà e<br />
declinati sulla base delle risorse effettivamente <strong>di</strong>sponibili per i servizi.<br />
295
Intervista a Rossella Selmini<br />
Responsabile del Servizio per la sicurezza e la polizia<br />
urbana <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
D. Ha qualche considerazione generale sulla <strong>ricerca</strong> e sul tema a cui,<br />
attraverso <strong>di</strong> essa, la Regione ha de<strong>di</strong>cato una particolare attenzione?<br />
La prima considerazione che vorrei sviluppare concerne il fatto che, pur<br />
essendo coinvolta in un Servizio che tratta anche i temi <strong>della</strong> criminalità e <strong>della</strong><br />
devianza, non abbiamo mai sviluppato progetti specifici sul tema <strong>della</strong><br />
devianza minorile. Ciò è avvenuto per una serie <strong>di</strong> ragioni.<br />
La prima è che all’interno del tema <strong>della</strong> sicurezza urbana la devianza minorile<br />
e giovanile non entrano mai in modo significativo. Solo in questo ultimo periodo<br />
sta avvenendo. I gruppi sociali a cui, solitamente, la percezione <strong>di</strong> insicurezza<br />
è collegata sono gli immigrati. Che poi questi fossero giovani o meno, importa<br />
poco. Ciò che conta è che l’etichetta prevalentemente utilizzata nel <strong>di</strong>battito<br />
pubblico è quella <strong>di</strong> immigrato.<br />
Ho trovato nello stu<strong>di</strong>o svolto dal Difensore Civico elementi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>ssimo<br />
interesse per il nostro ufficio, in quanto il tema al centro dello stu<strong>di</strong>o è<br />
conosciuto molto poco dal nostro Servizio, proprio perché siamo stati costretti e<br />
lavorare su temi ritenuti più rilevanti dal <strong>di</strong>battito pubblico.<br />
L’enfasi sull’immigrazione non è, peraltro, una tendenza solo <strong>di</strong> questi ultimi<br />
anni: è sempre stata presente sin dall’avvio del Servizio. Abbiamo cercato <strong>di</strong><br />
spiegare la minore presenza del tema “giovani” nel <strong>di</strong>battito pubblico con la<br />
peculiarità italiana dell’iperprotezione familiare verso i giovani, le tendenze alla<br />
<strong>di</strong>pendenza prolungata nel tempo e alla deresponsabilizzazione, rispetto a<br />
sistemi sociali <strong>di</strong> altri paesi che, invece, tendono a responsabilizzare molto sin<br />
da piccoli. Si vedeva, in ciò, per alcuni aspetti, anche una prospettiva positiva.<br />
Negli ultimi anni si nota, però, un cambiamento nella percezione dei citta<strong>di</strong>ni.<br />
Pur rimanendo, quello dei giovani, un gruppo sociale meno presente nella<br />
percezione <strong>di</strong> insicurezza, cominciano a emergere segnali <strong>di</strong> preoccupazione<br />
anche rispetto alla con<strong>di</strong>zione giovanile. In realtà, è facile che la<br />
preoccupazione sociale si declini in modo <strong>di</strong>verso, orientata verso le persone<br />
tossico<strong>di</strong>pendenti, ad esempio, o gli immigrati.<br />
296
Il Servizio ha cominciato a occuparsi, in alcuni contesti, anche <strong>di</strong> minorenni e <strong>di</strong><br />
giovani. Ad esempio, abbiamo realizzato recentemente una <strong>ricerca</strong> sugli<br />
stranieri <strong>di</strong> seconda generazione svolgendo la rilevazione nelle scuole me<strong>di</strong>e<br />
inferiori, perché si voleva ascoltare il loro punto <strong>di</strong> vista in un’età non abituale<br />
(<strong>di</strong> solito, infatti, si opta per le scuole superiori). In un altro progetto <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong>,<br />
de<strong>di</strong>cato al tema delle violenze tra i giovani nelle occasioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento,<br />
soprattutto nella vita notturna, abbiamo incontrato molti giovani.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o del Difensore Civico è interessante proprio per l’attenzione verso i<br />
ragazzi già “toccati” da qualche provve<strong>di</strong>mento, non <strong>di</strong> natura penale, ma<br />
amministrativa.<br />
Una seconda considerazione che vorrei proporre è che, pur avendo una<br />
formazione giuri<strong>di</strong>ca e criminologica, non conoscevo l’esistenza <strong>di</strong> questo tipo<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivo amministrativo relativo ai minori per irregolarità <strong>della</strong> condotta e<br />
del carattere.<br />
Questo mi ha fatto riflettere in senso autocritico, sul come ci sia il rischio <strong>di</strong><br />
chiudere la riflessione all’interno dei confini delle competenze <strong>di</strong> ciascun<br />
servizio. È così anche per il tema <strong>della</strong> sicurezza: si vede quasi solo ciò che sta<br />
all’interno dei confini abituali del proprio lavoro.<br />
Gli altri aspetti <strong>di</strong> grande interesse che ho trovato nello stu<strong>di</strong>o riguardano il<br />
tema dei fattori <strong>di</strong> desistenza.<br />
È una <strong>ricerca</strong>, questa, che può dare un grande contributo per capire quali solo<br />
le situazioni, anche da un punto <strong>di</strong> vista temporale, su cui occorre intervenire<br />
per contrastare lo sviluppo <strong>di</strong> carriere criminali in ragazzi e adolescenti.<br />
È un’attenzione molto vicina al lavoro del Servizio perché è in atto uno<br />
spostamento dell’attività verso la <strong>di</strong>mensione <strong>della</strong> prevenzione primaria, dopo<br />
aver lavorato per anni sulla prevenzione situazionale, cioè quella riguardante il<br />
contesto fisico che ricomprende l’area del recupero urbanistico ma, anche,<br />
l’uso delle telecamere e, più, in generale, delle tecnologie per il controllo dello<br />
spazio pubblico. Su questo nuovo terreno operano anche altri Servizi <strong>della</strong><br />
Regione e si aprono possibilità <strong>di</strong> collaborazioni interessanti tra il nostro e gli<br />
altri servizi, proprio perché noi non possiamo più astenerci dall’impegnarci a<br />
sostegno <strong>della</strong> prevenzione.<br />
Nei prossimi anni, compatibilmente con quanto accadrà a livello <strong>di</strong><br />
programmazione sociale e economica, abbiamo in mente <strong>di</strong> sviluppare<br />
programmi <strong>di</strong> supporto alla prevenzione, in collaborazione con gli altri servizi<br />
regionali che si occupano, in modo particolare, <strong>di</strong> infanzia e giovani.<br />
D. Quali aspetti emergono maggiormente dallo stu<strong>di</strong>o del Difensore Civico?<br />
Mi ha molto colpito, in generale, l’uso dello strumento amministrativo. Mi sono<br />
chiesta il perché <strong>di</strong> questa tendenza a utilizzare sempre più tali <strong>di</strong>spositivi nelle<br />
297
politiche pubbliche, comprese quelle per la sicurezza (ad esempio attraverso le<br />
or<strong>di</strong>nanze dei sindaci).<br />
In specifico mi ha colpito, invece, una tavola che evidenzia la non rilevanza –<br />
tra i giovani immigrati rispetto ai coetanei italiani – nell’adozione <strong>di</strong><br />
comportamenti a rischio o <strong>di</strong> comportamenti violenti verso altri.<br />
Questo dato conferma i risultati ottenuti nella nostra <strong>ricerca</strong> sugli stranieri <strong>di</strong><br />
seconda generazione nelle me<strong>di</strong>e inferiori. Anche in quella <strong>ricerca</strong> le <strong>di</strong>fficoltà<br />
nell’assumere comportamenti conformi e nell’adattarsi alle regole sociali sono –<br />
paradossalmente – più basse tra i giovani stranieri che per quelli italiani. Da<br />
quello che il lavoro <strong>di</strong> <strong>ricerca</strong> ci ha mostrato sembra che ad incidere sia l’ambito<br />
familiare più che quello dei gruppi sociali etnici <strong>di</strong> appartenenza.<br />
Se questo risultato dovesse essere confermato anche da altre indagini,<br />
varrebbe la pena <strong>di</strong> interrogarsi sulle ragioni, e sul perché in età più alte si<br />
interrompano i percorsi virtuosi, con maggiori <strong>di</strong>fficoltà da parte dei giovani<br />
immigrati.<br />
L’interrogativo che lo stu<strong>di</strong>o ci lascia è quale contributo può dare un ente come<br />
la Regione per il miglioramento <strong>di</strong> uno strumento <strong>di</strong> questo genere. Rispondere<br />
a questa domanda richiede, però, <strong>di</strong> considerare attentamente i rischi – sul<br />
piano dell’etichettamento sociale – connessi all’uso <strong>di</strong> questo strumento e quali<br />
sono gli strumenti adeguati per evitare a questi minori <strong>di</strong> passare dalla<br />
irregolarità <strong>della</strong> condotta e del carattere allo sviluppo <strong>di</strong> una carriera criminale.<br />
D. Cosa pensa del tema <strong>della</strong> vittimizzazione e del rapporto con i<br />
comportamenti agiti che emerge in modo rilevante nello stu<strong>di</strong>o?<br />
È un tema che viene in evidenza anche dai contatti informali che curiamo<br />
costantemente con le forze dell’or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> polizia attive nel territorio. È un<br />
tema poco esplorato, soprattutto per gli stranieri. Ci chie<strong>di</strong>amo poco, infatti,<br />
quanto incida la storia precedente all’evento migratorio su quanto avviene<br />
dopo, nel nostro paese. Ad esempio, quanto e come incide l’essere vissuti in<br />
un paese in guerra o con elevati livelli <strong>di</strong> violenza, o in contesti familiari e<br />
sociali <strong>di</strong> forte deprivazione e violenza. Su questi temi, in futuro, si potrebbe<br />
sviluppare qualche progetto finalizzato a raccogliere elementi utili a<br />
comprendere meglio come si strutturano i processi <strong>di</strong> adattamento dopo la<br />
migrazione.<br />
D. Prima ha accennato alla criticità dell’uso degli strumenti amministrativi. Può<br />
riprendere e approfon<strong>di</strong>re la questione?<br />
Tendo ad esser abbastanza critica sull’uso dello strumento amministrativo in<br />
generale, soprattutto quando entra in gioco un’elevata <strong>di</strong>screzionalità sia nel<br />
suo uso sia nella definizione <strong>di</strong> cosa si intenda per irregolarità <strong>della</strong> condotta e<br />
del carattere.<br />
298
Ritengo, in altri termini, che lo strumento penale sia, paraddossalmente, più<br />
garantista per il soggetto coinvolto.<br />
Tendo a fare un’assimilazione, pur se mi rendo conto che questo caso è<br />
<strong>di</strong>verso, con le misure amministrative <strong>di</strong>sposte dai sindaci per il controllo dei<br />
comportamenti che sono <strong>di</strong>ventati strumenti <strong>di</strong> controllo del territorio e per<br />
rendere penale ciò che il sistema sociale non ha la forza e il coraggio <strong>di</strong><br />
definire tale (ad esempio, la prostituzione).<br />
Se un comportamento è considerato reato, necessariamente è definito in<br />
specifico, pur essendoci sempre una quota <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità, mentre per<br />
quanto concerne i comportamenti negli spazi pubblici nelle or<strong>di</strong>nanze <strong>di</strong> tipo<br />
collettivo tutto <strong>di</strong>pende dal sindaco (o da chi su lui esercita pressioni) e da ciò<br />
che egli definisce come problema <strong>di</strong> comportamento antisociale.<br />
In questo caso, il provve<strong>di</strong>mento amministrativo ha un intento anche <strong>di</strong> tipo<br />
protettivo verso la persona proprio per non in<strong>di</strong>rizzare i giovani verso percorsi<br />
penali e, al tempo stesso, per responsabilizzarli personalmente.<br />
Il rischio maggiore mi sembra, in sostanza, quello <strong>della</strong> <strong>di</strong>screzionalità <strong>di</strong> analisi<br />
e giu<strong>di</strong>zio. Questo lo penso senza avere, però, una conoscenza precisa <strong>di</strong><br />
quanto e come il giu<strong>di</strong>ce minorile opera nella valutazione dell’esistenza <strong>di</strong><br />
irregolarità nella condotta e nel carattere <strong>di</strong> un minorenne.<br />
L’altro nodo che l’indagine mette in luce è quello dell’efficacia <strong>di</strong> questi<br />
interventi. In altri termini la domanda che è doveroso porsi è quale esito ci si<br />
attende dalle misure amministrative: tenere sotto controllo alcuni<br />
comportamenti? Risolvere il problema <strong>di</strong> alcuni minori?<br />
Il rischio che intravedo è che la definizione del problema resti eccessivamente<br />
vaga e impe<strong>di</strong>sca <strong>di</strong> chiarire il quadro delle responsabilità dei soggetti in gioco.<br />
Sotto certi aspetti l’uso crescente delle misure amministrative è una forma <strong>di</strong><br />
reazione istituzionale forte, che <strong>di</strong> fatto assegna un’etichetta, in questo caso a<br />
in<strong>di</strong>vidui molto giovani.<br />
Il nodo è cosa succede dopo l’or<strong>di</strong>nanza: è un prendersi carico reale del<br />
problema delle persone in tutte le sue <strong>di</strong>mensioni?<br />
La questione, per sintetizzare, si pone a monte, laddove si tratta <strong>di</strong> rendere<br />
l’uso <strong>di</strong> questi strumenti il meno <strong>di</strong>screzionale possibile (accentuando, invece,<br />
gli aspetti <strong>di</strong> protezione e non <strong>di</strong> stigmatizzazione sociale) e a valle, laddove vi<br />
dovrebbero essere le conseguenze pratiche intorno a ciò che si può realmente<br />
fare.<br />
299
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306
Appen<strong>di</strong>ci<br />
307
308
La scheda <strong>di</strong> rilevazione<br />
NUM./ANNO FASCICOLO<br />
_____<br />
MM II INN OO RR EE/ // NN UU CC L EE OO 1) GENERE 1. m<br />
2. f<br />
2) ANNO DI NASCITA __________<br />
3) LUOGO DI NASCITA __________<br />
4) NAZIONALITÀ 1. italiana<br />
2. straniera<br />
5) Se naz. straniera, quale? __________<br />
5.1) Anno <strong>di</strong> arrivo in Italia __________<br />
5.2) Modalità ingresso in Italia 1. insieme alla famiglia<br />
2. da solo/a<br />
3. con altri<br />
5.3) Se ≠ da 1, a chi si è appoggiato<br />
all’arrivo in Italia?<br />
1. padre<br />
2. madre<br />
3. fratelli<br />
4. parenti/amici<br />
5. conoscenti<br />
5.4) Prima <strong>di</strong> apertura fascicolo,<br />
collocamento extrafamiliare?<br />
1. sì<br />
2. no<br />
5.5) Se sì, per quanto tempo? __________<br />
5.6) Presenza Tutore? 1. sì<br />
2. no<br />
5.7) Ha già ricevuto un Provv. <strong>di</strong><br />
rimpatrio assistito?<br />
1. sì<br />
2. no<br />
5.8) Se sì, eseguito? 1. sì<br />
2. no<br />
6) RAPPORTO FILIAZIONE 1. figlio naturale<br />
2. figlio adottivo<br />
7) AMBITO RESIDENZA<br />
ALL’APERTURA FASCICOLO<br />
1. con uno o entr. i gen.<br />
2. famiglia affidataria<br />
3. Comunità<br />
4. C.P.A.<br />
5. S.F.D.<br />
6. irreperibile<br />
7. altro __________<br />
309
7.1) M.S.N.A. 1. sì<br />
2. no<br />
8) LUOGO RESIDENZA MINORE _______________<br />
9) LUOGO DOMICILIO MINORE _______________<br />
10) SCOLARITÀ 1. elementare<br />
2. me<strong>di</strong>a inf.<br />
3. professionale<br />
4. me<strong>di</strong>a sup.<br />
5. altro __________<br />
10.1) EVENTUALI BOCCIATURE? 1. sì<br />
2. no<br />
10.2) Se sì (anche per ogni grado<br />
1. elementare<br />
2. me<strong>di</strong>a inf.<br />
3. professionale<br />
4. me<strong>di</strong>a sup.<br />
11) OCCUPAZIONE 1. studente<br />
2. in tirocinio/b. lav.<br />
3. lavoratore<br />
4. <strong>di</strong>soccupato<br />
5. altro __________<br />
12) COMPOSIZIONE 1. presenza entr. i gen.<br />
NUCLEO FAMILIARE<br />
ALL’APERTURA FASCICOLO<br />
2. con madre sola<br />
3. con padre solo<br />
4. con madre e nuovo p.<br />
5. con padre e nuova p.<br />
6. altro __________<br />
12.1) Relazioni con il gen. non conv. (esclusa per n. 1)<br />
È vivente?<br />
1. sì<br />
2. no<br />
2. s’ignora<br />
12.2) Se sì, in quale stato sono<br />
1. mai avuti<br />
2. non lo vede da anni<br />
3. spora<strong>di</strong>ci<br />
4. frequenti<br />
5. regolamentati<br />
12.3) Nucleo familiare attuale con fratelli/sorelle naturali<br />
12.4) Nucleo familiare attuale con fratelli/sorelle acquisiti<br />
12.5) Num. fratelli/sorelle naturali ___________<br />
12.6) Birth order (fratria compreso minore) _____<br />
310
PP AA DD RR EE 13) ANNO DI NASCITA PADRE __________<br />
14) LUOGO NASCITA PADRE __________<br />
15) NAZIONALITÀ 1. italiana<br />
2. straniera<br />
15.1) Se straniera, quale? __________<br />
16) SITUAZIONE LAVORATIVA 1. <strong>di</strong>pendente<br />
DEL PADRE<br />
2. libero professionista<br />
3. saltuario<br />
4. <strong>di</strong>soccupato<br />
5. altro __________<br />
17) Occupazione del Padre 1. operaio<br />
2. artigiano<br />
3. impiegato<br />
4. attività in proprio<br />
5. <strong>di</strong>rigente<br />
6. impren<strong>di</strong>tore<br />
7. militare/ff. oo.<br />
8. altro __________<br />
18) NOTIZIE PROBLEMATICHE 1. per salute psichica<br />
RELATIVE A PADRE<br />
2. per gravi motivi salute<br />
(anche compresenti)<br />
3. per droghe<br />
4. per alcol<br />
5. per gioco d’azzardo<br />
6. per detenzione<br />
7. per precedenti penali<br />
8. altro __________<br />
18.1) Tipologia eventuali P.I.C. 1. in (o già in) Giustizia<br />
del padre<br />
(anche compresenti)<br />
2. in (o già in) SERT<br />
3. in (o già in) CSM<br />
4. in (o già in) Servizi E.L.<br />
5. altro __________<br />
311
MM AA DD RR EE 19) ANNO DI NASCITA MADRE _______________<br />
20) LUOGO NASCITA MADRE _______________<br />
21) NAZIONALITÀ 1. italiana<br />
2. straniera<br />
21.1) Se straniera, quale? _______________<br />
22) SITUAZIONE LAVORATIVA 1. casalinga<br />
DELLA MADRE<br />
2. <strong>di</strong>pendente<br />
3. libero professionista<br />
4. saltuaria<br />
5. <strong>di</strong>soccupata<br />
6. altro __________<br />
23) Occupazione <strong>della</strong> Madre 1. operaia<br />
2. artigiana<br />
3. impiegata<br />
4. attività in proprio<br />
5. <strong>di</strong>rigente<br />
6. impren<strong>di</strong>trice<br />
7. militare/ff. oo.<br />
8. altro __________<br />
24) NOTIZIE PROBLEMATICHE 1. per salute psichica<br />
RELATIVE A MADRE<br />
2. per gravi motivi salute<br />
(anche compresenti)<br />
3. per droghe<br />
4. per alcol<br />
5. per gioco d’azzardo<br />
6. per detenzione<br />
7. per precedenti penali<br />
8. altro __________<br />
24.1) Tipologia eventuali P.I.C. 1. in (o già in) Giustizia<br />
<strong>della</strong> madre<br />
(anche compresenti)<br />
2. in (o già in) SERT<br />
3. in (o già in) CSM<br />
4. in (o già in) Servizi E.L.<br />
5. altro __________<br />
V71 25) PRESENZA DI RAPPORTI 1. no, xché defunti<br />
CON I NONNI<br />
2. no, xché in altro paese<br />
3. no, xché molto <strong>di</strong>stanti<br />
4. no, xché in conflitto con gen.<br />
5. sì, saltuari<br />
6. sì, regolari<br />
7. sì, perché conviventi<br />
312
GG EE NN II ITT OO RR II I AA FF FF II IDD AA TT AA RR II I<br />
(Attenzione: se al 12 la composizione è la 4 o la 5 valide per Nuovi Partners Conv.)<br />
26) ANNO NASCITA PADRE AFF./NUOVO PARTNER<br />
27) LUOGO NASCITA PADRE AFF./NUOVO PARTNER<br />
28) SITUAZIONE LAVORATIVA 1. <strong>di</strong>pendente<br />
DEL PADRE AFF./N.P.<br />
2. libero professionista<br />
3. saltuario<br />
4. <strong>di</strong>soccupato<br />
5. altro __________<br />
28.1) Occupazione del Padre Aff. 1. operaio<br />
/Nuovo Partner<br />
2. artigiano<br />
3. impiegato<br />
4. attività in proprio<br />
5. <strong>di</strong>rigente<br />
6. impren<strong>di</strong>tore<br />
7. militare/ff. oo.<br />
8. altro __________<br />
29) ANNO NASCITA MADRE AFF./NUOVA PARTNER __________<br />
30) LUOGO NASCITA MADRE AFF./NUOVA PARTNER __________<br />
31) SITUAZIONE LAVORATIVA 1. casalinga<br />
DELLA MADRE AFF./N. P.<br />
31.1) Occupazione <strong>della</strong> Madre Aff. 1. operaia<br />
/Nuova Partner<br />
2. <strong>di</strong>pendente<br />
3. libero professionista<br />
4. saltuaria<br />
5. <strong>di</strong>soccupata<br />
6. altro __________<br />
2. artigiana<br />
3. impiegata<br />
4. attività in proprio<br />
5. <strong>di</strong>rigente<br />
6. impren<strong>di</strong>trice<br />
7. militare/ff. oo.<br />
8. altro __________<br />
313
32) MINORE VITTIMA DI: violenza assistita<br />
abuso sessuale in famiglia<br />
maltrattamento in famiglia<br />
abuso sessuale fuori famiglia<br />
violenza sessuale<br />
pedopornografia<br />
tratta/prostituzione<br />
bullismo reiterato<br />
violenze fisiche gravi tra coetanei<br />
violenze psicologiche da coetanei<br />
rapine/estorsioni<br />
cyberbulling<br />
ven<strong>di</strong>ta propria immagine<br />
altro ____________________<br />
32bis) CONDIZIONI DI VITA DEL/DELLA MINORE:<br />
a. Problemi <strong>di</strong> salute in famiglia (fisica/psichica)<br />
b. Problemi <strong>di</strong> salute del minore (fisica/psichica)<br />
c. Illegalità o devianza in famiglia<br />
d. Abbandono da parte dei genitori<br />
e. Abbandono/<strong>di</strong>stacco significativo gen. necessità percorso migratorio<br />
f. Conflitti culturali (es. adolescenti <strong>di</strong> II generazione)<br />
g. Deprivazione economica<br />
h. Conflitti in famiglia (anche con nuovi compagni dei genitori)<br />
i. Lutto familiare importante<br />
j. Affidamento o adozione falliti<br />
k. Istituzionalizzazione precoce<br />
l. Violenza nel rapporto con il proprio partner<br />
m. Sessualità irregolare (molto)<br />
n. Coercizione fisica<br />
o. Traumi (es. incidenti gravi)<br />
p. Swing (frequenti trasferimenti tra città, fam. e affidati, sit. abit. <strong>di</strong>verse)<br />
q. Genitori non in grado <strong>di</strong> intervenire<br />
r. Straniero/a senza genitori in Italia<br />
s. Altro __________________________________________________<br />
32 ter) NOTIZIE RICEVUTE DOPO IL DECRETO<br />
No<br />
Si, <strong>di</strong> miglioramento<br />
Si, <strong>di</strong> peggioramento<br />
Altro __________<br />
314
33) II ILL FF AA TT TT OO/ //I II FF AA TT TT II I<br />
In<strong>di</strong>cando per ognuno: Contro chi, Dove, Con chi<br />
CC OO NN TT RR OO CC HH II :: I:<br />
Famiglia Insegnanti Coetanei Altri adulti Autorità pubblica Proprietà privata<br />
Bene pubblico Se stessi<br />
DD OO VV EE: ::<br />
Casa/famiglia Scuola Collocamento extra familiare Spazi pubblici Spazi privati Altro<br />
CC OO NN CC HH II :: I:<br />
Da solo/a Fidanzato/a <strong>Gruppo</strong> dei pari Adulti non familiari<br />
Adulti familiari/parenti Altro<br />
1. Bullismo<br />
2. Atti vandalici<br />
3. Dipendenza da internet<br />
4. Pedopornografia<br />
5. Gioco d’azzardo<br />
6. Fughe da casa<br />
7. Fughe dal collocamento e.f.<br />
8. Prostituzione<br />
9. Uso sost. stupefacenti illegali<br />
10. Uso <strong>di</strong> alcol<br />
11. Autolesionismo<br />
12. Rissa<br />
13. Violenza verso i familiari<br />
14. Furto<br />
15. Stupro<br />
16. Taccheggio<br />
17. Abbandono scolastico<br />
18. Violazione regole scolastiche<br />
19. Violazione regole familiari<br />
20. Cyberbulling<br />
21. Ven<strong>di</strong>ta propria immagine<br />
22. Comportamenti violenti fisicamente<br />
vs. persone/animali<br />
23. Rapine, estorsioni e ricettazione<br />
24. Spaccio<br />
25. Molestie o viol. sessuale<br />
26. Trasgressioni del co<strong>di</strong>ce <strong>della</strong> strada<br />
27. Comportamenti sessuali promiscui e<br />
a rischio<br />
28. Ritiro sociale<br />
29. Tentato suici<strong>di</strong>o<br />
30. Prossimità con ambienti devianti<br />
31. Comportamenti <strong>di</strong> rilievo penale (non<br />
specificati)<br />
32. Non ha un progetto per il proprio<br />
futuro<br />
33. Ha un carattere ribelle e oppositivo<br />
34. Altro ____________________<br />
315
RR II ICC HH II IEE SS TT EE PP RR OO CC UU RR AA<br />
34.1) Affidamento ai servizi<br />
34.2) Collocamento in comunità<br />
34.3) Valutazione <strong>della</strong> situazione<br />
34.4) Supporto psicologico<br />
34.5) Nomina Curatore/Tutore<br />
34.6) Altro _________________________<br />
PP RR OO CC EE DD II IMM EE NN TT II I AA PP EE RR TT II I<br />
35) APERTURA CIVILE<br />
35.1) Numero Fascicolo<br />
36) APERTURA PENALE<br />
36.1) Numero Fascicolo<br />
36.2) Età del minore all’apertura 1. infraquattor<strong>di</strong>cenne<br />
2. ultraquattor<strong>di</strong>cenne<br />
36.3) Reati (in<strong>di</strong>ca n. progr. elenco) I<br />
II<br />
III<br />
IV<br />
V<br />
36.4) È stato nominato un tutore? 1. sì<br />
2. no<br />
36.5) In corso 1. sì<br />
2. no<br />
36.6) Se no, concluso con esito 1. irrilevanza del fatto<br />
2. perdono giu<strong>di</strong>ziale<br />
3. assoluzione<br />
4. condanna<br />
5. archiviato<br />
TT EE MM PP II I 37) Situazione già nota ai 1. sì<br />
Servizi<br />
2. no<br />
37.1) Se sì, da quando (data) __________<br />
38) Data arrivo notizia in Procura __________<br />
39) Data apertura Fascicolo TM __________<br />
40) Data prima convocazione __________<br />
41) Data I° Decreto provvisorio __________<br />
316
DD II ISS PP OO SS II ITT II IVV II I DD EE CC RR EE TT OO PP RR OO VV VV II ISS OO RR II IOO<br />
41.1) Affidamento ai servizi<br />
41.2) Collocamento in comunità<br />
41.3) Valutazione <strong>della</strong> situazione<br />
41.4) Supporto psicologico<br />
41.5) Nomina Curatore/Tutore<br />
41.6) Altro ____________________<br />
42) Data Decreto definitivo _____<br />
DD II ISS PP OO SS II ITT II IVV II I DD EE CC RR EE TT OO DD EE FF II INN II ITT II IVV OO<br />
42.1) Affidamento ai servizi<br />
42.2) Collocamento in comunità<br />
42.3) Valutazione <strong>della</strong> situazione<br />
42.4) Supporto psicologico<br />
42.5) Nomina Curatore/Tutore<br />
42.6) Altro ____________________<br />
CC HH II I AA VV EE VV AA SS EE GG NN AA L AA TT OO<br />
43.1) Servizi EE. LL.<br />
43.2) Servizi D.G.M.<br />
43.3) FF.OO.<br />
43.4) Scuola (ins./aut. scolastiche)<br />
43.5) Autorità sanitarie<br />
43.6) Familiari/parenti<br />
43.7) Altro ____________________<br />
PP RR EE SS EE II INN CC AA RR II ICC OO<br />
44) Tipologia eventuali P.I.C. 1. in (o già in) carico SERT<br />
del minore<br />
2. in (o già in) carico CSM<br />
(anche compresenti) 3. in (o già in) carico E.L.<br />
4. altro __________<br />
FF OO NN TT II I DD OO CC UU MM EE NN TT AA L II I PP RR EE SS EE NN TT II I NN EE L FF AA SS CC II ICC OO L OO<br />
45.1) Relazioni Servizi EE.LL.<br />
45.2) Relazioni Servizi D.G.M.<br />
45.3) Relazioni Comunità <strong>di</strong> ins.<br />
45.4) Verbali/Rapporti FF.OO.<br />
45.5) Referti/Certificati sanitari<br />
45.6) Referti/Certificati specialistici<br />
45.7) Comunicazioni Aut. Scolast.<br />
45.8) Memorie/Procure Legali<br />
45.9) Verbali U<strong>di</strong>enze T.M.<br />
45.10) Comunicazioni T.M.<br />
45.11) S.I.M. (strisciata)<br />
45.12) Lettere/doc. autografi minore<br />
45.13) Lettere/doc. autografi altri<br />
45.14) Altro _________________________<br />
317
I partecipanti ai focus group<br />
Comitati <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento tecnico provinciale su infanzia e adolescenza<br />
Nome e cognome Ente<br />
Alberto Calciolari<br />
Regione Emilia-Romagna<br />
Anna Maria Canovi Provincia <strong>di</strong> Parma<br />
Clau<strong>di</strong>a Ceccarelli Provincia <strong>di</strong> Bologna<br />
Elisabetta Ghesini Provincia <strong>di</strong> Ferrara<br />
Marilena Mazzoni Provincia <strong>di</strong> Forlì-Cesena<br />
Andea Pinna<br />
Comune <strong>di</strong> Ferrara<br />
Laura Pulvirenti<br />
AUSL Rimini<br />
Michela Razza<br />
Serv. Sociale Minori Distretto Ponente<br />
Daniela Scrittore<br />
Comune <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />
Operatori dei servizi – Area vasta Centro<br />
Nome e cognome Ente<br />
Laura Alesi<br />
ASP IRIDES – assistente sociale<br />
Giovanni Amo<strong>di</strong>o<br />
Comune <strong>di</strong> Bologna Quartiere S. Vitale<br />
Giulio Baral<strong>di</strong><br />
CSAPSA<br />
Giordano Barioni<br />
Coord. comunità educativa Don Calabria – Ferrara<br />
Laura Lepore<br />
Antropologa, Comune <strong>di</strong> Ferrara<br />
Stefano Martinelli ASP Circondario Imolese<br />
Operatori dei servizi – Area vasta Nord<br />
Nome e cognome Ente<br />
Barbara Bussoli<br />
Distretto <strong>di</strong> Scan<strong>di</strong>ano<br />
Romina Casadei<br />
Coop Soc Arkè <strong>di</strong> Cesena Resp. <strong>di</strong> Comunità<br />
Monica Dal Pos<br />
Città Educativa - Comune <strong>di</strong> RE<br />
Marina Frigieri<br />
Distretto <strong>di</strong> Sassuolo – Coor<strong>di</strong>natrice Ufficio Minori<br />
Fiorello Ghiretti<br />
Spazio Giovani AUSL Reggio Emilia<br />
Boze Klapez<br />
Coor<strong>di</strong>namento Area Minori Ceis <strong>di</strong> Modena<br />
None Marzi<br />
ASL Modena – responsabile Servizio psic.<br />
318
Operatori dei servizi – Area vasta Romagna<br />
Nome e cognome Ente<br />
Clau<strong>di</strong>a Mosciatti<br />
Ass. sociale AUSL Ravenna<br />
Flavia Neri<br />
AUSL Reggio Emilia<br />
Clau<strong>di</strong>a Ravaioli<br />
Ass. sociale AUSL Ravenna<br />
Gabriella Schirosi Distretto <strong>di</strong> Scan<strong>di</strong>ano<br />
Roberto Vignali<br />
Fondazione “San Giuseppe” Coord. 3 comunità per<br />
minori<br />
Operatori degli Uffici Minori delle Questure<br />
Nome e cognome Ente<br />
Antonia Battista<br />
Ufficio Minori Questura <strong>di</strong> Bologna<br />
Rosaria Tocci<br />
Silvia Gentilini<br />
Ufficio Minori Questura <strong>di</strong> Forlì-Cesena<br />
Anna Chiara Turci<br />
Lucia Mantuano<br />
Ufficio Minori Questura <strong>di</strong> Rimini<br />
Carmela Patrizia Riolo Ufficio Minori Questura <strong>di</strong> Ravenna<br />
Francesco Vasari<br />
Ufficio Minori Questura <strong>di</strong> Piacenza<br />
Fausto Gaudenzi<br />
Magistrati <strong>della</strong> Procura e del Tribunale per i Minorenni<br />
Nome e cognome Ente<br />
Gabriella Amelotti Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Elena Buccoliero<br />
Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Salvatore Busciolano Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Alberto Cortesi<br />
Già giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni<br />
Bologna<br />
Luca Degiorgis<br />
Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Anna Filocamo<br />
Magistrato Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Luigi Martello<br />
Magistrato Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Francesco Morcavallo Magistrato Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Domenico Neto<br />
Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Ugo Pastore<br />
Procuratore Minorile Bologna<br />
Francesca Salvatore Magistrato Tribunale per i minorenni Bologna<br />
Daniele Stumpo<br />
Giu<strong>di</strong>ce onorario Tribunale per i minorenni Bologna<br />
319
Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> settembre 2010<br />
presso il Centro Stampa <strong>della</strong> Regione Emilia-Romagna<br />
320