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Da Londra a Istanbul: un sogno lungo 3400 km.

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In questo numero:<br />

16 PAGINE!!<br />

TANTA ROBA!!<br />

Pol. La Bulletta - Castelnuovo Berardenga -Siena - www.bullettabike.it - marcopanti55@gmail.com - 2° numero del 2014 - XVI/XI/MMXIV<br />

La Grande avventura di Milko e Mario alla Transcontinental Race<br />

<strong>Da</strong> <strong>Londra</strong> a <strong>Istanbul</strong>: <strong>un</strong> <strong>sogno</strong> l<strong>un</strong>go <strong>3400</strong> <strong>km</strong>.<br />

Sabato 9 agosto. London. P<strong>un</strong>tuale la partenza da Westminster<br />

Bridge, all’ombra della celebre torre del Big Ben. Insieme<br />

al mio compagno di avventura Mario Zangrando abbiamo<br />

ritirato la pettorina della corsa e la tessera dei passaggi. La<br />

prima giornata si è conclusa con l’attraversamento della Manica<br />

e con poco più di 200 chilometri percorsi prima della sosta in<br />

terra francese. Abbiamo viaggiato insieme ma ad <strong>un</strong>a certa distanza<br />

perché, da regolamento, ness<strong>un</strong> ciclista può succhiare la<br />

ruota ad <strong>un</strong> altro.<br />

Martedì 12 agosto. Sono stati due giorni intensi e “<strong>un</strong> po’<br />

complicati” fra pioggia, vento e il traffico di Parigi.<br />

Tuttavia, la prima sosta nella Ville Lumiere è<br />

stata rispettata e il certificato regolarmente<br />

ritirato. Ci siamo fermati a dormire<br />

alle 23.30 nel cuore della Francia e<br />

solo la grande passione dei nostri<br />

cugini d’Oltralpe per il ciclismo<br />

e per i ciclisti ci ha fatto trovare<br />

da mangiare e dormire, a<br />

quell’ora.<br />

Venerdì 15 agosto E siamo a<br />

1600 chilometri percorsi; il<br />

viaggio è gi<strong>un</strong>to a metà. Ci<br />

siamo lasciati alle spalle la<br />

Svizzera e il Liechtenstein,<br />

attraversato il passo dell’Alberg,<br />

durissimo per il freddo<br />

incontrato in discesa. Poi<br />

il passo di Resia e la sosta a<br />

Trafoi, quasi a metà salita dello<br />

Stelvio. L’indomani abbiamo ottenuto<br />

l’agognato timbro al secondo<br />

controllo, posto proprio lassù in cima<br />

“dove tutto sembrava fuorché estate”. La<br />

nostra corsa poi è ripartita giù a capofitto<br />

(con il termometro che è arrivato anche a zero gradi)<br />

per la Val Venosta fino a Merano, poi Bolzano, Trento,<br />

la Valsugana, Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto.<br />

L<strong>un</strong>edì 18 agosto. La fatica si fa sentire dopo 9 giorni pieni di<br />

pedalate. Nei giorni scorsi avevamo attraversato la pianura fino<br />

Trieste con vento contro per tutta la mattina. Arrivati in città <strong>un</strong><br />

nubifragio e 20 cm. d’acqua sull’asfalto. Siamo com<strong>un</strong>que saliti<br />

fino alla frontiera slovena che abbiamo percorso per 20 <strong>km</strong> per<br />

entrare in Croazia, poco oltre Rijeka (la nostra vecchia Fiume).<br />

Poi, ripartiti come sempre alle sei, siamo anche dovuti scendere<br />

per superare <strong>un</strong>a curva sulla strada costiera croata, perché il<br />

vento ci stava volando in terra o peggio sul fondo della scogliera<br />

a strapiombo sul mare. <strong>Da</strong> Karlobag, per fort<strong>un</strong>a, molto meglio,<br />

con il panorama di <strong>un</strong>a costa bellissima con insenature e mare<br />

meravigliosi. Nel finale di giornata anche <strong>un</strong> tratto nell’interno,.<br />

Qui sono ancora visibili i segni della guerra degli anni ’90, con<br />

ancora indicazioni di campo minato a bordo strada. Fine tappa<br />

a Sibenik, in <strong>Da</strong>lmazia, a 80 <strong>km</strong> da Spalato. Oggi Dubrovnik.<br />

Martedì 19 agosto. Siamo arrivati a Scutari, Albania. Eravamo<br />

partiti alle 6.00 dal Dubrovnik, bellissima città con la parte nuova<br />

e moderna da <strong>un</strong>a parte e quella veneziana dall’altra. Abbiamo<br />

attraversato l’interno e varcata la frontiera montenegrina.<br />

E se il paesaggio che incontravamo era simile,<br />

la gente appariva subito più indisciplinata<br />

sulle strade, con <strong>un</strong> traffico intenso. <strong>Da</strong>vvero<br />

spettacolare il fiordo di Kotor. <strong>Da</strong><br />

lì siamo saliti al monte lovcen (1749<br />

m.). A quel p<strong>un</strong>to giù a capofitto a<br />

Podgorica. Sulle strade tante auto<br />

degli anni ’70 e ’80. Poi l’arrivo<br />

a Scutari, <strong>un</strong>a città viva, ma<br />

com<strong>un</strong>que degradata. Ci sistemiamo<br />

in <strong>un</strong> albergo a 4<br />

stelle conciato davvero male.<br />

<strong>Da</strong> noi sarebbe chiuso! Il<br />

viaggio continua e abbiamo<br />

sulle gambe già 2400 chilometri<br />

percorsi.<br />

Ci siamo, quasi. Ancora <strong>un</strong><br />

ultimo sforzo e saremo alla<br />

città della Sublime Porta. Dopo<br />

due giorni di pedalate in terra di<br />

Grecia, culla della civiltà, le ruote<br />

sono finalmente entrate in Turchia. E<br />

ora l’aria della città dai tre nomi, Costantinopoli,<br />

Bisanzio e <strong>Istanbul</strong> si sente<br />

sempre più vicina. Dopo aver lasciato Scutari<br />

ci siamo diretti verso Tirana, passando per <strong>un</strong><br />

pezzo di autostrada non consentito alle bici ma utilizzato<br />

ugualmente dietro consiglio della stessa polizia che ne piantonava<br />

l’ingresso! L’Albania è l’Albania. Lì il caos: camion, distributori,<br />

gommisti e autolavaggi più o meno inventati, tutto per l’auto<br />

insomma. Per fort<strong>un</strong>a in ogni caso tutti si sono sempre dimostrati<br />

gentili, anche sulle strade, dove guidano <strong>un</strong> po’ da pazzi ma<br />

hanno <strong>un</strong> gran rispetto per le bici e tutti ci aiutano a trovare la via<br />

giusta. Dopo Elbasan infiliamo <strong>un</strong>a valle, a fianco di <strong>un</strong> fiume,<br />

che ci introduce in <strong>un</strong>a pianura interamente coltivata, dove il<br />

caos delle città è <strong>un</strong> ricordo lontano. Ancora autolavaggi, però!<br />

Qui si sale a 900 mt e poi si scende al lago di Pogradec. Ancora


in salita e, finalmente, scendiamo in <strong>un</strong>’altra valle intensamente<br />

dedicata all’agricoltura dove, ormai è quasi buio, si vedono intere<br />

famiglie tornare a casa dai campi su <strong>un</strong> calesse tirato da <strong>un</strong><br />

somaro. Troviamo da dormire a Lib.<br />

Mercoledì 20. L’Albania è ormai alle spalle, e anche gli abitanti<br />

che com<strong>un</strong>que sono sempre stati gentili e disponibili mentre i<br />

bambini hanno sempre saluto festanti il passaggio. Si entra in<br />

Grecia. Il paesaggio cambia di colpo. Boschi e non più monti<br />

aridi e brulli. Si sale ai 1500 metri di Pisoderi, <strong>un</strong>a stazione sciistica.<br />

Poi, giù nella valle di Florina dove il caldo comincia a farsi<br />

sentire. Ancora su a 1000 metri e poi di nuovo giù. Ora è il vento<br />

contro il problema. Si arriva a Salonicco. Per trovare da dormire<br />

dobbiamo cercare in quattro paesi consecutivi. È buio da <strong>un</strong> po’<br />

quando ci fermiamo a Nea Apollonia. Sarebbero le 22, ma con il<br />

fuso orario della Grecia sono le 23, riposeremo <strong>un</strong>’ora di meno.<br />

I pedali cominciano a scricchiolare, le ginocchia anche, ma abbiamo<br />

fiutato la meta.<br />

Giovedi 21. Si parte che il sole è ancora a letto e si arriva alla<br />

costa con il vento di nuovo ostile. Pedaliamo mettendo a fatica<br />

la strada dietro di noi, la costa non appare bellissima, poi a<br />

poco a poco si trasforma da arenile trascurato a piccole calette<br />

incastonate tra gli scogli. Raggi<strong>un</strong>giamo Kavala, ci sembra molto<br />

carina, ha <strong>un</strong> bel centro e <strong>un</strong> acquedotto che sembra di epoca<br />

romana. Dopo pranzo il vento cambia <strong>un</strong> po’ e si calma, la strada<br />

ora scorre sotto le ruote e superata Komotini, voliamo verso<br />

Alexandropoli. Solo <strong>un</strong>a foratura ci fa arrivare alle 21. Mancano<br />

330 chilometri. La meta è sempre più vicina. La Sublime Porta si<br />

sta cominciando ad aprire.<br />

Venerdi 22. È deciso. Pedaliamo fino alla fine, che tanto abbiamo<br />

le luci, si va a oltranza. <strong>Da</strong> Alexandropoli ci dirigiamo verso il<br />

confine turco, a <strong>un</strong> quarantina di <strong>km</strong>. Scopriamo che tutti i militari<br />

che avevamo visto in città al mattino erano diretti proprio lì, alla<br />

frontiera, la più piantonata e controllata che abbiamo mai visto.<br />

Ci vuole <strong>un</strong> po’ per passare, tiro fuori il passaporto tre volte, poi<br />

entriamo in Turchia. Niente più frontiere tra noi e la meta, solo<br />

strada. Questa poi ha 4 corsie, più quella di emergenza, e lì almeno<br />

si pedala in sicurezza, ma è terribilmente monotona e faticosa.<br />

Una serie di gobbe diritte e l<strong>un</strong>ghe, <strong>un</strong> saliscendi infinito senza la<br />

minima traccia di alberi o qual<strong>un</strong>que altra cosa che possa fare ombra.<br />

Intorno, solo campagna. 90/100 <strong>km</strong> di agonia, poi finalmente<br />

sì arriva a Tekirdag, sul mare, e l’animo si riprende. Bella città.<br />

Mangiamo su <strong>un</strong>a terrazza affacciata sul porto quel che decidono<br />

i camerieri, non c’è verso di capirci niente con questa lingua. Poi,<br />

si riparte, sempre su stradoni a 4 corsie, dove tutti suonano il clacson<br />

quando passano. Nel caldo torrido del pomeriggio si vedono<br />

i cartelli stradali che danno <strong>Istanbul</strong> a 100 <strong>km</strong>, poi 90, 80 e giù<br />

giù fino a meno 30 alla meta. Dobbiamo però deviare verso nord,<br />

il regolamento dice di non entrare in città da quella parte che è<br />

pericoloso per il traffico. In effetti, abbiamo superato <strong>un</strong> pezzo di 4<br />

corsie senza neanche <strong>un</strong> lembo di banchina e che ci ha fatto stare<br />

in tensione massima per <strong>un</strong>’ora. <strong>Da</strong> lì iniziamo <strong>un</strong> giro estenuante<br />

intorno alla città, e siamo ritornati a 80 <strong>km</strong> dall’arrivo. Si fa buio,<br />

ancora saliscendi, i soliti stradoni trafficatissimi che sanno di città<br />

e poi stradine dove non si vede <strong>un</strong>a luce, con cani randagi a volte<br />

aggressivi, per fuggire ad <strong>un</strong>o volo anche in terra. Sa troppo di beffa<br />

sapere alle sei e mezzo di pomeriggio di essere a poche decine<br />

di chilometri dalla meta sognata per tanto tempo e trovarsi ancora<br />

a pedalare alle dieci, le <strong>un</strong>dici di sera.<br />

D<strong>un</strong>que, ancora su e giù così per altre ore, col morale sempre<br />

più basso. Poi si rientra in città, <strong>un</strong>a svolta e acqua, sulla nostra<br />

sinistra. È il Bosforo! Il Fatih Sultan Memeth, il ponte che collega<br />

l’Europa all’Asia, tutto illuminato da luci colorate ci riempie di<br />

gioia e ci risolleva lo spirito. Ora è certo, la metà è poche pedalate<br />

più avanti. Ci sentiamo chiamare dalla terrazza di <strong>un</strong> caffè.<br />

È Mike, il “padre” della gara, l’arrivo è qui. Sono le due. È notte.<br />

È caldo. È <strong>Istanbul</strong>!<br />

2


Sabato 28 Giugno 2014<br />

Seconda tappa del Brevetto<br />

del Ciclomangiatore.<br />

Nuovo il giro, nuovo il<br />

lago, nuovo il ristorante,<br />

ma stesso “prezzo politico”<br />

del pranzo. Chi sperava che la curiosità<br />

della nuova location potesse invogliare<br />

molti più bullettai a venire è rimasto <strong>un</strong><br />

po’ deluso. Le due ultime Ciclomangiate,<br />

infatti, hanno avuto entrambe gli stessi<br />

numeri, in verità non altissimi. Anche stavolta<br />

<strong>un</strong>a dozzina i bullettai in bicicletta<br />

e altrettanti accompagnatori che si sono<br />

<strong>un</strong>iti ai pedalatori per il pranzo.<br />

Finiti gli anni di Bolsena e Giggetto è toccato<br />

al Lago Trasimeno accogliere gli affamati<br />

bullettai, che, dopo la meritata doccia<br />

messa a disposizione (con grande gentilezza<br />

e ospitalità) dal vicino campeggio,<br />

si sono recati alla Pigra Tinca, <strong>un</strong> nome<br />

simpatico per <strong>un</strong> bel ristorante in riva al<br />

lago, molto luminoso e accogliente, dove<br />

abbiamo mangiato davvero bene.<br />

Visto il chilometraggio non altissimo, circa<br />

70 <strong>km</strong>, alc<strong>un</strong>i (Laura, Ottino, Ossi) hanno<br />

deciso per il rianda pomeridiano, altri hanno<br />

approfittato per testare la gamba per la<br />

Gran Fondo del giorno dopo, altri hanno<br />

deciso che poteva anche bastare.<br />

Unica nota stonata: appena lasciate le<br />

province di Siena e Arezzo e entrati nella<br />

verde Umbria, le strade diventano di<br />

colpo quasi impraticabili per le biciclette.<br />

Fondo stradale in condizioni veramente<br />

inaccettabili, che ha costretto i ciclisti<br />

ad <strong>un</strong>a guida estremamente prudente per<br />

evitare le profonde buche sul selciato.<br />

Una prudenza che non è servita a Marco<br />

Di Tardo ad evitare <strong>un</strong>a rovinosa caduta,<br />

causa <strong>un</strong>a voragine non vista, che lo ha<br />

letteralmente sbalzato di sella, provocandogli<br />

abrasioni su varie parte del corpo.<br />

Una vera vergogna per la Provincia di Perugia<br />

e gli enti locali preposti alla manutenzione.<br />

Non ci sono i soldi, ma quelli<br />

mancano dappertutto, anche laddove <strong>un</strong><br />

minimo di manutenzione viene com<strong>un</strong>que<br />

garantito. Quindi forse a mancare<br />

sono gli amministratori che non se ne curano…<br />

Concluso il Brevetto del Ciclomangiatore<br />

Alla Verna tutto nuovo!<br />

Sabato 2 Agosto 2014 – Anno di grandi novità per il Brevetto del<br />

Ciclomangiatore. Dopo Follonica e il mese successivo la new<br />

entry Trasimeno, si chiude il Brevetto con l’ascesa alla Verna, ma<br />

non con l’arrivo al solito ristorante di Chiusi, bensì fin dentro al<br />

Santuario, che significa altri tre chilometri di salita.<br />

Partenza alle 7,30 dal Bar del Palei, sotto <strong>un</strong>a nebbia degna delle<br />

peggiori giornate di novembre, ma temperatura com<strong>un</strong>que<br />

gradevole, (in realtà <strong>un</strong> gruppetto di due o tre è già partito da<br />

<strong>un</strong>’oretta buona). A Colonna del Grillo si <strong>un</strong>isce a noi Claudio<br />

“Girardoux”, mentre il Clan dei Randagi decide di partire da Capannole,<br />

venti <strong>km</strong>. più avanti.<br />

I più veloci fanno subito il vuoto alle loro spalle, tutti gli altri<br />

procedono molto più tranquillamente, come si conviene ad ogni<br />

Ciclomangiatore che si rispetti.<br />

A Rassina sosta di rito all’alimentari-fruttivendolo dopo il ponte<br />

sull’Arno, che ormai ci conosce bene e ci accoglie con amicizia,<br />

visto che con noi si è arricchito.<br />

Fatto il pieno si riparte per l’ascesa finale. Il L<strong>un</strong>go e il Bianco<br />

vanno in fuga solitaria, seguiti a pochi secondi da Panti e Girardoux,<br />

a loro volta seguiti a quattro minuti dal Nero e dalla<br />

Loredana.<br />

Al settimo tornante della Verna commovente omaggio con deposizione<br />

di fiori di Panti nel p<strong>un</strong>to esatto della caduta (causa<br />

crampi) del 2009 che costò al Direttore il brevetto alla Spirito<br />

Rando a 1,4 <strong>km</strong>. dall’arrivo.<br />

Ottime le docce nella Foresteria del Santuario e ottimo anche il<br />

bel ristorantino nei pressi. Finalmente si è potuto mangiare nella<br />

terrazza all’aperto, non certo “bollente” come la sala interna dei<br />

ristorante di Chiusi (bravo Ottino!).<br />

Ottimo il pranzo, con le giuste portate per permettere ai molti<br />

che avevano optato per l’anda e rianda <strong>un</strong> tranquillo viaggio di<br />

ritorno.<br />

Dieci o forse più quelli del rianda, quest’anno, complice <strong>un</strong>a<br />

giornata non eccessivamente calda, con i gruppi dell’andata ricomposti<br />

tal quali al ritorno, tolte le inevitabili defezioni.<br />

Che dire? Anche per quest’anno è andata, i numeri si sono <strong>un</strong><br />

po’ abbassati, è vero, forse era inevitabile in quest’anno dove la<br />

voglia di pedalare era davvero poca e l’entusiasmo di andare a<br />

divertirsi ancora minore. Questo ha portato ad <strong>un</strong> numero di brevettati<br />

più basso rispetto al passato, solo 7: Aldo, Gatto, Ottino,<br />

Panti, Sara, Tasso, Valenti (graditissimo il ritorno di quest’ultimo,<br />

che, nonostante viva ormai lontano da Castelnuovo, ha partecipato<br />

quest’anno a tutte le Ciclomangiate).<br />

App<strong>un</strong>tamento il prossimo anno a tutti i Ciclomangiatori della<br />

Bulletta ancora con tante novità.


Castiglion del Lago: Un signore al quale la<br />

bicicletta farebbe decisamente bene.<br />

Un singolare “dietro macchina”: a farsi tirare dalla<br />

Skioda nientemeno che Rinaldo Nocentini.<br />

Con <strong>un</strong> po’ di inventiva si riesce a conciliare il lavoro<br />

con l’allenamento.<br />

Luciano con i segni inequivocabili di <strong>un</strong>a “zuccata”<br />

per terra.<br />

Cartelli 1. Questo cartello non l’ha scritto <strong>un</strong><br />

amente dell’insalata.<br />

Cartelli 2. In questo locale hanno le idee molto<br />

chiare su cosa è commestibile e cosa non lo è...<br />

Per la serie: in testa non basta avere il casco, ma<br />

serve soprattutto il cervello.<br />

Remo a Scarlino ha dimenticato la maglietta: ecco<br />

cosa ha rimediato chiedendo in giro.<br />

Un curioso compagno al tavolo del pasta party<br />

di Piombino.<br />

Franco ha <strong>un</strong>’espressione singolare: cosa avrà voluto<br />

dire?<br />

Luca con la Gendarmeria di Stroncone.<br />

Questo ciclista ha voluto togliere ogni dubbio circa<br />

la provenienza del telaio.


5<br />

Domenica 29 Giugno 2014<br />

Il Cicloturismo Regionale Uisp, gi<strong>un</strong>to<br />

alla quinta tappa, è arrivato quest’oggi<br />

in Maremma, a Scarlino, per la Gran<br />

Fondo della Maremma nei bellissimi<br />

percorsi che si snodano tra le pianure a<br />

livello del mare e i monti che circondano<br />

il Golfo di Follonica.<br />

Al via <strong>un</strong> buon numero di bullettai:<br />

Remo, Marco, Stefano, Nando, Rosolino,<br />

Mauro, Claudio, Lillo, i due Gatti e<br />

la new entry Matteoli, salvo se altri in<br />

incognito, a dimostrazione che questo<br />

genere di manifestazioni, non agonistiche,<br />

senza stress, sono sempre più gradite<br />

alla gran massa dei ciclisti.<br />

I più “corsaioli” del branco (Burroni,<br />

Lillo, Mauro, Rosolino, Nando) partono<br />

col loro passo, e qualc<strong>un</strong>o inevitabilmente<br />

si stacca (Remo, Marco, Claudio),<br />

ma chissenefrega, tanto non ci<br />

corre dietro ness<strong>un</strong>o!!<br />

Nando e Remo intanto girano per il corto:<br />

il Bricco (recidivo, dopo le scarpe<br />

dell’anno scorso….) ha lasciato a casa<br />

la borsa con il cambio degli indumenti,<br />

e decide di finire presto e tornare velocemente<br />

a Castelnuovo. Gli altri vanno<br />

tutti per il medio. Marco e Claudio<br />

viaggiano di conserva, come gli altri<br />

davanti, che però pedalano moooolto<br />

più veloci. Una nota stonata: al primo<br />

controllo è segnalato anche <strong>un</strong> piccolo<br />

ristoro, per i concorrenti del corto, ma<br />

purtroppo al nostro passaggio hanno<br />

finito ormai tutto, non c’è più nemmeno<br />

l’acqua per riempire le borracce.<br />

Risultato: i nostri del corto non hanno<br />

usufruito di ness<strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di ristoro sul<br />

percorso.<br />

Nel poggetto di Gi<strong>un</strong>carico (il paese<br />

dove hanno inventato la briscola)<br />

ci attende la più attesa delle soste. Ci<br />

abbuffiamo con panzanella, pane e pomodoro,<br />

crostata e banane, andando<br />

sicuramente in “credito calorico”, ma<br />

sappiamo cosa ci attende di lì a poco e<br />

non vogliamo andare in crisi.<br />

Intanto il vento contrario che ci accompagna<br />

dalla partenza aumenta sempre<br />

più, le folate ci costringono a pedalare<br />

con immane fatica, ci spostano da <strong>un</strong>a<br />

parte all’altra della carreggiata, specialmente<br />

quelli di noi che hanno montato<br />

ruote a profilo alto. E poi arriva Tirli, la<br />

salita più temuta, sei chilometri interminabili<br />

costantemente tra i sette e il dieci<br />

per cento, che affrontiamo al nostro<br />

passo (vi lascio immaginare quale…)<br />

via via superati da gruppi di ciclisti invasati<br />

(anche <strong>un</strong> paio di Rosiani) ai quali<br />

ness<strong>un</strong>o aveva spiegato che si trattava<br />

di <strong>un</strong>a cicloturistica…<br />

In cima insieme a Claudio ci fermiamo<br />

parecchi minuti a riprendere fiato,<br />

sentiamo che l’acido lattico da qualche<br />

parte nelle gambe sta per trasformarsi<br />

in qualcosa di doloroso e decidiamo di<br />

prendercela ancora più comoda. Siamo<br />

in prossimità di P<strong>un</strong>tone quando riceviamo<br />

la telefonata del Ceccarelli che<br />

ci ann<strong>un</strong>cia che loro sono già arrivati a<br />

Scarlino. Ad occhio e croce hanno <strong>un</strong>a<br />

mezzoretta abbondante di vantaggio su<br />

di noi. Peggio per loro, dovranno aspettare,<br />

le chiavi della macchina le abbiamo<br />

noi!!<br />

Riusciamo anche ad andare a premi,<br />

classificandoci al quarto posto di squadra.<br />

Tutto sommato non è andata male.<br />

Bullettai a Roma per Siena 2019<br />

<strong>Da</strong> Piazza del Campo sono partiti in tanti, ma il viaggio<br />

vero, pedalando fino a Roma l’hanno fatto solo in cinque,<br />

tutti bullettai, tutti Randagi, tutti amanti dell’oscurità<br />

e della notte.<br />

Franco, Milko, Fabio, Luca e Furio i nostri ambasciatori<br />

per Siena Capitale 2019 che hanno accompagnato e<br />

preceduto gli oltre cinquecento senesi gi<strong>un</strong>ti nella capitale<br />

per ufficializzare la candidatura della nostra città,<br />

pedalando dalle 22 fino al mattino da Piazza del Campo<br />

al Colosseo, con frequenti soste nei paesi attraversati<br />

dove ad attenderli ed incoraggiarli c’erano i cittadini e<br />

le autorità.<br />

Ha vinto Matera, forse anche meritatamente, visto che<br />

sono stati più bravi di noi a dare visibilità alla città dei<br />

Sassi, ma da parte nostra resterà la certezza di aver fatto<br />

quanto in nostro potere per dare forza alla candidatura<br />

di Siena. E mentre la nostra città di tingeva di magenta,<br />

Roma si tingeva dell’azzurro delle maglie dei Bullettai.<br />

Peccato non avercela fatta.


6<br />

Mercoledì 24 Luglio – Anche quest’anno<br />

consueto app<strong>un</strong>tamento con la Cronometro<br />

Sociale, <strong>un</strong>a tappa importante<br />

nel calendario delle attività sociali della<br />

Bulletta, che richiama ogni anno tanti<br />

appassionati bullettai per cimentarsi in<br />

questa disciplina e confrontarsi con gli<br />

amici e compagni di squadra.<br />

Una Cronometro Sociale in tono più<br />

dimesso, quella di quest’anno, con <strong>un</strong>a<br />

partecipazione nettamente inferiore agli<br />

anni passati, così come accade anche in<br />

altre attività sociali, ma non solo, della<br />

nostra società. Diciassette i partecipanti<br />

in questa edizione, contro i trenta<br />

del 2013, ma non per questo meno<br />

agguerriti e decisi a darsi battaglia nei<br />

circa dieci chilometri del percorso Castelnuovo,<br />

bivio S. Gusmè e ritorno.<br />

Con Valentino ai nastri di partenza il<br />

primo posto era già ipotecato, ma la<br />

lotta per il podio appariva assai incerta,<br />

con tutti i migliori al via.<br />

Nebulosa invece la lotta per le posizioni<br />

di coda, vista l’assenza degli ultimi<br />

“storici”, come Ottone, Marcone, Fanfa,<br />

Valeria e il Gatto, quest’ultimo Giudice<br />

Unico dell’evento, coadiuvato dalla<br />

Gatta e dalla Lilla, che compensava<br />

egregiamente l’assenza ingiustificata<br />

del fratello Lillo.<br />

Miglior tempo, manco a dirlo, della<br />

“Locomotiva di Iesa” in 13:03, che per<br />

10 <strong>km</strong> vuol dire 45 di media, seguito<br />

dal Ciolo e Ossi, tutti con medie altissime.<br />

Calo di partecipanti alla Crono Sociale - Nel podio i soliti noti<br />

Ancora la Locomotiva di Iesa<br />

Stranamente i soli a migliorare i tempi<br />

del 2013 sono stati Valentino (di ben 36<br />

secondi, battendo anche il record di Luchino<br />

dell’anno scorso) e il Magi, che,<br />

con <strong>un</strong> fantastico exploit, migliorava di<br />

ben 1 minuto e 25 secondi il tempo, in<br />

verità altino, del 2013. Ultimo classificato<br />

il graditissimo ospite Arturo Palmieri,<br />

che aveva però la scusante (non<br />

da poco) di essere arrivato direttamente<br />

in bicicletta da Verona!<br />

Tutti gli altri peggioravano, e anche di<br />

molto, i tempi dell’anno precedente, e<br />

di questo non riusciamo onestamente a<br />

trovare <strong>un</strong>a spiegazione, avendo peraltro<br />

il fondato sospetto che qualc<strong>un</strong>o poteva<br />

aver segretamente nascosto <strong>un</strong> “48<br />

liscio” dentro al telaio….<br />

Occhio ciclisti: Valentino sta tornando.<br />

Tutto quello che è successo in questo<br />

“Annus horribilis” della Bulletta ci<br />

deve far riflettere sul fatto che, anche<br />

se lo facciamo per il nostro divertimento,<br />

stiamo sempre facendo qualcosa di<br />

estremamente pericoloso. La prudenza<br />

spesso non basta, ci vuole anche altro,<br />

tra cui <strong>un</strong>a buona dose di fort<strong>un</strong>a,<br />

che purtroppo non tutti hanno avuto.<br />

A Valentino è andata bene anche se le<br />

conseguenze della caduta sono state<br />

com<strong>un</strong>que serie.<br />

Occorre però fare qualcosa, perché<br />

le strade che mettiamo sotto le nostre<br />

ruote sono ogni giorno meno sicure.<br />

Attrezziamoci per tenere le auto a 1,50 mt.!


7<br />

Domenica 6 Luglio. Sesta prova del Regionale<br />

Cicloturismo Uisp a Piombino.<br />

Ancora <strong>un</strong>’alzataccia, come facciamo<br />

in verità già da diverse domeniche. Si<br />

parte alle sei, visto che per raggi<strong>un</strong>gere<br />

Piombino ci vuole almeno <strong>un</strong>’ora e<br />

mezza. Ammiraglia stracolma di bici,<br />

borsoni e ciclisti assonnati: Remo, Franco,<br />

Claudio, Marco, Nando, più Gatto,<br />

Luca, Rosolino, Stefano e Loredana che<br />

viaggiano in autonomia.<br />

La zona di partenza è bellissima: <strong>un</strong>a<br />

terrazza sul mare con l’isola d’Elba così<br />

vicina che sembra di poterla toccare.<br />

Non vediamo tanti ciclisti alla partenza,<br />

ma solo perché, sebbene sia ancora abbastanza<br />

presto, quasi tutti sono già partiti.<br />

Anzi, ben presto ci rendiamo conto<br />

che siamo proprio gli ultimi! La prima<br />

parte del percorso non è bellissima, si<br />

attraversa Piombino per poi lasciarla<br />

pedalando sulla vecchia Aurelia, con<br />

parecchio traffico, e la brezzolina del<br />

mattino che pian piano diventa vento,<br />

debole, ma com<strong>un</strong>que, come sempre,<br />

contrario. Si prosegue per Campiglia<br />

Marittima, quindi, attraversata Venturina,<br />

si lascia la strada maestra all’altezza<br />

di Castagneto Carducci, dove Claudio è<br />

costretto alla sosta causa ruota anteriore<br />

bucata. Il percorso da qui in poi è bellissimo:<br />

si sale fino allo stupendo borgo<br />

di Sassetta, quindi picchiata velocissima<br />

fino a fondo valle. Qui ritroviamo<br />

il vento esattamente dove lo avevamo<br />

lasciato, che nel frattempo da debole è<br />

diventato forte, e naturalmente sempre<br />

contrario. <strong>Da</strong> Riotorto rientriamo nella<br />

periferia industriale di Piombino, quindi,<br />

attraversando le stradine del centro,<br />

arriviamo al traguardo, in verità tutti<br />

abbastanza provati. Il tempo di fare la<br />

doccia e arrivano anche Rosolino e Stefano,<br />

che hanno scelto il percorso più<br />

l<strong>un</strong>go, arrivando a scollinare a Monterotondo<br />

Marittimo.<br />

È la prima edizione di questa Gran<br />

Fondo, ma gli amici di Piombino sono<br />

sicuramente partiti con il piede giusto:<br />

strade ben tenute, percorsi segnalati a<br />

dovere, ristori accettabili, anche se qui<br />

si può ancora migliorare <strong>un</strong> po’, magari<br />

sostituendo le antipatiche barrette con<br />

qualcosa di più appetitoso… ma probabilmente<br />

noi eravamo gli ultimi, e la<br />

roba migliore se l’erano già mangiata<br />

gli altri. Ottimo il pasta party finale, nella<br />

terrazza sul mare tra le palme, tanto<br />

bello che non saremmo mai voluti ripartire.<br />

E infine il bel risultato raggi<strong>un</strong>to<br />

come società, ancora <strong>un</strong>a volta a ridosso<br />

del podio, che ci colloca nei primissimi<br />

posti nella classifica provvisoria<br />

del Campionato.<br />

Agli amici dell’Unione Ciclistica Piombino<br />

diamo app<strong>un</strong>tamento alle prossime<br />

prove del Regionale e, naturalmente,<br />

il prossimo anno ancora nella città<br />

portuale per la seconda edizione della<br />

Gran Fondo, alla quale non faremo di<br />

certo mancare la nostra allegra compagnia.<br />

Passato e Presente<br />

SECONDA EDIZIONE DELLA<br />

CICLOTURISTICA DI CASETTA<br />

24 agosto. Una bella giornata di<br />

sole e <strong>un</strong> centinaio di cicloturisti<br />

provenienti da tutta la provincia per<br />

il secondo app<strong>un</strong>tamento con la Cicloturistica<br />

“Passato e Presente” di<br />

Casetta, organizzata dagli amici di<br />

Arbia in collaborazione con Bullettabike.<br />

Partenza dal Circolo di Casetta, davanti<br />

agli stand della tradizionale<br />

festa di fine agosto quest’anno su<br />

due percorsi inediti, <strong>un</strong>o interamente<br />

in asfalto che andava da Casetta<br />

- Montaperti - Pianella - Mulin L<strong>un</strong>go<br />

- Radda in Chianti - Lecchi in<br />

Chianti - Pianella - Montaperti - Casetta<br />

per 60 <strong>km</strong> circa e <strong>un</strong> percorso<br />

misto asfalto sterrato che si snodava<br />

da Casetta - Montaperti - Vico D’Arbia<br />

- Montechiaro - San Giovanni a<br />

Cerreto - Catignano - Pievasciata -<br />

Parco delle Sculture - Bivio San Sano<br />

- Monti di sotto - Lucignano - Pianella<br />

- Rondinella (draga) - Montaperti<br />

- Casetta per 40 <strong>km</strong> circa, metà dei<br />

quali su asfalto e 50% su sterrato.<br />

La classifica finale ha visto trionfare<br />

la squadra del Covati, come al solito<br />

seguiti da noi. Provinciale Uisp già<br />

ampiamente chiuso con i cugini primi<br />

in tutte le prove effettuate.<br />

Curiosità: Gli scarpini in carbonio portati al Giro<br />

da Adam Hansen. Li produce personalmente e li<br />

vende a partire da 2.000 euro. Quanti ne volete?


13ª edizione della classicissima di settembre a Castelnuovo<br />

Grande Valentino alla Fondo della Berardenga<br />

A causa delle ormai note barriere architettoniche<br />

posizionate inopinatamente<br />

in Piazza Marconi (e poi rimosse nei<br />

giorni seguenti a furor di popolo...), l’arrivo<br />

della gara è stato spostato in <strong>un</strong>a<br />

zona periferica del paese, davanti alle<br />

Cantine Chigi Saracini. Una soluzione<br />

non ottimale e assolutamente provvisoria,<br />

ma molto più sicura della piazza,<br />

nella quale com<strong>un</strong>que torneremoi l’anno<br />

prossimo.<br />

Il percorso è sempre lo stesso, molto impegnativo<br />

e allo stesso tempo velocissimo.<br />

Al primo passaggio da Castelnuovo<br />

8<br />

il gruppo dei migliori ha già fatto il vuoto<br />

alle spalle pedalando a quasi quaranta<br />

di media. Un passo mostruoso che fa<br />

ulteriore selezione sul il gruppo che si<br />

assottiglia sempre di più. Valentino regge<br />

botta molto bene, vorrebbe vincere<br />

la corsa, ma è sfort<strong>un</strong>ato.<br />

Giovanni Domenico Nucera del G.S.<br />

Cicli Gaudenzi si è imposto nella 13ª<br />

edizione della Fondo della Berardenga,<br />

precedendo Vichi e Marchini. Straordinaria<br />

prestazione di Valentino, 5° assoluto.<br />

È stata <strong>un</strong>a gara molto combattuta,<br />

nella quale il nostro atleta di p<strong>un</strong>ta ha<br />

dovuto lottare anche con la sfort<strong>un</strong>a per<br />

<strong>un</strong> salto di catena a pochi <strong>km</strong>. dall’arrivo,<br />

ma ha saputo recuperare fino a lottare<br />

per la vittoria.<br />

Anche in pro alla FB: Francesco Failli della squadra<br />

di Luca Scinto.<br />

Due dei nostri alla<br />

Marmotte<br />

Marco Torre e Flavio Spineda si sono<br />

cimentati con la terrificante Marmotte...dopo<br />

174 <strong>km</strong> e 5.000 di dislivello....sono<br />

arrivati vivi e vegeti. Non<br />

è poco!!! Fatta in 9h27m. Partiti da<br />

Bourg d’ Oisans in 9.000 per rivivere<br />

le salite di Pantani. L’ Alpe d’ Huez<br />

nel finale è <strong>un</strong>a roba bestiale !!!<br />

Nel 2005 abbiamo conferito al grande<br />

Alfredo il premio “Bulletta d’oro”.<br />

Riconoscevamo in lui il grande<br />

ciclista,dirigente,uomo di sport che ha<br />

fatto importante il ciclismo in Italia e<br />

nel mondo. Abbiamo avuto l’onore di<br />

averlo <strong>un</strong> giorno con noi, a parlare dei<br />

problemi del ciclismo e dei ciclisti, dei<br />

problemi dei giovani e della società in<br />

genere; Lui sempre affabile, sempre<br />

presente, lucido nell’esposizione e nel<br />

racconto. Saremmo stato ore ad ascoltarlo<br />

come del resto ho fatto nelle altre<br />

volte che abbiamo avuto la possibilità<br />

di avvicinarlo, di sedere al suo tavolo<br />

o essere partecipi del compleanno<br />

dei suoi 90 anni, dove il “giovanotto”<br />

saliva e scendeva dal palco, salutava<br />

amici e conoscenti per poi riprendere<br />

la parola senza “perdere il filo” con<br />

accanto i suoi tanti “figli”, i campioni<br />

di ieri e di oggi.<br />

Ciao Alfredo resterà il tuo esempio,<br />

nello sport e nella vita.<br />

Bullettai a Pievescola


9<br />

Solo cinque bullettai Gran Fondo dei Fischi e delle Campanelle<br />

“Per onor di firma...”<br />

Un percorso interessante per questa inedita Gran Fondo dell’alta Valdelsa<br />

14 Settembre. Penultima prova del Regionale<br />

di Cicloturismo Uisp a La Rotta,<br />

frazione di Pontedera. Alla partenza i<br />

Bullettai Burroni, Panti, Veneri, Di Fenza,<br />

Castiglia. In verità pochini, data la<br />

concomitanza con la Fondo della Berardenga,<br />

organizzata dalla nostra società,<br />

presenti solo per onore di firma in<br />

quanto partecipanti a tutte le prove del<br />

Circuito 2014.<br />

Già all’arrivo la situazione si presenta<br />

alquanto complicata, impossibile trovare<br />

<strong>un</strong> parcheggio, vista l’invasione<br />

di ambulanti per il mercatino<br />

dei “Fischi e delle<br />

Campanelle” di quel<br />

giorno. Con <strong>un</strong> po’ di<br />

fort<strong>un</strong>a riusciamo a parcheggiare,<br />

e, riusciamo<br />

a partire, ancora e come<br />

sempre, ultimi “puliti”<br />

scomparendo nella fittissima<br />

nebbia della mattinata,<br />

dopo aver risolto<br />

<strong>un</strong> problemino meccanico al Burroni<br />

Il percorso è estremamente gradevole,<br />

pianeggiante nei primi chilometri,<br />

su strade secondarie e, come sempre,<br />

<strong>un</strong> po’ rovinate dall’incuria. La parte<br />

centrale invece sale, e parecchio, ma<br />

riusciamo com<strong>un</strong>que a non dividerci<br />

in gruppetti e stare tutti insieme. Il percorso<br />

medio ci porta verso sud, fino a<br />

lambire S. Gimignano, per poi scendere<br />

in velocissima picchiata da Montaione<br />

e arrivare nel tratto più “antipatico”<br />

del percorso, cioè l’affollata periferia di<br />

Castelfiorentino. Qualche chilometro e<br />

si lascia la strada per inerpicarci verso<br />

Castelnuovo d’Elsa e dirigerci verso l’arrivo<br />

su <strong>un</strong> tratto di strada decisamente<br />

bello e poco trafficato.<br />

Un solo miserissimo ristoro a metà percorso,<br />

ahimè, <strong>un</strong>ico anche per il percorso<br />

l<strong>un</strong>go... e <strong>un</strong> ancor più misero pasta<br />

party, <strong>un</strong>o striminzito piatto di pasta al<br />

colore di pomodoro e due-fette-due di<br />

salame senza pane (finito). Un fondamentale,<br />

questo, sul quale molte società<br />

hanno ancora molto da imparare e<br />

immaginiamo dovranno farlo per rimanere<br />

nel circuito.<br />

Carino il museo della Fornace del Cotto,<br />

<strong>un</strong>a tradizione da quelle parti, e carini<br />

anche i fischi e le campanelle che<br />

abbiamo comprato ad <strong>un</strong>a bancarella<br />

per ricordo. Così invece di mangiare<br />

abbiamo ...fischiato!<br />

M<br />

Si conclude il Campionato Regionale Uisp<br />

Su e giù per i muri<br />

delle Cerbaie<br />

21 settembre 2014 – Con il Giro delle Cerbaie si conclude<br />

anche il Campionato Regionale di Cicloturismo Uisp 2014.<br />

Una manifestazione fuori dal Circuito, ma valevole com<strong>un</strong>que<br />

per raggi<strong>un</strong>gere <strong>un</strong>o degli obiettivi stagionali: in buon<br />

piazzamento tra le migliori società della Toscana. Il Giro delle<br />

Cerbaie lo conoscevamo dall’anno scorso, <strong>un</strong> percorso affascinante,<br />

ma estremamente duro e complicato, che aveva<br />

seriamente messo in difficoltà anche coloro che non avevano<br />

scelto il percorso l<strong>un</strong>go. Quest’anno, a causa del disastro<br />

causato dalle avverse condizioni del tempo, il percorso è<br />

stato forzatamente cambiato, non c’è stato il passaggio dalle<br />

mitiche ville delle Cerbaie, e nemmeno dallo “Zoncolan<br />

dei poveri”. Siamo ben messi in classifica, quindi c’è stata la<br />

“chiamata alle armi” per partecipare in massa a questa prova.<br />

La risposta dei bullettai non è stata però all’altezza delle<br />

aspettative, e alla partenza ci sono solo <strong>un</strong>a dozzina di magliette<br />

azzurre.<br />

Si parte nella nebbia; ai lati della strada i segni inequivocabili<br />

della tromba d’aria: alberi giganteschi abbattuti, abeti spezzati<br />

a metà, strada resa quasi impraticabile dalle ramaglie<br />

portate dal vento, ettari ed ettari di vigneti vocati al Chianti<br />

Classico (arriva fin qui…) che non daranno frutti per anni,<br />

completamente distrutti.<br />

Fino alla deviazione dei percorsi la strada è com<strong>un</strong>que facile<br />

e senza grosse asperità. In due decidono per il corto e <strong>un</strong> tre<br />

per il medio, mentre in sette si buttano sul terrificante l<strong>un</strong>go:<br />

Luca, Fabio, Marco, Lillo, Claudio, Stefano e Furio. La strada<br />

si impenna all’improvviso, è la salita di Vinci, tanti chilometri<br />

con pendenze importanti, si arriva in cima stremati, ma è solo<br />

la prima di tante altre salite che ci aspettano. Il San Baronto,<br />

e poi il muro di Limite, solo trecento metri, ma lo affronti<br />

all’improvviso, dietro <strong>un</strong>a curva, non fai in tempo a cambiare<br />

e la pendenza è già superiore al 18%. I bullettai più veloci si<br />

avvantaggiano, indietro rimangono i due amanti randagi e il<br />

“barzotto” Marco, promosso sul campo “Barzotto incannato”<br />

per meriti sportivi. Dopo tanta, tanta salita arriviamo al traguardo<br />

di Staffoli, felici di aver portato a termine la più dura<br />

Gran Fondo della nostra vita (naturalmente dopo l’Eroica).


La Gran Fondo della Valdarbia diventa cicloturistica<br />

Bellissimi percorsi tra la Valdarbia<br />

e la Valdorcia<br />

Monteroni d’Arbia (SI). Si è disputata domenica 31 agosto la Granfondo<br />

Cicloturistica della Valdarbia, settima prova del Circuito Toscano di<br />

Cicloturismo e seconda prova del Campionato Toscano di Cicloturismo,<br />

organizzata dall’Asd Ciclistica Valdarbia, in collaborazione con la Uisp<br />

lega ciclismo. Con 270 p<strong>un</strong>ti propria la società organizzatrice conquista<br />

il p<strong>un</strong>teggio più alto, seguita da la Polisportiva La Bulletta con 200 p<strong>un</strong>ti,<br />

Asd Paperino con 165 p<strong>un</strong>ti, Individuale Siena 150 p<strong>un</strong>ti, il Bike Club<br />

UOEI Pietrasanta con145 p<strong>un</strong>ti, il Team Bike Pionieri con 130 p<strong>un</strong>ti,<br />

Asd Ciclistica Viaccia con p<strong>un</strong>ti 105 e il Gruppo Ciclistico Val di Merse<br />

con 100 p<strong>un</strong>ti.<br />

Molti i bullettai alla partenza, divisi tra i vari percorsi messi a disposizione<br />

dagli organizzatori. Unanimi gli apprezzamenti dei partecipanti alle<br />

bellezze di <strong>un</strong> territorio fantastico che molti cicloturisti non avevano<br />

mai visto. Onore e merito ai ragazzi di Monteroni che hanno fatto <strong>un</strong>a<br />

scelta coraggiosa che saprà nel tempo ricompensarli anche nei numeri,<br />

<strong>un</strong> po’ calati rispetto alla versione “agonistica”, ma che torneranno ai<br />

livelli abituali, perché posti così gli altri se li sognano!<br />

10<br />

La Gran Fondo delle Strade del Tartufo Mantovano<br />

Sempre a tutta e medie record<br />

bullettai nella nebbia nelle pianure<br />

l<strong>un</strong>go il corso del Grande Fiume Po<br />

12 ottobre 2014. L<strong>un</strong>ga trasferta per<br />

<strong>un</strong>a decina di bullettai per la Gran Fondo<br />

del Tartufo Mantovano, organizzata<br />

a Pieve di Coriano, ridente paese della<br />

Bassa Mantovana, dall’appassionato ex<br />

sindaco Bassoli e dalla sua attivissima<br />

società. A giugno si era svolto il gemellaggio<br />

a tre tra la Bulletta, la Sironi<br />

Tanzi e Seveso, e la società di Pieve di<br />

Coriano, quindi, all’insegna dell’amicizia<br />

ci siamo ritrovato tutti insieme per<br />

onorare al meglio questa partecipatissima<br />

Gran Fondo. L’organizzazione Capannoli<br />

è garanzia di qualità, si parte<br />

in otto il sabato mattina per la Padania:<br />

Luca, Fabio, Leredana, Marco con consorte,<br />

Franco, Lillo e il Barta. All’ultimo<br />

secondo ci gi<strong>un</strong>ge notizia della defezione<br />

di Maurizio per cause non chiarissime…<br />

Invece della defezione del<br />

Gatto & C. ne veniamo a conoscenza<br />

nella serata di sabato. <strong>Da</strong> Milano ci<br />

raggi<strong>un</strong>ge Claudio insieme agli amici<br />

di Seveso, mentre da San Gimignano<br />

si aggregano <strong>un</strong> altro bel gruppo di ciclisti<br />

nostrali capitanati dal Marrucci.<br />

A tarda serata arrivano anche Mentore<br />

e signora. Nel pomeriggio di sabato il<br />

tempo comincia a fare le bizze e inizia<br />

a piovere copiosamente. Per fort<strong>un</strong>a<br />

però fa abbastanza caldo. La gita sul Po<br />

con il battello Cicogna è prenotata da<br />

tempo, quindi non si può mancare. Siamo<br />

tanti da riempire il battello, e nel<br />

frattempo smette anche di piovere. La<br />

sera ci aspettano alla Fiera del Tartufo<br />

Mantovano a Borgofranco sul Po. È pieno<br />

di gente, ma riusciamo a mangiare,<br />

e bene, anche se a prezzi non economicissimi.<br />

Poi tutti a nanna all’agriturismo.<br />

All’indomani ci rechiamo alla partenza<br />

sotto <strong>un</strong>a nebbia abbastanza fitta e bagnata.<br />

In griglia siamo circa <strong>un</strong> migliaio,<br />

ci sentiamo salutare e abbiamo la bella<br />

sorpresa di incontrare Silvano Riccò e<br />

il Pitone. Partenza velocissima, pedaliamo<br />

i primi trenta chilometri a quasi<br />

trentotto di media, poi ci rilassiamo <strong>un</strong><br />

po’, ma siamo sempre oltre i nostri limiti.<br />

Claudio, Luca e Mentore girano<br />

per il l<strong>un</strong>go, Lillo, Marco e Franco per il<br />

medio, mentre Luca, Fabio e Loredana<br />

si confezionano <strong>un</strong> personalissimo percorso<br />

Cip&Ciop. Buona l’organizzazione,<br />

i ristori e la fracciatura curati da Andrea<br />

Bassoli, anche se chi si è attardato<br />

ha trovato ben poco da mettere sotto i<br />

denti. Tutto sommato <strong>un</strong>a gran fondo divertente,<br />

molto diversa da quelle che si<br />

fanno dalle nostre parti. A chi non ama<br />

la salita stavolta è andata di lusso!<br />

M<br />

In griglia tra la nebbia alla partenza della GF.<br />

La ciclabile sulla sommità dell’argine del Po. Una<br />

scritta sull’asfalto l<strong>un</strong>ga oltre <strong>un</strong> chilometro che<br />

non siamo riusciti a leggere.<br />

Un grintosissimo Pedalpoeta.


11<br />

La Cattiva strada<br />

Abbattuta la storica Colonna del Grillo. Neppure<br />

le colonne possono stare tranquille a godersi la<br />

strada. Un camion ha abbattuto giorni fa la Colonna<br />

del Grillo, simbolo del <strong>km</strong>0 dei ciclisti senesi<br />

ed aretini, <strong>un</strong>a sorta di statua della Libertà in<br />

quanto, <strong>un</strong>a volta raggi<strong>un</strong>ta dalla trafficata strada<br />

per Ambra, il ciclista si sente LIBERO di percorrere<br />

vie piacevoli e sicure. La Colonna del Grillo<br />

deve essere rimessa al suo posto quanto prima.<br />

Il flash mob di fine novembre si farà anche per<br />

questo...<br />

LA COLONNA FERITA<br />

Al crocevia che parte lì dal grillo<br />

rizzava in cielo fiera la colonna<br />

con fare da signora, senza assillo<br />

parea nei tratti antica gentildonna.<br />

Segnava al pellegrin la via più retta<br />

per dove il passo lo dovea portare,<br />

la strada da percorrer senza fretta<br />

là verso i monti oppure verso il mare.<br />

Il faro era d’<strong>un</strong> porto senza navi<br />

che t’indicava al buio della notte<br />

il p<strong>un</strong>to esatto donde ti trovavi<br />

oppure se volevi andà a mignotte.<br />

Per il ciclista è stato il p<strong>un</strong>to zero<br />

daddove si diparte la via retta<br />

per chi vuol visitar lo mondo intiero<br />

in moto, a piedi oppure in bicicletta.<br />

E la colonna adesso giace al suolo<br />

ferita, ma non vinta nemmai doma,<br />

che presto tornerà, per il suo ruolo,<br />

ad indicar dov’è Firenze o Roma<br />

a quei ciclisti che passando avanti<br />

chiedono grazia ai santi e alla Madonna<br />

di riveder prima che ‘l gallo canti<br />

rizzarsi il Grillo con la sua colonna.<br />

Domenica 25 Ottobre. Una bellissima<br />

giornata di sole ha salutato la prima edizione<br />

del “Trofeo Scoiattolo” di mo<strong>un</strong>tain<br />

bike, organizzato dal Gruppo Sportivo<br />

Geggiano, <strong>un</strong>a associazione che si occupa<br />

prevalentemente di calcio, ma che conta<br />

tra le proprie file molti appassionati delle<br />

ruote grasse.<br />

Un percorso nervoso, veloce, molto tecnico,<br />

con prevalenza di single track, ma<br />

anche con tratti dove è possibile darsi<br />

battaglia. Cinque chilometri la l<strong>un</strong>ghezza<br />

dell’anello, quasi completamente dentro<br />

al bosco, con il suggestivo passaggio davanti<br />

ai rifugi della guerra, costruiti dalla<br />

gente del posto nel ’43 per nascondersi e<br />

proteggersi dai bombardamenti, per poi<br />

guadare il Borro a Doccio fino a concludere<br />

l’anello davanti al Circolo dopo <strong>un</strong><br />

bellissimo single track ancora dentro al<br />

bosco.<br />

Trentasei gli atleti al via. Non moltissimi,<br />

ma assolutamente di prim’ordine. Erano<br />

presenti infatti atleti di primissima fascia,<br />

molti provenienti dalla zona di Arezzo.<br />

Mancavano invece molti corridori di casa,<br />

forse quest’ggi impegnati altrove.<br />

Al via subito in testa Tomas Segatori, quindici<br />

anni appena, ma già campione italiano<br />

Allievi di mo<strong>un</strong>tain bike, <strong>un</strong>a vera<br />

promessa in questa specialità, seguito dal<br />

“nostro” Petreni e da Luca Rossi, omonimo<br />

del nostro, ma di Terontola. I tre fanno<br />

subito il vuoto alle loro spalle, dando distacchi<br />

abissali a tutti gli altri già dal primo<br />

passaggio, a dimostrazione che il percorso<br />

è molto selettivo e dà modo ai migliori di<br />

mettersi subito in luce.<br />

Al termine del quarto passaggio Segatori<br />

si ferma perché la sua categoria (dilettanti<br />

da 13 a 18 anni) prevede solo quattro giri<br />

e vince la sua categoria. Massimo Petreni<br />

invece compie in testa ancora <strong>un</strong> giro e<br />

si aggiudica il primo posto assoluto, oltre<br />

che di categoria. Luca Rossi gi<strong>un</strong>ge invece<br />

secondo.


12<br />

Va in soffitta il carbonio, ormai da tutti ritenuto <strong>un</strong> materiale del passato<br />

e fa la sua ricomparsa la bici che corre più forte del ciclista<br />

SI RIVEDE LO ZINCONIO!<br />

I recenti sospetti sulle bici con il motore nascosto sono infondati. Ecco la verità<br />

a cura dell’Ufficio Studi Velocipedistici Integrati dell’Università del Pedale di Poggio a Rancia<br />

Sembra la favola di Pinocchio, ma non<br />

lo è: tutto ebbe inizio con <strong>un</strong> ciocco<br />

di legno tanti e tanti anni fa: <strong>un</strong>o straordinario<br />

inventore ci mise sotto due<br />

ruote (che erano già state inventate,<br />

e lo leggerete nel prossimo numero),<br />

nacque così la bicicletta, o bicicletto,<br />

o velocipede, come si diceve allora.<br />

Come logica conseguenza nacquero<br />

anche i ciclisti, o biciclisti, o velocipedisti,<br />

belli, baffuti, muscolosi e probabilmente<br />

(altra analogia con il Pinocchio)<br />

col naso l<strong>un</strong>go, allora come ora.<br />

Poi il bicicletto entrò nell’Età del Ferro,<br />

le macchine diventarono più robuste,<br />

i velocipedisti pure, grandi ruote e<br />

grandi baffi a sbuffare su strade ancora<br />

non intaccate dal bitume. Ma il ferro<br />

durò poco, troppo pesanti le tubature<br />

in “pieno”, la tecnologia (eravamo intorno<br />

agli anni ‘10) consentiva ormai<br />

di lavorare l’acciaio fino a forgiare telai<br />

leggerissimi: finalmente la bicicletta<br />

scese sotto i 20 chili!!<br />

L’Epopea dell’Acciaio fu molto l<strong>un</strong>ga,<br />

arrivando fin quasi ai giorni nostri,<br />

evolvendosi anno per anno fino a raggi<strong>un</strong>gere<br />

picchi di assoluta eccellenza.<br />

Fino all’irruzione l’Alluminio, leggerissimo<br />

anche se scomodissimo, ma<br />

l’evoluzione della bicicletta pretende<br />

ciclicamente passaggi epocali, e il nobile<br />

acciaio finì mestamente sacrificato<br />

sull’ara sanguinosa del progresso.<br />

Ma anche l’Alluminio era destinato a<br />

morire giovane, dopo la brevissima<br />

parentesi del Titanio, metallo adottato<br />

solo da <strong>un</strong>a ristretta elite di attempatissimi<br />

randagi, e sul quale non vale la<br />

pena soffermarsi, eravamo ormai entrati<br />

(e questa è storia recente) nell’era<br />

del Carbonio, nerissimo, leggerissimo,<br />

robustissimo e modernissimo. Con<br />

l’ormai obsoleto alluminio ormai si<br />

producevano solo le controfinestre,<br />

mentre le discariche si riempivano di<br />

bellissime biciclette seminuove, ma<br />

neanche buone per farci l’Eroica. Un<br />

vero spreco! Il Carbonio era eccellente,<br />

non presentava difetti evidenti, era<br />

di moda, e, manco a dirlo, rigorosamente<br />

Made in China. Di contro non<br />

c’erano più le biciclette su misura, tutto<br />

era omologato, anche i ciclisti.<br />

Ma sarà davvero l’evoluzione finale?<br />

Siamo sicuri di no. Il carbonio è il materiale<br />

del momento, ma non sarà certo<br />

il materiale del futuro. Quel futuro<br />

che sta per cominciare con l’avvento<br />

di quello che per i prossimi novantanove<br />

anni non avrà a temere concorrenza<br />

alc<strong>un</strong>a: lo Zinconio!!<br />

Un ritorno, diranno coloro che lo ricordano<br />

con nostalgia negli interminabili<br />

test di laboratorio e nella presentazione<br />

dei primi prototipi qualche anno<br />

fa. I piccoli problemi che ne impedivano<br />

l’omologazione sono ormai stati<br />

risolti e la produzione ha avuto inizio.<br />

Le leghe metalliche di Zinconio (simbolo<br />

Znc, n.a. 53-11) sono adesso largamente<br />

impiegate nella realizzazione di<br />

biciclette da corsa a causa della bassa<br />

sezione di assorbimento per i neutroni:<br />

lo Zinconio in natura è infatti composto<br />

di quattro isotopi stabili e di <strong>un</strong>o<br />

fortemente radioattivo, quindi le bici<br />

realizzate con tale materiale, se non<br />

stabilizzate, sono facilmente infiammabili<br />

(piroforiche) ma com<strong>un</strong>que caratterizzate<br />

da <strong>un</strong>a tossicità molto bassa.<br />

La particolarità non sta nella leggerezza,<br />

le bici costruite con questo materiale<br />

hanno infatti peso e fragilità variabili:<br />

leggerissime in salita (da 2,9 a<br />

5,1 kg), molto pesanti in discesa (da<br />

15 a 22,4 kg), neutre in pianura (6,8<br />

kg), e nemmeno nella robustezza, ma<br />

nell’anima propria (a causa dell’isotopo<br />

radioattivo) e nell’indole corsaiola:<br />

le bici forgiate in Zinconio infatti<br />

VOGLIONO correre, sono biciclette<br />

nervose, adatte ai corridori più smaliziati<br />

per la singolare particolarità che,<br />

anche quando sono ferme, bisogna<br />

trattenerle con forza o assicurarle agli<br />

appositi ganci di ritenzione per impedire<br />

che schizzino via dalle mani del<br />

malcapitato ciclista, spesso costretto<br />

doverle rincorrere.<br />

Ma si tratta di <strong>un</strong>a vera innovazione<br />

o <strong>un</strong> ritorno alle origini? Abbiamo iniziato<br />

parlando di Pinocchio, splendida<br />

favola della quale però è opport<strong>un</strong>o riscrivere<br />

l’inizio:<br />

— C’era <strong>un</strong>a volta...<br />

— Un re! — diranno subito i miei piccoli<br />

lettori.<br />

— No, ragazzi, avete sbagliato. C’era<br />

<strong>un</strong>a volta <strong>un</strong> pezzo di Zinconio...<br />

...e tutto si spiega.<br />

Domenica 2 novembre. Si corre<br />

“l’Eroica a piedi”. Gi<strong>un</strong>ta ormai alla<br />

quinta edizione, la creature di Franco<br />

Gatterelli, al pari della sorella<br />

maggiore, ogni anno vede crescere<br />

il numero dei partecipanti, sia dal<br />

lato quantitativo che qualitativo, con<br />

atleti di primissima fascia gi<strong>un</strong>ti sia<br />

dall’Italia che dall’estero. L’occasione<br />

è ghiotta anche per i ciclisti che<br />

amano cimentarsi anche nel podismo,<br />

dato che la partecipazione alla<br />

“R<strong>un</strong>ning” dà diritto all’iscrizione garantita<br />

all’Eroica di ottobre senza passare<br />

dalla temutissima estrazione. Quindi<br />

si sono visti anche tanti “ciclisti in incognito”,<br />

per l’occasione in cannottiera<br />

e scarpette da corsa. Alla fine sono oltre<br />

500 gli atleti al via. Quasi il doppio<br />

sommando i percorsi non competitivi.<br />

Per la cronaca l’ultramaratona di 65 <strong>km</strong><br />

è stata vinta da Marco Bonfiglio, seguito<br />

da <strong>Da</strong>vide Ansaldo e Maurizio Ghidini.<br />

La maratona di <strong>km</strong>. 42,165 ha visto il<br />

trionfo di Stefano Ridolfi, davanti a <strong>Da</strong>nilo<br />

Br<strong>un</strong>alli e Giovanni Masini.<br />

Cosa aspettiamo a regalarle <strong>un</strong>a bicicletta?


Siena-Roma 1: Franco saluta al passaggio dentro<br />

Monteroni d’Arbia.<br />

Siena-Roma 2: Luca mostra la maglietta per Siena<br />

Capitale 2019.<br />

Fischi e Campanelle: Strani incontri per la strada:<br />

<strong>un</strong>... caprone dentro alla Clio!<br />

Giro delle Cerbaie 1: Una delle tante massacranti<br />

salite del l<strong>un</strong>go. Luca è in crisi.<br />

Giro delle Cerbaie 2: Una delle tante massacranti<br />

salite del l<strong>un</strong>go. Fabio è in crisi.<br />

Giro delle Cerbaie 3: Al ristoro sul San Baronto<br />

servivano la ribollita, come all’Eroica.<br />

GF del Tartufo 1: Un concentratissimo Lillo:<br />

“...lupo ululì... castello ululà”!!<br />

GF del Tartufo 2: Indovina chi si nasconde dietro<br />

al lambrusco.<br />

GF del Tartufo 3: Ancora Lillo, stavolta in<br />

compagnia di <strong>un</strong> vecchio amico: Silvano Riccò.<br />

Cene del pedale 1: Il gruppo del Regionale<br />

durante <strong>un</strong>a cena propiziatoria.<br />

Cene del pedale 2: Il gruppo del Regionale<br />

durante <strong>un</strong>’altra cena propiziatoria.<br />

Cene del pedale 3: Gli amici di Seveso stanno polverizzando<br />

il prosciutto vinto alla Chianti Classic.


L’Eroica: buio, luce, arcobaleno e sogni<br />

Buio, l’Eroica è buio. Buio e luce, l’Eroica è anche luce.<br />

È <strong>un</strong>’esperienza personale, ci sono diversi modi per<br />

viverla. Comincia col buio quando si inizia a chiamare<br />

mattina la notte. Un silenzio speciale di stelle rotto dalle<br />

zip delle tende che si risvegliano nel campo di calcio di Gaiole<br />

in Chianti. Freddo e poche parole, c’è <strong>un</strong> giorno da matti<br />

davanti, aspettato da <strong>un</strong> anno meno <strong>un</strong> giorno, quello dell’ultima<br />

Eroica. Bici e maglia da indossare, lana che pizzica e poi<br />

in fila a prendere il via, il timbro e il controllo bici. Buio di<br />

strade d’asfalto e poi in terra battuta, lumini a olio, prima di<br />

scendere giù a rotta di collo o dosando bene i freni. Meglio<br />

essere prudenti che al primo ristoro il meccanico ha già cambiato<br />

trenta tubolari e siamo solo all’inizio.<br />

Il buio del ciclista ha forme diverse e il sole che deve sorgere<br />

può essere il problema minore. C’è <strong>un</strong> buio che cresce dentro<br />

quando le forze se ne vanno. Il foglio di viaggio con i timbri<br />

che aumentano diventa luce cui aggrapparsi quando la fatica<br />

mastica la polvere e non lascia spazio ad altri ragionamenti.<br />

Il buio del “chi me l’ha fatto fare” fa più chiara la luce degli<br />

ultimi chilometri e dell’abbraccio che attende all’arrivo e bagna<br />

gli occhi. Il ciclista vive di esperienze solitarie, si è da soli<br />

in bicicletta ma all’Eroica no, c’è sempre qualc<strong>un</strong>o affianco<br />

e anche se gli amici di sempre non sono fort<strong>un</strong>ati nel sorteggio<br />

basta guardarsi in torno per averne altri cinquemila e più.<br />

Niente avversari.<br />

Sono passati in 5.608 al timbro di partenza dalle cinque di<br />

mattina in poi. Tanti con le bici non regolari cui veniva ritirato<br />

il foglio di viaggio e invitati a mettersi in regola dal meccanico<br />

in piazza che, in <strong>un</strong>a mattina, ha tirato fuori chissà quanti fili<br />

dei freni dei ciclisti sbadati o ingenui. Altri, sciocchi e disonesti,<br />

hanno cambiato la bici poco più in là per non sottostare<br />

alle regole. Qualc<strong>un</strong>o ha fatto di peggio partecipando con<br />

numeri falsi. Buio morale, quello più brutto, lontano anche<br />

dal buio morale con cui qualc<strong>un</strong>o aveva definito gli ultimi<br />

200 metri dei velocisti che si giocano il traguardo.<br />

Ness<strong>un</strong>a vittoria all’Eroica, ness<strong>un</strong>a individuale perché l’Eroica<br />

la vincono tutti quando tagliano il traguardo e non chiedono<br />

di più perché fanno parte dell’evento, non vi partecipano<br />

solo.<br />

Buio, luce e numeri rosa dell’Eroica dedicata alle donne. Il<br />

numero <strong>un</strong>o assegnato a <strong>un</strong>’incredula Alessandra Cappellotto,<br />

il 2 a Marianne Vos, l’11 a Pauline Ferrand Prevot, “la faccia<br />

giusta e tutto quanto il resto”, compresa la maglia iridata<br />

di lana della fresca campionessa del mondo di Ponferrada,<br />

<strong>un</strong>a settimana fa. Arcobaleno, altro che buio.<br />

E poi le altre, tantissime, in bicicletta come hanno potuto e<br />

belle più che mai, senza fretta e tenaci e che non mollavano<br />

mai. <strong>Da</strong> 38 a 209 chilometri (conteggio ufficiale) determinate,<br />

con <strong>un</strong>a dedica in tasca, anche solo per se stesse. All’Eroica<br />

dopo la luce torna il buio, quello vero, come quei corridori<br />

del Giro d’Italia 1914 che la Gazzetta diceva che “dovevano<br />

essere forti” e partivano di notte e arrivavano di notte.<br />

Si riaccendono le luci per finire l’ultimo tratto. Chi ha già<br />

messo la bici in macchina e torna a casa li trova lì, che salgono<br />

e non tagliano dritto. La fanno tutta nonostante il buio. Li<br />

vedi e pensi “coraggio”, poi li invidi e li ammiri.<br />

Le parole diventano luce allora, niente solitudine. Sudore diventato<br />

sale, borracce vuote che neanche più il Chianti, tornato<br />

nero, potrebbe riempire. Ultimo sforzo e quel cartello di<br />

Gaiole, “paese de L’Eroica” che quando lo vedi cambiando<br />

rapporto per l’ultima sai che parla di te e ti senti <strong>un</strong> pioniere.<br />

Non è solo <strong>un</strong>a biciclettata, hai fatto qualcosa di più. L’Eroica<br />

è <strong>un</strong> simbolo e <strong>un</strong>a sfida, più di <strong>un</strong>a gara e non finisce in <strong>un</strong><br />

giorno. Qualc<strong>un</strong>o ha commentato che dopo il giorno dell’Eroica<br />

inizia l’inverno, si ripone la bici. Ma sei più forte che<br />

mai anche se andando via non hai più sguardi da lasciare.<br />

Solo fatica e polvere che aspetterai ancora perché ne vale<br />

sempre la pena qui.<br />

Guido P. Rubino<br />

14


15<br />

J<br />

Jàcques Anquetil /jacank’til/[n.p.] Straordinario ciclista<br />

transalpino a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60, considerato forse il più<br />

grande cronoman della storia. Non era simpaticissimo, ma da <strong>un</strong><br />

francese non si può avere tutto. Gli storici affermano che fosse costretto<br />

a correre con <strong>un</strong>a coppa di champagne sul groppone senza<br />

farne cadere nemmeno <strong>un</strong>a goccia.<br />

J’accùse /ʒakkjˈuz/[loc.] Den<strong>un</strong>cia ferma, cruda e circostanziata<br />

dei ciclisti che fanno uso di sostanze illecite e/o fanno ricorso<br />

alle ormai note “spinte” nelle salite più dure, con nome e cognome<br />

di chi se ne è reso responsabile.<br />

Jalabèrt /ʒala’ber/[n.p.] Vale quanto detto per Anquetil, con<br />

l’aggravante che il francese aveva l’abitudine di arrivare sempre<br />

dietro al nostro Michele Bartoli.<br />

Jacùzzi /jacu’zzi/[s.f.] La più sublime e intensa libidine al ritorno<br />

da <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga pedalata invernale sotto la pioggia.<br />

Jeep /ʤip/ [s.f.] Il solo mezzo a ruote con il quale sarà possibile<br />

percorrere tra pochi anni la maggior parte delle nostre a causa del<br />

degrado e della mancanza di manutenzione.<br />

Jògging /ʤˈɔɡɡiŋɡ/[s.f.] Volgarmente detto anche →footing.Sorta<br />

di corsa a ritmo lento, praticato a livello di cultura fisica o per<br />

hobby, da alternare alla bici, specie nella stagione invernale per incrementare<br />

il fiato.<br />

Jòlly /ʤˈɔlli/[agg.] Nel ciclismo e nello sport in genere, l’atleta al<br />

quale possono essere affidati indifferentemente più ruoli o compiti,<br />

come portare le borracce, tirare le volate, servire ai tavoli e/o lavare<br />

i piatti.<br />

J<strong>un</strong>iòres /i<strong>un</strong>iɔr’es/[s.m.] Ciclista appartenente alla categoria<br />

giovanile posta a metà strada tra l’Allievo e il Dilettante. Potremmo<br />

definirlo <strong>un</strong> “Ciclista Barzotto Evoluto”.<br />

Juventìno /iuven’tyno/[agg.] No comment.<br />

Jùppy /iu’ppy/ Urlo di giubilo per aver finalmente finito la lettera “J”.<br />

K<br />

Kamikaze /kami’katze/[s.m.] Ciclista spericolato e temerario<br />

che si getta a capofitto nelle discese più ripide con sprezzo del pericolo<br />

e con grande abilità. Detto anche → Defi ciente.<br />

Kartòdromo /kar-tò-dro-mo/[s.m.] Pista dove girano i go-kart.<br />

Nel linguaggio dei ciclisti è il tratto di strada che da Casetta porta<br />

fino a Canapaia: “...si passa dal kartodromo”.<br />

Kàzzo /kat’zo/[s.m.] ...che fatica fare il dizionario alla lettera kappa....<br />

Kermèsse /kermˈɛs/ Niente a che vedere con le f<strong>un</strong>zioni religiose.<br />

Nel linguaggio sportivo, corsa ciclistica a ingaggio, disputata su<br />

circuiti cittadini.<br />

Khàrma /Kar’ma/[s.f.] Modello di bicicletta di <strong>un</strong>a nota casa costruttrice,<br />

adatta ai ciclisti che non amano pedalare di fretta, da cui<br />

il nome....<br />

Kibbùtz /kibbuzz’/[cit.] “...È facile; d<strong>un</strong>que dicesi kibbutz, d<strong>un</strong>que...<br />

tipica espressione dialettale, di Alberobello, usata dalle contadine<br />

quando bussano alla porta del trullo, con molta violenza,<br />

con arroganza allora queste contadine vestite di nero rispondono:<br />

chi buzz? nel dialetto locale”.<br />

Kilometràggio /kilomeˈtraddʒo/[s.m.] La distanza di <strong>un</strong>a gara<br />

ciclistica. Più è alto il valore più aumenta la fatica che il ciclista è<br />

chiamato a durare.<br />

Kappaò /cappaˈɔ/[slang] Il ciclista “fuori combattimento”, palesemente<br />

battuto dagli altri prima del termine di <strong>un</strong>a gara. Si può<br />

dire anche di <strong>un</strong>a salita “era così dura che mi ha messo kappaò”.<br />

Kapùtt /kap:ut/ [slang] Vd. Kappaò.<br />

Khalilikhosroshahi /impron<strong>un</strong>c./ Anche se sembra impossibile<br />

è <strong>un</strong> ciclista (iraniano) in attività!! Ottimo cronoman, campione<br />

nazionale 2013. Il giorno che Gigi Sgarbozza e Max Lelli dovranno<br />

nominarlo in <strong>un</strong>a telecronaca ne sentiremo delle belle.<br />

King-size /kiṅ sài∫/ [loc. ing.] Locuzione usata per indicare la<br />

misura della bicicletta del Fanfa.<br />

Kit riparazióne /chitriparatzjone/[s.m.] Una volta volgarmente<br />

chiamato “Tipppetoppe” era <strong>un</strong>a scatolina contenente toppe e mastice.<br />

Caduto in disuso, in tempi di crisi è stato da molti rivalutato.<br />

Kitsch /kiʧ/ [s.m.] Ciclista che veste trasandatamente e/o con<br />

dubbio gusto. Vi sono esempi di abbigliamento kitsch che vanno<br />

dal calzettone fiorito al ginocchio fino alla camicia a righe portata<br />

sotto (o sopra) alla maglietta.<br />

Kleenex /clï:necs/[s.m.] Accessorio che non dovrebbe mai mancare<br />

nelle tasche posteriori del ciclista, sempre costretto a pulirsi le<br />

mani dalla morchia della catena sui pantaloncini.<br />

KmZeroRàndo /kilometro’tzerorando/[s.m.] Associazione noprofit<br />

che si occupa della conservazione e mappatura delle strade a<br />

vocazione ciclistica nel nostro territorio. Si teme che in <strong>un</strong> prossimo<br />

futuro dovrà anche occuparsi del raddrizzamento delle Colonne<br />

abbattute.<br />

Know-how /no-au/[sl.] Insieme della capacità e delle esperienze<br />

necessarie per il corretto impiego della bicicletta.<br />

Kobram (Coppa) /kɔbram/[s.f.] o Cobram. Manifestazione<br />

voluta dal potentissimo Megadirettore Visconte Giulio Cobram<br />

e patrocinata dalla rinomata Trattoria al Curvone, è il <strong>sogno</strong> mostruosamente<br />

proibito di ogni ciclista che si rispetti. È l’<strong>un</strong>ica competizione<br />

ciclistica in cui l’obiettivo non è arrivare primi ma arrivare<br />

vivi.<br />

Kriptonìte /krypto’nite/ [s.f.] Minerale di origine extra terrestre<br />

di colore verdastro da mettere nella borraccia di Valentino per farlo<br />

andare più piano.<br />

Ksyrium /ktzirium/[s.f.] Modello di ruota di <strong>un</strong>a importante casa<br />

francese molto amato per l’avanzata tecnologia, le doti di leggerezza<br />

<strong>un</strong>ito ad <strong>un</strong> prezzo talmente alto da renderla molto appetibile ai<br />

ciclisti.<br />

KTM /kappa’tiǝmme/[s.f.] Famosa casa costruttrice di moto, si dedica<br />

anche alla realizzazione di ottime biciclette in questi tempi di<br />

crisi, anche se i colori della Lupa la rendono poco appetibile alle<br />

persone di buon gusto. Esempio di riconversione industriale che<br />

speriamo non venga seguito dalla Fiat, che produrrebbe di sicuro<br />

biciclette del cazzo.<br />

K-way /ki-uǝi/[s.m.] Importante accessorio atto a proteggere<br />

dall’acqua e dall’umidità il malcapitato ciclista che esce in bici nonostante<br />

le previsioni meteo sfavorevoli.<br />

Kuòta /kuˈɔta/ [s.f.] Famosa marca di bibliclette i cui modelli sono<br />

contraddistinti tutti dalla lettera “K” Vd. → Kharma, da cui l’antico<br />

detto: “andare in kuota, ma con molta karma...”


16<br />

MASTER CLUB TRICOLORE<br />

LE PREMIAZIONI DEI CAMPIONATI PROVINCIALI UISP SI<br />

SONO SVOLTE QUEST’ANNO AL CIRCOLO DI GEGGIANO<br />

Ecco i campioni 2014<br />

25 Ottobre. Presso il Circolo Arci di Geggiano, al termine<br />

della Gara di Mo<strong>un</strong>tain Bike “1° Trofeo Scoiattolo” si sono<br />

svolte le premiazioni del Provinciale Uisp 2014, con la consegna<br />

delle maglie ai nuovi Campioni Provinciali, con il nostro<br />

Rossello e Stocco (contumace) freschi vincitori delle loro<br />

categorie.

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