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La terapia dell'insufficienza respiratoria, fra passato e futuro. - sicoa

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RASSEGNE<br />

<strong>La</strong> <strong>terapia</strong> dell’insufficienza <strong>respiratoria</strong>, <strong>fra</strong> <strong>passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

RASSEGNE<br />

<strong>La</strong> <strong>terapia</strong> dell’insufficienza <strong>respiratoria</strong>, <strong>fra</strong> <strong>passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

Ernesto Crisafulli*, Matteo Pellegrino*°, Nicoletta Kidonias*, Enrico M. Clini*°<br />

* U.O. Pneumologia e Riabilitazione Respiratoria, Ospedale Villa Pineta - Pavullo n/F (Modena)<br />

° Dipartimento di Oncologia, Ematologia e Patologie Apparato Respiratorio, Università di Modena-Reggio Emilia - Modena<br />

Riassunto<br />

L’Insufficienza Respiratoria Cronica (IRC), nella sua forma ipossiemica stabile con riduzione persistente della PaO 2<br />

arteriosa,<br />

rappresenta la fase avanzata di scompenso di numerose malattie cardio-respiratorie. <strong>La</strong> più frequente è rappresentata<br />

dalla BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva o BPCO.<br />

Negli ultimi anni, grazie all’avvento di nuovi farmaci e al considerevole numero di studi clinici di rilevanza scientifica il<br />

trattamento medico di questa tipologia di pazienti è sostanzialmente cambiato. Da un approccio terapeutico prevalentemente<br />

rivolto alle fasi di acuzia (“al bisogno”) si è passati a una gestione “cronica” della malattia (“di fondo”), globale e<br />

prolungata nel tempo.<br />

L’uso di farmaci broncodilatatori (singole molecole o associazioni precostituite contenenti anche corticosteroidi inalatori),<br />

così come dell’Ossigeno-Terapia a lungo termine (OTLT), si è dimostrato essere di beneficio non solo nel minimizzare gli<br />

effetti della malattia (riduzione dei sintomi, miglioramento delle capacità funzionali e della performance fisica), ma anche<br />

nel prolungamento della sopravvivenza dei pazienti. Il <strong>futuro</strong> propone ulteriori nuove molecole con prerogative di miglioramento<br />

che riguarderà la durata d’azione e la superselettività.<br />

Summary<br />

Stable Chronic Respiratory Failure (CRF) with persistent reduction of arterial PaO 2<br />

, represents the advanced phase of<br />

several cardio-pulmonary diseases. COPD or Chronic Obstructive Pulmonary Disease is the most frequent one.<br />

During the last decades, the medical treatment of these patients has considerably changed, thanks to the use of new<br />

drugs and the report of several clinically relevant trials. Indeed, it has been changed from a main therapeutic approach<br />

during the acute phase (“to the patient’s need”) to a global and continuous management of the disease (“chronic”).<br />

The use of bronchodilators (as single molecules or pre-formed combinations including corticosteroids), thus like Long<br />

Term Oxygen Therapy (LTOT), have been important in order not only to reduce the effects of the disease (such as reduction<br />

of symptoms, improvement of functions and physical performance), but also to expand the survival of the patients.<br />

The near future expects further new drugs offering advantages in terms of longer duration and super selective mechanism<br />

of action.<br />

Parole chiave: Insufficienza Respiratoria Cronica, BPCO, Terapia medica, Ossigeno<strong>terapia</strong><br />

Key words: Chronic Respiratory Failure, COPD, Medical therapy, Oxygen therapy<br />

Introduzione e caratteristiche generali<br />

insufficienza <strong>respiratoria</strong>, nella sua forma cronica<br />

stabilizzata (Insufficienza Respiratoria Cro-<br />

L’<br />

nica o IRC), a interessamento ipossiemico e/o ipercapnico,<br />

rappresenta una condizione clinica caratterizzata<br />

da progressiva e persistente (almeno da sei<br />

mesi) alterazione della pressione parziale dell’ossigeno<br />

(PaO 2<br />

< 55-60 mmHg) e/o dell’anidride carbonica<br />

(PaCO 2<br />

> 45 mmHg) nel sangue arterioso. Esistono<br />

pertanto entità cliniche differenti, con diverso<br />

interessamento fisiopatologico: insufficienza da prevalente<br />

deficit polmonare di scambio (es. fibrosi<br />

polmonare) ed insufficienza da prevalente deficit<br />

ventilatorio di pompa o da coinvolgimento dei muscoli<br />

toraco-respiratori (es. malattie neuromuscolari,<br />

BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva, BPCO).<br />

Tale distinzione è essenziale per l’approccio terapeutico,<br />

il quale deve essere possibilmente mirato<br />

alla condizione etiopatologica della malattia di base,<br />

con l’obiettivo di ridurne la evoluzione in senso<br />

aggravativo e di trattarne gli elementi reversibili.<br />

L’IRC rappresenta, infatti, la fase avanzata di scompenso<br />

di numerose patologie cardio-respiratorie e<br />

neuromuscolari.<br />

A titolo di esempio epidemiologico, l’analisi dell’e-<br />

sperienza clinica raccolta negli ultimi tre anni presso<br />

il nostro centro di riabilitazione cardio-<strong>respiratoria</strong><br />

mostra che la BPCO (con più dell’80%) rappresenta<br />

la più frequente causa di IRC ipossiemica che richiede<br />

Ossigeno Terapia a Lungo Termine (OTLT), se -<br />

guita dalle malattie fibrosanti (9,2%) e dalla cifoscoliosi<br />

(4,1%). <strong>La</strong> BPCO rimane a oggi una causa<br />

importante di morte 1 , spesso sottostimata 2 e strettamente<br />

legata al livello di gravità e allo stadio di<br />

malattia: nei pazienti in fase più avanzata che presentano<br />

IRC la causa mortis interviene spesso per<br />

problematiche BPCO-correlate 3 . È quindi necessario<br />

curare in maniera adeguata il paziente nelle fasi evolutive<br />

della malattia al fine di agire non solo sulla<br />

sintomatologia clinica a breve termine (di spnea percepita<br />

anche a riposo, broncospasmo), ma sopratutto<br />

sulla premorienza. Per tali motivi (epidemiologici e<br />

clinici) in quest’articolo, il riferimento patologico le -<br />

gato alla condizione di IRC ipossiemica e la conseguente<br />

gestione terapeutica, sarà limitato alla BPCO.<br />

Negli ultimi anni e soprattutto nell’ultima decade, il<br />

numero rilevante di studi clinici e l’avvento di nuo ve<br />

molecole farmacologiche hanno fatto sì che il trattamento<br />

dei pazienti affetti da IRC legata a BPCO si<br />

sia considerevolmente evoluto. L’uso di farmaci mu -<br />

co attivi e dei simpatico-mimetici (spesso somministrati<br />

insieme a sedativi per minimizzare gli effetti<br />

collaterali) era proposto come la base del trattamento<br />

medico di questi pazienti 4 ; l’ossigeno<strong>terapia</strong> e<br />

l’esercizio fisico (elementi ora ritenuti essenziali per<br />

la gestione a lungo termine dei pazienti) erano oltremodo<br />

considerati nocivi.<br />

Terapia medica patogenetica<br />

È composta da una serie di presidi farmacologici ri -<br />

volti al miglioramento dei sintomi tipici del pa ziente<br />

con BPCO e IRC. Tra questi ricordiamo la dispnea, il<br />

broncospasmo, l’ipersecrezione bronchiale e la tosse.<br />

Farmaci inalatori<br />

Nei pazienti affetti da BPCO, i broncodilatatori mi -<br />

gliorando la capacità ventilatoria polmonare (so -<br />

prattutto il flusso espiratorio), rappresentano il trattamento<br />

farmacologico di prima linea idoneo a ottenere<br />

benefici funzionali e clinici. Numerose clas si di<br />

farmaci, rispetto a un tempo, sono adesso disponibili<br />

e possono essere usati sia singolarmente che in<br />

associazione. Un ottimale uso di questi farmaci do -<br />

vrebbe essere sempre raccomandato e integrato al -<br />

l’interno della gestione globale della malattia. <strong>La</strong><br />

de finizione di BPCO come malattia caratterizzata<br />

da ostruzione “irreversibile” (cioè non modificabile<br />

dopo test di broncodilatazione) delle vie aeree, ha<br />

per anni creato molta confusione. Si riteneva idoneo<br />

che la valutazione della funzionalità polmonare si<br />

potesse limitare alla sola rilevazione del parametro<br />

spirometrico FEV 1<br />

(volume espiratorio forzato nel<br />

primo secondo). Tale indice funzionale è ancora di<br />

per sé utilizzato per la classificazione di gravità clinica<br />

dell’ostruzione bronchiale 5 ma non suggerisce<br />

esaustivamente la severità complessiva della malattia<br />

6 . L’obiettivo principale della <strong>terapia</strong> medica (fino<br />

a qualche tempo orsono) si limitava pertanto al mi -<br />

glioramento esclusivo del FEV 1<br />

.<br />

Ai nostri giorni siamo invece a conoscenza che esiste<br />

un’eterogeneità di risposta alla broncodilatazione<br />

con diversi gradi di reversibilità 7 e risposte variabili<br />

dei flussi espiratori 8 . Da non sottovalutare, inoltre,<br />

un elemento preminente che solo da pochissimi<br />

anni è entrato a far parte dell’approccio pneumologico<br />

diagnostico-terapeutico della malattia: nella<br />

va lutazione della risposta ventilatoria ai farmaci<br />

bron codilatatori dovrebbero essere infatti considerati<br />

anche altri parametri funzionali come la Capacità<br />

Inspiratoria (IC) e il volume residuo (RV) 9 , fondamentali<br />

per documentare un concomitante stato d’i -<br />

perinflazione polmonare. Pertanto, anche se il sup -<br />

porto scientifico all’utilizzo dei broncodilatatori<br />

nella pratica clinica è più che evidente ed esistono<br />

delle linee guida internazionali di trattamento<br />

(GOLD-Global Initiative for Chronic Obstructive<br />

Pulmonary Disease) 5 che ne definiscono i criteri e le<br />

norme di applicazione e ne raccomandano un uso<br />

routinario, questa categoria di farmaci rimane ancor<br />

oggi “poco prescritta” e “poco utilizzata”. È disponibile<br />

in commercio un numero elevato di formulazioni<br />

inalatorie (la Tab. 1 ne riassume le principali),<br />

con azione di bronco dilatazione e antiflogistica<br />

(corticosteroidi) anche proposti in associazioni precostituite.<br />

Sulla base dei meccanismi e della durata d’azione, i<br />

farmaci broncodilatatori correntemente si suddividono<br />

in tre classi: simpatico-mimetici 2<br />

stimolanti,<br />

anticolinergici, e metilxantine 10 . <strong>La</strong> durata<br />

d’azione farmacologica rappresenta un fattore di<br />

notevole beneficio clinico rispetto alla potenza di<br />

broncodilatazione 11 . Sia i 2<br />

agonisti che gli anticolinergici,<br />

riducendo il tono muscolare di riposo delle<br />

110 Per la corrispondenza: matteopellegrino@alice.it<br />

CARDIOLOGY SCIENCE<br />

CARDIOLOGY SCIENCE 111<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009


RASSEGNE<br />

Ernesto Crisafulli et Al.<br />

<strong>La</strong> <strong>terapia</strong> dell’insufficienza <strong>respiratoria</strong>, <strong>fra</strong> <strong>passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

RASSEGNE<br />

MDI: metered dose inhaler; DPI: dry powder inhaler.<br />

Farmaco Via di somministrazione Dosaggio<br />

“Short acting (SA)”<br />

2<br />

agonisti<br />

Salbutamolo Inalazione (MDI, DPI) 100-200 µg<br />

Tab. 1 - Farmaci di comune impiego e prescrizione in pazienti affetti da BPCO e IRC.<br />

vie aeree, contribuiscono a migliorare i flussi ventilatori<br />

e le capacità polmonari dopo prolungati periodi<br />

d’utilizzo 12, 13 .<br />

Aerosol<br />

2.5-5 mg<br />

Endovenosa 3-20 µg·min -1<br />

Terbutalina Inalazione (DPI) 500 µg<br />

Anticolinergici<br />

Aerosol<br />

5-10 mg<br />

Sottocute 250-500 µg<br />

Ipratropio bromuro Inalazione (MDI, DPI) 20-40 µg<br />

“Long acting (LA)”<br />

2<br />

agonisti<br />

Aerosol<br />

0.5 mg<br />

Formoterolo Inalazione (MDI, DPI) 4.5-12 µg<br />

Salmeterolo Inalazione (MDI, DPI) 25-50 µg<br />

Anticolinergici<br />

Tiotropio Inalazione (DPI) 18 µg<br />

Associazione SA 2<br />

agonisti e Anticolinergici<br />

Salbutamolo/Ipratropio Inalazione (MDI) 100/20 µg<br />

Corticosteroidi inalatori<br />

Aerosol<br />

2.5/0.5 mg<br />

Beclometasone dipropionato Inalazione (MDI, DPI) 100-1000 µg<br />

Budesonide Inalazione (MDI, DPI) 400-1600 µg<br />

Aerosol<br />

1-2 mg<br />

Fluticasone dipropionato Inalazione (MDI, DPI) 200-2000 µg<br />

Aerosol<br />

0.5-2 mg<br />

Triamcinolone acetonide Inalazione (MDI, DPI) 400-1200 µg<br />

Associazione LA 2<br />

agonisti e Corticosteroidi inalatori<br />

Formoterolo/Budesonide Inalazione (DPI) 100/6-400/12 µg<br />

Salmeterolo/Fluticasone Inalazione (MDI, DPI) 100/50-500/50 µg<br />

Metilxantine<br />

Teofillina Orale 200-500 mg<br />

Aminofillina Orale 225-450 mg<br />

Corticosteroidi orali<br />

Endovenosa<br />

variabile<br />

Prednisolone Orale 30-40 mg<br />

Idrocortisone Endovenosa 100-200 mg<br />

Mucolitici e Antiossidanti<br />

N-acetilcisteina Orale 600 mg<br />

Carbocisteina Orale 750 mg<br />

Metilcisteina idrocloride Orale 200 mg<br />

Erdosteina Orale 300 mg<br />

I 2<br />

agonisti, agendo direttamente sui recettori 2<br />

adrenergici presenti sulle cellule muscolari delle vie<br />

aeree, realizzano la loro durata d’azione in diversi<br />

tempi (short acting e long acting in base al realizzarsi<br />

di un effetto breve o prolungato). L’albuterolo<br />

e il formoterolo presentano un effetto entro 5 minuti<br />

con un picco nell’arco di 30 minuti circa, rispetto<br />

al salmeterolo dove l’effetto è misurabile in 15-30<br />

minuti fino ad un massimo raggiungibile nelle successive<br />

2 ore. Mentre però sia il formoterolo che il<br />

salmeterolo (per il loro effetto specifico sui recettori<br />

di membrana) hanno una durata d’azione di circa<br />

12 ore (si somministrano infatti bis in die), l’effetto<br />

dell’albuterolo dura al massimo 3-4 ore 14, 15 .<br />

Questi farmaci estesamente studiati in numerosi tri -<br />

al clinici, in generale migliorano i flussi aerei, riducono<br />

l’iperinflazione polmonare e migliorano i sintomi<br />

percepiti, contribuendo così a migliorare la<br />

qualità di vita dei pazienti con BPCO 16 . Le molecole<br />

Long Acting (LA) sembrano inoltre avere un ef -<br />

fetto aggiuntivo sistemico riducendo la frequenza<br />

delle riacutizzazioni bronchiali 17 .<br />

Gli anticolinergici, derivati dell’atropina, presentano<br />

effetto broncodilatatore meno intenso dei simpaticomimetici,<br />

ma di maggiore durata nel tempo; tali<br />

composti, inoltre, dimostrano un’attività vagolitica<br />

anche sulle vie aeree di piccolo calibro e pertanto si<br />

prestano particolarmente al trattamento dei pazienti<br />

con IRC secondaria a BPCO.<br />

L’Ipratropio bromuro (effetto di dilatazione entro<br />

10-15 minuti, con picco a 30 minuti e durata fino a<br />

~ 6 ore), è stato largamente utilizzato nella BPCO<br />

da almeno 20 anni. Il Tiotropio bromide (evoluzione<br />

della molecola precedente) ha invece, per la sua<br />

lenta dissociazione recettoriale, un’azione più duratura<br />

nel tempo (fino a 24 ore), così da essere suggerito<br />

come l’unico anticolinergico disponibile per<br />

una somministrazione unum in die 11 . Questo farmaco<br />

presenta ottimi benefici, in pazienti BPCO, sia<br />

fun zionali diretti sullo stato di ostruzione bronchiale<br />

18 e sull’iperinflazione polmonare a riposo o legata<br />

allo sforzo 19 , che clinici attraverso la significativa<br />

riduzione della dispnea e delle riacutizzazioni che<br />

richiedono ospedalizzazione 12, 20 . Oltre a ciò, proponendo<br />

un effetto favorevole sulla IC (elemento critico<br />

per la limitazione all’esercizio dei pazienti BPCO), il<br />

Tiotropio si è consolidato negli anni recenti come<br />

trattamento utile e valido per migliorare la tolleranza<br />

individuale allo sforzo 21 .<br />

Riguardo alle associazioni farmacologiche, numerosi<br />

studi clinici che interessano differenti classi di<br />

broncodilatatori con diverso meccanismo d’azione,<br />

supportano l’evidenza di una combinazione di benefici<br />

rispetto alla singola assunzione come nello studio<br />

COMBIVENT 22 . Le associazioni precostituite<br />

con 2<br />

agonisti LA (esempio salmeterolo) e farmaci<br />

non broncodilatatori (glucocorticoidi a bassa biodisponibilità<br />

sistemica come il fluticasone) prescritte<br />

in pazienti BPCO gravi (FEV 1<br />

< 50% del predetto),<br />

presentano un modesto effetto aggiuntivo diretto sul<br />

miglioramento delle vie aeree se non mediato dall’azione<br />

antinfiammatoria sulla cellularità locale 17 :<br />

quest’aspetto, ritenuto utile per ridurre il numero di<br />

riacutizzazioni bronchiali (fino al 25%), è oggi proposto<br />

(studio TORCH) anche come elemento essenziale<br />

ai fini del miglioramento della sopravvivenza<br />

23 . Questo trial controllato ed effettuato su ampia<br />

popolazione (6000 pazienti) 23 è finora l’unico nel<br />

quale sono segnalati gli effetti positivi che i farmaci<br />

inalatori (comprensivi di corticosteroidi) hanno<br />

sulla mortalità di pazienti affetti da BPCO (riduzione<br />

del 2,6% per tutte le cause di morte a distanza di<br />

3 anni). Purtroppo, nei risultati di questo studio, il<br />

valore corretto dell’effetto globale si avvicina molto<br />

ma non raggiunge la significatività statistica (p =<br />

0,052): tale risultato ha valore più matematico che<br />

clinico, ma sarà interessante approfondire oltre e<br />

confermare questi dati sulle casistiche della real life.<br />

Le metilxantine, specialmente la teofillina, poducono<br />

un effetto miorilassante diretto sulla muscolatura<br />

liscia bronchiale che si realizza in parte a seguito<br />

dell’inibizione Ca 2+ mediata di sistemi enzimatici di<br />

degradazione della fosfodiesterasi. A quest’ultima<br />

proprietà sono probabilmente da ascrivere altri<br />

importanti effetti terapeutici, come la vasodilatazione<br />

polmonare, il miglioramento della contrattilità<br />

dia<strong>fra</strong>mmatica, l’aumento della clearance mucociliare<br />

e la riduzione dello stato di flogosi bronchiale.<br />

In generale, la teofillina orale è considerato un<br />

broncodilatatore debolmente efficace con ristretto<br />

range terapeutico e più numerosi effetti collaterali<br />

indesiderati (anche rilevanti come nel caso di aritmie<br />

cardiache e convulsioni) alle dosi farmacologiche<br />

comunemente impiegate 24 .<br />

Mucoattivi<br />

Rappresentano un’ampia categoria di preparati i cui<br />

risultati di efficacia clinica sul miglioramento dell’ipersecrezione<br />

bronchiale appaiono controversi e<br />

comunque non clamorosi. Spesso nella pratica clinica<br />

sono utilizzati insieme ad altri farmaci in grado di<br />

potenziarne l’effetto ( 2<br />

agonisti, cortisonici) e per<br />

limitati periodi. Storicamente, la fisio<strong>terapia</strong> toraci-<br />

112 CARDIOLOGY SCIENCE<br />

CARDIOLOGY SCIENCE 113<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009


RASSEGNE<br />

Ernesto Crisafulli et Al.<br />

<strong>La</strong> <strong>terapia</strong> dell’insufficienza <strong>respiratoria</strong>, <strong>fra</strong> <strong>passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

RASSEGNE<br />

ca insieme all’aumentato apporto idrico e l’uso di<br />

farmaci con ipotizzate proprietà mucolitiche (es. glicerolo<br />

iodato) erano sommariamente prescritti a<br />

pazienti respiratori cronici. Al giorno d’oggi, numerosi<br />

studi su questi preparati (soprattutto acetilcisteina,<br />

ma anche carbocisteina ed erdosteina),<br />

hanno documentato sia un effetto diretto sulle secrezioni<br />

bronchiali (aumento del volume e fluidità dell’escreato,<br />

aumento delle capacità espettoranti) che<br />

sulle capacità ventilatorie del polmone. Da segnalare<br />

inoltre per l’acetilcisteina la dimostrata attività<br />

antiossidante e protettiva legata alla presenza nella<br />

molecola attiva di gruppi SH, utile in presenza di<br />

danno polmonare cronico. L’aspetto clinico di maggiore<br />

beneficio, pare comunque limitato ai pazienti<br />

con riacutizzazioni ri -<br />

pe tute e/o gravi 25, 26 .<br />

Corticosteroidi<br />

I corticosteroidi somministrati<br />

per via orale<br />

costituiscono un presidio<br />

terapeutico fondamentale<br />

nel paziente<br />

con IRC. <strong>La</strong> loro at ti -<br />

vi tà antiinfiam ma toria,<br />

le gata all’inibizione del -<br />

la liberazione di me -<br />

diatori della flogosi e<br />

del broncospasmo, de -<br />

termina un effetto favorevole sulla ventilazione (au -<br />

mento della pervietà bronchiale e bronchiolare),<br />

sulla perfusione (riduzione dei fenomeni essudativi<br />

del microcircolo bronchiale) e sulla diffusione al -<br />

veolo-capillare (di minuzione della flogosi interstiziale<br />

e alveolare).<br />

<strong>La</strong>rgamente utilizzati (prednisone) negli anni ’60 e<br />

’70 in pazienti con BPCO, hanno dimostrato in pa -<br />

zienti studiati a lungo termine una riduzione del de -<br />

clino della funzione polmonare (FEV 1<br />

): si manifestavano,<br />

tuttavia, severi effetti collaterali quali osteo po -<br />

rosi, ulcere gastro-duodenali e diabete rispettivamente<br />

nel 40, 20 e 10% dei casi 27, 28 . L’uso attuale (ad e -<br />

sem pio prednisolone orale al dosaggio di 30-40<br />

mg/die per 14 giorni) di questa categoria di farmaci<br />

sposta invece più l’attenzione sulla riduzione del de -<br />

corso clinico delle ospedalizzazioni per riacutizzazioni<br />

bronchiali della malattia 29, 30 . Tratta menti per pe -<br />

riodi di durata superiore ai 14 giorni non documentano<br />

peraltro benefici aggiuntivi a questo riguardo 31 .<br />

Sopravvivenza (%)<br />

100<br />

90<br />

80<br />

70<br />

60<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

0<br />

Terapia sostitutiva:<br />

OssigenoTerapia a Lungo Termine (OTLT)<br />

<strong>La</strong> storia dell’ossigeno (O 2<br />

) e la sua scoperta da<br />

parte di Joseph Priestley ha determinato, all’inizio<br />

degli anni ’70, alla descrizione di questo nuovo elemento<br />

a suo dire dotato di “peculiari effetti benefici<br />

sul polmone in certi stati morbosi”. L’applicazione<br />

dell’O 2<br />

come elemento terapeutico spetta invece,<br />

una ventina di anni più tardi, al Dott. Thomas Bed -<br />

does. Da allora, un’enorme mole di dati è stata prodotta<br />

e pubblicata sui meccanismi fisiologici e fisiopatologici<br />

e sulle dinamiche di assorbimento e cessione<br />

dell’O 2<br />

, a livello polmonare e sistemico.<br />

Dalla metà del secolo scorso la somministrazione<br />

di O 2<br />

, per i pa zienti af -<br />

fetti da specifiche pa -<br />

tologie respiratorie croniche,<br />

si è quin di resa<br />

disponibile come strumento<br />

terapeutico in -<br />

sostituibile. Lo stabilire,<br />

inoltre (at traverso<br />

gli studi degli anni ’70<br />

e ’80 sulla O 2<br />

<strong>terapia</strong><br />

applicata alla clinica)<br />

32, 33 , che OTLT era<br />

in grado di migliorare<br />

la sopravvivenza dei<br />

pa zienti BPCO con i -<br />

possiemia persistente, ha notevolmente cambiato<br />

l’ap proccio e la gestione di questi pazienti. Oggi<br />

que sto presidio farmacologico pre senta massimo<br />

livello di efficacia scientifica di mostrato attraverso<br />

studi randomizzati-controllati e/o metanalisi. Nei re -<br />

port dei capostipiti di questi studi, noti con gli acronimi<br />

di NOTT (Nocturnal Oxygen Therapy Tri al<br />

group) 32 e MRC (Medical Research Council wor -<br />

0 10 20 30 40 50 60 70<br />

Tempo (mesi)<br />

OT continua (> 19 h/die) 32<br />

OT domiciliare (15 h/die) 33<br />

OT notturna (12 h/die) 32<br />

No OT (gruppo controllo) 33<br />

Fig. 1 - Curve di Kaplan-Meier inerenti alla sopravvivenza cumulativa dei<br />

pazienti in Ossigeno Terapia (OT). Modificata da (32) (33) .<br />

king party) 33 si dimostrava, infatti, che soltanto il<br />

30% dei pazienti ai quali non era somministrato O 2<br />

riusciva a so pravvivere a di stanza di 3 anni; al contrario,<br />

l’uti lizzo di O 2<br />

per 12-15 ore al giorno con la<br />

normalizzazione dei valori di pressione parziale del -<br />

l’O 2<br />

arterioso permetteva di ottenere una so stan zia le<br />

ri du zione del rischio di mortalità. Questa mi gliorava<br />

ul teriormente a seguito di assunzione per un periodo<br />

superiore alle 19 ore al giorno e se associato a<br />

contemporaneo miglioramento dello stato di ipertensione<br />

polmonare 32-34 . <strong>La</strong> Fig. 1 illustra le cur ve relative<br />

alla sopravvivenza cumulativa dei pazienti in O 2<br />

<strong>terapia</strong> come documentato dagli studi NOTT e MRC.<br />

Dal punto di vista fisiopatologico, l’aumento della<br />

concentrazione di ossigeno inspirato (come si realizza<br />

durante l’OTLT) produce una riduzione dello<br />

stimolo a livello chemiorecettoriale (drive ventilatorio<br />

centrale), con il risultato di una riduzione-ottimizzazione<br />

(soprattutto durante gli sforzi fisici) dei<br />

volumi polmonari di esercizio e della sensazione di<br />

dispnea 35-37 . Da segnalare, infine, l’effetto che l’os -<br />

si geno ha sulle prestazioni neuropsicologiche: un<br />

utilizzo continuo come si realizza nell’OTLT mi -<br />

gliora l’attenzione, la capacità di giudizio, l’ap pren -<br />

dimento e la memoria a breve termine causati dall’ipossiemia,<br />

benché non<br />

correlati alla sopravvivenza<br />

32 .<br />

<strong>La</strong> guida all’Uso dei<br />

Farmaci del Ministero<br />

della Sa lute 38 , seguendo<br />

le direttive del Col -<br />

lege of Phy sician in -<br />

glese 39 , ha espresso i<br />

criteri di prescrizione e<br />

le patologie da prendere<br />

in considerazione<br />

per l’OTLT. Inoltre,<br />

rac comandazioni inerenti<br />

a criteri clinicogestionali<br />

dei pa zienti<br />

in IRC sono state elaborate<br />

a livello na zio -<br />

nale dall’AIPO (As so -<br />

ciazione Italiana Pneu -<br />

mologi Ospe da lieri) 40 e<br />

a livello internazionale<br />

dalle due più importanti<br />

società di me dicina<br />

O 2<br />

Gassoso<br />

O 2<br />

Liquido<br />

Concentratore<br />

di O 2<br />

Vantaggi<br />

Circuito di distribuzione<br />

capillare, consolidato<br />

Ottima qualità dell’O 2<br />

Circuito di distribuzione<br />

non capillare<br />

Ottima qualità dell’O 2<br />

Ingombro e peso contenuti<br />

Elevata capacità dei<br />

contenitori<br />

Disponibilità di<br />

apparecchiature portatili<br />

Agevole utilizzo durante<br />

esercizio fisico<br />

Non richiede circuiti<br />

di distribuzione<br />

Disponibilità di<br />

apparecchiature portatili<br />

<strong>respiratoria</strong> (European Respiratory Society e<br />

American Tho racic Society) 41, 42 . In pazienti affetti<br />

da BPCO, è ormai opinione comune, considerare la<br />

prescrizione di O 2<br />

quando la PaO 2<br />

è inferiore a 7,3<br />

kPa (55 mmHg) in condizioni di stabilità clinica (i -<br />

pos siemia persistente da almeno 2 mesi, di mostrata<br />

in almeno 3 emogasanalisi ripetuti a distanza di<br />

almeno 3 settimane) o con una PaO 2<br />

compresa <strong>fra</strong><br />

7,3 e 8 kPa (55-60 mmHg) e concomitante presenza<br />

di policitemia secondaria (ematocrito > 55%), ipossia<br />

notturna, ipertensione polmonare, segni di scompenso<br />

cardiaco destro o malattia cardiaca ischemica.<br />

Nella pratica clinica corrente, le sorgenti di somministrazione<br />

dell’ossigeno (vedi Tab. 2) sono rappresentate<br />

da sorgenti fisse (non trasportabili, concentratori,<br />

bombole di O 2<br />

liquido o compresso) e da<br />

sorgenti mobili (O 2<br />

ambulatoriale, liquido) che at -<br />

traverso dei piccoli contenitori del peso di 4-5 Kg.<br />

(stroller) possono essere trasportate dai pazienti a<br />

tracolla rendendolo autonomo fino a un periodo di<br />

5-6 ore. I concentratori rappresentano la sorgente più<br />

economica, ma hanno lo svantaggio di essere molto<br />

rumorosi e di erogare O 2<br />

a concentrazione più bassa<br />

rispetto ad altre sorgenti come l’O 2<br />

liquido capace di<br />

essere immagazzinato in grandi quantità anche in<br />

piccoli contenitori (1 litro di O 2<br />

liquido è pari a 840<br />

Svantaggi<br />

Sorgente fissa<br />

Potenziale pericolosità<br />

Ingombro e peso elevati<br />

Trasporto e installazione<br />

difficili<br />

Perdite di O 2<br />

per<br />

evaporazione<br />

Sorgente fissa<br />

Apparecchiatura portatile<br />

poco agevole<br />

Rumorosità<br />

Possibili avarie<br />

Necessità di frequente<br />

manutenzione<br />

Qualità dell’O 2<br />

non sempre ottimale<br />

Flusso erogato<br />

non sempre preciso<br />

Tab. 2 - Vantaggi e svantaggi delle diverse sorgenti di somministrazione dell’O 2<br />

.<br />

litri di gassoso) caricabili<br />

dal contenitore-ma -<br />

dre (liberator) che stivano<br />

quantitativi disponibili<br />

per un trattamento<br />

di molte ore al giorno<br />

per almeno 2-3 settimane.<br />

Unico inconveniente<br />

dell’O 2<br />

liquido,<br />

ol tre all’elevato costo,<br />

è quello di disperdere<br />

progressivamente nell’ambiente<br />

esterno il<br />

contenuto (l’O 2<br />

si trasforma<br />

nella forma gassosa).<br />

Fra le interfacce (metodi<br />

di somministrazione<br />

dell’O 2<br />

, indispensabili<br />

nel l’OTLT) attualmente<br />

disponibili in commercio<br />

(vedi Fig. 2), gli<br />

occhialini nasali rappresentano<br />

la mo da lità<br />

più semplice, economica ed accettata dai pazienti.<br />

Ricordiamo inoltre le maschere di Venturi (quantificano<br />

meglio la Frazione Inspirata di O 2<br />

o FiO 2<br />

), le<br />

maschere facciali e con reservoir (quest’ultima consente<br />

di raggiungere elevate concentrazioni di O 2<br />

con<br />

FiO 2<br />

fino al 90%), i cateteri nasali o transtracheali<br />

(soprattutto utilizzati nelle forme di ipossiemia re -<br />

<strong>fra</strong>ttaria). Nei soggetti tracheostomizzati è possibile,<br />

inoltre, somministrare ossigeno attraverso specifici<br />

raccordi utilizzati per il miglior comfort del paziente<br />

(nasi artificiali e/o valvole fonatorie). In generale,<br />

mentre gli occhialini nasali sono particolarmente<br />

idonei per OTLT, le maschere trovano prevalente<br />

114 CARDIOLOGY SCIENCE<br />

CARDIOLOGY SCIENCE 115<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009


RASSEGNE<br />

Ernesto Crisafulli et Al.<br />

<strong>La</strong> <strong>terapia</strong> dell’insufficienza <strong>respiratoria</strong>, <strong>fra</strong> <strong>passato</strong> e <strong>futuro</strong><br />

RASSEGNE<br />

indicazione nell’ossigeno<strong>terapia</strong> somministrata du -<br />

rante le fasi di riacutizzazione dell’IRC.<br />

Conclusioni ed orientamenti futuri<br />

Ai giorni d’oggi esistono numerose evidenze sull’efficacia<br />

del trattamento medico in pazienti BPCO<br />

e affetti da IRC. Nelle fasi avanzate di malattia,<br />

spesso contraddistinte da ostruzione bronchiale di<br />

grado severo e ipossiemia persistente, l’utilizzo di<br />

farmaci quali broncodilatatori e corticosteroidi<br />

(occasionalmente di mucolitici) insieme all’OTLT, è<br />

considerato di notevole beneficio clinico sia a breve<br />

(riduzione delle riacutizzazioni bronchiali, miglioramento<br />

della dispnea) che a lungo termine (aumento<br />

della sopravvivenza media).<br />

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Pertanto, sebbene i farmaci inalatori, e in particolare<br />

vari tipi di broncodilatatori LA associati ai corticosteroidi<br />

nei pazienti con ostruzione bronchiale<br />

grave, rappresentino la “prima linea” di condotta te -<br />

rapeutica dei pazienti BPCO con IRC, ancora nuove<br />

molecole sono in via di sviluppo.<br />

Le prerogative di applicazione e i campi di miglioramento<br />

riguarderanno la più lunga durata d’azione<br />

(virtù farmacologica sempre più ricercata) e la<br />

superselettività recettoriale (soprattutto per gli anticolinergici).<br />

Inoltre, gli studi futuri sposteranno l’at -<br />

O 2<br />

O 2<br />

A B C O 2<br />

O 2<br />

D E F<br />

A) Occhialini nasali; B) Maschere facciali; C) Maschere con reservoir; D) Naso artificiale; E) Valvola fonatoria; F) Maschera di Venturi.<br />

Fig. 2 - Metodi di somministrazione dell’ossigeno.<br />

O 2<br />

tenzione sugli effetti favorevoli a livello sistemico,<br />

mediati dall’azione antinfiammatoria e rimodellante<br />

delle vie aeree e tali da modificare la storia naturale<br />

della malattia, e sulla validità di queste categorie di<br />

farmaci su misurazioni di risultato (outcome) in<br />

grado di esplorare non solo gli effetti funzionali.<br />

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116 CARDIOLOGY SCIENCE<br />

CARDIOLOGY SCIENCE 117<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009<br />

VOL 7 • MAGGIO-GIUGNO 2009

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